11 aprile:prossima udienza del processo a L’Aquila

Processo a L’Aquila: prossima udienza 11 aprile

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Si è svolta a L’Aquila il 22 gennaio scorso la prima udienza del processo che vede tre donne denunciate dall’avvocato Antonio Valentini per diffamazione.

Tante le compagne, da diverse parti d’Italia, accorse in solidarietà davanti e dentro il Tribunale.

Tanti gli slogan che hanno ribadito che gli avvocati degli stupratori non possono entrare nei posti delle donne e che la denuncia ad una è la denuncia a tutta la rete di solidarietà femminista che ha accompagnato Rosa durante il suo processo per stupro avvenuto nel 2012.

L’udienza è stata rinviata perché il giudice onorario Angelo Caporale ha dichiarato la propria incompatibilità rimandando al Tribunale una nuova nomina.

La nomina è stata fatta, quindi il prossimo appuntamento per tutte è a L’Aquila l’11 aprile alle ore 9.

Per informazioni, prenotazioni e organizzazione ciriguardatutte@inventati.org

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Acidità di Stomaco N° 21

La rubrica settimanale di Noemi Fuscà ogni domenica!L’ironia è una grande arma che vi  aiuterà a far passare quell’acidità che prende allo stomaco quando vi sentite sommerse da notizie stupide, pericolose, irritanti, strumentali, false, tendenziose…

Matrimonio in bianco

Tutti si affannano a studiare le relazioni di coppia e il loro rapporto con il sesso, ci si sconvolge che non si celebrano più matrimoni e che tutto nelle coppie è cambiato. Beh che pensavate che l’amore e la coppia fossero immuni dal neoliberismo? Smettela di controllare pure quante volte abbiamo un orgasmo! Mannaggia a Freud!

Scandolose multinazionali

Oh mio dio una multinazionale sta lucrando sul Congo! Oh non mi dire, è stata l’Eni! Ma chi l’avrebbe mai detto, un’azienda così solida!

Razzismo

Gli Stati Uniti sono un paese razzista e lo siamo pure noi, da bravi ipocriti ora ricordiamo tutti Martin Luther King come se il black power fosse riconducibile solo a lui. I negri da cortile sono sempre più iconici. Continua a leggere

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“Delle prassi infami dell’alternanza scuola lavoro”

Riceviamo da lavoratricilavoratrici e volentieri pubblichiamo

 
 
 All’attenzione di studenti, personale docente, personale non docente, dirigenti scolastici del
Liceo Classico “Vittorio Emanuele II”, Napoli
e dell’ITIS “Leonardo da Vinci”, Carpi
 
Ai volontari, ai lavoratori, ai responsabili a vario titolo del Fondo Ambiente Italiano (FAI)

OGGETTO: CREDERE, OBBEDIRE, LAVORARE E ABBOZZARE sottotitolo “DELLE PRASSI INFAMI DELL’ALTERNANZA SCUOLA LAVORO”

Siamo il CLU (Coordinamento Lotte Unite), coordinamento di collettivi di attivisti e lavoratori autoconvocati ed autorganizzati di diverse realtà produttive romane.
In quanto lavoratori – della scuola e non – siamo interessati a comprendere il fenomeno della cosiddetta alternanza scuola-lavoro introdotta dal precedente governo. Siamo convinti che questa attività a cui sono sottoposti gli studenti non abbia un valore formativo utile alla crescita umana e civile degli individui e della comunità. Siamo convinti che “l’alternanza” sia un’attività funzionale agli interessi delle imprese, sia per il grande impatto ideologico che essa assume, sia per la ragion pratica del lavoro gratuito.
Unire l’utile – economico – all’indottrinamento ideologico in un colpo solo.
I recenti episodi dei ragazzi del “Vittorio Emanuele II” di Napoli e dell’ITIS “Leonardo da Vinci” di Carpi confermano la sostanza di un’attività che le scuole svolgono a discapito del loro ruolo educativo: formare donne e uomini liberi.
Vogliamo esprimere la nostra più totale solidarietà a chi, sin da giovanissimo, viene obbligato da una legge dello stato, la 107/2015 la c.d. “Buona Scuola”, a lavorare e a farlo gratuitamente.
Siamo solidali con gli studenti di Napoli costretti a lavorare “da volontari” per il FAI “rei” di aver espresso pubblicamente il dissenso al lavoro gratuito durante i turni di lavoro gratis (nuova schiavitù?) delle domenicali “Giornate di primavera”.
I ragazzi hanno segnalato la loro condizione di coercizione e… una responsabile del FAI si è sentita in diritto/dovere di chiedere alla scuola la più tipica delle punizioni agli alunni indisciplinati: un basso voto di condotta.
Zitti e al lavoro. Al lavoro gratis e di domenica. I sogni dei padroni di ogni tempo vengono di nuovo legalizzati e ad ogni minimo cenno di critica si chiedono ritorsioni.

Tali provvedimenti disciplinari non dovrebbero essere neanche presi in considerazione dagli organi collegiali del “Vittorio Emanuele II”, consapevoli del loro ruolo formativo e non certo repressivo.
Siamo altrettanto solidali con lo studente del “Leonardo da Vinci” di Carpi che si è visto attribuire un sei in condotta dal proprio consiglio di classe per aver giustamente affermato su facebook che “l’alternanza è sfruttamento”.
E’ curioso – e contrario a quanto affermato dai rivoluzionari inglesi e francesi qualche secolo fa – che uno studente venga punito per aver espresso un’opinione. E’ evidente che sulla questione “alternanza” il re è nudo e spellato: è funzionale a un nuovo modello di indottrinamento biopolitico ed è parte integrante di una nuova filiera di speculazione e sfruttamento.
Non abbiamo parole per esprimere il nostro disgusto nei confronti di chi – avendo il compito di istruire le generazioni future – invece si prostra ai dictat padronali e punisce con cieca e ottusa obbedienza.
Infine, l’ultima nota riguarda le ricadute che l’alternanza ha sul mondo del lavoro: quanti posti di lavoro scompaiono sotto la schiera della manodopera addomesticata e gratuita degli studenti in alternanza?
Come lavoratori non possiamo che salutare con piacere le numerose esperienze di insubordinazione mosse da studenti di tutta Italia verso questa nuova forma di sfruttamento. Il nostro desiderio è che ricevano sempre il sostegno di genitori e docenti. A questi ultimi il compito di ribadire coi fatti che il loro lavoro non è burocratico ma educativo.
Da noi lavoratori, sfruttati a nostra volta sui luoghi di lavoro, il supporto lo avranno sempre.

Coordinamento Lotte Unite

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Migrazione e detenzione delle donne nel CPR di Ponte Galeria

Opuscolo – Migrazione e detenzione delle donne nel CPR di Ponte Galeria

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Opuscolo – Migrazione e detenzione delle donne nel CPR di Ponte Galeria – Alcuni spunti di riflessione

[…] Ci teniamo a specificare che quanto diremo è il risultato della nostra esperienza derivante dai contatti avuti con alcune detenute e dal nostro percorso di riflessione, e non è nostro intento assolutizzarla.
Crediamo sia interessante analizzare la specificità di questo luogo perché l’esperienza delle donne migranti (e più in generale di tutte quelle individualità non categorizzabili nell’insieme maschi cis) ha caratteristiche peculiari, riflesso di oppressioni specifiche e multiple, che difficilmente ci capita di discutere in contesti politicizzati. Lo sfruttamento del corpo della donna migrante, considerato merce di scambio in una società patriarcale, inizia già durante il viaggio.

[…] Quanto scritto è frutto di una stesura collettiva, il tentativo di rendere fruibili su carta alcuni dei ragionamenti che hanno costruito il percorso di lotta contro le frontiere e i centri che portiamo avanti in città, e che hanno contribuito a decostruire alcuni dei pregiudizi e costrutti sessisti e suprematisti che ognunx di noi ha dentro. Ci auguriamo che apra a ragionamenti più approfonditi e condivisi sulle oppressioni multiple di genere, razza e classe.

Lungi dal voler essere esaustivo, ci auguriamo che quanto qui riportato possa aver fornito qualche strumento di riflessione in più sui meccanismi che operano all’interno dei centri di detenzione per migranti e sugli svariati dispositivi di controllo che vi ruotano intorno, che gli spunti per la discussione proposti siano una parte di una discussione più ampia che
rifletta sulle molteplici facce di un’oppressione che sistematicamente garantisce e nega privilegi per nascita.
Speriamo con ciò di veder allargarsi le fila di quelle e quei solidali che si ritrovano fuori da un CPR o che lottano contro una frontiera, sia essa fatta di filo spinato o di idee stigmatizzanti.

Nemiche e nemici delle frontiere

Scarica, stampa e diffondi.

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Sempre a proposito di autodifesa

 UN PASSO AVANTI: DALLA PARTE DELLE DONNE CHE REAGISCONO ALLA VIOLENZA

Nicoletta Poidimani

Sono una femminista separatista e, come tale, ritengo fondamentale dare valore alle strategie che le donne hanno elaborato insieme, negli anni, per affrontare, in totale autonomia, una questione che ci riguarda tutte, in prima persona. E ritengo, al contempo, necessario rompere una volta per tutte con due mistificazioni che fanno il gioco dei nostri nemici: i discorsi perbenisti sulla non violenza -dietro cui si cela la criminalizzazione della rabbia – e i meccanismi di delega istituzionale. Ancora c’è, infatti, chi insiste sulla necessità di denunciare penalmente la violenza patriarcale contro le donne, illudendosi che la delega ai tribunali dello Stato possa essere uno strumento efficace contro questo tipo di violenza. Negli anni più recenti, il prevalere dell’ideologia securitaria ha alimentato un proliferare di discorsi ed approcci riduzionisti sul tema della violenza. In questo clima culturale, non si nomina più il fatto che la violenza sia monopolio dello Stato e dei suoi apparati e, d’altra parte, ogni forma di ribellione antiautoritaria viene bollata col marchio della violenza. Dalla sua nascita, lo ripeto, lo Stato moderno detiene il monopolio legale della violenza. Questo monopolio ha come corollari la stigmatizzazione e la criminalizzazione della rabbia. La stigmatizzazione della rabbia ha una funzione preventiva, di controllo; la criminalizzazione ha, invece, funzione repressiva.

continua qui…

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7 e 8 aprile 2018/ Quarto appuntamento!!!!

7 e 8 aprile 2018/ Quarto appuntamento del ciclo “Femminismo: paradigma della Violenza/Non-Violenza”

SEZIONE AUTORGANIZZAZIONE: autonomia femminista, autodifesa, separatismo, rifiuto della delega, militanza.

7 e 8 aprile 2018 /Laboratori di autodifesa 

con Nicoletta Poidimani

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Venerdì di sangue in Palestina

Venerdì di sangue in Palestina

di Giuditta Brattini  https://www.carmillaonline.com/

[Venerdì 30 marzo sotto gli occhi del mondo intero e nell’imbarazzo delle Nazioni Unite, sempre pronte a recepire le direttive americane per le operazioni di polizia internazionale ma incapaci di porre freno alle violenze di Israele, si è consumata una delle stragi più feroci e premeditate della storia di una terra che da settant’anni è stata usurpata e strappata ai suoi legittimi abitanti. Il fascismo israeliano, già denunciato da numerosi intellettuali di origine ebraica come Hannah Arendt e Albert Einstein fin da una lettera inviata al New York Times il 4 dicembre 1948*, ha mostrato ancora una volta il suo ghigno perverso. Per questo motivo riceviamo e volentieri pubblichiamo un resoconto scritto a caldo sui fatti di Gaza. S.M.]

30 Marzo: Giornata della Terra e dell’inscindibile Diritto al Ritorno.
E’ finita in un bagno di sangue la manifestazione pacifica della Giornata della Terra, per ricordare i sei palestinesi uccisi il 30 marzo 1976 da militari israeliani durante una manifestazione in Galilea che si opponeva al furto di altra terra da destinare alla comunità ebraica. L’ iniziativa di ieri e’ una delle azioni promosse dal Comitato della Grande Marcia del Ritorno a cui aderiscono tutti i partiti palestinesi, Hamas, Almubadara, Fatah, Fronte di Liberazione della Palestina, sostenitori di Dahlan e gruppi di giovani Palestinesi. Quella di ieri e’ stata una manifestazione partecipata, circa 30.000 persone, che ha visto famiglie raggiungere con ogni mezzo, bus, carretti, motorette, auto private le cinque diverse località di concentramento nella Striscia di Gaza: Abu Safia, Malka nord, Al Burei centro, Khoza’a e Al Shoka sud.
In ogni punto di ritrovo, a 300 metri dalla “buffer zone”, sono state organizzate tendopoli. Israele, per voce del ministro della difesa Avigdor ‎Lieberman aveva preannunciato il pugno duro contro l’iniziativa, descrivendola come un piano del movimento islamico Hamas per invadere ed occupare le ‎comunità ebraiche a ridosso della Striscia di Gaza. In realtà tutte le formazioni ‎politiche palestinesi, laiche, di sinistra, e religiose, hanno aderito all’iniziativa. A fronte del “pericolo proclamato”, Lieberman aveva promesso cecchini e gas lacrimogeni per fermare i manifestanti che si fossero spinti sotto i reticolati o vicino alle ‎torrette militari.

Dopo le ore 18 di ieri la liberta’ di uccidere israeliana e’ andata oltre, dal Ministero della Salute di Gaza riferiscono che nell’area a nord della Striscia, le forze armate israeliane hanno aperto il fuoco con artiglieria pesante causando la morte di 2 persone e diversi feriti. Abbiamo visto ragazzi, famiglie disarmate che con coraggio sfidavano l’occupante israeliano, quattordicesima forza armata mondiale. A fine giornata i dati ufficiale dal Ministero della Salute di Gaza riportano: 16 martiri, 1.415 feriti, alcuni di questi versano in gravi condizioni. Di questi 1.010 sono stati ricoverati negli ospedali pubblici della striscia di Gaza: 831 sono adulti e 179 bambini; 973 maschi e 37 femmine. Gli altri 405 feriti hanno ricevuto cure presso Centri di assistenza sanitaria. I feriti ricoverati hanno riportato per la maggior parte ferite da arma da fuoco alla testa, al viso, ai genitali e alle gambe. Una volontà chiara, gia’ denunciata in passato, quella di uccidere o di rendere disabili bambini, uomini e donne. Da parte israeliana nessun ferito. Continua a leggere

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Acidità di Stomaco N°20


La rubrica settimanale di Noemi Fuscà ogni domenica!L’ironia è una grande arma che vi aiuterà a far passare quell’acidità che prende allo stomaco quando vi sentite sommerse da notizie stupide, pericolose, irritanti, strumentali, false, tendenziose…

Parole soltanto parole

Fatemi capì, voi siete tutti attivisti e il papa è rivoluzionario? sarò io che sarò conservatrice!

Social

Perchè cadete dal pero se vi controllano? Non usate tutti dispositivi controllabili e siete sempre connessi ai social? Non fate prima a non tenere segreti sui social? Meglio le vecchie maniere. MUTA SONO!

Clausura mentale

Davvero un reportage su un convento di clausura!? Ma allora veramente siete braccia rubate all’agricoltura.

Scuola

Al Vittorio Emanuele, la FAI chiede alla preside il 7 in condotta per il comportamento dei ragazzi durante il loro turno in alternanza scuola lavoro. La preside esegue gli ordini. Voi ragazzi dovreste fare fuoco e fiamme. Altra città altro preside che multa a 2 euro i ritardi a scuola. Così imparano! E voi che commentate tanto quanto sia giusto e formativo lavorare gratis e smetterla di essere spensierati. Beh voi dovreste pedalare per dare a tutti noi l’energia elettrica mentre noi sorseggiamo aperitivi.

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Nella “Giornata del Ritorno” i palestinesi massacrati dagli Israeliani.

Striscia di Gaza: l’esercito israeliano ha aperto il fuoco sui palestinesi  in marcia per la commemorazione della Giornata della Terra.

PALESTINA LIBERA! PALESTINA ROSSA!

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Podcast dell’iniziativa “Le radici della Rabbia” 23/03/2018

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Ciclo “Femminismo: paradigma della Violenza/Non Violenza”

Sezione Egemonia culturale/Indifferenza, indignazione, rabbia

Il neoliberismo ha costruito un comune sentire che attraversa il cittadino/a medio/a basato su alcune categorie fondanti

sicurezza/legalità/meritocrazia/darwinismo sociale/delazione 

che si traducono in un pensiero fascistoide, reazionario e razzista che attraversa tutte le società occidentali a capitalismo avanzato e che si manifesta in un disinteresse per qualsiasi forma di solidarietà e comunanza perchè si è perso ogni riferimento politico rispetto a come è configurata questa società, la sua divisione in classi e la sua composizione sociale. L’indifferenza caratterizza la morte civile di una società.

La rabbia è uno dei sentimenti istintivi di ribellione, di non sopportazione, di indignazione che va assolutamente coltivato, riconosciuto e trasformato in fare politico. C’è una bella frase femminista che dice “Trasformiamo la nostra rabbia in forza e la nostra forza in lotta” e che sintetizza il portato politico della rabbia.

Ma necessaria per la trasformazione della rabbia in forza è la comprensione di come viene costruita dal potere l’egemonia culturale e il così detto “senso comune” e di come vengono così demonizzate le pratiche antagoniste, di opposizione e di alterità al sistema dominante e di come vengono isolati e perseguiti certi ambiti di opposizione a questa società  e usati come terreno di sperimentazione della repressione sociale.

Fondamentale, quindi,  è l’individuazione del nemico. E’ per questo che abbiamo voluto indagare con Federica Paradiso, una compagna che appartiene ad un ambito che è paradossalmente molto lontano dal femminismo e spesso e volentieri in contrasto, come si può trasformare la rabbia in forza, individuare il nemico comune e tessere fili per scardinare le contraddizioni interne e sottrarle alla strumentalizzazione del dominio.

Questa la registrazione dell’iniziativa del 23/03/2018 

“Le radici della rabbia” con Federica Paradiso

clicca qui

Tutte le sfumature di rabbia

Rafeef  Ziadah

Permettimi di parlare in arabo, la mia lingua, prima che occupino anche quella
Permettimi di parlare la mia lingua madre prima che colonizzino anche la sua memoria
Sono una donna araba di colore e noi veniamo con tutte le sfumature di rabbia
Tutto ciò che mio nonno ha mai desiderato fare era alzarsi all’alba
e guardare mia nonna inginocchiarsi
e pregare in un villaggio nascosto tra Yaffah e Haiffa.
Mia madre è nata sotto un albero di olivo
in una terra che dicono non è più mia.
Ma io attraverserò le loro barriere,
i loro checkpoints, il loro dannato muro di apartheid
e ritornerò alla mia terra d’origine.
E hai sentito mia sorella urlare ieri,
mentre partoriva ad un checkpoint
con i soldati israeliani che le guardavano tra le gambe
la loro prossima minaccia demografica? Ha chiamato la sua bambina Janeen.

E hai sentito Amna Muna che urlava dietro le sbarre della sua prigione
mentre riempivano di gas la sua cella?
Stiamo tornando a Falasteen
Sono una donna araba di colore e noi veniamo con tutte le sfumature di rabbia
Ma tu mi dici che il mio utero ti porterà solo il prossimo terrorista.
Che si fa crescere la barba, armato di pistola, con un copricapo, negro di sabbia.
Tu mi dici che mando i miei figli a morire
Ma quelli sono i tuoi ???
i tuoi F16 nel nostro cielo
E parliamo del business del terrorismo, per un secondo
Non è la Cia ad uccidere
E che ha portato Osama al potere?
I miei nonni non sono andati in giro come pagliacci
Con cappe bianche e cappucci bianchi
A linciare gente di colore.
Sono una donna araba di colore e noi veniamo con tutte le sfumature di rabbia
Così, chi è quella donna nera che urla durante una manifestazione?
Scusate. Non dovrei urlare?
Ho dimenticato di essere il tuo sogno orientale,
il genio nella bottiglia, la danzatrice del ventre, la ragazza dell’harem, la donna araba che parla a bassa voce.
– “Si signore. No signore. Grazie per i panini al burro d’arachidi che ci piovono addosso dagli F16 del padrone”
Sì, i miei liberatori stanno uccidendo i miei figli e li chiamano danni collaterali.
Sono una donna araba di colore e noi veniamo con tutte le sfumature di rabbia
Allora lascia solo che ti dica, questo mio utero
ti porterà soltanto il prossimo ribelle
con una pietra in una mano
e una bandiera palestinese nell’altra.

Sono una donna araba di colore
State attenti, state attenti alla mia rabbia

Gli usi della rabbia:la risposta delle donne al razzismo

di Audre Lorde

[…] La mia risposta al razzismo è la rabbia. Ho vissuto con quella rabbia, l’ho ignorata, mi sono nutrita di essa, ho imparato ad usarla prima che consumasse le mie visioni, per la maggior parte della mia vita. Una volta lo facevo in silenzio, intimorita dal suo peso. La mia paura della rabbia non mi ha insegnato nulla. La tua paura di quella rabbia non ti insegnerà nulla allo stesso modo.

La risposta delle donne al razzismo è la risposta delle donne alla rabbia; la rabbia dell’esclusione, del privilegio mai interrogato, delle bugie sulla razza del silenzio, del maltrattamento, dello stereotipo, del mettersi sulla difensiva, delle definizioni errate, del tradimento, dell’assimilazione.[…] Ogni donna ha un arsenale ben fornito di rabbia potenzialmente utile contro quelle oppressioni, personali e istituzionali, che portano quella rabbia alla luce. Se indirizzata con precisione può diventare una potente fonte di energia al servizio del progresso e del cambiamento. E quando parlo di cambiamento non intendo un semplice scambio di posizioni o un temporaneo placarsi delle tensioni, e nemmeno la capacità di sorridere e di sentirsi bene. Sto parlando di un cambiamento di base e radicale in quei presupposti che sono alla base delle nostre vite.[…] la rabbia espressa e tradotta in azione al servizio delle nostre idee e del nostro futuro è un atto liberatorio e rafforzante di chiarezza perché è nel doloroso processo di questa traduzione che identifichiamo chi sono i nostri alleati con cui abbiamo serie differenze e chi sono i nostri nemici.[…]

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Catalunya lliure!!!!

Catalunya lliure!!!!!

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18 marzo-28 maggio 1871/Le donne della Comune di Parigi

Élisabeth Dmitrieff, Noémie Colleville, Aimée e Céline Delvainquier, Sophie Graix, Joséphine Prat, Adélaïde Valentin, Marquant, Aline Jacquier, Aglaé Janny, Blanche Lefebvre, Nathalie Lemel, Marie Leloup, Louise Michel…

Le donne della Comune non consultarono nessuno, presero iniziative autonome. Già durante l’assedio di Parigi, l’anno precedente, i giornali avevano parlato delle “Amazzoni della Senna”, ma è durante la Comune che fiorirono innumerevoli comitati, club, società di donne che sostenevano la causa della rivoluzione.

La più importante fu probabilmente l’Union des femmes pour la défence de Paris et les soins aux blessés, costituitasi l’11 aprile 1871, con ramificazioni in ogni quartiere e con innumerevoli campi d’azione (organizzazione del lavoro femminile, costituzione di associazioni operaie dipendenti dai Comitati di arrondissement, insegnamento, soccorso dei feriti, protezione civile). Altre esperienze furono il Comité des femmes della rue d’Arras, che fondò a Parigi numerosi comitati di quartiere occupandosi degli ateliers cooperativi “per insegnare alle donne a organizzare da sé il proprio lavoro”, e il Comité de vigilance di Montmartre che avrebbero combattuto anche sulle barricate.

Operaie, maestre, casalinghe, prostitute… si scoprirono soggetti attivi della loro liberazione.

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Acidità di Stomaco N°19


La rubrica settimanale di Noemi Fuscà ogni domenica! L’ironia è una grande arma che vi aiuterà a far passare quell’acidità che prende allo stomaco quando vi sentite sommerse da notizie stupide, pericolose, irritanti, strumentali, false, tendenziose…

Lacrime di coccodrillo

Ora finalmente lo vedete tutti con i vostri occhi. L’esercito libero siriano è il nemico! Dovrebbero volare le pizze a chi li ha portati come vessillo contro Assad. Ma tanto già leggo che è colpa della Russia che non ha cuore. La Russia non si mette contro la Nato perché conoscete chi lo fa e non è bombardato? Chiedetelo alla Nato che ha foraggiato l’Isis, perché non salva i curdi. Vi lamentate che nessuno ne parla ora, ma siete voi gli ipocriti. Pensate di essere diversi dai borghesi? Non avete deciso che il nemico fossero Assad e Putin per onore del ribellismo, invece di vedere che la colpa è sempre dell’imperialismo? Piangete i corpi, guardando tre stelle, oramai è tardi.

Giorni di attese

La Cgil si è accorta che per una qualsiasi visita medica l’attesa negli ultimi anni è aumentata e che, udite udite, il privato fa la sua offerta in base alle pecche del pubblico!!! Aspettiamo trepidanti che si accorgano che come sindacato fanno il gioco dei padroni, ci vorranno secoli!!

dalla parte dei ladri

Purtroppo alla fine lo prendono, ma negli Stati Uniti una macchina viene fermata e il guidatore nonostante sia placcato dalla guardia, riesce a sfuggirgli e rimettersi in macchina. Sembra una gag, peccato per la fine ma che volete farci ci controllano pure i peli sul culo, ci ritrovano subito. Continua a leggere

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23 marzo 2018/Terzo appuntamento!!!!

23 marzo 2018/Terzo appuntamento del ciclo “Femminismo: paradigma della Violenza/Non-Violenza”

SEZIONE EGEMONIA CULTURALE:Indifferenza,indignazione, rabbia.

Il neoliberismo fagocita nell’universo mercantile il lavoro, la natura, la sostanza vivente e pertanto, anche l’immaginario e la mente. La donna merce è donna incarcerata tra sbarre di segni ideologici e culturali della società patriarcale e borghese, è donna che inizia a essere programmata fin dalla nascita, facendosi riproduttrice di merce e, quindi anche di se stessa come merce…Ogni donna realizza, inconsapevolmente, un programma che in lei è stato introdotto. La sua “normalità” è così il dramma sociale dell’esecuzione automatica, inconscia, della propria  programmazione fabbricata per lei dal capitale, espressione attuale del patriarcato. La donna merce è senza “coscienza per sé”, è coscienza del capitale che opera per il suo tramite. Dominio reale del capitale significa assoggettamento della coscienza individuale delle donne ai programmi di comportamento patriarcali; è il trionfo della “coscienza illusoria di sé”, una catena che va spezzata e si può spezzare solo ponendo le proprie pratiche sociali in rapporto antagonistico con l’intera società borghese patriarcale.

Ne parliamo con Federica Paradiso ed il suo libro:

“LE RADICI DELLA RABBIA”

” […]Il senso comune è perciò la concezione del mondo di uno strato sociale, caratterizzato dall’essere momento di ricezione soprattutto passiva rispetto a un’elaborazione attiva, condotta dall’establishement di un gruppo sociale.

Generalmente il senso comune sottende i meccanismi di un discorso egemonico, che non lascia spazio ad una coscienza critica e consapevole.[…]Il senso comune,vissuto in forma passiva e carico di elementi pregiudiziali e stereotipati, permea le masse, che ne percepiscono l’effetto normalizzante, arrivando a banalizzare tutto ciò che contrasta il libero svolgimento della vita collettiva da un punto di vista figurativo e linguistico. Non a caso la massa è permeata di quella filosofia spontanea[…] alimentata da valori, stereotipi, segni e significazioni che possono arrecare una sorta di adesione alla condotta di chi detiene il potere[…]” da “Le radici della rabbia” Federica Paradiso, REDSTARPRESS 2014

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Acidità di Stomaco N°18

 


La rubrica settimanale di Noemi Fuscà ogni domenica! L’ironia è una grande arma che vi aiuterà a far passare quell’acidità che prende allo stomaco quando vi sentite sommerse da notizie stupide, pericolose, irritanti, strumentali, false, tendenziose…

Il dumping etico

Il dumping sociale fa paura, scrivono. Quindi cosa si fa? Aprono una nuova commissione europea che faciliti la mobilità e controlli che si rispettino le regole. Certo perché il problema sono le regole con le quali possono delocalizzare o pagare meno il lavoro, però tranquille sono regole etiche, i valori prima di tutto.

La faccia pulita

Ebbene sì, il caro Trump ha la faccia pulita, infatti lui come diplomatico piazza il direttore della CIA mica cavoli! E siate contente voi del movimento fucsia perché così la direzione della CIA passa in mano ad una donna che si fregia di una splendida scalata di carriera e ed è famosa per la tortura. Dovrebbe stare nel terzo sequel di Storie della buonanotte per ragazzine ribelli. Continua a leggere

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