Podcast dell’iniziativa “Le radici della Rabbia” 23/03/2018

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Ciclo “Femminismo: paradigma della Violenza/Non Violenza”

Sezione Egemonia culturale/Indifferenza, indignazione, rabbia

Il neoliberismo ha costruito un comune sentire che attraversa il cittadino/a medio/a basato su alcune categorie fondanti

sicurezza/legalità/meritocrazia/darwinismo sociale/delazione 

che si traducono in un pensiero fascistoide, reazionario e razzista che attraversa tutte le società occidentali a capitalismo avanzato e che si manifesta in un disinteresse per qualsiasi forma di solidarietà e comunanza perchè si è perso ogni riferimento politico rispetto a come è configurata questa società, la sua divisione in classi e la sua composizione sociale. L’indifferenza caratterizza la morte civile di una società.

La rabbia è uno dei sentimenti istintivi di ribellione, di non sopportazione, di indignazione che va assolutamente coltivato, riconosciuto e trasformato in fare politico. C’è una bella frase femminista che dice “Trasformiamo la nostra rabbia in forza e la nostra forza in lotta” e che sintetizza il portato politico della rabbia.

Ma necessaria per la trasformazione della rabbia in forza è la comprensione di come viene costruita dal potere l’egemonia culturale e il così detto “senso comune” e di come vengono così demonizzate le pratiche antagoniste, di opposizione e di alterità al sistema dominante e di come vengono isolati e perseguiti certi ambiti di opposizione a questa società  e usati come terreno di sperimentazione della repressione sociale.

Fondamentale, quindi,  è l’individuazione del nemico. E’ per questo che abbiamo voluto indagare con Federica Paradiso, una compagna che appartiene ad un ambito che è paradossalmente molto lontano dal femminismo e spesso e volentieri in contrasto, come si può trasformare la rabbia in forza, individuare il nemico comune e tessere fili per scardinare le contraddizioni interne e sottrarle alla strumentalizzazione del dominio.

Questa la registrazione dell’iniziativa del 23/03/2018 

“Le radici della rabbia” con Federica Paradiso

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Tutte le sfumature di rabbia

Rafeef  Ziadah

Permettimi di parlare in arabo, la mia lingua, prima che occupino anche quella
Permettimi di parlare la mia lingua madre prima che colonizzino anche la sua memoria
Sono una donna araba di colore e noi veniamo con tutte le sfumature di rabbia
Tutto ciò che mio nonno ha mai desiderato fare era alzarsi all’alba
e guardare mia nonna inginocchiarsi
e pregare in un villaggio nascosto tra Yaffah e Haiffa.
Mia madre è nata sotto un albero di olivo
in una terra che dicono non è più mia.
Ma io attraverserò le loro barriere,
i loro checkpoints, il loro dannato muro di apartheid
e ritornerò alla mia terra d’origine.
E hai sentito mia sorella urlare ieri,
mentre partoriva ad un checkpoint
con i soldati israeliani che le guardavano tra le gambe
la loro prossima minaccia demografica? Ha chiamato la sua bambina Janeen.

E hai sentito Amna Muna che urlava dietro le sbarre della sua prigione
mentre riempivano di gas la sua cella?
Stiamo tornando a Falasteen
Sono una donna araba di colore e noi veniamo con tutte le sfumature di rabbia
Ma tu mi dici che il mio utero ti porterà solo il prossimo terrorista.
Che si fa crescere la barba, armato di pistola, con un copricapo, negro di sabbia.
Tu mi dici che mando i miei figli a morire
Ma quelli sono i tuoi ???
i tuoi F16 nel nostro cielo
E parliamo del business del terrorismo, per un secondo
Non è la Cia ad uccidere
E che ha portato Osama al potere?
I miei nonni non sono andati in giro come pagliacci
Con cappe bianche e cappucci bianchi
A linciare gente di colore.
Sono una donna araba di colore e noi veniamo con tutte le sfumature di rabbia
Così, chi è quella donna nera che urla durante una manifestazione?
Scusate. Non dovrei urlare?
Ho dimenticato di essere il tuo sogno orientale,
il genio nella bottiglia, la danzatrice del ventre, la ragazza dell’harem, la donna araba che parla a bassa voce.
– “Si signore. No signore. Grazie per i panini al burro d’arachidi che ci piovono addosso dagli F16 del padrone”
Sì, i miei liberatori stanno uccidendo i miei figli e li chiamano danni collaterali.
Sono una donna araba di colore e noi veniamo con tutte le sfumature di rabbia
Allora lascia solo che ti dica, questo mio utero
ti porterà soltanto il prossimo ribelle
con una pietra in una mano
e una bandiera palestinese nell’altra.

Sono una donna araba di colore
State attenti, state attenti alla mia rabbia

Gli usi della rabbia:la risposta delle donne al razzismo

di Audre Lorde

[…] La mia risposta al razzismo è la rabbia. Ho vissuto con quella rabbia, l’ho ignorata, mi sono nutrita di essa, ho imparato ad usarla prima che consumasse le mie visioni, per la maggior parte della mia vita. Una volta lo facevo in silenzio, intimorita dal suo peso. La mia paura della rabbia non mi ha insegnato nulla. La tua paura di quella rabbia non ti insegnerà nulla allo stesso modo.

La risposta delle donne al razzismo è la risposta delle donne alla rabbia; la rabbia dell’esclusione, del privilegio mai interrogato, delle bugie sulla razza del silenzio, del maltrattamento, dello stereotipo, del mettersi sulla difensiva, delle definizioni errate, del tradimento, dell’assimilazione.[…] Ogni donna ha un arsenale ben fornito di rabbia potenzialmente utile contro quelle oppressioni, personali e istituzionali, che portano quella rabbia alla luce. Se indirizzata con precisione può diventare una potente fonte di energia al servizio del progresso e del cambiamento. E quando parlo di cambiamento non intendo un semplice scambio di posizioni o un temporaneo placarsi delle tensioni, e nemmeno la capacità di sorridere e di sentirsi bene. Sto parlando di un cambiamento di base e radicale in quei presupposti che sono alla base delle nostre vite.[…] la rabbia espressa e tradotta in azione al servizio delle nostre idee e del nostro futuro è un atto liberatorio e rafforzante di chiarezza perché è nel doloroso processo di questa traduzione che identifichiamo chi sono i nostri alleati con cui abbiamo serie differenze e chi sono i nostri nemici.[…]

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