Condanna a 8 mesi per le compagne che hanno osato esporre uno striscione!!

Striscione per MartaLe compagne condannate a 8 mesi per la solidarietà a Marta!

Dalla lista femminista Sommosse

Luglio 2013. Manifestazione notturna al cantiere Tav di Chiomonte. Marta, una compagna pisana viene fermata dalla polizia dopo una violenta carica. Pestata, insultata e molestata sessualmente dalle forze dell’ordine, viene pure denunciata.

Alla prima udienza del processo il Movimento notav organizza un presidio per non lasciare Marta da sola ad affrontare quel difficile momento. Un gruppo di compagne, donne, amiche decide di portare uno striscione che oltre a solidarizzare con Marta, denuncia le violenze della polizia. “Se toccano una toccano tutte”. Un gesto di solidarietà femminista, contro la violenza maschile in divisa nei confronti di una compagna. Non fanno in tempo ad aprirlo per appenderlo fuori dal tribunale che la polizia carica,  manganella e poi denuncia. In un processo farsa in cui le molestie subite da Marta vengono completamente rimosse così come le ragioni del presidio, le compagne vengono accusate di ogni sorta di reato. La Pm punta il dito sul “clima festoso” del presidio a indicare la pretestuosità  della presenza del movimento. Per la Pm le donne presenti avrebbero dovuto vestirsi a lutto e piangere tutte le loro lacrime per dimostrare il loro dolore per la vittima? Una reazione determinata da parte di quelle donne è un fatto così inaccettabile e incomprensibile? Ancora la Pm insiste con una testimone sul fatto che non avendo subito lei stessa violenze sessuali non avrebbe potuto capire e quindi solidarizzare con una donna che invece quelle violenze dice di averle subite. Queste sono solo alcune delle perle che si sono sentite durante il processo. Oggi la sentenza e la condanna a 8 mesi per chi ha osato esporre lo striscione.

Giustizia è fatta. La loro.

La giustizia secondo il tribunale di Torino (sulla sentenza presidio per Marta)

http://www.notav.info/post/la-giustizia-secondo-il-tribunale-di-torino-sulla-sentenza-presidio-per-marta/

Si è concluso questa mattina il processo a carico di sei Notav imputati per aver tentato di appendere uno striscione all’inferriata del palazzo di Giustizia di Torino. La sentenza è stata per tutti di condanna con pene che vanno dagli 8 ai 9 mesi di reclusione, esattamente come aveva chiesto la Procura (per quattro era contestata anche il reato di resistenza da cui sono stati assolti)

Era il 26.7.2013 quando un centinaio di Notav si diedero appuntamento davanti al Tribunale per accompagnare Marta, ancora provata fisicamente e psicologicamente dalle violenze, anche di carattere sessuale, subite ad opera di alcuni agenti di polizia nel corso della passeggiata notturna del 19.7.2013 in cui furono fermati nove manifestanti, di cui sette arrestati.

Marta quel giorno doveva essere sentita dai Pubblici Ministeri (i soliti) sia come indagata (poi assolta) che come persona offesa. Fu accompagnata e sostenuta dall’affetto di donne ed uomini del Movimento ai quali fu impedito di appendere all’esterno del palazzo uno striscione con la scritta “SE TOCCANO UNA TOCCANO TUTTE, NON UN PASSO INDIETRO, SOLIDARIETA’ A MARTA – COMPAGNE NO TAV”. Proprio mentre Marta entrava per incontrare i Pubblici Ministeri la polizia caricò i presidianti, ferendone alcuni con i manganelli, di cui fecero il solito indiscriminato uso. Gli identificati furono poi indagati per violenza aggravata a pubblico ufficiale perché, così ha sostenuto la Procura, non rispettarono il divieto di appendere lo striscione.

A nulla è valso provare e documentare che tale ordine, peraltro espresso a suon di manganellate, era del tutto illegittimo posto che sui cancelli del Tribunale, di Torino come di altre città, sono sempre stati appesi striscioni, cartelloni e vessilli vari, anche da parte dello stesso Movimento No Tav (v. Operazione Hunter).

Tra 60 giorni verranno depositate le motivazioni di tale condanna e capiremo con quali argomentazioni il Tribunale di Torino riuscirà a giustificare una condanna tanto iniqua, ma due circostanza vanno da subito evidenziate.

La Procura ha portato avanti l’accusa non solo recependo, acriticamente e pedissequamente, le indicazioni della Questura di Torino, ma, mettendoci del suo, ha svillaneggiato, evento peraltro non raro, i testimoni della difesa. Il Pubblico Ministero (una donna, così come donne sono i componenti del Collegio Giudicante), oltre al tentativo incessante di screditare le dichiarazioni delle testimoni, è infatti giunta a chiedere ad una di loro, forse per cercare di comprendere le ragioni di un sentimento solidaristico che evidentemente non le appartiene, se avesse mai subito personalmente molestie sessuali. Il Pubblico Ministero deve dunque aver ritenuto che la solidarietà a Marta potesse essere legittima o comprensibile solo se espressa da donne che avessero sperimentato in prima persona la brutalità delle ff.oo. e la violenza sessuale. Ma d’altronde appare ormai sciocco, o quanto meno ingenuo, aspettarsi giustizia, o anche solo umana comprensione da coloro che hanno archiviato la stessa vicenda di Marta asserendo che i palpeggiamenti dovevano intendersi come accudenti manovre di soccorso e che dare della “puttana” ad una fermata costituisca una semplice “generica imprecazione”.

Mentre oggi la Magistratura torinese esprimeva la sua sempre meno autorevole giustizia pronunciando la condanna di chi si era già visto manganellare dalle forze dell’ordine e spingere in mezzo alle macchine che transitavano davanti al Palagiustizia per aver espresso solidarietà ad una vittima di quegli stessi agenti, contemporaneamente, fuori dal Tribunale, altri, del tutto ignorati dalle forze dell’ordine pure presenti, appendevano cartelli e cartelloni per denunciare altre e diverse ingiustizie. Ma non erano No Tav e, soprattutto, non denunciavano le brutalità della polizia.

E, sempre oggi (che bella giornata!), apprendiamo della promozione a Questore di chi, tra gli altri, proprio il 19.7.2013 dirigeva l’operazione di Ordine Pubblico che ha portato all’accerchiamento in Clarea dei manifestanti, al loro arresto, alla loro umiliazione fisica e psicologica, alle violenze da tutti subite ed alla violenza sessuale esercitata su Marta.

COMPLIMENTI E FELICITAZIONI!

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25 marzo, Viva la Commune!

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VIVA LA COMMUNE!!!!!!

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Podcast della Parentesi del 23/3/2016

La parentesi di Elisabetta del 23/3/2016

“24 Marzo”

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La Parentesi di Elisabetta del 23/3/2016

“24 Marzo”

Morire-di-Zastava_large Il 24 marzo 1999 è una data da non dimenticare. E’ la data in cui  l ‘Alleanza Atlantica, guidata dagli Stati Uniti, Bill Clinton presidente e Madeleine Albright Segretario di Stato, senza alcun mandato delle Nazioni Unite, avviava la campagna militare “Allied Force”, che, avrebbe determinato in breve tempo il completo collasso della Repubblica Federale della Jugoslavia. La lunga strada verso Damasco è cominciata da Belgrado. Questo è stato possibile perché in Europa erano al governo i socialdemocratici, comunque si chiamassero, in Germania era Cancelliere Gerhard Schroder dell’SPD, in Francia  primo ministro Lionel Jospin del Partito Socialista ,in Inghilterra  primo ministro Tony Blair del Partito Laburista e in Italia primo ministro D’Alema, con il PdCI che faceva parte dell’esecutivo, e segretario generale della Nato era un alto dirigente del PSOE ,Javier Solana.

Il neoliberismo, per potersi realizzare, ha potuto utilizzare e ha potuto contare sulla socialdemocrazia che, diventata destra moderna, ha trasformato i partiti locali in agenzie territoriali delle multinazionali e i suoi dirigenti in funzionari delle stesse.

Ed abbiamo assistito al ritorno della guerra in Europa, sia pure in forma di aggressione unidirezionale.

Il secondo governo D’Alema fu costituito proprio per poter aderire e partecipare all’aggressione alla Jugoslavia. Furono imbarcati anche noti fascisti e il PdCI era nell’esecutivo con il suo segretario ministro della giustizia. Non passando attraverso l’autorizzazione del Parlamento e violando gravemente l’articolo 11 della Costituzione, l’Italia partecipò ad una campagna di aggressione militare condotta unicamente dal cielo, costellata di bombardamenti che non risparmiarono le strutture civili come case, ospedali, scuole, fabbriche. Fu bombardata la sede della televisione jugoslava e la sede dell’ambasciata cinese a Belgrado. Ogni crimine venne perpetrato. Furono usate anche bombe all’uranio impoverito.

Il governo rimase indifferente a milioni di italiani/e che scendevano in piazza contro la guerra. Le scritte sui muri che denunciavano la responsabilità del governo D’Alema e l’aggressione venivano sollecitamente cancellate dai sindaci del PD che mobilitavano le squadre per il decoro urbano.

Ancora oggi non sappiamo quanti operai siano morti sotto le macerie dei bombardamenti delle fabbriche. Quanti i civili uccisi. Ma sappiamo con certezza che ancora adesso nei territori dell’ormai ex Jugoslavia si muore per effetto delle conseguenze dell’uranio impoverito, che anche militari italiani sono morti per questo e che le acque del mare Adriatico sono inquinate pesantemente, come del resto le acque del Mediterraneo, perché gli aerei che hanno partecipato all’aggressione alla Jugoslavia come del resto anche a quella libica, avevano l’ordine di sganciare in mare nel viaggio di ritorno gli ordigni inutilizzati, con buona pace dei Verdi sponsor di tutte le aggressioni Nato.

Vi furono molti esposti a molte Procure, tutti respinti o fatti decadere, mentre centinaia di militanti e pacifisti/e furono denunciati, processati e condannati.

La data del 24 marzo, quindi, è tanto più importante oggi che gli Stati Uniti spingono perché l’Italia si imbarchi in un’avventura neocoloniale in Libia. Sarà un caso, ma gli stessi circoli del PD che allora promossero l’aggressione alla Jugoslavia oggi escono dal loro letargo e spingono per l’avventura libica.

Senza giri di parole, stiamo parlando di Massimo D’Alema. E chi l’appoggia se non Giorgio Napolitano che fu lo sponsor principale dell’aggressione alla Libia del 2011? Potremmo definirlo un teatro dell’assurdo se le vicende non fossero così tragiche: coloro che sono stati la causa principale della rovina della Libia oggi si trovano in prima fila per spingere l’Italia a ritornare da colonizzatrice in quello sventurato paese.

Il PD è un partito guerrafondaio nella misura in cui tutela gli interessi delle multinazionali e in particolare di quelle anglo-americane.

Attualmente, le mobilitazioni che pure sono state indette contro le nuove avventure militariste hanno avuto poco seguito, checché ne dicano gli organizzatori. Ma questi ultimi dovrebbero fare autocritica per il silenzio, quando non per l’assenso alle precedenti avventure neocoloniali. Come possono avere fortuna mobilitazioni che sono promosse con sigle e figure screditate per aver partecipato alle precedenti aggressioni ed aver votato i crediti di guerra? Ora che sono all’opposizione vorrebbero cavalcare i sentimenti pacifisti, ma nessuno dà loro più credito. Hanno fatto da cassa di risonanza a tutte le più grossolane bugie dette dalla NATO, da massacri di massa mai esistiti e ricostruiti attraverso false testimonianze e riprese e foto manipolate a rivoluzioni colorate e a primavere arabe, usando parole come “tiranno” o “novello Hitler” come un marchio itinerante per far fuori tutti i politici asimmetrici agli interessi americani, avallando il TPI, tribunale penale internazionale che non è altro che un braccio del Dipartimento di Stato americano.

Ricordare il 24 marzo serve per poter ricominciare perché i 600 raid aerei giornalieri fatti contro la Jugoslavia non solo hanno raso al suolo quel territorio ma hanno anche distrutto la credibilità del termine “sinistra” di cui la socialdemocrazia ha fatto strame.

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Perché la Valsusa paura non ne ha!

Appello Pasqua a Venaus, perchè la Valsusa paura non ne ha!

 ” La sua bellezza non si fotografa. Si condivide. Qui, bisogna schierarsi. Appassionarsi. Essere per, essere contro. Essere, violentemente. Solo allora, ciò che c’è da vedere si lascia vedere. Qui, dove anche per perdere bisogna sapersi battere.” (Jean-Claude Izzo)
 lunedì-28

Il 15 marzo scorso 8 attivisti del movimento No Tav, grazie ad una becera operazione messa in campo dal corpo dei carabinieri e dalla procura, si sono visti perquisire casa e notificare obblighi di firma giornaliera e arresti domiciliari con restrizioni.

In quello stesso giorno è stato anche perquisito e violato uno dei luoghi simbolo della nostra lotta. Il presidio di Venaus, figlio della resistenza dei nostri tempi in Valle di Susa. Durante la perquisizione sono stati richiesti i permessi, le bollette e il giorno successivo il sindaco è stato convocato in caserma. Sono state fatte troppe domande per pensare ad un semplice controllo. Tutto questo ci fa dire che questo luogo è sotto attacco, rischia come tutti gli attivisti coinvolti anche lui delle “misure cautelari”.

Il presidio non è solo mura di legno e distese di campi alle pendici della grigia autostrada. Il presidio è casa. Lo è per chi lo ha costruito, per chi lo ha visto nascere, per chi ci vive da 10 anni, e per chi ci è stato solo per un giorno per conoscere il tanto discusso movimento No Tav. E’ casa per chi vuole lottare e per chi crede ancora che un altro futuro è davvero possibile.

Forse i governi che da anni portano avanti senza se e senza ma questa assurdità hanno timore di tutto questo. E noi non possiamo fare altro che dargli ragione. Quest’operazione, come tutte le altre precedenti e future, forse voleva essere un tentativo per farci abbassare la testa, per farci fare un passo indietro, ma non è altro che la dimostrazione della tristezza e dell’inutilità di questo progetto che da 25 anni tentano di imporci con qualsiasi mezzo.

La settimana appena passata è stata teatro di iniziative di risposta immediata, dalla fiaccolata di giovedì alla festa al presidio di domenica.  Ma non ci fermeremo sicuramente qui.
Invitiamo quindi tutti a mandare un pensiero, un messaggio, un attimo del loro tempo per questo luogo. La storia di questi anni ci ha insegnato molto, il cercare punti comuni ci ha fatto marciare insieme tante volte e lo vogliamo fare ancora, nel rispetto delle differenze e trovando la forza laddove le difficoltà e i sogni ci uniscono.

Invitiamo dunque tutti gli amici e i compagni a festeggiare le feste di Pasqua alla moda nostra al presidio di Venaus, per dimostrare ancora una volta e tutti insieme che la Valsusa paura non ne ha!

Avanti No Tav!

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I carabinieri al Liceo Virgilio!!!!!

Oggi una manifestazione/il corteo è partito ora da Via Giulia

virgilio

Comunicato  del Collettivo Autorganizzato Virgilio

Questa mattina (ieri mattina n.d.r.) all’orario di ricreazione, due carabinieri in borghese sono entrati nel Liceo Virgilio di Via Giulia, chiamando per nome diversi
ragazzi, perquisendoli e arrestandone uno con l’accusa di spaccio.
Successivamente si è formata un’assemblea straordinaria nel cortile e
centinaia di studenti e studentesse sono saliti in presidenza per chiedere
spiegazioni al dirigente scolastico. Di tutta risposta la dirigenza si è
chiusa a chiave nell’ufficio, rifiutando qualsiasi tipo di dialogo con gli
studenti o con i genitori presenti, mentre comunicava con le forze
dell’ordine tramite la finestra su Via Giulia, lanciandogli una valigetta
di cui ci è ignoto il contenuto. Poi, durante la contestazione, che
avveniva tra corridoi dell’istituto, sono entrati altri 7 carabinieri in
divisa, capitanati dal maresciallo Ottaviani, che si sono fatti spazio tra
gli alunni della scuola a forza di spintoni e spallate.
Gli avvenimenti di stamattina mostrano quale sia l’intento della dirigenza
nell’istituto: creare un clima di terrore che impedisca agli studenti di
formarsi, crescere e informarsi sulle dipendenze. Ciò che è accaduto
stamattina è inaccettabile! Non è possibile vivere un luogo di formazione
in cui non possiamo creare confronto è dibattito e per affrontare un
problema si ricorre all’utilizzo delle forze dell’ordine.
In questo momento la contestazione sta continuando e si attendono risposte
dalla dirigenza, che però continua a opporsi a ogni tipo di confronto. La
mobilitazione seguirà nei prossimi giorni finché la situazione interna
all’istituto non cambierà, restituendo agli studenti la loro centralità
all’interno della scuola.

Collettivo Autorganizzato Virgilio

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Palinsesto del 23/3/2016

ANNO IV-2015/2016 I NOMI DELLE COSE la trasmissione della Coordinamenta femminista e lesbica tutti i mercoledì dalle 20.00 alle 21.00 sugli 87.90 di radio onda rossa

PALINSESTO di mercoledì 23 marzo 2016

ore 20.00 Apertura ” QUANDO LA POLIZIA ENTRA NELLA SCUOLA E’ DITTATURA! “

scuolao re 20,10 Collegamento con una studentessa del Liceo Virgilio

ore 20.30 La parentesi di Elisabetta ” 24 Marzo “

ore 20.35 COSE NOSTRE”

in collegamento con la Consultoria Autogestita di Milano/ Un ciclo di incontri sul ciclo/Un ciclo di incontri sulla vagina/ Mercoledì 23 marzo Secondo incontro su ” Vagina amica mia”

cose nostre

Ciao a tutte, le coordinamente coordinamenta@autistiche.or

per riascoltarci e per leggere i documenti
per ascoltarci in streaming
www.ondarossa.info cliccando “ascolta la diretta”
Pagina di crowdfunding per una sottoscrizione
straordinaria per ROR. Sottoscrivete,sottoscrivete e fate girare:
 

https://www.produzionidalbasso.com/project/radio-onda-rossa-la-radio-di-chi-se-la-sente/

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Incontro con Silvia Federici/ 20 marzo 2016

 Ieri 20 marzo abbiamo incontrato Silvia Federici

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La scelta di presentare, insieme a lei, il suo libro, “Calibano e la Strega”, non è derivata solo dal piacere e dal desiderio di averla con noi, ma è per quello che gli scritti di Silvia Federici rappresentano nella costruzione del pensiero, non solo femminista, ma di comprensione dei meccanismi che determinano la struttura sociale e le sue trasformazioni.

Uno dei nodi del nostro impegno è lo scardinamento dei ruoli, sessuati e non. Lottare solo contro la mentalità, la cultura patriarcale senza mettere in discussione i meccanismi che la producono, è insufficiente se non fuorviante. Non trasformando i rapporti di produzione capitalistici iscritti nei processi di lavoro, questi riproducono continuamente tutti i ruoli della divisione sociale capitalistica, tutti i ruoli degli apparati politici e ideologici patriarcali. Disoccupazione, inquinamento, controllo, lavoro sempre più monotono, noioso, sempre più disumano … qualsiasi condizione, situazione, fisica, mentale, affettiva … trasformata in occasione di profitto, è qui il carattere propriamente tragico degli anni che viviamo. Ma, questa condizione non si realizza a partire dall’automatismo in sé, non dipende dalle nostre possibilità o capacità, ma ha le radici dentro le condizioni sociali cioè nella struttura della società e può essere dissolta soltanto dalla prassi consapevole di soggetti che intendono liberarsi.

Questa la registrazione dell’incontro! 
clicca qui

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Podcast della trasmissione del 16/3/2016

 ” I Nomi delle Cose” /Puntata del 16/3/2016

”Angela Davis ”

…«Pensare e proporre di abolire il sistema carcerario ci impone di prendere molto seriamente l’anticapitalismo, l’antirazzismo e l’antisessismo» Angela Davis Conferenza “Donna e carcere” a Bilbao, febbraio 2016.

” Angela Davis da Bilbao a Roma/opinioni, pareri, impressioni di chi ha partecipato/Lingua biforcuta/Chiacchierata con Luisa Vicinelli che hatradotto “Calibano e la strega”

clicca qui

E’ nata una nuova trasmissione femminista a Genova “L’assalto della Chimera-Ibridazioni e sguardi femministi” su Radio Stella Rossa! Un grande benvenuto e qui la prima puntata!

L’assalto della Chimera-Da Angela Davis a Dilar Dirik

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Chiara finalmente libera!!!

Chiara finalmente libera!

https://freccia.noblogs.org/post/2016/03/18/chiara-finalmente-libera/

collageIeri sera è stata liberata Chiara, dopo due anni e tre mesi passati tra carcerazione in alta sicurezza ed arresti domiciliari, per l’attacco al cantiere della Tav avvenuto in Val di Susa nel maggio 2013. Non abbiamo scritto prima della sua liberazione perchè eravamo troppo impegnati a festeggiare ed a salutare con gioia una nostra sorella finalmente libera!

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1000 fiaccole no tav!

1000 fiaccole no tav a Susa e i carabinieri fortificano la caserma.

http://www.notav.info/top/1000-fiaccole-no-tav-a-susa-e-i-carabinieri-fortificano-la-caserma/

susaE’ stata una bella serata quella di giovedì 17 marzo a Susa. Sono passati due giorni appena dagli arresti e dalle perquisizioni di martedì mattina ed un migliaio di notav sono scesi di nuovo in strada per manifestare il loro sdegno. Il ritrovo era alle 20.30 in piazza della stazione e da lì si è partiti in direzione della caserma dei carabinieri. Durante il percorso sono state rispiegate le ragioni di questa mobilitazione. Una operazione o meglio una porcata messa in piedi dai carabinieri locali su mandato della procura torinese. Una pura vendetta dopo che a settembre 2015, un gruppo di no tav di varie età di ritorno da una cena in val Clarea, a ridosso del cantiere, si era rifiutato di farsi identificare  a Bussoleno. Il motivo del rifiuto era molto semplice, sentirsi stufi di continui soprusi e angherie da parte delle forze di occupazione che continuamente chiedono i documenti alle persone che partecipano alle iniziative no tav. Nel caso specifico si era andati oltre, seguti nel paese in cui vivono, a pochi passi da casa, con toni fascisti “ho avuto meno problemi con rumeni e albanesi che con voi” o peggio ” se c’era lui (il duce) non eravamo qui”. Parole pronunciate dal maresciallo Pisano nel cui ufficio verrà trovato durante le operazioni di identificazione di martedì anche un calendario di Mussolini. Chiusa la serata dopo sei mesi ecco la vendetta. 4 arresti e 4 obblighi di firma quotidiana, perquisizioni alle 5 del mattino, nudi in casa indagati e conviventi. Di fronte al sopruso esce la dignità di un popolo che scende in strada e si reca verso la fonte del problema. Insieme si arriva dunque alla caserma che è militarizzata per l’occasione con l’aiuto dei mezzi blindati della polizia che per l’occasione sono accorsi in aiuto dei fetenti colleghi. Coscienza sporca e paura producono uno schieramento degno di un fortino coloniale dove le truppe proteggono l’avamposto. Molti gli interventi e la partecipazione di amici e parenti degli arrestati, in tanti anche i sindaci del territorio con senatori e consiglieri regionali. Tante le sezioni e le bandiere dell’ANPI in solidarietà con Giulia presidente della sez. di Bussoleno colpita dalle misure. Toccanti le testionianze di chi, colpito dalle misure cautelari ringrazia per la solidarietà e rilancia la mobilitazione dichiarando di non accettare e non voler sottostare ai divieti. La misura è colma, vengono lasciate scarpe vecchie di fronte alla caserma, in segno di disprezzo. Aggirando poi il blocco il corteo prosegue verso l’altro lato della caserma ed infine sulla via del ritorno di nuovo in piazza della stazione. Proseguiranno nei prossimi giorni le mobilitazioni e inizieranno gli interrogatori di garanzia. Invitiamo tutti a partecipare e a sotenere la lotta del movimento no tav.

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IMPORTANTE!!!!

calibano e la strega

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Podcast della Parentesi del 16/3/2016

La parentesi di Elisabetta del 16/3/2016

“Lingua biforcuta”

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La Parentesi di Elisabetta del 16/3/2016

“Lingua biforcuta”

Questo testo è stato scritto e pubblicato il 23 agosto del 2011.Lo vorrei riproporre alla  riflessione sul perché come ancora oggi non ci sia affatto chiarezza su quello che è avvenuto in Libia e che costituisce un passaggio nodale per la comprensione del presente.

lingua biforcuta Le vicende libiche presentano due grandi novità con cui dobbiamo fare i conti adesso e, tanto più, in futuro.

La novità non è certo il tipo di aggressione e neanche l’intensificarsi delle guerre “umanitarie”, che, ultimamente, presentano una scansione temporale sempre più serrata.

Da sempre, questo sistema usa tutto l’armamentario possibile per rovesciare governi non graditi, compresi colpi di stato e guerre. Tutti i governi rovesciati presentano una caratteristica in comune: sono, per motivi politici o economici, asimmetrici agli interessi delle multinazionali. E il loro destino non è dovuto al colore politico. Vengono rovesciati indifferentemente Allende e Sankara, Saddam Hussein e Gheddafi. E la strumentalizzazione dei motivi umanitari o dell’autodeterminazione dei popoli da parte delle potenze occidentali, è palese, leggibile e ormai patrimonio di tutte/i : l’autodeterminazione del Sud Sudan è osannata, quella del popolo basco e  del popolo irlandese viene rubricata nel terrorismo.

L’uomo bianco ha la lingua biforcuta, dicevano le/i native/i d’America.

Dove stanno le novità?

La prima riguarda il fatto che le potenze occidentali, nella necessità e nella smania di impossessarsi di materie prime e nuovi mercati, sottraggono situazioni di privilegio e di rendita ad altre nazioni occidentali che , nella filiera del dominio imperialista , vengono percepite e sentite come più deboli.

Questo è la guerra in Libia. Uno Stato che era sotto la sfera d’influenza italiana, con l’ENI in una posizione predominante e privilegiata, passa sotto l’influenza francese e inglese. L’Italia viene espulsa dal suo ruolo e sostituita dall’Inghilterra e dalla Francia.

Non si tratta di essere nazionaliste, ma di rendersi conto della fase cannibalesca a cui l’imperialismo è arrivato.

Da qui l’inconsistenza di chi parla di una crisi del capitalismo che invece non c’è: le situazioni di restrizione, di disagio ,di povertà, di precarietà nei paesi occidentali e l’oppressione con le rinnovate guerre coloniali nei paesi del terzo mondo, vengono scambiate per segnali di una crisi, mentre sono scelte di fondo.

E’ in atto una ridefinizione dei rapporti di forza fra le multinazionali occidentali, di cui i governi sono il braccio esecutivo e la NATO quello militare.

Ma, l’anomalia ,tutta italiana, è che, per la prima volta, nella centocinquantennale storia unitaria, un partito di una certa consistenza elettorale, senza giri di parole stiamo parlando del PD, non sposa gli interessi di questo o quel settore della borghesia italiana, ma interessi di borghesie straniere e , nella fattispecie, francesi e inglesi.

Non era mai successo. Questa è la seconda, importante, novità.

Abbiamo sempre visto che nei paesi del terzo mondo segmenti politici, anche organizzati, si sono prestati e si prestano ad essere strumento di colonizzazione, ma questo avviene, per la prima volta, anche in un paese europeo.

Tutto è cominciato con la riunione sul panfilo Britannia che ha dato il via, nel nostro paese, ad una campagna di denigrazione dei servizi pubblici e di demonizzazione dei lavoratori in generale e di quelli pubblici in particolare e che ha creato il clima favorevole per poter svendere il patrimonio pubblico alle multinazionali anglo-americane, in particolare quello del settore agro-alimentare.

Questo progetto è stato portato avanti dai governi Prodi, Amato, D’Alema.

Questo è il senso della discesa in campo degli Stati Uniti, dell’Inghilterra, della Francia e dei circoli atlantici a favore del PD, perché quest’ultimo possa portare a termine il lavoro già iniziato svendendo loro le poche industrie pubbliche rimaste, dando loro, come garanzia dei prestiti internazionali, le riserve auree nazionali che sono parte cospicua della ricchezza del nostro paese, di cui gli Stati sopra citati, hanno grande bisogno visto che, da troppi anni, continuano a stampare carta moneta che, essendo prodotta non in rapporto alle loro ricchezze nazionali, di fatto, è carta straccia.

Questo è il senso della distruzione delle economie irlandese, portoghese e greca, paesi ridotti a vendere le ricchezze nazionali per pagare i soli interessi dei debiti contratti.

Nell’ottocento, alla Grecia, hanno portato via il frontone del Partenone, adesso, il Partenone, glielo vogliono portare via tutto.

Operazione preparata e accompagnata da una campagna di diffamazione che presenta quei popoli come pigri, indolenti e che vivono al di sopra delle loro possibilità. Siamo al razzismo allo stato puro.

E, siccome è un piano inclinato e una cosa tira l’altra, si vogliono ridurre quei paesi a condizioni di vita ottocentesche, così come ha fatto l’Inghilterra a casa sua, mettendo in preventivo rivolte e metodi per reprimerle.

Noi femministe non viviamo in un limbo, nel nostro lottare per la liberazione dalla società patriarcale, dobbiamo sapere e capire lo svolgersi dei processi che avvengono intorno a noi.

Sapere chi porta avanti le scelte e i percorsi che abbiamo analizzato e come li conduce, magari saccheggiando lessico e modalità che sono nostro patrimonio, ci evita e ci eviterà di essere complici di questo progetto che è contro i nostri interessi, che vuol far diventare questo paese una colonia anche dal punto di vista culturale, colonizzando anche le nostre battaglie ed i nostri pensieri.

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Palinsesto del 16/3/2016

ANNO IV-2015/2016 I NOMI DELLE COSE la trasmissione della Coordinamentafemminista e lesbica tutti i mercoledì dalle 20.00 alle 21.00 sugli 87.90 di radio onda rossa

PALINSESTO di mercoledì 16 marzo 2016

ore 20.00 Apertura” …«Pensare e proporre di abolire il sistema carcerario ci impone di prendere molto seriamente l’anticapitalismo, l’antirazzismo e l’antisessismo» Angela Davis Conferenza “Donna e carcere” a Bilbao, febbraio 2016.

ore 20,10 Angela Davis da Bilbao a Roma/opinioni, pareri, impressioni di chi ha partecipato”

angela davis 

ore 20.30 La parentesi di Elisabetta ” Lingua biforcuta”

ore 20,35 Chiacchierata con Luisa Vicinelli che ha tradotto “Calibano e la strega”

silviona_2-page1 vi aspettiamo domenica!

Ciao a tutte, le coordinamente coordinamenta@autistiche.or

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per ascoltarci in streaming
www.ondarossa.info cliccando “ascolta la diretta”
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