La guerra è pace! Anche nei premi

LA GUERRA E’ PACE! ANCHE NEI PREMI

Il 13 aprile la Ministra della Difesa Roberta Pinotti ha ricevuto il Premio “Napoli Città di Pace”, ideato e promosso da una sinergia tra l’UCSI (Unione Cattolica della Stampa Italiana) della Campania, l’Ordine dei giornalisti della Campania, l’Università degli Studi Suor Orsola Benincasa e l’Arcidiocesi di Napoli, con questa motivazione: «Per il suo ruolo strategico e riformatore in materia di difesa nazionale e internazionale, declinato al femminile in piena coerenza con un impegno di servizio della politica come forma più alta di amore, che mette al centro la tutela e la dignità della vita umana».

Cosa abbia a che fare con la pace e dove stia questo ruolo riformatore o la tutela e la dignità umana nell’operato di questo ministro della difesa che si sta distinguendo per la volontà e la caparbietà a rafforzare le politiche imperialiste e belliciste dell’Italia, è un mistero. Non possiamo credere che a chi l’ha nominata “donna di pace”  sia sfuggita la sua determinazione a mettere mano ad un nuovo intervento militare italiano in Libia o l’invio di nuovi militari in Iraq o Afghanistan, né che sotto il suo mandato si siano consolidati rapporti di collaborazione militare con paesi come il Qatar o l’Arabia Saudita, riconosciuti ormai tra i finanziatori dello Stato islamico e tra i principali destabilizzatori del Medioriente, o, ancora, che sia il principale piazzista per l’industria di armi italiana favorendo  il massacro di interi popoli, da quello afghano a quello iracheno, da quello yemenita a quello siriano, o che si profonda in attestazioni di amicizia verso lo stato sionista di Israele tacendo sul quotidiano stillicidio di vite palestinesi.

Ed infatti non è sfuggito nulla di tutto questo se, nel consegnare il premio al Ministro, l’Arcivescovo di Napoli Crescenzio Sepe non solo ha sottolineato e lodato il grande impegno delle Forze armate italiane per riportare la stabilità nelle aree di crisi attraverso le operazioni militari, ma ha anche proposto di cambiare la denominazione del Ministero della Difesa per chiamarlo Ministero della Pace.

Una proposta che secondo la Pinotti rappresenta un’interpretazione autentica di quello che sta cercando di portare avanti al Ministero della Difesa. Vergognoso!

Ma, in un sistema in cui si assegna il premio Nobel per la pace ad Obama, Presidente della nazione che più di tutte prima e durante il suo mandato ha seminato e continua a seminare morte e distruzione sull’intero pianeta, in un sistema in cui il linguaggio è piegato alle necessità della guerra, dove le aggressioni ad altri paesi diventano missioni umanitarie ed esportazioni di democrazia, dove le bombe diventano intelligenti e le vittime civili solo danni collaterali, non ci meraviglia.

La guerra è diventata pace, come ci ricorda Arundati Roy.

Quello che però troviamo ancora più vergognoso è che tale premio sia stato concesso, e con quelle dichiarazioni, da una parte, quella cattolica, che dopo le parole contro i trafficanti di armi e di morte di Papa Francesco, faceva sperare tutti in un suo più attivo impegno contro la guerra. Evidentemente non è così per rappresentanti della Chiesa come l’Arcivescovo di Napoli Crescenzio Sepe né per l’Unione Cattolica della Stampa Italiana.

Per questo apprezziamo il comunicato (che pubblichiamo a seguire) di quella parte di cattolici che con nettezza hanno criticato questo atto ignobile e che continuano a schierarsi al nostro fianco e, soprattutto, a fianco degli oppressi, contro la guerra e il militarismo riconoscendo, giustamente, come primi responsabili proprio i nostri governanti.

Rete contro la guerra e il militarismo – Campania

 

Un premio che offende i morti. Vergogna!

Dobbiamo con profondo rammarico denunciare che la capacità mimetica della guerra e la giustificazione della violenza si accrescono in modo inatteso nella generale indifferenza con un uso e un abuso della parola pace. Ne è stata dolorosa prova l’attribuzione il 13 aprile 2016 del premio Napoli Città di Pace all’attuale ministra della Difesa Roberta Pinotti da parte dell’Unione Cattolica Stampa Italiana. Le motivazioni del premio a lei dato costituiscono una offesa all’intelligenza e sono un monumento alla mistificazione:

“I notevoli primati del suo ruolo strategico e riformatore in materia di difesa nazionale einternazionale, declinati al femminile in piena coerenza con un impegno al servizio della politica come forma più alta d’amore, che, mette sempre al centro la tutela e la dignità della vita umana». Ci chiediamo da quando i ministri della Difesa si occupano della tutela e della dignità umana e non invece dell’organizzazione e realizzazione della guerra sebbene sotto la denominazione edulcorata e rassicurante di missione di pace e operazione di polizia internazionale? Le guerre in Iraq, i bombardamenti della Serbia e della Libia, la guerra in Afghanistan sono le azioni scellerate che i governi italiani e i ministri della Difesa hanno promosso riuscendo sia ad aggirare l’articolo 11 della Costituzione, sia a fare ulteriormente ingrassare i fabbricanti di armi complici dei Parlamenti fatti da maggioranze di alza paletta che rinnovano esorbitanti finanziamenti per sistemi d’arma, bombe, missili, aerei e navi da guerra tanto da non avere più denaro per curare i malati, istruire i giovani, sconfiggere le marginalità sociali. La stessa ministra Pinotti, sempre pronta a mettere a disposizione soldati italiani per tutte le guerre del pianeta, ha intuito il paradosso della concessione del premio e, prevedendo critiche ha affermato: «Potrebbe sembrare paradossale premiare un ministro che si occupa di Difesa e Forze armate con un premio per la pace, ma si è capito che non è affatto paradossale perché le nostreForze armate operano proprio per garantire la sicurezza dei cittadini, la stabilità delle Istituzioni e lavorano quotidianamente per riportare la pace». Sarebbe istruttivo per tutti che a queste affermazioni potessero replicare i civili uccisi dalle bombe italiane, i morti iracheni uccisi a causa della fantomatica arma letale per cui venne combattuta –anche da parte degli italiani – quella guerra. E soprattutto dovrebbero parlare le centinaia di militari italiani morti e le migliaia di ammalati di cancro a causa dell’uranio impoverito alle cui polveri furono esposti senza alcuna protezione. Gli orfani e le vedove di quei militari, cui sono negate anche forme di assistenza, meriterebbero di non essere offese da questo premio.

È certo molto inquietante e moralmente grave che il premio sia stato promosso e attribuito dall’Unione Cattolica Stampa Italiana Campania nella persona del suo presidente  regionale Giuseppe Blasi e della vicepresidente nazionale Donatella Trotta con la partecipazione dell’assistete spirituale dell’Unione il salesiano Tonino Palmese. L’Unione Cattolica Stampa Italiana ha commesso un grave errore che noi qui denunciamo. A chi il prossimo premio per la pace? A Finmeccanica? È evidente che l’Unione non presta attenzione alle parole che papa Francesco ha pronunciato, ripetutamente in questi tre anni, contro i fabbricanti di armi e i loro mediatori e clienti. Armi che sono realizzate con il solo scopo di uccidere, per essere utilizzate in questa terza guerra mondiale a puntante nella quale i ministri della Difesa italiani hanno avuto e hanno un ruolo non di comparse, ma di protagonisti premiati in nome della “pace”. Ma questo non è un paradosso, è soltanto vergognoso.

Raffaele Nogaro, vescovo emerito di Caserta

Sergio Tanzarella, storico della Chiesa

Alex Zanotelli, missionario comboniano

Francesco de Notaris, ex senatore e attivista per la pace

Francesco La Saponara, ex deputato e docente universitario

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