Non lasciamo sol* nessun*

Non lasciamo solo nessuno: giovedì fiaccolata e altre iniziative per i notav

notavliberiDurante una partecipata riunione al presidio di Venaus dalla valle di Susa arrivano i primi appuntamenti per proseguire insieme nella lotta:

  • Giovedì 17 marzo 2016 ore 20.30 davanti alla stazione ferroviaria di Susa fiaccolata no tav!
  • Venerdì 18 marzo 2016 ore 20.30 Giaglione campo sportivo via crucis no tav
  • Sabato 19 marzo ore 18.30 Bussoleno piazzetta del mulino letture a cura del collettivo Wu Ming e seguire cena in Credenza!
  • Domenica 20 marzo presidio fiorito! Venaus dalle ore 10 lavori e abbellimento alle ore 12.30 pranzo in compagnia!

Ogni giorno inoltre partendo già da domani mercoledì 16 marzo sarà possibile fare una buona azione accompagnando i no tav colpiti dalla misura cautelare in caserma a firmare. Potrai trovare Giulia e Fulvio alle ore 18.30 davanti alla caserma di Susa, Paolo sempre a Susa alle 19.00 e invece Guido dalle ore 9.00 a Borgone di Susa sempre davanti alla caserma dei carabinieri.

Non è accettabile quanto successo oggi nelle case dei no tav, perquisiti alle 5 del mattino, spogliati nudi indagati e conviventi compresi, ristretti ai domiciliari senza la possibilità di comunicare. Rivoltate e stuprate le case del movimento, la Credenza di Bussoleno e il presidio di Venaus, luoghi simbolo attraversati negli anni da migliaia di persone. Il cuore e la speranza di una valle, di un paese intero, simboli di dignità ed onestà. Si riparte così insieme, attraversando i luoghi della lotta, nei paesi e verso il cantiere. Si marcia insieme, con chi ha delle limitazioni, guardando in avanti. Un piccolo programma per un movimento che non si ferma e per i molti, tanti che hanno telefonato, scritto, che hanno raggiunto di corsa la valle di Susa, anche solo con il pensiero. Giorni di lotta e di dignità, semplici e sinceri per discutere e ripartire a resistere ancora una volta insieme

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Operazione dei carabinieri contro le/i No Tav

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Operazione dei carabinieri contro i No Tav

Stamane operazione dei carabinieri contro i No Tav

presidiovenausE’ iniziata stamattina sul presto in Valsusa un’operazione giudiziara da parte dei carabinieri contro diversi No Tav con la perquisizione anche della Credenza di Bussoleno e del presidio di Venaus (pare dispensando numerose minacce).

Al momento abbiamo notizia di 7 persone coinvolte, con l’applicazione di misure cautelari diverse che stiamo andando a meglio definire con il passare dei minuti (per ora due obblighi di firma e due detenzioni domiciliari).

L’episodio incriminato è un’azione di solidarietà svoltasi a Bussoleno a seguito di una cena degli NPA in Clarea, quando un attivista  li presente era stato fermato in paese per un “controllo” e diversi altri No Tav, saputa la notizia, erano accorsi per vedere cosa stesse capitando senza però mai far precipitare la situazione.

La militarizzazione di quel giorno della Valle dopo l’iniziativa degli NPA e l’azione giudiziaria di oggi hanno il sapore dell’intimidazione verso chi  continua a mantenere costante l’iniziativa in Clarea, ma sapremo rispondere come merita…

A breve ulteriori aggiornamenti

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Prossimo incontro di Cose Nostre

Prossimo incontro di Cose Nostre | Un ciclo di incontri sulla vagina

 Mercoledì 23 marzo terremo il secondo incontro del ciclo di Cose Nostre dedicato alla vagina.

A differenza di quanto programmato, andremo avanti con il laboratorio di creatività vaginale cominciato la volta scorsa. L’incontro “Candida-mente”, quindi, è rimandato al 13 aprile.

Invitiamo tutte quelle che non sono potute venire al primo incontro a leggere il resoconto e a unirsi alla riflessione.

Chiediamo a tutte di essere puntuali: vorremmo garantire un’atmosfera raccolta per chi partecipa; inoltre, abbiamo pensato gli orari sulla base dei nostri impegni e tempi, e ci viene difficile portare l’incontro oltre le 22.30.
cose nostre
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Omaggio alle donne del Fronte Democratico di Liberazione della Palestina

fronte democratico

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Lo tsunami rosa

Lo tsunami rosa

tsunami rosa

https://animaliena.wordpress.com/2016/03/10/lo-tsunami-rosa/

Se mi venisse chiesto dov’ero, la sera dell’otto marzo 2016, risponderei così: “su un divano rosso, stramazzata di stanchezza e depressa.” Se invece mi venisse domandato dove avrei voluto essere quel giorno (e non solo quello, a dire la verità), affermerei, senza esitazione: “in mezzo ad un fiume di donne, in strada, a lottare per salvarci la vita e per infettare, contaminare e infine rivoluzionare questo fottuto sistema”.

Già. Immagino la faccia di tante persone che conosco – non certo di quelle poche che al mio grido di dolore hanno alzato il pugno in segno di solidarietà – per le quali un sogno simile è da femminista estremista e pure un po’ nostalgica, sebbene io mi situi persino oltre il femminismo per come viene solitamente concepito…ma insomma.

Ciò che mi fa male, ma proprio tanto male, è che troppe di quelle persone sono donne. Donne per le quali “femminismo” è una brutta parola, ed è soprattutto storia passata, di quando le donne erano “davvero oppresse”. Citando il Manifesto Xenofemminista, rispondo: “c’è mai stato un tempo in cui non lo eravamo?”

Che cosa è successo? Come nella più tipica delle saghe, l’Impero ha colpito ancora, ed io ho la percezione, sempre più spesso, di essere considerata da chi mi circonda alla stregua dei “corvi neri”, i Guardiani della Notte che dedicano la vita alla difesa della Barriera… reietta, scomoda e pure un po’ anacronistica. Ridicola.

Anacronistica io? Dissociata dalla realtà?

La realtà che conosco, anzi direi la punta dell’iceberg che mi è dato conoscere, è abominevole: la condizione delle donne a livello mondiale è sempre la medesima, l’oppressione non dà segni di cedimento: la violenza e il dominio patriarcale non mollano la presa, e schiacciano le donne nei modi più vari… le uccidono, le mutilano, dispongono delle loro vite a piacimento, le privano di capacità economica, le allevano schiave nella mente prima ancora che nel corpo, le picchiano, le torturano, le spremono in ogni modo possibile, ne estraggono ogni plusvalore immaginabile.

Tolgono alle donne l’autodeterminazione, ne minano i tentativi di indipendenza e le relegano a ruoli funzionali ed ancillari, le scrutano continuamente e le tengono sotto scacco, ingerendo senza sosta in qualsivoglia scelta cerchino con fatica di portare avanti.

Ne sfruttano a piacimento i corpi, estraendone ogni energia, conforto e cura, rendendole decorazione, fonte e strumento di piacere, destinandole culturalmente a immaginare per sé un unico destino, spesso riproduttivo, salvo poi disconoscerne i tentativi di autodeterminare e valorizzare questo stesso sfruttamento alle proprie condizioni e nei propri termini, definendole come quegli esseri sempre abnegati, sempre disponibili, sempre pronti ad autoimmolarsi con gioia, spinte dal “cuore” e da un afflato quasi divino proteso al dono totale di sé. La cancellazione totale del sé. Continua a leggere

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In memoria di Luca Varani:” Il fascino discreto delle scuole serali”

luca-varani

http://www.einsteinjournal.it/altro/in-memoria-di-luca-varani-il-fascino-discreto-delle-scuole-serali/

In memoria di Luca Varani 

Erano le sei e un quarto circa. Spiluccavo pastarelle in piedi. Scorrevo il rinfresco come il fotogramma ignorabile di un film mediocre, attingendo a vassoietti di carta rosa antico adagiati sui banchi verdi dell’androne di scuola. Ero arrivato da poco. Avevo trascinato con me il mio ragazzo, nell’idea semplice e ingenua di farlo più partecipe della mia quotidianità. Una festicciola prenatalizia m’era parsa un’occasione adatta, per distensione e convivialità, così c’eravamo incamminati da casa mia per percorrere il chilometro e mezzo che percorro ogni giorno, per approdare nel parcheggio e poi salire le scale che mi portano sui banchi. Gli altri, alunni e professori, si apprestavano a brindare.

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Podcast della trasmissione del 9/3/2016

” I Nomi delle Cose” /Puntata del 9/3/2016

” Sulla guerra, sulla Nato, sulle manifestazioni che sono state chiamate”

usa 2

…Una guerra più grave, quindi nuova. Che cambia tutto. Che permette di cambiare tutto. Di giustificare lo stato d’urgenza e la demolizione programmata dello stato di diritto. Tanto che lo stato d’urgenza diventa a sua volta una prova dell’emergenza e della necessità della guerra. Guerra e stato emergenziale sono le due componenti indissociabili dello stato in cui lo Stato ci ha messe/i.” Christine Delphy /Apertura del Meeting contro la guerra/Parigi 15 gennaio 2016

“Il riconoscimento del nemico” ovvero  riflessioni femministe sulla guerra, sulla Nato, sulle mobilitazioni che sono state chiamate/L’ennemi principal”

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La Legion d’Onore? se la tengano pure!

sophy marceau Con queste parole, Sophie Marceau ha rifiutato la Legion d’Onore, la massima onorificenza di Francia, perché venerdì scorso la stessa onorificenza è stata attribuita da Francois Hollande al principe ereditario saudita nonché ministro dell’Interno, Mohammed Ben Nayef con la seguente motivazione:“per i suoi sforzi nella regione e nel mondo nella lotta contro il terrorismo e l’estremismo”.

Hollande e Nayef, due facce della stessa medaglia.

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Podcast della Parentesi del 9/3/2016

La parentesi di Elisabetta del 9/3/2016

“L’ennemi principal”

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La Parentesi di Elisabetta del 9/3/2016

“L’ennemi principal”

usa 4

Christine Delphy, femminista materialista francese, dichiarava in un famoso articolo degli anni’70, che la questione più importante era l’individuazione del nemico e, nel caso in questione, si riferiva al sistema di espropriazione e di dominazione patriarcale.

Ma, al di là dello specifico di quell’intervento, la dichiarazione è fondamentale perché senza l’individuazione del nemico e lo smascheramento di come questo agisce, le lotte diventano inutili, fuorvianti e costituiscono un notevole spreco di energie. Oltre ad avere il dannosissimo risultato, proprio per il fatto che sono fuorvianti, di demoralizzare le militanti e i militanti e allontanarle/i dall’agire politico.

Il discredito da cui ora è colpita  la sinistra, infatti viene da lontano, viene dalla mancata individuazione e denuncia con fermezza e determinazione del ruolo, negli anni ’60 e ’70, del PCI e della socialdemocrazia, cosa che ha permesso l’annientamento delle lotte di quegli anni e che ha trascinato fino ad ora l’equivoco su queste entità politiche nelle svariate configurazioni che hanno assunto, permettendo il massacro del concetto stesso di sinistra, la demonizzazione del termine compagno/a per arrivare fino alle dichiarazioni che non esisterebbero più destra e sinistra e che la politica è sporca.

Ora, leggendo la chiamata per le manifestazioni contro la guerra del prossimo 12 marzo salta agli occhi la mancanza assoluta del nome, neanche pronunciato per sbaglio, degli Stati Uniti.

Il neoliberismo, con tutti i suoi corollari, non rappresenta altro che la fase attuale del capitalismo nella sua autoespansione. Le delocalizzazioni industriali, le crescenti e disumane disuguaglianze, la povertà cronica e diffusa non sono il frutto della crisi o la fatale conseguenza dello sviluppo sociale, ma il risultato di decisioni che riflettono il forte spostamento dei rapporti di classe in favore del capitale. Il modello non è da inventare, non si costruisce a tentoni, ma è quello statunitense. L’America riplasma il mondo a sua immagine. Ma, tutto ciò ,passa attraverso la colonizzazione semiotica e ideologica che si opera con la diffusione di questi metaconcetti. Disimpegno dallo Stato sociale, rafforzamento delle componenti poliziesche e penali, riduzione delle tutele del mercato del lavoro e delle tutele sociali e, attraverso la celebrazione moraleggiante della “responsabilità individuale” si approda alle guerre “umanitarie”. Il tutto va di pari passo con la sistematica dissoluzione dei diritti dei lavoratori e delle lavoratrici, con la precarietà, con carichi di lavoro disumani, con il controllo/vigilanza sul luogo di lavoro , con la caccia ai sindacati non allineati, con la rimessa in discussione del diritto di sciopero, con la totale flessibilità dell’orario di lavoro. E’ un progetto insieme ideologico ed economico. La fase attuale del capitalismo ha la sua principale caratteristica nell’offensiva degli Stati Uniti tesi ad assoggettare con ogni mezzo a disposizione tutte le potenze amiche e/o rivali. Ottenere, a tutti i costi, il dominio egemonico, è, per gli USA, un imperativo imposto dalle condizioni oggettive al fine di superare la spaccatura strutturale tra capitale transnazionale e Stati nazionali. Da qui, l’attacco all’Europa che ha le radici profonde nel disprezzo della democrazia e dello Stato sociale inscritti negli Stati europei e che, oggi, si basa sulla necessità di impedire la coesione dell’Europa, di sgretolarne la moneta ed il mercato unico. Infatti , Henry Kissinger, in un discorso intitolato “L’anno dell’Europa”, consigliava agli europei di esercitare le loro “responsabilità regionali” nel quadro globale di un “ordine mondiale” determinato dagli Stati Uniti. Ogni soluzione indipendente era, dunque, già condannata.

Strumento principe della politica di espansione militare è la Nato, trasformata in esercito  di aggressione sotto comando USA . Legare l’Unione Europea alla Nato senza nominare gli Stati Uniti è fare un’operazione di pericolosa mistificazione, dato che l’Europa è sotto il dominio militare e culturale degli Usa. La Germania è piena di basi militari e l’Italia è una portaerei  americana. E il TTIP sarà il colpo di grazia a qualsiasi tentativo di autonomia da parte dell’Unione Europea.

E, allo stesso tempo, dire che quello in atto è uno scontro tra varie potenze imperialiste, significa confondere l’aggressore con l’aggredito, dimenticare che l’accerchiamento alla Russia è opera statunitense e noi sappiamo che quando si mette sullo stesso piano chi aggredisce e chi è aggredito significa stare dalla parte del più forte.

E pensare che il governo Renzi  abbia un’autonomia decisionale rispetto agli Stati Uniti è altrettanto pericolosamente mistificante perché è proprio il PD a rappresentare e a naturalizzare il neoliberismo nel nostro paese e ad essere portatore del modello americano. L’aggressione alla Libia del 2011 è stata fortemente voluta dal PD e dall’allora presidente della repubblica Giorgio Napolitano benché fosse chiaro che era assolutamente contro gli interessi italiani.

Renzi non è altro che un governatore incaricato dagli USA di una  colonia che si chiama Italia.

Il neoliberismo, questa nuova società che si proclama “moderna” si basa su una serie di opposizioni e di equivalenze che si sostengono e si rispondono a vicenda per descrivere le trasformazioni della società “avanzata”, attraverso una “retorica” a cui i governi ricorrono per giustificare la loro volontaria sottomissione ai mercati finanziari. In questo modo, gli Stati Uniti impongono al resto del mondo categorie di percezione analoghe alle loro strutture sociali, rafforzando, così, le pretese universalistiche. Attraverso il ragionamento binario, costruito compiutamente, l’ alternativa è fra essere individui, partiti, Stati “democratici” e “capitalistici” nella versione “americana” oppure “comunisti”, “terroristi”, “islamici”.

Per questo non nominare nelle mobilitazioni contro la guerra il ruolo, l’essenza, la strategia statunitense significa non riconoscere chi è il nemico principale e paradossalmente consegnarsi mani e piedi proprio alla guerra.

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Palinsesto del 9/3/2016

ANNO IV-2015/2016 I NOMI DELLE COSE la trasmissione della Coordinamenta femminista e lesbica tutti i mercoledì dalle 20.00 alle 21.00 sugli 87.90 di radio onda rossa Pagina di crowdfunding per una sottoscrizione
straordinaria per ROR. Sottoscrivete,sottoscrivete e fate girare:

https://www.produzionidalbasso.com/project/radio-onda-rossa-la-radio-di-chi-se-la-sente/

PALINSESTO di mercoledì 9 marzo 2016

ore 20.00 Apertura” …Una guerra più grave, quindi nuova. Che cambia tutto. Che permette di cambiare tutto. Di giustificare lo stato d’urgenza e la demolizione programmata dello stato di diritto. Tanto che lo stato d’urgenza diventa a sua volta una prova dell’emergenza e della necessità della guerra. Guerra e stato emergenziale sono le due componenti indissociabili dello stato in cui lo Stato ci ha messe/i.”

Christine Delphy /Apertura del Meeting contro la guerra/Parigi 15 gennaio 2016

ore 20,10 “Il riconoscimento del nemico” ovvero  riflessioni femministe sulla guerra, sulla Nato, sulle mobilitazioni che sono state chiamate.

NATO 4

ore 20.50 La parentesi di Elisabetta “L’ennemi principal”

Ciao a tutte, le coordinamente coordinamenta@autistiche.or
per riascoltarci e per leggere i documenti
per ascoltarci in streaming
www.ondarossa.info cliccando “ascolta la diretta”
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8 marzo NoTav per terra e per mare

8 marzo No Tav per terra e per mare

8 marzo notav

http://www.notav.info/post/venezia-notav-e-no-grandinavi-allassalto-per-terra-e-per-mare/

E’ una giornata che scorre via all’insegna dei tentativi quella che stanno vivendo i notav a Venezia, città dove oggi alle 17 si terrà il vertice Italia-Francia tra Renzi e Hollande a Palazzo Ducale.

Fin dal mattino uomini e donne dalla Valsusa, dal Terzo Valico, da Brescia, da Verona, da Venezia e dai paesi limitrofi si sono organizzati per  avvicinarsi il più possibile alla zona rossa stabilita dopo giorni di disinformazione da parte dei giornali locali che fomentavano verso chi sarà quale terrore. Ci siamo abituati purtroppo, abbiamo così tante buone ragioni per contestare un vertice del genere, che ogni scusa è lecita per provare a far passare chi lotta in difesa della propria terra e dei beni pubblici come chissà quale mostro pericoloso.

Invece con il solito sorriso sulle labbra e il supporto dei comitati nograndi navi da ore va in scena una manifestazione via terra e via mare per Venezia, dove con coraggio e caparbietà diverse barche stanno tentando di entrare nella zona rossa della Giudecca trovando speronamenti e idranti da parte delle forze dell’ordine.

La giornata prosegue, avanti notav! Da terra e da mare!

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8 marzo 2016 Khalida Jarrar

International Women’s Day: Khalida Jarrar’s statement from HaSharon prison

http://samidoun.net/2016/03/international-womens-day-khalida-jarrars-statement-from-hasharon-prison/

 Khalida-Jarrar

Khalida Jarrar, imprisoned Palestinian feminist, parliamentarian and political leader, issued a statement from HaSharon prison on the occasion of International Women’s Day, greeting all struggling women in the world. The message was delivered by Palestinian lawyer Hanan al-Khatib, who visited Jarrar in prison; she is serving a 15-month sentence and was arrested on 2 April 2015. The statement follows:

On this day, we affirm that we are Palestinian prisoners of struggle, and part of the Palestinian women’s movement, and that the national and social struggle goes on constantly and continuously until we win our freedom from occupation, and our freedom as women from all forms of injustice, oppression, violence and discrimination against women. On this day, Palestinian women mark this occasion in light of the crimes of the occupation against Palestinian women, children, elders and youth. This year, our call focuses on the freedom and self-determination of our people, and the freedom and self-determination of Palestinian women: achieving equality and liberation, and ending all forms of oppression and injustice committed against them. We stand as part of a global struggle with all the world’s women freedom fighters: against injustice, exploitation and oppression.

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8 marzo 2016 “SIAMO TUTTE PRIGIONIERE POLITICHE!”

8 MARZO ULTIMO

Siamo tutte prigioniere politiche

La scelta del neoliberismo di chiudere ogni spazio di mediazione non è soltanto una maniera utilitaristica di togliere servizi e stato sociale, ma è una vera e propria modalità di controllo collettivo.

E’ cominciato tutto dal mondo del lavoro e da qui si è irradiato a macchia d’olio in ogni aspetto e anfratto della vita.

Gerarchizzazione, meritocrazia, autoritarismo, ricatto lavorativo, precarietà hanno abolito ogni forma di contrattazione tra chi lavora e chi detiene le chiavi del modello economico. La precarizzazione non è altro che uno strumento di ricatto e di ridefinizione dei rapporti di forza con tutte e tutti. Il comando di fabbrica si è così esteso a tutto il sociale trasformando completamente i rapporti di classe. I rapporti di forza sono fortemente squilibrati.

La dichiarazione unilaterale della fine della mediazione e, quindi, della rottura del patto sociale, ha tracciato un solco visibile tra chi detiene il potere e le classi subalterne.

Ci ricorda i fossati che circondavano i castelli e che segnavano fisicamente la differenza di classe: chi è dentro è dentro, chi è fuori è fuori. Distanza che si percepisce anche ora. I centri urbani sono sempre più caratterizzati da una città degli dei, in cui si entra soltanto in certe ore e con certe modalità, per lavorare, per servire o per partecipare ai riti collettivi della subalternità, e le periferie sempre più ghettizzate e trattate come territori pericolosi.

Questa distanza fisica e sociale sancita dalla fine di ogni mediazione si ripete in ogni ambito sia sul fronte interno che sul fronte esterno.

La filiera del comando parte dagli Stati Uniti che hanno la pretesa di porsi come Stato del capitale e momento organizzativo delle multinazionali anglo-americane e arriva alla socialdemocrazia riformista, qui da noi il PD, che si è assunto l’incarico di naturalizzare il neoliberismo nel nostro paese.

I popoli del terzo mondo, in questo progetto, devono rinunciare a qualsiasi tentativo di autodeterminazione, si devono assoggettare, devono accettare di essere sudditi dell’impero o pagare a caro prezzo perché la risposta è la destabilizzazione con la colonizzazione neoliberista caratterizzata da guerre interetniche, religiose, tribali, appositamente fomentate, che dividono, scardinano ogni tentativo di autonomia, disgregano Stati. Chiunque sia considerato asimmetrico al progetto imperialista viene affrontato con la modalità violenta della guerra, ammantata dalla tutela dei diritti umani, delle donne e delle diversità, della democrazia. Il terrorismo viene creato appositamente dalle potenze occidentali in modo da essere usato in qualsiasi momento venga ritenuto utile e, allo stesso tempo, è un’etichetta, un marchio itinerante, che perseguita tutti quelli che osano ribellarsi. Anche qui non è prevista nessuna possibilità di mediazione.

Sul fronte interno la chiusura di ogni trattativa a qualsiasi titolo con le oppresse e gli oppressi, comporta considerare le classi subalterne come delinquenziali, le loro lotte prive di qualsiasi dignità politica, le loro rivendicazioni da sopprimere con la forza.

L’ unica risposta del neoliberismo, qui e nel terzo mondo, è quella militare e poliziesca.

Ma se siamo tutte e tutti lette/i e considerate/i come delinquenti, la nostra risposta deve essere altrettanto forte.

Siamo tutte e tutti detenute/i politiche/i.

Siamo noi a respingere qualsiasi forma di mediazione. Siamo noi a dichiarare che ci assumiamo collettivamente e per intero la responsabilità politica di ogni lotta passata, presente e futura. Affermando questo viene meno qualunque rapporto con il potere noi non abbiamo niente di cui essere accusate e di cui rispondere.

Mentre al contrario tutti/e coloro che rappresentano e supportano il sistema neoliberista devono rispondere della pratica criminale del regime che essi rappresentano.

Ne consegue la necessità di rifiutare ogni collaborazione con il potere a qualsiasi titolo.

Con questa dichiarazione intendiamo riportare lo scontro sul terreno reale.

Una detenuta politica prima di tutto deve rivendicare il suo status. Respingiamo la logica vittimizzante che ci dichiara oppresse/i e tanto più quella spoliticizzata che ci dichiara povere/i.

Siamo prigioniere e prigionieri e come tali abbiamo il diritto-dovere di liberarci.

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