Palinsesto del 6/4/2016

ANNO IV-2015/2016 I NOMI DELLE COSE la trasmissione della Coordinamenta femminista e lesbica tutti i mercoledì dalle 20.00 alle 21.00 sugli 87.90 di radio onda rossa

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PALINSESTO di mercoledì 6 aprile 2016
ore 20.00 Apertura
ore 20,10 Attualità Femminista “ELEZIONI USA E FEMMINISMO DI STATO”

vortice 

ore 20.30 La parentesi di Elisabetta ” Controllo cosciente”

olga -scardinamento delle forme ore 20,35  QUESTIONI DI GENERE NELLA SINISTRA DI CLASSE:L’iniziativa della coordinamenta del 1 aprile alla Calusca di Milano

Ciao a tutte, le coordinamente coordinamenta@autistiche.org

per riascoltarci e per leggere i documenti http://coordinamenta.noblogs.org per ascoltarci in streaming www.ondarossa.info cliccando “ascolta la diretta”

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Eddi libera! Siamo tutte prigioniere politiche!

EDDI LIBERA!EDDI LIBERA! SIAMO TUTTE PRIGIONIERE POLITICHE!

 

Comunicato del Collettivo Universitario Autonomo di Torino:

Questa mattina a Eddi è stato notificato il divieto di dimora nel comune di Torino, lo stesso in cui vive e studia da anni. Il provvedimento costituisce un aggravamento della misura dell’obbligo di firma quotidiano a cui era sottoposta dallo scorso 16 marzo per l’operazione di polizia che ha colpito 7 studenti colpevoli di essersi mobilitati nella propria università contro la presenza di fascisti e razzisti. Il pretesto addotto dalla Questura per questo aggravamento? Il fatto che Eddi fosse presente alla contestazione avvenuta un paio di settimane fa in Rettorato in occasione della conferenza della CRUI sulla “nuova primavera delle Università”, quando per poter intervenire (a un incontro pubblico!) siamo stati spintonati e minacciati dalla Digos (rimandiamo al video di quella mattinata). Un fatto grave, l’ennesimo episodio di militarizzazione del nostro ateneo su cui non solo il Rettore non ha speso mezza parola, ma che oggi viene addirittura ritorto contro a una studentessa in maniera ridicola e pretestuosa.

Il divieto di dimora notificato a Eddi costituisce l’ennesima riprova del clima intimidatorio costruito su un uso massiccio e punitivo delle misure cautelari che da mesi denunciamo con la nostra campagna per la libertà di studiare. Impedire la frequentazione degli spazi universitari tramite la privazione della libertà o l’allontanamento forzato dai luoghi di residenza costituisce un fatto grave e vergognoso che non siamo disposti ad accettare, così come non è più tollerabile che momenti di mobilitazione e protesta all’interno dell’ateneo vengano usati per imporre misure di questo tipo. Da oggi continuiamo con ancora più forza la nostra campagna per la liberazione immediata di tutti e tutte.
Nel frattempo ieri si è svolto il tribunale del riesame per tutti e 7 gli studenti coinvolti nell’operazione del 16 marzo per aver cacciato fascisti e razzisti dall’Università e siamo in attesa di sapere se le loro misure verranno confermate o attenuate. Appena possibile daremo aggiornamenti sulla loro situazione.
EDDI LIBERA SUBITO, TUTTI/E LIBERI/E!
‪#‎LibertàDiStudiare‬ ‪#‎LibertàDiDissenso‬

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Debora TAV e TRIV


Debora TAV e TRIV

marzo 28th, 2016 by dumbles

ecofemminismo19Non ci fa mancare nulla la governatrice Serracchiani per rendersi più indigesta possibile.

Della sua passione per il TAV ne abbiamo accennato diverse volte, dai tempi in cui il TAV era irrinunciabile a quelli odierni in cui è diventato “diversamente” fattibile ma sempre finanziariamente indispensabile. E detto questo abbiamo già capito tutto su chi fanno carico i costi e chi i benefici.

Poi la governatrice, per un po’ è stata anche una noTRIV. Questo lo hanno ricordato in molti facendo girare giorni addietro il tweet in cui si diceva contro le trivellazioni in adriatico. “Oggi”, scriveva il 21 gennaio 2012, “ ho partecipato alla manifestazione per la difesa del mare Adriatico dai rischi delle trivellazioni petrolifere”.

Oggi invece, che contro le trivellazioni è stato indetto un referendum, lei invita all’astensione perchè il referendum, dice, è inutile.

Maggiori dettagli qui; in ogni caso la giravolta si spiega facilmente con l’avanzamento di carriera, da rottamatrice a vicepresidente del Passito Democratico che inibisce anche il risultato del referendum del 2011 sull’acqua pubblica rendendo possibile la gestione del servizio idrico anche a società per azioni. Alla facciaccia della volontà popolare.

E così la nostra, dai pozzi petroliferi, ai pozzi artesiani, non finisce mai di essere rappresentante di interessi lobbistici.

A proposito di acqua, qui da noi, piace lo slogan “Debora Serracchiani giù le mani dai pozzi artesiani!” poiché governa una regione sempre più interessata a chiudere le fontane (o comunque a ridurne la portata) ed a spingere verso l’obbligo di acquedottizzazione.

Un pozzo di cupidigia

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La guerra utile

La guerra utile

Pubblicato il 3 aprile 2016 · in Schegge taglienti ·

di Alessandra Daniele

Barile“Possiamo sempre pagare metà dei poveri per ammazzare l’altra metà” (Gangs of New York)

Prima il figlio di Lupi, poi il padre della Boschi, adesso il compagno della Guidi, è questo il vero Family Day.
Ministre e deputate renziane sono la prova più evidente della parità di meriti fra uomini e donne.
L’Esercito Delle Dodici Sceme ha infatti dimostrato al di là di ogni ragionevole dubbio che le donne possono essere cialtrone e cazzare esattamente quanto i loro colleghi uomini.
La prossima ad essere beccata col sorcio in bocca probabilmente cercherà di giustificarsi dicendo d’essersi altruisticamente prestata a intrallazzare al posto di qualcuno che per motivi fisici non poteva farlo, ma che lo desiderava tanto. La cosiddetta Delinquenza Surrogata.
Non è soltanto la ministra Guidi però ad andare a letto con la lobby dei petrolieri, è tutto il governo.
Anche per questo ci ha portato in guerra.
Una guerra utile. E non solo ai petrolieri.
Il conflitto sociale è inevitabile, a maggior ragione in tempi di crisi. Non può essere eliminato, né represso indefinitamente. Quindi va controllato.
Il miglior modo di controllare il conflitto sociale è incanalarlo in una contrapposizione sterile, che sostituisca le concrete e legittime rivendicazioni economiche con qualche motivazione astratta, puramente ideologica o etnico-religiosa, e di conseguenza sposti la mira dal nemico di classe all’infedele, il diverso, lo straniero. Sostituendo la lotta di classe con una rappresentazione nella quale paladini e saraceni si scagliano fragorosamente gli uni contro gli altri, manovrati entrambi dallo stesso puparo.
Il conflitto sociale così smette d’essere un problema per il capitalismo, e diventa una risorsa, una fonte di guadagno. La giustificazione per razzie e occupazioni all’estero, e leggi repressive in patria. L’argomento ideale per talk show, saggi letterari, e campagne elettorali. L’occasione per vendere armi a entrambe le fazioni, e naturalmente per fare benzina.
Attentato dopo bombardamento, bombardamento dopo attentato, la fornace si autoalimenta, e dopo un po’ non c’è più neanche bisogno di pagarli i poveri per ammazzarsi a vicenda.
L’istinto primario del capitalismo – trasformare tutto in un business – l’ha portato a legare alla sua macina anche i quattro cavalli dell’Apocalisse.
In particolare è la guerra il motore del tardo capitalismo. Un motore a scoppio.
Il carburante che brucia siamo noi. Le nostre paure, e quando serve le nostre vite.
Giorno dopo giorno, le fiamme che bruciano le case delle vittime riscaldano quelle dei mandanti.
Per il secondo principio della termodinamica però, l’incendio si diffonde.
E non c’è conflitto che possa essere controllato in eterno.
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Manifestazione Nazionale a Catania il 16 aprile!

Come tutti saprete, il 16 aprile si terrà a Catania la manifestazione contro Frontex promossa dalla Rete antirazzista catanese, il Movimento No MUOS ed altri. Come Rete contro la guerra e il militarismo abbiamo aderito condividendo fino il fondo la battaglia contro la chiusura delle frontiere ed il razzismo per il diritto all’accoglienza di tutti gli immigrati e contro la militarizzazione dei territori e la guerra. C’è la necessità anche qui a Napoli di riprendere questi temi e di provare a lanciare una mobilitazione per il giorno 16 in supporto alla manifestazione di Catania.

Per discuterne ed organizzarla insieme vi invitiamo all’

Assemblea pubblica che si terrà Mercoledì 6 aprile ore 17,30 c/o l’ex Asilo Filangieri – vico G. Maffei, 4 – Napoli Rete contro la guerra e il militarismo

 

Appello dei compagn* sicilian*

 Appello per una mobilitazione euromediterranea per il primo anniversario del naufragio del 18 aprile 2015/ Contro la Fortezza Europa per la smilitarizzazione della Sicilia !

No a Frontex, No alla Guerra, No al razzismo !

Le attività dell’agenzia Frontex sono sempre più visibili non solo in mare ma nel territorio siciliano. La scelta di aprire 5 hot  spot (Lampedusa, Pozzallo, Porto Empedocle, Augusta e Trapani) nella nostra isola ed ancor di più le decisioni assunte a Malta a novembre 2015 perseguono l’orrore di dividere i migranti “economici” dai richiedenti asilo politico. Contrattando con i peggiori regimi liberticidi e corrotti in Africa e Medioriente i governi europei vorrebbero rimpatriare intanto 400.000 “irregolari”. Mentre l’UE impone al governo italiano l’ uso della forza per prendere le impronte digitali ai/lle migranti, applicando ottusamente l’odioso regolamento di Dublino.

La Sicilia è stata nel corso degli anni sempre più militarizzata: Sigonella, il Muos, i droni, i depositi di armi, i radar di Lampedusa l’hanno trasformata in un arsenale di guerra a cielo aperto. Allo stesso modo l’apertura dei CIE e del Cara di Mineo l’hanno resa il più grande lager d’Europa, dove donne e uomini migranti, attendono in media 18 mesi l’esame della commissione, subiscono violenze fisiche e psicologiche e in più aumentano le migranti indotte alla prostituzione.

Ci opporremo con tutti i mezzi ad un’ulteriore militarizzazione delle nostre coste e dei nostri mari, non possiamo restare a guardare mentre migliaia di donne, bambini e uomini muoiono nel Mediterraneo come se già non bastassero le uccisioni, le violenze subite dagli uomini e gli abusi sessuali perpetrati nei confronti delle donne in Libia.  La Fortezza Europa, soprattutto nel 2015, ha gettato la maschera: le polizie dei paesi europei dell’est hanno sparso centinaia di km di filo spinato lungo le frontiere ( picchiando chi le violava), quelli dell’Ovest hanno sospeso Schengen ed imposto l’esproprio dei miseri beni dei profughi per “ripagarsi l’eventuale asilo politico.. Lo spettro di una nuova apartheid prende corpo ed addirittura le destre xenofobe fanno le loro fortune elettorali, alimentando l’allarme “invasione” di probabili terroristi dell’Isis. A questa tragica realtà i governi europei sono capaci di rispondere blindando  i  confini  per impedire le partenze: versare 3 miliardi di euro al macellaio turco Erdogan per “accogliere” in nuovi lager i profughi siriani e kurdi è un ennesimo crimine contro l’umanità. Ma l’UE e gli Usa sanno fare di peggio: preparano  un nuovo intervento armato in Libia ed  ancora considerano “terrorista” il PKK, alla guida della resistenza kurda , che finora ha sconfitto i terroristi dell’Isis. Per salvare le vite umane occorrono: corridoi umanitari con il nord Africa ed il Medioriente (nei paesi limitrofi alle zone di guerra), un cambiamento radicale delle politiche sull’immigrazione e l’istituzione di un diritto d’asilo europeo.

L’apertura di una sede della famigerata agenzia Frontex a Catania rappresenta un insulto e una grande vergogna per tutta la popolazione siciliana. Catania è una città aperta all’accoglienza, antirazzista, da sempre ponte tra i popoli. L’agenzia Frontex e l’operazione Triton sono programmi militari dell’Unione Europea volti alla chiusura delle frontiere e al respingimento dei migranti, non hanno nulla a che vedere con l’accoglienza e il salvataggio delle vite di chi per fame, guerra e disperazione è costretto, a causa delle legislazioni liberticide europee, ad attraversare il mediterraneo su barconi insicuri e schiavo di trafficanti di esseri umani. Appaiono terrificanti i festeggiamenti di gran parte del mondo politico di fronte a questa vergognosa presenza e si manifesta per l’ennesima volta l’enorme ipocrisia di chi finge di piangere per le morti in mare e per le stragi di migranti e poi si rende complice di politiche, quali quelle di Frontex, che non fanno altro che alimentare  naufragi ed incoraggiare traffici di esseri umani. Frontex e Triton sono azioni di guerra ai migranti inaccettabili e razziste. L’utilizzo di uno spazio pubblico, come il Monastero di Santa Chiara, per ospitare la sede dell’agenzia militare Frontex ( soprattutto nella nuova versione di “polizia di frontiera europea”) è un insulto all’intera città che vede sempre più ridursi gli spazi sociali destinati a scuole, a servizi sociali, all’aggregazione. E’ vergognoso che  il Sindaco Bianco si permetta di regalare uno degli immobili più importanti della città per il coordinamento di operazioni militari per il respingimento di migranti, inventandosi che si tratti di “accoglienza”.

Catania e la Sicilia non meritano questo affronto, prepariamoci a respingere Frontex!

Frontex non ha diritto ad occupare alcun edificio, né qui né altrove. Chiamiamo alla costruzione di un mobilitazione unitaria euro mediterranea per il primo anniversario del naufragio del 18 aprile (la più grande tragedia nel Mediterraneo dal secondo dopoguerra) , ad una manifestazione nazionale NoFrontex a Catania il 16 aprile ed a un Incontro interetnico di fronte al Cara di Mineo il 17 aprile.

Per il diritto d’asilo europeo ai rifugiati ed alla libera circolazione per tutti i migranti

No al regolamento di Dublino!  No a Frontex !

Apriamo le frontiere! Chiudiamo tutte le galere etniche (Cie, Cara, Hot Spot)!

Nel Mediterraneo mai più naufragi:l’Europa fortezza è causa delle stragi!

 

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“41 Bis Il carcere di cui non si parla”

contro il 41bis

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Educare e punire nella scuola azienda

TUTTO È LECITO, NIENTE È CONCESSO

Educare e punire nella scuola azienda renziana

Sembra normale e ordinario vedere agenti in borghese e in divisa irrompere in un istituto pubblico, prendere a spallate gli studenti, chiamarli per nome e portarli via.

Indecorosa invece la protesta successiva degli alunni, le richieste di spiegazioni alla dirigenza, la voglia di mostrare tutta la loro rabbia.
C’è da distinguere due ruoli ben definiti in seguito agli ultimi accadimenti non solo nel Liceo Virgilio di Roma, ma avvenuti anche in altre città italiane come Modena o Bologna.

Il ruolo dell’educatore e quello di chi reprime e castiga.

La scuola è un luogo di formazione e crescita in cui ci si aspetta di essere al sicuro e avere un clima stimolante che garantisca il confronto. Il compito dell’educatore è di tutelare tutto ciò, salvaguardando la crescita di ciascuno studente, risolvendo le problematiche tramite dialogo e informazione.

Chi arresta non educa, spaventa. Chi proibisce e castiga senza spiegazioni o, alle volte, senza motivo, non fornisce una formazione ma applica una repressione totalitaria.

Allora perché è stato permesso proprio dal dirigente scolastico un blitz all’interno del cortile e l’installazione delle telecamere per controllare gli studenti? In nome della legalità, della sicurezza, del decoro.
La solita pantomima perbenista con cui si cerca di eliminare tutto ciò che è al di fuori della “pubblica decenza”. In questo caso specifico da eliminare è ciò che non si addice a un liceo altolocato come il Virgilio, che punta ad essere una “scuola d’eccellenza” secondo tre criteri base: ordine, disciplina e merito.
La figura del dirigente scolastico non ha più l’obbiettivo di creare quell’ambiente stimolante citato sopra, ma di sviluppare un modello di scuola basato sulla logica del mercato, in cui si cammina in fila, in cui niente è lecito ma, da parte della dirigenza, tutto è concesso, pur di stabilire il tanto agognato ordine.

Si cerca di dividere e disciplinare, andando a ledere qualsiasi forma di aggregazione, con ogni mezzo necessario. Lo spaccio non può e non deve esistere in tale realtà e non è un problema da risolvere ma un’indecenza da reprimere e annullare.

Vediamo come gli stessi strumenti politici utilizzati nelle città vengono riproposti in piccolo negli ambienti scolastici. Roma è governata da un prefetto sceriffo e un commissario sindaco che hanno il pugno di ferro su ogni tipo di lotta sociale, una politica puntata al pacificare i territori e “normalizzare” ciò che non è considerato normale, sempre secondo la pubblica decenza.

Si ricorre così alla militarizzazione della città, agli sfratti e agli sgomberi.
All’interno del Liceo Virgilio la dirigente scolastica colpevolizza e prende di mira l’unica organizzazione politica esistente in quell’ambiente (il collettivo), nega la possibilità di avere un luogo dove ritrovarsi(privazione dell’aula autogestita), impedisce la possibilità di riunirsi (scuola chiusa il pomeriggio) e minaccia l’intervento delle forze dell’ordine in ogni occasione di movimento o agitazione.

Il punto non è quindi lo spaccio all’interno degli istituti ma capire cosa e come sta cambiando la scuola come l’abbiamo sempre conosciuta.

L’ordine, la disciplina e il merito.
La scuola si evolve insieme al mondo del mercato, ora come ora l’investimento che si sta facendo su di essa a livello europeo è l’istruzione all’imprenditorialità, per cui l’obbiettivo della scuola è il profitto.

La valutazione è l’esempio lampante dell’aziendalizzazione progressiva degli spazi scolastici, questa infatti favorisce la concorrenza, la frammentazione e l’individualismo per cui se non sei in grado di fare una qualsiasi cosa e vieni valutato male, la colpa non è del sistema scolastico, non in grado di giudicare in base alle diverse capacità degli studenti, ma è solo e soltanto tua perché ti sei “meritato” ciò che ti spettava. Tutto ciò va inoltre a rimarcare le differenze socio economiche: chi ne ha la possibilità può prendere ripetizioni, comprarsi la nuova edizione del libro di testo o avere il tablet, chi non ne ha le facoltà non viene agevolato ma viene valutato allo stesso modo anche non avendo gli stessi mezzi. La valutazione meritocratica sviluppatasi negli ultimi decenni infatti non crea una differenziazione tra le competenze ma tende all’omologazione di ogni studente. Ad esempio se l’obbiettivo di due ragazzi di altezze diverse è di guardare oltre un muro, non possiamo pretendere che gli vengano date due scale di altezza uguale, che entrambi vedano allo stesso modo e vengano giudicati in base a ciò che vedono perché, ovviamente, il ragazzo più basso avrà una visione parziale.
In questo panorama non tutti possono essere competenti e meritevoli, così da alimentare la competizione e di conseguenza anche le dinamiche aziendali.
In questo panorama si attua un piano di depoliticizzazione progressiva per cui ogni spazio di confronto viene negato e la scuola non è più vivibile dagli alunni, ormai utenti di un ufficio qualsiasi.

Tutto ciò è stato messo in atto, su scala più ampia, dai test INVALSI che da anni valutano diversi istituti con diverse disponibilità economiche e didattiche allo stesso modo, premiando le più “meritevoli”. Anche qui si va a creare una dinamica per cui si costituiscono scuole di serie A, che vengono sempre più premiate e hanno sempre più possibilità, e scuole di serie B, abbandonate a loro stesse perché non possiedono gli stessi mezzi.
La soluzione è ricostruire dal basso quegli spazi che ci sono stati tolti col tempo, riprenderci la facoltà di creare dissenso e aggregazione dentro le scuole tramite i collettivi. Essere in grado di comunicare con una componente scolastica non politicizzata per ricominciare da ora verso una mobilitazione forte che vada a scardinare le logiche di un sistema scolastico basato sul profitto e sul mercato.

Una studentessa

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Janis Joplin-Summertime

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1 Aprile/ La Coordinamenta a Milano

La Coordinamenta alla Libreria Calusca

https://www.facebook.com/events/1299606396722988/

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venerdì 1 aprile 2016, ore 21
Calusca City Lights
via Conchetta 18 – Milano
presenta il libro

“I ruoli, le donne, la lotta armata / Questioni di genere
nella sinistra di classe”
a cura della Coordinamenta femminista e lesbica
[ottobre 2015]

Come femministe materialiste siamo consapevoli che tutte/i noi siamo un risultato sociale: il maschile e il femminile sono costruzioni strutturate sulle esigenze del modello socio-economico, in questo momento storico, capitalista neoliberista.
Tutto quello che noi siamo è una costruzione sociale, perfino il nostro essere fisico.
I ruoli sono parte fondante di questo modello e sono strutturati sulla gerarchia e sul comando e tanto più questo vale per i ruoli sessuati.
Insieme alle compagne che hanno attraversato l’esperienza della lotta armata e con cui ci siamo incontrate il 14 dicembre 2013 e il 13 aprile 2014 abbiamo cercato di capire se in un momento così particolare e di rottura della normalità come quello della clandestinità i ruoli sessuati si sono scomposti e/o ricomposti, se sono saltati e, una volta che le protagoniste sono state rigettate appunto nella cosiddetta “normalità”, che cosa è successo, che cosa è rimasto, come hanno vissuto tutto ciò…
Questi due incontri sono stati sorprendenti e ne sono scaturiti risultati che vanno ben oltre l’ambito femminista, riguardando la lotta politica e il movimento tutto, a conferma che l’analisi intrecciata di genere e di classe è uno strumento preziosissimo di comprensione dei meccanismi che informano la società. Tali risultati riguardano la necessità di spezzare la “normalità dell’esistente”, di ricostruire immaginari fuori da una società che viene presentata come l’unica possibile, di creare crepe… fessure… squarci… attraverso il sabotaggio delle sbarre visibili e invisibili che patriarcato e neoliberismo ci hanno costruito addosso, di praticare forme di lotta diverse dai rituali in cui il potere ci trascina e dai controrituali ch’esso stesso ci permette facendoci credere di stare lottando.
L’egemonia culturale del sistema si esprime anche in questo, nel coinvolgerci in lotte che non ci interessano, che non ci appartengono e cheb sono spesso contro di noi, nel dettare tempi, ritmi, scadenze e appuntamenti e farci credere che siano nostri…
La legalità patriarcale e neoliberista è violenza, la misura della nostra forza è la capacità di pensare e praticare un modo diverso di lottare e di vivere.

Le coordinamente

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In ricordo di Annamaria Ludmann

Annamaria Ludmann – Genova 28 marzo 1980

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Nicoletta Salvi -La Fica

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Nina Simone-Ain’t Got No. I Got Life

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Joan Baez

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Podcast della Trasmissione del 23/3/2016

” I Nomi delle Cose” /Puntata del 23/3/2016

”Quando la polizia entra nella scuola è dittatura ” e “Cose Nostre”

“Collegamento con una studentessa del Liceo Virgilio/ 24 Marzo/ COSE NOSTRE”

Qui la trasmissione  clicca qui

in collegamento con la Consultoria Autogestita di Milano/ Un ciclo di incontri sul ciclo/Un ciclo di incontri sulla vagina/ Mercoledì 23 marzo Secondo incontro su ” Vagina amica mia”

Qui il collegamento integrale con la Consultoria Autogestita

clicca qui

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sabato 26 marzo

sabato 26 marzo

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