“A proposito di…”
[…] La socialdemocrazia non va
a caccia di farfalle.
Il nemico marcia in testa a te
ma anche alle tue spalle.
Il nemico marcia con i piedi
nelle tue stesse scarpe.
Quindi anche se le tracce non le vedi
è sempre dalla tua parte[…]
Claudio Lolli-La socialdemocrazia- da “Disoccupate le strade dai sogni”
Gli appelli all’unità antifascista e antirazzista che si sono moltiplicati recentemente dopo la formazione del nuovo governo concentrano la loro attenzione su aspetti emotivi, specifici e circoscritti omettendo che la mentalità e la visione del mondo di stampo nazifascista è veicolata proprio dal neoliberismo che in Italia trova il suo referente nel PD che si è proposto e lavora per naturalizzare qui da noi la società neoliberista improntata per quanto si proclami “moderna”, a valori feudali, ottocenteschi e nazisti.
Definire la società impostata e voluta dal Pd in questi anni come fascista, definire il PD come fascista non è un insulto banalmente usato nelle situazioni più disparate, e dallo stesso PD tra l’altro, quando si vuole tacitare un avversario politico, ma risponde all’analisi di quello che il Pd ha messo in atto, di come ha trasformato il sociale, di come ha costruito un comune sentire improntato a valori corrispondenti ai principi dell’ideologia fascista. Naturalizzare un pensiero fondato sull’individualismo più sfrenato e sulla meritocrazia per cui non esistono problemi sociali ma solo colpe personali e, allo stesso tempo, sulla soggezione autoritaria ad uno Stato che attraverso il politicamente corretto si è configurato sempre più come stato etico, infantilizzare la popolazione con la divinizzazione della legalità, con il culto della delega, con la santificazione dell’Impero del Bene, indurre nelle menti della cittadinanza un bisogno securitario per poter dilagare con un controllo serrato e capillare che ha moltiplicato a dismisura le varie polizie e ha fatto dei servizi sociali delle vere e proprie strutture poliziesche, propagandare l’occidente come portatore di democrazia e di civiltà significa instillare nella cittadinanza tutta un profondo razzismo sia sul fronte esterno nei confronti delle popolazioni del terzo mondo e quindi dei migranti e delle migranti, sia sul fronte interno nei confronti dei poveri e degli emarginati. Lo Stato ha assunto connotati di padre padrone paternalista e allo stesso tempo severo e inflessibile a cui tutti/e si dovrebbero rivolgere consapevoli della propria pochezza e inettitudine, dimentichi delle oppressioni di classe e contenti della propria collocazione sociale. Per portare a termine tutto ciò la socialdemocrazia ha usato strumenti e lessico della sinistra addossando quindi nel comune sentire alla sinistra stessa la responsabilità del suo operato. Ha costruito così un’egemonia culturale profondamente reazionaria e razzista, dove dio, patria e famiglia ritornano prepotentemente se pur rivisitati e corretti. Dio non è più quello cattolico che ormai non serve a granché per il controllo della popolazione, ma si incarna nel mercato che decide il Bene per tutti, dove la patria assume connotati di coesione attorno all’idea della tutela dagli attacchi esterni terroristici ed economici e attorno al principio dell’esportazione della democrazia con le guerre “umanitarie”, dove la famiglia non è più e necessariamente quella eterosessuale, le varianti sono previste ed accettate a garanzia della “modernità” del nuovo pensiero, ma rimane immutato e granitico il senso del nucleo familiare come catena di trasmissione del pensiero dominante. Chiaramente se questo non dovesse succedere ci penserebbero i servizi sociali a far rientrare ogni tentativo di allontanarsi dalla strada tracciata. La memoria di Ravensbruck è stata volutamente travisata, ma il fantasma di Ravensbruck aleggia nella nostra società. Continua a leggere















