La Sindrome di Stoccolma a pagamento

LA SINDROME DI STOCCOLMA A PAGAMENTO

Di Noemi Fuscà

Che cos’è l’ecopass di cui si sta parlando in questi giorni? Si tratta in sostanza di mettere un pedaggio per entrare con le automobili o le due ruote all’interno del centro di Roma, la zona coincide con l’anello ferroviario.
Si tratta di una città divisa in classi, il centro accessibile solo per alcuni, nonostante ci convincano che chiunque possa entrare al centro ma pagando il famoso fiorino. Meno male che poi ci sembra il medioevo se Trump rimette i dazi; questa manovra invece rimpingua le casse comunali ma a discapito della nostra mobilità di cui non importa più molto a nessuno nemmeno a noi; senza considerare l’ennesimo sfruttamento di chi lavora nel centro della città costretto, da un breve calcolo economico, ad abbandonare la possibilità di muoversi con il mezzo privato che non fa bene all’ambiente e quindi è giusto che si paghi, e non ci illudiamo che se fosse una spesa a carico del datore di lavoro, allora tutto andrebbe bene, smettiamola di introiettare senza alcuna critica politica le tasse e gli svenamenti che ci impongono, non tutte le cose sono giuste solo perché è assodato che sia così, ricominciamo a mettere in discussione tutto quello che è borghese e neoliberista. Una volta nessuno avrebbe giudicato male qualcuno che non paga il biglietto dell’autobus ora siete spesso delatori, tali e quali a quelli che mandavano a morire la gente durante la guerra. E poi l’ecologia non è buona a prescindere, non ci sono gesti da fare per essere un bravo cittadino senza che il nostro gesto sia un gesto fortemente politico, non si può essere crocifissi a causa della differenziata quando non siamo nemmeno in grado di chiedere che le multinazionali smettano di sfruttare il nostro territorio portando morte, la nostra colpa al massimo è aver sbagliato sacchetto.

Da quando Roma è diventata capitale, è diventata una città in mano agli speculatori edilizi e non, tant’è che il grande primo scandalo con le banche romane risale proprio a quel periodo, la città prese forme differenti grazie all’ufficializzazione dell’urbanistica come strumento di ristrutturazione urbana che però aveva l’unico scopo di rendere Roma più rappresentativa e non certo comoda per chi la viveva.
Mussolini con l’urbanistica “imperiale”, decide di eliminare brutture ed esaltare la romanità della città, ma il suo obiettivo è quello di gestire la demografia del paese.L’ urbanizzazione ha portato molti a trasferirsi nelle città, ma secondo il duce questo causava infertilità, perché nelle metropoli si facevano pochi figli. Sventrò la città per scopi politici, perché l’architettura è politica non arredamento da esterni.
Negli anni del dopoguerra, si continua con l’abbattimento dei borghetti, nonostante durante il fascismo l’opposizione avesse osteggiato lo sventramento delle borgate, siamo solite non imparare dai nostri errori perché tendenzialmente non affrontiamo i problemi in un’ottica politica ma seguiamo le direttive del capitalismo tout court. Le istituzioni cittadine hanno sempre deciso che il centro sia solo di alcuni, in nome del degrado e della migliore qualità della vita per chi viveva nella miseria, senza mai considerare se chi viveva lì, avesse avuto voglia di cambiare quartiere. Quello che ti viene donato dall’alto va preso un po’ come fosse il Signore a dartelo.
Alcuni si devono sempre arrangiare ed accettare i compromessi in nome di un bene comune, che comune proprio non è.

Oggi i politici che si fanno i selfie in autobus o bicicletta, fanno ridere i polli, è becera pubblicità elettorale, è il mondo social, è il discorso per cui muoversi in bicicletta è la soluzione e quindi non importa null’altro. Che ci vuole ad andare in bici? Ed ecco i nazi biciclettari, che risolvono i problemi di mobilità per conto del padrone.
Roma non è una città facile per muoversi, è grande, mal collegata e questo in fondo è il frutto delle politiche urbanistiche di due secoli, che prima hanno lasciato via libera all’abusivismo e poi quando hanno tratto più vantaggio dal mettere tutto in ordine non si sono mai curati della qualità di vita delle persone, perché se convinci tutti e tutte a scendere a compromessi sempre più bassi, convincerai tutti che erano necessari e che non si poteva fare nient’altro che escluderti dal centro per salvare un monumento che potrebbe sporcarsi di smog. E per favore non esaltiamo la mobilità nordica, io non voglio essere funzionale al profitto, perché questo è l’unico motivo per cui al nord tutto funziona, la socialdemocrazia ha messo al primo posto il neoliberismo e tutto è venuto da sé, qui forse ancora un barlume di caos rimane e andrebbe sfruttato per riprenderci davvero il territorio.
Chi davvero è costretto ogni giorno ad usare i mezzi pubblici bestemmia in tutte le lingue e maledice ogni secondo di vita che perde aspettando il bus o muovendosi su di esso in mezzo al traffico. È come la storia dei parcheggi, secondo il comune sentire vanno pagati, punto, non importa se poi qualcuna non si può permettere di pagare, è giusto così e nessuna si domanda se si potrebbe farne a meno, è solo un piccolo sacrificio, noi dobbiamo partecipare a pagare le spese della nostra città, altri la città la sfruttano. Alla fine che cosa sono un paio di euro.
La ZTL, che impedisce a chi usa la macchina o il motorino di poter circolare al centro senza permesso, permesso che si ha con la residenza e che ha dei prezzi a mio avviso allucinanti, trasforma la nostra città in una stratificazione di classi, consideriamo anche che già il parcheggio in queste suddette zone costa ben 0,20 cent in più che nel resto della città. Degli input già c’erano, così per dire a volte dovremmo rivedere le nostre priorità. Si fa tutto in nome dell’ecologia, o così vogliono che pensiamo, ma chi inquina seriamente continua a farlo e in più nessuno ha pensato a migliorare il servizio pubblico, anzi peggio si parla di privatizzarlo perché gli autobus sono vecchi e senza revisioni, vanno in giro e prendono pure fuoco, un cane che si morde la coda non certo la soluzione pratica ad un problema pratico.
Ma allora come ci spostiamo? Non frega nulla a nessuno, tranquille.
La maggior parte dei negozi al centro sono grandi catene a cui non interessa molto dei propri lavoratori precari, alcuni uffici per risparmiare spesso vengono allontanati dal centro; gli unici di cui interessi veramente qualcosa sono i turisti, la vetrina è tenuta pulita per loro e quello disegnato nella mappa come confine del centro è il loro recinto dove possono pascolare come fossero a Legoland.
Il problema sono alcuni compagni che non si rendono conto di ciò, che pensano come i neoliberisti del PD che questi siano problemi secondari, che al centro ci siano solo “quelli con i soldi”, nota categoria marxista, che invece di prendere al balzo le opportunità e sfidare il potere, dividono i meritevoli dai non meritevoli; come la storia dell’abolizione delle cartelle Equitalia sotto ai 100.000 euro che faceva schifo solo perché ancora si ragiona ricchi e poveri, e non sfruttati e sfruttatori.
Ci indigniamo per le frontiere, i confini e poi se chiudono il centro della città non ci si accorge di nulla. Come se non fosse grave.
Film futuristici hanno spesso parlato di città accessibili solo ad alcuni, a quartieri ghetto e a super zone di lusso accessibili solo se ne fai parte o dopo un lauto pagamento, per l’appunto. In America già esistono megalopoli che sono divise in classi; la borghesia ci fa la lotta di classe e noi la subiamo zitte e mute, solo perché ci siamo adeguate al pensiero degli sfruttatori, a ciò che ci hanno sussurrato all’orecchio fino a farci odiare tra di noi. Il problema ora sarebbero quelle che non pagano le multe, i parcheggi, l’affitto o le bollette, solo perché la maggior parte crede che se tutti facessero il loro dovere tutto filerebbe liscio.
Le femministe questo gioco lo conoscono, il lavoro di cura, il doppio lavoro, il servilismo; ora però sembra che tutte viviamo con la Sindrome di Stoccolma.
Ribellarci all’imposizione di una città vetrina è una battaglia che dovremmo combattere invece di fare solo vertenze, importanti ma limitate al qui; non dovremmo lasciare che ci tolgano lo spazio e il tempo di vita solo perché possiamo vivere pure in piccoli spazi, smettiamo di essere vittime, di cercare le soluzioni per i responsabili di questa oppressione, invece di usare il nostro tempo per distruggerli.
E per concludere vorrei sia chiaro che non si tratta di una delibera “grillina” in quanto loro sono incapaci, fascisti e legalitari ma di un progetto è risalente al governo Pd della città, in più il progetto lo stiamo rubando a Milano, dove lo aveva voluto Letizia Moratti; così per ricordarci quali siano i veri nemici da combattere, invece di fare anche qui il gioco del potere. Stiamo attenti a veri nemici.

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