Domenica 1 novembre/ Con Natascia in sciopero della fame!

Leggi qui   manifesto natascia sciopero

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Zardins Magnetics di giovedì 29 ottobre 2020

Questa sera ascolta Zardins Magnetics su Radio Onde Furlane, alle ore 20. 

Gli argomenti:

la connivenza tra questura e neofascisti a Trieste, un compagno ci parla di ciò che è successo sabato scorso in piazza; la presentazione del bollettino Olga ora di liberarsi dalle galere; le lettere dal carcere di compagne e compagni anarchiche; un contributo sulle donne di repressione: lottare contro il patriarcato non basta, bisogna combattere anche le patriarche

FM 90.0 MHz – streaming https://radioondefurlane.eu/ – podcast https://soundcloud.com/radiaz10n3

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Oggi a Ponte Garibaldi

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Carovana Bialysturbo in partenza!

https://bialystok.noblogs.org/

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Carovana Bialysturbo!

diffondiamo, diffondiamo!

Ilrovescio.info

CAROVANA BIALYSTURBO

Carovana Bialysturbo : il blog : https://bialystok.noblogs.org/

Carovana Bialysturbo

Complici con i/le prigionierx anarchicx

Solidali con chi si rivolta dentro

Ormai non si contano più le operazioni repressive che colpiscono compagn* negli ultimi anni. Però ce le ricordiamo tutte. L’ultima in data 12 giugno denominata Bialystok si è addirittura spinta oltre le frontiere italiane, arrivando in altri paesi per arrestarl*.

Lungi da noi l’idea di abituarci/rendere banali gli arresti legati a tutte queste inchieste per terrorismo. Anzi ci dipingono come viaggiatori anarchiche del conflitto. Ebbene si, non entreremo mai nei canoni del trittico produci-consuma-crepa, al quale aggiungere «stai zitt* e rimani dove sei a debita distanza dalle altre persone». Non vogliamo riconoscere e legittimare le frontiere cosi come l autorità, ci muoviamo e ci muoveremo, per fare esperienze per dare solidarietà per occupare ancora e ancora nei pezzi di mondo da sovvertire e da liberare, partendo da noi stess*.

Non ci lasceremo soffocare e con la nostra energica presa bene vogliamo prendere la strada insieme in un progetto un po frizzantino creando una carovana con i nostri mezzi, strumenti, autoproduzioni e saperi senza chiedere il permesso a nessuno.

L’asticella della repressione si è alzata non tanto per le inchieste che ci sono sempre state ma per il fatto che qualsiasi cosa fai è un elemento a carico del accusa. E se fare un saluto, un presidio o andare in giro a incontrare gente che resiste e lotta per la libertà sta diventando terrorismo allora continueremo a farlo sempre di più consapevoli che non ci aspettiamo niente dallo stato che vogliamo abbattere, niente di meno.

Questa carovana sarà/diventerà ciò che vogliamo che sia. L’idea è quella di partire dal centro italia verso sud rivendicandoci la solidarietà a tutt* le i compa incarcerat*. Vogliamo occupare strade, piazze, prati sotto le mura delle carceri, andare a incontrare compa che ci possano ospitare nei posti, creando momenti di scambio confronti iniziative per autofinanziare la carovana stessa e magari tirare su qualche spiccio per rifornire le casse antirepressione.

Portiamo nella nostra stiva ciò che vogliamo e facciamo girare la voce per essere pronti a partire prima dell’inverno. Continua a leggere

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I Puntini sulle A/Materiali per il quarto appuntamento

Materiali per il quarto incontro de              <I Puntini sulle A>

“Postvittimismo e autodifesa”

A proposito dell’argomento dell’incontro, Nicoletta Poidimani ci ha fornito i materiali di riferimento e riflessione.  Eccoli qui e buon incontro a tutte!

Questo è il link del blog di Nicoletta per accedere alla voce Postvittimismo che contiene materiali estremamente interessanti

http://www.nicolettapoidimani.it/?page_id=337

Sei pazza!, ci dicono quando andiamo troppo lontane, quando oltrepassiamo i limiti che imprigionano il nostro quotidiano.
Sei pazza!
Lasciateci la nostra follia, a noi donne, nella trasgressione dei limiti che confinano la nostra vita e soffocano la nostra dignità.
Tu sei pazza – è la reazione maschile a questo affrancamento.
La nostra reazione a questa razionalità mortale del patriarcato ci ritorna come ingiuria, come un lazo che dovrebbe catturare la nostra radicalità. Ma noi non abbiamo altra scelta che essere radicali. È l’unico modo per riprendere in mano la nostra dignità e la nostra vita.
Dorothea Brockmann (da un volantino delle Rote Zora, 31 dicembre 1983)

Poi, qui di seguito, due brevi saggi (download da http://www.nicolettapoidimani.it/?page_id=42):

L’autodifesa femminista in Italia: una pratica autogestionaria

di Nicoletta Poidimani
Questo intervento è frutto della mia esperienza personale e delle tracce di memoria – scritta e orale – che il movimento delle donne degli anni ’70 ha lasciato in Italia. Cercherò di mettere in luce le principali linee genealogiche su cui si sono sviluppate, all’interno del movimento delle donne italiano, tanto l’autogestione quanto l’autodifesa come pratica autogestita.
Non mi soffermerò sulle differenze specifiche che sono intercorse tra il nord, il centro e il sud Italia ; tra le diverse città e, nell’ambito di una stessa città, tra i differenti gruppi ; e, all’interno del medesimo gruppo o di gruppi differenti, tra donne eterosessuali e lesbiche. Ciascuno di questi aspetti richiederebbe, infatti, una trattazione approfondita, e limitarsi a farvi cenno rischierebbe di schematizzare in maniera riduzionista la ricchezza e la complessità di una storia che è ancora, in gran parte, da scrivere.

Continua a leggere qui     L’autodifesa femminista in Italia: una pratica autogestionaria in Association Autogestion (a cura di), Autogestion. L’Encyclopédie Internationale, Syllepse 2015

Rabbia è violenza? Per un approccio post-vittimista al nodo della violenza

di Nicoletta Poidimani

Ragionare sulla violenza non è facile né scontato. Si tratta infatti di una tematica ambigua e scivolosa, sulla quale il prevalere dell’ideologia securitaria ha alimentato un proliferare di discorsi e approcci riduzionisti. In questo clima culturale, non si nomina più il fatto che la violenza sia monopolio dello Stato e dei suoi apparati e, d’altra parte, ogni forma di ribellione antiautoritaria viene bollata con il marchio della violenza.

Come filosofa femminista utilizzerò gli strumenti critici di cui dispongo per problematizzare questa categoria, al di là di facili schematismi.

Continua a leggere qui   Rabbia è violenza? Per un approccio post-vittimista al nodo della violenza in Spacco tutto! Violenza e educazione (a cura di Paolo Mottana), Mimesis 2013

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I Puntini sulle A/Quarto appuntamento/Postvittimismo e autodifesa

Quarto appuntamento de <I Puntini sulle A>                sabato 31 ottobre 2020     

“Postvittimismo e autodifesa” 

con Nicoletta Poidimani        

dalle 15 alle 18 al Cantiere Sociale Versiliese , Via Belluomini 18 a Viareggio, gli incontri sono per sole donne !!!!!!

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Sciopero della fame di Natascia nel carcere di Piacenza.

Oggi 24 ottobre 2020 Natascia Savio, arrestata il 21 maggio dello scorso anno, estradata dalla Francia, all’interno dell’Operazione Prometeo, una delle tante operazioni persecutorie che si susseguono, inizia lo sciopero della fame nel carcere di Piacenza dove è rinchiusa e fa pervenire questa lettera che pubblichiamo con solidarietà e rabbia.

Un anno, due mesi e 24 giorni.

E’ il tempo che è trascorso dal mio arrivo a Piacenza, tempo pieno di
vuoto, tempo speso ad addomesticare tutti i propri sensi, nella
sperimentazione di un’autodisciplina che permetta di trasformare
alchemicamente lo spreco di una vita in esperienza formativa. Non ho mai
cercato il conflitto, nonostante la quotidianità, qui, sia la
riproposizione costante di occasioni di scontro; ove abbia opposto le
mie ragioni a questo sistema di neutralizzazione dell’individuo, ho
cercato di farlo con “educazione”, nel forzato rispetto dei ruoli,
tentando di fare mie, o se non altro mie armi, quelle stesse illogiche
dinamiche che i carcerieri issano a propria bandiera: regole, diritti,
doveri, protocolli. E non lo dico certo per farmene un vanto,
tutt’altro: ma l’esperienza umana, in galera, è talmente distante da un
qualsivoglia buon senso, senso comune, o semplicemente senso qualsiasi,
che bisogna giocare la partita anche sapendo bene che è truccata. E ciò
nonostante è stato inevitabile, con il solo riaffermare e preservare la
mia dignità, il crearsi di un rapporto di manifesta inimicizia con
alcuni graduati e dirigenti di questa prigione, senza stupore e senza
sforzo, per gli stessi ruoli assegnatici dalla natura e i posti a sedere
assegnatici dalla vita e dalle scelte personali. E dunque la solerzia di
alcune guardie particolarmente comprese nel proprio ruolo, calorosamente
spalleggiate dalla comandante dell’istituto, ha fatto sì che i contenuti
della mia corrispondenza privata, anche scaduto il primo provvedimento
di censura nel dicembre 2019, privati non fossero mai, in barba a ciò
che dice il codice penale.

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Napoli in rivolta contro restrizioni e coprifuoco

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Milano/tre incontri sulla città che cambia forma

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Milano. Tre incontri sulla città che cambia forma

-Venerdì 23 Ottobre, h 20.30          SMART CITIES, DUMB PEOPLE

-Domenica 15 Novembre, h 16.30  BIG DATA IS WATCHING YOU

-Domenica 29 Novembre, h 16.30  5G MON AMOUR

Secret location. Stay tuned!

Mentre ai piani alti i politici, manovrati da imprenditori e industriali, giocano con la nostra sorte e, senza logica o coerenza, sfornano giorno dopo giorno nuove restrizioni e misure anticovid, noi ci troviamo alle porte di un altro possibile lockdown, stretti tra la paura della malattia, la minaccia della crisi economica e l’ansia di essere nuovamente confinati in casa, soli e completamente immersi nella frustrazione di una vita virtuale.

Il mondo intorno a noi sta cambiando in fretta. Il Covid 19 ha segnato un’accelerazione di tutti i processi politici, economici, tecnologici, culturali e sociali già in atto ed è per questo che, proprio ora, nonostante tutte le difficoltà e i rischi, è necessario incontrarsi ed aprire spazi di discussione per capire cosa sta cambiando e quali sono i progetti per le nostre vite.

Milano è terreno di sperimentazioni, tre incontri sulla città che cambia forma.

Mentre ai piani alti i politici, manovrati da imprenditori e industriali, giocano con la nostra sorte e, senza logica o coerenza, sfornano giorno dopo giorno nuove restrizioni e misure anticovid, noi ci troviamo alle porte di un altro possibile lockdown, stretti tra la paura della malattia, la minaccia della crisi economica e l’ansia di essere nuovamente confinati in casa, soli e completamente immersi nella frustrazione di una vita virtuale.

Il mondo intorno a noi sta cambiando in fretta. Il Covid 19 ha segnato un’accelerazione di tutti i processi politici, economici, tecnologici, culturali e sociali già in atto ed è per questo che, proprio ora, nonostante tutte le difficoltà e i rischi, è necessario incontrarsi ed aprire spazi di discussione per capire cosa sta cambiando e quali sono i progetti per le nostre vite.

Milano è terreno di sperimentazioni, tre incontri sulla città che cambia forma. Continua a leggere

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Trento 23 ottobre 2020/ Memoria del presente

Questo incontro a Trento previsto per domani è stato annullato. Lo riportiamo ugualmente perché riteniamo la chiamata molto interessante e importante. Questa è la strada che dovremmo percorrere <per capire in che direzione ci stanno trascinando e come opporsi.>

https://ilrovescio.info/2020/10/20/trento-memoria-del-presente-i-rovesci-materiali-del-mondo-digitale-estrattivismo-ristrutturazione-del-lavoro-e-societa-della-sorveglianza/

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A via Corelli il 25 ottobre!

da Punto di Rottura 

DOMENICA 25/10 PRESIDIO AL CPR DI VIA CORELLI 

È incredibile, ma in un momento come quello che stiamo vivendo, tra paure e impoverimento generalizzato, chi governa la città non trova niente di meglio che aprire una nuova prigione.
Gente che, partendo da paesi in cui l’ansia di profitto dei predatori ha rubato terre e risorse offrendo in cambio guerre, quando riesce ad arrivare in questo paese, senza perdere la vita in mare o alle frontiere, cosa trova? Barriere, barriere mai riservate a chi viene dalla parte “giusta” della terra. Barriere che lo obbligano a controlli fisici, psicologici, burocratici, incolonnato come bestiame, selezionato, diviso dai suoi affetti, infilato in strutture dentro le quali dovrà chiedere, chiedere tutto. Con garbo e obbedienza, perché è indesiderato. E poi il girone infernale delle carte da fornire per avere il permesso di restare, per ottenere il privilegio di restare. E la minaccia è nel rifiuto delle richieste, nel vuoto totale che gli si aprirà davanti se qui non lo si accetta. Un rifiuto diventa, lui o lei stessa, da ricacciare indietro e, intanto, rinchiudere in un CPR.
Centro per il Rimpatrio, prigione, lager perché, come per quelli di orribile memoria, si tratta di detenzione amministrativa. Rinchiusi, e nemmeno come punizione per un reato commesso o presunto, ma perché si è privi di un documento. Un documento che è chiaramente un pretesto essendo, per chi è stato reso clandestino, difficilissimo da ottenere. Dentro quelle mura resterà mesi, trattato da quel rifiuto che qui è diventato, in attesa del rimpatrio. Le condizioni all’interno di questi centri sono ormai conosciute, ampiamente. Ammassati insieme a sconosciuti provenienti da luoghi e culture diverse, a volte incompatibili, con assistenza sanitaria che definire inadeguata è un eufemismo, imbottiti di psicofarmaci per mantenere l’ordine interno, alimentati con cibo insufficiente e avariato, senza assistenza legale. Giornate passate nella passività più totale, nell’attesa di essere ricacciati da dove si è fuggiti per pericolo, per fame o anche solo per desiderio. Vite rubate.
E fuori? Chi vede e sa dell’esistenza di questi nuovi lager, cosa pensa? Che sia giusto rinchiudere gli immigrati? Che siano loro la causa delle difficoltà a trovare un lavoro, a pagare un affitto, a sopravvivere in questo sistema in cui al massimo si galleggia con la testa fuori dalla melma?
Quando si guarda indietro alla storia del novecento, si dice che quegli orrori, quelle persecuzioni non devono accadere mai più. Ma eccoli qui di nuovo. Quelli di oggi non sembrano gli stessi, non li si vuole riconoscere. Invece si tratta della stessa storia, quella in cui si individua un nemico con il quale prendersela, di solito un miserabile più miserabile di noi che viene additato come responsabile delle nostre miserie quotidiane. È una trappola concepita, da tempi immemorabili, da chi governa il mondo per mantenere i miserabili divisi tra loro, per mantenersi in groppa al potere facendo massacrare tra loro i sudditi, che mai devono individuare il vero nemico, mai devono unirsi per aggredirlo, finalmente.

Il 25 ottobre saremo lì, davanti quelle mura che tornano a “ospitare” un centro di reclusione per immigrati senza permesso di soggiorno. Per dire che questo abominio non è ammissibile, che chiunque dovrebbe potersi muovere liberamente, da qualunque parte della terra provenga, senza dover soggiacere a trattamenti così disumani, che il razzismo è una creazione della propaganda dei potenti che fa leva su bassi istinti rancorosi, ma che serve solo a loro per mantenersi saldi nella posizione di comando. Insomma saremo lì per vedere se potrà mai essere possibile trovare la forza, la determinazione, la strada per lottare contro gli orrori odierni.

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In ricordo degli algerini e algerine trucidati in Francia.

Il 17 ottobre del 1961 a Parigi

In ricordo degli algerini e delle algerine trucidati in Francia il 17 ottobre 1961 riportiamo uno stralcio di un articolo che abbiamo pubblicato nel 2015 

Perchè a Parigi?

[…] il più grande eccidio civile in Francia nel dopoguerra non è stato quello del 14 novembre di quest’anno [2015 n.d.r.] ma quello del 17 ottobre del 1961, quando una manifestazione di algerini francesi che chiedevano indipendenza per il proprio paese fu repressa nel sangue. Manifestazione indipendentista che aveva assunto anche un aspetto sociale: gli invisibili abitanti delle periferie più squallide, che producevano alla Renault e nelle altre fabbriche della Parigi operaia, invasero il centro della “ville lumière”, vetrina del benessere e della “grandeur” francesi. La manifestazione era assolutamente pacifica, la chiamata era contro l’imposizione del coprifuoco alla popolazione algerina e diceva testualmente “ non saranno tollerate armi – “neanche una spina” – né comportamenti violenti” e parteciparono in trentamila comprese famiglie, donne e bambini. Ancora oggi non si sa esattamente quanti siano stati i morti, non è stato neanche mai possibile definirne la cifra, approssimativamente fra i duecento e i trecento. Per settimane la Senna riportò a galla decine di cadaveri. La polizia di allora disse che i morti erano stati tre e che si era dovuta difendere da manifestanti armati. Da quel tragico giorno si sono succeduti numerosi governi, nessuno ha voluto e saputo raccontare quegli avvenimenti, neanche i vari personaggi istituzionali che si sono avvicendati nella magistratura e nella polizia. Nessuno è stato chiamato a risponderne. Nessuno ha pagato. E’ calato un silenzio tombale che ha ucciso per la seconda volta donne, bambini, anziani e uomini. A proposito di questi ultimi molti dei cadaveri recuperati erano evirati, a conferma dell’efferatezza di quelle uccisioni e a smentita di una presunta superiorità della civiltà bianca. A questo silenzio si sono accodati accademici e storici, quell’episodio non viene citato in nessun libro di storia, come allora non fu riportato da nessun giornale tranne che dall’Humanité e dalle riviste Temps Modernes e Testimonianza Cristiana, e fu denunciato solo da pochi coraggiosi intellettuali come Jean Paul Sartre, Jean Luc Einaudi e dallo storico Pierre Vidal-Naquet. Da questo punto di vista non è cambiato niente.[…]

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In ricordo di Gudrun Ensslin

18 ottobre 1977

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Campagna d’autunno/Adesivo

Questo è l’adesivo/Il tempo è adesso!

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