Nei meandri del dispositivo correttivo minorile

Un’interessante trasmissione su radiocane.info

<Nei meandri del dispositivo correttivo minorile>

Da anni ormai, nella aule scolastiche di ogni genere e grado, l’educazione alla legalità rappresenta di fatto una materia trasversale vòlta a inculcare le basi ideologiche della cittadinanza e dell’obbedienza, secondo cui «la legge è sempre buona» e «se si vogliono cambiare le cose, bisogna cambiare la legge» – beninteso: «secondo le modalità previste dalla legge stessa». Stante la delicatezza della materia da plasmare, il trattamento riservato ai “minori” che decidono determinare in piena autonomia i propri valori e, soprattutto, le proprie modalità di intervento sul reale prevede una gamma surreale di interventi di reinserimento spesso ancor più subdoli e violenti della schietta azione repressiva.

In questo contributo, a partire da una fantomatica maxi-inchiesta relativa a fatti risalenti all’autunno del 2017, seguiamo una giovane compagna in un viaggio nei labirinti del dispositivo correttivo minorile dove l’occhiuta sorveglianza di giudici-psicologi e assistenti sociali valuta non già le condotte specifiche degli imputati (i supposti reati), bensì il grado di raddrizzamento della persona e dei suoi tratti socialmente pericolosi.

ASCOLTA QUI

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I Puntini sulle A/Terzo appuntamento/Autogestione della salute

Terzo appuntamento de <I Puntini sulle A>                sabato 17 ottobre 2020     

“AUTOGESTIONE DELLA SALUTE” 

con la Consultoria Autogestita e USI-Sanità (Milano)         

dalle 15 alle 18 al Cantiere Sociale Versiliese , Via Belluomini 18 a Viareggio, gli incontri sono per sole donne !!!!!!

Qui l’ABSTRACT e il PRIMO PROGRAMMA

Qui IL NUOVO PROGRAMMA

Qui l’intervista a Nicoletta Poidimani e a Antonietta

MATERIALI

A proposito dell’argomento dell’incontro, la Consultoria Autogestita ha fornito  materiali di riflessione. Abbiamo inserito anche dei materiali dal nostro archivio e, inoltre, abbiamo anche aggiunto dei materiali sullo specifico argomento della salute che abbiamo scelto tra quelli che ci siamo scambiate nel periodo di confinamento per il Covid-19  in un indirizzario di sole donne, compagne, femministe per riflettere su quello che stava succedendo e gestire la nostra salute e la nostra vita in autonomia e autodeterminazione.

-CONSULTORIA AUTOGESTITA  https://consultoriautogestita.wordpress.com/

-OGO – Obiettiamo gli obiettori   https://ogo.noblogs.org/

-Intervista a una compagna della consultoria a Radio Cane
https://radiocane.info/consultorio-autogestito-a-milano/novembre 2019

LIBRI

-The Boston Women’s Health Book Collective, Noi e il nostro corpo. Scritto dalle donne per le donne, Feltrinelli 1982 (ed. ampliata)

-Rina Nissim, Gin-ecologia, Red Edizioni, 2006 (ultima ed.)

-Liv Strömquist , Il frutto della conoscenza, Fandango 2017 (a fumetti)

-Barbara Ehrenreich, Le streghe siamo noi/Il ruolo della medicina nella repressione della donna, La Salamandra, Milano,1977[1975] qui l’introduzione

-J.Rothscild (a cura di), Donne tecnologia scienza, Rosemberg & Sellier, 1986

OPUSCOLI

2. TOPO SEVESO  Atti_TOPO

3. HPV hpvstampa

noi ne aggiungiamo altri che possono essere utili tra cui un ciclo di incontri dal titolo “Cose Nostre” che proprio la Consultoria ha fatto nel 2015/2016 e che ci è piaciuto moltissimo:

-Un ciclo di incontri sul ciclo/il primo ciclo di “Cose Nostre”

-Laboratorio di creatività vaginale/il secondo ciclo di “Cose nostre” 

-Uteroghiamoci/il terzo ciclo di “Cose Nostre”1

  Uteroghiamoci 2

Qui il collegamento integrale con la Consultoria Autogestita su “Cose Nostre” del 23/3/2016 all’interno de <I Nomi delle Cose>il nostro spazio di riflessione.

clicca qui

Inoltre aggiungiamo dei materiali sull’autogestione femminista della salute e del corpo dei consultori autogestiti dell’AED Femminismo di Roma e di Bergamo negli anni ’70. (Il consultorio autogestito di Bergamo è ancora attivo)

 “Manuale Femminista/Sessualità, contraccezione, salute…/AED Femminsmo, Savelli, ottobre 1977

-“Manuale di contraccezione”/AED Femminismo,Savelli 1976

-“Potere e consultori”/AED Femminismo/Documenti/Savelli 1975

Stralci AED Femminismo

Qui alcuni materiali specifici sulla salute scelti tra quelli che ci siamo scambiate nel periodo di confinamento su un indirizzario comune di sole donne.

-Adesso basta!

-La salute e un par de scarpe nove

-La morte nella società del capitale

-Responsabili ma mai ubbidienti

Buon lavoro a tutte!!!!!

QUI IL PRIMO APPUNTAMENTO

QUI IL SECONDO APPUNTAMENTO

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Melanie Safka

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I Puntini sulle A/Ultimissimo programma!

Questa è l’ultimissima locandina con il nuovo programma.  Ci vediamo il 17 dalle Donne in Cantiere!

Il prossimo incontro sarà sull’Autogestione della salute e prestissimo vi forniremo i materiali di riferimento.

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Una trasmissione di resistenza

Riprende stasera la programmazione di Zardins Magnetics su Radio Onde Furlane. Dalle 20.00 pensieri e musica. In FM 90.0 MHz.

In streaming https://radioondefurlane.eu/ .

In podcast https://soundcloud.com/radiaz10n3

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Presidio sabato 10 ottobre a Napoli/ Basta spese militari!

https://www.facebook.com/events/1015525482246812

qui il volantino vol non imp Recovery Fund

NON UN EURO DEL RECOVERY FUND PER LE SPESE MILITARI!

Guardando i progetti che il governo sta presentando al Dipartimento per le Politiche Europee della Presidenza del Consiglio per l’utilizzo dei fondi del Recovery Fund, emerge che un’ampia fetta dei fondi sarà destinata al complesso militare industriale.

Su 209 miliardi del Recovery Fund, l’Italia propone di indirizzarne 18,5 direttamente alla difesa  e 36 a programmi con esplicite ricadute militari (54,5 totali) a fronte di solo 68 miliardi alla sanità, 27 all’istruzione e  30 a lavoro e politiche sociali.

Non c’è dubbio, quindi, che questo governo, invece del benessere della maggioranza della popolazione, continua a privilegiare la difesa degli interessi di pochi. Con la litania del “siamo tutti sulla stessa barca” e “dobbiamo difendere il sistema Paese”, con cui da anni ci ammorbano per imporci sacrifici, ingenti risorse vanno alle imprese, per supportare le ristrutturazioni produttive e l’aumento dello sfruttamento, e all’apparato militare/repressivo, loro principale strumento di oppressione.

Invertire questa tendenza è necessario e possibile: schierandoci a difesa della nostra vita e dei nostri inconciliabili interessirifiutandoci di essere complici delle politiche guerrafondaie e di rapina verso gli altri popoli portate avanti dalle grandi potenze, Italia per prima, in concorrenza tra loro ma unite nell’obiettivo di garantire profitti alle industrie delle armi, alle banche, alle multinazionali e alla grande finanza.

È ora di far partire una campagna nazionale contro le spese militari.

BASTA SPESE MILITARI! BASTA MISSIONI MILITARI ALL’ ESTERO! BASTA PRODUZIONI DI ARMI!

SMILITARIZZIAMO IL RECOVERY FUND

 

 SABATO 10 OTTOBRE 2020, DALLE ORE 11:00

PRESIDIO SOTTO LA PREFETTURA

PIAZZA PLEBISCITO – NAPOLI

Comitato BDS Campania – Comitato di lotta per la salute mentale, Napoli – Comitato Pace, Disarmo e Smilitarizzazione del Territorio, Campania – Napoli Città di Pace – Rete campana contro la guerra e il militarismo – Santa Fede Liberata

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Altro giro, altra corsa.

ALTRO GIRO, ALTRA CORSA.

di Noemi Fuscà

Ricomincia l’autunno, ricomincia quella seconda parte dell’anno, quella dopo l’estate, in cui di solito si rimettono in moto pensieri e attività, iniziative politiche, lavoro, scuola…ma il 2020 non è stato un anno come gli altri. Il governo nel suo vestito paternalista non ha in nessun modo migliorato, aggiustato o elaborato un vero piano per la salute ma si è concentrato sul controllo sociale.

È necessario quindi fare il punto su alcune cose con cui dovremo fare i conti, cose pratiche e cose politiche perché inizia un altro giro e un’altra corsa, di questo siamo consapevoli.

Ci costringono ad andare in giro con le mascherine. Cominciare dalle mascherine può far sorridere ma non possiamo esimerci dal commentare il loro utilizzo politico.Iniziamo con il mostrare cosa riportava il ministero della salute poche settimane prima delle nuove ordinanze.

(http://www.salute.gov.it/portale/news/p3_2_1_1_1.jsp?lingua=italiano&menu=notizie&p=dalministero&id=4722)

Che differenza c’è tra le cosiddette mascherine di comunità e le mascherine chirurgiche?

Le mascherine chirurgiche sono le mascherine a uso medico, sviluppate per essere utilizzate in ambiente sanitario e certificate in base alla loro capacità di filtraggio. Rispondono alle caratteristiche richieste dalla norma UNI EN ISO 14683-2019 e funzionano impedendo la trasmissione.

Le mascherine di comunità, come previsto dall’articolo 16 comma 2 del DL del 17 marzo 2020, hanno lo scopo di ridurre la circolazione del virus nella vita quotidiana e non sono soggette a particolari certificazioni. Non devono essere considerate né dei dispositivi medici, né dispositivi di protezione individuale, ma una misura igienica utile a ridurre la diffusione del virus SARS-COV-2.”

Questo per chiarire che in generale servono relativamente a poco. Infatti continuando a scorrere il sito del ministero leggiamo che oltre alla mascherina è necessario seguire pedissequamente delle pratiche

“Prima di indossare la mascherina 

  • lavare le mani con acqua e sapone per almeno 40-60 secondi o eseguire l’igiene delle mani con soluzione alcolica per almeno 20-30 secondi;  
  • indossare la mascherina toccando solo gli elastici o i legacci e avendo cura di non toccare la parte interna; 
  • posizionare correttamente la mascherina facendo aderire il ferretto superiore al naso e portandola sotto il mento; 
  • accertarsi di averla indossata nel verso giusto (ad esempio nelle mascherine chirurgiche la parta colorata è quella esterna);

Durante l’uso 

  • se si deve spostare la mascherina manipolarla sempre utilizzando gli elastici o i legacci; 
  • se durante l’uso si tocca la mascherina, si deve ripetere l’igiene delle mani; 
  • non riporre la mascherina in tasca e non poggiarla su mobili o ripiani; 

Quando si rimuove 

  • manipolare la mascherina utilizzando sempre gli elastici o i legacci;
  • lavare le mani con acqua e sapone o eseguire l’igiene delle mani con una soluzione alcolica;

Nel caso di mascherine riutilizzabili

  • procedere alle operazioni di lavaggio a 60 gradi con comune detersivo o secondo le istruzioni del produttore, se disponibili; talvolta i produttori indicano anche il numero massimo di lavaggi possibili senza riduzione della performance della mascherina;
  • dopo avere maneggiato una mascherina usata, effettuare il lavaggio o l’igiene delle mani.  “

Credo sia abbastanza facile comprendere che è molto difficile eseguire ogni volta queste operazioni considerando le nostre vite oberate, sfruttate, confusionarie e precarie in ogni aspetto dell’esistente.

L’uso delle mascherine è una questione politica mentre l’hanno resa una questione morale, come hanno fatto con l’aborto e con l’eutanasia tanto per fare due esempi. Basti pensare alle parole utilizzate dal governatore della regione Lazio Zingaretti nell’annunciare la delibera sull’uso all’esterno delle mascherine, e il coinvolgimento dei prefetti: “L’utilizzo di mascherina all’aperto è potente strumento di prevenzione per fermare la curva e lanciare un messaggio a tutti su fatto che dobbiamo seguire regole per tornare a vivere in serenità e sicurezza.” e “…il prefetto Piantedosi, i prefetti sono stati già informati ieri in serata e hanno già iniziato ad attuare, a preparare e a predisporre  meccanismi di controllo…”.

Ovviamente il punto non è l’uso o no delle mascherine, ma prendere atto delle mille contraddizioni che seguono solo il sempreverde dio finanza. Considerando che ci hanno prorogato il periodo di stato d’emergenza e che hanno intenzioni di rimettere in gioco i militari nelle strade (ricordate operazione Strade Sicure?), vogliono mettere il coprifuoco, lo stanno chiamando Lockdown morbido. E la destra è l’unica che difenda quelle che chiama libertà individuali. Vi rendete conto di come siamo messe?

Ma non perdiamo il filo. Ragioniamo. Continua a leggere

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Nicoletta Dosio denunciata per evasione

da notav.info

Ci giunge la notizia dell’ennesimo atto di forza della Procura e della Questura torinese nei confronti di #Nicoletta. Nicoletta è stata denunciata per evasione perché la mattina in cui Dana è stata trasferita in carcere sarebbe uscita dalla sua abitazione a Bussoleno, a pochi metri da quella dove, per l’appunto, risiedeva Dana.

Quello di Nicoletta voleva essere un gesto di lotta e di affetto nei confronti del movimento e di #Dana, che entro pochi minuti sarebbe stata trasferita nel carcere Lorusso Cutugno di Torino, per aver spiegato le nostre ragioni ad un megafono. Proprio lei, Nicoletta, che a fine Dicembre dell’anno scorso aveva subito la stessa sorte per via dello stesso procedimento.

D’altronde si può chiamare evasione un gesto del genere, fatto alla luce del sole, di fronte a centinaia di poliziotti, carabinieri e agenti della Digos?

Ma ormai in #Valsusa il concetto di legge e quello di giustizia si sono allontanati da tempo. Dunque come si spiega un tale accanimento verso una donna ultrasettantenne, ex professoressa, in pensione?

A far paura al sistema del TAV, di Nicoletta, di Dana, di Emilio e di tutti gli altri #notav perseguiti, non sono tanto i reati, quanto la giustezza delle nostre ragioni, la perseveranza della nostra lotta, la serietà delle nostre idee. Nicoletta fa paura perché incarna tutte queste cose e perché nonostante i settanta e passa anni non pensa a godersi la pensione, ma è capace di un gesto d’amore per la propria valle e per chi l’abita.

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La Parentesi di Elisabetta del 7/10/2020

“Pena di morte extra legem”

La notte scorsa un ragazzo di 17 anni che insieme ad un altro di 18 stava tentando di rapinare con una pistola giocattolo una mercedes con tre uomini a bordo al porto di Napoli è stato ucciso dai “Falchi” della polizia che operano in moto e in abiti civili. Giorni fa a Roma, in zona Eur, un uomo di 56 anni “armato” di cacciavite è stato ucciso dai carabinieri per un tentato furto ai danni di un ufficio. I carabinieri erano stati chiamati alle quattro di notte da uno “zelante” portiere dello stabile di fronte.

E’ evidente la sproporzione tra problema e reazione.

In questi ultimi anni è cambiata profondamente la lettura che politici e media, portavoce degli interessi dominanti, fanno leggendo e raccontando la vita quotidiana della popolazione, in primis quella dei giovani delle periferie ma anche di tutti gli altri strati sociali poveri e impoveriti che devono fare i conti con un dispiegamento elefantiaco dell’apparato repressivo. Repressione esercitata in maniera permanente e ricorrente. Viene usata una pletora di multe e sanzioni amministrative che in questo periodo che viene chiamato “emergenziale” per via del Covid-19 ma che emergenziale non è perchè di fatto è l’accelerazione di un progetto in atto da tempo, sono state ulteriormente aumentate ed inasprite. C’è un evidente scollamento tra il numero dei reati e l’apparato di polizia palesemente sovradimensionato e si fa finta di dimenticare che i fenomeni border line sono direttamente proporzionali alle necessità.

E’ chiaro che la spirale penale è senza fine e senza vie d’uscita e sarebbe necessario rilanciare il dibattito sull’insicurezza sociale, che non è quella che ci propaganda il neoliberismo, e sulla precarizzazione materiale, familiare, scolastica, sanitaria per avere una percezione reale della società perché il presente si trasforma sotto i nostri occhi per tante, troppe persone in una lotta senza tregua per la sopravvivenza giorno dopo giorno. La strumentalizzazione della paura della malattia, la normativa d’emergenza accompagnata da una tutela economica e sociale dei cittadini e delle cittadine completamente inesistente ma anzi con rincari della tassazione e dei servizi sta gettando sul lastrico fasce di popolazione sempre più larghe.

La lettura penale, delinquenziale, degli emarginati/e che non sono solo quelli che venivano definiti tradizionalmente poveri ma anche quelli che perdono il lavoro o che vivono di lavori saltuari e precari e tutti quelli/e che per le più svariate ragioni vengono espulsi dal novero dei cittadini “legittimi”, produce un mondo sempre più ingiusto che a cerchi concentrici si allarga alle loro famiglie ed  è contrassegnato dallo sfaldamento delle relazioni di amicizia, di vicinato, dall’allentamento dei legami affettivi, da disturbi e interruzioni del percorso scolastico e sempre da un degrado della situazione economica. Continua a leggere

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NO ALLE APP DI CONTACT TRACING!

NO ALLE APP DI CONTACT TRACING!

Vi proponiamo un opuscolo estremamente interessante ed esaustivo sulle App di tracciamento dei contatti, compresa la App “Immuni” che il governo vorrebbe far adottare a tutt*.

da ilrovescio,info

«Le misure temporanee hanno la fastidiosa abitudine di sopravvivere alle emergenze, specialmente
se c’è sempre una nuova emergenza all’orizzonte. Qualsiasi cosa entri a far parte della
quotidianità presto comincia a passare inosservata».
“Forse è arrivato il momento di prendere d’assedio i palazzi del governo.
Non lasciare le piazze a chi chiede la riapertura dei negozi”.
Tom Morello, chitarrista dei Rage Against The Machine.

[…] Le misure del distanziamento interpersonale e la paura del contatto con gli altri, generati dall’epidemia e dai decreti dei governi, hanno esasperato le tendenze già in atto della società contemporanea. All’orizzonte si delinea un nuovo regime sociale, senza contatto umano, o con il minimo contatto possibile e regolato dalla burocrazia statale e dai diktat dell’OMS, e soprattutto dalla tecnologia.
La crisi sanitaria ha enormemente peggiorato l’influenza delle tecnologie sulla nostra vita, non solo per quanto riguarda la dipendenza dall’informazione ufficiale attraverso i media, ma anche perché mesi di confinamento domestico hanno avuto come conseguenza immediata la radicalizzazione della dipendenza dai computer e dagli schermi degli smartphone. Con il confinamento a casa, l’uso di computer e schermi sembra l’unica modalità di connessione col mondo. Come a dire: “Resta a casa” … ma su Internet!
L’emergenza Covid19 è stato un enorme vantaggio per i governi, che hanno potuto accelerare la sostituzione dei costosi servizi pubblici con portali online. Stessa cosa per le imprese, che guardano al futuro sognando fabbriche gestite interamente da robot, assistiti magari da pochi dipendenti  qualificati attraverso il monitoraggio da remoto e il tele-lavoro, e anche qui i paesi asiatici come la Cina sono spesso presi come esempio e percepiti come all’avanguardia.
Per ciò che concerne le app di contact tracing, nel tempo, le persone potrebbero essere portate ad abituarsi all’idea di svolgere le proprie attività quotidiane o di frequentare determinati luoghi o non frequentarli sulla base di ciò che un’app dice loro di fare. Gli strumenti tecnologici hanno in sé questo potere di assuefazione che è la conseguenza del delegare il proprio giudizio personale e di discernimento ad un’applicazione o a un’intelligenza artificiale.[…]

Qui l’opuscolo contact-tracing

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Noi abbiamo la vita.

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Fuori gli USA dalla nostra vita!

Oggi il segretario di Stato statunitense Mike Pompeo è in visita a Roma. Fino al 2018 a capo della CIA, acerrimo nemico di Cina, Iran e Venezuela, viene a ribadire il protettorato sul nostro paese. Protettorato fatto di asservimento alla Nato, di basi militari e testate atomiche sul nostro territorio da cui partono le missioni operative degli Usa verso i paesi da colpire, fatto di controllo politico. E questo controllo e questo asservimento non cambieranno certo se ci sarà un Trump o un Biden come presidente Usa, come nulla è stato diverso con un Obama che anzi aveva chiesto un congruo adeguamento delle nostre spese militari a favore della Nato.

Come femministe e compagne non ne abbiamo abbastanza di tutto questo? O siamo capaci solo di fare le manifestazioni contro chi è asimmetrico agli interessi statunitensi?

FUORI GLI USA DALLA NOSTRA VITA!

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La nostra è una lotta per il futuro di tutt*!

La nostra è una lotta per il futuro di tutti! Lettera di Dana dal carcere.

da notav.info

Car* tutt*,
sono al sesto giorno di detenzione ed ho iniziato a comprendere i complessi meccanismi che regolano la vita delle detenute. Anzi, mi correggo, inizialmente sono complessi, poi capisci un paio di principi base e tutto diventa più chiaro. Mi spiegherò meglio dopo.

Al mattino mi sveglio ancora convinta di essere a casa, poi non appena lo sguardo mette a fuoco qualche dettaglio, realizzo di trovarmi qui ed è e devo dire che la sensazione mi fa svegliare repentinamente. Le giornate sono scandite da una serie di eventi che si ripetono sempre uguali a se stessi: vitto (colazione), aria/doccia, vitto (pranzo), aria/doccia, vitto (cena). Mi sveglio però molto prima fuori è ancora buio, ma in sezione iniziano a pulire le lavoranti, si sente odore di caffè, le agenti parlano ad alta voce. Sono ancora nella sezione nuovi giunti, a metà dell’isolamento domiciliare (prevenzione covid) e qui le celle sono chiuse 24 ore su 24. Si esce solo per andare all’aria, farsi la doccia, incontrare avvocati ed eventualmente per chi lo richiede educatrici, psicologa, prete ecc.

Essendo praticamente in isolamento, ho avuto modo di conoscere solo le detenute che come me sono in isolamento domiciliare (passiamo  l’aria insieme) e sono davvero grata queste donne che mi hanno accettata come una sorella. La solidarietà è concreta, materiale ed umana, c’è qualcosa che fa la differenza perché nei momenti di sconforto c’è sempre qualcuno, che nel nostro caso da dietro le sbarre della cella, interrompe le attività che sta svolgendo per una chiacchierata, una battuta, ecc. Stamattina una detenuta ha cantato, benissimo oltretutto, per una mezz’oretta e ci ha tutte rilassate.
Devo ammettere che l’impatto col carcere, soprattutto se sai che dovrai rimanerci per un po’, è forte, violento.

Il sistema carcerario, nonostante se ne dica, non ha nulla di educativo. È una punizione, severa e bisogna fare appello agli strumenti più profondi di sé per poterlo affrontare. Continua a leggere

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La malasanità in carcere è tortura

Riceviamo dalle compagne di Udine il volantino distribuito sabato

PRESIDIO IN SOLIDARIETÀ CON I DETENUTI
DEL CARCERE DI VIA SPALATO
UDINE 26 SETTEMBRE 2020

Stamattina ci troviamo qui, presso la sede del Sert, “Servizio
tossicodipendenze”, di Udine, in solidarietà con i prigionieri del carcere
di via Spalato, dove muore almeno un prigioniero all’anno.
Il 15 marzo di quest’anno è morto dentro il carcere, per overdose di
psicofarmaci e metadone, Ziad, un ragazzo di 22 anni. Per molte
settimane questa morte v e n n e tenuta nascosta dalle istituzioni
carcerarie, e anche da quelle civili, e completamente ignorata dai mezzi
di comunicazione. Temevano proteste e rivolte dentro il carcere, e
ancora bruciava il ricordo delle rivolte carcerarie dell’8-9 marzo in tutta
Italia.
Poi, come è già successo per altri detenuti nel recente passato, anche
questa morte, nella narrazione delle istituzioni, diventa “per cause
naturali”, ed è così che se ne lavano le mani.
Altra però è la verità di ciò che è accaduto.
Questo giovane arrivava dal carcere di Rebibbia: appena arrivato al
carcere di Udine, per il malessere che provava, aveva cominciato a
chiedere farmaci, e ha trovato medici che non si sono fatti problemi a
dargliene in quantità. Dopo mesi che non ne aveva bisogno, nei giorni
precedenti la morte gli viene somministrato anche il metadone (20 ml al
giorno). Già il secondo giorno di assunzione di metadone Ziad inizia a
stare male e la mattina del 14 marzo chiede di andare all’ospedale,
senza essere ascoltato. Nel pomeriggio scende in infermeria e chiede di
non assumere metadone. Il personale infermieristico insiste perché
assuma almeno 10 ml, e gli porta il metadone in cella perché sta male. I
compagni di cella dicono che nel pomeriggio aveva gli occhi girati in su,
poi si è un po’ ripreso. Poi, il mattino seguente, il 15 marzo, non si è
svegliato. I compagni di cella hanno chiesto aiuto e il defibrillatore non
funzionava, un agente ha tentato di rianimarlo a mano. In attesa dei
sanitari del 118, che con la calma sono arrivati per portarlo via nel sacco
nero.
Siamo qui per denunciare quello che i detenuti del carcere di Udine ci
hanno detto più volte: la malasanità in carcere è tortura.
Infatti guardie, ispettori, sovrintendenti da un lato; operatori socio
sanitari, infermieri e medici con educatori e psicologi da un altro;
insieme a funzionari e magistrati costituiscono un blocco micidiale.
Attraverso: condizioni di vita degradanti sul piano igienico e sanitario,
modalità ostili di relazione, atteggiamento di complicità tra le varie
istituzioni, costrittività, abusi e disfunzionalità di ogni genere, e grazie a
una legislazione punitiva (il Testo Unico in materia di stupefacenti,
309/1990, che ha le proprie motivazioni storiche nella deleteria war on
drugs di Ronald Reagan) e che ha portato ad avere attualmente quasi il
60 % di detenuti reclusi in via Spalato in carico a questo Sert.
Chi lavora in questo Sert è complice di questo degrado, il vero degrado:
prodotto da chi, con il pretesto della “sicurezza”, crea paura e sospetto,
militarizza le città, fa la guerra a poveri/e, migranti e ribelli.
Chi lavora in questo Sert, e chi lo dirige e organizza, è complice nel
progettare e mettere in opera, in obbedienza a tribunali e uffici del
ministero di giustizia, i programmi di terapia farmacologica
afflittivi/punitivi e standardizzati destinati ai reclusi.
Lo scopo di questi trattamenti “terapeutici” non è quello di fare stare
meglio i detenuti che vi sono sottoposti, ma è quello di impedire loro di
protestare e fare valere i loro diritti di persone davanti all’istituzione
carceraria, e di annientare così i potenziali conflitti. Inoltre i detenuti che
sono sottoposti a questi pesanti trattamenti psicofarmacologici, anziché
trovare una via di uscita alle problematiche di dipendenza, le vedono
aggravarsi. Questi trattamenti servono a far star buone le persone, a
pacificarle, fino alla pace del cimitero, come successo con Ziad.
In carcere metadone e psicofarmaci uccidono.
Basta overdose di Stato!
Dalla parte di chi si ribella e lotta,
fuori e dentro le galere!
Assemblea permanente contro il carcere e la repressione Udine-Trieste

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26 settembre 1935/Nascita del P.O.U.M.

Che vieni a fare qui, chiede uno, non è posto per passeggiate questo. Gli mostro la mia tessera di miliziana, poi, socchiudendo la mantella che mi avvolge dalla testa ai piedi, gli faccio vedere le tre stelle da capitano appuntate sulla camicia[…] mi precipito all’ufficio del comando per sapere se ci hanno chiamato da qualche parte, se l’ordine di muoversi è arrivato[…] <La mia guerra di Spagna> Mika Etchebéhère, capitana di una colonna del Poum.

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