Sanzioni amministrative contro i NO TAP!

A proposito delle sanzioni amministrative comminate ai NO TAP per le azioni di protesta contro il trasferimento degli ulivi del 4 luglio vi invitiamo a leggere quanto avevamo scritto il 31 maggio scorso perché la questione è di estrema importanza.

“Sottovalutazione”

La Parentesi di Elisabetta del 31/05/2017

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Roma 27 luglio

#NoG20 – Liberi tutte/i. Presidio davanti ambasciata tedesca, Roma 27 luglio

luglio 27 @ 16:00

http://www.osservatoriorepressione.info/event/nog20-liberi-tuttei-presidio-davanti-ambasciata-tedesca-roma-27-luglio/ 

La stampa non se ne occupa. ma Alessandro, Emiliano, Orazio, Maria, Babio, Riccardo sono ancora detenuti ad amburgo. sono in carcere per aver manifestato contro il #G20, vittime di una Ue sempre più securitaria e repressiva, e della folle gestione della Polizia di #Amburgo.

Giovedì 27 luglio alle 16 a Roma vi chiediamo di essere presenti al presidio – conferenza stampa che terremo davanti all’ambasciata #tedesca (via San Martino della battaglia/pzza Indipendenza) per chiedere la loro liberazione.

Non ci fermeremo finchè non saranno liber@ tutt@.

Se toccano un@ compagn@, toccan@ tutt@.

#liberitutti #liberetutte

Sono previsti presidi davanti ai consolati tedeschi e prefetture in altre città italiane

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Critica alla Maternità 1

Critica alla Maternità 1

A sei mesi di distanza provo finalmente a chiudere quelli che erano appunti sul mio parto. La maternità mi ruba tempo e poi volevo mettere bene a fuoco sia le implicazioni personali, sensazioni, emozioni e paure sia quelle di carattere più sociale. Cominciamo dal principio. Ho un bel ricordo anche del travaglio, le più forse mi vorranno maledire o penseranno che sono la solita che parla della maternità idealizzandola. No, è che, come mi ha detto una compagna durante la gravidanza, faccio parte di quelle rare donne che vivono questo momento della loro esistenza con grande naturalezza e facilità. Insomma mi ha detto culo. Ma torniamo al travaglio, i prodromi sono cominciati a cena mentre con una pancia enorme stavo al ristorante con un amica. Era divertente vedere lei e il mio compagno preoccupati quanto basta e io nemmeno lontanamente. Durante la notte ho usato la mia palla da pilates per cullare le contrazioni e gestire il dolore, il silenzio notturno e la solitudine (non ho voluto svegliare nessuno finché le contrazioni non fossero ravvicinate) mi hanno reso pacifica e chi mi conosce sa che non è l’aggettivo che più mi caratterizza.

La presenza della mia amica ostetrica ha garantito che il parto fosse trattato con rispetto, ho potuto fare una doccia calda in ospedale con lei che mi teneva la testa mentre avevo le contrazioni forti, l’acqua calda e la conversazione alleviavano il dolore, lo rendevano gestibile. Certo anche stare con mia madre e il mio compagno ha reso perfino piacevoli le lunghe passeggiate in quei corridoi freddi. Ogni volta che avevo una forte contrazione non so perché schiacciavo la testa contro il muro e a turno uno di loro due mi massaggiava la schiena sui lombi rendendo il tutto sopportabile.  Ancora mi viene da ridere ripensando alla mia immagine vista dall’esterno: una panzona che fa versi strani schiacciando la faccia contro il muro. Durante i monitoraggi potevo stare in una delle sale travaglio/parto con G. che mi massaggiava o io che facevo piccoli esercizi sulla fitball muovendo il bacino. È strano ora che scrivo ricordarsi di come era la mia grossa pancia, quanto fosse ingombrante. A volte riguardo l’ultima foto fatta a capodanno di profilo per rendermi conto di quell’enormità. Continua a leggere

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Ieri 22 luglio 2017

Tra fuochi e lacrimogeni i NoTav raggiungono il cantiere!

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Nella tua città c’è un lager

https://hurriya.noblogs.org/

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Genova 20 luglio 2001

A tutti i nostri figli e figlie

Queste calde notti d’estate aprono ferite mai rimarginate. Chiusa in una stanza con la testa sul cuscino, avvolta da un caldo umido, tutto scorre velocemente…immagini di protesta, uomini, donne, ragazzi e ragazze che percorrono le strade di una Genova infuocata. Mi sembra di sentire i loro discorsi, di percepire i loro desideri, la lotta per un mondo migliore è disegnata sui loro visi. Poi all’improvviso, cariche, fumo, pestaggi per arrivare a p.zza Alimonda, un ragazzo uno sparo un urlo che non dimenticherò mai e La Morte materializzarsi… Tutto si sposta ad una spiaggia è agosto, tanto caldo, tanta musica, tanti giovani. Il cuore batte tanto forte che le mie tempie cominciano a martellare, vedo mio figlio aggredito e accoltellato al grido merde tornatevene a casa…Lui a casa non è più tornato, lui era una zecca e lo hanno ucciso x questo. Non amo il caldo, non amo l’estate, perché per me dal 2001 ha il colore rosso sangue. Vorrei essere una poetessa x declamare in versi il colore del dolore, ma forse non lo ha, è solo un qualcosa che ci appartiene e ci accompagnerà x sempre.
A tutti i nostri figli e figlie

Stefania

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I discendenti di Calibano e il mito del “Buon Selvaggio”

 La maschera bianca”

I discendenti di Calibano e il mito del “Buon Selvaggio”

Riceviamo e pubblichiamo

“ Gli indiani, privi di tutto, sono incapaci di ogni forma di vita politica e solo la tutela europea e cristiana potrà elevarli a un livello di piena civilizzazione. Agli occhi di Colombo, si instaura così tra europei e indiani un rapporto di reciproco vantaggio: cedendo i propri beni, gli indiani, ottengono una progressiva promozione culturale e una pacifica trasformazione da ”naturali” a “civili”, mentre gli europei, donando beni culturali, ottengono ciò che hanno lungamente desiderato.”

 Sergio Botta – Dimensioni lontane

A seguito della lettura dell’articolo pubblicato su MeltingPot Europa per promuovere lo Sherwood festival di Padova riteniamo necessario proporre delle riflessioni in merito al posizionamento delle persone di movimento nei confronti delle persone migranti. Innanzi tutto vorremmo riflettere sul linguaggio usato, facilmente riconducibile alle narrazioni colonialiste del Medioevo, nelle quali il “simile a noi”, dopo essere stato idealizzato e infantilizzato, diviene soggetto da “civilizzare”. Una civilizzazione che passa dal “leggere gli scontrini nel verso giusto” fino al sentire “la musica uscire dalle casse”, passando per “l’imparare a fare gli spritz”.

“Ognuno chiama Barbarie ciò che non è nei suoi usi; sembra infatti che noi non abbiamo altro punto di riferimento per la verità e la ragione che l’esempio e l’idea delle opinioni e degli usi del paese in cui siamo.”

de Montaigne – Saggi – 1585 d. C.

In sostanza ci sembra che il testo tutto sia permeato da una visione Eurocentrica che non si discosta dall’idea coloniale del mito del “buon selvaggio”. Non mettendo in discussione l’esperienza coloniale degli stati occidentali, infatti,  un testo come questo finisce per  riproporre le stesse idee e strategie di assoggettamento usate dal  potere degli Stati Nazione durante i secoli, per riproporre  la cosiddetta  “supremazia bianca”, ossia l’unica strada percorribile per raggiungere il grado di “civilizzazione” di quello che, in contrapposizione al terzo,  potremmo definire il “primo mondo”.

Se si riconosce che gli squilibri dei  governi coloniali non sono stati cancellati e che il nuovo ordine globale, seppur non attuato attraverso il dominio diretto,  si basa sulla penetrazione economica culturale e politica di alcuni paesi in altri, ci apparirà chiaro come questo tipo di intervento politico, tristemente molto diffuso, alimenta e sostiene la politica delle frontiere nonché le nuove strategie neocoloniali. La mancanza di autocritica culturale unita ad una dichiarata collaborazione con le strutture, ossia le cooperative, che si occupano “dell’accoglienza” non fa altro che riproporre le stesse visioni e le stesse strategie di controllo e sfruttamento che lo stato impone. A essere ripropagata inoltre, è la differenziazione tra “migrante buono” , ossia colui che si occupa di prestare servizi “volontari”, ossia lavoro gratuito, per mantenere la “sicurezza” e il “decoro” delle città con il fine d’essere guardato di “buon occhio” dalla commissione che valuterà la sua richiesta d’asilo; e il “migrante cattivo”, ossia il cosiddetto migrante economico, in sostanza chi non scappa dalla guerra, o l’emarginato che vive di extra legalità e si rifiuta di essere risucchiato nel sistema dell’accoglienza per dei documenti che, in una percentuale molto vicina alla totalità dei casi, non avrà.

Questo testo, non vuole essere una critica sterile ma vuole stimolare una riflessione su come il privilegio bianco non venga riconosciuto tanto meno messo in discussione nella partecipazione alle lotte che portano avanti le persone migranti senza la necessità della nostra presenza. Vuole aprire una discussione attraverso cui decostruire e neutralizzare il protagonismo e i ruoli di potere che vengono messi in campo ogni qual volta  ci si sostituisce ai soggetti oppressi nella narrazione o nella lotta ad un’oppressione. Contro ogni frontiera geopolitica e culturale.

Delle compagne arrabbiate

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Alternanza scuola lavoro…e militari

ALTERNANZA SCUOLA LAVORO… E MILITARI

Da sidealibera.noblogs.org  

La militarizzazione di un territorio e di una società passa anche, e soprattutto di questi tempi, tra i banchi di scuola. I casi di corsi di laurea basati su accordi con le Istituzioni militari sono ormai decine, uno dei quali proprio qui a Sassari dove il Corso di laurea in Sicurezza e cooperazione internazionale si basa su una convenzione proprio con i militari e che mira a formare soggetti che, lavorando in contesti emergenziali, operino in contiguità tra il mondo della società civile e il mondo militare. Decine le iniziative ogni anno dentro le scuole, con militari pronti a spiegare cosa sia il bullismo (in questo, sì, esperti grazie alle costanti prassi di nonnismo dentro le caserme..), la legalità e così via. Ora però una nuova novità si aggiunge a questo vasto panorama di contiguità tra militare e civile: l’Ufficio Scolastico regionale dell’Emilia Romagna ha siglato con il locale Comando Militare dell’Esercito un protocollo d’intesa per la realizzazione di attività Alternanza Scuola lavoro. L’iniziativa è rivolta agli istituti tecnici ad indirizzo economico e ai licei. Gli studenti verranno portati a “lavorare” presso l’Ufficio Documentale dell’Esercito, gestendo pratiche di archivio e aggiornando database.

Le attività di alternanza scuola-lavoro avranno una durata di circa 2 settimane per complessive 72 ore e saranno realizzabili rispettivamente nei mesi da settembre a novembre e da gennaio a luglio. Per ora il Comando individua la possibilità di accogliere 144 studenti in ambito provinciale.

Leggendo il protocollo di Intesa, tra le varie cose è indicativo vedere come “il Comando Militare Esercito “EMILIA ROMAGNA” si impegna a contribuire alla formazione in materia di sicurezza”, mentre “le istituzioni scolastiche assumeranno i seguenti impegni: valorizzare, all’interno del proprio piano di comunicazione, le attività svolte con il Comando Militare Esercito “EMILIA ROMAGNA”, segnalando i principi di valore su cui si fonda il protocollo; contribuire in termini professionali ed istituzionali alle eventuali attività di comunicazione dell’esperienza didattica svolta dal Comando Militare Esercito “EMILIA ROMAGNA” nell’ambito del protocollo”. Il primo punto, dunque, rende evidente come l’obiettivo di questo progetto, al di là dello sfruttamento gratuito della manodopera studentesca in perfetta linea con l’Alternanza scuola-lavoro, sia quello di veicolare i concetti securitari su cui lo Stato sta investendo per giustificare la sempre più pervasiva militarizzazione della società; dall’altra i punti inerenti le scuole sottolineano come queste debbano trasformarsi in promoter dell’esercito.

Il legame sempre più forte tra scuola e militarizzazione del sociale deve essere reciso. Crediamo sempre più nella necessità di opporci con ogni mezzo a tutte le manifestazioni del militarismo nella società. E’ fondamentale che ognuno, nei suoi territori e nei suoi ambienti, smascheri questi schifosi viscidi e lotti contro di essi.

NESSUNA PACE PER CHI VIVE DI GUERRA!!
VIA I MILITARI DA SCUOLE E UNIVERSITA’!!

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Le Riflessioni dell’estate!

Le Riflessioni dell’Estate!

i-nomi-delle-cose

Per questa calda e burrascosa estate abbiamo selezionato e raggruppato alcune delle Riflessioni che come Coordinamenta abbiamo fatto durante questo anno politico perché possano essere spunto di pensieri e magari di condivisione.

Riflessioni femministe/Convivenza civile, gestione della conflittualità, democraticità del confronto, eliminazione del conflitto 14 giugno 2017

Sottovalutazione 31 maggio 2017

Riflessioni femministe/Le donne che non difende nessuno 17 maggio 2017

Riflessioni femministe su controllo sociale,immigrazione,territori 19 aprile 2017

Cambiare obiettivo per confermare la strategia 19 aprile 2017

Riflessioni femministe sull’aborto/Io abortisco perché lo voglio e basta! 22 marzo 2017

Le cose dette,quelle non dette, quelle taciute e la parole vuote 8 marzo 2017

Riflessioni femministe/ Emanciparsi…dall’emancipazione emancipata! 1 marzo 2017

Daspo di vita 8 febbraio 2017

Riflessioni femministe/ Integrazionismo ed emancipazionismo nella fase neoliberista del capitale 1 febbraio 2017

Riflessioni femministe sul femminismo 4 gennaio 2017

Interclassismo e spoliticizzazione 21 dicembre 2016

Il lavoro e il tempo della vita 30 novembre 2016

Lo stesso vento 23 novembre 2016

Riflessioni femministe sullo sciopero delle donne in America Latina, In Polonia, in Francia/retroterra e valenze/quando genere e classe non si intrecciano 9 novembre 2016

Femminismo senza femminismo 5 ottobre 2016

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Solidarietà alla crew di Zanele Muholi!

Solidarietà alla crew di Zanele Muholi!

di Nicoletta poidimani http://www.nicolettapoidimani.it/?p=1113

Molti quotidiani online di ieri riportavano un video in cui si vedeva la violenta cacciata di una donna da un Airbnb ad Amsterdam. Quella donna fa parte della Inkanyiso crew di Zanele Muholi, fotografa lesbica nera sudafricana, che ho avuto modo di conoscere nel 2012 a Some Prefer Cake – festival di cinema lesbico di Bologna.

In quell’occasione Zanele era stata invitata dalla cara Luki Massa e dalle altre organizzatrici per presentare i suoi bellissimi lavori fotografici postvittimisti sula realtà delle lesbiche nere sudafricane.

Ad Amsterdam in occasione di una mostra fotografica di Zanele, lei e la sua crew hanno dovuto ‘assaggiare’ il razzismo europeo, che ben poco ha da invidiare a quello sudafricano ‘post-apartheid’.

A loro tutta la mia solidarietà. A questa fortezza Europa tutto il mio più sentito disgusto

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Campeggio No Tav!!!!

18° campeggio No Tav dal 17 al 23 luglio. Programma

Inizia lunedì 17 luglio il campeggio di lotta No Tav a Venaus che durerà fino a domenica 23 luglio.
Come tutti gli anni ci ritroviamo nella valle che Resiste per confrontarci su vari temi e continuare la lotta.

Questo campeggio si inserisce in un anno in cui la controparte ha tentato con soffocante militarizzazione e il proseguo delle azioni giudiziarie di fiaccare una protesta collettiva che però non fa passi indietro. Il nostro No, irriducibile, è la garanzia del successo della lotta!
Dopo la passeggiata dell’8 luglio che in centinaia ci ha visti rivendicare il diritto alla libertà di movimento su questo territorio, vogliamo che questa settimana sia un occasione per stare insieme con tutti gli amici che arriveranno anche da lontano e per continuare la lotta, cercando di spiazzare l’avversario inventandoci sempre nuove proposte.
Questo programma probabilmente subirà ancora delle variazioni, nel frattempo organizzate tenda, sacco a pelo e la voglia di conoscere la valle ed i suoi abitanti. Ci saranno servizi igienici disponibili e l’organizzazione del campeggio (di cui ognuno farà parte) si occuperà della preparazione dei pasti insieme ai comitati.

Siamo pronti?
Ci vediamo in Val di Susa,
Avanti No Tav!

Alcune indicazioni per vivere al meglio questi giorni insieme:
http://www.notav.info/post/per-il-campeggio-vivere-e-lottare-insieme-in-una-valle-alpina-2/

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San Ferdinando-Basta controlli!

da Femmilistanocie

San Ferdinando-Basta controlli. La repressione contro l’autorganizzazione

Nella giornata di ieri (10 luglio n.d.r.), a due nostre compagne è stato notificato l’avviso di conclusione delle indagini preliminari relativo alla giornata di lotta del 22 marzo a San Ferdinando (Reggio Calabria). Ad entrambe è contestato il reato di favoreggiamento per aver impedito a dei carabinieri di identificare un compagno al termine della manifestazione, autorganizzata dagli abitanti della tendopoli. Per una delle due si aggiunge il reato di resistenza per averlo fatto con l’uso della violenza.

La lotta delle persone che vivono nella tendopoli di San Ferdinando è fatta di resistenze quotidiane e di proteste autorganizzate. Nel corteo del 22 marzo, chi vive nella tendopoli ne è uscito/a per respingere le continue incursioni delle forze dell’ordine all’interno delle proprie abitazioni e la militarizzazione delle strade e dei pochi luoghi di ritrovo tramite veri e propri checkpoint. “Basta controlli, documenti subito” era lo striscione portato in corteo in risposta alle operazioni di polizia di cui tutti e tutte intuivano lo scopo: il censimento degli abitanti della tendopoli in vista di uno sgombero definitivo. Questo avrebbe costretto in strada centinaia di persone e deportato in un ennesimo campo di lavoro istituzionale solo chi è in possesso di un permesso di soggiorno.

Ad oggi la tendopoli non è stata ancora sgomberata. Il proposito delle istituzioni era infatti di attendere la stagione estiva per approfittare dello svuotamento del campo, data la necessità di molti/e di spostarsi per andare a lavorare altrove, evitando così lo scontro diretto. Ne è riprova il repentino intervento dell’apparato militare-umanitario nell’attivare l’ennesimo accampamento, immediatamente dopo il violento incendio che ha distrutto parte della tendopoli una decina di giorni fa.

Ogni volta che gli/le abitanti della tendopoli si sono uniti/e per alzare la testa contro i quotidiani soprusi, abbiamo visto lo Stato spaventarsi e arretrare. Infatti le istituzioni locali, per rispondere alle mobilitazioni, hanno preferito non attaccare frontalmente ma avvalersi di un interlocutore para-istituzionale che, a nome di tutti, collaborasse. Ed è proprio nel contesto delle continue mobilitazioni autorganizzate che si è fatta largo l’Unione Sindacale di Base (USB), a cui le istituzioni e le forze dell’ordine hanno garantito spazi di trattativa e luoghi per convocare assemblee calate dall’alto, con un piano vertenziale ben lontano dalle rivendicazioni della lotta.

In questo quadro è chiaro che la repressione tenda ad eliminare chi supporta le lotte autorganizzate, consentendo di procedere solo sui binari della pacificazione sociale.

Viva la lotta!
Liberi/e tutti/e!
Sekine Traore vive nelle lotte!

11 luglio 2017
Rete Campagne in Lotta
Comitato lavoratori e lavoratrici delle campagne
Rete Evasioni

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La Parentesi di Elisabetta del 12/07/2017

Questa è l’ultima parentesi di questo anno politico. Ci rivediamo a settembre! Ma il blog non si ferma. Buona estate a tutt*!

“Strisce blu”

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In ricordo di “Sole”

Maria Soledad Rosas “Sole”

23 maggio 1974/11 luglio 1998

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L’unico vaccino che ci piace

L’unico vaccino che ci piace….

di Nicoletta Poidimani

pinprick_by_arcanaxci-d1vnpnhNei giorni scorsi stavo prendendo degli appunti per scrivere un post sulla canea mediatica riguardo la questione vaccini, ben felice di appartenere ad una generazione alla quale le malattie esantematiche hanno potuto rafforzare il sistema immunitario – e quanto ci divertivamo quando stavamo a casa da scuola, libere/i di giocare con chi aveva già fatto la malattia che noi avevamo in corso e magari ce l’aveva pure trasmessa senza passare per untore!

Avrei voluto proporre delle riflessioni su come questa operazione – oltre ad ingrassare i portafogli delle multinazionali farmaceutiche ed avere precisi connotati di classe, come altre hanno già fatto notare – miri a rafforzare la statalizzazione del biologico attraverso la statalizzazione della salute, minando alla radice ogni minima istanza di autodeterminazione delle propria vita.
Ma proprio ieri ho scoperto, quasi per caso, dalla newsletter di un sito dedicato alla scuola, che ora lo Stato pretenderebbe che anche operatrici ed operatori scolastici e sanitari venissero vaccinati a tappeto (si legga la nota del Miur).

Sono, personalmente, più che pronta a dare battaglia contro questa ennesima idiozia, di cui al momento non pare esserci traccia sui media di regime – servirà, forse, a riempire le pagine agostane dei quotidiani, quando c’è poco-nulla da scrivere se non pettegolezzi da portineria sulle vacanze e le tresche di questo o quella personaggio/a famoso/a?
E, a proposito di media di regime, notevole è stato – e non per caso –  il silenzio riguardante la partecipata manifestazione di Pesaro dello scorso fine settimana contro l’obbligo di vaccinazioni.

Prevedo che i principali sindacati della scuola non solo non faranno nulla contro questa ennesima idiozia – e magari la supporteranno anche, adducendo a motivazione la tutela della salute di lavoratrici e lavoratori. Ma ci facciano il piacere!!!!

Intanto, però, da un rapido sondaggio di OrizzonteScuola emergerebbe che il 75% è contrario a questa decisione.

Bene, rimbocchiamoci le maniche, perché dopo lo sfacelo della (per niente) Buona Scuola non passi questa ennesima porcheria.

A margine, voglio ricordare che le prove generali di questa operazione son state fatte, tanto per cambiare, sulla pelle delle donne – anzi, delle giovanissime adolescenti – con la campagna per il vaccino contro il Papilloma Virus. In quell’occasione, anziché una sana educazione alla prevenzione lo Stato aveva scelto di terrorizzare le famiglie con figlie femmine, proponendo quel vaccino come soluzione. Questa volta ministre incompetenti, che si preoccupano del morbillo e non dei veleni cancerogeni che quotidianamente mangiamo-respiriamo-beviamo, arrivano pretendere di imporre a tappeto l’obbligo dei vaccini.

Opponiamoci con forza contro questo ennesimo attacco alla nostra autodeterminazione da parte dei servi del capitalismo neoliberista. Opponiamoci con forza alla governamentalità. Urliamo ad alta voce che l’unico vaccino necessario è quello contro l’imbecillità e l’ingerenza istituzionale nelle nostre esistenze.
¡No pasarán!

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