“Ritorno a casa”

Se è doveroso studiare il destino degli ebrei europei a livello locale, regionale e nazionale, sotto la pressione e la persecuzione nazista nei diversi campi di concentramento e di sterminio è altrettanto necessario raccontare delle altre vittime, prigionieri di guerra slavi, zingari, malati mentali, omosessuali perché ci si renda conto che la politica antisemita fa parte di una politica di dimensioni ben più ampie e naturalmente raccontare l’atteggiamento delle popolazioni “legittime”, vale a dire la così detta “gente normale”. Questo perché tutto ciò faceva parte del progetto nazista di rimodellamento razziale del continente, inseparabile dalla volontà di trasformazione economica, sociale e demografica.
La popolazione divenne una variabile in cui i dirigenti nazisti intendevano intervenire trapiantando, sterilizzando, sterminando tutto quanto fosse considerato necessario per garantire ad un popolo “superiore” il “suo spazio vitale” ed un livello di vita ottimale.
Il genocidio non è il frutto avvelenato di un gruppo di fanatici, ma è stato concepito ed è stato possibile realizzarlo con il concorso di tante figure, economisti, sociologi, geografi, demografi, urbanisti, biologi, medici…tutta una pletora di segmenti sociali che popolavano i livelli intermedi dell’apparato compresi i lavoratori e la gente che viveva intorno ai campi e al loro servizio la cui partecipazione al programma nazista mette in evidenza fino a che punto fu il risultato di contributi diversi spesso parcellizzati che non solo si sono sommati fra loro, ma si sono amalgamati e sono stati portati a sintesi.
Per combattere la sovrappopolazione sostenevano una ristrutturazione economica e sociale che implicava l’eliminazione degli ebrei e lo spostamento in città della popolazione agricola sotto utilizzata, aspetti che sono di attualità perché nelle guerre neocoloniali è sottinteso non tanto velatamente che nel mondo siamo troppi e che l’eliminazione di parte della popolazione non deve essere letta negativamente ma va incontro all’esigenza di avere meno bocche da sfamare. Così come l’immigrazione verso le metropoli serve a creare manodopera a basso costo facilmente ricattabile e fonte di pressione per i lavoratori tutti.
La persecuzione degli ebrei, degli slavi, dei nomadi è stata a suo tempo inserita in un discorso di ristrutturazione sociale che la rendeva più accettabile come del resto oggi si fa con la promozione del nuovo modello sociale che è imperniato su una lettura a monadi delle scelte che di volta in volta vengono fatte ma fanno parte di un unico progetto e che tendono a far passare l’ideologia neoliberista che tanti punti in comune ha con quella nazista, anzi ne è una riproposizione moderna priva degli orpelli coreografici ma sostanzialmente identica e per certi versi più compiuta.
Oggi va aperto un dibattito e direi una denuncia dell’inquietante modernità del nazismo come frutto di un sistema in cui gli esseri umani sono diventati superflui. Continua a leggere→