Riconoscere il nemico/Rifiutare il collaborazionismo

Riconoscere il nemico/Rifiutare il collaborazionismo

Il problema più urgente da affrontare in questo momento storico è quello della risposta ad un cambiamento politico-sociale epocale che la borghesia ha messo in atto con l’adozione dell’ideologia neoliberista. Il sistema di potere ha rotto in maniera unilaterale e drastica il patto sociale se pur traballante dell’epoca keynesiana. Ogni possibilità di mediazione è stata annullata. E le lotte che vengono messe in atto da chi cerca di contrastare il cambiamento drammatico che il neoliberismo, a passi da gigante, sta imponendo alla società hanno connotati e modalità che appartengono ad un’epoca e ad un bagaglio di esperienze inadeguato alla modificazione sostanziale delle categorie di riferimento, dei linguaggi, dei segnali, delle forme sociali che si stanno costituendo ad una velocità incredibile sotto i nostri occhi. Chi si è fatta carico di naturalizzare i principi neoliberisti nel nostro paese è la socialdemocrazia riformista che trasformatasi in destra moderna, usando linguaggi, esperienze e modalità della sinistra, ha trasformato e sta trasformando il nostro paese in un immenso campo di internamento.

Le lotte…scioperi, manifestazioni, occupazioni…girano in tondo, si mordono la coda, sbattono contro un muro di gomma, vengono perseguite penalmente e amministrativamente in maniera forte, violenta e sproporzionata. A meno che queste non siano collaborazionismo che non significa altro che contribuire sotto le mentite spoglie  di posizioni così dette “democratiche” e perfino “radicali” a presentare questo sistema come disponibile e attento alle problematiche esposte e, quindi, a rafforzarlo conferendogli dignità, supporto e considerazione, ma soprattutto annullando la lettura politica della lotta in atto, togliendo ogni valenza di lotta di classe, appiattendo le differenze tra aggressori ed aggrediti/e, oppressori ed oppressi/e e demonizzando la così detta violenza politica che si dovrebbe invece stemperare, secondo il paradigma neoliberista, nella democraticità del confronto, nella gestione del conflitto, nel civile rispetto delle opinioni altrui.

E’ l’Impero del Bene, estremamente violento nei confronti di chi non si adegua al pensiero dominante.

Questo è l’unico spazio lasciato aperto dal neoliberismo.

Questa è la strada che ha imboccato il femminismo. Le socialdemocratiche e le patriarche marciano alla sua testa.

E, così, in questa visione,tutte ci dovremmo affidare nelle mani delle esperte dei centri antiviolenza, delle psicologhe, delle sessuologhe, delle assistenti sociali, delle psicoterapeute del comportamento, ma anche delle poliziotte e dei poliziotti buoni, delle magistrate e dei magistrati finalmente sensibili alla violenza di genere…e per far passare tutto questo si usano parole come radicalità, violenza strutturale, autodeterminazione, autonomia, libertà svuotate completamente dal loro significato storico, politico, linguistico.

La violenza di genere viene definita strutturale perché attraversa tutti gli ambiti sociali e non, come invece è, perché fa parte integrante del modello economico di questa società e non è possibile sradicarla senza sovvertirne l’impostazione. La scarsa attenzione verso la violenza di genere di poliziotti, magistrati, istituzioni più svariate viene attribuita ad una scarsa preparazione e informazione e, quindi, vengono pretesi corsi di aggiornamento e specializzazioni mentre, guarda caso, si dimentica il ruolo repressivo, di servizio e di indottrinamento che queste figure hanno nella struttura del dominio.

Potremmo andare avanti all’infinito tanto è devastante questo approccio funzionale al sistema che non fa altro che costituire ed imporre una scala di valori neoliberista a tutto il sociale. Una scala di valori il cui obiettivo principale è un tentacolare controllo.

E così il nemico, la configurazione femminile della socialdemocrazia riformista, marcia alla testa del femminismo e il femminismo diventa strumento di controllo sociale.

La strada per la liberazione è lunga e tutta in salita, ma il riconoscimento del nemico è presupposto fondamentale di ogni lotta.

Coordinamenta femminista e lesbica

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25 novembre 2017

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25 novembre a Ponte Galeria

Sabato 25 novembre a Ponte Galeria

Non deleghiamo allo stato la soluzione a un problema di cui è artefice

Contrastiamo la logica dell’accoglienza e dei centri di detenzione, non rendiamoci complici della violenza e del razzismo di stato.

Solidarizziamo con chi sabota e lotta contro le frontiere e le galere.

SABATO 25 NOVEMBRE PRESIDIO AL CPR DI PONTE GALERIA

APPUNTAMENTO ALLE ORE 10:00 A STAZIONE OSTIENSE PER ANDARE TUTTX INSIEME

locandina

dall’assemblea contro i CIE

Da molti anni la propaganda mediatica dei governi dei paesi occidentali proclama che “le nostre donne” sono libere perché hanno gli stessi diritti degli uomini.

Tale rivendicazione viene portata avanti in contrapposizione alla presunta condizione delle donne nei paesi colonizzati, che vivono, nell’immaginario occidentale, una situazione di passività e sottomissione.

Si riafferma ancora una volta il discorso razzista che assegna a noi brave europee il compito di salvare queste “vittime” dalla  barbarie, specialmente se donne, ancor più migranti e/o sex workers.

Di  fatto, a braccetto con questa vocazione salvifica della narrazione imperialista, ci passeggia un sistema eteropatriarcale che dalla vittimizzazione della donna accresce il proprio potere e le proprie forme di dominio e controllo sui corpi, dipingendoli come non in grado di autodeterminarsi e incapaci di assumere il controllo della propria esistenza, e pertanto giustificandone la privazione di libertà in nome della “loro” sicurezza.

Come se un’emancipazione dalla condizione di vittime non fosse neppure immaginabile. Come se non esistessero esperienze di autodifesa collettive e individuali, e ci si potesse soltanto rassegnare alla propria condizione soggettiva. Continua a leggere

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8 dicembre 2017/NOTAV e NOTAP

Dalla Val di Susa solidarietà al Movimento No Tap!

Con questo comunicato il Movimento No Tav intende esprimere piena solidarietà alle famiglie, ai figli, ai contadini che, insieme ai Sindaci e Amministratori, formano il Movimento No Tap.
Tutti insieme sono il cuore della lotta popolare che riesce a coinvolgere trasversalmente un intero territorio, per la sua tutela e difesa, contro un’opera ormai vecchia e folle quale è il gasdotto Trans – Adriatico (TAP). Una follia che tutti insieme dobbiamo contrastare.
Il Gasdotto Trans-Adriatico TAP è un’opera che peggiorerà il grave problema del riscaldamento globale che affligge il nostro Pianeta perché la sua realizzazione incentiverà il consumo delle fonti fossili e sottrarrà risorse agli investimenti nelle energie rinnovabili, eolica e solare, i cui costi sono in continua diminuzione.
L’Europa tra cinquant’anni pagherà ancora un inutile gasdotto, inutile come molte delle grandi opere che sono state costruite e non funzionano, vedi: “Il Mose a Venezia “.
Gli effetti del cambiamento climatico hanno conseguenze terribili e sono sotto gli occhi di tutti. Temporali, nubifragi, trombe d’aria e grandine, insieme agli incendi boschivi, causati da periodi di siccità molto lunghi, hanno devastato, in questi anni, la nostra Penisola, nell’indifferenza della Politica.
Quello che sta avvenendo nei vostri territori, così come nei nostri, rappresenta una menzogna della politica organizzata, che impone opere inutili contro il popolo che lotta a difesa del proprio territorio e del proprio futuro.
Quando la Prefettura adotta provvedimenti sproporzionati, contro una popolazione che rivendica la difesa del proprio territorio, alimenta solo la consapevolezza di essere dalla parte del giusto.
Vogliamo unirci nella lotta insieme a Voi, perché da oltre 25 anni subiamo un’azione, da parte dello Stato, di prepotenza e arroganza che ha il solo obiettivo di prevaricare e calpestare la volontà della popolazione della Valsusa.
Rivendichiamo il nostro status di cittadini che insieme al popolo No Tap si oppone, ai detentori del potere ed alla militarizzazione, a difesa del proprio territorio.
Il movimento No Tav scenderà in piazza il prossimo 8 Dicembre e dedicherà la giornata al Movimento No Tap.
Avanti No Tap!
Il Movimento No Tav

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24 novembre 2017/Solidarietà a Nadia Lioce

24 novembre 2017 a L’Aquila/Solidarietà a Nadia Lioce! Il 41 bis è tortura!

https://www.facebook.com/events/163880217537997/

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Acidità di Stomaco N°4

La rubrica settimanale di Noemi Fuscà ogni domenica!L’ironia è una grande arma che vi  aiuterà a far passare quell’acidità che prende allo stomaco quando vi sentite sommerse da notizie stupide, pericolose, irritanti, strumentali, false, tendenziose…

Un calcio all’ipocrisia

Marzabotto: partita di calcio. Gol! Esultanza! Mostra una maglia della RSI e braccio teso verso la curva. Poi dopo scuse manco fosse una confessione davanti al prete su facebook certo se ne occuperà l’avvocato, alla fine ha solo messo una maglia ‘qualunque’. Va di moda il politicamente corretto e voi da vili, indegni fascisti che siete lo usate, vi nascondete dietro.

Sempre di moda

Nel varesotto due figli si riprendono la madre che scappava con l’amante. Beh, non era chiaro che siamo dei beni ad uso e consumo della famiglia?

Abbandono

Dove i numeri dell’abbandono scolastico sono alti mancano pari opportunità! risponde la Fedeli. Eh no non parliamo di donne ma di maschi possibilmente stranieri (a quello che dice il Miur). La scuola è classista ha provato a non esserlo ma l’istituzione che forma le menti per il capitalismo non le forma certo solo per sorseggiare tè di fronte a buon libro. Continua a leggere

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Materiali Iniziativa Black Panther Party-Paradigma della Violenza/Non Violenza

Materiali/ Black Panther Party

Elementi fondanti

self defence/patrolling/separatismo/black power/organizzazione territoriale:Free Breakfast for Children (programma di colazioni gratuite per i bambini neri), People’s Free Food Program(programma di sostegno alimentare), scuole liberate, assistenza sanitaria gratuita, assistenza ai neri-e incarcerati e alle famiglie/ rifiuto dell’integrazionismo e del collaborazionismo/ anticapitalismo/marxismo-leninismo/antimperialismo.

Statuto di fondazione 1966/ Ten point plan, “piano dei dieci punti”

  1. Vogliamo la libertà, vogliamo il potere di determinare il destino della nostra comunità nera
  2. Vogliamo piena occupazione per la nostra gente
  3. Vogliamo la fine della rapina della nostra comunità nera da parte dell’uomo bianco
  4. Vogliamo abitazioni decenti, adatte a esseri umani
  5. Vogliamo per la nostra gente un’istruzione che smascheri la vera natura di questa società americana decadente. Vogliamo un’istruzione che ci insegni la nostra vera storia e il nostro ruolo nella società attuale
  6. Vogliamo che tutti gli uomini neri siano esentati dal servizio militare
  7. Vogliamo la fine immediata della brutalità della polizia e dell’assassinio della gente nera
  8. Vogliamo la libertà per tutti gli uomini neri detenuti nelle prigioni e nelle carceri federali, statali, di contea e municipali
  9. Vogliamo che tutta la gente nera rinviata a giudizio sia giudicata in tribunale da una giuria di loro pari o da gente delle comunità nere, come è previsto dalla costituzione degli Stati Uniti
  10. Vogliamo terra, pane, abitazioni, istruzione, vestiti, giustizia e pace

Le militanti del Black Panther Party

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Polizia vigliacca, stiamo tutte/i con Maya!!!!

POLIZIA VIGLIACCA, STIAMO TUTTI/E CON MAYA!

Questa mattina presto la Digos si è presentata nella casa in cui Maya vive per sequestrare degli oggetti peronali a proposito della vicenda cominciata lo scorso giugno.

Tutti ci ricordiamo più o meno com’era andata: una sera mentre Maya tornava a casa, assiste a un controllo di polizia su due ragazzi e decide di avvicinarsi. È bastato questo perché la polizia decidesse di chiamare dei rinforzi e di portarla in commissariato. Durante il viaggio Maya subisce varie violenze e insulti da parte dei poliziotti, in particolare all’interno del commissariato le viene tirato un pugno in un occhio. Viene rilasciata con un verbale molto poco chiaro in cui le veniva contestato l’oltraggio e il possesso di alcuni chiodini da muro nel marsupio.

La mattina dopo Maya decide di farsi refertare gli evidenti segni di violenza, e sporgere denuncia.
Numerose sono state le iniziative in solidarietà a Maya da parte di persone a lei vicine e ancor di più da parte di chi non l’aveva mai conosciuta prima.

Circa un mese fa c’è stato il primo interrogatorio riguardante la denuncia sporta da Maya come parte offesa, interrogatorio difficile in cui il pubblico ministero, che è la stessa che fra l’altro segue la denuncia sporta invece nei confronti di Maya, non faceva altro che soffermarsi sui dettagli e cercare di farla apparire come una bugiarda. Conosciamo questi teatrini nei tribunali, in cui la donna offesa diventa l’imputata e si dubita di lei.
Non non ne avevamo bisogno per sapere che Maya dice la verità, ma durante il processo si è venuti a conoscenza anche di un video all’interno del commissariato in cui si vede perfettamente il poliziotto che le tira un pungo. Dopo il processo infatti la denuncia contro ignoti diventa denuncia contro noto, della cui identità però né maya né le perone a lei vicine sono state messe a conoscenza.

La polizia è vigliacca, e poiché tutti sanno cosa è successo quel giorno, ora cercano di vendicarsi su Maya. Lo hanno fatto quando l’hanno successivamente incontrata alle iniziative, insultandola e cercando di umiliarla, e lo hanno fatto anche stamattina, quando sono piombati in casa sua per sequestrarle il cellulare con un mandato poco chiaro.
La motivazione con cui giustificano ciò che è accaduto oggi è che nel telefono di Maya sarebbero presenti delle richieste di aiuto mandate per sms ai suoi amici durante la notte di tensione e per il pubblico ministero quello sarebbe un materiale necessario ai fini del processo. Ma non pensino di prenderci in giro, perché è sotto gli occhi di tutti che questi sono gesti intimidatori: non hanno nemmeno rispettato la procedura che prevedeva, in quanto il materiale era in possesso della parte offesa, la richiesta al suo avvocato per entrare in possesso del “necessario”.

La vicenda è emblematica di come ancora una volta si cerca di nascondere il lavoro sporco della polizia e di come una donna che subisce violenze ha sempre qualche motivo per meritarsele.
La loro coda di paglia si vede anche se cercano di camuffarla sotto una divisa, la loro vigliaccheria è è visibile sulle loro facce come il pugno che avevano dato a Maya.

Maya non è sola. Non lo è mai stata e non lo sarà nemmeno stavolta!
#iostoconmaya #setoccanounatoccanotutte #vigliacchi

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G7 per le pari opportunità

Il femminismo di Stato è violenza

 

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Femminismo Euskal Herrira

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25 novembre 2017

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Independéncia y socialismo!

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17 novembre NOTAV!!!

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Brothers In Arms-Joan Baez

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Podcast dell’iniziativa “Le militanti del Black Panther Party” 10/11/2017

i-nomi-delle-cose

Ciclo “Femminismo: paradigma della Violenza/Non Violenza”

Sezione Storia e Memoria

“La memoria del movimento femminista non edifica monumenti a sua gloria, ma ha un carattere decisamente creativo, vive nella dialettica e nella dialettica si alimenta e si espande. Non teme la pluralità dei linguaggi, nè il loro proliferare, bensì la loro assenza e la lettura e l’interpretazione che le missionarie del verbo borghese fanno, riducendo tutto nell’alveo di questa società e della sua conservazione, producendo in questo modo un’esclusione a priori, condannando all’oblio tutti quegli aspetti dell’esperienza storica e sociale del femminismo che erano legati ad un’ipotesi di superamento della società patriarcale e borghese. Per questo è necessario conquistare una memoria autonoma e collettiva della trasgressione femminista…Il femminismo non può abbandonare mai la lotta di liberazione che è possibilità di comunicare, di dare voce a tutte le lotte del presente come del passato e alle loro ragioni…è portare fuori ogni lotta dall’ambito riduttivamente femminile, è vanificare  così tutti i tentativi di ghettizzazione, è smascheramento dei codici linguistici del potere che costituiscono la rete essenziale del controllo sociale…” Memoria collettiva, Memoria femminista” coordinamenta femminista e lesbica/ 2012

Questa la registrazione dell’iniziativa del 10/11/2017 

“Le militanti del Black Panther Party” con Silvia Baraldini

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