Prende il via da gennaio un nuovo Ciclo della Coordinamenta

Prende il via da gennaio 2019 un nuovo Ciclo della Coordinamenta!

“La de-umanizzazione del soggetto”

La de-umanizzazione è un dispositivo che il potere mette in atto per togliere a chi vuole demonizzare persino l’appartenenza al genere umano. Sui soggetti de-umanizzati può essere così attuata ogni possibile nefandezza perché non sono più essere umani, ma oggetti.

Questa percezione viene veicolata nel comune sentire attraverso una serie di meccanismi che vanno dalla costruzione del mostro a quella della pericolosità politica, sociale e/o nazionale, a quella della superiorità della razza o al terrorismo facendo sì che la sofferenza fisica, psicologica inflitte e lo stesso annientamento vengano attuati senza sensi di colpa e come una necessità. 

I meccanismi della de-umanizzazione si esplicano sul fronte interno, vale a dire contro il nemico interno che è quindi sempre qualcuno che mette in pericolo il così detto “ordine costituito” o mette a repentaglio la costruzione della norma che viene fatta passare per “normalità”. La tortura dei/delle prigionieri/e politici militanti delle formazioni armate negli anni’70 in Italia, la tortura , l’annientamento psicologico e fisico dei/delle militanti della RAF nelle carceri tedesche, le torture nel campo di prigionia statunitense di Guantanamo, la caccia alle streghe  attuata dal XV al XVII secolo per la costruzione del nuovo modello di donna funzionale all’ordine capitalistico sono solo degli esempi che attraversano lo spazio ed il tempo fino ai giorni nostri. 

E i meccanismi della de-umanizzazione si esplicano anche sul fronte esterno nei confronti dei popoli ritenuti inferiori e quindi colonizzabili, sfruttabili, predabili perché incapaci di gestirsi, di intelligenza limitata, sub-umani. La costruzione della razza risponde a questo meccanismo. Come anche la guerra di ultima generazione che permette di eliminare a distanza spingendo un bottone come in un videogioco esseri umani che vengono assimilati a pupazzi, a macchie che spariscono, a luci colorate su uno schermo. 

Le così dette democrazie occidentali che indossano la maschera ipocrita della tutela dei diritti umani e della salvaguardia della persona usano i meccanismi de-umanizzanti con molta disinvoltura ogniqualvolta lo ritengano utile e conveniente per poter mettere in atto la distruzione fisica e psicologica di chi ritengono pericoloso. 

E’ necessario parlare dei dispositivi de-umanizzanti, della tortura, del 41bis, delle guerre asimmetriche…svelarne la natura politica, i meccanismi e gli obiettivi.

Raccontare la verità è una priorità politica del momento presente.

Coordinamenta femminista e lesbica

 

PROGRAMMA

Il ciclo si compone di tre parti  che verranno svolte in tre iniziative nello Spazio Sociale Nido di Vespe-via dei Ciceri 131-Roma  

PARTE PRIMA/ 12 gennaio 2019, ore 18.00 

I MECCANISMI DE-UMANIZZANTI SUL FRONTE INTERNO/ Le “democrazie” occidentali, la tortura, il 41bis… ne parliamo con Maria Rita Prette e il suo libro “TORTURA/Una pratica indicibile”Sensibili alle foglie 2017-Collana Indicibili sociali.

PARTE SECONDA/19 gennaio 2019, ore 18.00

STORIA E MEMORIA/ incontriamo Nicoletta Poidimani  e il suo libro”DIFENDERE LA “RAZZA”Identità razziale e politiche sessuali nel progetto imperiale di Mussolini –Sensibili alle foglie, Roma, 2009-2018.

L’autrice attraverso un percorso di immagini, documenti, pubblicazioni dell’epoca coloniale ci parlerà della storia del razzismo italiano

PARTE TERZA/ 9 febbraio 2019, ore 18.00

I MECCANISMI DE-UMANIZZANTI SUL FRONTE ESTERNO/ Il neocolonialismo, le guerre “umanitarie”, la guerra asimmetrica..ne parliamo con Maria Rita Prette e il suo ultimo libro “LA GUERRA/che fingiamo non ci sia”Sensibili alle foglie 2018,Collana Indicibili sociali.

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Giù le mani dalla nostra terra!

E’ notizia di pochi minuti fa l’annuncio del ministro Toninelli sul Terzo -Valico: l’opera proseguirà!

http://www.notav.info/post/il-terzo-valico-sacrificato-sullaltare-delle-alleanze/

Nonostante la messianica analisi costi benefici sia sfavorevole per l’opera (e come potrebbe essere altrimenti?) oramai, afferma il ministro, sarebbero troppi alti i costi per bloccarla.
Troppi soldi pubblici già spesi, troppi appalti già lanciati ma soprattutto, noi crediamo, troppe promesse fatte all’alleato della Lega che a quei profitti non vuole rinunciare.
Profitti più importanti della distruzione dell’ennesimo territorio di questo paese e della minaccia alla salute delle persone che vi vivono.  Più importanti dell’amianto, della corruzione e dei commissariamenti.

l’Italia ha bisogno di altro e chi oggi ha deciso per il prosieguo di quest’opera lo sa molto bene: messa in sicurezza dei territori, piccole opere utili , priorità alle vere esigenze come casa, lavoro, sanità e scuola.
Sull’altare dei giochi di potere questi buoni propositi evidentemente sono sacrificabili per alcuni, per noi no…non lo saranno mai.
Siamo vicini agli attivisti e alle attiviste del movimento No Tav Terzo Valico che in questi anni con dignità e coraggio hanno lottato per difendere la loro terra e il futuro dei loro figli.
Qualsiasi sia l’esito dell’analisi costi benefici che prima o poi arriverà anche sulla Torino Lione, il risultato di questa operazione, come quelle sul Tap, sull’Ilva e sul Muos, conferma una cosa sola: non ci sono governi amici! Anche per questo scenderemo in piazza il 23 marzo a Roma.
Pubblichiamo qui di seguito il comunicato del Movimento No Tav del Terzo Valico:

“Il Ministro Toninelli ha annunciato dal suo profilo facebook che è terminata l’analisi costi/benefici inerente il Terzo Valico. Andate ad ascoltare cosa dice e andate a leggere cosa scrive. Il succo è che la decisione del Governo è quella di proseguire i lavori. Peccato che in campagna elettorale il Movimento 5 Stelle definisse l’opera inutile e dannosa per la salute dei cittadini.
Oggi tutto questo non vale più. Poco importa la presenza di amianto, poco importa la corruzione e gli arresti dei vertici del Cociv, poco importano le infiltrazioni della criminalità organizzata, nessuna importanza viene data alla distruzione delle sorgenti e delle falde acquifere. Tutto questo oggi scompare nel nome dei posti di potere e di un Governo insieme alla Lega.
La verità è che dopo Ilva, Tap e Muos, il Movimento 5 Stelle ha deciso di tradire un altro territorio. Ha deciso di pugnalare alla schiena migliaia di persone che avevano riposto in loro fiducia affinché questa grande opera inutile venisse fermata.
Il Movimento 5 Stelle è uguale agli altri. E’ parte del sistema che dicevano di voler combattere, è succube degli interessi di Salini Impregilo esattamente come lo era il Partito Democratico.
Vi aspettiamo nelle nostre valli se mai un giorno avrete il coraggio di presentarvi. Sappiate che non sarete i benvenuti. Urleremo ancora e ancora “Giù le mani dalla nostra terra”.”

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Da Radio Cane sugli arresti del Giambellino

Aprite quelle porte: sugli arresti del Giambellino

https://radiocane.info/seiscemo/

Milano, 13 dicembre 2018. Sei compagni e tre compagne (tra cui Clelia, della muta redazionale di radiocane) vengono arrestati con l’accusa di far parte di “un’associazione a delinquere finalizzata all’occupazione abusiva di immobili”. In questo contributo audio alcune considerazioni a margine di questa brillante operazione repressiva.

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Le donne che non difende nessuno

Le donne che non difende nessuno

<Palermo. Una donna  di 45 anni ha ucciso il marito accoltellandolo nel sonno. La donna ha spiegato che non ne poteva più dei continui litigi. La tensione in casa era molto alta da molto tempo tanto che i due figli più piccoli della coppia, che ne ha quattro, dormivano da parenti. Sembra che l’abbiano aiutata i due figli ventenni> Questa la notizia.

Il modello secondo cui vengono costruite le donne dal patriarcato prevede sopportazione, pazienza, comprensione, dedizione, sacrificio, disponibilità…tutte “doti” che costituiscono la strada maestra per l’autodistruzione personale e che sfociano in accessi di rabbia violenta  o di autolesionismo. Riportiamo uno stralcio significativo dagli Atti dell’Incontro nazionale separato “I ruoli, le donne, la lotta armata/Questioni di genere nella sinistra di classe” che può costituire oggetto di riflessione :

” …Dicevate delle donne che ammazzano i mariti, anche quello è un aspetto particolare per il carcere italiano: sono poche e sono quelle che si beccano condanne terribili cioè molto alte, a parte noi che eravamo le lungo degenti della situazione, quelle che venivano subito dopo erano loro, come se appunto fosse uno dei delitti più gravi che una donna può commettere.
Ed erano tutte donne, per lo meno quelle che ho conosciuto io, che erano arrivate in questo tipo di situazione per assoluta impossibilità di continuare in quella maniera. Se chiedevi “ma perché non hai divorziato?” ti guardavano come a dire “ma di che cazzo parli?”, non avrebbero avuto mai il coraggio di lasciare il marito, ammazzarlo si, ma lasciarlo no. E la cosa più incredibile è che dopo averlo fatto…in modi piuttosto cruenti devo dire, non gli avevano semplicemente tirato un foro in testa …con strumenti arcaici …in quel momento evidentemente la brocca ti parte! Donne veramente maltrattatissime che, quindi, nel momento in cui decidono di fare una cosa del genere la fanno con
tutti i sentimenti… però il giorno dopo tornano ad essere le donne di prima,
questa era la cosa che mi incuriosiva.
Come se ci fosse stato un piccolo episodio terribile, però loro non erano così
di natura, era che quel testa di minchia le aveva portate ad una esasperazione
veramente impossibile da sopportare. Quello che era assolutamente evidente
era che queste donne dai tribunali erano state massacrate, le pene più alte
che io abbia visto, poi sono arrivate le donne di mafia, ma molto dopo…” (pag.33)

 ..la ribellione delle donne al patriarcato si esprime spesso in forme estreme, violente e disperate in cui  è dominante la sensazione di impotenza e di non aver vie d’uscita oppure di rabbia repressa per anni.

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L’immondo del lavoro: le cottimiste del lusso

La polvere sotto il tappeto

https://radiocane.info/

La polvere sotto il tappeto, ovvero: come si aumenta l’intensità dello sfruttamento del lavoro in una struttura alberghiera? Tramite minimi sindacali ulteriormente compressi, uso di prodotti chimici scadenti (e dannosi) per la pulizia delle camere, imposizione di funzioni non previste dal contratto (come quelle di facchinaggio), creazione di un contesto lavorativo desolidarizzante (e con il ricatto del permesso di soggiorno imposto alla manodopera straniera). Samantha lavora da anni come cameriera nelle strutture alberghiere del lusso a cinque stelle e ce ne descrive il funzionamento quotidiano dalla parte di chi è costretto suo malgrado a percepire un salario di merda per un lavoro di merda. Nella suo minuzioso racconto emerge come il cottimo stia a fondamento di questo tipo di mestiere e di come ogni giorno chi ci lavora è costretta ad una disperata corsa contro il tempo e all’accettazione di una condizione di schiavitù nascosta dietro lo scintillante sfarzo a cinque stelle.

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Campagna d’Africa

Riceviamo dalla Rete contro la guerra e il Militarismo di Napoli

IL GOVERNO GIALLO-VERDE PROSEGUE E RAFFORZA L’ITALICA CAMPAGNA D’AFRICA AVVIATA DAI SUOI PREDECESSORI

A novembre si è tenuta a Palermo la conferenza internazionale sulla Libia, voluta fortemente dall’Italia, nella quale i vari attori libici e i loro sponsor internazionali, questi ultimi unici responsabili della deflagrazione di questo Paese, dovevano decidere il percorso da intraprendere per mettere fine alle attuali divisioni e contrapposizioni armate.  Come c’era da aspettarsi la conferenza si è chiusa con un nulla di fatto.

Al di là di promesse e strette di mano tra i due principali contendenti – il premier riconosciuto internazionalmente al-Sarraj e il capo dell’esercito nazionale libico Haftar -, non è stato preso alcun impegno concreto, riproponendo nelle conclusioni le fantomatiche road map già stabilite in altre occasioni ed in particolare nell’Accordo politico libico del 2015 e nello scorso vertice di Parigi, ma seppellite tutte dal proseguire degli scontri tra le fazioni dell’inferno libico che, solo negli ultimi mesi, hanno visto centinaia di morti.

In sostanza, nella conferenza stampa finale, il premier Conte e l’inviato dell’Onu Ghassan Salamè, hanno rilanciato l’ennesima assemblea nazionale da tenersi nel prossimo mese di gennaio in cui si dovrà provare a mettere a punto, con le parti interessate, i passi necessari a condurre la Libia all’unità: creazione dell’esercito comune, disconoscimento delle milizie, governo transitorio di unità nazionale; pianificazione per primavera delle elezioni parlamentari, in modo da unificare parlamento di Tobruck ed istituzioni della Tripolitania e,  solo successivamente, forse nel dicembre 2019, le elezioni presidenziali. Ma, al di là delle chiacchiere, che ci sia poco da essere ottimisti lo dimostrano non solo l’assenza di una “dichiarazione finale” firmata dai partecipanti, ma anche le tensioni in seno al vertice e le dichiarazioni di Haftar.

L’uomo forte della Cirenaica, appena giunto a Palermo ha rilasciato un’intervista in cui diceva: “non parteciperei alla Conferenza nemmeno se dovesse durare cento anni. La mia presenza è limitata agli incontri con i ministri dell’Europa e poi riparto immediatamente“, e che avrebbe incontrato “il primo ministro italiano e gli altri ministri europei“, ma non gli esponenti delle altre delegazioni, con cui “non ho nulla a che fare“. Per partecipare all’incontro allargato ha imposto l’esclusione dalla riunione di Turchia e Qatar, sponsor dei Fratelli Musulmani da lui ritenuti un nemico, determinando così l’abbandono del meeting da parte della delegazione turca, e, infine, come anticipato, ha lasciato la conferenza prima della fine dei lavori.

Qualcuno, però, un piccolo risultato lo ha ottenuto, ed è il governo italiano. Infatti, per quanto fumosa sia stata la conclusione della conferenza, l’Italia porta a casa l’appoggio dell’ONU e degli USA nel definitivo affossamento del Piano Macron (e le ipotizzate elezioni a dicembre di quest’anno), di fatto già fallito per le condizioni sul terreno libico, e, soprattutto, il riavvicinamento al generale Haftar (appoggiato proprio dalla Francia, oltre che da Egitto, Emirati Arabi e Russia) con cui si erano determinate forti tensioni (v. l’espulsione dell’ambasciatore italiano). Tale riavvicinamento, confermato dalla recente visita del generale a Roma, consente all’Italia di tornare a giocare un ruolo da protagonista principale nelle vicende libiche e rintuzzare l’eccessivo attivismo di Parigi. Non solo sul piano diplomatico. Continua a leggere

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Con Clelia e con le compagne e i compagni del Giambellino sotto attacco!

Con Clelia e con le compagne e i compagni del Giambellino!

Occupare una casa è un atto politico!

Difendere e/o occupare una casa è un atto politico, difendere e/o occupare uno spazio è un atto politico.La creazione  e l’agibilità di spazi politici è respiro, è aria per il movimento antagonista e per il movimento femminista.

La loro difesa è un momento importante di consapevolezza e di crescita e spazza via le teorie inconsistenti e false della convivenza civile e della legalità. Due principi che, peraltro, vengono sempre indirizzati alle oppresse/i  e alle emarginate/i per far loro accettare condizioni di vita improponibili e ruoli, mentre, chi li propaganda, mercanteggia con le istituzioni promozione sociale personale e del gruppo di appartenenza.

Occupare case, spazi abitativi, sociali è un diritto e chi, a vario titolo, lo nega, indipendentemente dal ruolo che assolve e dai distinguo che fa, accetta e non trova vergognoso che ci siano persone che non hanno un tetto sotto cui vivere o che debbano pagare affitti improponibili o che debbano regalare la loro vita per far fronte ai più elementari bisogni.

Ma non è soltanto questo, la necessità di una casa non è soltanto una questione di vita dignitosa, di diritti imprescindibili di base per un’esistenza che valga le pena di essere vissuta, è anche spazio di autonomia e autodeterminazione, in cui ritirarsi a riflettere e pensare , spazio che permette di organizzarsi la vita anche in funzione della lotta, spazio che libera la mente dall’angoscia di non avere certezze e punti fermi, quella “stanza tutta per sé” di cui parlava Virginia Woolf, quando pensava all’oppressione delle donne che non riuscivano ad avere indipendenza economica e gestione del proprio tempo e del proprio spazio, indispensabili per creare, ma indispensabili anche per pensare e per lottare.

E’ necessario recuperare l’autonomia che è la presa in carico direttamente dei nostri desideri e della possibilità di realizzarli. E’ la riappropriazione di un tempo liberato dal lavoro salariato, dal lavoro di cura, dai ruoli, è coscienza e tessuto di comunicazione e organizzazione sociale, è capacità di esprimere rottura e identità politica, di scardinare il controllo che si manifesta nel dominio culturale e sociale prima ancora che il quello poliziesco e repressivo..

Mentre si infittiscono i queruli richiami alla legalità e alla non violenza, lo Stato supera questi limiti e abbatte le ultime apparenze della sua “democrazia” e intere aree sociali e geografiche si trovano prive di ogni “garanzia”, occupate, rastrellate, perquisite, represse.

E’ necessario porsi fuori e contro la società del capitale, a partire dal rifiuto della sua ideologia al fine di far valere la volontà di riscatto e di liberazione degli oppressi e delle oppresse. Una pratica di riappropriazione e soddisfazione dei propri bisogni, fuori e contro il lavoro salariato, i ruoli, la meritocrazia, le gerarchie…. Sapendo che dovremo fare i conti  con la repressione da una parte e con il riformismo e la socialdemocrazia dall’altra che premono per le “riforme”, parola di cui hanno stravolto il significato originale per ridefinire i rapporti lavorativi, lo stato sociale, il sistema giuridico, mentre spetta a noi praticare direttamente i nostri bisogni reali con la consapevolezza della portata liberatoria che questo ha nei confronti dei miti volutamente fallaci e fuorvianti della legalità e della non violenza.

Coordinamenta femminista e lesbica

Riportiamo a seguire la documentazione di Radio Onda d’Urto

Sgomberi e arresti a Milano, nel quartiere Giambellino-Lorenteggio, in una violentissima operazione repressiva contro chi lotta per il diritto all’abitare. Sono stati arrestati – disposti i domiciliari – 9 attiviste e attivisti (sei compagni e tre compagne) del comitato Abitanti Giambellino-Lorenteggio.

Pesantissima quanto surreale l’accusa, costruita attraverso un notevole dispendio di fondi e uomini, tanto da prevedere addirittura intercettazioni telefoniche e ambientali: associazione a delinquere finalizzata all’occupazione abusiva di immobili e resistenza a pubblico ufficiale.

Altre 75 persone risultano indagate per altri reati, come occupazione e resistenza a pubblico ufficiale.

Di fatto, il presunto racket riguarda, secondo quanto riportato dai media mainstream su velina di Questura, 10 euro al mese a famiglia, ossia la quota associativa per le attività solidali del Comitato di quartiere Giambellino e Lorenteggio, oltre alla partecipazione ad assemblee e iniziative di lotta. Sempre in mattinata sgomberati 9 appartamenti popolari occupati per necessità e messa sotto sequestro lo spazio sociale “Base di solidarietà popolare” di via Manzano 4. Gli operatori dell’Aler hanno sigillato l’immobile applicando lastre di ferro alle finestre e agli ingressi.

I magistrati di Milano (parola del Corriere della Sera) sottolineano che “l’occupazione di qualche decina di case allungherebbe la lista legale d’attesa”, quando a Milano, in realtà, ci sono 80mila alloggi sfitti e 10mila case popolari fuori-lista d’assegnazione da anni.

Prime risposte di piazza: alle 16.30 oggi conferenza stampa davanti alla Base di solidarietà popolare, alle ore 18 corteo da piazza Tirana.

L’aggiornamento delle 12.40 con l’avvocato difensore di compagne e compagni, Eugenio Losco. Ascolta o scarica

Il commento dell’avvocato difensore di compagne e compagni, Eugenio Losco, raggiunto attorno alle 10.30. Ascolta o scarica.

Di seguito, il comunicato del Comitato Abitanti Giambellino – Lorenteggio:

“OPERAZIONE ROBIN HOOD. IL COMITATO DEGLI ABITANTI DEL GIAMBELLINO È SOTTO ATTACCO.

Un imponente operazione dei carabinieri ha messo sotto assedio il quartiere popolare del Giambellino dalle 5 del mattino. Volanti, camionette della celere e i reparti del ROS hanno sgomberato 9 case popolari e messo sotto sequestro la BASE DI SOLIDARIETÀ POPOLARE , di via Manzano 4 sede del Comitato Abitanti Giambellino Lorenteggio.

L’accusa, firmata dal Pubblico Ministero Basilone della procura di Milano, è quella di ASSOCIAZIONE A DELINQUERE FINALIZZATA ALL’OCCUPAZIONE ABUSIVA.

Secondo la procura i membri del comitato popolare si sarebbero sostituiti allo Stato e all’ALER e a MM nell’affrontare l’emergenza abitativa nel quartiere e da 4 anni si sono presi la responsabilità di assegnare autonomamente le case popolari abbandonate, si sono organizzati per impedire che le famiglie di abitanti venissero sgomberate e buttate in mezzo alle strada, hanno resistito alla polizia cercando di impedire gli sfratti e hanno trovato una casa alle persone dopo che venivano sgomberate.

Affermiamo che queste accuse sono assolutamente vere. Da anni agiamo nel quartiere per far fronte alla grave situazione di emergenza abitativa, speculazione e abbandono che il quartiere , come altre zone della città, vive. Il COMITATO DEGLI ABITANTI DEL GIAMBELLINO LORENTEGGIO si occupa di risolvere problemi causati dall’incuria, la speculazione edilizia e la gestione mafiosa di ALER e del Comune.

Abbiamo assegnato decine , forse centinaia di case vuote a famiglie che ne avevano bisogno.
Abbiamo difeso queste famiglie dagli sgomberi e le abbiamo aiutate a riavere un tetto sulla testa. Lo abbiamo fatto insieme con gli abitanti , aiutandoci a vicenda.

Lo abbiamo fatto perché a milano sono più di 15.000 le case ater vuote, mentre quelle private sono impossibili da contare per quante sono. Mentre più di 50.000 famiglie in tutta la Lombardia sono in attesa da anni di avere una casa popolare. Gli affitti nella nostra città arrivano a costare 2 terzi dello stipendio e di fronte a quella che è una vera e propria emergenza abitativa la risposta delle istituzioni è sempre una sola: camionette, manganelli, sgomberi, denunce.

Lo abbiamo fatto e continueremo a farlo.

Lo abbiamo fatto perché è giusto. Perchè di fronte all’abbandono delle Istituzioni e alla voracità di ALER, MM e dei palazzinari l’unica possibile soluzione è la solidarietà attiva e la lotta.

L’accusa di essere un racket è una calunnia . L’unico vero Racket lo fa ALER mettendo in mezzo la strada centinaia di famiglie ogni anno e spartendosi decine di milioni di soldi pubblici anziché assegnare le case .
Non è mai accaduto che il comitato chiedesse dei soldi per aiutare qualcuno a prendersi una casa. Le case vuote sigillate con la lamiera in Giambellino sono centinaia. Gli abitanti che ne avevano bisogno se le sono semplicemente auto-assegnate.

Ci rivendichiamo invece tutte le altre attività che in questi anni il comitato ha portato avanti in totale autogestione e solo con la generosità dei militanti, senza soldi pubblici o aiuti istituzionali di nessuna sorta. Attività completamente gratuite largamente fruite dagli abitanti del quartiere.

doposcuola per i bambini del quartiere
corsi di italiano per adulti e adolescenti
mensa popolare
recupero e distribuzione gratuita di cibo per gli indigenti del quartiere
squadra di calcio maschile e femminile per ragazzi del quartiere
lavori di autorecupero degli spazi comuni nelle palazzine aver fatiscenti
sportello di consulenza legale per regolarizzarsi
sportello di ascolto per donne in difficoltà
cooperative di disoccupati per piccoli lavori di imbiancatura, traslochi ecc
feste popolari e altri momenti di socialità

Vogliamo dire fin da ora che questo attacco non ci fermerà. La solidarietà e l’affetto degli abitanti del giambellino è l’unico riconoscimento di cui abbiamo bisogno per continuare a fare quello che abbiamo sempre fatto, con ancora più vigore.
I compagni e le compagne che si organizzano nel comitato sono la soluzione .

L’Aler, il Comune, MM ,la Regione, Il Governo, la Polizia , i Carabinieri, la Magistratura sono il problema.
Il ministro Salvini, mandante di questa vergognosa operazione è il problema.

Uniti abbiamo preso le case.
Uniti ci siamo difesi dagli sgomberi.
Uniti ci riprenderemo i nostri compagni e continueremo a costruire solidarietà.

Per un giambellino solidale, aperto, vivibile.

SE CHI LOTTA È UN DELINQUENTE SIAMO TUTTI CRIMINALI

#IOMIASSOCIO
#ROBINHOOD
#GIAMBELLINO

Rilanciamo gli appuntamenti di oggi:

h 16,30 conferenza stampa di fronte alla base di solidarietà popolare, via manzano 4. Ci riprendiamo quello che è nostro.

  1. 18.00 PIAZZA TIRANA CORTEO PER LE VIE DEL QUARTIERE PER CHIEDERE L’IMMEDIATA LIBERAZIONE DEGLI ARRESTATI E RIMANDARE AL MITTENTE LE CALUNNIE DELLA MAGISTRATURA. ALER E COMUNE DI MILANO L’ASSOCIAZIONE A DELINQUERE SIETE VOI”
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30 dicembre /Presidio al CPR di Ponte Galeria!

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Piazza Castello/ 8 dicembre NoTav!

Scriviamo al termine di una giornata storica, la giornata che verrà ricordata per essere la più grande manifestazione notav a Torino.

La piazza del 10 novembre ci aveva lanciato la sfida e un coro di tifosi (dai giornali ai politici) ha continuato a sostenere che quella piazza era la novità e che aveva cambiato il corso della storia sulla Torino Lione.

Ah si? Allora adesso fate i conti con questa di manifestazione, una delle tante che abbiamo fatto in tutti questi anni, ma tra le più importanti e in una delle date che per noi ha un enorme valore. Oltre 70.000 hanno scelto di essere oggi a Torino per rafforzare il nostro lungo NOTAV e dimostrare chiaramente quale sia il futuro che vogliamo per la nostra Valle e per il nostro Paese: un futuro di sviluppo consapevole dove la priorità sarà sempre data ai bisogni colllettivi.

Fermiamo la Torino Lione, un’opera inutile e dannosa, e investiamo nell’esistente, in tema di trasporti, e in tutto quello che porta sicurezza vera al nostro Paese: scuola, cura del territorio, sanità, welfare.

E’ possibile e non è un sogno da retrogradi. E’ il futuro che vogliamo e per cui da 30 anni lottiamo, oggi con una consapevolezza in più, che siamo veramente in tanti a volerlo!

Ci vediamo a Roma il 23 marzo!

http://www.notav.info/post/una-marea-notav-ha-invaso-torino-e-battuto-tutti-sui-numeri/

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Facendo a pezzi la cultura della monogamia

https://anarcoqueer.wordpress.com/zines-scaricabili/

Con questo testo si vorrebbe inaugurare un ragionamento: che cos’è la cultura della monogamia? Come funziona, che effetti ha sulla società in cui viviamo, sulle nostre vite e sulle nostre identità?
Si vorrebbe identificare e discutere i problemi che da questa cultura scaturiscono, collegarla ai processi economici che la determinano e proporre alternative economiche e relazionali che tendano alla costruzione di relazioni più libere, coscienti, responsabili: un ottimo inizio per andare verso il superamento del sistema patriarcale capitalista.

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Mare d’Azov/Provocazione ucraina

riceviamo dalla Rete contro la Guerra e il Militarismo di Napoli

Mare d’Azov: cresce il materiale incendiario verso un nuovo conflitto mondiale

Gli ultimi avvenimenti tra Russia e Ucraina sono una conferma di quanto da tempo vanno sostenendo gli attivisti contro la guerra ed il crescente militarismo, e cioè che siamo di fronte ad una pericolosa crescita delle tensioni tra potenze ed al concreto rischio che incidenti come questi possano sprofondare l’intero globo nel baratro di un conflitto mondiale.

I fatti accaduti sono noti: nella giornata del 25 novembre, due imbarcazioni militari ucraine (Nikopol e Berdyansk) ed il rimorchiatore Yani Paku sono entrati nel Mare di Azov, in quelle che possono essere considerate acque territoriali russe, senza aver preannunciato le loro intenzioni e senza rispondere all’intimazione russa di invertire la rotta. Anzi, come ammette il consigliere presidenziale ucraino Jurij Birjukov, le unità di Kiev avrebbero aperto il fuoco a cui le motovedette russe hanno risposto speronando il rimorchiatore e ferendo 3 membri dell’equipaggio. Le imbarcazioni ucraine sono state fermate a circa 20 chilometri dalla costa russa e trattenute a Kerč insieme agli uomini dell’equipaggio tra i quali, secondo le dichiarazioni di Vasily Gritsak, capo del Servizio di sicurezza dell’Ucraina (SBU), erano presenti agenti del controspionaggio militare. Mosca ha poi bloccato l’accesso al Mare di Azov ancorando una grossa unità mercantile sotto il ponte sullo stretto di Kerč anche perché altri battelli sono stati inviati dalla marina ucraina sul luogo senza però avvicinarsi alle acque territoriali russe.

Non c’è dubbio che si tratti di una vera e propria provocazione da parte di Kiev. Già il 23 settembre due navi militari della flotta ucraina avevano attraversato lo stretto ed il governo russo, anche per l’annuncio da parte di Poroshenko di esercitazioni militari NATO nel Mare di Azov, aveva intimato tanto all’Ucraina quanto agli USA di rispettare il “Trattato sullo Stato Legale del Mare di Azov e dello Stretto di Kerč”, siglato nel 2003 da Russia e Ucraina, che consente l’ingresso di navi (in particolare navi da guerra) solo se esiste un accordo fra le due parti e a patto di sottostare alle ispezioni eventualmente decise dalla Guardia Costiera russa.

Proprio questi controlli, inaspritisi in particolare dopo il sequestro da parte del governo ucraino dell’unità da pesca russa “Nord” e della petroliera “Pogodin, sono osteggiati tanto da Kiev che da USA e UE. E mentre l’Europa, per bocca dell’Alta rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la sicurezza Mogherini, minaccia ad ogni piè sospinto misure contro Mosca, gli Stati Uniti, con la scusa che tali ispezioni danneggiano l’economia ucraina, stanno provvedendo a rafforzare la flotta di questo Paese: hanno già fornito due motovedette di classe Island, armate di mitragliatrici calibro 50 e cannoni da 25 mm, e sono in procinto di trasferire le fregate inutilizzate del Pentagono. Come dichiarato, a settembre, dall’inviato speciale degli Stati Uniti Kurt Volker, l’amministrazione Trump vuole fornire all’Ucraina armi più letali per colmare le lacune in termini di capacità, in particolare le risorse navali e di difesa aerea. L’obiettivo, esplicitato da Poroshenko, è costruire una nuova base militare navale a Berdjansk. Continua a leggere

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Direttamente dalla Francia/”Gilets Jaunes”

“Gilets Jaunes”

da https://incendo.noblogs.org/

Riportiamo qui una chiamata dei compagn* di Alès del collettivo Exploités Enervés.

<E’ passata più di una settimana da quando è cominciato il movimento dei “gilets jaunes”. Questo movimento sociale ha assunto un’ampiezza e delle dimensioni che non c’erano in Francia da molti anni. E’ un movimento nel quale sembrerebbe difficile essere coinvolti per la maggior parte dei militanti rivoluzionari, sindacali, di sinistra, ecologisti…Ebbene con il passare dei giorni sempre più dei singoli e dei gruppi partecipano. Il nostro collettivo fino ad oggi è stato silenzioso sull’argomento. Come tanti altri siamo rimasti sorpresi ma abbastanza curiosi da andare a vedere. Siamo andati in diverse situazioni di lotta dove erano in atto i blocchi ad Alès e quello che abbiamo visto sono lavoratori, disoccupati, pensionati, liceali…che sono stanchi di vedere le loro condizioni di vita peggiorare quotidianamente, di non avere nessun controllo sulle decisioni mentre una minoranza si arricchisce sempre più.

Certamente questo movimento è attraversato da contraddizioni. Si porta dentro le contraddizioni del tempo presente. Pensiamo che sia nello scambio, nella lotta che si possa produrre un superamento.

Per farsi un’idea di quello che può essere il portato di questo movimento al di là di ogni propaganda mediatica c’è questo piccolo video che ha suscitato molto interesse su Facebook : https://www.youtube.com/watch?v=gJV1gy9LUBg.

Vi proponiamo anche il testo di uno storico, Gerard Noiriel, e un altro di un sociologo, Bénoit Coquard, che permettono una messa in prospettiva:

https://noiriel.wordpress.com/2018/11/21/les-gilets-jaunes-et-les-lecons-de-lhistoire/

http://www.contretemps.eu/sociologie-gilets-jaunes/

E per quelli che vogliono partecipare, oggi alle 17.00 ci sarà un’assemblea davanti alla prefettura di Alès per organizzare il seguito delle mobilitazioni. E’ stata lanciata da uno dei gruppi dei “gilets jaunes” che ha informato gli altri e che invita tutti quelli che vogliono ad aggiungersi.

Noi vi terremo il più possibile al corrente sul sito (http://exploitesenerves.noblogs.org/)

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Le donne che non difende nessuno

Le donne che non difende nessuno

Catania.Una donna di 26 anni è stata arrestata perché avrebbe ucciso il figlio di tre mesi “scaraventandolo violentemente a terra”. La donna, alla sua prima gravidanza, non è sposata e al figlio aveva dato il proprio cognome. Viveva con suo padre e la nonna. Avevo la «mente oscurata» e «non so spiegare cosa è successo», ma, si è difesa la donna, sicuramente «non volevo uccidere mio figlio, non ho mai pensato di ucciderlo» perché «io lo amavo». Il giudice delle indagini preliminari Giuseppina Montuori sottolinea che «non può in nessun modo ritenersi corrispondente al vero neppure quanto dalla stessa riferito in ordine alla assenza di volontà omicida ai danni del neonato» Questa la notizia.

Ci vengono in mente dei flash di un’intervista ad una donna di qualche anno fa su un giornale maistream che ci aveva colpito perché la donna aveva dichiarato che aveva un figlio ormai grandicello ma ogni volta che lo guardava sapeva che lei quel figlio lo aveva avuto ma non lo voleva. Che nessuno l’aveva costretta a portare a termine la gravidanza, ma che in effetti l’avevano costretta tutti: quelle/i che le dicevano che se avesse aspettato poi sarebbe passata l’età, quelle/i che le dicevano che se non avesse avuto figli poi si sarebbe pentita di quello che aveva perso, quelle/i che squittivano di gioia ogni volta che lei diceva di essere incinta, quelle/i che in sala parto la riempivano di sorrisi melensi e lei cercava di scacciare dalla sua mente tutto quello che avrebbe voluto fare e che non avrebbe potuto fare più, quello che avrebbe voluto essere e quello che non sarebbe stata più…I condizionamenti che le donne subiscono ogni giorno sono di una violenza inaudita e sembrano normalità.

Vi invitiamo a rileggere queste righe che abbiamo pubblicato tempo fa:

Riflessioni su un tabù, l’infanticidio-prima puntata

Seconda puntata           Terza puntata           

Quarta puntata              Quinta puntata

 ..la ribellione delle donne al patriarcato si esprime spesso in forme estreme, violente e disperate in cui  è dominante la sensazione di impotenza e di non aver vie d’uscita oppure di rabbia repressa per anni. 

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La Bussola nel Caos

“La Bussola nel Caos”

https://anarcoqueer.wordpress.com/zines-scaricabili/

La bussola nel caos è una fanzine partecipativa di ispirazione antipsichiatrica, ideata per avere uno strumento per navigare attraverso le crisi, i brutti periodi, o anche solo le difficoltà che capitano a tutt*.
E’ un piccolo tentativo di empowerment ed autonomia nella gestione psico-emozionale, per andare oltre alla delega e alla patologizzazione, ma soprattutto per riflettere su di sé, sul concetto di cura, su che vuol dire stare bene al di là di cosa è considerato “sano” o “normale”. E’ un invito concreto a liberarci tra di noi e liberare il mondo che ci circonda, perché anche la cura è una questione politica.

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Questo è quanto/Storie di rivoluzionarie e rivoluzionari

Venerdì 7 dicembre in Calusca a Milano alle 20,30

Lidia Martin presenterà con Davide Steccanella, Salvatore Ricciardi, Gino Tedesco, Ottone Ovidi

“Questo è quanto/Storie di rivoluzionarie e rivoluzionari/ SALVATORE RICCIARDI” di Ottone Ovidi

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