Le donne che non difende nessuno

Le donne che non difende nessuno

Catania.Una donna di 26 anni è stata arrestata perché avrebbe ucciso il figlio di tre mesi “scaraventandolo violentemente a terra”. La donna, alla sua prima gravidanza, non è sposata e al figlio aveva dato il proprio cognome. Viveva con suo padre e la nonna. Avevo la «mente oscurata» e «non so spiegare cosa è successo», ma, si è difesa la donna, sicuramente «non volevo uccidere mio figlio, non ho mai pensato di ucciderlo» perché «io lo amavo». Il giudice delle indagini preliminari Giuseppina Montuori sottolinea che «non può in nessun modo ritenersi corrispondente al vero neppure quanto dalla stessa riferito in ordine alla assenza di volontà omicida ai danni del neonato» Questa la notizia.

Ci vengono in mente dei flash di un’intervista ad una donna di qualche anno fa su un giornale maistream che ci aveva colpito perché la donna aveva dichiarato che aveva un figlio ormai grandicello ma ogni volta che lo guardava sapeva che lei quel figlio lo aveva avuto ma non lo voleva. Che nessuno l’aveva costretta a portare a termine la gravidanza, ma che in effetti l’avevano costretta tutti: quelle/i che le dicevano che se avesse aspettato poi sarebbe passata l’età, quelle/i che le dicevano che se non avesse avuto figli poi si sarebbe pentita di quello che aveva perso, quelle/i che squittivano di gioia ogni volta che lei diceva di essere incinta, quelle/i che in sala parto la riempivano di sorrisi melensi e lei cercava di scacciare dalla sua mente tutto quello che avrebbe voluto fare e che non avrebbe potuto fare più, quello che avrebbe voluto essere e quello che non sarebbe stata più…I condizionamenti che le donne subiscono ogni giorno sono di una violenza inaudita e sembrano normalità.

Vi invitiamo a rileggere queste righe che abbiamo pubblicato tempo fa:

Riflessioni su un tabù, l’infanticidio-prima puntata

Seconda puntata           Terza puntata           

Quarta puntata              Quinta puntata

 ..la ribellione delle donne al patriarcato si esprime spesso in forme estreme, violente e disperate in cui  è dominante la sensazione di impotenza e di non aver vie d’uscita oppure di rabbia repressa per anni. 

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