Le donne che non difende nessuno

Le donne che non difende nessuno

<Palermo. Una donna  di 45 anni ha ucciso il marito accoltellandolo nel sonno. La donna ha spiegato che non ne poteva più dei continui litigi. La tensione in casa era molto alta da molto tempo tanto che i due figli più piccoli della coppia, che ne ha quattro, dormivano da parenti. Sembra che l’abbiano aiutata i due figli ventenni> Questa la notizia.

Il modello secondo cui vengono costruite le donne dal patriarcato prevede sopportazione, pazienza, comprensione, dedizione, sacrificio, disponibilità…tutte “doti” che costituiscono la strada maestra per l’autodistruzione personale e che sfociano in accessi di rabbia violenta  o di autolesionismo. Riportiamo uno stralcio significativo dagli Atti dell’Incontro nazionale separato “I ruoli, le donne, la lotta armata/Questioni di genere nella sinistra di classe” che può costituire oggetto di riflessione :

” …Dicevate delle donne che ammazzano i mariti, anche quello è un aspetto particolare per il carcere italiano: sono poche e sono quelle che si beccano condanne terribili cioè molto alte, a parte noi che eravamo le lungo degenti della situazione, quelle che venivano subito dopo erano loro, come se appunto fosse uno dei delitti più gravi che una donna può commettere.
Ed erano tutte donne, per lo meno quelle che ho conosciuto io, che erano arrivate in questo tipo di situazione per assoluta impossibilità di continuare in quella maniera. Se chiedevi “ma perché non hai divorziato?” ti guardavano come a dire “ma di che cazzo parli?”, non avrebbero avuto mai il coraggio di lasciare il marito, ammazzarlo si, ma lasciarlo no. E la cosa più incredibile è che dopo averlo fatto…in modi piuttosto cruenti devo dire, non gli avevano semplicemente tirato un foro in testa …con strumenti arcaici …in quel momento evidentemente la brocca ti parte! Donne veramente maltrattatissime che, quindi, nel momento in cui decidono di fare una cosa del genere la fanno con
tutti i sentimenti… però il giorno dopo tornano ad essere le donne di prima,
questa era la cosa che mi incuriosiva.
Come se ci fosse stato un piccolo episodio terribile, però loro non erano così
di natura, era che quel testa di minchia le aveva portate ad una esasperazione
veramente impossibile da sopportare. Quello che era assolutamente evidente
era che queste donne dai tribunali erano state massacrate, le pene più alte
che io abbia visto, poi sono arrivate le donne di mafia, ma molto dopo…” (pag.33)

 ..la ribellione delle donne al patriarcato si esprime spesso in forme estreme, violente e disperate in cui  è dominante la sensazione di impotenza e di non aver vie d’uscita oppure di rabbia repressa per anni.

Questa voce è stata pubblicata in Violenza di genere e contrassegnata con , . Contrassegna il permalink.