La “vera democrazia”

<La “vera democrazia” si attuerà quando saremo tutt* colpevol*.>

Elisabetta Teghil, Mai contro sole, Bordeaux 2018,Introduzione pp.7,18

La nostra società si sta esprimendo ed ha compiuto atti importanti nella realizzazione dello sfruttamento illimitato. Questa violenza strutturale si è incarnata nell’ideologia neoliberista che è una sorta di macchina infernale e che è stata veicolata attraverso la divinizzazione del potere dei mercati. Sotto gli occhi di tutti ci sono gli effetti di questa nuova organizzazione sociale a partire dalla miseria di una parte sempre più grande delle società economicamente più avanzate e lo straordinario aumento del divario fra i redditi. Quindi, un’affermazione scomposta della vita personale intesa come una sorta di darwinismo che instaura la lotta di tutti contro tutti, il cinismo come norma, la ricchezza come premio di questa selezione, la traduzione nella vita quotidiana con l’assuefazione alla precarietà, all’insicurezza e all’infelicità che permea l’esistenza. Con una precarizzazione così diffusa da ridurre il lavoratore/trice a mano d’opera docile sotto la permanente minaccia della disoccupazione. L’aspetto paradossale è che questo ordine economico e sociale si spaccia e si promuove sotto il segno della libertà e addirittura come società armoniosa.

E’ questo un momento storico che produce un inaudito cumulo di sofferenze. Tutto ciò a partire dal dominio assoluto della flessibilità con contratti a tempo determinato, con assunzioni ad interim, con una concorrenza spietata, non più quella tradizionale fra imprese, ma oggi all’interno della stessa impresa tra lavoratore e lavoratore con l’individualizzazione del rapporto salariale, con l’introduzione di colloqui preassunzione e successivamente di valutazione individuale. La valutazione permanente con una forte dipendenza gerarchica, con lo spacciare i lavoratori come categoria di operatori autonomi, con l’estensione a tutti del ”coinvolgimento” si traduce in un iperinvestimento sul lavoro e in una perenne condizione di insicurezza che tende ad abolire i riferimenti e le solidarietà collettive.

Questo, a livello più generale, si realizza con la privatizzazione a tutto campo dei servizi pubblici e sociali, con l’incoraggiamento sistematico del part-time, naturalmente con un salario anch’esso parziale, con i lavori a tempo determinato e porta ad un impoverimento dei lavoratori cassando più di un secolo di lotte che spingevano per una redistribuzione della ricchezza collettiva e per una maggiore uguaglianza.

Siamo nel regno degli eufemismi, del rovesciamento del significato delle parole, una cannibalizzazione dei diritti sociali che ha investito ambiti impensabili a partire dai sistemi scolastici piegati in funzione dei bisogni del mercato del lavoro, dalla sanità pubblica e dalle pensioni. Le pensioni, la liquidazione, l’assistenza sanitaria sono i temi umanamente più scottanti, ma al centro della macchina dell’ineguaglianza c’è l’istruzione. Nulla è più dovuto, casa, gas, acqua, luce, al cittadino/a non spetta più niente. Un terrorismo sociale forte e vincente annichilisce le persone, colpevolizzandole, avvilendole, frustrandole, trascinando perfino ogni comportamento dovuto al bisogno nella sfera delinquenziale. Questo è il pensiero unico cioè l’ideologia neoliberista.

Le società occidentali sono sempre più vicine alle colonie come dimostra l’arroganza della borghesia sovranazionale convinta di far parte di una categoria superiore più civilizzata, più progredita e il suo disprezzo per i colonizzati, per i poveri, per chi non ce l’ha fatta. In questo contesto tutto è lecito, inasprire le pene, aumentare i casi di carcerazione, ampliare la fascia dei reati penali, dilatare i tempi della flagranza di reato fino ad etichettare tutti come terroristi che è la premessa per garantire l’impunità a chi esegue le pene di morte extra legem e la tortura.

La “vera democrazia” si attuerà quando saremo tutti colpevoli.

Questo patrimonio di assoggettamento era già la sorte dell’operaio al servizio della macchina utensile e ridotto alla condizione di proletario dalla perdita della sua stessa individualità. Oggi, però, il ceto impiegatizio, il libero professionista, il commerciante al dettaglio, in definitiva la classe media è stata largamente proletarizzata in quanto ne sono state svalutate le competenze professionali ed è stata fortemente impoverita. Quindi, oggi, vasti strati sociali sono stati tutti plasmati e ridotti a strumenti di una nuova servitù volontaria. Il neoliberismo si è caratterizzato come un grande fratello traducendosi in un vero e proprio strumento di controllo sociale che occupa ogni interstizio della vita. Così vengono sottratte le possibilità stesse di esistenza sostituite da norme che sono vere e proprie rimozioni delle capacità intellettuali, affettive, estetiche e politiche delle singole persone e dell’umanità tutta. Questa società disossa le persone, le rende dei corpi senza anima, afflitti dal male di esistere e dal male di divenire cioè dalla mancanza di un presente e di un futuro con una crescente tendenza alla rabbia spoliticizzata che spiega tante situazioni che avvengono negli Stati Uniti con individui che, senza un apparente motivo, fanno delle stragi.

Tutte le attività umane, nessuna esclusa, istruzione, cultura, salute…sono diventate merce e per questo non possono che finire in frustrazione e in istinti distruttivi.

Anche in politica si adottano tecniche di marketing, la politica stessa si trasforma in merce. D’altra parte la miseria a tutto campo non può che diventare miseria politica.

Un sentimento di disillusione, di esasperazione attraversa le società occidentali e la socialdemocrazia non utilizza più lo spirito di Tomasi di Lampedusa “cambiare tutto perché niente cambi”. Oggi fa ricorso ad una strategia di cambiamento effettivo, cambiamento perfino del senso delle parole, il colmo è nello stravolgere e rovesciare il loro stesso significato e tutto si trasforma in un talismano che è il diritto incontrollato e a tutto campo dei proprietari dei mezzi di produzione di far sì che le forme politiche organizzate siano l’armatura del dominio del capitale nella società. In effetti se si esclude, almeno nei paesi occidentali, la coercizione diretta rappresentata dalla schiavitù, si ha un dominio diretto come mai nel passato sulla vita delle persone, sulla loro esistenza a partire dal lavoro salariato necessario per la semplice sopravvivenza anche in condizioni di semischiavitù e comunque permesso dai proprietari dei mezzi di produzione solo alle loro condizioni. Non c’è più ostentazione ma dittatura vera e sostanziale dell’impero del capitale. E quando si manifestano forme di contestazione rispetto a questa brutalità di sistema portata ad un punto limite, allora si svela la violenza di cui è capace il potere per difendere i propri vantaggi.

Il limite di sopportazione è continuamente superato e pertanto ogni più piccolo tentativo di ribellione è soggetto alla repressione. In questo momento puoi lavorare, quando puoi, se fai quel che ti viene detto e come ti viene detto e, comunque, lo fai finché il datore di lavoro te lo permette e se non ti sta bene, vieni cacciato impunemente perché ci sono le Istituzioni, nessuna esclusa, e in maniera eclatante, che proteggono e realizzano questo impianto. E finisci per ubbidire per una buona ragione perché vivi nella paura. Le condizioni stesse dell’esistenza delle persone sono affidate al braccio esecutivo delle Istituzioni.

E’ una concezione atavica, altro che innovativa e moderna! È un ritorno al passato..

Il terrorismo e la guerra mantengono un simulacro di coesione nazionale e per questo vengono coltivati.

Non c’è nessuna crisi, il neoliberismo è una scelta ideologica e pertanto si irradia in tutta la società. Il paradosso è che si parla sempre più di lavoro nel momento in cui il lavoro viene sempre più a mancare e, quando c’è, è precario e volatile. Si tratta, in fondo, dello stesso paradosso per cui i discorsi sull’ambiente e sulla natura proliferano quando la natura diventa sempre più artificiale e l’ambiente sempre più snaturato e devastato, a conferma, come diceva Walter Benjamin che “L’essenza di una cosa appare nella sua verità nel momento in cui essa rischia di scomparire.” Questo vale per tutto l’impianto che la borghesia si è data con i suoi connotati e addentellati, nello sport, nella ritualità, nei momenti mondani e conviviali, e utilizza lo stesso approccio che ha per il mondo del lavoro, la natura, l’ambiente nei riguardi dei diritti umani, del razzismo e del sessismo. Aver teorizzato la negazione di ogni solidarietà verso la popolazione sempre più emarginata e sfruttata è anche un venir meno alla solidarietà verso le generazioni future e tutto questo non è che l’altra faccia della moneta delle nuove guerre coloniali. Continua a leggere

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Patti Smith e Joan Baez

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Zardins Magnetics del 28 maggio 2020

     Zardins Magnetics

Trax di giovedì 28 maggio 2020

“PINOCCHIO E LA GALERA

clicca qui

Qui potete ascoltare l’intera trasmissione  https://soundcloud.com/radiaz10n3/zardins-magnetics-28-maggio

Qui potete ascoltare la radio in diretta streaming, Zardins Magnetics va in onda ogni giovedì dalle 20 alle 21,30       ascoltareradio.com/onde-udine 

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5 giugno/In ricordo di Margherita Cagol

Margherita Cagol, Mara, militante delle Brigate Rosse, nasce a Sardagna di Trento, l’8 aprile 1945. Viene uccisa dai carabinieri il 5 giugno 1975 ad Arzello d’Acqui in Piemonte.

La vogliamo ricordare con un frammento di una lettera scritta da Milano alla madre il 28 novembre del 1969.                                                                                                                                 <Carissima mamma, visto che per oggi il viaggio a Trento è andato in fumo voglio scriverti alcune cose per starti  in qualche modo vicina. Potrei dirti molte cose nella mia nuova vita qui a Milano, ma nessuna è più importante della maturazione della mia coscienza. Di questo voglio scriverti e di questo se vuoi parleremo a Trento al mio prossimo viaggio. Milano è per me una grande esperienza. Questa grande città che in un primo momento mi è parsa luminosa, piena di attrattive, mi appare sempre di più come un mostro feroce che divora tutto ciò che di naturale, di umano e di essenziale c’è nella vita. Milano è la barbarie, è la vera faccia della società in cui viviamo. Questa è una constatazione che ogni giorno faccio, ma per questo non mi dispiace viverci, anzi questo fa maturare in me tutta una serie di convinzioni che già a Trento stavo assumendo e di cui solo ora so misurare l’importanza. Questa società che violenta ogni minuto tutti noi, togliendoci ogni cosa  che possa in qualche modo emanciparci o farci sentire veramente quello che siamo (ci toglie la possibilità di coltivare la famiglia, di coltivare noi stessi, le nostre esigenze, i nostri bisogni, ci reprime a livello psicologico, fisiologico, etico, ci manipola nei bisogni, nell’informazione ecc.ecc.) ha estremo bisogno di essere trasformata da un profondo processo rivoluzionario[…] Tuttavia esistono moltissime condizioni oggi per trasformare questa società e sarebbe criminale(verso l’umanità) non sfruttarle. Tutto ciò che è possibile fare per combattere questo sistema è dovere farlo perchè questo io credo sia il senso profondo della nostra vita. Non sono cose troppo grosse, sai mamma. Sono piuttosto cose serie e difficili che tuttavia vale la pena di fare[…]> 

Progetto Memoria, Vol.II, Sguardi ritrovati, Sensibili alle Foglie, Roma 1995, p.70 

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Quando è troppo è troppo! Il discorso di Tamika Mallory

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Una bella notizia e una riflessione

https://roundrobin.info/2020/05/op-ritrovo-scarcerat-tutt-i-le-compagn-prigionier/

Il 30 maggio sono stati scarcerate/i le compagne e i compagni arrestati per l’operazione “Ritrovo”. Rimane l’obbligo di dimora con rientro notturno. E’ caduta l’imputazione per il 270 bis, Stefania,Duccio, Elena, Guido, Martina e Ottavia sono comunque e meno male liberi!!! 

Sempre sabato 30 a Bologna c’è stata una partecipata manifestazione in sostegno e solidarietà delle compagne e dei compagni arrestati. La “sana e democratica” gente di Bologna incarnata nel Resto del Carlino non ha trovato di meglio che inveire contro la manifestazione e quello che salta immediatamente agli occhi è l’uso che viene fatto delle disposizioni anti covid-19 proprio nel chiamare al controllo e alla gestione dell’ordine pubblico. La mascherina…la distanza…gli assembramenti…diventano chiaramente dispositivi normalizzanti e repressivi che fanno passare in secondo piano qualsiasi ragione, rivendicazione, protesta. Smascherare tutto questo e non prestarsi al ricatto del potere diventa una necessità come è una necessità contrastare in tutti i modi possibili il principio e l’uso delle sanzioni amministrative in qualsiasi ambito vengano proposte e applicate. 

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Plebiscito

PLEBISCITO

di Alessandra Daniele

https://www.carmillaonline.com/

E Ponzio Pilato chiese alla folla
– Volete socialismo o barbarie?
E la folla rispose
– Socialismo!
Pilato sgranò gli occhi. Poi si schiarì la voce, e ripetè
– Volete socialismo o barbarie? – Marcando le B.
La folla rispose ancora
– Socialismo!
Ponzio Pilato diede un’occhiata sbieca alla piazza. Poi disse
– Questo assembramento è illegale. È contrario alle norme di igiene pubblica – fece un cenno ai suoi soldati – Sfoltire!
Roteando le spade, i soldati cacciarono via metà degli astanti.
La folla si diradò.
– Volete socialismo o barbarie? – Chiese ancora Pilato.
– Socialismo.
Pilato fece un gesto brusco,  i soldati cacciarono un’altra metà degli astanti.
La piazza restò semivuota.
– Socialismo o barbarie?
– Socialismo – risposero tutti i rimanenti, tranne uno.
Pilato li fece trascinare via.
Restato di fronte ad un solo popolano, chiese di nuovo
– Volete socialismo o barbarie?
– Barbarie! – Scandì l’uomo.
Ponzio Pilato allargò le braccia
– Sia fatta la volontà del popolo. Io me ne lavo le mani. Tra l’altro è una norma igienica indispensabile.

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L’ennesima volta

L’ennesima volta

Per l’ennesima volta negli Stati Uniti un afroamericano è stato ucciso dalla polizia durante un fermo, faccia a terra, ammanettato, il poliziotto con le ginocchia sulla schiena e sul collo, a niente sono servite le sue richieste di aiuto “non respiro”…E’ successo a Minneapolis, ma poteva succedere in qualsiasi altro posto degli Usa, è una modalità con cui si muove la polizia. L’uccisione scatena la sensazione di ingiustizia che accompagna la vita, l’ingiustizia scatena la rivolta che si propaga a macchia d’olio. Minneapolis ha decretato il coprifuoco seguita da 25 città tra cui St Paul, Louisville, Cincinnati, Portland, Denver, Columbus. Vari Stati hanno mobilitato la Guardia nazionale: Minnesota, Georgia, Kentucky, Wisconsin, Colorado e Ohio. La situazione è grave a Philadelphia ma anche a Indianapolis, Jacksonville, Los Angeles e nella stessa Washington. 

E’ uno stillicidio ed è un copione che si ripete: abusi e uccisioni di afroamericani da parte della polizia, rivolte anche molto violente, repressione, arresti, condanne e poi di nuovo una calma apparente con una rabbia che cova sotto la cenere. Il problema è la mancanza di un progetto politico. La scommessa è tutta qui.

Gli Stati uniti sono la società più razzista al mondo ma si presentano come “politicamente corretti”, milioni di persone sono in miseria totale, vivono sotto i ponti e non sanno come mangiare, ma gli Usa si presentano come un paese ricco e dalle possibilità illimitate per la gente, hanno disuguaglianze sociali impensabili, hanno un sistema elettorale gestito da lobby miliardarie ma si presentano come il paese più “democratico” tanto da avere la pretesa di esportare la “democrazia” ovunque, si presentano come il paese della libertà ma tutti i cittadini sono controllati e con loro gli Usa hanno la pretesa di controllare tutti i cittadini del mondo…Ma sono anche il paese con la struttura militare più potente, questo sì, e dà molto da pensare.

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La terribile storia di Alice

La terribile storia di Alice, ostaggio della psichiatria

http://www.nicolettapoidimani.it/?p=1517

Ho ricevuto dal collettivo antipsichiatrico Artaud la denuncia di questa vicenda di reiterati abusi su una giovane donna. La pubblico invitandovi a farla circolare il più possibile.

Raccogliamo la denuncia di un padre che chiede giustizia per sua figlia. Ci sembra importante raccontare questa storia di abusi che va avanti da troppo tempo. È necessario attenzionare maggiormente ciò che avviene all’interno di alcune strutture psichiatriche private convenzionate che in Italia sono più di 3.500, spesso veri e propri luoghi di reclusione in cui è difficile entrare e verificare quali pratiche e terapie vengano attuate.
Ci preme sottolineare inoltre come il ruolo degli Amministratori di Sostegno diventa sempre più invasivo e determinante per la vita di persone vittime della psichiatria che di fatto non hanno commesso alcun reato. Vi chiediamo di pubblicare la storia di Antonio e sua figlia sui vostri canali e sui vostri siti, di inoltrarla il più possibile nella speranza che altri si uniscano alla sua battaglia per la liberazione di Alice.

Collettivo Antipsichiatrico Antonino Artaud
antipsichiatriapisa@inventati.org 335 7002669

Racconto la mia storia e quella di mia figlia nella speranza che possiate aiutarmi a tirar fuori mia figlia da una situazione di oppressione fisica e psicologica che è costretta a subire da tre anni a questa parte a causa di malasanità e mal gestione della sua condizione da parte delle istituzioni.
Attraverso le vie legali non sono riuscito a cambiare la condizione di mia figlia. Il caso ha anche una valenza più generale, perché ritengo che possano esserci anche tante altre persone in questa situazione.

Il mio nome è Antonio Di Vita, sono residente a Montevarchi (AR) e mia figlia si chiama Alice Di Vita e ha 26 anni. Continua a leggere

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Se la solidarietà è terrorismo, siamo tutt* terrorist*!!!

Corteo di solidarietà a Bologna 30 maggio ore 17,00 piazza VIII Agosto, lato parco della Montagnola (non lontano dalla Stazione)

https://roundrobin.info/events/bologna-se-la-solidarieta-e-terrorismo-siamo-tutt-terrorist-corteo-solidale-con-gli-arrestat/

<Non servivano 200 carabinieri, 2 anni di indagini,intercettazioni e telecamere nascoste per scoprire che 12 anarchic* sono anarchic*.

Poche pacche sulle spalle per “Il trionfo dell’operazione Ritrovo”: a Bologna lo sanno tutt* che i/le attuali imputati si sono spes* nella lotta contro l’apertura del Cpr di Modena, contro il controllo tecnologico e il sovranismo, a supporto dei/delle compagn* colpit* dalla repressione e a fianco dei/delle prigionier* in lotta. Mentre le fiamme e il fumo della rivolta venivano fuori dal carcere della Dozza, siamo andat* in tant* sotto quelle mura. In tant* abbiamo appreso con rabbia delle 14 morti di carcere bollate dai giornalisti come “14 morti di overdose a seguito delle rivolte”. Abbiamo appreso dei 2 detenuti morti di Covid qui a Bologna mentre ausl e amministrazione penitenziaria ordinavano “al personale” di non indossare le mascherine per non allarmare i/le reclus* rifiutandosi di dare dati sui contagi che avessero un minimo di verità, ammassando e trasferendo detenuti positivi anche in altre carceri. Leggere che qualcuno ha infranto le vetrate al DAP ci ha scaldato il cuore, comparato con quel che è successo forse ci è sembrato ben poco. A istigarci sono le ingiustizie e i privilegi, la tracotanza dei servi dello Stato che invade le nostre vite, che invade le nostre strade. Più del carcere a farci paura è un mondo di indifferenza in cui chi si ribella viene isolato.

Per quanto ci riguarda sappiamo semplicemente che ribellarsi è giusto!

E tanto basta: sappiamo da che parte stare.>

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Vanessa-Mae/Toccata e fuga

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Pandemia.Di tecno-assoluzionismo e di come la tecnologia non ci salverà.

Pandemia. Di tecno-assoluzionismo e di come la tecnologia non ci salverà

https://brucerabrucera.noblogs.org/

In questi mesi abbiamo dovuto lavorare molto di più: sembra buffo, visto che eravamo a casa. Nel frattempo tante cose sono successe su internet e, con l’avvicinarsi di un “dopo” incerto, vorremmo dire la nostra sperando che queste riflessioni servano ad aprire una discussione. O almeno chiarire un poco alcune vicende fondamentali di queste lunghe giornate.

Se c’è qualcosa che l’hacking ci ha insegnato è che la tecnologia è un terreno di dominio e come tale va scardinato. Oggi la soluzione tecnica viene sbandierata come panacea, semplice, accessibile, ma è pura propaganda.

La tecnica asservita al potere economico e politico sembra avere il diritto di parlare di tutto, proponendo soluzioni che vanno dalla sanità, alla formazione, alla gestione dei flussi di persone, ma parla sempre da una posizione disincarnata, senza l’esperienza diretta delle problematiche e delle risorse fondamentali da preservare. Questo tipo di approccio alla tecnica è per noi tossico e l’hacking continuerà a voler sollevare queste contraddizioni con i suoi strumenti.

La premessa

Le istituzioni hanno scelto di avere fin da subito un atteggiamento paternalista, con l’obiettivo di scaricare il pesante impatto del virus sulla “popolazione indisciplinata” che non rispetta i dettami della quarantena. Come se la limitatissima capacità di intervento non fosse dovuta alle condizioni critiche della sanità pubblica, stremata da anni di tagli, aziendalizzazioni su base regionale, privatizzazioni, accorpamenti e scelte sbagliate.

Invece di assumersi le responsabilità di una strategia che ha privilegiato i grandi centri nevralgici ospedalieri (grandi centri che da soli sotto pressione non avrebbero retto) a discapito di una sanità diffusa sul territorio, nelle comunicazioni ufficiali abbiamo assistito sgomenti all’elezione quotidiana di nemici pubblici, inviduati in categorie finora impensabili: il runner, il genitore con passeggino, il ciclista.

Si sono lasciate sole le persone anziane nelle RSA o nelle loro case, incrociando le dita perché non si presentassero negli ospedali, nascoste sotto a un grande tappeto mentre il problema del contenimento del virus veniva trasformato, con atteggiamento ottuso e punitivo, nel contenimento/isolamento della popolazione.

In cima a tutto questo spesso si è preferito dar seguito alla volontà di confindustria e di molte aziende di tenere aperti i luoghi di lavoro a tutti i costi, senza procedure di protezione verificate ed efficaci, sviando l’attenzione grazie ad un’insostenibile retorica di guerra (il personale medico-sanitario come “eroi in prima linea”) a giustificazione dell’esistenza della carne da cannone in corsia e nelle fabbriche così come in trincea. Il costo del sacrificio è caduto sulle persone più vulnerabili.

Tecno-buzzword e Covid-19

La prassi sanitaria è stata opportunamente confusa con la norma legislativa, attivando spesso un completo nonsense. Si è operato uno spostamento del problema: dal contenimento del virus si è passati ad un sistema di infrazioni da sanzionare, traslando così l’attenzione su quest’ultimo (il runner come arma di distrazione di massa). Di nuovo, si prende un problema complesso e lo si riduce a uno collegato, ma più semplice, illudendosi e lasciando intendere che il secondo sia equivalente e risolva il primo. Si fa strada il sillogismo per cui contrastare il virus significa sorvegliare le persone che zuzzurellano in qua e in là. A questo si aggiunge la più classica politica delle buzzword (parole tecniche, usate spesso in modo improprio per impressionare/influenzare chi ascolta con termini “alla moda”). Ci troviamo di fronte a un proliferare di “tecno-buzzword”: buzzword che presentano strumenti tecnologici come panacea di tutti i mali. Questa è una forma di tecno-soluzionismo che non risolve realmente i problemi e apre a una serie di ulteriori contraddizioni e criticitá. Continua a leggere

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Femminicida, altro che “stella sbagliata”!

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FEMMINICIDA, ALTRO CHE “STELLA SBAGLIATA”!

http://www.nicolettapoidimani.it/?p=1513

Una compagna a me molto cara facendo un po’ di ricerche ha scoperto che Christian Michele Locatelli, femminicida di Viviana, ha scritto dei libri, principalmente autoprodotti, che sono in vendita nelle maggiori librerie on line.
Propone, quindi, di scrivere a tutte queste librerie perché blocchino la vendita dei suoi libri.

Appoggio questa sua iniziativa, che rompe un preoccupante silenzio.

Qui di seguito i link al libro in vendita. Se ne trovate altri, segnalatemeli.

Amazonil LibraccioUnilibrola FeltrinelliLibreria UniversitariaMondadori StoreIbs.

Per scrivere, poi, alle librerie, occorre utilizzare i singoli contatti che di solito stanno in fondo alla pagina web.

Chi fosse già registrata in una o più di queste librerie, può anche lasciare un commento in coda alla recensione, come qualcuna ha già fatto.

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Consigli per una donna forte

“Consigli per una donna forte” … (Gioconda Belli)

Se sei una donna forte
proteggiti dalle bestie che vorranno nutrirsi del tuo cuore.
Usano tutti i travestimenti del carnevale della terra:
si vestono da sensi di colpa, da opportunità,
da prezzi che si devono pagare.
Non per illuminarsi con il tuo fuoco
ma per spegnere la passione
l’erudizione delle tue fantasie
Non perdere l’empatia, ma temi ciò che ti porta a negarti la parola,
a nascondere chi sei,
ciò che ti obbliga a essere remissiva
e ti promette un regno terrestre in cambio
di un sorriso compiacente.

Se sei una donna forte
preparati alla battaglia:
imparare a stare sola
a dormire nella più assoluta oscurità senza paura
che nessuno ti tiri una fune quando ruggisce la tormenta
a nuotare contro corrente.
Educati all’occupazione della riflessione e dell’intelletto.
Leggi, fai l’amore con te stessa, costruisci il tuo castello, circondalo di fossi profondi però fagli ampie porte e finestre.
E’ necessario che coltivi grandi amicizie
che coloro che ti circondano e ti amano sappiano chi sei,
che tu faccia un circolo di roghi e accenda al centro della tua stanza
una stufa sempre accesa dove si mantenga l’ardore dei tuoi sogni.

Se sei una donna forte proteggiti con parole e alberi
e invoca la memoria di donne antiche.
Fai sapere che sei un campo magnetico.
Proteggiti, però proteggiti per prima.
Costruisciti. Prenditi cura di te.
Apprezza il tuo potere.
Difendilo.
Fallo per te:
Te lo chiedo in nome di tutte noi.

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Similitudini

Riceviamo da una compagna di Trento

“CRONACHE DALLO STATO DI EMERGENZA”

Similitudini

Catturare attraverso il Diritto tutte le espressioni della vita umana è un’utopia totalitaria. Totalitaria, perché la sua realizzazione renderebbe gli esseri umani simili alle macchine; utopia, perché lo Stato non potrà mai controllare tutto quello che facciamo. Vi si può avvicinare, però, e parecchio, sfruttando le occasioni più propizie. Cos’hanno di particolare i Decreti emanati in nome dell’emergenza Coronavirus rispetto alle innumerevoli leggi liberticide che hanno costellato la storia di questo Paese? Non solo e non tanto l’estensione di massa delle restrizioni, ma il fatto che – capovolgendo le basi dell’ideologia liberale – questi Decreti definiscono come consentito non ciò che non è espressamente vietato, ma ciò che è espressamente permesso. Ebbene, qual è l’unico luogo in cui le attività si
dividono tra quelle espressamente permesse e quelle espressamente vietate? Il carcere.
Mentre non incassa ancora il consenso necessario a introdurre l’applicazione “Immuni” per il tracciamento digitale dei contatti sociali, lo Stato ha iniziato a prevedere per alcuni detenuti semi-liberi l’obbligo di possedere uno smartphone per la geolocalizzazione. In sostituzione di cosa? Dei braccialetti elettronici, la cui costruzione è affidata a una delle compagnie di telefonia mobile (Fastweb).
L’avanzata della tecnologia digitale permette ciò che i regimi totalitari del passato non hanno nemmeno osato immaginare.

Continuate a leggere tanto altro qui  https://ilrovescio.info/wp-content/uploads/2020/05/Cronache7.pdf

e qui  https://ilrovescio.info/

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