<La “vera democrazia” si attuerà quando saremo tutt* colpevol*.>
Elisabetta Teghil, Mai contro sole, Bordeaux 2018,Introduzione pp.7,18
La nostra società si sta esprimendo ed ha compiuto atti importanti nella realizzazione dello sfruttamento illimitato. Questa violenza strutturale si è incarnata nell’ideologia neoliberista che è una sorta di macchina infernale e che è stata veicolata attraverso la divinizzazione del potere dei mercati. Sotto gli occhi di tutti ci sono gli effetti di questa nuova organizzazione sociale a partire dalla miseria di una parte sempre più grande delle società economicamente più avanzate e lo straordinario aumento del divario fra i redditi. Quindi, un’affermazione scomposta della vita personale intesa come una sorta di darwinismo che instaura la lotta di tutti contro tutti, il cinismo come norma, la ricchezza come premio di questa selezione, la traduzione nella vita quotidiana con l’assuefazione alla precarietà, all’insicurezza e all’infelicità che permea l’esistenza. Con una precarizzazione così diffusa da ridurre il lavoratore/trice a mano d’opera docile sotto la permanente minaccia della disoccupazione. L’aspetto paradossale è che questo ordine economico e sociale si spaccia e si promuove sotto il segno della libertà e addirittura come società armoniosa.
E’ questo un momento storico che produce un inaudito cumulo di sofferenze. Tutto ciò a partire dal dominio assoluto della flessibilità con contratti a tempo determinato, con assunzioni ad interim, con una concorrenza spietata, non più quella tradizionale fra imprese, ma oggi all’interno della stessa impresa tra lavoratore e lavoratore con l’individualizzazione del rapporto salariale, con l’introduzione di colloqui preassunzione e successivamente di valutazione individuale. La valutazione permanente con una forte dipendenza gerarchica, con lo spacciare i lavoratori come categoria di operatori autonomi, con l’estensione a tutti del ”coinvolgimento” si traduce in un iperinvestimento sul lavoro e in una perenne condizione di insicurezza che tende ad abolire i riferimenti e le solidarietà collettive.
Questo, a livello più generale, si realizza con la privatizzazione a tutto campo dei servizi pubblici e sociali, con l’incoraggiamento sistematico del part-time, naturalmente con un salario anch’esso parziale, con i lavori a tempo determinato e porta ad un impoverimento dei lavoratori cassando più di un secolo di lotte che spingevano per una redistribuzione della ricchezza collettiva e per una maggiore uguaglianza.
Siamo nel regno degli eufemismi, del rovesciamento del significato delle parole, una cannibalizzazione dei diritti sociali che ha investito ambiti impensabili a partire dai sistemi scolastici piegati in funzione dei bisogni del mercato del lavoro, dalla sanità pubblica e dalle pensioni. Le pensioni, la liquidazione, l’assistenza sanitaria sono i temi umanamente più scottanti, ma al centro della macchina dell’ineguaglianza c’è l’istruzione. Nulla è più dovuto, casa, gas, acqua, luce, al cittadino/a non spetta più niente. Un terrorismo sociale forte e vincente annichilisce le persone, colpevolizzandole, avvilendole, frustrandole, trascinando perfino ogni comportamento dovuto al bisogno nella sfera delinquenziale. Questo è il pensiero unico cioè l’ideologia neoliberista.
Le società occidentali sono sempre più vicine alle colonie come dimostra l’arroganza della borghesia sovranazionale convinta di far parte di una categoria superiore più civilizzata, più progredita e il suo disprezzo per i colonizzati, per i poveri, per chi non ce l’ha fatta. In questo contesto tutto è lecito, inasprire le pene, aumentare i casi di carcerazione, ampliare la fascia dei reati penali, dilatare i tempi della flagranza di reato fino ad etichettare tutti come terroristi che è la premessa per garantire l’impunità a chi esegue le pene di morte extra legem e la tortura.
La “vera democrazia” si attuerà quando saremo tutti colpevoli.
Questo patrimonio di assoggettamento era già la sorte dell’operaio al servizio della macchina utensile e ridotto alla condizione di proletario dalla perdita della sua stessa individualità. Oggi, però, il ceto impiegatizio, il libero professionista, il commerciante al dettaglio, in definitiva la classe media è stata largamente proletarizzata in quanto ne sono state svalutate le competenze professionali ed è stata fortemente impoverita. Quindi, oggi, vasti strati sociali sono stati tutti plasmati e ridotti a strumenti di una nuova servitù volontaria. Il neoliberismo si è caratterizzato come un grande fratello traducendosi in un vero e proprio strumento di controllo sociale che occupa ogni interstizio della vita. Così vengono sottratte le possibilità stesse di esistenza sostituite da norme che sono vere e proprie rimozioni delle capacità intellettuali, affettive, estetiche e politiche delle singole persone e dell’umanità tutta. Questa società disossa le persone, le rende dei corpi senza anima, afflitti dal male di esistere e dal male di divenire cioè dalla mancanza di un presente e di un futuro con una crescente tendenza alla rabbia spoliticizzata che spiega tante situazioni che avvengono negli Stati Uniti con individui che, senza un apparente motivo, fanno delle stragi.
Tutte le attività umane, nessuna esclusa, istruzione, cultura, salute…sono diventate merce e per questo non possono che finire in frustrazione e in istinti distruttivi.
Anche in politica si adottano tecniche di marketing, la politica stessa si trasforma in merce. D’altra parte la miseria a tutto campo non può che diventare miseria politica.
Un sentimento di disillusione, di esasperazione attraversa le società occidentali e la socialdemocrazia non utilizza più lo spirito di Tomasi di Lampedusa “cambiare tutto perché niente cambi”. Oggi fa ricorso ad una strategia di cambiamento effettivo, cambiamento perfino del senso delle parole, il colmo è nello stravolgere e rovesciare il loro stesso significato e tutto si trasforma in un talismano che è il diritto incontrollato e a tutto campo dei proprietari dei mezzi di produzione di far sì che le forme politiche organizzate siano l’armatura del dominio del capitale nella società. In effetti se si esclude, almeno nei paesi occidentali, la coercizione diretta rappresentata dalla schiavitù, si ha un dominio diretto come mai nel passato sulla vita delle persone, sulla loro esistenza a partire dal lavoro salariato necessario per la semplice sopravvivenza anche in condizioni di semischiavitù e comunque permesso dai proprietari dei mezzi di produzione solo alle loro condizioni. Non c’è più ostentazione ma dittatura vera e sostanziale dell’impero del capitale. E quando si manifestano forme di contestazione rispetto a questa brutalità di sistema portata ad un punto limite, allora si svela la violenza di cui è capace il potere per difendere i propri vantaggi.
Il limite di sopportazione è continuamente superato e pertanto ogni più piccolo tentativo di ribellione è soggetto alla repressione. In questo momento puoi lavorare, quando puoi, se fai quel che ti viene detto e come ti viene detto e, comunque, lo fai finché il datore di lavoro te lo permette e se non ti sta bene, vieni cacciato impunemente perché ci sono le Istituzioni, nessuna esclusa, e in maniera eclatante, che proteggono e realizzano questo impianto. E finisci per ubbidire per una buona ragione perché vivi nella paura. Le condizioni stesse dell’esistenza delle persone sono affidate al braccio esecutivo delle Istituzioni.
E’ una concezione atavica, altro che innovativa e moderna! È un ritorno al passato..
Il terrorismo e la guerra mantengono un simulacro di coesione nazionale e per questo vengono coltivati.
Non c’è nessuna crisi, il neoliberismo è una scelta ideologica e pertanto si irradia in tutta la società. Il paradosso è che si parla sempre più di lavoro nel momento in cui il lavoro viene sempre più a mancare e, quando c’è, è precario e volatile. Si tratta, in fondo, dello stesso paradosso per cui i discorsi sull’ambiente e sulla natura proliferano quando la natura diventa sempre più artificiale e l’ambiente sempre più snaturato e devastato, a conferma, come diceva Walter Benjamin che “L’essenza di una cosa appare nella sua verità nel momento in cui essa rischia di scomparire.” Questo vale per tutto l’impianto che la borghesia si è data con i suoi connotati e addentellati, nello sport, nella ritualità, nei momenti mondani e conviviali, e utilizza lo stesso approccio che ha per il mondo del lavoro, la natura, l’ambiente nei riguardi dei diritti umani, del razzismo e del sessismo. Aver teorizzato la negazione di ogni solidarietà verso la popolazione sempre più emarginata e sfruttata è anche un venir meno alla solidarietà verso le generazioni future e tutto questo non è che l’altra faccia della moneta delle nuove guerre coloniali. Continua a leggere