Nuovo modo di produzione informatico e insorgenza diffusa.
Un contributo dalla Francia
[…] Nello specifico, la società francese sta vivendo, come tutta la civiltà occidentale, una profonda trasformazione in atto. Ogni ambito di questa democrazia borghese, coi suoi Diritti, la sua Costituzione ed il suo parlamento, è lacerato. Assistiamo ad un concentrato di cambiamenti senza precedenti: da quello climatico a quello antropologico, dallo Stato d’eccezione (ormai permanente) alla digitalizzazione della vita. Lo Stato francese, paternalista e razzista, assistenzialista e colonialista, continua ad usare, sempre più con estrema difficoltà, il bastone e la carota; da una parte il “regime di protezione sociale”, dall’altra il controllo e la repressione (con l’Operation Sentinelle 7000 militari di carriera e 3000 riservisti impegnati nel pattugliamento delle strade e nel presidio dei siti sensibili), magari, dietro il passamontagna della BAC, a suon di manganello contro ogni forma di dissenso.
Se la tendenza degli ultimi anni era comunque quella di una generale pauperizzazione, adesso si aggiunge, soprattutto per una spaesata piccola borghesia, anche un clima di frustrazione (comunque gli attacchi indiscriminati di “terroristi” sulla popolazione continuano regolarmente), di scetticismo (in pochi hanno scaricato le varie app per il tracciamento per il Covid-19), quindi di rancore e di sfiducia verso le istituzioni.
Si vive in un’atmosfera tesa, intrisa di violenza, soprattutto nelle aree metropolitane. Un quotidiano atomizzato e fantasmagorico, frenetico e alienato, iper-connesso e mercificato, compresso da un’ideologia produttivista e competitiva.[…]

“Ci troviamo ad un punto di rottura, un punto di rottura molto profondo […] un punto di rottura del capitalismo contemporaneo”.(Emmanuel Macron, intervista alla rivista il “Grand Continent”, giovedì 12 novembre 2020)
“L’economie ou la vie?”, ha domandato qualcuno su un muro durante il primo lockdown.
Ed infatti, pur sapendo per certo l’arrivo della “seconda ondata” entro l’autunno, il governo Macron ha riaperto tutte le attività produttive invitando ad andare in vacanza e spendere soldi. Alla fine del coprifuoco e con l’arrivo del secondo confinamento, stessa sorte: restavano aperte le scuole, i nidi, i licei, le università online. La produzione continuava incessante, costringendo a lavorare milioni di persone ammassate nei posti di lavoro e sui mezzi pubblici. Per contro, il collasso del sistema sanitario pubblico francese, flagellato da anni di privatizzazioni, tagli al budget e precarizzazione del personale medico ed infermieristico, nei mesi di Ottobre e Novembre, è stato così imponente da dover spostare i malati in altre regioni o, addirittura, in paesi limitrofi come la Svizzera, non avendo più posti letto e attrezzature. Dai primi anni del 2000, con l’alternarsi dei governi socialisti prima, con l’arrivo di Nicolas Sarkozy poi, infatti l’ospedale diventa un’impresa e deve rispettare un bilancio, quindi tagliare i costi. Oggi la privatizzazione del sistema sanitario è ancora in corso e nel frattempo le cliniche private, sempre più affiliate a grandi gruppi internazionali, prosperano. Per questo già il 2019 è stato un anno di proteste e di scioperi all’interno degli ospedali e 1.300 primari sono arrivati addirittura a dimettersi dalle loro funzioni amministrative. Nei mesi scorsi invece c’è stata una forte mobilitazione anche tra gli infermieri delle case di riposo, che denunciano una deriva simile a quella vissuta dall’ospedale pubblico.
L’aziendalizzazione del sistema sanitario, come dei servizi dell’intera società, a Parigi come a Londra, a New York come a Atene, è frutto degli ultimi quarant’anni di politiche neoliberiste. “There Is No Alternative”, il grido della Lady di ferro Margaret Thatcher, suona ancora più beffardo.
Del resto il carattere classista delle attuali politiche francesi a danno delle classi subalterne lo ritroviamo anche nella Riforma del lavoro (Loi Travail), incominciata pochi anni fa ma ancora in atto, che vorrebbe rendere più flessibile il mercato del lavoro, permettendo così alle imprese di licenziare con maggiore facilità i lavoratori. Si vorrebbero aggirare i contratti nazionali negoziando i contratti di lavoro a livello aziendale sostanzialmente per lasciare il lavoratore singolo, “spoglio”, privo di diritti e garanzie, ricattabile di fronte al datore di lavoro. Da questo punto di vista il passaggio in massa al telelavoro durante l’epidemia è stata una buona occasione; scontate saranno le difficoltà che si avranno in futuro per fare vertenze, scioperi, per organizzarsi collettivamente, ecc. Continua a leggere
Sin dall’inizio della lotta, e con particolare intensità negli ultimi dieci anni, l’opposizione popolare al TAV Torino/Lione si è dovuta confrontare con un livello altissimo di violenza istituzionale, di cui la criminalizzazione penale è un aspetto rilevante.















