Podcast della trasmissione del 4/11/2015

 “I Nomi delle Cose” /Puntata del 4/11/2015

“Il valore della rotturafuga

 e “La grande guerra/I sogni muoiono nel pomeriggio”

GETTARE GLI ZOCCOLI NELL’INGRANAGGIO/la Trident Juncture si può fermare/la diretta con le compagne da capo Teulada/La grande guerra/4 novembre/dedicata a Olga Rozanova e alla rivoluzione d’ottobre/Occhi bene aperti/I ruoli sessuati nella situazioni emergenziali”

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Materiali/le donne nella “grande guerra”

Don08Materiali di approfondimento per la trasmissione del 4/11/2015

http://coordinamenta.noblogs.org/post/2014/08/22/i-sogni-muoiono-nel-pomeriggio/

http://www.radiocane.info/nemico-alle-spalle5/

le donne nella grande guerre Don01

le donne nella “grande guerra”

Anche nella Prima Guerra Mondiale, più che nel passato, il prezzo pagato dalle donne fu altissimo, in un conflitto che lo storico Hermann Sudermann definì “la più gigantesca imbecillità che il genere umano abbia compiuto dal tempo delle Crociate”.

Cartolina propagandistica tedescaPer le donne il trauma bellico di lunga durata ha certamente significato lutto, sofferenza e ansia materna, ma ha causato senza dubbio anche una frattura dell’ordine familiare e sociale. Mentre la memoria e l’immagine maschile, che sono in gran parte memoria e immagini dei campi di battaglia, sono caratterizzate generalmente dal senso dell’orrore della violenza gratuita, della sofferenza e della tragedia, alcune testimonianze orali di donne, raccolte da numerosi studiosi, lasciano intravedere piuttosto un senso di liberazione e di orgoglio retrospettivo, nonchè di accresciuta fiducia in se stesse. Nelle fotografie dell’epoca le donne ritratte nelle mansioni un tempo riservate agli uomini (per esempio quelle adibite ai trasporti, come conduttrici o bigliettaie di tram) e nelle relative divise appaiono generalmente fiere, sorridenti e contente. Lo sguardo rivolto da queste donne agli orrori della carneficina di massa e’, almeno in questa particolare angolazione, diametralmente diverso. Continua a leggere

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La via che porta al paese è in salita

La via che porta al paese è in salita

https://desmonautica.wordpress.com/2015/11/05/la-via-che-porta-al-paese-e-in-salita/

Denys

Nonno, mi hanno annunciato che eri in ospedale questa mattina. Non c’ero, per una banale questione di logistica. Se anche avessi potuto non ci sarei stato lo stesso, perché non avrei voluto vederti in questi momenti. Assolutamente no.

La cultura popolare suggerisce che, quando la vita volge al termine, la persona che si appronta a morire vede scorrere il suo passato davanti a sé. Io sapevo che il senso della vita era unico, ma forse è proprio per questo che solo una volta la si ripercorre al contrario. Tu a cosa hai pensato? Non sarei così sicuro che morendo si pensi al passato. Penso che sia un errore da parte dei vivi, che generalizzano la loro esperienza estendendola ai defunti. Di certo non sono granché in grado di immaginare tu abbia pensato al passato. Tu avrai senz’altro pensato al futuro.

Alcune persone non ti conoscono, ma fanno finta di conoscerti. Loro sono accanto a te, in questo momento. Forse. Forse anche adesso avrebbero titubato per farti una carezza, ora che hanno una scusa per piangere. D’altra parte, non è che abbiano mai fatto qualcosa di diverso.

Io so chi sei. Conosco i tuoi spazi, i tuoi sorrisi e i tuoi silenzi, che sono tutto ciò che c’è da conoscere di te. Dove te ne vai, ora, non lo so. Non credo che la tua anima stia compiendo chissà che viaggio mistico. Sono agnostico, ho imparato da te l’importanza di difendere il mio diritto al dubbio. Ho un’idea sommaria di ciò che accadrà alle tue cellule, a quelle di chi conosci, e alla tua vecchia casa che piano piano decade anche lei. Tutta colpa dell’entropia.

Tra qualche giorno faccio vent’anni. So che eri e sei fiero di me. Questo, davvero, è quanto mi basta. Non mi serve nient’altro. Mi servono le lacrime, un po’, per farne buon uso. Ma quelle sono impermanenti: ne cascano un po’ e non si lasciano dietro nemmeno una scia. Quello che hai lasciato tu, invece, rimarrà finché avrò le parole per raccontarlo. Ti saluto, e nel mio vizio di scrivermi addosso lascio dietro di me una poesia.


La via che porta al paese è in salita
e la volevo salire

Mi hai portato sulle spalle della macchina
Mi hai detto, passeggiamo allora
l’orologio bianco batterà i minuti
l’aranciata mi fornirà gli zuccheri
in cartoleria mi fermerò a guardare
le riviste che divorerò, che non leggerò
e ruberò i quaderni, ruberò i colori

Vengo dalle fila del ribes
dell’insalata dei pomodori
dalla fuga dalle zanzare
i tralci dell’uva, l’ulivo dorato
e la bicicletta che ho inforcato
e le mie domande, e i miei errori
mamma che chiacchiera
papà a cofano alzato
con due bottiglie, olio extravergine,
uno dei quali per motori

Sulla via che porta al paese
c’è un viale alberato, un bar, una pasticceria
e più in là anche un cimitero, e poi si entra
dopo c’è un altro bar,
una trafila di negozi,
un centro anziani,
un altissimo orologio bianco.

Ti sei avvicinato troppo
all’altissimo orologio bianco
e ora non ci sei più.
Prima però due altissime statue,
e le avevi fatte tu.
Anche le statue del mio paese
le hai costruite tu.

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Podcast della Parentesi del 4/11/2015

La Parentesi di Elisabetta del 4/11/2015

”Occhi bene aperti”

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La Parentesi di Elisabetta del 4/11/2015

“Occhi bene aperti”

occhi-disegni

Tutto comincia a cambiare con il veto all’ONU  della Russia e della Cina sull’intervento diretto delle  “potenze occidentali” in Siria. Memori di quello che è successo in Libia, la Russia e la Cina hanno capito che la tattica della foglia del carciofo attuata da Usa e alleati è di fatto diretta a loro e sono corsi ai ripari.

Gli Stati Uniti mirano, in Medio Oriente e non solo, a destabilizzare gli Stati asimmetrici ai loro interessi. A questo scopo hanno creato, addestrato e armato gli integralisti islamici, Isis compreso. Ora l’integralismo islamico è sfuggito loro di mano. Quello che sta succedendo in Afghanistan è esemplare, ma tutto ciò agli Usa permette comunque di giocare a due tavolini: da una parte continuano a foraggiare il variegato mondo dell’integralismo islamico, dall’altra usano il terrorismo come strumento per compattare l’occidente…je suis Charlie docet…e per avere eventuale mano libera per intervenire come e dove ritengono conveniente.

Inoltre, nel settore medio-orientale il referente degli Usa è Israele, anzi per gli Usa, in medio oriente è la politica israeliana che ha guidato le scelte comuni.

Israele mira a distruggere gli Stati Nazione di quell’area, Turchia, Iran, Iraq, Siria, Egitto e a ridurli a staterelli inconsistenti facilmente manovrabili e gestibili. Non ha mai tralasciato il progetto sionista, che, anzi, è il filo conduttore sotterraneo delle sue scelte politiche, di costruire il Grande Israele. Il concetto di “Grande Israele” si fonda sull’idea di uno stato ebraico esteso dall’Egitto fino all’Eufrate includendo parti della Siria e del Libano, il “Piano Yinon” del 1982.

E infatti, l’Isis è appoggiato da Israele in funzione destabilizzante degli Stati Nazione dell’area mediorientale. L’ Isis, guarda caso, non attacca mai obiettivi israeliani. Ma come? Gli integralisti musulmani non vogliono pregare a Gerusalemme?

Si è creata, così, un’alleanza Usa-Curdi. I Curdi, da una parte combattono l’Isis, dall’altra sono elemento scardinante degli Stati Nazione in quell’area.

Però la situazione internazionale è in movimento.

Si sta venendo a creare un asse Russia-Cina e alleati mediorientali Iraq, Hezbollah libanesi, compresa la Siria dove, peraltro, la Russia è stata chiamata in aiuto dal governo legittimo come era successo in Afghanistan.

E gli Usa sono in un momento di transizione. La loro politica in medio oriente si è rivelata fallimentare. Il mandato di Barack Obama è in scadenza e bisogna vedere chi gli succederà. Ricordiamoci sempre che gli Usa hanno, da molto tempo e precisamente dall’uccisione di J.F.Kennedy, perso la mediazione politica e sono governati direttamente dalle multinazionali di cui le rappresentanze politiche sono diretta filiazione.

Per la prima volta, gli interessi Usa, almeno parzialmente, stanno divergendo da quelli Israeliani. Però Israele è anche una multinazionale molto potente negli Stati Uniti.

Ora, in questo quadro,Tayyip Erdogan in Turchia ha vinto le elezioni, ma è un morto che cammina. Se le elezioni del primo novembre avessero decretato la sua sconfitta politica sarebbe sparito dalla scena, ma il fatto che sia andata diversamente apre scenari inquietanti.

Ormai è un ostacolo sia per gli Usa che per Israele. Entrambi vogliono la creazione di un Kurdistan indipendente che ridimensioni gli Stati circostanti. Certo la Turchia dovrebbe cedere i territori rivendicati dai Curdi e allo stesso tempo la Turchia fa parte della Nato ed è un elemento importante della coalizione, ma sia gli Stati Uniti che Israele pensano che, in fin dei conti, per la Turchia non cambi poi molto cedere un pugno di montagne rispetto ai loro guadagni in termini geopolitici sapendo che l’instaurazione di un Kurdistan indipendente aprirebbe scenari importanti rispetto all’irredentismo delle zone curde in Iran che loro chiaramente si ripromettono di cavalcare

La vittoria di Erdogan è dovuta all’appoggio e al voto della popolazione più povera, delle masse contadine, di provincia, retrive e tradizionaliste dove il richiamo all’ Islam è un argomento fondante, ma è osteggiato fortemente dalla parte laica e occidentalista dell’elettorato colto che in Turchia rappresenta una parte importante della società che conta.

E proprio consapevole di questo, Erdogan nel periodo pre-elettorale è ricorso allo stragismo. Lo stragismo non è qualcosa di estraneo alle così dette “democrazie”, specialmente per quelle dell’area Nato, ma è una modalità che viene scelta in momenti determinati e per precisi interessi.

Ci ricorda quello che è successo in Italia. Ma con una differenza fondamentale. La sinistra turca ha individuato immediatamente la matrice di Stato degli attentati ed è scesa in piazza con una indiscussa chiarezza politica, mentre qui da noi, a suo tempo, così non è accaduto. E la ragione principale sta nell’ azione di addomesticamento delle coscienze, di intorbidamento degli scenari e delle ragioni politiche che ha operato la socialdemocrazia nelle vesti dell’allora PCI e dei sindacati confederali. Questo d’altra parte era il loro ruolo. Ed è con questa “così detta sinistra” che noi ancora oggi facciamo i conti.

Finora gli Usa si sono posti come Stato del capitale, hanno avanzato pretese egemoniche con una politica attiva e aggressiva con lo strumento principe della Nato come esercito di conquista, togliendo di mezzo uno alla volta i paesi asimmetrici ai loro interessi e accerchiando la Russia con operazioni come quella espressa in Ucraina.

Ora che si sta formando un asse antagonista, gli Usa e più precisamente le multinazionali che ne dettano la politica, hanno preso in seria considerazione l’ipotesi di andare ad una resa dei conti con la Russia e la Cina, resa dei conti che non esclude l’opzione della guerra. Per questo non solo la Nato è mobilitata e si esercita avendo presente questo scenario, ma sono stati chiamati alle armi anche Media, Ong, Onlus, Fondazioni, Think Tank.

Stiamo camminando sull’orlo del burrone e bisogna tenere gli occhi bene aperti.

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Il valore politico della rottura

“Spezzare la normalità dell’esistente”

le parole che accompagneranno il nostro 25 novembre le abbiamo ritrovate nelle lotte delle compagne e dei compagni sardi contro la Trident Juncture

Il valore politico della rottura

Poligono di Teulada, punta estrema a sud dell’isola di Sardegna, al centro del mar Mediterraneo. L’esercitazione delle forze militari NATO più imponente dai tempi della guerra fredda viene ostacolata, sospesa, bloccata nel pomeriggio del 3 di novembre: un mondo calpestato, fatto di uomini e donne, ha fatto irruzione durante l’allestimento di una macchina di distruzione che divora il suo stesso teatro di posa… che è poi il nostro mondo, quello recintato fuori e di traverso. Avevano deciso di affittare un pezzo di Mediterraneo per organizzarsi. Uno vale l’altro, ma meglio quest’angolo spoglio e spopolato nei mesi in cui non è spolpato dal turismo; meglio la Sardegna, il territorio più militarizzato d’Europa. Con la determinazione, la partecipazione e delle tronchesi in mano sono stati mandati in fumo parte dei loro piani, bruciati i loro investimenti. Per la prima volta la Nato aveva invitato ad assistere alle operazioni militari anche le industrie produttrici di armi e di soluzioni tecnologiche per la Difesa per integrare il produttore nel processo anche di consumo della merce militare. Continua a leggere

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Se ci togliete la luce ci prendiamo il sole!

cagne

 ACEA bussa sempre due volte

http://cagnesciolte.noblogs.org/2015/11/04/acea-bussa-sempre-due-volte/#respond

Acea bussa sempre due volte.
Chiama e la questura risponde.

Lo spazio occupato dalle Cagne Sciolte nel 2013 contro la violenza di genere e’ sotto attacco.
Un’ esperienza costruita fuori dalla logica di ogni profitto, che da due anni ha attivato, oltre a un laboratorio sulla violenza di genere, corsi per offrire a tutte le donne e a tutte le soggettività delle proposte concrete per autodeterminarsi e uscire dall’isolamento, una comunità resistente allo sfruttamento e all’omologazione.
Un luogo che ospita lo sportello contro la violenza sulle donne “Una stanza tutta per se’”.

Dopo essere passati in Agosto a staccarci acqua ed elettricità’, i carabinieri e l’Acea sono tornati a farlo di nuovo oggi, identificando dieci persone venute a portare solidarietà’.
Di fronte ad una città’ commissariata, alle porte del Giubileo, la preoccupazione della questura e’ chiudere le esperienze di autogestione e di lotta femminista e queer.

I mandanti sono sempre gli stessi, quelli che in questi anni hanno mangiato sulle teste di tutte e tutti. Quelli che sfruttano le risorse pubbliche regalando questa città a amici, parenti e papponi. Vogliono continuare a farlo indisturbati, noi resistiamo!

I prossimi appuntamenti:
Mercoledi 4 Novembre ore 18 a Metro Garbatella: volantinaggio pubblico nel quartiere
Venerdi’ 6 Novembre alle 9 alle Cagne Sciolte (via Ostiense 137): la violenza e’ ovunque, anche lo sportello antiviolenza sara’ ovunque. vieni a portare solidarieta’!
Sabato 14 Novembre alle 16 appuntamento alle Cagne sciolte: Passeggiata nel quartiere.

Se ci togliete la luce ci prendiamo il sole, se ci togliete l’acqua ci prenderemo le maree.

Cagne Sciolte.

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Palinsesto del 4/11/2015

ANNO IV-2015/2016 I NOMI DELLE COSE la trasmissione della Coordinamenta femminista e lesbica tutti i mercoledì dalle 20.00 alle 21.00 sugli 87.9 di Radio Onda Rossa

PALINSESTO di mercoledì 4 novembre 2015


ore 20.00 Apertura GETTARE GLI ZOCCOLI NELL’INGRANAGGIO”la Trident Juncture si può fermare/la diretta con le compagne da capo Teulada!!

ore 20.10 PARTE PRIMA
La grande guerra/4 novembre
“I sogni muoiono nel pomeriggio”

olga rozanova 3 dedicata a Olga Rozanova e alla rivoluzione d’ottobre
ore 20.30 La Parentesi di Elisabetta ” Occhi bene aperti”

ore 20.35PARTE SECONDA
La grande guerra/4 novembre
“I ruoli sessuati nella situazioni emergenziali”

Ciao a tutte,le coordinamente coordinamenta@autistiche.org

per riascoltarci e per leggere i documenti http://coordinamenta.noblogs.org

per ascoltarci in streaming www.ondarossa.info cliccando “ascolta la diretta”

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Gettare gli zoccoli nell’ingranaggio!!!

3 Novembre 2015

Collegamento speciale con le compagne che sono riuscite/i a entrare nella base Nato di Capo Teulada!

Hanno fermato l’esercitazione,La Trident Juncture si può fermare!!!!

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sabot  sabot sabot  sabot

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Ormai tutto è una moda?

Ormai tutto è una moda?

di Denys

https://desmonautica.wordpress.com/2015/11/01/ormai-tutto-e-una-moda/

Ormai [inserire identità o altro a caso] è una moda. La bisessualità è una moda, le allergie, le intolleranze, la celiachia sono una moda, l’introversione è una moda, il femminismo è una moda, la depressione è una moda, il veganesimo è una moda, la visibilità transgender, l’autismo, tutto quanto è una moda. Perché dire che qualcosa è una moda?

È cosa nota che seguire una moda non sia  l’esempio più brillante di autonomia intellettuale o, in questo senso, anche soltanto vestiaria. Attribuire l’adeguamento a una moda a qualcun* significa accusarl* di conformismo e pensiero di gruppo, depotenziando la forza delle sue parole con una fallacia ad hominem per interposta, inconsistente argomentazione.  Ma dire che qualcosa è una moda è anche una contraddizione in termini, perché nel momento in cui un insieme di persone ripropongono acriticamente questa locuzione, l’accusa modaiola diventa essa stessa moda.  E se così è, e lo è, secondo questa logica occorrerebbe smettere di usare questa frase per non seguirla. Questo però non accade, semplicemente perché questa accusa non è nient’altro che una strategia retorica. Continua a leggere

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Solidarietà e lotta/Tutt* il 3 novembre al poligono di Teulada!!!!

Tutt* il 3 novembre al poligono di Teulada!!!!

Con tutta la nostra solidarietà e vicinanza alle compagne e ai compagni raggiunti dai fogli di via!

“E se non lottiamo
se non resistiamo
se non ci organizziamo ed uniamo e
prendiamo il potere di controllare le nostre stesse vite
allora indosseremo
l’aspetto esagerato della cattività
l’aspetto stilizzato della sottomissione
l’aspetto bizzarro del suicidio
l’aspetto disumanizzato della paura
e l’aspetto decomposto della repressione
nei secoli dei secoli e per sempre
E questo è quanto”

(Jayne Cortez)

Le coordinamente

Comunicato_Rete no Basi né Qui né Altrove –

Manifestazione antimilitarista contro la Trident Juncture 2015 – 3 novembre 2015 Poligono di Teulada.
In risposta alle dichiarazioni del questore Gagliardi alla stampa.

La Rete no Basi né Qui né Altrove ribadisce la ferma decisione di andare a manifestare contro la Trident Juncture 2015 il 3 novembre al poligono di Teulada, nonostante le dichiarazioni del questore Gagliardi.

La questura è stata regolarmente informata dell’organizzazione della manifestazione contro l’esercitazione Trident juncture in data 29/10/2015.

Oggi la rete no basi ha appreso tramite la stampa locale che la manifestazione non sarà autorizzata anche se la questura non ha ancora ufficialmente comunicato le prescrizioni o la proibizione del corteo.

In ogni caso la rete no basi insieme a tutte le altre compagini organizzatrici della giornata del 3 novembre non intende accettare queste eventuali proibizioni.

Si invita tutti e tutte a partecipare alla giornata del 3 novembre al poligono di Teulada. Concentramento ore 10.00 a Porto Pino, Via Prima Spiaggia Sant’Anna Arresi.

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-NATO + QUEER

– NATO + QUEER

– NATO + QUEER

by anonimo SkalmaNato

by anonimo SkalmaNato

Comunicato Assemblea Antimilitarista di Femministe e Lesbiche – No Trident Junctur

Percorsi, vissuti e generazioni differenti si sono incontrate: tante idee, proposte e la certezza di partecipare alla manifestazione del 3 novembre a Teulada!

Ci saremo, ognuna con i suoi desideri, modalità e pratiche. E avremo un nostro striscione di riferimento!

Aggiornamenti in corso d’opera.

Assemblea Antimilitarista di Femministe e Lesbiche

<Non possiamo permetterci di avere rimpianti! (cit.)>

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Maternità, cura e femminismo radicale

Maternità, cura e femminismo radicale

Riceviamo dalle compagne dello Sfasciatoio e volentieri pubblichiamo l’intervento su Maternità, cura e femminismo radicale che proprio il progetto Sfasciatoio  ha portato all’incontro “Domande, riflessioni e spunti su etica, pratiche e orizzonte di liberazione” organizzato a Milano il 25 ottobre 2015 dal gruppo “da Kobane a noi”.

per  leggere e scaricare il testo

Maternità, cura e femminismo radicaleIMG_1470[1]

https://consultoriautogestita.wordpress.com/

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Quel pomeriggio d’un sindaco da cani

di Alessandra Daniele

piazza-campidoglioIl negoziatore prende il telefono.
– Ignazio, non c’è bisogno che nessuno si faccia male. Rilascia gli ostaggi, e vieni fuori.
La voce all’altro capo suona stridula.
– No! Io sono il sindaco, e rimango al mio posto!
– Sei decaduto. I consiglieri si sono dimessi.
– Solo perché quel cazzaro li ha ricattati. Non vale, io resto in carica in virtù della mia superiorità morale.
– Ti stanno indagando per peculato.
– È una trappola! Mi crocifiggono per due cene pidocchiose perché vogliono sbranarsi il banchetto del Giubileo indisturbati. Ma io li sputtano!
– Il più sputtanato sarai tu.
– Sticazzi! – Ridacchia – Hai sentito? Ho imparato la lingua, non me ne vado. Devo supervisionare il Giubileo, me l’ha chiesto il Papa.
– Stronzate, Bergoglio ti odia per il registro delle unioni civili.
– Non è vero! Papa Francesco non è omofobo. E si fida di me. M’ha chiesto di operarlo.
– Per rimuovere il tumore?
– No, vuole cambiare sesso.
– Basta Ignazio, arrenditi, è nell’interesse dei cittadini.
– I cittadini mi amano! Io ho sconfitto la mafia, ho estratto Excalibur, ho ucciso Voldemort, ho chiuso Malagrotta! Malagrotta! Ripetete! – Ordina agli ostaggi, che accennano un coro biascicante.
– Malagrotta… Malagrotta…
Il negoziatore chiude il microfono. Dà un’occhiata all’agente dei Nocs accanto a lui.
– Siete pronti per fare irruzione?
Il Nocs annuisce.
– Sì. Continui a distrarlo.
Il negoziatore riapre il microfono.
– Ignazio, rilascia gli ostaggi. Almeno le donne.
– Pensi che le donne siamo più deboli? Vuoi farmi sembrare sessista? È un’altra trappola, come gli scontrini!
– Allora rilascia … non c’è una donna incinta? Qualcuno che si sente male?
– Sì, c’è un tizio con un sospetto ictus. Ma non lo rilascio – la voce sale ancora di tono – lo opero!
La risata stridula è interrotta da un crepitio.
I Nocs irrompono nel Campidoglio.
Abbattono il sindaco con una raffica.
Il sindaco crolla di schianto fra le urla degli ostaggi.
Uno dei Nocs avverte via radio il comando che la missione ha avuto successo.
Alle sue spalle, lentamente, il cadavere del sindaco si rialza.
Con gli occhi vuoti s’avvicina al Nocs, e lo azzanna alla gola.
Gli ostaggi ricominciano a urlare.

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1 novembre: mobilitazione internazionale per Kobane/il 31 ottobre A ROMA

1 novembre: mobilitazione internazionale per Kobane

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Dopo aver ammesso gli attacchi dei giorni scorsi contro le postazioni delle YPG/YPJ nel nord della Siria, Erdogan ha dichiarato che farà “tutto il necessario” per combattere l’autonomia kurda in Rojava – ed è chiaro cosa intenda. Per legittimarsi ulteriormente ha fatto riferimento anche al controverso report di Amnesty International (di cui abbiamo parlato qui, qui e qui, ma si veda anche il commento di Martina Bianchi), confermando, in sostanza la funzionalità di quel rapporto alle politiche anti-kurde dello stato turco.

Ma intanto dalle città europee all’America latina, dall’Australia agli Stati Uniti, si moltiplicano le mobilitazioni per Kobane.

Nella pagina #GlobalRally4Kobane potete farvene un’idea.

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