Aziendainsanitarialocale

Da “I Nomi delle Cose” del 28/10/2015

“Desmonautica

la rubrica di Denys ogni ultimo mercoledì del mese.

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“Azienda insanitaria locale”

gocce di sangue È un giorno come tanti, in azienda. Dottoresse e dottori sottopagati hanno subito mobbing nella misura atta a promuovere la mancanza di tatto nei confronti della clientela, come previsto dal Piano dei Servizi Sanitari dell’anno corrente. Enormi passi avanti sono stati fatti finanziando la ricerca, nell’obiettivo di arrivare alla sintesi di farmaci atti a curare la degenerazione progressiva della pubblica intelligenza. Si è tuttavia ancora ben lungi da risultati significativi. Le infermiere risparmiano quanto basta per pagarsi la terapia psicologica di cui avranno bisogno per liberarsi dal complesso della crocerossina. Poliziottoni nerboruti placcano zombie che assaltano la scalinata dell’edificio metà bianco metà color mattone. Tempo fa un signore che fumava una sigaretta in giacca di jeans bofonchiò che in realtà erano vivi e volevano solo accedere alle cure che spettavano loro di diritto, ma nessuno gli ha creduto e hanno manganellato pure lui. Poi l’hanno preso, l’hanno trascinato su per le scale, l’hanno portato in ambulatorio, gli hanno sentito il battito con lo stetoscopio, ma pare che quello incitasse all’adunata sediziosa, perciò l’hanno picchiato a colpi di ecografo e l’hanno refertato dicendo che aveva sbattuto la testa. La firma al referto l’ha messa il giudice. La macchina dei numeretti scandisce a intervalli irregolari il giusto colpo della disciplina su una coltre di pensionati che hanno fatto la leva obbligatoria, ma risultano ancora virtualmente incapaci di rispettare una fila. Ci sono donne e uomini e umani e circa tre cani, uno dei quali presenzia nella variante morfologica di esperto diagnosta. Una pover’anima dai lunghi capelli castani e boccolosi, la pelle olivastra, gli occhi d’ambra e le bocca lucidalabbrata lancia sguardi annoiati agli schermi degli sfortunati che dovranno presentarsi agli sportelli, seduta tra i corridoi laterali dell’accettazione. Apre una noiosa rivista femminile tra quelle lasciate sulle penose sedie arancioni. Un venticinquenne s’avvicina.
— Mioddioooo. Cos’hai? — la fissa lui, allucinato. Ha un paio di croste da latte tardive, una sul mento e una sul cranio mezzo rapato.
— In che senso? — osserva lei, perplessa.
— Sei grassa. Ah, ah! L’ho detto. Ma quanto sono fico?
— Ah — risponde lei, continuando nella lettura. Ha già sfogliato la recensione di un album di musica tibetana, un articolo sulle proprietà del succo d’avocado e un editoriale sulle opportunità della ceretta ascellare per  donne in carriera.
— Te l’ho già detto che sei grassa? — il ragazzuolo fa uno spernacchiamento ayurvedico e incomincia a saltellare su un piede solo. Hop, hop, hop. Si porta un dito alle natiche e se lo riporta al naso, annusando con perizia.
— Sì, me l’hai già detto. Mi stai scocciando.
— Sei una brutta merda schifosa. Ehi, non offenderti. Lo dico per la tua salute. Oltre due millimetri di fianco largo sei obesa. Non lo dico io, è la realtà oggettiva dei fatti. Se misuri te non vale, la misurazione è a discrezione di chi misura. Tiro fuori il metro e ti dico io. Fai schifo. Cristo, ma non ce l’hai uno specchio a casa?
— Mi prendi per il culo?
— Sei grassa, dio mio, sei grassa. Nessun uomo ti troverà mai attraente. Nessuno, capisci? Nessuno. Anzi, no. Aspetta. C’è pure la categorie tette giganti su questo sito. Aspetta un attimo.
Il brufolato si tira giù la zip e incomincia a masturbarsi con vigore. Ansima fuori qualche interiezione e un piccolo fiotto bianco sporca il pavimento, l’asticella del desiderio gli torna moscia, poi qualcuno dice qualcosa contro gli immigrati e gli vien duro di nuovo. L’inserviente del piano terra caccia una madonna al cielo e pulisce la chiazza. Non è molto contento. Oggi ha già dovuto togliere tre neonatini putrescenti. Da quando i genitori hanno smesso di vaccinare i figli è una noia assai frequente. Pare che i genitori preferiscano un bambino privo di controindicazioni improbabili ai duecentomila che se ne vanno al camposanto senza l’ombra d’un dubbio. D’altra parte, bisogna scendere a patti con l’incertezza che ci riserva il vivere, e poi son spese di mantenimento. Precise indicazioni dell’Unione Europea ne ordinano la riduzione, pena una gigantesca sanzione. Il giovanotto continua nell’arte molesta dell’importunio.
— Lasciami stare.
— Sei grassa, perdio. Sei grassa. Vuoi fare qualcosa? Al sovrappeso è associato un aumento del rischio dello screzio cardiocircolatorio. Vuoi portarti da sola sull’orlo della morte per colpa della tua pigrizia, culona infingarda? Signora, lasci che la informi sui benefici di una dieta equilibrata che col suo stipendio non può permettersi. Oh, comunque ormai tutte ingrassano a dismisura e pretendono di sembrare gran fighe. Che troie. Ahahaha, ho detto troie, oink, snort! E poi oh, fanno le modelle, e i calendari, alcune pretendono persino di esistere. Ma che scherziamo? Nessuno vuole dire queste cose, che palle il politicamente corretto. La mia è un’opinione impopolare.
Da dietro la macchinetta del caffé escono fuori tre cloni per un istante e gli fanno eco.
— Nessuno vuole dirlo, opinione impopolare, opinione impopolare, opinione impolare. Nessuno vuole dirlo: opinione impopolare!
La radio, la televisione, i blog e tutti gli adolescenti, prepubescenti, adultescenti dalle mode usuali o alternative divulgano con giubilio l’opinione impopolare.
— Vai via! — urla. Il suo numero è stato chiamato, e va allo sportello appropriato al fine di sbrigare le sue faccende di salute.
— I soldi del ticket, signorina.
— Subito, aspetti solo un attimo — estrae una lametta dalla borsetta e si fa un taglio sul polso sinistro, facendo sgocciolare bene il sangue nel buco del vetro che la separa dall’addetta allo sportello.
— Ventisei, ventisette, ventotto e cinquanta. Tutto apposto. Arrivederci! — l’impiegata versa tutto in un provetta e la mette nella cassa. Lei se ne va via gettando la rivista.  Il tizio, magicamente, sparisce.

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Podcast della trasmissione del 28/10/2105

“I Nomi delle Cose” /Puntata del 28/10/2015

“Fuori Usa-Nato dalla nostra terra

Oggi, / il mio corpo tornato normale, / siedo e imparo / il mio corpo di donna / come il tuo / bersagliato per strada, / rubatomi a dodici anni / come il petrolio venezuelano / con la stessa spiegazione. / Sei ignorante / ti insegno io / poi ridatomi indietro goccia a goccia… / Guardo una donna osare / oso guardare una donna / osiamo alzare la voce / rompere le bottiglie / imparare…  (Jean Tepperman)

 “La Sicilia non è zona di guerra/Via le basi Usa-Nato dalla nostra terra!/ Il 31 ottobre a Marsala/“A FORAS SA NATO DAE SA SARDIGNA E DAE SU MUNDU!!”/manifestazione al poligono di Capo Teulada 3 novembre/DESMONAUTICA/“Azienda insanitaria locale”

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La #carnerossa siamo noi.

La#carnerossa siamo noi.

di Maria Silvia Marini

“I dolori, le incazzature;
le snervanti attese, interminabili, a spezzare giornate di corse inutili;
la frustrazione di vivere l’ossimoro di una precarietà diventata più stabile della stabilità;
la malinconia di rapporti un tanto al minuto, evanescenti come l’utilità di quello che facciamo;
la fragilità di certi amori a cui è rimasto solo il nome, tutti con la data di scadenza sulla confezione;
la fatica nei gesti, diventati schiamazzi, esistenze che si sbracciano di fronte a platee sorde e cieche;
l’affanno di raggiungere orizzonti senza sapere perchè, tutti fittizi e inventati, ma mai da noi;
questa genuflessione collettiva e patetica sull’altare di aspettative costruite a tavolino vendute quasi sempre a mezzo slogan;
l’incapacità di accettare che il dolore fa parte della vita, così come la gioia che dura un momento, così come la morte;
l’analfabetismo di ritorno nei sentimenti;
la medicalizzazione oscena di ogni atto umano, sia esso etico, sessuale, o alimentare;
l’ansia di dover controllare e definire tutto, di esteriorizzare e rendere intelligibile perfino il silenzio;
la follia di questo nostro progresso cieco, forte con le sciocchezze e molledi fronte alle domande che si ostinano ad accompagnarci, come un fastidioso, ostinato rumore di fondo;
l’inferno della convivenza forzata in un mondo che non capiamo più, che non sappiamo sentire più;
l’incapacità di scegliere i nostri compagni di viaggio, perché ci hanno insegnato che scegliere in fondo non serve, che possiamo avere tutto, rinnovare sempre tutto, riarredare l’esistenza come fosse un salotto radical chic, come se ci riguardasse la stessa eternità di una poltrona;
il ritrovarsi alla fine ineluttabilmente stanchi e soli, in mezzo a una folla di formiche ugualmente stanche e sole, invisibili a loro, invisibili a noi; accontentarsi, giunta la resa, di ciò che passa il convento, perché non sapevamo cosa volere, perché alla fine le cose hanno scelto noi;
il soffocamento a cui ci condanna una rete di doveri e condizionamenti di cui ci sfuggono le ragioni, persino il loro primo perché;
la sconfitta quotidiana di fronte alla forza delle cose, il prenderne atto a cadenza regolare e martellante;
questa vita in apnea, col naso e le orecchie tappati, per non sentire l’aria puzzolente di veleni, di rumori, di scemenze e cattiverie.

Di quanto sia cancerogeno e terribilmente triste tutto questo, l’OMS, una prova scientifica, non ce la darà mai.”

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Desmonautica!

manifesto_desmonautica

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Palinsesto del 28/10/2015

ANNO IV-2015/2016 I NOMI DELLE COSE la trasmissione della Coordinamenta femminista e lesbica tutti i mercoledì dalle 20.00 alle 21.00 sugli 87.9 di Radio Onda Rossa

PALINSESTO di mercoledì 28 ottobre 2015

ore 20.00 AperturaOggi, / il mio corpo tornato normale, / siedo e imparo / il mio corpo di donna / come il tuo / bersagliato per strada, / rubatomi a dodici anni / come il petrolio venezuelano / con la stessa spiegazione. / Sei ignorante / ti insegno io / poi ridatomi indietro goccia a goccia… / Guardo una donna osare / oso guardare una donna / osiamo alzare la voce / rompere le bottiglie / imparare…  (Jean Tepperman)

ore 20.10 PARTE PRIMA
Collegamento con le compagne NoMuos “La Sicilia non è zona di guerra/Via le basi Usa-Nato dalla nostra terra!” Il 31 ottobre a Marsala

nomuos
ore 20.30 PARTE SECONDA
Collegamento dalla Sardegna con le compagne per la manifestazione al poligono di Capo Teulada del 3 novembre“A FORAS SA NATO DAE SA SARDIGNA E DAE SU MUNDU!!”

ore 20.50 DESMONAUTICA la rubrica di Denys

ogni ultimo mercoledì del mese        

“Azienda insanitaria locale”gocce di sangue

 
Ciao a tutte,le coordinamente coordinamenta@autistiche.or
per riascoltarci e per leggere i documenti http://coordinamenta.noblogs.org
per ascoltarci in streaming www.ondarossa.info cliccando “ascolta la diretta”
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31 ottobre a Marsala!

Manifestazione      No MUOS !   No Trident!     No War! il 31 ottobre a Marsala!

La Sicilia non è zona di guerra /Via le basi Usa-Nato dalla nostra terra!

La Sicilia, isola più grande del Mediterraneo, ha davvero tanto da offrire a partire dal suo bagaglio storico, artistico-culturale e sociale. Ben 7 siti siciliani rientrano nel Patrimonio UNESCO e con i suoi 5 parchi e le sue 72 riserve naturali protette (fra cui la preziosa riserva della Sughereta (SIC) a Niscemi) avrebbe già tracciata la rotta del proprio destino. Invece la Sicilia, già occupata e martoriata da decenni dalle basi Usa-Nato (Muos a Niscemi, Sigonella, Augusta…), vedrà lo scalo aereo di Birgi(Tp) al centro di Trident Juncture 2015, la più grande esercitazione NATO dalla fine della guerra fredda come è stata definita dallo stesso Comando Generale dell’Alleanza Atlantica. Cacciabombardieri, grandi velivoli da trasporto e aerei spia decolleranno dalle piste di Birgi per simulare attacchi contro unità navali, sottomarini e target terrestri e testare i nuovi sistemi di armi di distruzione di massa.

La recente visita a Sigonella del capo del Pentagono Ash Carter sta chiarendo le nuove direttive per il governo italiano per un ulteriore coinvolgimento della Sicilia nelle nuove strategie Usa-Nato di guerre imperialiste non solo contro i popoli del Medioriente e del Nordafrica, ma anche per impedire le partenze dei migranti dalla Libia (operazione EuNavForMed), costretti alla fuga proprio a causa di queste guerre. Non bastavano le minacce del console Usa  Barrosse al TAR per aver osato mantenere il seguestro del micidiale Muos a Niscemi. Per completare il tragico futuro che ci attende è stato trasferito a Catania il centro dell’agenzia Frontex-Triton 8oltre alla vergognosa presenza del Cara di Mineo) ed a giorni entreranno in funzione in Sicilia i 5  Hot-Spot (nuovi CIE) per selezionare ed espellere i migranti “irregolari”. Oramai i ricchi potenti della terra, anzicchè fare la guerra alla povertà, sono solo in grado di fare la guerra ai poveri militarizzando sempre più i nostri territori ed i nostri mari, trasformando il Mediterraneo in un gigantesco cimitero (oltre 3000 morti accertati dall’inizio 2015). La tendenza alla guerra è la soluzione che le borghesie statunitensi ed europee hanno messo in atto per uscire dalla permanente crisi; crisi che ci mostra il crudele paradosso di crescenti fondi pubblici per spese militari e altri strumenti di guerra, mentre crescono sanguinosi tagli a scuola, sanità e altri diritti sociali.

In Medioriente  terribili venti di guerra soffiano, tutti i media arruolati dalla Nato denunciano i bombardamenti “scorretti” della Russia in Siria, quando da mesi non si sono accorti della politica genocida del governo turco contro la resistenza del popolo Kurdo, unico vero baluardo vincente contro i terroristi dell’ISIS. Ma la politica fascista di Erdogan nel “democratico” Occidente viene sempre giustificata perché ha il secondo esercito della Nato e può permettersi, con la scusa della lotta all’ISIS di reprimere il popolo kurdo, mentre il PKK (Partito dei lavoratori del Kurdistan) è ancora nella lista nera UE ed Usa delle organizzazioni terroriste. In Siria non c’è solo lo scontro fra Il regime di Assad , sostenuto dalla Russia e gli oppositori, sostenuti dalla Turchia e dall’Occidente, ma sta crescendo una terza via nel Rojava liberato dalla resistenza kurda, basata sulla rivoluzione delle donne contro il patriarcato e sul nuovo confederalismo democratico per tutti i popoli del Medioriente.

La preziosa esperienza di anni di lotta contro il Muos a Niscemi e per la smilitarizzazione della Sicilia si può e deve estendere in tutta l’isola, contribuendo alla riorganizzazione del movimento NoWar a livello nazionale ed internazionale. Invitiamo tutte le realtà antimilitariste ed antimperialiste a mobilitarsi:

Sabato 31 ottobre manifestazione regionale a Marsala

La Sicilia sarà più bella senza Muos, Trident e Sigonella!

http://www.nomuos.info/manifestazioni-no-muos-no-trident-no-war/

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3 Novembre a Capo Teulada

 3 NOVEMBRE A CAPO TEULADA 

manifesto_3 novembre teulada_contro la trident junctureAPPELLO ALL’AZIONE SUI TEATRI DI GUERRA DELLA TRIDENT JUNCTURE 2015

MANIFESTAZIONE AL POLIGONO DI CAPO TEULADA
3 NOVEMBRE ORE 10.30

CONCENTRAMENTO PORTO PINO (Sant’Anna Arresi) Via della I spiaggia

La Trident Juncture 2015, la più imponente esercitazione NATO degli ultimi 15 anni, arriva al culmine e conclude una intensissima stagione di esercitazioni e addestramenti, programmata dall’alleanza per tutto il 2015. L’esercitazione coinvolge 33 Stati, ed è ospitata nei poligoni, nelle basi navali e negli aeroporti militari di Portogallo, Spagna e Italia.

La fase preparatoria dell’esercitazione è cominciata da tempo, mentre dal 3 Ottobre ci troviamo in una fase di “simulazione” e organizzazione dei comandi. La fase operativa a fuoco avrà inizio il 21 ottobre e proseguirà sino al 6 novembre, i centri principali in Italia saranno il comando JFC di Lago Patria (Napoli), il poligono di Capo Teulada in Sardegna e l’aeroporto di Trapani Birgi in Sicilia (che sarà affiancato da altri cinque aeroporti militari: Sigonella, Decimomannu, Amendola, Pratica di Mare e Pisa-Grossetto).

È uno scenario che richiede uno sforzo di consapevolezza e la volontà di agire.
Riteniamo sia necessario continuare ad opporre alle attività militari, per tutta la durata dell’esercitazione, comprese le fasi preparatorie, iniziative e mobilitazioni contro la guerra, le sue strutture, la sua economia, la sua celebrazione (come quella del 4 di novembre) e contro la presenza della NATO, da attuarsi ovunque possibile. In Europa molte sono state e, a breve, saranno le iniziative e le mobilitazioni contro la TJ015, da Cagliari a Napoli, da Marsala a Saragozza.

Nell’ambito di questa ampia mobilitazione la rete No Basi Né Qui Né Altrove si propone di agire il 3 Novembre su uno dei principali teatri di guerra in Italia, il poligono di Capo Teulada, dove è previsto il bombardamento delle flotte NATO contro la costa sarda, lo sbarco di reparti anfibi italiani, USA e del Regno Unito, lo schieramento di reparti di terra che si dispongono a sparare, bombardare e distruggere con ogni tipo di armamento disponibile.

Ci presenteremo, come sempre, con l’obiettivo di inceppare la macchina bellica ed ostacolare lo svolgimento dell’esercitazione, solidali con tutte le altre realtà di lotta antimilitarista ed antimperialista che si preparano a fare altrettanto.

Ripetiamo il nostro appello ad agire sui luoghi della guerra, possibilmente negli stessi giorni, sia per accrescere l’efficacia dell’azione sia per rendere più chiara la volontà generale e diffusa di opporsi e sabotare questo abominio.

PARTECIPIAMO NUMEROSI ALLA MANIFESTAZIONE A TEULADA
IL 3 NOVEMBRE!

NESSUNA PACE PER CHI VIVE DI GUERRA

A FORAS SA NATO DAE SA SARDIGNA E DAE SU MUNDU!!

Rete No Basi Né Qui Né Altrove

Contatti: nobasinoborder@gmail.com

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Dilek Doğan muore a Istanbul assassinata dalla polizia

Dilek Doğan muore a Istanbul assassinata dalla polizia

altDilek Dogan, una compagna di 25 anni di Istanbul, è morta dopo una settimana di agonia all’ospedale Okmeydani dopo che una pallottola delle forze di polizia aveva attraversato da parte a parte il suo bacino durante un tentativo di perquisizione avvenuto il 18 ottobre scorso nella casa della sua famiglia, nel quartiere popolare Kurçucamtuglu.

La polizia turca si era presentata all’alba presso l’abitazıone della ragazza che, alla porta con il padre e la madre, aveva detto ai poliziotti che non sarebbero entrati senza prıma essersi tolti le scarpe (un comportamento che in Turchia e in altri paesi è considerato dimostrazione di rıspetto). Non avrebbe immagınato, probabilmente, che questo gesto di orgoglio le sarebbe costato la vita: un poliziotto ha estratto la pistola e, puntandola contro Dilek, ha sparato.

La madre della donna ha dichiarato che la polizia ha anche ritardato i soccorsi, minimizzando l’accaduto con frasi del tipo “Se la caverà”, mentre Dilek giaceva sanguinante nell’ingresso di casa. La fantasiosa versione della polizia sostiene invece che il colpo sarebbe partito mentre il fratello di Dilek aveva in pugno la pistola dei polizıotti, dopo averla sottratta a un agente durante una colluttazione. La magistratura ha aperto un’inchiesta, ma le indagini sono subito state classıfıcate come ‘top secret’ per impedire ai media e al pubblico di conoscere gli elementi della vicenda.

Non appena Dilek nella giornata di ieri è spirata, il suo corpo è stato trasferito in un istituto di medicina legale senza che venissero avvisati avvocati e famiglia. Ancora in questo ore agli avvocati è stato negato l’ingresso nello stabile, mentre centinaia di uomini in assetto antisommossa si sono disposti di fronte agli ingressi accompagnati dagli idranti. Sui social media l’hashtag #DilekDogan sta circolando in modo virale assieme alla rabbia e all’indignazıone di persone di tutto il mondo.

Circostanza ancora più inquietante è il fatto che l’operazıone di polizia in cui Dilek ha trovato la morte fa parte di una lunga serie di perquisizioni e intimidazioni che il governo sta compiendo contro la sinistra rivoluzionaria nel paese, usando come infame giustificazıone i sospetti per l’attacco suicida del 10 ottobre ad Ankara, nel quale oltre 100 persone sono morte durante una manifestazıone per la pace nel paese. Tutti sanno che l’attacco di Ankara è stato perpetrato da individui vicini al radicalismo religioso sunnita e all’IS (Stato Islamico), favoriti in tutti i modi da Erdogan durante questi ultımi mesi. Uno degli attentatori è già stato identificato dalla polizia ed è il fratello del militante suicida che si è fatto esplodere contro il centro di solidarietà per Kobane dı Suruc, uccidendo oltre 30 persone.

Ciononostante, con estrema sfrontatezza, il governo dell’AKP sta sfruttando l’attacco per colpire la sinistra radicale.

I poliziotti si sono presentati a casa di Dilek dicendo che cercavano un ‘attentatore suicida’. “Non ci sono attentatori suicidi qui” – ha gridato il padre di Dilek, Metin Dogan – “Andate a cercarli ad Ankara, dove sono morte oltre cento persone!”.  L’uomo, mentre la figlia veniva portata in ospedale, ha detto ai giornalisti: “Vengono per intimidirci. Non ci riuscıranno”.

Dilek era difesa dall’Uffıcıo Legale Popolare (Halkin Hukuk BÜroso), uno studio di più avvocati che seguono centinaia di militanti politici nel paese, e che a sua volta è stato vittima di retate e arresti con l’accusa di supportare attività illegali di matrıce comunista.

Dilek era una compagna della sinistra marxista-leninista, molto conoscıuta e stimata in diversi quartieri di Istanbul. La polizia sostiene che facesse parte del Partıto/Fronte Popolare Rivoluzionario (DHKP-H). Il DHKP-H, noto come “Fronte” a Istanbul, è un’organizzazione radicata in dıversi quartieri, soprattutto Aleviti (una tendenza religiosa non sunnita dell’Islam presente principalmente in Turchia), pur essendo estranea a qualsiasi credo religioso. Nel 2015 è stata impegnata soprattutto in una serie di azioni contro la polizia e la magistratura in seguito all’uccisione, nel 2013, di un ragazzo del quartıere Okmeydani, Berkin Elvan, da parte della polizia, durante le proteste iniziate per Gezi Park a Taksim Square.

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PETRONILLA E LA “FINANZA”

PETRONILLA E LA “FINANZA”

di Noemi Fuscà

petronilla  L’altro giorno in metro vedo una pubblicità  sulla “finanza” e le donne- anche sul fatto che in metro ci siano televisioni sia sulla banchina sia nei vagoni ci sarebbe da riflettere molto (Orwell aveva ragione, ma ormai  dirlo è antiquato) – ,  e comincio a storcere il naso ma ancora non avevo compreso bene il livello del messaggio. Si tratta di un nuovo programma della Fondazione per l’educazione finanziaria e al risparmio e si chiama “Conta sulle donne”, http://contasulledonne.adiconsum.it/ I partecipanti alla fondazione  sono tutte banche.

Nelle mie viscere si scatena una rabbia ceca e il sangue comincia a bollire. Provo quindi a calmarmi e a individuare i punti salienti di una riflessione cioè il luogo comune sul rapporto negativo tra le materie scientifiche e le donne e la questione della brava massaia che risparmia e  del ruolo femminile di cura delle donne in famiglia. Continua a leggere

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Podcast della trasmissione del 21/10/2015

“I Nomi delle Cose” /Puntata del 21/10/2015

“Danzare suna polveriera”

danzare s na polveriera

“In quanto mestiza, non ho paese, la mia patria mi ha esclusa; eppure tutti i paesi mi appartengono, perché di ogni donna sono la sorella o l’amante potenziale (in quanto lesbica non ho razza, il mio stesso popolo non mi riconosce; ma sono tutte le razze, perché in ogni razza c’è il diverso in me). Sono senza cultura perché, in quanto femminista, sfido le credenze collettive cultural/religiose di orginine maschile tanto degli indo-ispanici quanto degli anglos; eppure sono piena di cultura perché partecipo alla creazione di una cultura ulteriore, di una nuova storia del mondo e della nostra presenza in esso, di un nuovo sistema di valori le cui immagini e simboli ci connettono le une alle altre ed al pianeta. Soy un amasamiento, sono l’atto di impastare, di unire e di mettere insieme, da cui ha preso forma una creatura che appartiene sia al buio, sia alla luce, ma anche una creatura che mette in discussione la definizione di luce e di buio e ne cambia il significato.”

 La conciencia de la mestiza – Gloria Anzaldua

Petronilla e la finanza/Corpo di Stato/Appello per una partecipazione femminista e lesbica, gay, trans, queer alle iniziative antimilitariste contro la Trident Juncture/Danzare su una polveriera”

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Vocinconsuete

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Oggi a Napoli

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Sangue De Beirona

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Podcast della Parentesi del 21/10/2015

La Parentesi di Elisabetta del 21/10/2015

Corpo di Stato”

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La Parentesi di Elisabetta del 21/10/2015

“Corpo di Stato”strappare il velo 2

Da molti anni ormai è stata codificata la  così detta “morte cerebrale”, che non è altro che una definizione fittizia di morte fatta a tavolino. Il cervello sarebbe  in uno stato di coma per cui, secondo i protocolli,  non sarebbe più in grado di riprendersi , ma il corpo è vivo. Il concetto di morte cerebrale è utilissimo per il business degli espianti/trapianti perché gli organi morti non si possono trapiantare. E’ la così detta “donazione” per morte cerebrale a “cuore battente”.

Ora sul Corriere  della Sera del 14 e 15 settembre scorso  leggiamo che è stata effettuata una così detta “donazione” “a cuore fermo”, non più quindi da un paziente con il cervello fuori uso, ma in arresto cardiaco.

Non ha molta importanza la questione tecnica, addentrarsi nei meandri del quanto uno è morto, se sia più morto che vivo o  più vivo che morto. La questione è politica.

La morte non può essere decisa con protocolli di Stato e lo Stato non si può arrogare il diritto di decidere quando una persona è morta. Dovrebbe attuare solo delle procedure di salvaguardia, cioè assicurare il famoso tempo congruo di osservazione per evitare di dichiarare morto, e inumare o cremare o quello che far si voglia a seconda degli usi, dei costumi e della volontà personale, qualcuno che invece sembra morto, ma non lo è.

La questione non è di lana caprina. Se lo Stato si premura di dichiarare a tavolino una morte fittizia, gli interessi sono importanti. In una società basata sul profitto e su una struttura classista, razzista e sessista si aprono scenari facili da immaginare.

I corpi non sono tutti uguali, sono attraversati dal genere, dalla così detta razza, e dalla classe. Ogni corpo fa i conti con la sua immagine sociale e con la collocazione che gli dà l’applicazione del sistema della classificazione di potere. Da qui il ruolo delle esperte e degli esperti che partecipano alla classificazione,  selezione e uso dei corpi, ottenendo consenso attraverso la presunta scientificità del loro operare.

Ma la scienza , di qualsiasi scienza si tratti, non è neutra, né imparziale: viene usata e si presta a veicolare quello di cui il sistema ha bisogno. Le stesse ricerche scientifiche sono costruite ad arte e dipende da come poi vengono usate, intendendo con questo il riferimento non solo alla scienza in senso stretto ma anche a qualsiasi altra branca che pretenda scientificità.

Dimenticare questo permette l’accettazione della violenza che lo Stato agisce si corpi.

Il neoliberismo che attualmente si è affermato in maniera dilagante, ha cominciato il suo percorso diverso tempo fa e ha trovato un servo disponibile e attivo nella socialdemocrazia che con l’uso strumentale del lessico e dell’armamentario della sinistra è riuscita ad annullare non solo la capacità ma perfino i riferimenti e le coordinate di un pensiero critico. In questo il “politicamente corretto” si è rivelato strumento devastante di manipolazione delle coscienze.

Si è verificato uno spostamento importante da quello che era lo Stato di diritto borghese allo Stato etico di matrice nazista. Lo Stato diventa padrone e tutore delle nostre vite, non solo vuole decidere se dobbiamo lavorare o non lavorare e come e quanto, se siamo sfruttabili o siamo esercito di riserva, se possiamo divertirci e come lo dobbiamo fare, come dobbiamo consumare e come deve essere mercificata la nostra esistenza, come e quando dobbiamo amare, ma ci dobbiamo affidare completamente anima e corpo.

Ha la pretesa di normare continuamente i nostri comportamenti, mascherando il tutto  sempre con nobili intenti e migliori fini. Così il consiglio dei ministri qualche giorno fa ha approvato il divieto di fumare in auto se ci sono bambini o donne incinte. Poco importa se i bambini mangeranno la diossina, respireranno i gas delle fabbriche o vivranno senza casa sotto i ponti in attesa di morire di lavoro. Poi, magari, quando  cadranno da qualche impalcatura o saranno colti da arresto cardiaco potranno essere usati come pezzi di ricambio. I malati di cuore, quelli che sono a rischio di infarto sappiano che anche loro sono entrati nelle attenzioni “premurose” dello Stato e potrebbero essere espiantati invece che curati, a seconda degli interessi del momento. Ma, siccome siamo nel regno dell’ipocrisia sono stati messi i defibrillatori in ogni dove.                   Quando l’ “ipse dixit” imperava, il signore aveva il diritto di vita e di morte sui suoi sudditi, gli zar e i boiardi possedevano le terre insieme alle anime e queste neppure si potevano sposare senza il consenso del padrone. Ancora oggi, negli Stati Uniti il corpo dei detenuti e delle detenute appartiene allo Stato, è l’eccezione fatta nell’emendamento della Costituzione che ha abolito la schiavitù. Non possono decidere quando e come curarsi perché è lo Stato che decide per loro, non possono avere un medico esterno perché il corpo non è più loro.

Si sta verificando il trasferimento di questo principio alla società tutta: il nostro corpo non è più nostro, è dello Stato che si arroga il diritto di usarlo come vuole. Non è forse controllando i corpi refrattari con il confino, l’obbligo di dimora, i fogli di via che lo Stato sta mettendo in atto la più capillare forma di repressione sociale?

Il pensiero illuminista aveva liberato la volontà individuale e il diritto di ognuno di decidere della propria vita, ma la borghesia ha fatto in modo da ottenere dagli esseri umani la sottomissione e l’asservimento volontario e non c’è nessuna schiavitù peggiore perché è priva della rabbia per la propria condizione.

Renderci tutte e tutti schiavi volontari e proprietà dello Stato è l’obiettivo inconfessato, ma messo in atto giorno dopo giorno da questo sistema di potere. Sottrarsi in ogni modo è un’assoluta necessità.

Pubblicato in La Parentesi di Elisabetta, Trasmissione RoR - I Nomi delle cose | Contrassegnato , , , | Commenti disabilitati su La Parentesi di Elisabetta del 21/10/2015