Da tenere a mente

Ancora sul prelievo coatto del DNA

Da tenere a mente

https://www.autistici.org/macerie/?p=32692#more-32692

Dopo parecchie settimane dagli ultimi arresti arrivano alcune parole retrodatate sul prelievo del Dna, coatto e non, da una compagna ancora reclusa. La normalizzazione del campionamento del nostro corredo cromosomico e di quello della popolazione che è costretta a transitare per le stanze della questura continua a far riflettere e immaginare modi per opporsi.

«Il 3 maggio 2017, poche ore dopo gli arresti avvenuti all’Asilo, all’occupazione di corso Giulio Cesare e quella di Borgo Dora, ci siamo dovuti confrontare con il prelievo del Dna in questura prima di essere portati in carcere. Alcuni di noi volevano sapere cosa si intendeva con il “prelievo coatto” e/o non volevano cedere così, in ogni caso. Un testo di un compagno su questo è già apparso qualche giorno dopo e non ho l’intenzione di ripetere la descrizione poiché ho vissuto sensazioni simili: l’esitazione dei poliziotti dato che era una delle prime volte che gli capitava di fare un prelievo coatto, piuttosto che la messa in scena teatrale della funzione dell’estrazione del campione. Scrivo solo alcune parole per aggiungere un racconto e mantenere un’attenzione tra di noi su questo nuovo strumento di schedatura, con cui prima o poi tutti i compagni dovranno confrontarsi.

In quella piccola stanza, ammanettata con le braccia dietro a una sedia con 5-6 digossini e 2 marionette della scientifica, mi si è formata una palla nella pancia dovuta all’impotenza e all’impossibilità di una resistenza pratica, si è velocemente trasformata in una rabbia crescente. La voglia di sputare in faccia al pinguino della scientifica o di dibattermi attivamente era forte per disturbare il formalismo teatrale ridicolo e per non recitare anch’io nella loro stessa maniera. Ma la mia auto-repressione è stata dissuasiva, infatti dopo uno sguardo alla telecamera fissa messa apposta ho deciso che non volevo prendere una nuova denuncia per violenza così. Mi sono rassegnata a rendere il mio corpo chiuso e pesante per fargli avere un po’ di difficoltà nelle loro manovre di blocco al collo e di apertura forzata della bocca. Mi sono rassegnata, limitandomi a sputare per terra tra i due prelievi e fissarli con odio.

Sento una grande frustrazione per non aver resistito attivamente; ero pronta a ricevere colpi da parte della digos e dai carabinieri durante l’arresto, al contrario la messa in scena fredda e formale del prelievo è stata inaspettata e mi ha messo in difficoltà.

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Carmen Bueno Cifuentes

https://youtu.be/rciTojV8NwM

luglio 1950-novembre 1974

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Vaccinismo di guerra/2

di Alexik

[A questo link il capitolo precedente]

“Oggi vorrei parlarvi di come si può creare la leadership per rendere questo decennio la decade dei vaccini…. Paesi donatori, dovete incrementare i vostri investimenti nei vaccini e nell’immunizzazione, anche se state affrontando crisi di bilancio….
Tutti voi, 193 stati membri, dovete fare dei vaccini il focus centrale dei vostri sistemi sanitari, per assicurare che tutti i vostri bambini accedano ai vaccini ora esistenti e ai nuovi vaccini nel momento in cui diverranno disponibili”.

Con queste parole Bill Gates, il 17 maggio 2011, arringava i rappresentanti dei 193 Stati riuniti a Ginevra per l’assemblea annuale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità.
Il fatto potrebbe sembrare bizzarro, e suscitare domande del tipo:
Ma non si occupava di informatica? Perché all’assemblea generale dell’OMS hanno fatto intervenire lui, e non – ad esempio – un premio Nobel per la medicina ?
E soprattutto, con quale autorità l’uomo più ricco del mondo detta l’agenda e definisce le priorità sanitarie dell’OMS e degli Stati membri?

Suppongo che la risposta sia da ricercare in un vecchio articolo del Sole 24 Ore, che spiega come la quota del bilancio dell’OMS coperta dai contributi degli Stati membri fosse passata dall’80%  del 1970 al 24% del 2010, e come il restante 76% fosse costituito da donazioni volontarie.
Nel 2010 la Bill & Melinda Gates Foundation (BMGF) aveva versato donazioni volontarie all’OMS per 219.787.513 $, il 9,6% dell’intero bilancio dell’Organizzazione di quell’anno, posizionandosi come secondo donatore dopo gli Stati Uniti1.
Una sua creatura, la GAVI – Global Alliance for Vaccines and Immunisation (una partnership fra pubblico e privato che comprende le principali corporations del settore) – aveva versato all’OMS altri 39.106.302 $.
Ulteriori donazioni, molto più modeste, provenivano direttamente da Sanofi Aventis (4.417.959 $), Glaxosmithkline (523.844 $), Pfizer (200.000 $) e Pfizer /Wyeth pharmaceuticals (1.895.000 $), Novartis (500.000 $), rispettivamente il secondo, terzo, quarto e quinto produttore mondiale di vaccini per fatturato 2013.
Il contributo della Gates Foundation era comunque di gran lunga preponderante, e conferiva alla fondazione un peso superiore a quello della maggior parte degli stati membri, soprattutto dei più poveri.
Del resto la fondazione, con 43,5 miliardi $ di patrimonio, pesa tuttora più dell’intera OMS

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8 luglio NOTAV! per la libertà di movimento

 

8/7: passeggiata da Venaus alla Clarea per la libertà di movimento

L’8 luglio con partenza alle ore 10 dal presidio di Venaus, ci metteremo in marcia verso la Clarea per ribadire ancora una volta, alla “moda nostra”, con impegno e partecipazione, il diritto a muoversi liberamente nella nostra terra. Non ci abitueremo mai e nemmeno ci rassegneremo inermi, a lasciare porzioni del nostro territorio a chi vuole devastarlo con il Tav, mettendo guardiani (di non si capisce cosa) sulle strade della nostra Valle.

Vogliamo affermare con orgoglio la nostra libertà di movimento, in Valle come ovunque, senza fili spinati o controlli di documenti, e lo vogliamo fare nel miglior modo possibile, quello che conosciamo meglio: mettendoci in cammino, ancora una volta, sempre, ogni volta che ce ne sarà bisogno!

Partecipiamo in tanti/e, portiamo bandiere, pranzo al sacco ed acqua! Avanti Notav!

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La Parentesi di Elisabetta del 28/06/2017

“Il codice neurale dell’amore”

Dato che è estate e fa un caldo di tutto rispetto, sarebbe meglio occuparsi di cose “leggere”, anche se poi è fin troppo facile scoprire che tanto leggere non sono.

Da diversi anni ormai gli scienziati stanno studiando le arvicole della prateria, roditori la cui unica colpa è di scegliersi un compagno/a e di tenerselo per tutta la vita. E così sono finiti nelle grinfie di chi ha la pretesa di usarli come modello per lo studio dei legami di coppia.

L’ultimo in ordine di tempo è un team di scienziati della Emory University negli Stati Uniti che ha studiato le connessioni nervose delle femmine di arvicola, in particolare tra corteccia prefrontale (area decisionale) e nucleo accumbens (centro nevralgico della gratificazione e del piacere). Questi scienziati hanno scoperto che tanto più è attiva la comunicazione tra le due aree, tanto più velocemente la femmina sviluppa una relazione con il maschio. Inoltre hanno visto che il primo incontro sessuale rafforza ulteriormente la connessione nervosa tra le due aree e che il rafforzamento di questa connessione è direttamente proporzionale al legame che si sviluppa nella coppia. Quindi, per accertare se queste vie di comunicazione nervosa sono il meccanismo diretto che fa sbocciare l’amore e forma la coppia, sempre i suddetti scienziati hanno escogitato un sistema per attivarle a comando con la luce e hanno scoperto che questa attivazione rafforza il legame o ne determina la formazione se questo non è ancora nato. Un vero e proprio “codice neurale dell’amore”, una traccia neurale attraverso cui si possono orientare i meccanismi biologici. E quindi, dicono gli scienziati, la conoscenza di questo codice potrebbe aiutare persone con problemi di relazione.

Già il capitalismo ha codificato per noi il paradigma dell’”amore romantico”, costruzione culturale che viene dall’ organizzazione socio-economica  secondo la quale una donna viene educata nell’attesa del così detto principe azzurro. Ora il suddetto principe, pur non essendo più quello delle favole e avendo ormai svariate e modernizzate configurazioni, è pur sempre quello che dovrebbe completare la nostra esistenza, senza il quale non saremmo compiutamente realizzate. La ricerca della nostra metà dovrebbe diventare ancora oggi uno degli obiettivi della nostra vita. Se siamo sole vuol dire che nessuno ci ha volute, che in noi c’è qualcosa che non va, che non saremo mai appagate….Una mia zia mi diceva da ragazza…ricordati che una può essere sposata, accompagnata, separata, divorziata, vedova, ma non zitella!! E’ chiaro che lei apparteneva ad un’altra generazione, ma questa impostazione seppure in un contesto modernizzato, non è mai venuta meno.  Nella società del capitale matrimonio e amore vengono riuniti, come anche sesso e amore, altrimenti come si sarebbe potuta far accettare la famiglia mononucleare e la forte divisione sessuata del lavoro caratteristiche di questa organizzazione sociale. La famiglia continua ad essere l’unità economica originaria e prima, centro di produzione di forza lavoro e di ricostruzione di forza lavoro e mezzo di trasmissione della scala dei valori dominanti. E’ il paradigma dell’amore romantico che permette questo coinvolgimento indirizzato alla coppia monogamica ed eterosessuale. Ma la società neoliberista, l’attuale fase del capitale, è andata oltre, ha aperto alle coppie lesbiche, alle coppie gay. Le resistenze rispetto a queste aperture vengono da ambienti attardati su posizioni ormai assolutamente perdenti. Ma, attenzione, purché non si metta in discussione il concetto di coppia, che ancorché non più duratura e stabile per tutta la vita sia pur sempre il nucleo fondante produttivo e riproduttivo sia della forza lavoro che dei valori di questa società. E’ in questo senso che vanno tutte le spinte così dette “moderne” auspicate dalla socialdemocrazia riformista. Il neoliberismo spinge anche, effettivamente, all’individualismo… madri sole, padri soli, single e via discorrendo… ma la scelta dell’abbattimento drastico dello stato sociale lo porta a ritenere ancora conveniente il modello di famiglia mononucleare di qualsiasi tipo sia.

Fino ad ora il nostro asservimento è stato ottenuto da parte del sistema con un lavorio continuo sul consenso, sull’ asservimento volontario attraverso meccanismi di egemonia culturale e canali estremamente diversificati, e su stigma e punizioni, ma il salto di qualità che il neoliberismo persegue è sicuramente la manipolazione diretta della nostra fisicità. Questo chiaramente a tutti i livelli. Ormai siamo come le arvicole, siamo sotto osservazione 24 ore su 24, ci muoviamo come in una scatola di vetro, osservate/i costantemente, monitorati e studiati, per il nostro bene naturalmente…..e se per caso dovessimo avere problemi di coppia o difficoltà a trovare la nostra metà della mela ecco una sollecitazione luminosa sulla parte giusta del cervello e tutto torna a posto. O meglio, tutto torna nella “norma”. Basta un raggio indirizzato opportunamente e TAC…spariscono divergenze e insofferenze, e TAC…si dimenticano vissuti e memoria…e TAC…si recupera la convivenza civile e TAC…si recupera il sereno confronto e TAC…cambia la percezione del nemico…e TAC sparisce la nostra tendenza alla ribellione…e TAC  non esistono più sfruttati e sfruttatori…e TAC…TAC…TAC…

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Jenti Attrinzeddivvi!!!

 

JointStar 2017, un approfondimento

https://nobordersard.wordpress.com/2017/06/20/jointstar-2017-un-approfondimento/

Ecco descritta decisamente meglio rispetto alle poche notizie pubblicate l’altro giorno cosa è la JS2017:

JOINT STARS 2017

“Il maggior evento addestrativo dell’anno per la Difesa”: così viene definita la maxi esercitazione militare Joint Star 2017.

 Come si legge dal sito della difesa, la JS17, che è organizzata dal Comando Operativo di vertice Interforze (COI), sarà costituita da una rete di esercitazioni che saranno condotte tra giugno e ottobre in varie parti del territorio dello Stato italiano e saranno basate su un’operazione interforze e multinazionale di risposta ad una situazione di crisi condotta sotto guida italiana.

La JS17 si articolerà in due parti principali: la prima sarà costituita dalla Virtual Flag 2017 (vf17), che si svolgerà dal 10 al 15 giugno e sarà un’esercitazione che, grazie all’utilizzo di sistemi di simulazione di alta tecnologia, consente di addestrare il personale alla pianificazione e alla conduzione di operazioni aeree senza l’impiego di velivoli; la seconda parte, in programma tra settembre e ottobre 2017, sarà costituita dalla combinazione di varie esercitazioni prevalentemente di tipo “LIVEX”, cioè con impiego di assetti reali.

La VF17 è organizzata dall’Aeronautica Militare e vede anche la partecipazione di personale e assetti del COI, dell’Esercito Italiano e della Marina Militare. Essa si svolgerà principalmente all’interno di una struttura campale esistente presso il Comando Operazioni Aeree di Poggio Renatico (Ferrara), alla quale saranno connessi diversi Reparti operativi delle Forze Armate partecipanti.

L’esercitazione rappresenta un’importante tappa del processo di consolidamento della capacità della Difesa italiana di gestire un Comando di componente aerea (Italian Joint Force Air Component – ITA JFAC) in grado di pianificare, coordinare e controllare tutti gli aspetti di una campagna aerea. In questa edizione, l’ITA JFAC si addestrerà a ricoprire il ruolo di Joint Task Force, cioè il Comando interforze che coordina tutte le forze militari nel caso di un’operazione a prevalente connotazione aerea.

Due le principali novità della VF17. In primo luogo, l’esercitazione includerà anche un addestramento sul Comando e Controllo nel campo della difesa missilistica (Theatre Ballistic Missile Defense – TBMD), con il rischieramento a livello tattico di comandi e unità operative delle tre Forze Armate: un sistema missilistico SAMP/T dell’Esercito Italiano, un’unità navale classe Orizzonte/FREMM della Marina Militare (o, in alternativa, il Centro Campione di MARICENPROG) e un sensore radar AN/TPS-77 dell’Aeronautica Militare. In secondo luogo, saranno anche previste minacce cyber, cioè attacchi rivolti alla rete informatica utilizzata per condurre le operazioni militari.

E IN SARDEGNA? Continua a leggere

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Come se non ci fosse un Daspo-Block Party!!!!

Come se non ci fosse un Daspo – Block Party!

29 giugno ore 18:30 – Piazza dei Mirti (Centocelle)

Le nuove leggi sull’immigrazione clandestina e sulla sicurezza urbana (Minniti-Orlando) proseguono nella direzione della guerra alle\ai povere\i, concentrando la repressione contro chi vive di piccola criminalità, e spingendo nelle periferie chi vive di espedienti. Dall’entrata in vigore di queste leggi sembra aumentato il numero delle retate e la loro violenza, basti pensare all’omicidio di Maguette, venditore ambulante senegalese ucciso dai vigili urbani durante un controllo qui a Roma, o ai pestaggi avvenuti a Torino da parte della polizia; all’aumento delle espulsioni di persone senza documenti, ai progetti di costruzione di nuovi centri di detenzione per migranti, all’introduzione del Daspo Urbano, a rinforzare le misure già in uso come il foglio di via, i decreti penali di condanna ecc., all’incremento di militari e forze dell’ordine nei quartieri e nelle strade.

I media fomentano la paura del diverso suggerendo che la causa dell’assenza di lavoro, della violenza sulle donne e nelle strade sia la presenza di persone migranti e\o povere, in genere di chiunque viva ai margini della legalità o chi si ribella. Sponsorizzando inoltre le applicazioni per “segnalare” (infamare) le persone che non seguono le regole. Garantendo che nessuno agisca contro ciò che non gli piace, ma che si limiti a delegare agli sbirri la propria sicurezza. Omettendo che sono spesso gli sbirri a pestare, stuprare e uccidere nelle strade.

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Consultoria in pausa

Sportello in pausa

https://consultoriautogestita.wordpress.com/2017/06/21/sportello-in-pausa/

Dopo molti anni, lo sportello della Consultoria si prende una pausa.

 Al momento, le nostre forze non ci permettono di portarlo avanti, ed è anche tempo di fare un “bilancio” degli anni di questa esperienza.

Siamo fiduciose di riaprirlo e trasformarlo perché ci appartenga di più, perché sia più vicino alla realtà che abbiamo esperito in questi anni. vorremmo coinvolgere altre donne, ginecologhe, e ostetriche. 

In questi anni, abbiamo incrociato le storie di molte donne, e intendiamo provare a definire meglio il filo rosso che le unisce alle nostre – soprattutto rispetto alla percezione del proprio benessere e al proprio corpo, all’approccio alla cura, e al rapporto con le procedure ospedaliere e la medicalizzazione.

Non siamo interessate a fare un discorso statistico, guardando alla standardizzazione come processo storico e politico in cui vengono definite delle norme e delle gerarchie: sappiamo di non aver bisogno dei numeri per supportare ed esplicitare un ragionamento politico sui confinamenti che colpiscono le donne.

Ringraziamo tutte le donne che hanno fatto vivere lo sportello e che hanno scelto di raccontarci il loro percorso: garantiremo assoluta riservatezza in merito alle storie raccolte, non pubblicheremo in alcuna forma dati ed esperienze personali.

Nel frattempo, se qualcuna avesse bisogno di informazioni, porre domande o mettersi in contatto con noi, può scriverci alla nostra mail consultoria@autistiche.org.

Prossimamente, pubblicheremo su questo blog un documento sull’esperienza dello sportello per come è stata in questi anni, sulle criticità incontrate, e sul modo di organizzarci che abbiamo scelto, sperando che possa essere di aiuto all’avvio di molte altre esperienze come questa!

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Nadia Lioce

Nadia Lioce

 

All’Aquila, il 7 luglio, Nadia Lioce verrà processata per “Disturbo delle occupazioni o del riposo delle persone e oltraggio a pubblico ufficiale”. Reati relativi a battiture di protesta, che la detenuta avrebbe messo in atto dopo l’applicazione delle circolari del DAP del 2011 e del 2014.In 10 anni, il materiale cartaceo conservabile nelle celle della sezione femminile del 41-bis del carcere dell’Aquila, è passato da 30 a 3 riviste, da 20 a 3 quaderni, agli atti giudiziari dell’ultimo anno e a un solo dizionario.

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21 giugno/ L’estate è appena cominciata

Quello che è successo in Piazza Santa Giulia a Torino dovrebbe farci riflettere una volta di più come donne e come femministe. Il controllo serrato a tutto campo è parte integrante  dell’ideologia neoliberista e si espande in ogni anfratto della quotidianità, la pretesa di normare ogni aspetto della nostra vita è una scelta di fondo e strutturale e quindi anche nel nostro specifico è impossibile ogni tipo di contrattazione con questo sistema perché non fa altro che rafforzare e incentivare il controllo su di noi e diventa di fatto collaborazionismo.

Cos’è successo in piazza Santa Giulia?

 Centro Sociale Askatasuna

La notte tra il 20 e il 21 giugno abbiamo assistito a una serata di una gravità INAUDITA. A poche settimane dai tragici fatti di Piazza San Carlo la polizia è venuta in una piazza piena di gente a PROVOCARE. Non troviamo altri termini per definire un’operazione anti-movida portata avanti con la celere in assetto anti-sommossa, tutto per cercare qualcuno che si era portato la birretta da casa o dal minimarket. Sono arrivati 10 blindati pochi minuti dopo l’ora x (le 8 di sera), con gli agenti scesi direttamente con scudi, casco, manganello alla mano e fare minaccioso in mezzo a una folla esterrefatta: “ma sta succedendo DAVVERO?!” era il commento che si sentiva di più.

Tanti giovani e abitanti della piazza hanno iniziato a chiedergli di andarsene. Ovviamente c’eravamo anche noi. Alcuni di noi a Vanchiglia ci abitano, altri ci lavorano, altri ancora ci studiano, tutti ci facciamo politica (da ormai 20 anni). Partono cori e canti goliardici “Celerino portaci da bere!” “tout le monde deteste la police” “l’ordinanza è solo ipocrisia, non risolve i problemi e porta polizia”. Gli agenti sono nervosi e stanno facendo la solita pessima figura (la scorsa settimana erano già stati cacciati via), nonostante la palese provocazione l’atmosfera resta tranquilla, d’altronde non potrebbero essere più ridicoli con i loro scudi e manganelli per impedire l’aperitivo in una sera d’estate. Visto che nessuno dei presenti si lascia intimidire decidono di andarsene. Tutti tranne la squadra della digos. Gente che conosciamo bene nel quartiere, una degli agenti solo qualche mese fa è venuta a sfrattare una famiglia con tre bambini piccoli. Continuano a provocare, prendono insulti e poi richiamano gli agenti in antisommossa.

A questo punto comincia lo SCEMPIO. Abbiamo visto tante manifestazioni anche “calde” ma mai abbiamo visto una gestione dell’ordine pubblico così FOLLE. La polizia scende manganello alla mano e carica per cento metri spaccando i bicchieri sui tavolini dei locali e spingendo la gente verso una catena che è sul lato della piazza che ha fatto da effetto transenna. Seduti ai tavolini c’erano famiglie, c’erano bambini, c’erano anche persone anziane che sono finite in mezzo alle cariche. Commercianti incazzati neri costretti a chiudere. Giovani presi da attacchi di panico. Ma anche tanta rabbia di chi non ci sta a subire le prepotenze della polizia.

21 GIUGNO. L’ESTATE È APPENA COMINCIATA.

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Jointstar 2017/Nessuna pace per chi vive di guerra!

Ottobre 2017, nuova grande esercitazione militare in Sardegna

E’ uscita qualche giorno fa la notizia che ad ottobre si svolgerà un nuova imponente esercitazione militare nei mari, cieli e terre sarde. Questa volta si chiama JOINTSTAR2017, forse non sarà grande quanto la TridentJuncture ma sarà sicuramente l’evento militare dell’anno. Un’esercitazione che coinvolgerà strutture militari di tutta la zona mediterranea, e che in Sardegna avrà in Teulada e Decimomannu le zone calde. In contemporanea, a mare, si dovrebbe svolgere un nuovo capitolo della “saga ” di MareAperto, questo ci fa intuire che la JointStar sarà prevalentemente terrestre e aerea; quindi prepariamoci a una nuova invasione di migliaia di militari di eserciti di tutto il mondo, prima a Cagliari poi nei poligoni dell’isola, proprio come accadde nell’autunno del 2015 con la TJ.

Queste informazioni si sono potute avere dal nuovo calendario delle esercitazioni che è stato nuovamente imposto al Co.Mi.Pa., ma con una sostanziale novità, e cioè che i militari per aggirare il problema del quorum fissato a 7 presenze nelle riunioni miste di approvazione del documento, ha portato a 7 i partecipanti di parte militare. In questo modo non è servita assolutamente a niente la diserzione dell’appuntamento da parte dei membri del Co.Mi.Pa, che a questo punto forse sarebbe meglio che si sciogliesse anche per far vedere la vera natura dei militari e delle loro scelte. Togliendo anche l’ultima parvenza di “condivisione democratica” con dei rappresentanti (eletti da nessuno e da nessuno stimati) della popolazione in materia di occupazione militare e attività addestrativa.

Il calendario, sempre grazie ai bei signori del Co.Mi.Pa. non è ancora stato reso pubblico, pare che i militari abbiamo apposto un timbro “AD ESCLUSIVO USO UFFICIO”, mai visto in precedenza e che questo complichi ulteriormente la divulgazione di un documento che dovrebbe essere pubblico.

Prepariamoci per un autunno movimentato, NESSUNA PACE PER CHI VIVE DI GUERRA.

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“Democraticità del confronto…”

“Democraticità del confronto…”

 

Penso che competenze come quelle di una buona comunicazione e di capacità di ascolto siano molto utili nella costruzione di buone relazioni nella nostra vita privata e soprattutto in quella sociale.
Molto spesso infatti, sopratutto negli ambienti di compagni e compagne, si soffrono queste incapacità: pensiamo sopratutto alle assemblee e a molti collettivi, dove prevale quasi sempre l’intenzione di esprimere la propria posizione (e spesso di affermare il proprio ego) sulla disponibilità all’ascolto e al confronto. In tutti gli ambiti della nostra vita siamo esposte a conflitti e spesso non è una buona idea lanciarsi come kamikaze in litigi più o meno violenti; e spesso e volentieri potrebbe essere una buona idea fermarsi a riflettere e ascoltare per poter individuare punti d’incontro con i nostri interlocutori. 

Detto questo, assistiamo da anni ad una campagna tartassante che ci invita a saper gestire i conflitti in maniera nonviolenta, ad essere assertiv*, ad imparare la PNL…e questo accade sopratutto nei luoghi di lavoro. Qui appare assolutamente evidente il fine dei padroni che, mascherando il tutto come tecniche per aumentare il nostro benessere e vivere meglio, tentano di manipolarci e di portarci a rigettare i conflitti.

Ci dicono che la comunicazione assertiva ci aiuta ad avere il consenso altrui, che la violenza genera violenza, che dobbiamo imparare  a vivere nel conflitto per ponderare bene le posizioni di tutti, a non agire d’impulso. Che con la PNL (1) possiamo letteralmente riprogrammarci. Penso che sia proprio questo il punto: eliminare dal nostro immaginario l’utilità del conflitto, la lotta di classe, riprogrammare una società nella quale chi è sfruttato non reagisce e non pretende, ma attende, ascolta e pensa al fluire della propria energia.

Come donne siamo piuttosto abituate ad un’educazione che ci impone di essere riflessive, pacate e gentili nelle reazioni: non si grida, si accetta il nostro ruolo calato dall’alto; le donne risolvono i conflitti, mettono tutti d’accordo, sanno fare la pace, non picchiano nessuno, non reagiscono mai violentemente. Perché non femminilizzare anche gli uomini?

In più questa tecniche sono tutte rivolte all’affermazione delle individualità; le persone sono portate a guardare dentro se stesse e al proprio bisogno di affermazione e felicità, perdendo completamente di vista la complessità della situazione generale, il benessere collettivo, la lotta per il bene della comunità. Un altro modo che la società del capitale mette in campo per eliminare i conflitti è quello di assumere e far proprie le lotte in corso, mutilandole però del significato più profondo e politico. Gli omosessuali lottano contro la loro discriminazione? Ottimo, abbiamo nuovi consumatori per nuove fette di mercato in espansione! Le donne  lottano contro il patriarcato? Portiamole in parlamento, diamogli un po’ di assistenza, sediamoci al tavolo con loro, si faranno portatrici dei nostri valori. Gli insegnanti chiedono una scuola diversa, più vicina ai bisogni dei bambini? Ecco nascere scuole-giardino, agri-nidi e bambini contadini. L’importante è non intaccare il messaggio fondante della scuola, quello di saper stare al proprio posto, definito dall’alto. E questi sono solo alcuni banali esempi, ma il meccanismo è esteso a qualsiasi istanza venga dal basso.

L’obiettivo è farci tollerare le ingiustizie, renderci docili esecutori dei nostri compiti, della nostra schiavitù lavorativa, allontanare la consapevolezza che reagire a tutto questo sia quanto di più naturale esiste nell’essere umano. Si tratta di una rieducazione profonda dell’essere, che snatura profondamente il nostro bisogno di vita e di libertà e di ribellione.

Giulia

 (1) 
PNL è l’acronico di programmazione neurolinguistica. Hanno fatto un
corso sulla pnl anche nella mia azienda. è un sistema di life-coaching,
molto in voga negli ultimi anni (basta notare che in molte librerie c’è
la sezione PNL).In pratica si tratta di riprogrammare il modo di
comunicare e di pensare, allo scopo di aumentare il proprio benessere ed
avere successo nella vita.”L’idea centrale della PNL è che la totalità dell’individuo interagisce
nelle sue componenti (“linguaggio”, “convinzioni” e “fisiologia”) nel
creare percezioni con determinate caratteristiche qualitative e
quantitative: l’interpretazione soggettiva di questa struttura dà
significato al mondo. Modificando i significati attraverso una
trasformazione della struttura percettiva (detta mappa, cioè l’universo
simbolico di riferimento), la persona può intraprendere cambiamenti di
atteggiamento e di comportamenti. La percezione del mondo, e di
conseguenza la risposta ad esso, possono essere modificate applicando
opportune tecniche di cambiamento.La PNL ha tra i suoi scopi, quindi, l’obiettivo di sviluppare
abitudini/reazioni di successo, amplificando i comportamenti
“facilitanti” (cioè efficaci) e diminuendo quelli “limitanti” (cioè
indesiderati).Il cambiamento può avvenire anche riproducendo (“modellando”)
precisamente i comportamenti delle persone di successo allo scopo di
creare un nuovo “strato” di esperienza (una tecnica chiamata modeling, o
modellamento)”.
 
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I Nomi delle Cose del 14/06/2017

I Nomi delle Cose, lo spazio di riflessione della Coordinamenta femminista e lesbica/Anno 2016/2017-Nuova Stagione 

i-nomi-delle-cose

Puntata del 14/06/2017

“Convivenza civile/ Gestione della conflittualità/Democraticità del confronto/Eliminazione del conflitto…”

…dalla campagna pubblicitaria della Heineken, al Manifesto del “Buon Conflitto”, alle norme spagnole di “buon costume” sugli autobus…

“L’obiettivo è colonizzare ogni zona refrattaria e addomesticare tutti gli spazi selvaggi sia sul piano geografico che  politico che nell’universo mentale. E’ una cultura dalle forme sacrificali che affronta l’ altro come l'<infedele> da convertire o eliminare. Pertanto, chi porta avanti la conflittualità sociale, comunque si manifesti, al di fuori del rito della messa, è male oggettivo e, pertanto, va scomunicato ed estirpato….Il neoliberismo è un’ideologia e, pertanto,, metabolismo sociale ed entra in ogni anfratto ed interstizio della vita della gente e, al di là delle ingiustizie e della violenza è connotato di una sua assurdità e di una mancanza di senso nel voler rimuovere gli sforzi concomitanti per sfuggire a questa realtà che è il verdetto di condanna che ha pronunciato su se stesso.” Atti “il personale è politico, il sociale è il privato” Roma giugno 2012

clicca qui

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Palestina, una terra occupata, un popolo in lotta

Venerdì 16 giugno 2017
Al Giardino Liberato di Via Alessi (incrocio con Via dei Savorgnan)
Roma (Villa Certosa)

Dalle 19:00
– Introduzione a cura del Centro Documentazione Palestinese
– Musica e gastronomia tipica arabo-palestinese (Falafel, Hummus, Mujaddara…)
– Punto informativo, saggistica, letteratura e artigianato

Dalle 21:00
Proiezioni in collaborazione con Al Ard Doc Film Festival 2017
– The Living of the Pigeons
– Emwas, Restoring Memories

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Io sto con Maya!

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Nella notte di giovedì 8 giugno, Maya una ragazza di 19 anni viene fermata dalla polizia e portata nel commissariato di via Veglia.
La sua “colpa”? Non aver tirato dritto di fronte a una perquisizione della polizia a danno di migranti, ma essersi fermata a guardare. Maya è stata successivamente picchiata e insultata da uno degli agenti di polizia che aveva eseguito il fermo. L’accanimento già pesante nei suoi confronti si è poi aggravato quando la giovane è stata riconosciut…a come attivista nella resistenza agli sfratti.
Maya è stata fatta spogliare e costretta ad una perquisizione totale, le è stato impedito per ore di andare in bagno, è stata strattonata, presa a pugni e ripetutamente insultata.

Siamo perfettamente consapevoli del fatto che non si tratti di un episodio isolato, che vicende come queste accadono troppo spesso per i più futili motivi da parte di forze dell’ordine che si sentono impunite. Dopo la denuncia delle violenze subite si è attivato il solito meccanismo di messa in discussione della veridicità del suo racconto, come se le sue parole non fossero sufficienti, esponendola così ad una doppia violenza.
Quando un uomo – ancora più se in divisa – agisce violenza su una donna assistiamo puntualmente ad un’incredulità attorno al fatto, con la conseguenza paradossale che ad essere messi sotto accusa siano i comportamenti, le reazioni e la vita di chi la violenza l’ha subita e non l’atto e l’aggressore.

Per questo crediamo sia urgente e necessario trovare uno spazio di discussione all’interno di un’assemblea non solo per esprimere tutta la nostra solidarietà a Maya e non lasciarla sola, ma anche per rifiutare questo tipo di narrazioni altrettanto violente e per organizzarci assieme rispetto alle risposte da dare e far sì che episodi di questo tipo non si ripetano.

Sappiamo bene che non è dalle istituzioni che possiamo aspettarci giustizia o prese di posizione dirette a cambiare le cose. Certo non dalla stessa amministrazione locale che proprio in questi giorni impone un’ulteriore militarizzazione dello spazio pubblico in nome di una presunta “sicurezza”. Sono molte le vicende che ci ricordano come la presenza di agenti e militari nelle strade non solo non significhi più sicurezza per le donne ma costituisca un vero e proprio pericolo.
Non vogliamo protezione: le strade sicure le fanno le donne che le attraversano!

Invitiamo quindi tutte e tutti ad un’assemblea pubblica MERCOLEDÌ 14 GIUGNO alle 18 in piazza Santa Giulia in cui decidere le prossime iniziative di mobilitazione. Lanciamo inoltre fin da ora una conferenza stampa per GIOVEDI 15 GIUGNO alle ore 10.30 di fronte al commissariato di via Veglia, per dimostrare che nessuna rimarrà sola e che non faremo passare sotto silenzio simili violenze. 

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