La Parentesi di Elisabetta del 28/06/2017

“Il codice neurale dell’amore”

Dato che è estate e fa un caldo di tutto rispetto, sarebbe meglio occuparsi di cose “leggere”, anche se poi è fin troppo facile scoprire che tanto leggere non sono.

Da diversi anni ormai gli scienziati stanno studiando le arvicole della prateria, roditori la cui unica colpa è di scegliersi un compagno/a e di tenerselo per tutta la vita. E così sono finiti nelle grinfie di chi ha la pretesa di usarli come modello per lo studio dei legami di coppia.

L’ultimo in ordine di tempo è un team di scienziati della Emory University negli Stati Uniti che ha studiato le connessioni nervose delle femmine di arvicola, in particolare tra corteccia prefrontale (area decisionale) e nucleo accumbens (centro nevralgico della gratificazione e del piacere). Questi scienziati hanno scoperto che tanto più è attiva la comunicazione tra le due aree, tanto più velocemente la femmina sviluppa una relazione con il maschio. Inoltre hanno visto che il primo incontro sessuale rafforza ulteriormente la connessione nervosa tra le due aree e che il rafforzamento di questa connessione è direttamente proporzionale al legame che si sviluppa nella coppia. Quindi, per accertare se queste vie di comunicazione nervosa sono il meccanismo diretto che fa sbocciare l’amore e forma la coppia, sempre i suddetti scienziati hanno escogitato un sistema per attivarle a comando con la luce e hanno scoperto che questa attivazione rafforza il legame o ne determina la formazione se questo non è ancora nato. Un vero e proprio “codice neurale dell’amore”, una traccia neurale attraverso cui si possono orientare i meccanismi biologici. E quindi, dicono gli scienziati, la conoscenza di questo codice potrebbe aiutare persone con problemi di relazione.

Già il capitalismo ha codificato per noi il paradigma dell’”amore romantico”, costruzione culturale che viene dall’ organizzazione socio-economica  secondo la quale una donna viene educata nell’attesa del così detto principe azzurro. Ora il suddetto principe, pur non essendo più quello delle favole e avendo ormai svariate e modernizzate configurazioni, è pur sempre quello che dovrebbe completare la nostra esistenza, senza il quale non saremmo compiutamente realizzate. La ricerca della nostra metà dovrebbe diventare ancora oggi uno degli obiettivi della nostra vita. Se siamo sole vuol dire che nessuno ci ha volute, che in noi c’è qualcosa che non va, che non saremo mai appagate….Una mia zia mi diceva da ragazza…ricordati che una può essere sposata, accompagnata, separata, divorziata, vedova, ma non zitella!! E’ chiaro che lei apparteneva ad un’altra generazione, ma questa impostazione seppure in un contesto modernizzato, non è mai venuta meno.  Nella società del capitale matrimonio e amore vengono riuniti, come anche sesso e amore, altrimenti come si sarebbe potuta far accettare la famiglia mononucleare e la forte divisione sessuata del lavoro caratteristiche di questa organizzazione sociale. La famiglia continua ad essere l’unità economica originaria e prima, centro di produzione di forza lavoro e di ricostruzione di forza lavoro e mezzo di trasmissione della scala dei valori dominanti. E’ il paradigma dell’amore romantico che permette questo coinvolgimento indirizzato alla coppia monogamica ed eterosessuale. Ma la società neoliberista, l’attuale fase del capitale, è andata oltre, ha aperto alle coppie lesbiche, alle coppie gay. Le resistenze rispetto a queste aperture vengono da ambienti attardati su posizioni ormai assolutamente perdenti. Ma, attenzione, purché non si metta in discussione il concetto di coppia, che ancorché non più duratura e stabile per tutta la vita sia pur sempre il nucleo fondante produttivo e riproduttivo sia della forza lavoro che dei valori di questa società. E’ in questo senso che vanno tutte le spinte così dette “moderne” auspicate dalla socialdemocrazia riformista. Il neoliberismo spinge anche, effettivamente, all’individualismo… madri sole, padri soli, single e via discorrendo… ma la scelta dell’abbattimento drastico dello stato sociale lo porta a ritenere ancora conveniente il modello di famiglia mononucleare di qualsiasi tipo sia.

Fino ad ora il nostro asservimento è stato ottenuto da parte del sistema con un lavorio continuo sul consenso, sull’ asservimento volontario attraverso meccanismi di egemonia culturale e canali estremamente diversificati, e su stigma e punizioni, ma il salto di qualità che il neoliberismo persegue è sicuramente la manipolazione diretta della nostra fisicità. Questo chiaramente a tutti i livelli. Ormai siamo come le arvicole, siamo sotto osservazione 24 ore su 24, ci muoviamo come in una scatola di vetro, osservate/i costantemente, monitorati e studiati, per il nostro bene naturalmente…..e se per caso dovessimo avere problemi di coppia o difficoltà a trovare la nostra metà della mela ecco una sollecitazione luminosa sulla parte giusta del cervello e tutto torna a posto. O meglio, tutto torna nella “norma”. Basta un raggio indirizzato opportunamente e TAC…spariscono divergenze e insofferenze, e TAC…si dimenticano vissuti e memoria…e TAC…si recupera la convivenza civile e TAC…si recupera il sereno confronto e TAC…cambia la percezione del nemico…e TAC sparisce la nostra tendenza alla ribellione…e TAC  non esistono più sfruttati e sfruttatori…e TAC…TAC…TAC…

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