La nostra sentència: Indipendència!!!!

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Spunti di riflessione

Spunti, domande, riflessioni su esclusione, inclusione, comunità e altro…da anarcoqueer.wordpress.com

“La società giustifica in se stessa, nella possibilità della
sua perpetuazione, ogni aberrazione ed è sempre per
adeguarsi ed essere accettatx dalla società che veniamo
plasmatx. Il gruppo di amicx, la classe, la squadra di
calcio, la famiglia, la coppia.”

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Cosa sta succedendo in Spagna?/CATALUNYA LLIURE!!!!!!

Condannati 12 indipendentisti/e catalani/e dai 9 ai 13 anni di carcere.

La Corte Suprema spagnola oggi 14 ottobre ha condannato l’ex vice presidente della Generalitat, il governo catalano, Oriol Junqueras, a 13 anni di carcere. Junqueras è il leader del partito Esquerra Republicana ed era il vice del presidente catalano. Con lui sono stati condannati altri 11 indipendentisti/e. Carles Puigdemont il presidente catalano è in esilio in Belgio, contro di lui è stato spiccato un nuovo mandato di cattura internazionale. 

Per rendervi conto, se non fosse abbastanza chiaro, di cosa sia la Spagna, rileggetevi questo testo che abbiamo scritto qualche tempo fa:

Una lunga storia

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BruceràBrucerà/ 18 ottobre a piazzale del Verano

E’ nato un nuovo blog per le lotte, gli aggiornamenti,i testi, gli scritti, i contributi… contro il CPR di Ponte Galeria! Eccolo qui!

https://brucerabrucera.noblogs.org/

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In una tenace ricerca dell’orizzonte

da nobordersard

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Ernesto Guevara e Hilda Gadea

  Il 9 ottobre 1967 veniva ucciso in Bolivia Che Guevara. Nel ricordarlo  ci sembra importante parlare di Hilda Gadea. Si conobbero in Guatemala nel 1954. Hilda era un’intellettuale e un’economista, dirigente peruviana dell’APRA ( Alleanza Popolare Rivoluzionaria Americana) e per questo costretta all’esilio dalla dittatura di Manuel A. Odrìa. Ernesto aveva una  grande sensibilità verso i problemi sociali e i suoi viaggi in giro per l’America Latina avevano rafforzato questo sentire, ma fu Hilda a fornirgli strumenti e coordinate politiche. E introdusse Ernesto negli ambienti rivoluzionari ed intellettuali. La passione per la letteratura e le discussioni sul marxismo fortificarono i rapporti fra loro tanto che Ernesto le chiese di sposarlo, ma lei non era convinta politicamente riguardo al matrimonio. La situazione economica di Ernesto era piuttosto precaria e fu costretto a dare in pegno alcuni gioielli di Hilda. Nel maggio del 1954 il governo guatemalteco di Arbenz, di stampo populista e che cercava di portare avanti riforme soprattutto fondiarie, fu deposto da un golpe militare foraggiato dalla CIA. Guevara partecipò ad una sorta di resistenza e Gadea venne arrestata per alcuni giorni. Si sposarono in Messico nel 1955 e divorziarono nel 1959.  Hilda Gadea, dopo la rivoluzione cubana, ricoprì molti incarichi a Cuba dove si era definitivamente trasferita e scrisse un libro sul Che dal titolo Che Guevara: los años decisivos. Morì a L’Avana nel 1974.

Il contributo di Hilda alla costruzione del pensiero e della persona del Che è stato molto importante.  

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Che sta succedendo in Ecuador?

Quello che succede in campo internazionale è sempre strettamente legato alle vicende di casa nostra. Il neoliberismo è una macchina infernale di povertà, miseria, guerre e devastazione, gli Stati Uniti sono un cancro e l’America Latina è da sempre considerata dagli USA terreno di conquista e predazione. Gli Stati che osano sottrarsi vengono perseguitati in tutti i modi come il Venezuela e negli Stati asserviti i governi neoliberisti reprimono duramente e selvaggiamente la popolazione come sta succedendo in Ecuador.

E’ tempo di riflettere sulla situazione internazionale a tutto campo. 

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Nessuna pace per chi vive di guerra!

LOTTA&SOLIDARIETA’ – prossimi appuntamenti

Venerdì 4 Ottobre, piazza san Domenico (quella con la palma di fronte alla chiesa) – quartiere Villanova, Cagliari. Dalle 18 assemblea di aggiornamento sull’indagine di 270bis a seguire dibattito sulle lotte antimilitariste in vista del corteo del 12 ottobre e presentazione dello stesso. Durante la serata sarà anche possibile prenotare i posti sui pullman per il 12. A seguire cena in piazza benefit “operazione Lince”.

PIATTO E POSATE

Sabato 12 Ottobre, ore 15 corteo al poligono di Capo Frasca.

In aggiornamento, per segnalare eventuali altri appuntamenti scriveteci alla nostra mail.

NESSUNA PACE PER CHI VIVE DI GUERRA

 

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12 ottobre a Capo Frasca!

https://www.facebook.com/aforas2016/

PIU’ DI 20 MORTI SOSPETTE A CAPO FRASCA SU 70 DIPENDENTI, MA MAI NESSUNA INDAGINE. “RACCOGLIEVAMO BOMBE SENZA PROTEZIONE, NESSUNA BONIFICA PER DECENNI E L’ACQUA DELLE FALDE ERA INQUINATA”

“Porca miseria! A Capo Frasca, tra militari e civili, ce ne sono una ventina, gente, purtroppo, ammalata, gente che è morta, però nessuno mai ha fatto un’indagine”. Sono parole pesanti, quelle del Maresciallo dell’Aeronautica Militare, Francesco Palombo, pronunciate il 27 settembre 2018 di fronte alla Commissione di inchiesta parlamentare sull’uranio impoverito. Parole che non hanno avuto grande eco, ma che aprono degli scenari tremendi su quanto accaduto in passato nel poligono militare sito nel comune di Arbus. Una ventina, tra malati e morti di tumore, sia civili che militari: numeri altissimi, se si pensa che a Capo Frasca non ci sono mai stati molti dipendenti, una settantina circa. “A Capo Frasca facevo le bonifiche del poligono, tutto quello che c’era da bonificare. Per lungo tempo senza protezione e senza niente” spiega Palombo rispondendo alle domande di Giampiero Scanu, allora presidente della Commissione e del deputato Mauro Pili. “Io non sto cercando niente, non sto cercando soldi, come tante persone. Io voglio soltanto che si curi il personale, le famiglie che hanno subito, la gente ammalata. A Capo Frasca non è mai stata fatta un’indagine di questo tipo. Anche il personale civile che lavorava con me, che raccoglieva bombe, non sa perché è malato”. Non solo la raccolta delle bombe, l’alto numero di morti e malattie potrebbe essere legato anche all’acqua: “Perché in tutti questi anni ci hanno fornito acqua da non usare per usi umani? Perché?”. Quell’acqua Palombo non la beveva, ma “finiva nel caffé, nel minestrone, nella minestrina, nel brodo, nella frutta, dapeprtutto!”.

Quello dell’acqua è un problema che non cita solo Palombo. A novembre del 2014 le denunce arrivarono dal deputato di Sel Michele Piras: “23 lavoratori su 70 hanno contratto il cancro a Capo Frasca: 12 sono deceduti, 7 sono invalidi permanenti, a nessuno è stato riconosciuto l’indennizzo”. Per decenni l’approvvigionamento idrico del poligono è stato dato da pozzi artesiani, spiega Piras, nonostante si fosse stabilito già dal ’94 che quell’acqua non era potabile. Cosa c’era in quell’acqua, ci chiediamo noi? Sicuramente batteri, ma le falde sono soggette all’inquinamento dovuto all’azione delle piogge: se la terra di Capo Frasca era inquinata dalle esercitazioni, quell’inquinamento negli anni sarebbe finito dentro la falda. Lo dice anche Giovanni Madeddu, armiere a Capo Frasca tra il 1968 e il 1987: “Un fatto è certo, anche a Capo Frasca non è mai stata effettuata una vera bonifica del territorio, sono stati lasciati per venti-trent’anni i residui delle esercitazioni delle Forze armate di tutto il mondo. Ricordo soprattutto una radura, dove si accumulavano i proiettili. Quando pioveva si creavano dei pantani e l’acqua poi filtrava nel terreno. La stessa acqua che poi – attraverso un sistema di pozzi artesiani – veniva utilizzata per ogni uso nel poligono o nei vicini poderi. E in diversi casi l’Asl ha rilevato anomalie e impedito che venisse utilizzata per scopi alimentari”.

Di casi ce ne sono tanti altri. C’è per esempio la storia raccontata dall’ex aviere Angelo Piras. “Ho svolto il servizio militare nel poligono di Capo Frasca nel 1997, due miei compagni d’armi sono morti giovanissimi, per colpa di due tumori rarissimi. Sarebbe potuto succedere anche a me, ringrazio la fortuna e il cielo se io adesso posso raccontarlo. Lo faccio per i miei amici che non ci sono più” raccontava Piras a Paolo Carta, giornalista dell’Unione Sarda. I due commilitoni si chiamavano Gianni Faedda e Maurizio Serra, colpiti da tumori alle parti genitali e al cervello: morti subito dopo la leva. C’è la storia di Ignazio Porcedda, cagliaritano ammalatosi di leucemia linfatica cronica: “Ero di leva a Capo Frasca tra il 1975 e il 1976, bonificavamo senza alcuna protezione”.

C’è soprattutto una richiesta, negli anni passati, da parte della Provincia di Oristano di estendere l’analisi epidemiologica realizzata a Quirra anche al territorio intorno a Capo Frasca. Richiesta mai messa in pratica. Qualcuno ha qualcosa da nascondere?

#12ottobre
#manifestadacapofrasca
#stopesercitazioni

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Sabato 28 settembre!

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28 settembre/presidio sotto le mura del CPR di Ponte Galeria

SOLIDARIETA’ AI RIVOLTOSI NEL CPR DI PONTE GALERIA – 28 SETTEMBRE PRESIDIO SOTTO LE MURA

I Centri di Permanenza per il Rimpatrio sono l’ultima catena del sistema di gestione dell’immigrazione, quell’anello che imprigiona le persone migranti in attesa del rimpatrio o dell’esito della domanda d’asilo. Sono luoghi di detenzione sparsi sul territorio italiano il cui numero, secondo i governi che si susseguono al potere, dovrebbe aumentare fino ad un CPR per regione italiana. Lo scopo sarebbe quello di rimpatriare le/i migranti clandestin* nei loro paesi d’origine, ma questo avviene in percentuali piuttosto basse per la mancanza di accordi bilaterali con le nazioni di destinazione e la difficoltà di identificazione della loro reale provenienza. Scopo principale del CPR rimane quindi quello di minaccia per le/i migranti senza regolare permesso di soggiorno, che possono essere sfruttatx nelle campagne, nelle fabbriche e nella logistica con la paura – se non rispettano gli estenuanti turni e la misera paga di lavoro – di vedersi rinchiusi nel CPR per un periodo che si è esteso fino a 180 giorni.
Questo è lo scopo che le politiche di immigrazione dello Stato intendono ottenere, gestire e selezionare solo i lavoratori e le lavoratrici più ricattabili per mantenere a zero il costo del lavoro e, di fatto, reintrodurre la schiavitù nel mercato economico. La lotta sovranista per il controllo delle frontiere nasconde l’intenzione di selezionare la mano d’opera gestendo le frontiere, del mare a sud o di terra a nord, aprendole o chiudendole in base alle esigenze di mercato.

L’estate è sempre un momento caldo di rabbia e resistenze. Le condizioni di vita all’interno dei centri sono sempre più dure così come la repressione di ogni forma di resistenza e organizzazione; nonostante ciò sono quotidiane le lotte delle persone rinchiuse. Tentativi e successi di fughe hanno costellato gli ultimi mesi, da Tenerife a Torino, da Plaisir a Roma, dove la riapertura della sezione maschile nel mese di giugno è stata inaugurata da una rivolta e dall’evasione di dodici persone. E ancora ieri 20 settembre gli uomini reclusi a Ponte Galeria hanno dato vita a una rivolta per protestare contro il rimpatrio di alcuni prigionieri; sono stati bruciati materassi e le fiamme hanno coinvolto 4 delle 6 aree in cui è suddiviso il lager. Alcune zone sono state probabilmente rese inagibili tanto da costringere chi gestisce il centro di detenzione a trasferire una decina di persone all’interno della sezione femminile del CPR.  E’ emersa subito forte e determinata la richiesta da parte dei rivoltosi di diffondere il più possibile quanto stava accadendo tra le mura del lager: all’interno dei CPR i contatti con l’esterno vengono sistematicamente ostacolati e, da quando è stato vietato l’utilizzo dei telefoni cellulari, far sapere a chi è fuori cosa avviene tra le sbarre di questa prigione per persone senza documenti è diventato ancora più difficile.

Crediamo che tutto questo sia funzionale a rimarcare l’isolamento delle persone recluse, a zittire le loro voci e a spezzare i legami di solidarietà tra chi è dentro e chi è fuori.

Crediamo anche che proprio per questo sia necessario continuare a sostenere chi resiste ogni giorno e si ribella contro le disperate condizioni di vita di questi lager, cercando di spezzare l’indifferenza e il silenzio che lo Stato vorrebbe calare su queste prigioni, comunicando con chi è reclus* e facendo uscire la voce di chi ha il coraggio di raccontare cosa succede nei CPR. Voci che raccontano i soprusi e le  sopraffazioni agite dalle forze dell’ordine e da operatori e operatrici, soprattutto se ci si oppone all’assurda quotidianità di quel luogo di cui la maggior parte delle persone non conosce l’esistenza, ma anche le più disparate forme di rivolta e resistenza.

In un momento in cui lo Stato, complice delle morti in mare, delle torture in Libia e responsabile della detenzione ed espulsione di migliaia di persone, reprime ogni forma di opposizione e solidarietà, non smettiamo di lottare contro questo sistema e continuiamo a tornare sotto quelle odiate mura.

SOLIDARIETA’ A TUTT* RIVOLTOS*
SOLIDARIETA’ ALLE PERSONE COLPITE DALLA REPRESSIONE DELLO STATO

CONTRO TUTTE LE GABBIE

SABATO 28 SETTEMBRE
ORE 16
FERMATA FIERA DI ROMA

NEMICHE E NEMICI DELLE FRONTIERE

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Dalla Sardegna/21 settembre 2019 Presidio al comando militare

Domani presidio al comando militare

Ieri una folta assemblea di indagati e solidali ha indetto un presidio di fronte al comando militare della Sardegna di via Torino a Cagliari.

Il presidio si terrà a partire dalle 17.30, con l’intento di rispedire al mittente le accuse di terrorismo, per chiarire una volta di più che se lottare contro l’oppressione e la violenza militare vuol dire essere colpevoli o addirittura terroristi, probabilmente lo siamo veramente in tanti, ma così non è! Chi genera terrore sono quelli che sganciano le bombe dagli aerei, che bombardano dalle navi, che usano le mine antiuomo e i missili comandati a distanza, che uccidono migliaia di persone in guerre e che hanno come unico scopo un infinito accaparramento di potere e risorse.

Abbiamo scelto il comando militare perché è il mandante occulto dell’operazione eseguita dalla procura che ha coinvolto 45 fra compagne e compagni, ma non solo, anche perché è il burattinaio che dirige l’occupazione militare della Sardegna.

IN SOLIDARIETA’ AI COLPITI DALLA REPRESSIONE

CONTRO L’OCCUPAZIONE MILITARE DELLA SARDEGNA

PER IL RILANCIO DELLE LOTTE ANTIMILITARISTE

DOMANI SABATO 21 SETTEMBRE ORE 17 E 30 PRESIDIO AL COMANDO MILITARE DELLA SARDEGNA – VIA TORINO – CAGLIARI.

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Aggiornamenti su Ponte Galeria.

La rivolta al CPR di Ponte Galeria sembra sia stata repressa. Non sappiamo come. Le notizie sono scarse e frammentarie. Una cosa è certa: i CPR sono campi di internamento. E’ mai possibile tollerare campi di internamento? E’ mai possibile che la nostra <civile società> faccia finta di non sapere, non vedere, non sentire?

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Fuoco e fiamme a Ponte Galeria

Ci giunge notizia che al CPR di Ponte Galeria qui a Roma sia in corso una rivolta che interessa 4 sezioni.  Vi informeremo sugli aggiornamenti.

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Questa mattina/arresti e divieti di dimora/la diretta con Stefania

Da radioblackout

14 MISURE CAUTELARI PER IL CORTEO DEL 9 FEBBRAIO IN RISPOSTA ALLO SGOMBERO DELL’ASILO OCCUPATO

Sono quattordici le misure cautelari, tre arresti e undici divieti di dimora nella provincia di Torino, ingiunte all’alba di questa mattina in diverse città. Lesioni aggravate, resistenza a pubblico ufficiale, danneggiamento e imbrattamento sono i reati contestati a vario titolo. I fatti a cui si fa riferimento sono gli scontri avvenuti durante il corteo del 9 febbraio scorso in risposta allo sgombero dell’Asilo Occupato. Evidentemente le procure soffrono di sindrome da ossessione anarchica. È cronica.

Appuntamento per aggiornamenti e parlare di prossime iniziative questa sera alle ORE 19 alle serrande della CASA OCCUPATA di CORSO GIULIO CESARE 45.Torino

Ascolta la diretta di questa mattina con Stefania:

Dall’estradizione di Vincenzo per il G8 di 18 anni fa alla repressione per il 2 febbraio

Questo l’impianto accusatorio che trapela a una prima lettura delle carte imbrattate da Pedrotta:

L’impianto giudiziale nelle carte della procura

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