Lo Hexenmeister e il Covid-19

Lo Hexenmeister e il Covid-19

http://www.nicolettapoidimani.it/?p=1455 

Due semplici domande, tra loro collegate:
che c’entra l’inquinamento con il Covid-19?
(di conseguenza) che c’entra il capitalismo con la diffusione dei virus?

La risposta alla prima domanda è ben spiegata da due ricercatrici in un’intervista <https://www.byoblu.com/2020/03/17/inquinamento-atmosferico-il-convitato-di-pietra-di-cui-nessuno-parla-loretta-bolgan-byoblu24/> che vi invito ad ascoltare e diffondere.

Per quanto riguarda la seconda domanda consiglio la lettura dell’Introduzione <http://www.nicolettapoidimani.it/wp-content/uploads/2020/03/utopia_intro_parinetto.pdf> che Luciano Parinetto scrisse, nel 1997, al mio L’utopia nel corpo. Le immagini marxiane del capitale come Hexenmeister e del suo mondo «in balia degli stessi malefizi che ha provocato» non solo danno spiegazione degli effetti della devastazione e del saccheggio planetari, ma rendono chiaro come le soluzioni che il capitale e i suoi servi prospettano per questa ‘emergenza sanitaria’ portino verso un ulteriore assoggettamento alle logiche mortifere del profitto.

Logiche fondate sul breve, brevissimo termine – i maggiori profitti nel minor tempo possibile – e che volutamente prescindono dagli effetti devastanti che veicolano su tempi lunghi.

Quante volte di fronte ai disastri ambientali e umani abbiamo sentito dire che gli effetti reali si sarebbero visti a distanza di decenni?

Non dimentichiamoci mai che questo mondo lo abbiamo preso in prestito dalle generazioni future!

Pubblicato in Capitalismo/ Neoliberismo, Storia, Storie, Territorio | Contrassegnato , , , , , | Commenti disabilitati su Lo Hexenmeister e il Covid-19

La città appestata

La città appestata

La città appestata

Michel Foucault apre il famoso capitolo di Sorvegliare e punire dedicato al Panottico con una descrizione bellissima e minuziosa delle misure amministrative e di polizia da adottare nel caso di un’epidemia di peste. Nell’economia del libro questa descrizione della quarantena, tratta dagli archivi militari di Vincennes alla fine del XVII secolo, sembra avere un ruolo analogo a quello della descrizione delle torture e dell’impiccagione di Damiens, con cui si apre la trattazione del potere disciplinare. La scena violenta e pubblica del patibolo – l’éclat des supplices – si contrappone al freddo rigore con cui il dressage dei corpi viene organizzato negli spazi sottratti allo sguardo.

Il rapporto fra la quarantena e il panottico segue una logica simile. Se la prima è finalizzata al controllo dichiarato e capillare di una popolazione intrappolata in un territorio chiuso, il panottico di Bentham segue inosservato i gesti e i movimenti dei detenuti. Sono due modi e due pratiche diverse dell’esercizio del potere disciplinare: la quarantena è il controllo pubblico, eventualmente militare, dello spazio di una moltitudine anonima, la prigione è il controllo nascosto e continuo dei comportamenti singolari di un ristretto e ben preciso gruppo di individui.

In questo quadro il panottico anticiperebbe piuttosto l’inventario delle tecniche contemporanee di controllo, coadiuvate da dispositivi elettronici e telematici silenti, mentre il controllo violento ed esplicito dei movimenti e del contatto fra individui sembrerebbe una misura arcaica che appartiene alla preistoria del contemporaneo. Il ricorso attuale alla quarantena non può che falsificare questa opposizione, facendo apparire la fragilità dei paradigmi, delle pretese e perfino dell’efficacia della biopolitica, se è vero che la biopolitica è inseparabile dal presupposto che un sistema sanitario degno di questo nome sia capace di dominare perfino l’irruzione di impreviste epidemie senza ledere diritti fondamentali come la libertà di movimento e l’inviolabilità dei corpi. Ma vita e politica non sono coestensive, e lo spazio e il tempo della prima sono infinitamente più estesi di quelli della seconda.

Clemens-Carl Härle


Ecco, secondo un regolamento della fine del secolo XVII, le precauzioni da prendere quando la peste si manifestava in una città. Prima di tutto una rigorosa divisione spaziale in settori: chiusura, beninteso, della città e del «territorio agricolo» circostante, interdizione di uscirne sotto pena della vita, uccisione di tutti gli animali randagi; suddivisione della città in quartieri separati, dove viene istituito il potere di un intendente. Ogni strada è posta sotto l’autorità di un sindaco, che ne ha la sorveglianza; se la lasciasse, sarebbe punito con la morte. Il giorno designato, si ordina che ciascuno si chiuda nella propria casa: proibizione di uscirne sotto pena della vita. Il sindaco va di persona a chiudere, dall’esterno, la porta di ogni casa; porta con sé la chiave, che rimette all’intendente di quartiere; questi la conserva fino alla fine della quarantena. Ogni famiglia avrà fatto le sue provviste, ma per il vino e il pane saranno state preparate, tra la strada e l’interno delle case, delle piccole condutture in legno, che permetteranno di fornire a ciascuno la sua razione, senza che vi sia comunicazione tra fornitori e abitanti; per la carne, il pesce, le verdure, saranno utilizzate delle carrucole e delle ceste. Se sarà assolutamente necessario uscire di casa, lo si farà uno alla volta, ed evitando ogni incontro. Non circolano che gli intendenti, i sindaci, i soldati della guardia e, anche tra le cose infette, da un cadavere all’altro, i “corvi” che è indifferente abbandonare alla morte: sono «persone da poco che trasportano i malati, interrano i morti, puliscono e fanno molti servizi vili e abbietti». Spazio tagliato con esattezza, immobile, coagulato. Ciascuno è stivato al suo posto. E se si muove, ne va della vita, contagio o punizione.

L’ispezione funziona senza posa. Il controllo è ovunque all’erta: «Un considerevole corpo di milizia, comandato da buoni ufficiali e gente per bene», corpi di guardia alle porte, al palazzo comunale ed in ogni quartiere, per rendere l’obbedienza della popolazione più pronta e l’autorità dei magistrati più assoluta, «come anche per sorvegliare tutti i disordini, ruberie, saccheggi». Alle porte, posti di sorveglianza; a capo delle strade, sentinelle. Ogni giorno, l’intendente visita il quartiere di cui è responsabile, si informa se i sindaci adempiono ai loro compiti, se gli abitanti hanno da lamentarsene; sorvegliano «le loro azioni». Ogni giorno, anche il sindaco passa per la strada di cui è responsabile; si ferma davanti ad ogni casa; fa mettere tutti gli abitanti alle finestre (quelli che abitassero nella corte si vedranno assegnare una finestra sulla strada dove nessun altro all’infuori di loro potrà mostrarsi); chiama ciascuno per nome; si informa dello stato di tutti, uno per uno – «nel caso che gli abitanti saranno obbligati a dire la verità, sotto pena della vita»; se qualcuno non si presenterà alla finestra, il sindaco ne chiederà le ragioni: «In questo modo scoprirà facilmente se si dia ricetto a morti o ad ammalati».

Ciascuno chiuso nella sua gabbia, ciascuno alla sua finestra, rispondendo al proprio nome, mostrandosi quando glielo si chiede: è la grande rivista dei vivi e dei morti. Continua a leggere

Pubblicato in Capitalismo/ Neoliberismo, Repressione, Storia, Storie, Territorio | Contrassegnato , , , , , , | Commenti disabilitati su La città appestata

L’unica corona solidaleword

L’UNICA CORONA SOLIDALEWORD

di Noemi Fuscà

Dobbiamo tutte rimanere a casa. Ce lo chiede lo Stato, il nostro Stato, lo chiede per i deboli, lo chiede per il nostro futuro.

Sinceramente non ho voglia di stare a discutere se sia giusto passeggiare o no, lascerei proprio da parte i dibattiti sempre più digitali su cosa si può fare e cosa no. Perché la risposta è facile, non possiamo fare nulla. Tanto, anche nella “normalità”, abbiamo sempre e solo l’impressione di poter fare quello che vogliamo. Per fare un piccolo esempio mi sembra di impazzire meno di mio padre, perché la mia generazione è abituata a vivere nella precarietà e nell’idea di stare in un recinto in cui siamo controllati/e h24, lui, invece, figlio degli anni ’80 ha un tarlo dentro di sé che gli continua a dire che si potrebbe fare tutto e che è colpa di chi non capisce e non vuol capire se le cose vanno male. In effetti non è così, nemmeno lui poteva tutto, anzi non poteva niente, ma nell’aria c’era l’idea di questa possibilità e si poteva quasi toccare con mano. Il rapporto tra guadagni (anche se precari) e tenore di vita erano migliori di oggi, una casa di 70 mq a Testaccio costava 35 milioni di vecchie lire ora costa sui 400 mila euro (credo). Poi, noi ci hanno cresciuto tutti/e con la favoletta che se ti comporti bene alla fine andrà tutto bene (per usare gli slogan in voga sui social). Ma con chi dovremmo comportarci bene? Con la società costruita su un impianto neoliberista che ci mette l’una contro l’altra spacciando la concorrenzialità spietata per merito? Io questa società avrei voluto sabotarla e mi sono resa conto di non riuscirci, però il desiderio in me non muore anzi mi tiene viva, all’erta.

Allora, che cos’è la solidarietà? Andiamo a vedere la definizione della Treccani:

1.In diritto, modo di essere di un rapporto obbligatorio con più debitori (s. passiva) o con più creditori (s. attiva), caratterizzato dal fatto che la prestazione può essere richiesta a uno solo o adempiuta nei confronti di uno solo, avendo effetto anche per gli altri. 2. a. L’essere solidario o solidale con altri, il condividerne le idee, i propositi e le responsabilità…

Nel diritto addirittura riguarda qualcosa di obbligato, nel suo significato più comune invece  notiamo che dovrebbe riguardare la condivisione. Ora, io, con la maggior parte della popolazione non condivido nulla, anzi, peggio, siamo proprio su fronti differenti. Dovrei dare la mia solidarietà a tutti quelli che lavorano negli ospedali? A molti sicuramente sì, a tutti quelli/e che hanno lottato contro il modello che ci ha portato fino a qui e magari hanno pagato un prezzo alto, ma la dovrei dare anche a quelli che lì dentro sono stati e sono responsabili dei tagli alla sanità pubblica? a quelli/e che votano Pd e che quindi contribuiscono a sostenere questo stato di cose? a quelli/e che inneggiano al fascismo? a quelli/e che stigmatizzano o addirittura contrastano le donne che vogliono abortire perché tutelano la vita e poi sarebbero pronti a torturare chi non la pensa come loro? A questi soggetti io dovrei dare solidarietà?

Però la definizione della Treccani parla anche di responsabilità e, allora, noi, verso questa società, che responsabilità abbiamo? Tutti si riempiono la bocca parlando di diritti ma in realtà noi di diritti non ne abbiamo, viviamo appesi/e ad un filo che lo Stato, proprio quello che adesso fa appelli alla solidarietà può recidere in qualsiasi momento come fosse una Moira.

Abbiamo solo obblighi, il patto sociale è rotto, e non lo abbiamo rotto noi, perché parliamo di diritti? I diritti sono diventati leggeri come carta velina e gli obblighi pesanti come macigni. Viviamo in un continuo stato di eccezione, emergenza è la parola che sentiamo più spesso e gli appelli alla solidarietà sono tanti e continui. Continua a leggere

Pubblicato in Capitalismo/ Neoliberismo, Territorio | Contrassegnato , , , , , | Commenti disabilitati su L’unica corona solidaleword

Gilets Jaunes/Malgré l’épidémie!!!!

Gilets Jaunes Acte 70!

Malgrado l’appello di alcune figure del movimento a non manifestare per la pandemia da coronavirus, un imponente corteo di Gilets Jaunes ha manifestato ieri sabato 14 marzo a Parigi per dichiarare l’Atto  70!!!!!

per saperne di più https://francais.rt.com/international/72417-acte-70-gilets-jaunes-manifestent-malgre-coronavirus

Pubblicato in Autorganizzazione, Internazionalismo, Movimenti | Contrassegnato , , , | Commenti disabilitati su Gilets Jaunes/Malgré l’épidémie!!!!

Per immunizzarci dal gregge…

Per immunizzarci dal gregge…

http://www.nicolettapoidimani.it/?p=1447

Alcuni giorni fa in una m-list di donne, qualcuna ha mandato una poesia invitando a leggerla in quanto parlerebbe delle “conseguenze anche positive” del momento attuale.

Trovo pericolosissimo che si parli di “conseguenze positive” perché significa che non si sa più distinguere tra l’autodeterminazione del nostro spazio/tempo e l’imposizione di misure reclusorie emergenziali.

E lo dico consapevole del mio privilegio di donna che da oltre un decennio ha deciso di lasciare la città per andarsene a stare in mezzo alla natura, a costo di ripartire da zero pur di vivere la vita che voleva.
Quindi oggi non devo starmene reclusa tra le 4 mura di un monolocale milanese ma posso stare all’aperto a piantare ortaggi e fiori e a godermi il profumo della primavera incipiente, avendo per dirimpettaia la montagna e non qualche infoiato che canta a squarciagola l’inno nazionale per dire che, in fondo, ‘va tutto ben, madama la marchesa’ .

Sono ben felice di avere, finalmente, il tempo di dedicarmi all’orto, visto che un sovraccarico di impegni me lo impediva dalla scorsa primavera. E caso vuole che sia pure tempo di piantagione secondo il calendario biodinamico, che seguo da anni.
Quindi tutto dovrebbe quadrare. O no?

No. Proprio no. Non sono così stolida né ingenua da pensare che questo “mio” tempo ritrovato sia veramente mio.
Sono consapevole che tutti i tromboni e le trombone che ora invitano gli italioti a riscoprire il calore del focolare domestico, i giochi dell’infanzia e un’infinità di altre cazzate da venditori di pentole bucate, non appena il governo dichiarerà terminata questa ennesima ‘emergenza’ ci inviteranno a tornare a lavorare con gioia e possibilmente a lavorare il doppio per recuperare il tempo perso, a rinunciare alle ferie perché, di fondo, ce le stiamo facendo ora (alla faccia delle ferie!!!) e quindi saremo belle riposate e pronte da spremere in nome del profitto.

Chi oggi ne approfitta per fare quelle mille cose rinviate sine die perché non c’è mai tempo da dedicare a noi stesse e al luogo in cui viviamo, tornerà a lamentarsi di non aver tempo o, invece, se lo prenderà?
E se decidesse di riprendersi il proprio tempo, cosa succederebbe?
Sono forse anche questi i “disordini” paventati da chi si sta organizzando in anticipo per reprimerli?
Continua a leggere

Pubblicato in Capitalismo/ Neoliberismo, Storie | Contrassegnato , , | Commenti disabilitati su Per immunizzarci dal gregge…

Tal’at/femminismo

Tal’at: un movimento femminista che reimmagina la Palestina

http://www.nicolettapoidimani.it/?p=1443 <http://www.nicolettapoidimani.it/?p=1443>

La frase “Non esiste una patria libera senza donne libere” ha riecheggiato nelle comunità palestinesi lo scorso settembre quando migliaia di donne sono scese in strada in dodici villaggi, paesi e città del mondo in quello che è stato il lancio di Tal’at, un movimento femminista palestinese. Tal’at significa uscire fuori in arabo.

Con la scelta delle strade come luogo di lotta, le marciatrici hanno alzato la voce contro la violenza di genere in tutte le sue manifestazioni: femminicidio, violenza domestica, sessismo incorporato e sfruttamento, affermando che il sentiero verso la vera liberazione deve includere l’emancipazione di ogni palestinese, incluse le donne.

È stata la prima volta che nella storia recente le palestinesi hanno agito sotto una bandiera apertamente politica e femminista. Continua a leggere

Pubblicato in Internazionalismo, Palestina, Violenza di genere | Contrassegnato , , | Commenti disabilitati su Tal’at/femminismo

12 marzo 1977/ 12 marzo 2020

Non ci avrete mai come volete voi!

Che differenza tra il 12 marzo 1977 e il 12 marzo di questo 2020 e non solo perché quella volta pioveva a dirotto e adesso c’è un bel sole! 

Quale differenza di chiarezza politica, di voglia di lottare, di riconoscimento del nemico, di desiderio di una società diversa, di una vita diversa, di un mondo diverso! Anche a costo della propria vita, anche a costo di anni di carcere..costi quel che costi perché la libertà, la consapevolezza, la dignità, il coraggio non si barattano con nient’altro.Il sole di oggi è un sole finto che illumina autoritarismo, totalitarismo,  imposizione, mancanza di consapevolezza, paura, assuefazione, sottomissione… ma ve lo possiamo assicurare…non ci avrete mai come volete voi!

Pubblicato in Capitalismo/ Neoliberismo, memoria, Storia | Contrassegnato , , , , | Commenti disabilitati su 12 marzo 1977/ 12 marzo 2020

La corona va al più bello

LA CORONA VA AL PIU’ BELLO

di Noemi Fuscà

A chi credere? Di questi tempi è una domanda più che lecita.                                                Salta agli occhi che la gente crede ai dati scientifici tout court.

Nella storia contemporanea una scelta comune e diffusa è stata quella di non mettere in discussione le “cose scientifiche” siano dati, dichiarazioni o ricerche. Il senso comune  considera le “cose scientifiche” super partes e  la medicina in particolare è considerata (forse perché quella che riguarda di più il corpo delle persone) come la scienza più importante tra tutte. Pensiamo anche solo allo status sociale differente che ha essere un medico o essere un matematico, il primo è il top il secondo è un secchione che al massimo guadagnerà facendo il nerd per qualche mega società di programmazione.

Ma quindi la medicina, i dati scientifici sono più importanti e neutri degli altri dati? Un virus è un virus, ma si evolve e cambia, e allora mi chiedo come sia possibile che la scienza medica sia esatta, se il suo oggetto di studio non è fisso.

La medicina, come tutto del resto, senza scomodare il complottismo o il novaxismo o l’omeopatia, è al servizio del neoliberismo, lo sono tutti i campi di ricerca scientifici, tecnici, tecnologici; ma perché non diamo quasi mai una lettura politica di queste materie che toccano il nostro corpo? Sarà che la domanda in quanto femminista, me la sono posta spesso. Perché non viene messo esplicitamente in discussione tutto ciò?

Il corpo non è un luogo politico? E allora perché il medico può fare dichiarazioni politiche nascondendosi dietro dati scientifici? La medicina si occupa dei corpi delle persone e della loro vita, non so che ambito potrebbe essere più politico di così!

Militanti e non, hanno completamente delegato la propria percezione e gestione del proprio corpo all’esperto e il medico, ormai immerso in un tecnicismo esasperato, guarda l’essere umano come fosse composto di pezzettini separati. In una società basata sul profitto, dove tutto è merce, la ricerca è al servizio del neoliberismo, anzi segue gli input che vengono dettati dal potere e anzi il tipo di ricerca e gli obiettivi che si pone sono improntati alle specifiche esigenze del sistema. E’ impossibile slegare la questione politica da quella puramente fisica. Non si tratta soltanto degli interessi delle case farmaceutiche, è proprio che la scienza, la tecnica, la tecnologia hanno insito il modello produttivo in cui sono calate. Il capitalismo neoliberista, poi, in particolare, ha una gestione eugenetica dei corpi e persegue questa linea di tendenza, ha messo in pratica “il progresso medico” in stile nazista. La medicina, quindi, non è certo al servizio di tutta la popolazione mentre dovrebbe essere gratuita e pubblica sempre e dovunque. Non serve pontificare e pensare sempre che il problema sia impossibile da risolvere, la questione sanitaria si risolverebbe se centralizzata e non regionale per esempio, se non si esternalizzasse il personale, se si eliminasse il numero chiuso nelle facoltà scientifiche del tutto incomprensibile.

Tutti i politici e le persone che si danno un tono adducono, a sostegno delle tesi più svariate, teorie scientifiche, come se fossero il verbo, come se fosse l’unica verità sulla terra. Continua a leggere

Pubblicato in Capitalismo/ Neoliberismo, Territorio | Contrassegnato , , , , , | Commenti disabilitati su La corona va al più bello

Fuori i detenut* da carceri e Cpr!

Il <cattivissimo> Iran ha mandato a casa 70.000 detenut* per il coronavirus e la <civilissima e buonissima> Italia ordina quintali di ridicole mascherine.

Pubblicato in Carcere, Cie/CPR | Contrassegnato , | Commenti disabilitati su Fuori i detenut* da carceri e Cpr!

Rivolta nelle carceri

Coronavirus: Rivolta nelle carceri.                6 detenuti morti a Modena

da osservatoriorepressione

Sei i detenuti morti nel carcere di Modena, una notizia drammatica. Ancora sconosciute le cause della morte, quello che è certo però è che i cadaveri sono stati trovati dopo la rivolta e dopo l’intervento della polizia.

I detenuti, come in gran parte delle carceri italiane, protestavano per paura del coronavirus, vista l’inadeguatezza sanitaria della gran parte dei penitenziari che non sarebbero preparati ad affrontare un’epidemia, e la stretta sui colloqui decisa dai vertici del sistema carcerario.

Continua a leggere

Pubblicato in Repressione | Contrassegnato , , , | Commenti disabilitati su Rivolta nelle carceri

8 marzo 2020/ Podcast/ La parola è un’arma

Per questo 8 marzo 2020 vorremmo riflettere insieme a voi sullo <stato delle cose>perché la parola è un’arma di chiarezza politica e di lotta che permette di impostare tattica e strategia.

Per ascoltare clicca qui 

Materiali per la riflessione

-Il contributo della lotta delle donne alla liberazione di tutt* gli oppress*

-Tattica e strategia/Costruire i piccolo gruppi/Smontare i cardini del neoliberismo

-volantino

Pubblicato in 8 marzo, Autorganizzazione, I Nomi Delle Cose, Podcast, Violenza di genere | Contrassegnato , , , , | Commenti disabilitati su 8 marzo 2020/ Podcast/ La parola è un’arma

8 marzo 2020/Noi gridiamo Noi voliamo Noi ricordiamo e Non smetteremo!

Qui gli adesivi da scaricare!

Pubblicato in 8 marzo, Incontri Nazionali | Contrassegnato , , | Commenti disabilitati su 8 marzo 2020/Noi gridiamo Noi voliamo Noi ricordiamo e Non smetteremo!

Calendario completo de I Puntini sulle A!

E’uscito il calendario completo de <I Puntini sulle A>!!!!!! Eccolo qua!!!

Pubblicato in Autodifesa femminista, Autorganizzazione, Iniziative ed Eventi | Contrassegnato , , , , | Commenti disabilitati su Calendario completo de I Puntini sulle A!

La Parentesi di Elisabetta del 3/03/2020

“Mezzo di distrazione di massa”

   Il neoliberismo ha creato un insieme sociale caratterizzato non solo da un impoverimento generalizzato delle classi subalterne, dalla proletarizzazione delle classi medie, ma anche dall’incapacità di riconoscere i meccanismi attraverso i quali  viene attuato l’asservimento cosicché  individualismo, mancanza di solidarietà, incapacità di riconoscimento del nemico, fascistizzazione del comune sentire si traducono in un asservimento volontario incardinato sulla filiera gerarchica, sul feticismo della legalità, sulla sacralità dell’autorità costituita.

Alla rottura del patto sociale attuata in maniera unilaterale dal neoliberismo e che ha annullato e continua ad annullare le conquiste degli anni ’70, seppure parziali e limitate ma ottenute con anni di lotte, dai livelli salariali e dal lavoro dignitosamente sicuro alla sanità pubblica, dalla scuola ai trasporti dalle pensioni alla casa tanto per citare solo gli ambiti più eclatanti, si accompagna la distruzione delle economie di sopravvivenza e la demonizzazione di chi vive di espedienti con il conseguente trascinamento sul piano delinquenziale di chi vive ai margini della società e una pressione fiscale diretta ed indiretta asfissiante con la predazione dei risparmi e delle piccole proprietà della popolazione.

L’ impostazione del sistema di potere rispetto ad una situazione sociale potenzialmente deflagrante di questo tipo è la militarizzazione dei territori, la creazione nelle persone di una sensazione di insicurezza e la conseguente necessità di politiche “securitarie”, la spinta all’affidamento ai poteri di pubblica sicurezza e alla contemporanea avversione alla così detta casta rappresentata dalle istituzioni elettive, parlamentari, partitiche, sindacali, un allontanamento della popolazione dalla politica che viene percepita come “sporca” e un affidamento mani e piedi legati allo scientismo e al tecnicismo e alle forze di sicurezza in senso lato, polizia, carabinieri, esercito e così via. Dal Rapporto Italia Eurispes 2019 si rileva che la fiducia degli italiani/e nelle forze dell’ordine ha subito un notevole balzo in avanti arrivando ad un indice di gradimento che varia dal 70 all’80 per cento, con una media del 73, a seconda del Corpo preso in considerazione.

Questo processo di trasformazione della società e di impoverimento generalizzato non è ancora concluso, anzi sta per approssimarsi un ulteriore tracollo dovuto all’esaurirsi degli accantonamenti, delle proprietà e dei risparmi delle famiglie italiane che finora hanno provveduto anche al mantenimento dei familiari che non riescono a trovare un lavoro o una fonte di sostentamento degna di questo nome.

Le varie componenti dell’arco costituzionale non sono assolutamente interessate a un cambiamento di rotta o a porre almeno un freno a questa situazione. Da una parte il PD annessi e connessi è il principale e diretto responsabile della trasformazione neoliberista della società, dall’altra i posizionamenti nazionalistici e populisti sono solamente parole prive di fondamento portate avanti strumentalmente da imbonitori invece succubi dei diktat dell’Unione Europea per un verso e degli USA per un altro.

In questa situazione socio-economica-politica i mezzi di distrazione di massa sono uno strumento fondamentale per deviare l’attenzione dell’opinione pubblica dai problemi reali e per tenerla impegnata in cose presentate come importantissime, determinanti o pericolose in modo che non si parli d’altro e la persona qualunque sia bombardata da un diluvio di notizie e quindi si occupi solo di quello che viene presentato come un accadimento fondamentale per l’esistenza di tutti.

E’ il caso della così detta epidemia da coronavirus.

Infatti vengono spontanee delle domande proprio perché porsi le domande è importante per potersi dare delle risposte che abbiano un qualche fondamento: perché ora questa attenzione spropositata verso un agente infettivo come il Covid-19 che produce una malattia poco più grave di un’influenza? perché questa risposta emergenziale così forte, con l’isolamento di intere aree geografiche, con il dispiegamento di forze di polizia e dell’esercito che controllano ingressi e uscite da interi centri abitati? Perché l’obbligo di autodenuncia per chi si sposta dalle regioni “colpite” dal virus pena sanzioni penali? perché questi controlli a tappeto su tanta parte della popolazione sana che poi magari risulta portatrice asintomatica o addirittura che risulta aver avuto la malattia e averla superata senza neanche accorgersene?

I telegiornali non parlano d’altro, dal panettiere o al bar all’angolo l’argomento del giorno è la paura del contagio, chi dà la colpa ai cinesi e chi li assolve, chi se la prende con il servizio sanitario e chi con gli untori che non si autodenunciano, chi ha piena fiducia nella scienza, chi si interroga sulla validità della risposta organizzativa.  

Obiettivo raggiunto. Poco importa infatti se poi passa la legge sulle intercettazioni o se arriva l’ennesima cartella dell’Agenzia delle Entrate, l’importante è procurarsi una inutile mascherina a caro prezzo.

A margine di tutto questo mi frullano anche pensieri inquietanti. Continua a leggere

Pubblicato in Capitalismo/ Neoliberismo, La Parentesi di Elisabetta, La Parentesi di Elisabetta, Territorio | Contrassegnato , , , , | Commenti disabilitati su La Parentesi di Elisabetta del 3/03/2020

Solidarietà di classe e femminista

Tutta la nostra solidarietà di classe e femminista al ragazzino di quindici anni  di Napoli ucciso da un carabiniere in borghese per un orologio, un Rolex.

Un Rolex non vale la vita di un ragazzino di quindici anni. 

Pubblicato in Capitalismo/ Neoliberismo, Storie, Territorio | Contrassegnato , , , | Commenti disabilitati su Solidarietà di classe e femminista