“2020?”
Qua e là per il mondo continuamente e in maniera sempre più serrata si susseguono rivolte e sollevazioni, apparentemente per le ragioni più svariate e difficilmente confrontabili.
Il neoliberismo in questi anni ha lavorato con pervicacia, sistematicità, coerenza e chiarezza ideologica su fini, obiettivi e strumenti. L’iper borghesia ha vinto. Le borghesie nazionali sono alla frutta, oscillano tra sacche di resistenza e asservimento al vincitore consce di aver perso definitivamente il loro ruolo.
Le politiche neoliberiste hanno decretato l’impoverimento generalizzato e profondo delle popolazioni occidentali sul fronte interno e lo sfruttamento violento e la destabilizzazione di intere aree sul fronte esterno con il neocolonialismo portato avanti con le così dette “guerre umanitarie”, con la strumentalizzazione dei diritti umani, della violenza sulle donne, dell’antirazzismo, con le mire di sfruttamento e soggezione mascherate dalla pretesa dell’esportazione della “democrazia” occidentale come modello unico ed universale.
Il Cile in particolare è stato terreno di sperimentazione dei principi neoliberisti già con il colpo di Stato di Pinochet nel 1973 fomentato e foraggiato dagli USA, e stiamo parlando di quasi cinquant’anni fa. Tutte le elaborazioni del neoliberismo che fino a quel momento erano solo teoria sono state applicate in quello sfortunato paese a cominciare dal mondo dell’istruzione, dalla privatizzazione della scuola e dell’università in sintonia con il credo neoliberista per cui “l’istruzione è merce” insieme alle altre merci. Non è un caso che gli studenti siano in prima fila ora nelle mobilitazioni e nella rivolta generalizzata che è dilagata per il paese e che siano stati i primi a innescare la lotta saltando i tornelli della metropolitana.
Ma il neoliberismo è anche molto esplicito, ci ha detto tutto e ci dice tutto e soltanto chi non ha voluto sentire e non vuol sentire, può far finta di non capire quello che sta succedendo. Continua a leggere