La Parentesi di Elisabetta del 6/11/2019

“2020?”

Qua e là per il mondo continuamente e in maniera sempre più serrata si susseguono rivolte e sollevazioni, apparentemente per le ragioni più svariate e difficilmente confrontabili.

Il neoliberismo in questi anni ha lavorato con pervicacia, sistematicità, coerenza e chiarezza ideologica su fini, obiettivi e strumenti. L’iper borghesia ha vinto. Le borghesie nazionali sono alla frutta, oscillano tra sacche di resistenza e asservimento al vincitore consce di aver perso definitivamente il loro ruolo.

Le politiche neoliberiste hanno decretato l’impoverimento generalizzato e profondo delle popolazioni occidentali sul fronte interno e lo sfruttamento violento e la destabilizzazione di intere aree sul fronte esterno con il neocolonialismo portato avanti con le così dette “guerre umanitarie”, con la strumentalizzazione dei diritti umani, della violenza sulle donne, dell’antirazzismo, con le mire di sfruttamento e soggezione mascherate dalla pretesa  dell’esportazione della “democrazia” occidentale come modello unico ed universale.

Il Cile in particolare è stato terreno di sperimentazione dei principi neoliberisti già con il colpo di Stato di Pinochet nel 1973 fomentato e foraggiato dagli USA, e stiamo parlando di quasi cinquant’anni fa. Tutte le elaborazioni del neoliberismo che fino a quel momento erano solo teoria sono state applicate in quello sfortunato paese a cominciare dal mondo dell’istruzione, dalla privatizzazione della scuola e dell’università in sintonia con il credo neoliberista per cui “l’istruzione è merce” insieme alle altre merci. Non è un caso che gli studenti siano in prima fila ora nelle mobilitazioni e nella rivolta generalizzata che è dilagata per il paese e che siano stati i primi a innescare la lotta saltando i tornelli della metropolitana.

Ma il neoliberismo è anche molto esplicito, ci ha detto tutto e ci dice tutto e soltanto chi non ha voluto sentire e non vuol sentire, può far finta di non capire quello che sta succedendo. Continua a leggere

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Santiago del Cile 27/10/2019

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Sabato 9 novembre a Luna e le Altre

SERATA BENEFIT PER LE COMPAGNE CONDANNATE PER SOLIDARIETA’ FEMMINISTA
 
Perché il processo de L’Aquila ci riguarda tutte!
 
Sabato 9 novembre alle 18h
 
da Some Prefer Cake, Bologna Lesbian Film Festival
Invisible Women di Alice Smith
(UK 2018, 25′ vo sott. in italiano)
 
Un viaggio nella vita di due attiviste di Manchester che hanno attraversato e alimentato per 50 anni le lotte femministe e lesbiche. Negli archivi della città non c’è traccia del loro passaggio. 
Raccontiamo noi la nostra storia! Memoria femminista!
 
a seguire
dibattito, cena vegan e DJ set
 
Luna e le Altre Spazio occupato di femministe e lesbiche
Largo Niccolò Cannella 17, Spinaceto
 
Assemblea romana Ci riguarda tutte
 
 
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Con le compagne e i compagni sotto attacco

“Un 270 bis non si nega a nessuno” recitava il titolo di un opuscolo di qualche anno fa sulla “storia della legislazione repressiva in Italia”. E la generosità in questo senso degli odierni inquirenti non fa che confermarlo. Così, dopo le operazioni Scintilla a Torino Renata in Trentino, dopo il primo grado del processo Scripta Manent e di quello relativo all’operazione Panico, il 18 settembre 2019 viene notificata la chiusura di indagini riguardanti diversi momenti della lotta antimilitarista in Sardegna per quarantacinque persone, nonché per “associazione sovversiva con finalità di terrorismo” (270 bis) ai danni di cinque compagni sardi, nei confronti dei quali viene avanzata anche una richiesta di sorveglianza speciale. Con alcuni compagni e compagne della Sardegna facciamo il punto sull’operazione Lince e ripercorriamo i momenti salienti della lotta contro la guerra nell’isola.

Ascolta qui      https://radiocane.info/operazione-lince/

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La solidarietà è un’arma, usiamola!

La repressione non fermerà le lotte

https://nobordersard.wordpress.com/

Lo stato ci vuole intimidire, vuole fermare le lotte,

non ci riuscirà!

CONTRO LE ACCUSE DI TERRORISMO DELL’OPERAZIONE LINCE E LE CINQUE RICHIESTE DI SORVEGLIANZA SPECIALE RISPONDIAMO UNITI.

LA SOLIDARIETÀ È UN’ARMA, USIAMOLA!

Il 3 dicembre si terrà l’udienza per le sorveglianze speciali dei nostri compagni, abbiamo un mese e mezzo per organizzare la solidarietà nelle più svariate forme che ci possiamo immaginare.

In questo post raccoglieremo tutte le iniziative che verranno organizzate, i momenti in cui si porterà solidarietà e tutti i materiali che verranno prodotti.

Aiutateci in questo lavoro inviandoci i vostri contributi o segnalandoci ciò che ci sfugge.

Scriveteci a: nobordersard2016@gmail.com

Materiali:

Cos’è la sorveglianza speciale?

Manifesto stampabile di solidarietà agli indagati: immagina 2019

Manifesto Indagati&Solidali dell’Op. Lince: Manifesto Indagati e Solidali

Comunicati di solidarietà.

In una tenace ricerca dell’orizzonte

Comunicato di solidarietà A’Foras

Comunicato – volantino assemblea per l’autodeterminazione

Volantino Giulianova

 
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Che la paura accompagni ogni stupratore!!

Un tribunale di Barcellona ha derubricato il reato di stupro commesso da cinque uomini accusati di avere violentato a turno una ragazza di 14 anni, nel reato di abuso sessuale. Per la legge spagnola, il reato di stupro sussiste solo in presenza di uso della forza o minaccia, mentre in questo caso la giovane si trovava in “stato di incoscienza” indotto da alcol e droghe, e non ha dunque opposto resistenza.  Nel 2016 era già successo il caso di una sentenza simile e la Corte Suprema era stata costretta a ribaltare la decisione in seguito alle proteste scoppiate  in tutto il paese.

La risposta alla violenza maschile sulle donne non sono i tribunali, non è lo Stato, l’unica risposta è l’autorganizzazione e l’autodifesa militante femminista. 

Che la paura accompagni ogni stupratore!

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Giovedì 31 ottobre con il popolo cileno in lotta

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Nessun approdo alla guerra!

Segnaliamo la recente pubblicazione dell’opuscolo sulla lotta in corso a Genova contro la compagnia saudita BAHRI e i traffici di armi al porto, dal titolo

“NESSUN APPRODO ALLA GUERRA”

Riportiamo dall’introduzione:

<La mobilitazione dei portuali genovesi e dei/delle solidali contro la compagnia navale nazionale saudita Bahri – un’esperienza tuttora in corso e aperta a più vaste prospettive di lotta – si situa nel contesto sociale e politico degli ultimi anni. […] La gestione e controllo dei flussi migratori hanno fatto assumere ad alcuni porti italiani – approdi dei viaggi di chi fugge dalla miseria e dalla guerra provocata nel sud del mondo dal colonialismo e dallo sfruttamento dei paesi occidentali – il ruolo di luoghi privilegiati di propaganda di politiche migratorie razziste e persecutorie. […]

Ma tutto questo ha anche l’effetto di risignificare il porto come luogo concreto del nesso guerra – razzismo. Un aspetto che lotte come quella dei portuali di Genova colgono appieno. 

Anche per questo l’esperienza dei blocchi della Bahri è aperta a più vaste prospettive di lotta contro la guerra e i suoi approdi “qui da noi”. 

Questo opuscolo vorrebbe essere un primo strumento per costruire iniziative di lotta e di blocco dell’ingranaggio della guerra su basi antimilitariste e antiautoritarie.

Antimilitaristi e antimilitariste
Genova, ottobre 2019

Per richieste di spedizione copie, per contatti e informazioni, scrivere a:  nessunapprodoallaguerra@gmail.com

 

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Con Nadia, sempre.

Nadia Lioce ‘murata viva’ al 41 bis per ‘ragion di stato’

La pronuncia della Corte Costituzionale che fa cadere il divieto assoluto per gli “ergastolani ostativi” di accedere a permessi premio “è sicuramente positiva perché consente a persone ‘sepolte vive’, spesso da oltre trenta anni, di poter ricominciare a pensare ad un futuro fuori dalle mura di un carcere, persone a cui finora è stata negata ogni possibilità”.

A dirlo all’Adnkronos l’avvocato Caterina Calia, difensore insieme all’avvocato Carla Serra di Nadia Desdemona Lioce, la brigatista condannata per gli omicidi dei giuslavoristi Massimo D’Antona e Marco Biagi e del sovrintendente della Polizia Emanuele Petri, che sta scontando l’ergastolo in regime di 41 bis.

Per Lioce, spiega il suo difensore, “oggi non è di primaria importanza la questione dei permessi premio, che non credo richiederebbe, quanto invece le condizioni estreme di detenzione in cui si trova“.

“Il regime del 41 bis cui è sottoposta da 15 anni – dice – rappresenta la negazione dei diritti primari di ogni persona detenuta. Nel suo caso, così come per gli altri prigionieri politici, tale regime viene applicato nonostante manchi il presupposto principale individuato dalla norma, ovvero la possibilità di contatti con l’organizzazione di appartenenza, che non dà segni di vitalità da almeno 17 anni fa. L’unica ragione per cui è ‘murata viva’ è la ‘ragion di stato’ che individua in lei e negli altri prigionieri politici i nemici interni assoluti“.

“Aldilà del fatto che in questo momento la pronuncia della Corte Costituzionale non ha alcuna diretta ricaduta sulla situazione detentiva  della Lioce – conclude l’avvocato Serra -, va sottolineata la positività e l’importanza della stessa in quanto finalmente pone un limite alle preclusioni e agli automatismi di legge, rimettendo al centro le persone e il ruolo valutativo dei magistrati di sorveglianza che potranno decidere  caso per caso se ci sono le condizioni di accesso ai benefici, anche per quei detenuti che finora ne erano esclusi sulla base del solo titolo di reato“.

Assunta Cassiano

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Sabato 26/10/2019 Manifestazione per il Cile a Roma

Le figlie e i figli degli ex esuli cileni convocano una manifestazione a Roma sabato 26 ottobre 2019 in piazza del Popolo dalle 9 alle 13.

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Cosa sta succedendo in Cile?

Cile/ Quarantasei anni dopo, i frutti avvelenati della dittatura di Pinochet, finanziata dalla CIA, guidata dalle teorie economiche neoliberiste e con la regia di Kissinger , oggi sono interpretati da Pinera che reprime un popolo esausto ed esasperato dalla miseria.

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Autovalorizzazione, etica della devozione, profilazione.

Autovalorizzazione, etica della devozione, profilazione.*

Margherita Croce

*Intervento alla presentazione di “Quattro passi” del 5 ottobre 2019 al Nido di Vespe. 

Uno dei nodi che abbiamo voluto mettere a fuoco con questo libro riguarda il processo in atto di femminilizzazione di tutta la società. Con questo termine intendo riferirmi al fatto che i meccanismi di oppressione specificamente patriarcali informano oggi le dinamiche relazionali tra individui e tra individui e istituzioni e sono usati per disciplinare tutto il corpo sociale, a prescindere dalle differenze di genere.

Per affrontare i vari singoli aspetti di questo processo occorre partire da una domanda e chiedersi cosa sia il patriarcato e in che rapporti esso sia con il capitalismo neoliberista.

Molto sinteticamente, il patriarcato, per come è stato definito negli anni ’70 del Novecento – quando anche le femministe hanno impostato l’analisi dell’esistente in prospettiva materialista, cioè guardando all’effettivo funzionamento dei rapporti di produzione e riproduzione che strutturano l’economia e la società – è un modello economico che prevede un nucleo produttivo gerarchizzato, in cui il maschile e il femminile vengono definiti e ordinati in vista di una produttività ottimale. Con la nascita del capitalismo si può parlare di una accumulazione della differenza sessuale come selezione della capacità lavorativa interna al corpo sociale tale per cui si separa la forza lavoro adatta e destinata alla produzione di merci dalla forza lavoro adatta e destinata alla riproduzione di forza lavoro (lavoro di cura complessivamente inteso). Così vengono attribuite una serie di qualità e caratteri al maschile e una serie di altre qualità e caratteri al femminile (su questo processo di accumulazione primaria è sempre fondamentale la lettura di “Calibano e la strega”).

Su questa configurazione di base, il neoliberismo ha innestato delle variazioni.

Di uno di questi cambiamenti abbiamo già parlato stasera ripercorrendo le tappe del percorso di emancipazione che nel Novecento ha portato le donne a conquistare alcuni diritti civili e politici nonché l’ambito del lavoro produttivo e salariato (anche se questo non le ha sgravate dal lavoro riproduttivo e di cura).

Io vorrei invece tentare di analizzare un’altra trasformazione connessa al fatto che, nella fase neoliberista, il potere del capitale ha fortemente esteso il suo ambito di azione: lo sfruttamento della forza lavoro che prima occupava prevalentemente la sfera della produzione, ora occupa tutta la sfera del vivere. Il conflitto capitale/lavoro – che già negli anni ’70 non era confinato alla fabbrica ma anche ai territori etc. – è oggi un conflitto capitale/vita.

E ciò è accaduto perché, con grande reciprocità di intenti e di azione, neoliberismo e patriarcato sono riusciti a imporsi come metabolismo sociale. Continua a leggere

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Differenza e dominazione.

Differenza e dominazione.*

Noemi Fuscà     

*Intervento alla presentazione di “Quattro passi” del 5 ottobre 2019 al Nido di Vespe

Colette Guillaumin, femminista materialista francese, già nel 1980 scriveva che dietro l’idea di differenza si cela la dominazione. Chi è infatti che stabilisce le differenze che siano sessuali o culturali? Chi è l’Altro-a? E poi quali sono le regole per essere integrata/o? Un discorso mascherato da altruista ha occupato tutto il discorso mediatico e sociale diventando parte del pensiero comune. Questo pensiero politicamente corretto ha stravolto non solo l’uso del nostro linguaggio ma le nostre pratiche e il modo con cui guardiamo il mondo. Ha cambiato, appunto, il nostro senso comune. Un esempio per tutti: il concetto di legalità/illegalità è diventato un cappio soffocante e la sua ridefinizione ha agito pesantemente proprio in contesti quali quello dell’integrazione e dell’emancipazione. Se rispetti le regole SEI UNA-O DI NOI. Il ricatto della cittadinanza è uno strumento abbastanza logoro del potere ma che con le dovute modifiche ancora funziona proprio perché ridefinendo il senso comune sono stati ridefiniti i ruoli, i rapporti di forza e soprattutto cosa è lecito e cosa non lo è. La consuetudine finisce per superare la legge e così siamo libere con il guinzaglio a strozzo, se tiri non respiri quindi, se non respiri, è colpa tua. Il sistema ti ha solo messo un guinzaglio, se non lo sai gestire non sai usare il tuo pezzetto di libertà. E così tutte/i vogliono essere integrate/i. E chi tenta di sottrarsi soffre pesantemente l’esclusione perché non ci sono più spazi di mediazione, di contrattazione o di manovra. Una specie di American dream pervade la società, devi dimostrare di meritartelo questo sogno e il merito è peggio della prostituzione perché non c’è neanche remunerazione. Forse prima ancora pagava qualcosa, ora non c’è più un vero scambio c’è solo il miraggio di far parte dei Primi o dei più Saggi. È il paternalismo del genitore che pretende che il figlio gli dimostri il suo valore, che si dia da fare, per il suo bene naturalmente. E chiaramente il valore è anche affossare gli altri che non ce la fanno.

C’è un reciproco rimando all’interno del concetto d’integrazione tra l’oppressione di razza e quella di genere. In tutti e due i casi viene richiesta la partecipazione e l’adesione al pensiero dominante e alla filiera gerarchica, adesione e partecipazione che possiamo quindi definire auto-addomesticamento. Questa sudditanza mascherata da partecipazione è, quindi, una concessione del potere e non una vittoria della controparte. È mangiare dalle mani del padrone e scodinzolare. Questo meccanismo non viene minimamente incrinato nelle contrattazioni, nei tavoli di confronto… integrazione ed emancipazione dovrebbero essere uno strumento non il fine. Cercare accordi non significa solo accettare briciole, perché solo queste si ottengono in un contesto come quello neoliberista in cui unilateralmente il potere ha chiuso gli spazi di contrattazione, ma fondamentalmente riconoscere al sistema nelle sue varie articolazioni la dignità di interlocutore.

La ragione rivoluzionaria dovrebbe smascherare questi meccanismi, non assecondarli. Continua a leggere

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Resoconto della presentazione di “Quattro Passi” al Nido di Vespe!

“ Resoconto della presentazione di sabato 5 ottobre 2019 di “Quattro passi/Note sul femminismo nella fase neoliberista del capitale” al Nido di Vespe.

Per problemi tecnici la registrazione della presentazione e della discussione al Nido di Vespe del 5 ottobre non è riuscita, quindi non possiamo caricare il podcast come facciamo di solito. Pubblichiamo allora a seguire due post con due interventi introduttivi.

Differenza e dominazione.

Autovalorizzazione, etica della devozione, profilazione.

 

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In ricordo di Gudrun Ensslin /17 ottobre 1977/I “suicidi” di Stammheim

In ricordo di Gudrun Ensslin, Andreas Baader, Jan Carl Raspe assassinati dalla socialdemocrazia tedesca il 17 ottobre 1977.

La notte tra il 17 e il 18 ottobre 1977  questi compagni della RAF furono ritrovati senza vita nel carcere tedesco di Stammheim. Si salvò soltanto Irmagard Moller, altra militante della RAF, nonostante le gravissime ferite.

Come Rosa Luxemburg e Karl Liebknecht sono stati uccisi dalla socialdemocrazia tedesca e a questo proposito leggete qui

Un filo rosso: Rosa Luxemburg Ulrike Meinhof

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