#RICORDAIRESPONSABILI

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Notizie dal CPR di Ponte Galeria

Le donne recluse nel CPR di Ponte Galeria sono state in questi giorni in sciopero della fame che poi è stato interrotto. Qui   potete ascoltare una corrispondenza di oggi da Radio Black.  https://hurriya.noblogs.org

Qui sotto le notizie circa lo sciopero della fame da 

https://brucerabrucera.noblogs.org/post/2020/03/28/

Nel CPR di Ponte Galeria sono rinchiuse meno di cento persone. Circa venti le ragazze.

A due donne marocchine è stato convalidato il trattenimento, mentre altre due sono state liberate dal Tribunale di Roma in base all’emergenza sanitaria. Dal 25 marzo quattro ragazze hanno iniziato uno sciopero della fame e della sete. Tra di loro anche la ragazza che qualche giorno fa aveva bevuto candeggina per protesta ed era stata trasportata in ospedale. Le ragazze chiedono di uscire perché non si sentono sicure all’interno e sono stanche di vivere in quelle condizioni. Al momento le ragazze dicono di sentirsi bene. Il direttore e le/gli operatrici/tori sono stati informati dello sciopero e delle motivazioni ma non stanno facendo nulla. Il medico interno le tiene sotto controllo misurando giornalmente peso e pressione. Gli avvocati hanno problemi nella richiesta dei documenti con gli uffici chiusi per l’emergenza, mentre ad alcune ragazze la detenzione viene prorogata di mese in mese. La situazione è critica anche per le comunicazioni con l’esterno. Una madre reclusa da quattro mesi non riesce ad avere notizie dei figli, minorenni, rinchiusi in comunità. Da qualche giorno non risultano nuove entrate nel CPR.

LIBERTÀ PER TUTTX   FUOCO ALLE GALERE

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BATTITURA OGGI ALLE 18,00!!!!

LE STESSE MALEDETTE SBARRE: INVITO A UNA SERA DI BATTITURA
MERCOLEDÌ 1 APRILE – ORE 18:00

È oramai palese che le istituzioni italiane non hanno intenzione di
salvaguardare la salute delle persone ristrette nelle oltre 200 carceri
del territorio nazionale.

Lo Stato le vorrebbe rassegnate, a testa china, di fronte ai
provvedimenti – totalmente insufficienti – presi dal Ministero della
Giustizia per limitare il contagio del virus all’interno. Invece no, la
giusta rabbia dei detenuti esplode per ricordare a lor signori, e alle
guardie (capaci solo di rispondere con la solita, vigliacca, violenza),
che qualsiasi pena non contempla ancora la condanna a morte.

Una strana coincidenza storica costringe le popolazioni di interi
continenti ad assaggiare un minimo di quella condizione che i nostri
cari vivono normalmente, tutti i giorni, per legge: lo stare CHIUSI. La
riduzione della nostra libertà non è certo paragonabile con la loro, ma
qualche sensazione la comincia a percepire anche chi con questo mondo di
sbarre e cemento non ha alcuna confidenza…

Allora COSA FARE? La proposta è questa: appendiamo striscioni in
solidarietà con i detenuti e le detenute sui nostri balconi e rompiamo
questo silenzio assordante. Tra i vari modi di far sentire la propria
voce, uno dei più simbolici è la BATTITURA.

In alcune carceri è già in corso. Perché non farla anche fuori?

ORGANIZZIAMO UNA BATTITURA RUMOROSA per amplificare quella dei nostri
cari. Per dare voce all’urgente richiesta dei prigionieri: SVUOTARE LE
GALERE SUBITO.

Esattamente come loro. Con pentole e pentolini sulle grate delle
finestre, o dai balconi. Altro che inno d’Italia!! Perché, in fondo non
stiamo tutti un po’ carcerati anche noi?

Ecco…la BATTITURA è un modo PACIFICO ma determinato per protestare.

Il carcerato la fa quando ha qualcosa da dire a chi non vuole sentire.
La fa quando un compagno di cella, o della cella a fianco, sta male e le
guardie non vogliono arrivare. La fa per fare sentire dentro e fuori,
per le strade, alla gente di passaggio o comoda a casa che lui esiste. E
che non si può fare finta di niente.

Allora uniamoci a quel coro che viene da dentro, così con gli stessi
modi e la cosa ideale sarebbe che tale manifestazione avvenisse
simultaneamente, CONTEMPORANEAMENTE, dentro quanto fuori!

Dentro comunichiamo il più possibile l’iniziativa ai nostri cari.

Fuori facciamo in modo che si sappia in ogni città il motivo di questa
iniziativa.

È il momento che sentano che dietro ogni prigioniero/a c’è una famiglia,
una strada, un quartiere, migliaia di voci e pentole che sbattono sulle
stesse maledette sbarre!

VOGLIAMO TUTTE E TUTTI SALVI! VOGLIAMO TUTTE E TUTTI A CASA!

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28 marzo 1980/Via Fracchia

La voce di Marcella Vitiello e le parole di Barbara Balzerani ci raccontano la strage di via Fracchia a Genova del 28 marzo 1980 in cui furono uccisi a sangue freddo dai carabinieri  una compagna e tre compagni delle BR.  E’ la storia e la nostra memoria. 

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Nicoletta esce dal carcere per gli arresti domiciliari!

Nicoletta ai domiciliari!

Nicoletta esce dal carcere per gli arresti domiciliari!

 

Nicoletta è uscita poco fa dal carcere delle Vallette per andare a scontare l’ingiusta pena ai domiciliari per le misure introdotte con l’emergenza Corona Virus.
Le sono stati concessi i domiciliari con il massimo delle restrizioni possibili, compreso l’ingiusto divieto di comunicare!
Nicoletta ci fa sapere tramite suo marito che la situazione dentro è pesantissima, e invece che scarcerare, al contrario continuano a tradurre in carcere persone, anche con la febbre.
E’ dimagrita molto perché mangiare in carcere è difficile per tutte, ma è orgogliosa delle sue compagne di detenzione che si sono sostenute a vicenda in questo periodo e uscire da sola le crea rabbia.
Rabbia per persone a cui hanno concesso le videochiamate al posto dei colloqui, ma è un diritto mai esercitato dalle tante che non hanno parenti con uno smartphone o anziani non capaci di utilizzare la tecnologia.
Il carcere è un luogo dove la normalità non esiste per chi fa la guardia, anzi l’arroganza è l’unica vera normalità.
L’indulto e l’Amnistia sono assolutamente necessarie!

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riceviamo dalle compagne friulane

DOMENICA 15 MARZO ABBIAMO APPRESO CHE NELLA GALERA DI VIA SPALATO A UDINE
È MORTO UN RAGAZZO DI 22 ANNI.
 
DELLA NOTIZIA NON C’È TRACCIA NEI MASS MEDIA, NÉ È EMERSO NULLA DAGLI ORGANI ISTITUZIONALI.
 
SOLO OGGI ABBIAMO RICEVUTO UNA LETTERA, INVIATA DA VIA SPALATO IL 15 MARZO, CHE AGGIUNGE  ULTERIORI   PARTICOLARI A QUESTA ENNESIMA MORTE DI CARCERE, DI SEGUITO UNO STRALCIO. IL MITTENTE VUOLE CHE VENGA DIFFUSO QUANTO CI HA RACCONTATO.
 
ASSEMBLEA PERMANENTE CONTRO IL CARCERE E LA REPRESSIONE
 
UDINE-TRIESTE, 27 MARZO 2020
 
«…  quel ragazzo aveva 22 anni ed è morto, era da tempo che stava male, che non veniva preso in considerazione. Si era ripetutamente lesionato, tagliato con lamette. In questi ultimi giorni lamentava febbre e che stava male, ma l’unica cosa che hanno fatto è stato di aumentargli la terapia di metadone a dosi spropositate, subutex a quantità spropositate e psicofarmaci. Infatti il tutto ha causato la morte, per lo più. Il defibrillatore era già rotto da mesi e mesiLa cella l’hanno aperta dopo 20 minuti quindi alle 7.20 della mattina e l’unico soccorso che ha avuto è stato solo un assistente che ha provato a rianimarlo ma con le mani perché l’apparecchio è rotto. 
Poi hanno aspettato ore prima che arrivasse un dottore e il magistrato con tutta calma.  Il corpo è restato ad aspettare qua dentro fino poco più tardi delle 13.00. Vergognoso poi che il ragazzo avesse problemi di tossicodipendenza e lo tenessero al terzo piano, e neanche lo ascoltavano e controllavano. 
Voglio che queste cose siano riferite così da mettere tutti a conoscenza delle cose vergognose e orribili che succedono nel carcere di Udine. Lo hanno ammazzato. La responsabile dell’area sanitaria non c’era, manca da 15 giorni. È tutto vero.
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28 marzo 1980/in ricordo di Annamaria Ludmann

  Annamaria Ludmann

In ricordo di Annamaria Ludmann, militante BR, uccisa dai carabinieri il 28 marzo 1980, insieme ad altri tre compagni, nella base di via Fracchia a Genova. La sua colpa era di essersi schierata dalla parte degli oppressi e questo per lo Stato è un crimine. Renderemo giustizia a Annamaria e a tutte le compagne e i compagni in carcere e uccisi costruendo un’altra società.

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Chi fa la spia non è figlio di Maria…

“Chi fa la spia non è figlio di Maria, non è figlio di Gesù, quando muore va laggiù!!

In proposito vi invitiamo a rileggere questo

“Whistleblowing”

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Il 24 marzo 1999

Noi non dimentichiamo/ ci dobbiamo ricordare sempre che cos’è il neoliberismo, la società in cui siamo infilate. 

Il 24 marzo 1999 è una data da non dimenticare. E’ la data in cui  l ‘Alleanza Atlantica, guidata dagli Stati Uniti, Bill Clinton presidente e Madeleine Albright Segretario di Stato, senza alcun mandato delle Nazioni Unite, avviava la campagna militare “Allied Force”, che, avrebbe determinato in breve tempo il completo collasso della Repubblica Federale della Jugoslavia. La lunga strada verso Damasco è cominciata da Belgrado. Questo è stato possibile perché in Europa erano al governo i socialdemocratici, comunque si chiamassero, in Germania era Cancelliere Gerhard Schroder dell’SPD, in Francia  primo ministro Lionel Jospin del Partito Socialista ,in Inghilterra  primo ministro Tony Blair del Partito Laburista e in Italia primo ministro D’Alema, con il PdCI che faceva parte dell’esecutivo, e segretario generale della Nato era un alto dirigente del PSOE ,Javier Solana.

Il neoliberismo, per potersi realizzare, ha potuto utilizzare e ha potuto contare sulla socialdemocrazia che, diventata destra moderna, ha trasformato i partiti locali in agenzie territoriali delle multinazionali e i suoi dirigenti in funzionari delle stesse.

Ed abbiamo assistito al ritorno della guerra in Europa, sia pure in forma di aggressione unidirezionale. Continua a leggere

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Poliziavirus…

Da compagne anarchiche spagnole

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Con calma

“Con calma” 

Ero calmo il primo giorno e lo fui
anche il secondo e il terzo
fui calmo
con una scarpa sullo stomaco
con la testa riversa nel cesso
con un odiatissimo soprannome
con le palpebre-dighe
in cedimento sul cuscino

Ero calmo quando mi dissero lascia stare
ma nessuno lasciava stare me
ero calmo quando erano tutte ragazzate
e meditavo d’uscite di scena dal teatrino,
ragazzate incluse

Ero calmo e la mia calma mi ha fatto uno e più regali
un filo per cucirmi la bocca
un taglierino per scucirmi dalla testa
ciò che non potevo pronunciare.

Un giorno fui più calmo del solito
ma un soprusò causò problemi tecnici:
applicai la mia capacità di problem solving
e scoprii rabbioso e potente
con tutta la mia forza di femminuccia
che una stoccata di compasso
nel collo del proprio aguzzino
val bene un’estate di tunnel carpale
passata a voler morire.

Ero calmo e la mia calma ha tentato di uccidermi
ho chiamato il centro assistenza e non l’hanno voluta.
Ho deciso di tenermela.

Ora il filo tesse idee e ponti
e la lama recide
dalla punta della mia lingua
dalla punta della mia penna.
Sono ancora calmo:
con calma miro e colpisco
meglio.

Denys

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La Parentesi di Elisabetta del 18/3/2020

LA RABBIA NON HA PIU’ RADICI?

[…] il legame che intercorre tra ideologia e ordine sociale, produzione e riproduzione risulta tutt’altro che stabile, consentendo la possibilità di rifiutare il consenso, romperlo e annullarlo, impedendo il respingimento o il riassorbimento della resistenza nel sistema […]Federica Paradiso, Le radici della rabbia, Red Star Press, Roma 2014

La città è blindata, la società è blindata, dobbiamo stare tutti/e a casa per paura del contagio da coronavirus. Gli appelli si susseguono, i decreti si rincorrono, uno più vincolante dell’altro, uno più autoritario dell’altro. Non possiamo uscire nemmeno a piedi se non per necessità dimostrabili, non possiamo dare la mano a nessuno e tanto meno abbracciare nessuno, non possiamo uscire dalle nostre case, dobbiamo mantenere la distanza di sicurezza di almeno di un metro da ogni altro essere umano, non possiamo neppure andare a trovare i nostri cari, non parliamo poi di spostarci fuori città o di circolare per il territorio. I messaggi arrivano tamburellanti attraverso i mezzi di comunicazione di massa. La sera poi non circola assolutamente nessuno solo le volanti della polizia o le pantere dei carabinieri o le macchine della municipale che fermano chi è sorpreso fuori casa e deve perciò giustificarsi pena una denuncia penale e una multa salata. Gli elicotteri ronzano sulle nostre teste. Ma siamo per caso in guerra? C’è il coprifuoco? Cosa giustifica provvedimenti tanto forti di controllo militare?

Un virus, il coronavirus per l’appunto che, dati del 18 marzo 2020 alle ore 18 pubblicati sul portale governativo, ha provocato finora in tutta Italia 28.710 casi di positività accertati, di cui 14.363 ricoverati e di questi 2257 in terapia intensiva, 2978 decessi e 4025 guariti. L’epicentro è in Lombardia e in particolare a Bergamo. La stragrande maggioranza delle morti riguarda pazienti in età molto avanzata e/o con altre patologie in atto, con le eccezioni che ci sono sempre.

Prima di andare avanti vi pongo una domanda a bruciapelo. Ma a questo Stato è mai importato niente delle persone anziane? E’ chiaro che no, perché altrimenti in tutti questi anni avrebbe fatto ben altre politiche sociali e sanitarie.La maggior parte delle pensioni sono bassissime, quelle sociali sono da fame, molti/e non riescono ad arrivare alla quarta settimana e spesso chiedono l’elemosina o vanno a mangiare alla Caritas, molti la pensione non l’hanno affatto anche se hanno lavorato perché se non si raggiungono venti anni di contributi lavorativi questi vanno persi del tutto, non parliamo poi dei lavoratori immigrati a cui i contributi versati non torneranno mai indietro perché pochi, saltuari, insufficienti e, quindi, incamerati tout court dallo Stato, l’assistenza alle persone anziane  è un grosso problema di costi e di tempo, la guerra che viene fatta ai permessi familiari con la Legge 104 è solo un piccolo esempio, l’assistenza sanitaria è troppo dispendiosa… la guerra ai pensionati e alle pensioni è stato uno dei leitmotiv delle campagne politiche di questi anni che hanno fatto delle persone anziane un bersaglio sociale etichettandoli praticamente come mangiapane a tradimento. La pensione andrebbe invece data a tutti/e indistintamente e dignitosa! Allora perché tutto questo interesse peloso adesso?

E un’altra domanda mi sorge spontanea. Ma la civilissima Lombardia non è in grado di avere nei suoi ospedali in terapia intensiva 2257 persone con relativo supporto medico e sanitario?

Se è così, perché in effetti è così visti gli appelli drammatici che stanno arrivando, vuol dire che bisogna fare come minimo alcune riflessioni. Continua a leggere

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