Consuntivo dell’Anno Politico Agosto 2018/ Luglio 2019-prima parte

Consuntivo dell’anno politico della Coordinamenta femminista e lesbica- Agosto 2018 / Luglio 2019

Prima parte: agosto 2018-marzo 2019

-27 agosto 2018-MATERIALI “E questo è quanto”/Silvia  De Bernardinis

 […]Il conflitto, che è alla base dei processi storici, è progressivamente scomparso dalla narrazione storica, sostituito, in una prospettiva che si può definire di giudiziarizzazione, dalla narrazione di memorie che riproducono e riducono la storia ad un permanente scontro tra carnefici e vittime, tra bene e male, dove – è  sottinteso – il bene e le vittime coincidono con i valori che si impongono come dominanti, e che lo sono proprio perché risultato di rapporti di forza politici e sociali determinati dall’esito di conflitti. Il terreno di ricerca scelto da Ovidi, privilegiando in questo caso la memoria, una memoria contrapposta, di classe e militante, è uno dei migliori punti di osservazione per portare in luce l’uso politico del passato nella costruzione del presente e di scrittura della storia compiuta su questo terreno, per metterne a nudo il feticcio della presunta neutralità.[…]

-28 agosto 2018 – MATERIALI /Opuscolo sulla RWM “Nessuno scrupolo” https://nobordersard.wordpress.com/

[…]L’antimilitarismo non è solo uno dei modi più sinceri e diretti per esprimere solidarietà con chi viene massacrato in Paesi lontani. Lottare contro il comparto bellico-industriale è lottare contro i nostri stessi nemici, contro chi ci sfrutta, chi ci controlla e tenta di decidere delle nostre vite, chi distrugge il territorio in cui viviamo, chi cerca di creare un mondo a misura dei ricchi e dei potenti. Non stiamo parlando solo di remote organizzazioni internazionali, ma di aziende, basi militari, università, reti, muri, mezzi, persone con cui spesso condividiamo lo stesso territorio[…].

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L’ultimo saluto a Salvo

https://www.facebook.com/Baruda di Valentina Perniciaro

“Il saluto a Salvatore Ricciardi è terminato con 16 automezzi di polizia e carabinieri, tra cui 7 blindati, due elicotteri che volteggiavano su via dei Volsci, 30 identificati e il quartiere alle finestre. Una signora con le buste della spesa in mano indignata per il dispiegamento di forze di polizia se n’è andata esclamando: “manco le Brigate rosse”.
Salvo ti fai riconoscere sempre!”

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Barbara Balzerani per Salvatore Ricciardi

“Un mese col fiato sospeso a tenerti per mano da lontano in questo tempo di rimandi. Come dimenticarti? Come ricordarti? Era piacevole immaginarti in corteo con la tua figlietta: “Papà, perché strillate che le galere debbono saltare in aria e poi non succede?”. E tu che pensavi che se non avessi saputo cosa andavi facendo ti saresti sentito un verme. Ce lo raccontavi mentre ci rifilavi i tuoi intrugli alcolici e Prospero borbottava: “Ma come si fa a rovinare un ottimo rum con una pessima coca cola?” E tu che sorridevi sornione. Ciao Salvo”

https://www.facebook.com/barbara.balzerani

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Basterebbe non distogliere lo sguardo

Basterebbe non distogliere lo sguardo

 di Barbara Balzerani

<https://www.deriveapprodi.com/2020/03/basterebbe-non-distogliere-lo-sguardo/>

Tu dici che è sempre andata così. Che periodicamente la natura scatena forze incontrollabili. Ma non è tutto sempre uguale. Mai come in questo ultimo scorcio di tempo un manipolo di potenti, solo in quanto esistono, indirizzano le sorti di tutti. Nelle strade di Roma passeggiano i cinghiali. Sui nostri cassonetti della spazzatura fanno le gare di volo radente i gabbiani. I topi e i lupi ci contendono risorse e spazi di prossimità. Non sono attrazioni per i turisti. Sono i reparti avanzati dei nuovi virus che la febbre del pianeta sta risvegliando. È un segnale di quanto sia malmesso il nostro e il loro ambiente di vita, quanto compromesse siano le difese immunitarie di ognuno. E che a noi occidentali non evochino il terrore ancestrale di serpenti o pipistrelli non elimina il fatto che sia la convivenza anomala tra umani e altre specie che causa le ripetute epidemie. I nostri sconfinamenti produttivi. La bestiola appesa al soffitto di una grotta buia non potrebbe nuocere se certe attività umane non avessero fatto da volano. Tutte legate alla logica capitalistica di distruzione delle condizioni di vita degli ecosistemi. Questa, all’ennesima emergenza, ordinerà le file per mandare in circolo l’ultimo vaccino, fino a esaurimento scorte. E poi da capo. Ancora ci dovrebbero parlare i ciechi di Brughel, anche se, dall’ultima rivoluzione fallita, sembra che sia diventato impossibile anche il solo pensare di liberarci dal virus produttivistico che prospera sul nostro sistema di vita. Eppure la mitizzazione del progresso scientista e tecnologico ha dato ampia dimostrazione non solo della sua nocività ma anche dell’oscuramento della conoscenza non legata ai bilanci di impresa.
Il gigante scintillante della produzione e del mercato mondiale poggia su un mondo di sfruttamento, miseria e devastazioni che ne garantisce il funzionamento. Trovare i modi per smettere di sorreggerlo e vederlo crollare da tempo non è più opera della presa di un palazzo d’inverno. Forse occorrerà sgretolarlo in più punti, danneggiarlo per eroderne le fondamenta. Riconquistare la conoscenza del suo funzionamento in un sistematico sabotaggio, sottraendola dalle mani degli esperti a libro paga. Per quanto possa essere difficile qualcosa si può fare subito. Smettere di assecondare chi parla di catastrofe imminente e sparge motivi di speranza che siano i responsabili del disastro a mettere riparo. Chi più drammatizza la condizione del pianeta e più trova modi per una riparazione del danno che è conservazione dell’esistente.
Se tu ci fossi ancora sapresti svelare l’inganno malcelato dietro le innovazioni industriali che dovrebbero ripulire l’aria dai gas venefici. Per esempio potresti spiegare come funziona un motore e di che si alimentano le tanto magnificate macchine elettriche, ultima trovata dell’affarismo verde. Come se sotto il cavolo delle fiabe si trovassero belle e pronte le batterie che tutto hanno meno che la qualità di non inquinare. Col tuo aiuto potremmo capire quanta energia ci vuole per produrle, di che si alimentano, quante ne servono. Impareremmo che la materia prima non è il vegetale magico. Che, anche se la favola ha come protagonisti dei bambini, questi non passano le loro giornate a vivere avventure ma a estrarre cobalto per pochi spiccioli. Che ne muoiono tanti. Che sono bambini africani di pochi anni d’età. Che le batterie esauste, insieme ai telefoni e gli altri congegni elettronici, torneranno nei loro paesi come rifiuti speciali di impossibile smaltimento. Che alle guerre per il petrolio si sommeranno quelle per il nuovo oro striato di grigio. Che sono già cominciate.
Volti non così difficili da vedere nelle nostre giornate blindate dall’indifferenza. Basterebbe non distogliere lo sguardo.
Non ti stupire. In modi diversi nel mondo stiamo morendo sull’altare imbandito del dio consumo. Non avresti mai potuto crederlo nei tuoi anni di lotta per l’indispensabile. Adesso che la furia della produzione capitalistica ha diradato tante nebbie, possiamo vedere con un po’ più di chiarezza quanto gli stati con i loro confini, le proprietà della terra con le loro recinzioni, la produzione con lo sfruttamento del lavoro e dei territori, le biotecnologie hanno messo in forse alla vita di continuare. Forse è tempo di celebrare il fallimento di questa macchina di morte che nessuna versione ecologica può riesumare. Di incepparne il funzionamento. Anche senza tutte le rifiniture di programma, è questo il tempo. Per gli irregolari, gli illegali, gli scarti, gli indios, i comunardi. L’impasto che ci mette all’altezza di un’altra storia, interamente umana.

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Voci da una società in cortocircuito/da Milano

Riceviamo da una compagna di Milano

<Un virus ha interrotto il regolare trantran e messo in crisi le certezze quotidiane:Da un giorno all’altro le città si bloccano e non si può più muoversi e incontrarsi liberamente. Tilt nasce per raccontare i cambiamenti e le contraddizioni che questa emergenza fa venire a galla.>

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6 aprile/9 giugno esercitazioni militari in Sardegna

In Sardegna, un territorio considerato da tempo immemore colonia interna, è ancora più evidente l’arroganza del sistema di potere che impone alla popolazione restrizioni e controlli serrati per il coronavirus e allo stesso tempo sbarca sul territorio con uomini e mezzi per esercitazioni militari. 

<Dal 6 aprile al 9 giugno 2020, da lunedì a giovedì dalle 09.00 alle 21.00 e venerdì dalle 09.00 alle 16.00 locali, per intense attività aeree militari sulla Sardegna è predisposta l’attivazione dei seguenti corridoi ad hoc tra le aree R601 e R54:

  • “TC Perda low” da 5000 piedi AMSL a FL70;
  • “TC Perda med” da FL140 a FL160;
  • “TC Perda high” da FL230 a FL250.

La reale attivazione dei corridoi avverrà su base tattica in coordinamento tra i relativi enti ATS. Le attività non sono programmate per festività nei giorni 13 aprile, 1 maggio e 2 giugno.>

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Sei un untore…

SEI UN UNTORE PERCHE’ FAI SEI EURO DI SPESA

di Noemi Fuscà

La notizia di qualche giorno fa a Palermo conferma un meccanismo che era già stato innescato. Una guerra tra persone mentre i veri responsabili nemmeno sono nominati. https://video.repubblica.it/edizione/palermo/coronavirus-palermo-lo-sfogo-del-lavoratore-del-supermercato-non-venite-tutti-i-giorni/357299/357859?ref=RHPPTP-BS-I252667351-C12-P5-S3.4-T1

Per chi non avesse letto, la notizia è questa: un lavoratore di un supermercato ha puntato il dito su chi esce per fare spese di soli 6 euro come se ci fosse un limite agli acquisti. Per l’ennesima volta ci rendiamo conto dell’importanza di definire la differenza tra senso comune e buon senso. Invece di dare la colpa ad un sistema che opprime, sfrutta e impoverisce, ovviamente la gente è spinta a prendersela con il primo che capita a tiro. Le buone ragioni sono sempre, poi, di tutela categoriale. Quindi secondo questo signore la sua categoria di lavoratori è in balìa e viene messa a rischio dalle persone che, pur rispettando tra l’altro le regole imposte, escono per la spesa ogni giorno. Non neghiamo il problema del contagio e la questione sanitaria, ma io in questo atteggiamento ci vedo molto di più asservimento, ubbidienza, paura dell’ignoto, della malattia e meccanismo ormai incamerato di scaricare tutto ciò sulle persone che capitano a tiro. Ragionare con la propria testa non inficia l’esistenza del virus né mette in pericolo la vita degli altri/e e dobbiamo ricordarcelo sempre perché è proprio questo che si vuole impedire, prima della così detta emergenza e ora nell’emergenza, cioè ragionamento e analisi politica. Io capisco la paura di quell’uomo, ma non la condivido. Se il problema esiste, esiste al di là della spesuccia giornaliera. I decreti che si susseguono chiudono una parte della gente in casa, ma lasciano aperte le fabbriche, la grande distribuzione…in pratica una grande parte della popolazione lavora, è costretta a viaggiare, a spostarsi, hanno abolito tanti collegamenti e i pendolari devono ammassarsi sui treni locali pochi e a orari precisi, devono svegliarsi all’alba…Allora, che cosa stanno combinando con questi decreti?

Alla fin fine è sempre colpa nostra. Se c’è inquinamento è colpa tua che non fai la differenziata, chi la sbaglia viene multata/o, ma chi usa mezzi di produzione che inquinano e uccidono non viene quasi mai nominato. Anzi, peggio, se parli troppo di nocività sei contro il progresso. Eppure non è contro questo sistema di povertà, sfruttamento e inquinamento che dovremmo scagliare la rabbia? (ah, no, la rabbia non è “civile”, è incontrollabile, ingestibile, non si confà ad un sistema preciso, ordinato e soprattutto democratico) La rabbia sappiatelo se ci sono i virus fa male! Potrebbe stimolare una reazione e in tempi di pandemia è troppo pericolosa!!

Un’altra domanda che mi pongo: è giusto comprare qualcosa online, oppure farsi portare a casa una pizza? molti piccoli esercizi sono aperti solo per sopravvivere e chiedono di ordinare. Ma allo stesso tempo posso ordinare quello che mi pare per esempio i colori per i bambini che muoiono per mancanza di immaginazione? No, perché mi devo porre il problema del runner, giusto? Mi devo domandare come fossi la sibilla cumana se il mio acquisto rispetta le regole di bontà di Madre Teresa di Calcutta dell’attivismo? Boicottiamo? Ma loro scioperano? Non possono perché come fanno se no a campare? Siamo alle solite quindi, un cane che si morde la coda mentre il neoliberismo fa passi da gigante e progetta il nostro quasi sterminio. E’ il senso di colpa, che abbiamo ormai quasi per tutto. Io appoggio i boicottaggi politici, ma in che modo possono avere valore? Di fatto sono testimonianze individuali e raramente hanno un valore collettivo. Il BDS per esempio non mi sembra che abbia spostato l’asse politico, ma semplicemente ha reso noi meno in colpa e l’occupazione israeliana è diventata motivo di washing mainstream A noi bastano queste modalità? A me no.

E, infine, una domanda semplice, semplice. Vogliamo veramente smascherare il “senso comune” e dotarci di buon senso?

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COVID-19 E STATO TOTALE

Un interessante contributo che ci hanno mandato dalla Sicilia

COVID-19 E STATO TOTALE

[…] Ci sembra di fondamentale importanza dare alcune indicazioni circa la costruzione del nostro sguardo: il punto di vista che informa lo scritto è situato a sud, in Sicilia, e comprende alcune considerazioni sul contesto sociale ed economico che pensiamo essere premessa dell’evolversi del processo di reazione a questo “stato d’eccezione” (in che direzione dipenderà anche da noi). Lo scenario è, quindi, per ragioni d’ordine materiale anzitutto, altro rispetto a quello osservabile in nord Italia. Inoltre, a dispetto di misure fortemente restrittive, non siamo coinvolti, qui, dalla quantità di contagi e di morti cui si assiste in nord Italia -più precisamente, c’è ad oggi, un solo caso accertato di COVID-19 nel territorio che abitiamo; cambiano quindi le domande da porci e le risposte da cercare. Se a nord, soprattutto nelle aree più colpite, è il rischio del contagio il maggiore deterrente a rifiutare misure che in assenza di “pandemia” non avremmo difficoltà alcuna a definire inaccettabili, qui, è, di pari passo a quello, il controllo di polizia (più o meno reale).

da leggere qui

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Per Helin Bolek

Per Helin Bolek del Grup Yorum uccisa dallo Stato turco, morta dopo 288 giorni di sciopero della fame. Con tutto il nostro affetto, la nostra rabbia e il nostro dolore.

https://youtu.be/zRVPaXyw_5E?list=RDhM9ueSJcKH0

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La psichiatria ai tempi del Covid-19

LA PSICHIATRIA AI TEMPI DEL COVID 19



https://radioblackout.org/2020/04/58821/

Il Collettivo Antipsichiatrico Artaud di Pisa cerca di dare una continuità al proprio lavoro di ascolto attraverso uno sportello telematico, telefonico o virtuale. Non solo per chi già seguiva un percorso di terapia, ma anche a tutti/e coloro che vivono la quarantena in isolamento o con condizioni familiari difficili.
Oggi i CIM (centri di igiene mentale) si limitano alla distribuzione di psicofarmaci, mentre tutti i servizi d’ascolto e di assistenza sono sospesi. Mentre sulle residenze psichiatriche è calato un silenzio totale, non si sa qual’è la reale condizione dei detenuti, se vengono applicate o meno le misure di sicurezza e, soprattutto, se c’è una possibilità di farli uscire.

Questa auto-detenzione forzata ha forti ripercussioni sulla stabilità mentale delle persone e in tanti/e si affidano agli psicofarmaci (soprattutto antiansiolitici e antidepressivi) per sostenere questa situazione. Al contempo aumentano i casi di TSO, dunque di somministrazione forzata di psicofarmaci, anche in chiave repressiva come s’è palesato a Salerno, dove ad un pestaggio da parte delle forze armate è conseguito il Trattamento Obbligatorio per il fermato. L’uso di psicofarmaci crea una forte dipendenza, le prospettive della “cura” all’epidemia potrebbero essere più nefaste della malattia stessa. Gli psicofarmaci oltre ad essere un business delle case farmaceutiche sono un vero e proprio strumento di controllo. Questo paradigma si amplifica nei luoghi di reclusione, dove l’isolamento forzato e la volontà repressiva delle guardie, favorisce l’uso dei medicinali pschiatrici come strumento di sopportazione e contenimento.

In questo momento è negata la radice umana della vita: sono preclusi il tempo, lo spazio e le relazioni sociali, mentre siamo bombardati da informazioni terroristiche imperniate da un linguaggio bellico e costretti nello svago, nell’intrattenimento e nel lavoro a relazionarci unicamente con degli schermi che, oltre ad essere causa di svariati disturbi, celano anche un sofisticato controllo.
Spesso le leggi d’emergenza diventano norma, il pericolo è vedere prorogate le limitazioni alla libertà. Probabilmente i primi luoghi a ripartire saranno i luoghi di lavoro, specialmente le fabbriche, per cui le prime forme di relazioni saranno mediate dal rapporto lavorativo e dai ritmi e le gerarchie insite in queste. Oltretutto questa quarantena ha creato sfiducia e sospetto verso il proprio vicino, recidendo ancor di più i legami sociali già logorati dall’isolamento.

Le opportunità dobbiamo costruircele a partire dall’ascolto, dal creare relazioni e percorsi di solidarietà, solo in questo modo potremo combattere l’isolamento a cui ci voglio confinare e i disturbi che da esso derivano
Ne parliamo con il Collettivo Antipsichiatrico Antonin Artaud, in seguito riportiamo anche il link della campagna d’ascolto.
https://artaudpisa.noblogs.org/post/2020/03/29/raccontaci-la-tua-esperienza-di-questi-giorni/

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#RICORDAIRESPONSABILI

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Notizie dal CPR di Ponte Galeria

Le donne recluse nel CPR di Ponte Galeria sono state in questi giorni in sciopero della fame che poi è stato interrotto. Qui   potete ascoltare una corrispondenza di oggi da Radio Black.  https://hurriya.noblogs.org

Qui sotto le notizie circa lo sciopero della fame da 

https://brucerabrucera.noblogs.org/post/2020/03/28/

Nel CPR di Ponte Galeria sono rinchiuse meno di cento persone. Circa venti le ragazze.

A due donne marocchine è stato convalidato il trattenimento, mentre altre due sono state liberate dal Tribunale di Roma in base all’emergenza sanitaria. Dal 25 marzo quattro ragazze hanno iniziato uno sciopero della fame e della sete. Tra di loro anche la ragazza che qualche giorno fa aveva bevuto candeggina per protesta ed era stata trasportata in ospedale. Le ragazze chiedono di uscire perché non si sentono sicure all’interno e sono stanche di vivere in quelle condizioni. Al momento le ragazze dicono di sentirsi bene. Il direttore e le/gli operatrici/tori sono stati informati dello sciopero e delle motivazioni ma non stanno facendo nulla. Il medico interno le tiene sotto controllo misurando giornalmente peso e pressione. Gli avvocati hanno problemi nella richiesta dei documenti con gli uffici chiusi per l’emergenza, mentre ad alcune ragazze la detenzione viene prorogata di mese in mese. La situazione è critica anche per le comunicazioni con l’esterno. Una madre reclusa da quattro mesi non riesce ad avere notizie dei figli, minorenni, rinchiusi in comunità. Da qualche giorno non risultano nuove entrate nel CPR.

LIBERTÀ PER TUTTX   FUOCO ALLE GALERE

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BATTITURA OGGI ALLE 18,00!!!!

LE STESSE MALEDETTE SBARRE: INVITO A UNA SERA DI BATTITURA
MERCOLEDÌ 1 APRILE – ORE 18:00

È oramai palese che le istituzioni italiane non hanno intenzione di
salvaguardare la salute delle persone ristrette nelle oltre 200 carceri
del territorio nazionale.

Lo Stato le vorrebbe rassegnate, a testa china, di fronte ai
provvedimenti – totalmente insufficienti – presi dal Ministero della
Giustizia per limitare il contagio del virus all’interno. Invece no, la
giusta rabbia dei detenuti esplode per ricordare a lor signori, e alle
guardie (capaci solo di rispondere con la solita, vigliacca, violenza),
che qualsiasi pena non contempla ancora la condanna a morte.

Una strana coincidenza storica costringe le popolazioni di interi
continenti ad assaggiare un minimo di quella condizione che i nostri
cari vivono normalmente, tutti i giorni, per legge: lo stare CHIUSI. La
riduzione della nostra libertà non è certo paragonabile con la loro, ma
qualche sensazione la comincia a percepire anche chi con questo mondo di
sbarre e cemento non ha alcuna confidenza…

Allora COSA FARE? La proposta è questa: appendiamo striscioni in
solidarietà con i detenuti e le detenute sui nostri balconi e rompiamo
questo silenzio assordante. Tra i vari modi di far sentire la propria
voce, uno dei più simbolici è la BATTITURA.

In alcune carceri è già in corso. Perché non farla anche fuori?

ORGANIZZIAMO UNA BATTITURA RUMOROSA per amplificare quella dei nostri
cari. Per dare voce all’urgente richiesta dei prigionieri: SVUOTARE LE
GALERE SUBITO.

Esattamente come loro. Con pentole e pentolini sulle grate delle
finestre, o dai balconi. Altro che inno d’Italia!! Perché, in fondo non
stiamo tutti un po’ carcerati anche noi?

Ecco…la BATTITURA è un modo PACIFICO ma determinato per protestare.

Il carcerato la fa quando ha qualcosa da dire a chi non vuole sentire.
La fa quando un compagno di cella, o della cella a fianco, sta male e le
guardie non vogliono arrivare. La fa per fare sentire dentro e fuori,
per le strade, alla gente di passaggio o comoda a casa che lui esiste. E
che non si può fare finta di niente.

Allora uniamoci a quel coro che viene da dentro, così con gli stessi
modi e la cosa ideale sarebbe che tale manifestazione avvenisse
simultaneamente, CONTEMPORANEAMENTE, dentro quanto fuori!

Dentro comunichiamo il più possibile l’iniziativa ai nostri cari.

Fuori facciamo in modo che si sappia in ogni città il motivo di questa
iniziativa.

È il momento che sentano che dietro ogni prigioniero/a c’è una famiglia,
una strada, un quartiere, migliaia di voci e pentole che sbattono sulle
stesse maledette sbarre!

VOGLIAMO TUTTE E TUTTI SALVI! VOGLIAMO TUTTE E TUTTI A CASA!

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28 marzo 1980/Via Fracchia

La voce di Marcella Vitiello e le parole di Barbara Balzerani ci raccontano la strage di via Fracchia a Genova del 28 marzo 1980 in cui furono uccisi a sangue freddo dai carabinieri  una compagna e tre compagni delle BR.  E’ la storia e la nostra memoria. 

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Nicoletta esce dal carcere per gli arresti domiciliari!

Nicoletta ai domiciliari!

Nicoletta esce dal carcere per gli arresti domiciliari!

 

Nicoletta è uscita poco fa dal carcere delle Vallette per andare a scontare l’ingiusta pena ai domiciliari per le misure introdotte con l’emergenza Corona Virus.
Le sono stati concessi i domiciliari con il massimo delle restrizioni possibili, compreso l’ingiusto divieto di comunicare!
Nicoletta ci fa sapere tramite suo marito che la situazione dentro è pesantissima, e invece che scarcerare, al contrario continuano a tradurre in carcere persone, anche con la febbre.
E’ dimagrita molto perché mangiare in carcere è difficile per tutte, ma è orgogliosa delle sue compagne di detenzione che si sono sostenute a vicenda in questo periodo e uscire da sola le crea rabbia.
Rabbia per persone a cui hanno concesso le videochiamate al posto dei colloqui, ma è un diritto mai esercitato dalle tante che non hanno parenti con uno smartphone o anziani non capaci di utilizzare la tecnologia.
Il carcere è un luogo dove la normalità non esiste per chi fa la guardia, anzi l’arroganza è l’unica vera normalità.
L’indulto e l’Amnistia sono assolutamente necessarie!

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