Sei un untore…

SEI UN UNTORE PERCHE’ FAI SEI EURO DI SPESA

di Noemi Fuscà

La notizia di qualche giorno fa a Palermo conferma un meccanismo che era già stato innescato. Una guerra tra persone mentre i veri responsabili nemmeno sono nominati. https://video.repubblica.it/edizione/palermo/coronavirus-palermo-lo-sfogo-del-lavoratore-del-supermercato-non-venite-tutti-i-giorni/357299/357859?ref=RHPPTP-BS-I252667351-C12-P5-S3.4-T1

Per chi non avesse letto, la notizia è questa: un lavoratore di un supermercato ha puntato il dito su chi esce per fare spese di soli 6 euro come se ci fosse un limite agli acquisti. Per l’ennesima volta ci rendiamo conto dell’importanza di definire la differenza tra senso comune e buon senso. Invece di dare la colpa ad un sistema che opprime, sfrutta e impoverisce, ovviamente la gente è spinta a prendersela con il primo che capita a tiro. Le buone ragioni sono sempre, poi, di tutela categoriale. Quindi secondo questo signore la sua categoria di lavoratori è in balìa e viene messa a rischio dalle persone che, pur rispettando tra l’altro le regole imposte, escono per la spesa ogni giorno. Non neghiamo il problema del contagio e la questione sanitaria, ma io in questo atteggiamento ci vedo molto di più asservimento, ubbidienza, paura dell’ignoto, della malattia e meccanismo ormai incamerato di scaricare tutto ciò sulle persone che capitano a tiro. Ragionare con la propria testa non inficia l’esistenza del virus né mette in pericolo la vita degli altri/e e dobbiamo ricordarcelo sempre perché è proprio questo che si vuole impedire, prima della così detta emergenza e ora nell’emergenza, cioè ragionamento e analisi politica. Io capisco la paura di quell’uomo, ma non la condivido. Se il problema esiste, esiste al di là della spesuccia giornaliera. I decreti che si susseguono chiudono una parte della gente in casa, ma lasciano aperte le fabbriche, la grande distribuzione…in pratica una grande parte della popolazione lavora, è costretta a viaggiare, a spostarsi, hanno abolito tanti collegamenti e i pendolari devono ammassarsi sui treni locali pochi e a orari precisi, devono svegliarsi all’alba…Allora, che cosa stanno combinando con questi decreti?

Alla fin fine è sempre colpa nostra. Se c’è inquinamento è colpa tua che non fai la differenziata, chi la sbaglia viene multata/o, ma chi usa mezzi di produzione che inquinano e uccidono non viene quasi mai nominato. Anzi, peggio, se parli troppo di nocività sei contro il progresso. Eppure non è contro questo sistema di povertà, sfruttamento e inquinamento che dovremmo scagliare la rabbia? (ah, no, la rabbia non è “civile”, è incontrollabile, ingestibile, non si confà ad un sistema preciso, ordinato e soprattutto democratico) La rabbia sappiatelo se ci sono i virus fa male! Potrebbe stimolare una reazione e in tempi di pandemia è troppo pericolosa!!

Un’altra domanda che mi pongo: è giusto comprare qualcosa online, oppure farsi portare a casa una pizza? molti piccoli esercizi sono aperti solo per sopravvivere e chiedono di ordinare. Ma allo stesso tempo posso ordinare quello che mi pare per esempio i colori per i bambini che muoiono per mancanza di immaginazione? No, perché mi devo porre il problema del runner, giusto? Mi devo domandare come fossi la sibilla cumana se il mio acquisto rispetta le regole di bontà di Madre Teresa di Calcutta dell’attivismo? Boicottiamo? Ma loro scioperano? Non possono perché come fanno se no a campare? Siamo alle solite quindi, un cane che si morde la coda mentre il neoliberismo fa passi da gigante e progetta il nostro quasi sterminio. E’ il senso di colpa, che abbiamo ormai quasi per tutto. Io appoggio i boicottaggi politici, ma in che modo possono avere valore? Di fatto sono testimonianze individuali e raramente hanno un valore collettivo. Il BDS per esempio non mi sembra che abbia spostato l’asse politico, ma semplicemente ha reso noi meno in colpa e l’occupazione israeliana è diventata motivo di washing mainstream A noi bastano queste modalità? A me no.

E, infine, una domanda semplice, semplice. Vogliamo veramente smascherare il “senso comune” e dotarci di buon senso?

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