2020?

Vi proponiamo la rilettura di alcuni stralci di uno scritto del novembre 2019, appena prima che si scatenasse la così detta pandemia e la ristrutturazione sociale in atto, perché è necessario assolutamente riprendere l’iniziativa politica.

[…] Il neoliberismo in questi anni ha lavorato con pervicacia, sistematicità, coerenza e chiarezza ideologica su fini, obiettivi e strumenti. L’iper borghesia ha vinto. Le borghesie nazionali sono alla frutta, oscillano tra sacche di resistenza e asservimento al vincitore consce di aver perso definitivamente il loro ruolo.[…] Ma il neoliberismo è anche molto esplicito, ci ha detto tutto e ci dice tutto e soltanto chi non ha voluto sentire e non vuol sentire, può far finta di non capire quello che sta succedendo.[…] Quindi il capitalismo, poste le basi di questa grande trasformazione del sociale in senso completamente disumano, si è attrezzato e organizzato per contrastare le reazioni di una massa che non ha più niente da perdere e che si muove su un territorio dove le armi e i sistemi di controllo tradizionali potrebbero risultare poco efficaci. […] Sempre più il fronte esterno e il fronte interno vengono affrontati e gestiti nello stesso modo, le aree e i territori occidentali vengono trattati come colonie interne.  Collaborazionismo e delazione, il vicino che spia il vicino. L’intento del capitale è di costituire un tessuto di connivenze in un territorio che sente come estraneo e pericoloso e così dovrebbe essere.

E così si deve manipolare il sociale per poterlo controllare.

Il 2020 sarà un anno di snodo. Non lo diciamo noi, lo ha detto esplicitamente il rapporto Nato, manuale organizzativo dell’iper borghesia che non è stata dal 2003 ad oggi con le mani in mano ma ha compiuto dei passi, uno dopo l’altro, che ci hanno condotto fino a qui:

-monitorare ogni angolo dei territori cittadini con migliaia di telecamere in modo che ogni gesto possa venire filmato, riprodotto, rivisto e analizzato all’infinito ,controllare,  e archiviare tutte le telefonate per usarle poi quando verrà ritenuto opportuno, le intercettazioni ambientali sono modalità corrente, lo studio dei nostri movimenti e comportamenti altrettanto. Ma quanta sinistra di classe si è fatta carico di oscurare le telecamere, di inorridire di fronte alle intercettazioni e all’uso che ne viene fatto?

-dividere la città in ghetti da cui si esce e si entra con difficoltà, a orari stabiliti, a piedi, allontanare il più possibile i cittadini dai luoghi del potere. Ma quanta sinistra di classe si è fatta carico di opporsi alle ZTL, ai parcheggi a pagamento, ai divieti di bere, circolare, sostare?

-riempire le città di camionette con relativi soldati (e soldate) armati fino ai denti in mezzo alla gente che passeggia e fa shopping perché si deve abituare alla presenza dei militari che la controllano continuamente, anzi deve essere attiva e partecipe, magari fare le foto ai militari con i bambini in braccio. Ma quanta sinistra di classe si è assunta il compito di fare della propaganda contro i militari nelle strade? Di volantinare tra la gente e di chiedere come si possa tollerare di passeggiare tra i mitra?

-digitalizzare i documenti, carte di identità, patenti, cartellini lavorativi…in modo che siano verificabili in ogni dove e predisposti per incasellare dati di ogni tipo per cui sfuggire ai controlli sarà sempre più difficile. Impronte digitali, scannerizzazione dei volti, monitoraggio della folla, agli stadi, alle manifestazioni, controllo dei dati biometrici anche al lavoro…ma quanta sinistra di classe ha fatto propaganda contro il rilascio delle impronte digitali per i documenti? O contro i cartellini sul posto di lavoro? O contro il prelievo coatto del DNA?

-imposte pesantissime, gabelle asfissianti, sanzioni amministrative, multe, persecuzione tributaria che condizionano pesantemente la vita di tutti e di tutte che fagocitano i cervelli continuamente stressati da preoccupazioni, pagamenti e debiti…Ma quanta sinistra di classe ha capito che le tassazioni, le gabelle e le imposte sono uno strumento del potere e non hanno niente a che fare con lo stato sociale? O la sinistra di classe ha perso totalmente la cognizione di quello che è lo Stato?

Ci siamo chiesti e chieste perché la stessa idea di sinistra sia sparita dall’immaginario collettivo?

La sinistra antagonista, a parte alcune e alcuni che hanno pagato e stanno pagando un prezzo molto alto e che continuano a lottare, non si è assolutamente resa conto di quali siano i nodi principali da affrontare per tentare di scardinare questa situazione. […] Il problema non è prendere lucciole per lanterne perché questo può succedere, tutte e tutti possiamo sbagliare, ma l’autocritica va fatta, va rivisitato tutto quello che è successo in questi anni perché altrimenti è lecito pensare che non si sia trattato di errori.

Sarebbe il caso che affrontassimo tutto questo a brutto muso perché il dramma vero e proprio deve ancora cominciare.

Qui potete leggere tutto l’articolo https://coordinamenta.noblogs.org/post/2019/11/06/la-parentesi-di-elisabetta-del-6-11-2019/

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Note urgenti contro la campagna militar-vaccinale

NOTE URGENTI CONTRO LA CAMPAGNA MILITAR-VACCINALE

da ilrovescio.info

L’attuale campagna “militar-vaccinale”, pur non arrivando come un fulmine a ciel sereno, è un evento senza precedenti. Il silenzio al riguardo di parte “antagonista” (e anche, con rare eccezioni, anarchica) ci sembra un inquietante segno dei tempi.

Di sicuro stiamo pagando la scarsa attenzione – quando non addirittura l’appoggio – con cui in ambiti “di movimento” era stata affrontata l’introduzione delle vaccinazioni obbligatorie da parte del governo italiano per conto della Glaxo. Non solo rispetto alla medicalizzazione forzata che ha fatto all’epoca un importante balzo in avanti (e che ha preparato il contesto per l’attuale crociata medico-politico-mediatica contro chiunque esprima un parere anche solo blandamente dubbioso sui vaccini anti-Covid); ma proprio per l’accettazione del discorso dominante sul rapporto tra corpo, difese immunitarie e virus, che ha favorito le metafore apertamente belliche alla base dell’attuale gestione politico-sanitaria. Queste assenze e queste debolezze hanno contribuito a lasciar spazio alle più svariate tesi cospirazioniste su cui prolifera l’estrema destra. Ma l’attuale campagna di vaccinazioni non andrebbe contrastata solo per non lasciar spazio a (per mera reazione non si va mai lontano), bensì per la gravità delle sue conseguenze, dalle quale sarà molto difficile tornare indietro.

In questa campagna convergono gli enormi interessi dell’industria farmaceutica (pezzo importante della speculazione finanziaria e di tutto il “sistema del debito”, quindi dell’attacco alle condizioni di vita e di lavoro di miliardi di sfruttati) e la potenza propagandistica degli Stati. Assieme al vaccino si stanno inoculando dosi da cavallo di retorica nazionalista (“siamo il primo Paese in Europa per vaccinazioni eseguite”… un “primato” che vorrebbe cancellarne un altro, decisamente meno entusiasmante: “siamo il Paese con il maggior numero di morti per Covid”) e patriottica (“i sacrifici di tutta la comunità non possono essere vanificati dagli egoisti, dagli irresponsabili”, dai… disertori nell’ora del pericolo). La sostituzione del personale sanitario da parte dei militari per eseguire i tamponi – decisa, non a caso, in ambito NATO (1) – è diventata ora monopolio del Ministero della Difesa nella gestione della logistica per le vaccinazioni. Senza contare che il vaccino anti-Covid prodotto in Israele è stato realizzato nello stesso istituto dove si ricercano e sperimentano armi chimico-biologiche (2). Sotto l’imperio della paura, passa qualsiasi cosa: chiusura di siti contrari ai vaccini, radiazione dei medici dissidenti, silenzio imposto ai dubbiosi (non solo minacciando una dolorosa “solitudine morale”, ma potendo licenziare grazie alle clausole inserite da tempo nei contratti di lavoro di una Sanità aziendalizzata). Il messaggio è chiaro: se non lo accettate di buon grado per “spirito di responsabilità”, ve lo faremo accettare per forza. Magari non con un obbligo diretto, ma con la coercizione indiretta: il governatore della Campania ha già predisposto un nuovo tesserino sanitario che permetterà ai soli vaccinati di avere accesso a certi luoghi o servizi. Insomma, il sistema cinese del “credito sociale” si avvicina.

Benché siano, tutte queste, conseguenze materiali nient’affatto trascurabili, l’aspetto decisivo è un altro. Continua a leggere

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La Parentesi di Elisabetta del 6/01/2021

“Si tace a se stesse e a se stessi la verità.”

Il paradiso è promesso solo per quelle che si prestano a tenere nell’inferno la stragrande maggioranza delle altre.

<Quattro passi/Note sul femminismo nella fase neoliberista del capitale>

E’ avvenuto quello che preparavano da tempo. E’ avvenuto. Il potere ha avuto o creato o sfruttato, non importa, con la così detta pandemia, la possibilità di portare a compimento la trasformazione epocale della società che l’ideologia neoliberista aveva teorizzato e pianificato. Le modalità e le logiche utilizzate nei territori coloniali, nei territori da predare, oggi vengono utilizzate nell’occidente capitalista, nei territori metropolitani e non solo. La gestione delle popolazioni occidentali da parte della nuova aristocrazia borghese transnazionale, l’iperborghesia, per mano dei governi locali complici e servi, è di occupazione militare: metodi e modalità sono quelli applicati nelle colonie. Questo due volte: la prima come presa di possesso fisica del territorio da parte di unità militari/poliziesche che si muovono come truppe di occupazione e come tali vengono percepite e subite dalla popolazione, tanto che militari e uomini in divisa si permettono violenze, prevaricazioni con larga discrezionalità e come benefit del loro lavoro, la seconda perché come le popolazioni indigene e native, i cittadini/e occidentali vengono presentati come infantili, irresponsabili, incapaci di autogestione, bisognosi di una guida. Le cittadine/i vengono convinte che sono senza storia e senza memoria e viene propagandato che l’unica strada per loro percorribile è l’assoggettamento volontario. Se questo non avviene si usa la forza. Ottenuta la pacificazione del territorio, sarà dato spazio, come nelle colonie, a forme di paternalismo, promuovendo sul campo quelle associazioni e quei soggetti che, oggi, brillano per il silenzio, per i distinguo o per la delazione, pronte/i a gestire le briciole del banchetto e a occupare gli spazi che saranno loro assegnati, trasformandosi in ascari/e nei confronti delle loro concittadine/i.

E’ con questa pratica che rimuove la dimensione politica delle lotte dei popoli da predare e degli oppressi, anch’essi da predare, del mondo occidentale, non riconoscendo loro lo status di soggetti politici, negando agli uni la dimensione antimperialista e agli altri/e quella di lotta di classe e di genere, che la società delle multinazionali, attraverso il braccio esecutivo dei governi e quello armato di polizie ed esercito, si arroga il diritto di essere l’unica che dà patenti, esercita l’odio e la repressione di classe ed è in definitiva, l’unico soggetto politico. Continua a leggere

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MANI MENTI CUORI DA DIFFERENTI LATITUDINI

<Il carcere rispecchia la società che lo circonda, concetto sempre più vero; la corrispondenza tra dentro e fuori le mura delle carceri, tra il modo in cui vengono gestite le emergenze e quindi le persone, è sempre più tangibile.>

Riceviamo e diffondiamo, un bellissimo testo che ci riguarda tutt*/Sulla rivolta al carcere di Modena a marzo 2020 e non solo

Un messaggio non recepito

È questa la percezione che abbiamo riguardo a quello che successe neanche un anno fa nelle carceri italiane. La percezione che, da un lato, in tanti non abbiano compreso il significato di quei giorni: delle urla sprigionate dai petti delle persone recluse, del piombo sparato a Modena contro i detenuti in rivolta.
Dall’altro, che non sia stato compreso il significato del successivo coro dei media, secondo il quale i rivoltosi sarebbero stati pilotati da una regia esterna (anarchici o mafiosi) e le morti sarebbero avvenute per overdose, dopo l’assalto alle infermerie delle carceri.
A nostro parere è importante mettere a fuoco alcuni aspetti, perlopiù taciuti o messi in secondo piano a livello mediatico: per esempio, considerare in quante carceri (non solo in Italia, ma in tutto il mondo) si siano estese proteste e rivolte in corrispondenza dell’avvento della pandemia COVID-19 e quali decisioni siano state prese dalle autorità. Qui, a differenza che in altri luoghi del pianeta in cui sono stati rilasciati migliaia di detenuti, non c’è stata esitazione nell’uso del “pugno duro”, nella rappresaglia per le proteste, nell’incutere intenzionalmente terrore nelle persone recluse in modo trasversale. Decisioni prese dall’alto che hanno provocato una ferita che si farà sentire sulla pelle delle presenti e future persone incarcerate.
Altro fattore importante è considerare come il D.A.P., i dirigenti sanitari, i direttori e le varie figure interne al sistema penitenziario stiano palesando le stesse negligenze di tutti i burocrati di Stato che decidono sulle vite degli altri, dentro e fuori le galere.
Dopo le rivolte di marzo alcuni giornalisti hanno interpellato i dirigenti sanitari del carcere di Modena, chiedendo loro come venissero gestiti il metadone e altri farmaci dentro il carcere. La risposta è stata “non lo so”. Alle richieste di chiarimenti su cosa avessero fatto le varie autorità è seguito il classico rimbalzo di uffici, silenzi, “no comment”.
Si potrebbero anche sciorinare le affermazioni dei vari rappresentanti delle forze di polizia penitenziaria sul fatto che nessun atto di tortura o violenza sia stato perpetrato sui reclusi, se non nei momenti utili a riportare l’ordine nelle carceri.
Frasi che suonano stonate: tutti sanno che dietro a certe parole c’è una violenza organizzata da parte delle Forze dell’Ordine, il benestare di chi li comanda e la copertura di chi fa finta di non vedere.

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2021 NoTav:di lotta e di libertà

Avanti No Tav! Buon Anno!

Calendario :

5 GENNAIO / TUTTO IL GIORNO E ALLE ORE 18.00 – DINAMO DORA RUGBY AL PRESIDIO DI SAN DIDERO: incontro

6 GENNAIO / DALLE ORE 14.00: ARRIVA LA BEFANA NO TAV AL PRESIDIO DI SAN DIDERO – Festeggiamo insieme l’arrivo della Befana e dei doni che ci porterà, sorseggiando una cioccolata calda o del vin brulé.

7 GENNAIO / ORE 17.30PRESIDIO AL CARCERE DELLE VALLETTE DI TORINO (ingresso principale, via Aglietta 35, Torino) – insieme alle Mamme in Piazza per la Libertà di Dissenso saremo sotto il carcere per portare tutto il nostro sostegno e la nostra solidarietà a Dana e Fabiola e tutte le detenute e i detenuti.

8 GENNAIO / ORE 18.00: ASSEMBLEA AL PRESIDIO DI SAN DIDERO.

9 GENNAIO / ORE 10.00: DIVERTIAMOCI CON I NODI (Parte Prima) AL PRESIDIO DI SAN DIDERO – iniziamo ad impratichirci e a scambiarci saperi sull’antica arte dei nodi, proseguiremo cercando l’albero su cui successivamente costruire una casetta o una piattaforma. ORE 14.00: PRANZO BENEFIT.

10 GENNAIO / ORE 11.00: ASSEMBLEA NO TAV A GIAGLIONE (ritrovo al campo sportivo).

Si è svolta ieri la prima assemblea No Tav del 2021. Con entusiasmo e tanta voglia di lotta e libertà, abbiamo cominciato a confrontarci sui prossimi passi di questa fase complessa e delicata. Inauguriamo quindi il nuovo anno con un calendario ricco di appuntamenti e iniziative a cui partecipare tutte e tutti insieme.

La determinazione e gli obiettivi del Movimento sono stati chiari e netti fin da subito. Pensiamo che i punti di partenza per questo nuovo anno siano : la liberazione della Val Clarea dalle truppe di occupazione e da Telt, la salvaguardia del territorio di San Didero dagli eventuali lavori di costruzione del nuovo autoporto, la lotta per la libertà di dissenso e contro la repressione.

Tanti i volti dei giovani e delle giovani No Tav presenti ieri a San Didero, insieme alle tante figure che hanno preso parte fin dagli albori di questa lotta ormai trentennale, tutte e tutti insieme a elencare con chiarezza le necessità della nostra Valle. Ma non solo. Lo sguardo è stato rivolto anche a territori e bisogni distanti geograficamente a noi ma così vicini nelle mancanze, in un momento tanto delicato come quello che stiamo vivendo a causa della pandemia e di questo sistema sociale ed economico che continua insensatamente a foraggiare le lobby del tondino e del cemento a discapito del bene collettivo. Continua a leggere

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Per un 2021 di lotta e di resistenza, perché non dobbiamo cedere

Continuare ricominciando da qui

TATTICA E STRATEGIA
COSTRUIRE I PICCOLI GRUPPI!
SMONTARE I CARDINI DEL NEOLIBERISMO!

Il neoliberismo si è affermato. Siamo in una società modellata su una scala di valori che fino ad una decina di anni fa ritenevamo impensabile. In uno scenario di lotta interna alla classe borghese da cui è uscita vincente l’iperborghesia, in cui sono state proletarizzate le classi medie e le classi subalterne fortemente impoverite, le varie forze della “sinistra” riformista in questi anni si sono fatte carico di costruire, per conto del capitale transnazionale, un’egemonia culturale fondata su concetti come legalità, ”sicurezza” trasformata in paura sociale e militarizzazione, controllo sociale esasperato, annullamento delle conquiste degli anni ’70, individualismo, meritocrazia, produttività, scomparsa
della lettura di classe, disaffezione alla politica, qualunquismo e
fascistizzazione del pensiero comune.
È da qui che dobbiamo ripartire. Dal chiederci come possiamo smontare questa organizzazione di pensiero prima ancora che delle specifiche soggettività, avendo ben presente che una caratteristica propria del neoliberismo è inglobare le istanze antagoniste, metterle al proprio servizio, trasformarle in merce. E tenendo anche conto che lo spazio della contrattazione, per una precisa scelta politica, è stato chiuso unilateralmente dal potere, che ha lasciato aperto solo quello del collaborazionismo.
È necessario quindi porsi un problema tattico ed uno strategico e cercare forme di lotta diverse da quelle adottate finora.
La forma manifestazione è tollerata solo come processione in cui si chiedono delle grazie, che non verranno mai elargite, e che rafforzerà il sistema perché presenterà lo Stato come interlocutore. L’opinione pubblica è costruita secondo una mentalità fascistoide, securitaria e legalista. Di conseguenza, l’humus sociale in cui far vivere le lotte, che necessariamente dovranno avere carattere di rottura con l’ordine vigente, è estremamente limitato.
Il controllo sociale è asfissiante e quindi chi lotta al di fuori del rito della messa sarà esposto alla minaccia di pagare un prezzo molto alto, sia dal punto di vista personale che economico, attraverso la miriade di sanzioni amministrative che il sistema ha
potuto attuare grazie al consenso costruito dalla sinistra riformista.
Dal punto di vista tattico è necessario ripartire dal piccolo gruppo come struttura di base dell’autodifesa femminista e della pratica di costruzione politica.
È un patto tra donne che si conoscono e si fidano reciprocamente e costruiscono sapere in autonomia. I gruppi fanno rete, le reti fanno produzione politica. Non serve una preparazione specifica, né una presa di coscienza particolare se non la consapevolezza e la necessità del reciproco sostegno. Noi non crediamo nella delega, negli esperti e nelle esperte, crediamo nella condivisione dei saperi e nella loro moltiplicazione. Crediamo nella crescita politica e nella presa di coscienza della collocazione di genere e di classe che il rifiuto della delega e la consapevolezza delle proprie possibilità organizzative creano e incentivano; crediamo nella presa in carico dei propri desideri; crediamo che la volontà di realizzarli e la consapevolezza che solo noi possiamo essere in grado di farlo può portare le donne a cercare strumenti di uscita da questa società. Continua a leggere

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Auguri per un 2021 di lotta di lotta di lotta!

Ci tolgono la gioia ci tolgono la vita, con questo sistema facciamola finita! 

Mantenere lucidità e diffondere spirito critico/ Non sottomettersi/ Combattere il feticcio della legalità/ Ribellarsi all’ingiustizia/ Organizzarsi/ Disubbidire…

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Nuovo modo di produzione informatico e insorgenza diffusa.

Nuovo modo di produzione informatico e insorgenza diffusa.

Un contributo dalla Francia

da ilrovescio.info

[…] Nello specifico, la società francese sta vivendo, come tutta la civiltà occidentale, una profonda trasformazione in atto. Ogni ambito di questa democrazia borghese, coi suoi Diritti, la sua Costituzione ed il suo parlamento, è lacerato. Assistiamo ad un concentrato di cambiamenti senza precedenti: da quello climatico a quello antropologico, dallo Stato d’eccezione (ormai permanente) alla digitalizzazione della vita. Lo Stato francese, paternalista e razzista, assistenzialista e colonialista, continua ad usare, sempre più con estrema difficoltà, il bastone e la carota; da una parte il “regime di protezione sociale”, dall’altra il controllo e la repressione (con l’Operation Sentinelle 7000 militari di carriera e 3000 riservisti impegnati nel pattugliamento delle strade e nel presidio dei siti sensibili), magari, dietro il passamontagna della BAC, a suon di manganello contro ogni forma di dissenso.
Se la tendenza degli ultimi anni era comunque quella di una generale pauperizzazione, adesso si aggiunge, soprattutto per una spaesata piccola borghesia, anche un clima di frustrazione (comunque gli attacchi indiscriminati di “terroristi” sulla popolazione continuano regolarmente), di scetticismo (in pochi hanno scaricato le varie app per il tracciamento per il Covid-19), quindi di rancore e di sfiducia verso le istituzioni.

Si vive in un’atmosfera tesa, intrisa di violenza, soprattutto nelle aree metropolitane. Un quotidiano atomizzato e fantasmagorico, frenetico e alienato, iper-connesso e mercificato, compresso da un’ideologia produttivista e competitiva.[…]

Ci troviamo ad un punto di rottura, un punto di rottura molto profondo […] un punto di rottura del capitalismo contemporaneo”.(Emmanuel Macron, intervista alla rivista il “Grand Continent”, giovedì 12 novembre 2020)

“L’economie ou la vie?”, ha domandato qualcuno su un muro durante il primo lockdown.
Ed infatti, pur sapendo per certo l’arrivo della “seconda ondata” entro l’autunno, il governo Macron ha riaperto tutte le attività produttive invitando ad andare in vacanza e spendere soldi. Alla fine del coprifuoco e con l’arrivo del secondo confinamento, stessa sorte: restavano aperte le scuole, i nidi, i licei, le università online. La produzione continuava incessante, costringendo a lavorare milioni di persone ammassate nei posti di lavoro e sui mezzi pubblici. Per contro, il collasso del sistema sanitario pubblico francese, flagellato da anni di privatizzazioni, tagli al budget e precarizzazione del personale medico ed infermieristico, nei mesi di Ottobre e Novembre, è stato così imponente da dover spostare i malati in altre regioni o, addirittura, in paesi limitrofi come la Svizzera, non avendo più posti letto e attrezzature. Dai primi anni del 2000, con l’alternarsi dei governi socialisti prima, con l’arrivo di Nicolas Sarkozy poi, infatti l’ospedale diventa un’impresa e deve rispettare un bilancio, quindi tagliare i costi. Oggi la privatizzazione del sistema sanitario è ancora in corso e nel frattempo le cliniche private, sempre più affiliate a grandi gruppi internazionali, prosperano. Per questo già il 2019 è stato un anno di proteste e di scioperi all’interno degli ospedali e 1.300 primari sono arrivati addirittura a dimettersi dalle loro funzioni amministrative. Nei mesi scorsi invece c’è stata una forte mobilitazione anche tra gli infermieri delle case di riposo, che denunciano una deriva simile a quella vissuta dall’ospedale pubblico.

L’aziendalizzazione del sistema sanitario, come dei servizi dell’intera società, a Parigi come a Londra, a New York come a Atene, è frutto degli ultimi quarant’anni di politiche neoliberiste. “There Is No Alternative”, il grido della Lady di ferro Margaret Thatcher, suona ancora più beffardo.

Del resto il carattere classista delle attuali politiche francesi a danno delle classi subalterne lo ritroviamo anche nella Riforma del lavoro (Loi Travail), incominciata pochi anni fa ma ancora in atto, che vorrebbe rendere più flessibile il mercato del lavoro, permettendo così alle imprese di licenziare con maggiore facilità i lavoratori. Si vorrebbero aggirare i contratti nazionali negoziando i contratti di lavoro a livello aziendale sostanzialmente per lasciare il lavoratore singolo, “spoglio”, privo di diritti e garanzie, ricattabile di fronte al datore di lavoro. Da questo punto di vista il passaggio in massa al telelavoro durante l’epidemia è stata una buona occasione; scontate saranno le difficoltà che si avranno in futuro per fare vertenze, scioperi, per organizzarsi collettivamente, ecc. Continua a leggere

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La militarizzazione della Valle

Il nemico interno/6

carmillaonline.com

di Alexik Sin dall’inizio della lotta, e con particolare intensità negli ultimi dieci anni, l’opposizione popolare al TAV Torino/Lione si è dovuta confrontare con un livello altissimo di violenza istituzionale, di cui la  criminalizzazione penale è un aspetto rilevante.
La creazione di una corsia preferenziale per i procedimenti contro il movimento, con il coinvolgimento di  centinaia di imputati, l’esercizio dell’azione penale anche per reati “bagatellari”, l’abuso delle misure cautelari, l’utilizzo a piene mani del concorso e delle aggravanti, la particolare velocità dei processi,  la sproporzione delle condanne e delle sanzioni economiche, sono da anni parte dell’esperienza concreta dei militanti, ed evidenti a chiunque soffermi lo sguardo sul fenomeno repressivo in Valsusa.

Per questo tre  anni fa un gruppo di compagni e compagne ha ritenuto importante iniziare un’opera di archiviazione storica dei materiali processuali che rendesse possibile un’analisi più dettagliata della criminalizzazione giudiziaria nei confronti del movimento, la misurazione del fenomeno e la sua comparazione con altri campi di esercizio dell’azione penale.

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Il femminismo che fiorisce in una lotta operaia…

L’esperienza delle operaie della fabbrica Florenzi a Soyapango (El Salvador)

http://www.nicolettapoidimani.it/?p=1564

[…] L’occupazione della Florenzi non è soltanto la lotta di donne che combattono contro un sistema neoliberista in cui i poveri cuciono per pochi soldi ciò che i ricchi indosseranno. C’è un cambiamento sostanziale rispetto al modello di protesta operaia tipica dei movimenti sociali salvadoregni (e di tutto il mondo) del secolo scorso: questa occupazione ha assunto, con il passare dei mesi, una caratteristica di genere, diventando uno spazio femminista.

Adesso le operaie partecipano a seminari settimanali gestiti da organizzazioni femministe, come Ormusa, la Organización de Mujeres Salvadoreñas po la Paz; «come abbiamo imparato a rompere con i modelli di violenza, molte donne presenti in questa occupazione incominciano anche a capire che non sono oggetto né schiave della casa; perciò molti dei loro mariti non accettano la loro partecipazione a questa azione» afferma Nery Ramírez, una delle dirigenti riconosciute del gruppo. […]

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Se le mura sono alte la solidarietà le supera

Riceviamo e diffondiamo

A fine novembre 5 persone detenute nel carcere di Ascoli hanno scritto un esposto alla Procura di Ancona. In questo atto, con grande coraggio, hanno riportato quanto realmente accaduto a marzo nel carcere di Modena e di Ascoli in seguito alle rivolte, in relazione ai pestaggi, agli spari e a alla morte di Salvatore Piscitelli. Il 10 dicembre sono stati trasferiti nel carcere di Modena. La scelta stessa di questo trasferimento è subito apparsa una forte intimidazione agli occhi di chi, sin da marzo, non aveva creduto alla narrazione delle “morti per overdose”, fossero essi/e parenti o solidali, seppur tra loro sconosciuti/e. Le condizioni di detenzione in cui hanno tenuto i 5 ragazzi a Modena sono state altrettanto intimidatorie: in isolamento (sanitario), con divieto di incontro tra loro, in celle lisce con vetri rotti, senza possibilità di fare spesa e di ottenere accredito dei versamenti in tempi utili per poter fare la spesa, senza i loro vestiti e con coperte consegnate bagnate qualora richieste. Immediatamente, all’esterno, si è attivata un’eterogenea rete di solidarietà, costituita da parenti e solidali, che si è mossa su più fronti: sostegno legale, saluti sotto le mura del carcere, lettere, mail di pressione alla direzione del carcere, sollecitazioni ai garanti regionale e nazionale. Varie testate giornalistiche, a distanza di 9 mesi dal massacro avvenuto nel carcere modenese, hanno riportato i fatti, o si sono trovate costrette a farlo, data la forza della voce dei 5 detenuti e la determinazione di parenti e solidali in loro sostegno. La verità è scomoda da dire e da sostenere, infatti non in tutti i casi è stata riportata per quello che è o è stata detta parzialmente. In un caso, invece, un giornalista è stato licenziato per l’articolo scritto. Molti giornali e media ufficiali, a marzo, avevano riportato senza se e senza ma la voce dei carcerieri: i 14 morti durante le rivolte di marzo, 9 dei quali deceduti a Modena o in trasferimento dal carcere di quella città, erano morti per overdose a loro dire. Ma dei pestaggi e degli spari nessuno aveva parlato. Continua a leggere

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Dotti Medici e Sapienti

Dotti Medici e Sapienti

…E perciò prima che mi possiate fermare
Devo urlare, e gridare, io lo devo avvisare
Di alzarsi e scappare anche se si sente male
Vai scappa, scappa!

clicca sull’immagine!

E nel nome del progresso
Il dibattito sia aperto
Parleranno tutti quanti
Dotti medici e sapienti

Tutti intorno al capezzale
Di un malato molto grave
Anzi già qualcuno ha detto
Che il malato è quasi morto

Così giovane è peccato
Che si sia così conciato
Si dia quindi la parola
Al rettore della scuola

Sono a tutti molto grato
Di esser stato consultato
Per me il caso è lampante
Costui è solo un commediante

No, non è per contraddire
Il collega professore
Ma costui è un disadattato
Che sia subito internato

Al congresso sono tanti
Dotti, medici e sapienti
Per parlare, giudicare
Valutare e provvedere
E trovare dei rimedi
Per il giovane in questione

Questo giovane è malato
So io come va curato
Ha già troppo contagiato
Deve essere isolato

Son sicuro ed ho le prove
Questo è un caso molto grave
Trattamento radicale
Quindi prima che finisca male

Mi dispiace dissentire
Per me il caso è elementare
Il ragazzo è un immaturo
Non ha fatto il militare

Al congresso sono tanti
Dotti, medici e sapienti
Per parlare, giudicare
Valutare e provvedere
E trovare dei rimedi
Per il giovane in questione

Permettete una parola, io non sono mai andato a scuola
E fra gente importante, io che non valgo niente
Forse non dovrei neanche parlare

Ma dopo quanto avete detto, io non posso più stare zitto
E perciò prima che mi possiate fermare
Devo urlare, e gridare, io lo devo avvisare
Di alzarsi e scappare anche se si sente male
Vai scappa, scappa!

E.Bennato

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Sabato 19 davanti al carcere di Tolmezzo (Udine)

Riceviamo dalle compagne dell'”Assemblea permanente contro il carcere e la repressione”

sabato 19 dicembre alle h 14 a Tolmezzo davanti al carcere in via Paluzza 77.

Nel…” carcere di Tolmezzo, venerdì scorso è spirato un detenuto di 71 anni, condannato al 41 bis, il carcere-tomba, altri 2 detenuti tolmezzini risultano ricoverati a Verona e 3 ancora ricoverati all’ospedale di Tolmezzo. Il picco è stato di 155 positivi su 200 detenuti.
I detenuti usano le stesse docce, dormono in cella spesso sovraffollate e mantenere le distanze diventa impossibile. I colloqui sono sospesi da marzo, come tutte le attività: il virus entra in prigione attraverso i secondini, che non si fanno scrupoli a lavorare senza rispetto delle norme igieniche fondamentali della tutela propria e altrui. Una volta scoppiato il contagio, nessuna delle istituzioni implicate (direttrice del carcere, dirigenti del DAP, magistratura, distretto e azienda sanitaria, mass media…) si cura di svolgere il
proprio compito, ma al contrario ognuna si occupa di assecondare il muro di omertà a tutela del mantenimento proprio e dei propri privilegi. In altre parole la verità del contagio non filtra fuori dal carcere ma rimane isolata, murata dentro la galera. Se la verità non si racconta, muore: ma la verità vive se viene detta, ed emerge con tutta la sua forza.”

QUI IL VOLANTINO Tolmezzo 19_12

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Ridefinire le nostre relazioni

“Ridefinire la nostre relazioni”

https://anarcoqueer.wordpress.com/zines-scaricabili/

“Vorrei chiarire sin dall’inizio che questo libro non tratta dei pro e contro della monogamia rispetto alla non-monogamia. Ho scelto di scrivere di ciò che ho vissuto e sperimentato: relazioni aperte.
Credo fortemente che questo genere di rapporti riduca i rischi dovuti ad una malsana co-dipendenza. Le relazioni aperte ci sfidano ad affrontare la nostra
gelosia e la nostra possessività.”

“La società compirà ogni azione in suo potere per tracciare confini restrittivi attorno alla tua esistenza – come dovresti apparire, come dovresti sentirti, quali dovrebbero essere i tuoi obiettivi […]

LEGGERE QUI        ridefinire-relazioni_print

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ASTA LA LIBERTA’!

https://www.notav.info/

Udite udite! Dalle ore 10 di domenica 20 dicembre partirà la chiassosa, audace, dirompente e soprattutto Resistente… “ASTA LA LIBERTA’”!
Una giornata interamente dedicata a tutte e tutti noi, per avere l’opportunità di portarsi a casa bellissimi disegni originali e dare un aiuto concreto alla Cassa di Resistenza No Tav. Continua a leggere

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