Medea è una di noi
di Noemi Fuscà

di Noemi Fuscà


Una ragazza di 23 anni, Martina, che vive in un paese del catanese, casalinga, iscritta ad un corso di infermieristica, separata dal compagno coetaneo, ha ucciso la figlia di quasi cinque anni. Questa la notizia
...la ribellione delle donne al patriarcato si esprime spesso in forme estreme, violente e disperate in cui è dominante la sensazione di impotenza e di non aver vie d’uscita oppure di rabbia repressa per anni.
Queste donne non le difende nessuno perché l’infanticidio tocca il sacro, il mito. Rimette in discussione lo status sacrale del bambino e il ruolo sacrale della madre che dà la vita. Per questo è un tabù. Nessuno cercherà le ragioni strutturali di questo atto, nessuno si chiederà che cos’è il patriarcato. Le donne sono così costrette al silenzio, non racconteranno mai le loro ragioni, non prenderanno mai parola, allo stesso tempo per la minaccia di una pesante condanna e per la riprovazione morale di tutta la società, ivi comprese loro stesse. Saranno preda di psichiatri e psicologi, studiosi della devianza, magistrati e giudici, saranno considerate pazze. La società patriarcale non può accettare un tale rifiuto del ruolo e della maternità.
Per approfondire cliccate il tag <Le donne che non difende nessuno> oppure andate ai nostri materiali sulla barra del blog
Ci vengono in mente dei flash di un’intervista ad una donna di qualche anno fa su un giornale maistream che ci aveva colpito perché la donna aveva dichiarato di avere un figlio ormai grandicello ma ogni volta che lo guardava sapeva che lei quel figlio lo aveva avuto ma non lo voleva. Che nessuno l’aveva costretta a portare a termine la gravidanza, ma che in effetti l’avevano costretta tutti: quelle/i che le dicevano che se avesse aspettato poi sarebbe passata l’età, quelle/i che le dicevano che se non avesse avuto figli poi si sarebbe pentita di quello che aveva perso, quelle/i che squittivano di gioia ogni volta che lei diceva di essere incinta, quelle/i che in sala parto la riempivano di sorrisi melensi e lei cercava di scacciare dalla sua mente tutto quello che avrebbe voluto fare e che non avrebbe potuto fare più, quello che avrebbe voluto essere e quello che non sarebbe stata più…I condizionamenti che le donne subiscono ogni giorno sono di una violenza inaudita e sembrano normalità.
Vi invitiamo a rileggere queste righe che abbiamo pubblicato tempo fa:

Presidio solidale sotto il tribunale di Milano
Sorveglianza speciale, DASPO Urbano, Fogli di Via e multe, sono tutte misure di polizia impiegate anche contro chiunque esprima attivamente il proprio disallineamento alle volontà di Stato.
Il tribunale di Busto Arsizio ha richiesto la Sorveglianza Speciale per un nostro amico e compagno della durata di 3 anni.
Abbiamo deciso di presenziare durante la prima udienza.
L’accusa sarebbe, non l’aver compiuto reati specifici, ma la sua presunta “pericolosità sociale” motivata dalla sua attiva partecipazione a momenti di Piazza contro le ingiustizie sociali.
Una misura che parla sa sé e che chiarisce quanto, per lo Stato, a dover essere represso è e sarà chiunque non reagisca passivamente a Stato di Polizia, impoverimento generalizzato, sfruttamento e propaganda inquinata.
È importante esprimere solidarietà a chiunque si trovi sotto attacco da parte dell’autorità.
Nessuno verrà lasciato solo!
Mercoledì 15 giugno, ore 10.
Via Carlo Ferguglia 1, Milano.
Lunedì, 13 giugno ore 19:00 – ASSEMBLEA CITTADINA
Presso “Ex Sala Consiliare” di Piazza della Marranella – Via dell’Acqua Bullicante 2
Questo il testo che circola in rete
Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, è a Roma, in visita ufficiale.

Teatro neoliberista
Gli argomenti:
✓ Sulle lotte contro le novità, lo sfruttamento della terra e
l’autoritarismo, dalla Carnia al Trentino, alla Sicilia… Informazioni e
riflessioni
✓ Carrellata sulle iniziative contro la repressione di questo ultimo
periodo


Da tempo la narrazione che imperversa, anche tra molti sinistri, è che il “democratico e liberale” Occidente si stia apprestando a copiare i modelli distopici della Cina in fatto di Id digitali e sistemi di credito sociale. Eppure, sono anni che non è WeChat ma i social media che usiamo come la “democratica e libera” Wikipedia, Twitter, Facebook e You Tube a decidere cosa liberamente pubblicare o censurare: chi oscurare e chi no, cosa è giusto pensare o cosa no. Ci si stupisce delle telecamere di riconoscimento visivo che la Cina ha applicato, in alcune città durante i lockdown ma è sicuramente altrettanto allarmante quello che è successo a maggio a Roma: alla stazione della Metro Anagnina, dove è andata in onda l’esercitazione militare “antiterrorismo” del sistema Dexter (Detection of explosives and firearms to counter terrorism) , finanziata dalla NATO, per prevenire attacchi con armi, bottiglie molotov o esplosivi in metropolitane, stazioni ferroviarie, aeroporti ma anche piazze e spazi affollati…Un “guardian angel” hi-tech che servirà allo Stato per controllare, reprimere, arrestare tutti i coloro che riterrà disubbidienti.
Il nostro prossimo futuro distopico, sospeso tra ID e Crediti sociali, era già stato studiato a Washington e non a Pechino. R. Kurzweil, uno dei “guru” di Google scriveva, già nel 1999, in “The Age of Spiritual Machines” : la singolarità tecnologica ci permetterà di superare le limitazioni dei nostri corpi e cervelli biologici. Saremo artefici del nostro destino. La mortalità sarà nelle nostre mani. Saremo capaci di vivere quanto vogliamo”.
E ben prima della pandemia la UE aveva deciso di varare un “passaporto digitale” in grado di incrociare una serie di dati dei suoi abitanti. Il Green Pass ne è stato l’esperimento pilota. Attualmente, inoltre, si confonde e si sovrappone il sistema di credito sociale “cinese” con l’ID digitale, che sono due cose diverse.
Il sistema cinese di credito sociale non si ispira alla “patriarcale” piramide confuciana e alla teocrazia di Xi, ma piuttosto ai modelli occidentali come la FIC negli Stati Uniti (Fair Isaac Corporation, misura del rischio di credito al consumo) o alla Schufa in Germania (la solvibilità dei cittadini, monitorata e registrata da Schufa Holding AG, la più grande agenzia di credito tedesca). La “Schufa Auskunft”, ovvero le informazioni creditizie che seguiranno il cittadino per il resto della sua vita. I punteggi di affidabilità sono una misurazione della solvibilità verso le proprie obbligazioni finanziarie come le bollette delle utenze e i pagamenti della carta di credito. Attraverso questo sistema viene controllato l’individuo che vuole fare un mutuo, un prestito, un contratto telefonico o prendere una casa in affitto.
È dagli anni ’70 che l’imperialismo europeo sta studiando come applicare il NIN (il numero di identificazione nazionale) dei suoi cittadini. In Germania, nel 1973, con il database Steinmuller, in Francia, molto dopo, con il sistema Chignard. La Danimarca lo ha introdotto nel 1968, l’Estonia nel 1992, l’Austria nel 20061

di Nicola da ilrovescio.info 15 maggio 2022
L’emergenza della pandemia non è finita. È tenuta in caldo, pronta per essere ripresa in autunno, con l’obiettivo di estendere a tutti, bambini compresi, l’obbligo vaccinale e il green pass (GP). Contro la sua ripresa militano alcuni fattori importanti.
Interni a ogni singolo paese: riluttanza delle popolazioni, stanche delle restrizioni e sfiduciate nei vaccini, emergere di una crisi economica che potrebbe riaprire il conflitto sociale su vasta scala, indebolendo la disponibilità della gente a mettere al primo posto la pandemia, soprattutto se dovesse continuare l’evidenza di provocare malattie non gravi e con scarso rischio di ricovero e decesso.
Internazionali: molti paesi potrebbero sottrarsi a un ulteriore allarme mondiale. In ciascuno di essi la gestione della pandemia ha fatto passi indietro grazie alle reazioni popolari. L’India è il caso più evidente: la lotta dei contadini non s’è fatta condizionare dai lockdown, con oltre un anno di mobilitazione ha vinto costringendo il governo a recedere dalla contro-riforma agraria e ha smantellato la narrazione pandemica, inducendo il governo a diffondere l’ivermectina che ha drasticamente ridotto ricoveri e decessi. In Russia non ci sono state mobilitazione di piazza, ma la popolazione ha semplicemente sabotato vaccini e GP. Rifiuti analoghi in molti paesi asiatici, africani, latinoamericani e dei Balcani (non solo i soliti serbi…).
La stessa Cina presenta caratteri diversi dalla gestione occidentale: fa lockdown rigidi, ma limitati nello spazio e nel tempo, perché avverte il pericolo di attacchi biologici (la scoperta dei laboratori in Ucraina la dice lunga sulla pratica Usa/occidentale di diffondere patogeni soprattutto verso Russia e Cina). Ciò non toglie che i lockdown siano ugualmente inutili a eradicare il virus e molto utili, invece, a operazioni di disciplinamento sociale. La Cina, comunque, non usa vaccini occidentali, non impone obbligo vaccinale e non usa il GP.
La riluttanza a obbligo e GP è molto forte anche nei due paesi occidentali decisivi: Usa e Germania.
L’Oms, non di meno, sta cercando di dotarsi di un potere mondiale accentrato in caso di pandemia al fine di disporre misure d’ogni tipo a tutti i paesi a prescindere dalle loro legislazioni. D’altronde, la definizione di pandemia è stata slegata da ogni criterio di quantità di morti e malati. È nella disponibilità dell’Oms dichiararla sulla base dei contagi (determinati con tests Pcr ampiamente manipolabili…).
Questo vuol dire che chi domina l’Oms non molla anzi rilancia. Grande finanza, Big Pharma, Big Tech, gli Stati occidentali non rinunciano a utilizzare gli allarmi sanitari per imporre a tutto il mondo il proprio dispotismo sanitario con il quale condizionare politica, economia, rapporti sociali di ogni paese. Finora solo la Russia ha avanzato qualche dubbio su questa assunzione di potere dell’Oms sugli Stati.
La pandemia, dunque, è ancora in caldo come mezzo di disciplinamento sociale interno e internazionale a vantaggio del grande capitale occidentale. Tuttavia, senza soluzione di continuità, una nuova emergenza è già iniziata. Quella bellica. Con l’intervento russo in Ucraina, provocato da una decennale aggressione alla Russia da parte di Nato e Occidente collettivo, è comparso un nuovo nemico. Governi e media lo trattano con le stesse modalità usate con il Sars-Cov-2. Un nemico oscuro, irrazionale, imprevedibile, terribile, privo d’ogni umanità, contro il quale è necessario unirsi compatti in una comunità resiliente sotto la guida dello Stato, accettare ogni sorta di sacrificio esistenziale, fare la guardia contro l’untore sedotto dal negazionismo o dal filo-putinismo (magari solo perché vuole tenere la temperatura di casa a 20° invece di 19°…).
Finora la propaganda emergenziale bellica non ha sfondato a livello popolare come quella pandemica. Innanzitutto perché è più complicato agire sulla minaccia alla propria vita, che per la pandemia è stato facile diffondere, mentre per la guerra è necessario convincere che le armate russe siano una minaccia alla vita maggiore di quella rappresentata dalla guerra Nato/Russia per la quale si invoca la necessità di intrupparsi. Questa, infatti, potrebbe divenire nucleare e ciò suscita più paura del propagandato rischio dell’arrivo dei disumani russi in casa propria. Sicuramente, poi, per le perplessità sull’utilità di farsi del male per punire Putin con le sanzioni. Ma anche perché sono cresciuti dubbi sull’affidabilità di Stato e media a proposito di pandemia, vaccini e GP. In ogni caso la maggior parte di chi ha colto la totale malafede di Stato e media su pandemia e vaccini è oggi in prima fila a contestare la versione che questi danno della guerra.
Guerra permanente contro Russia e Cina
Ciò nonostante l’emergenzialismo bellico proseguirà. Si concluda o no l’operazione russa in Ucraina, il progetto politico occidentale è del tutto chiaro: aprire uno stato di guerra permanente contro la Russia, e dopo aver sconfitto o logorato questa, contro la Cina. Una guerra con tutti i mezzi a disposizione: politici, mediatici, economici, finanziari, militari, biologici, sportivi, culturali, religiosi, ecc.
L’Occidente aveva preparato contro la Russia un blitzgrieg. Dopo averla costretta a intervenire le ha scatenato contro un nugolo di sanzioni con le quali contava di precipitarla in una severa crisi economica fino al punto di provocare una crisi sociale e politica, con la caduta di Putin e il ritorno ai gloriosi (per l’Occidente) anni di Eltsin, con popolazione immiserita, saccheggio delle risorse naturali e minerali, e la possibilità di attuare quello che non era riuscito allora, ossia il completo annientamento della sua unità statuale. La Russia ha dimostrato, finora, di saper resistere contro le manovre occidentali, aiutata anche dal fatto che la maggioranza dei paesi si sono rifiutati di aderire alle sanzioni. Il blitzgrieg è fallito. Ciò ha fatto insorgere nelle élite occidentali qualche dubbio sulle modalità di prosecuzione. Da un lato si schierano coloro che premono per elevare il livello a scontro militare tra Nato e Russia, non perché convinti di vincerlo nell’immediato, ma perché contano sul fatto che la Russia arretrerebbe piuttosto che accettare la guerra totale, e, ancor più, sul fatto che una lunga guerra logorerebbe la Russia più dell’Occidente, che ha capacità produttiva di armi molto superiori alla prima. Dall’altro iniziano a farsi vivi settori economici e politici che temono i danni subiti da una guerra totale contro la Russia e mirano a un compromesso momentaneo sull’Ucraina con una prosecuzione della guerra tramite, per ora, i soli metodi finanziari, economici, ecc.
I primi sono dislocati soprattutto nell’anglosfera, ma hanno una presenza significativa altrove, a partire dall’Italia. I secondi, osteggiati pesantemente dai media che rivelano (come per la pandemia) la loro completa sottomissione agli ordini di scuderia Usa e delle grandi multinazionali, si manifestano, sempre meno timidamente, in alcuni paesi europei (e anche in Usa). Continua a leggere

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La Procura richiede la “Sorveglianza speciale” per uno di noi!
Ieri, ad un ragazzo dell’Assemblea Popolare di Busto Arsizio è stata notificata la richiesta di “Sorveglianza Speciale” della durata di 3 anni. A proporla è la Procura di Busto Arsizio. La stessa Procura che aveva emesso il foglio di via, sempre alla stessa persona, poi cestinato grazie alla vittoria del ricorso al Tar.
La Sorveglianza Speciale è una “misura di prevenzione” volta a tutelare la cosiddetta “pubblica sicurezza”, ed è solitamente richiesta sulla base di sospetti, e non di reati specifici. Consiste essenzialmente nell’isolamento sociale dell’individuo colpito, e può prevedere restrizioni come il rientro notturno, presentarsi in caserma ogni tot giorni e anche il sequestro della patente. Un aspetto davvero pesante è il divieto di partecipare a qualsiasi evento pubblico come manifestazioni, assemblee ecc.. Un sorvegliato speciale può vedere un numero limitato di persone e non può frequentare bar, locali, piazze e altri luoghi, non è permesso avere alcun tipo di contatto con pregiudicati.
Se si viola una di queste disposizioni è previsto l’arresto.
Le motivazioni della richiesta si basano sulla costruzione di una presunta pericolosità sociale dell’imputato, la cui “colpa” sarebbe quella di aver partecipato attivamente, da tempo, a diversi momenti di piazza ma soprattutto, secondo chi scrive, aver avuto “il ruolo di leader durante le manifestazioni non autorizzate” dello scorso autunno. Ricordiamo, invece, che chiunque partecipi alla nostra assemblea popolare ha come caposaldo quello dell’orizzontalità non solo come metodo organizzativo ma anche come orizzonte e di questo non possiamo aver dubbio.
Inoltre, è proprio la stessa orizzontalità ad aver caratterizzato e reso incontrollabili e forti (e forse per questo così duramente punite) le mobilitazioni che in quel periodo raggiungevano il loro apice.
Non possiamo in alcun modo tollerare un’azione di questo tipo, ovvero un evidente sdoganamento della repressione d’ideali politici e sociali.
Come se non bastasse, la prima udienza è stata fissata per Mercoledì 15 giugno, rendendo praticamente impossibile organizzare una difesa seria e strutturata.
Vogliamo far sapere alle forze dell’oppressione che noi non ci fermeremo mai e non ci arrenderemo di fronte ai loro vili attacchi.
A tutti coloro che ci seguono e partecipano attivamente vogliamo ricordare l’importanza della solidarietà e della continuità della lotta, non possiamo fermarci, dobbiamo continuare la lotta e supportare chi subisce, come in questo caso, la repressione.
Seguiranno aggiornamenti!







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