Medea è una di noi/ le donne che non difende nessuno

Medea è una di noi

di Noemi Fuscà

La storia si ripete e qui pare che nessuno abbia voglia di imparare la lezione.
Una madre uccide un* figli* e i titoli di giornale, la televisione la infamano
perché la figura materna è l’esempio sacro di una famiglia che, invece, non è
mai esistita, una famiglia modello che assomiglia al Sacro Graal, se ne parla
ma nessuno l’ha mai vista.
Madri perfette e prostrate al lavoro di cura, multitasking, presenti e amorevoli
sulle quali puoi passare sopra con un caterpillar senza che nemmeno dicano
Ahia! Noi madri dobbiamo saper soffrire in silenzio, è una regola non scritta.
Noi siamo sempre sole, perché non è detto che chi ti circonda sia in grado di
aiutarti senza giudicarti, perché se ti tradiscono è colpa tua, se tuo figlio fa
qualcosa che non deve è colpa tua, se non ti pagano è colpa tua.
Siamo giudicate doppiamente, non solo come donne ma ovviamente come
portatrici di un valore, la maternità, che non ha materialità, è astratto ed è
santificato. Mi hanno detto che una madre non può odiare perché l’odio è
troppo, forse sarà solo insopportazione, stanchezza, desiderio di volere che
tutto finisca (non intendo solo il suicidio), malessere, dolore, fastidio, rabbia ecc
magari non si chiama odio quel sentimento ma sicuramente è profondo e
squarcia il cuore. Noi siamo spesso tutte sole e anche se abbiamo accanto
qualcun* che ci sostiene e vive in comunità con noi, siamo giudicate sempre in
maniera diversa. Nel caso di coppie eterosessuali comunque lui verrà giudicato
bene anche se mette solo un bicchiere nel lavandino dopo averlo usato, mentre
se sei tu a fare questo verrai giudicata una lavativa, lui potrà non
saper stendere i panni e anzi se lo farà sarà considerato un uomo perfetto che
tu devi ringraziare, se invece sei tu a stendere male significa che sei nata
difettosa. Meglio nascere con un difetto fisico congenito che poco brava nel
lavoro di cura! Noi siamo l’emblema del sacrificio e siamo sempre sbagliate.
Essere madri significa avere la colpa di tutto, significa essere inadeguate,
l’amore come nel resto non basta, è una bugia che i bei sentimenti siano il
motore del mondo.
Dobbiamo imparare a vedere il mondo con un occhio politico, a capire la
ragione delle cose, una modalità che cerca le cause e dove il giudizio morale
sull’atto in sé non esiste. Significa schierarsi, prendere una posizione, dire le
cose come stanno (e ovviamente non empatizzo con le patriarche anche se il
discorso maternità vale pure per loro). Ho anche letto di madri che giudicano
violentemente le loro “colleghe” accusandole, in casi come quello di cronaca
recente, di aver ucciso un innocente. Perché quando diventiamo mamme
diventiamo aguzzine delle altre? Certo i bambini non hanno nessuna
responsabilità, subiscono purtroppo, ma forse dovremmo smetterla di dire che
essere madri è bellissimo, che dà tanta gioia e che poi viene tutto facile e che
solo una madre può capire. Sono tutte bugie. Ci vogliono così solo per il welfare
e per la demografia dei nostri paesi.
Pensate che dire tutto questo sia giustificare un comportamento omicida? No, è
solo femminismo applicato.
​Io sono al fianco di Medea.
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