25 novembre 2015

12250366_10208423555327000_1258096545_oSiete invitate/i tutte/i!!!!!!

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La Parentesi di Elisabetta dell’11/11/2015

“Sparare sul quartier generale”

blue-on-tin Gli anni del femminismo sono stati gli anni del desiderio. Il femminismo degli anni ’70 era il portato della carica liberatoria che le donne avevano accumulato come saperi, come consapevolezza, come scoperta, come assunzione su di sé della necessità di capire i propri desideri e della possibilità di prendere in carico la capacità di realizzarli. Era un impegno a sottrarsi alla società patriarcale e capitalista, nel desiderio della possibilità di una felicità collettiva. La via della liberazione non si opponeva a dei soggetti, ma alla totalità del presente inteso come totalità organizzata di un sociale, cioè l’insieme delle relazioni sociali che riproducevano continuamente una società sessista e classista. Era il tentativo cosciente di sconfiggere l’ambiente costituito dai dispositivi semantici, discorsivi, di controllo che rendono possibile il perpetuarsi del patriarcato e del capitalismo.

Era un processo che circolava in tutte le situazioni in cui era in grado di vivere e ha permesso la sperimentazione e l’attuazione di pratiche di liberazione concrete e autonome che hanno conferito a chi le ha percorse una capacità di riappropriarsi della propria vita anche attraverso momenti di grande fatica e di conflittualità con la stessa coscienza illusoria che ognuna di noi si porta dentro, frutto della manipolazione con cui avviene la costruzione del femminile.

Ma è successo al femminismo quello che è successo al movimento tutto: il sistema ha fatto balenare l’idea che le lotte categoriali e corporative fossero vincenti, dividendo così il fronte di lotta, insinuando il tarlo della separazione fra soluzione immediata di esigenze materiali  e liberazione futura collocata in un fumoso avvenire, spettro di un’utopia di poche/i, irrazionali e sognatori/trici.

Nello specifico femminista ha usato le femministe socialdemocratiche che hanno presentato l’emancipazionismo come la soluzione e la panacea in contrapposizione alla radicalità del femminismo liberatorio e alla sua netta opposizione alla struttura di questa società.

La maggior parte delle donne si sono fatte irretire da queste sirene: alcune erano in buona fede, altre no. La stragrande maggioranza ha scelto la sistemazione personale quando è stata data questa  possibilità. Questa in sé non è una colpa. Trovare soluzione economica e anche di vita e perché no, di soddisfazione personale non solo è lecito, ma anzi auspicabile. Il problema si è presentato ed è diventato grave, quando chi ha fatto questa scelta, per giustificarla, si è prestata a veicolare che questa era la soluzione giusta, corretta e ragionevole, demonizzando la “radicalità”…. la ”violenza”…la “mancanza di maturità”…di chi continuava a porsi il problema dell’uscita dalla società patriarcale e capitalista e usando  proprio gli strumenti del femminismo per addomesticare il femminismo: … la sorellanza… l’orizzontalità… la condivisione….. la “positività” del portato femminile  e anche  la necessità di avere visibilità, la possibilità di trasformare il maschile, tacciando chiaramente di insipienza tutte quelle che continuavano a dire che la sorellanza era attraversata dalla classe…che la compartecipazione nelle istituzioni non era altro che la partecipazione alla gestione del potere…che la violenza era del dominio e del patriarcato e non di chi si poneva il problema di uscirne.

Hanno  operato, così, lo stesso tradimento di quelle/i che si sono laureate/i in prima generazione e si sono svendute/i per la promozione personale dimenticando come e perché erano riuscite/i a ottenere quello che avevano ottenuto e, anzi, demonizzando quelle pratiche.

I gruppi, i collettivi, le singole che avevano una visione diversa c’erano, eccome! ma il loro isolamento è avvenuto attraverso la stampa mainstream , l’uso del gratuito, la funzione delle esperte e degli esperti, la demonizzazione delle posizioni di classe, la promozione  strumentale a femministe storiche di quelle  che avevano teorizzato posizioni come il rifiuto di “ogni ideologia”, del pensiero razionale o dell’intera storia perché risultato della dominazione maschile.

Proprio l’uso di queste categorie ha zittito tutte quelle che avrebbero voluto fare chiarezza.

Proprio le donne che sono entrate nelle istituzioni e/o che dalle istituzioni sono state finanziate nelle maniere più svariate, ma anche quelle che a vario titolo si sono identificate nei meccanismi di questa società, hanno contribuito in maniera importante all’isolamento e al disconoscimento dei collettivi e delle singole  refrattarie, non omologate, devianti e recalcitranti, prestandosi ad essere veicolo del pensiero unico dominante, perpetuando l’oppressione su tutte le altre donne.

L’uscita dal pantano in cui è stato trascinato il movimento femminista ora può essere solo il risultato  di un percorso di verità.

Il movimento femminista è stato attraversato dalla lotta di classe, proprio al suo interno.

Il problema non è riconoscere che lotta di genere e di classe sono inscindibili, che la nostra lotta è inseparabile dalla lotta per una società dove non ci sia sfruttamento e che se non siamo liberi tutte e tutti non è libera/o nessuna/o. Questo è un portato che appartiene al femminismo e non credo che ci sia bisogno di spiegare che l’unico femminismo è quello che percorre vie di liberazione, ma la necessità è di riconoscere  che il problema è interno.

E’ la mancanza di riconoscimento che all’interno del femminismo si è espressa la lotta di classe e che ha vinto la borghesia che ci ha condotte fino qui e che ci impedisce di uscire dal pantano.

Il primo passo necessario  per riportare il femminismo alla sua dimensione di percorso di liberazione è sparare sul quartier generale.

Poi, ognuna  sceglierà gli strumenti e le modalità che ritiene più congeniali nell’afflato  di libertà che ci accomuna.

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Podcast della Parentesi dell’11/11/2015

La Parentesi di Elisabetta dell’11/11/2015

”Sparare sul quartier generale”

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Full Metal ISEE

Full Metal ISEE

di Maria Silvia Marini

La questione della nuova normativa in materia ISEE dà da pensare.Se, da una parte, l’inasprimento delle misure di controllo sulla situazione reddituale potrebbe sembrare una mossa volta a combattere l’evasione fiscale, dall’altra, con un’analisi minimamente più approfondita, essa mostra l’iniquità e l’incostituzionalità su cui riposano le intenzioni di chi l’ha decisa.A costituire reddito, secondo la nuova normativa, saranno tutte, ma proprio tutte, le entrate. Comprese quelle che lo Stato, di fronte a situazioni economiche di bisogno, elargisce.

Dunque anche le borse di studio riservate agli studenti.Dunque, sommando per esempio la quota della borsa di studio – che nel caso di uno studente fuori sede senza assegnazione dell’alloggio arriva intorno ai cinquemila euro – potrebbe tranquillamente verificarsi il caso per cui ci sia uno slittamento da una fascia contributiva più bassa a una più alta. Certo, trattandosi di poveracci, fascia in giù, fascia in su, sempre poveri si rimane. Però è curioso il principio alla base della decisione. Curioso…Lo Stato dà, lo Stato toglie. Una norma alla Full Metal Jacket.

Certo questi poveri sono sempre di più, una vera scocciatura, non si può negare.

E poi anche questa crisi…senza alcuna fantasia ha colpito sempre gli stessi, sempre loro, sempre VOI maledetti poveri, quelli sull’orlo della povertà, tutti mezzi montati peraltro…vi eravate pure messi in testa, qualche annetto fa, di saltare l’ostacolo e prendere finalmente quel benedetto ascensore sociale! Non vi sognerete mica che ci sia lo spazio per tutti?!? A parte che non ci entrereste, tutti assieme, anche volendo, e poi ormai siete veramente troppi…non si può, servono norme di sicurezza…abbiate pazienza, tocca sempre spiegarvi anche le cose più ovvie. Si tratta semplicemente di nuove innocue piccole prove di resistenza…certo, chi se lo può permettere non usa l’ascensore, nel suo attico ci arriva in elicottero…e ciò che è importante, ci arriva, ma non a spese dello Stato! Eh! Imparate a fare le scale voialtri, se siete poveri non possiamo mica andarci di mezzo noi, non possiamo mica sobbarcarci noi tutti i vostri noiosissimi problemi!

Vuoi davvero essere dei nostri? Credi davvero di vivere in un paese giusto che sostiene chi ha DAVVERO bisogno? Eh…troppo semplice. Facile la vita laggiù, tra i morti di fame…non avete voglia di fare una mazza, ecco perché siete dei poveracci. Ma noi, qui, dall’alto dei nostri dicasteri, siamo, in fondo, magnanimi. E una possibilità ve la diamo. Questa borsa di studio ve la concediamo…ma non vi vorrete mica adagiare sugli allori? E qui, signori miei, dobbiamo farvi capire che SI LAVORA. Siete degli sfaticatelli…è inutile che lo nascondiate: con tutta questa smania del futuro migliore, dello studio…ma lo studio a che serve? Suvvia! E poi, perdere tempo con quelle materie…con questa storia della ricerca, del sapere, della formazione…pfuah! Invece di essere orgogliosi delle vostre origini e di conservare la tradizione, vi mettete in testa queste velleità puerili…e poi, sì…certo, qualche ambito di studio ha ancora senso, se sforna UTILITA’, quattrini…ma le altre materie…come dite? Ah, sì, le materia pure, e poi quelle umanistiche, pure quelle…ma che ci facciamo con questa roba? Per la coscienza civica ci vuol ben altro! Rigore e disciplina! Controllo e punizioni! E poi…Voi poveracci siete peggio del morbillo, capiteci…un virus, aumentate a dismisura. Qualche paletto per scremare ancora, dovevamo metterlo…su, su…non lamentatevi sempre, è la cosa che vi riesce meglio, una questua continua la vostra. Sempre con questi diritti, con queste richieste…chiedete sempre, sempre, sempre. Ma non possiamo mica stare dietro a tutti. Smettetela di lamentarvi in continuazione…un ronzio continuo…vi abbiamo anche curato per anni gratis…per fortuna stiamo provvedendo anche in quel senso. E se c’è da aspettare quei quattro – cinque mesi per un esame, suvvia, cosa sarà mai…anche in quel caso, santo Cielo, una selezione deve pur esserci! Guardatela in questa prospettiva: se morite aspettando, avevate ragione a mettervi in fila; se sopravvivete, cari miei, non ne avevate bisogno! Come si dice…uno su mille ce la fa. Bisogna essere furbi nella vita, signori miei…Si chiama MERITOCRAZIA, l’avete voluta e chiamata a gran voce, e noi non facciamo che applicarla! Dovreste essere contenti anziché lamentarvi! Ed è per questo che abbiamo introdotto questa nuova regolamentazione in materia di reddito…vogliamo sapere tutto di voi, perché a voi in fondo in fondo ci teniamo…vi sproniamo a dare di più! Vi rendiamo migliori! Più produttivi! Più competitivi! Che dite? Eh? “Prendetevela con i ricchi e i veri evasori”? Ma…ma per cortesia…Caro mio, qui le cose vanno guadagnate, qui noi non regaliamo niente. E chi può comprare, chi può spendere, ha. Sono i ricchi a far girare l’economia! I ricchi! Voi siete solo una zavorra, lasciatevelo dire…è ora di dire basta a tutti questi regali concessi senza alcun tornaconto per noi! Ecco…basta ai regali.

O meglio, qualcosa sì, ve la stiamo regalando…strenne di ingiustizia come se piovesse…in fondo, tra poco è Natale!

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Palinsesto dell’11/11/2015

ANNO IV-2015/2016 I NOMI DELLE COSE la trasmissione della Coordinamenta femminista e lesbica tutti i mercoledì dalle 20.00 alle 21.00 sugli 87.9 di Radio Onda Rossa

PALINSESTO di mercoledì 11 novembre 2015


ore 20.00 Apertura ” A mezzanotte/se ti fermi al semaforo/nel traffico umido della città/guarda se ci vedi contro la luna/Noi gridiamo/noi voliamo/noi ricordiamo e non smetteremo”       Jean Tepperman “Strega”1969

ore 20.10 PARTE PRIMA
“Il TTIP” Nato=occupazione militare TTIP=occupazione economica

TTIP

ore 20.30 La Parentesi di Elisabetta ” Sparare sul quartier generale”

ore 20.35PARTE SECONDA“La coordinamenta verso il 25 novembre”

scritta femminista francese

Ciao a tutte, le coordinamente coordinamenta@autistiche.org

per riascoltarci e per leggere i documenti
per ascoltarci in streaming
www.ondarossa.info cliccando “ascolta la diretta”
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!!!! ATTI/Questioni di genere nella sinistra di classe!!!!

!!!!!!Abbiamo pubblicato gli ATTI dell’ Incontro Nazionale Separato, che si è svolto in due parti, il 14 dicembre 2013 e il 13 aprile 2014, 

“I ruoli, le donne, la lotta armata/Questioni di genere nella sinistra di classe”

Eccoli qui!!! li presenteremo qui a Roma il 25 novembre prossimo alla Sapienza nello spazio occupato del 3Serrande!!!!

chiunque voglia averli e/o presentarli nella sua città ci scriva a  coordinamenta@autistiche.org

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Niente! non ha fatto niente! è fottutamente nero, ecco perché!

“Niente! non ha fatto niente! è fottutamente nero, ecco perché!”

Nel video che segue sei poliziotti statunitensi, tra cui una donna, nella città di Austin, aggrediscono con calci, pugni e prese un ragazzo di 22 anni, Jeremy King, ed un suo amico. La loro colpa è di aver attraversato la strada con il rosso mentre alle 2.30 di notte camminavano su di una strada tra la zona universitaria e un quartiere noto per la vita notturna. Nel video i  ragazzi stupefatti, sotto i colpi degli agenti, chiedono cosa abbiano commesso…e la ragazza che sta con loro grida “Nothing! He didn’t do nothing! He’s fucking black, that’s why!” … verrà anche lei arrestata….

Il neoliberismo ci sta portando a passi da gigante verso il modello americano di società, un modello in cui i territori sono militarizzati, la polizia ha totale immunità, vige la pena di morte extra legem, i poveri sono sempre più poveri e sono letti tutti come potenziali delinquenti e i ricchi sono sempre più ricchi. Una società in cui vige un’ipocrisia intollerabile , dove dominano l’antisessismo sessista, l’antirazzismo razzista e spietate differenze di classe e dove è più che in ogni altro paese del mondo evidente che gli appartenenti alle minoranze, alle etnie e ai generi oppressi in cambio della loro svendita e promozione personale vengano usati per reprimere violentemente gli ambiti da cui provengono. E chi naturalizza il neoliberismo qui da noi è il PD.

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Punti di svolta

Punti di svolta – una memoria del 3/11/2015 a Teulada

http://mojumanuli.noblogs.org/post/2015/11/09/punti-di-svolta-una-memoria-del-3112015-a-teulada/#more-1448

capo teulada

Punti di svolta

Eccola, la Trident Junctur.

L’esercitazione militare Nato, in cui si preparano distruzione e morte di oggi e di domani, ma anche la gestione futura di ricostruzione del capitale, in allegra combriccola con Croce rossa e associazioni umanitarie non governative. L’esercitazione che permette di concludere affari d’oro alle industrie belliche che vendono agli stati dell’alleanza sempre più sofisticati strumenti di morte.

Eccola ora anche ai nostri cinque sensi, con le esplosioni in lontananza, i droni, gli elicotteri che si guastano in volo, il rombo degli aerei, le navi da guerra e i sottomarini parcheggiati nel porto di Cagliari.

Eccola nelle strade, nell’emergere di un apparato di controllo imponente, invadente.

Repressioni preventive, dalle richieste di sorveglianza speciale ai fogli di via, dai minacciosi proclami mediatici a questi imponenti check point, alle perquisizioni, alle minacce che ci accompagnano lungo la strada.

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NATO=occupazione militare, TTIP=occupazione economica

compleanno 51_webNATO=occupazione militare

TTIP=occupazione economica

Le coordinamente invitano tutte e tutti sabato 14 novembre al dibattito sul TTIP

 

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Primum placere:Il destino comune di donne e cagne

Primum placere: Il destino comune di donne e cagne

https://animaliena.wordpress.com/2015/11/04/primum-placere-il-destino-comune-di-donne-e-cagne/

Circa due settimane fa, una delle cagne del mio branco familiare mi ha lasciata.

La mia relazione con lei è sempre stata ambivalente: le volevo bene, ma non era esattamente il prototipo del cane amorevole, appiccicoso e interattivo che, per quanto ne riconosca gli aspetti a volte morbosi ed un pò ossessivi, mi gratifica intensamente a livello emotivo. Io la definivo un “can-gatto” poiché mi pareva cercare una connessione con me soltanto in funzione del soddisfacimento dei suoi bisogni primari – e questo la dice lunga sui pregiudizi che ho verso i felini.

Non conoscevo le sue esperienze dei primi anni, avendola adottata già adulta in canile: perciò non so dire se il suo comportamento fosse dovuto al carattere o alle esperienze (o più probabilmente, ad entrambi). Era un cane distaccato, non solo da me, ma visibilmente dal resto del “suo” branco canino. Continua a leggere

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Podcast della trasmissione del 4/11/2015

 “I Nomi delle Cose” /Puntata del 4/11/2015

“Il valore della rotturafuga

 e “La grande guerra/I sogni muoiono nel pomeriggio”

GETTARE GLI ZOCCOLI NELL’INGRANAGGIO/la Trident Juncture si può fermare/la diretta con le compagne da capo Teulada/La grande guerra/4 novembre/dedicata a Olga Rozanova e alla rivoluzione d’ottobre/Occhi bene aperti/I ruoli sessuati nella situazioni emergenziali”

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Materiali/le donne nella “grande guerra”

Don08Materiali di approfondimento per la trasmissione del 4/11/2015

http://coordinamenta.noblogs.org/post/2014/08/22/i-sogni-muoiono-nel-pomeriggio/

http://www.radiocane.info/nemico-alle-spalle5/

le donne nella grande guerre Don01

le donne nella “grande guerra”

Anche nella Prima Guerra Mondiale, più che nel passato, il prezzo pagato dalle donne fu altissimo, in un conflitto che lo storico Hermann Sudermann definì “la più gigantesca imbecillità che il genere umano abbia compiuto dal tempo delle Crociate”.

Cartolina propagandistica tedescaPer le donne il trauma bellico di lunga durata ha certamente significato lutto, sofferenza e ansia materna, ma ha causato senza dubbio anche una frattura dell’ordine familiare e sociale. Mentre la memoria e l’immagine maschile, che sono in gran parte memoria e immagini dei campi di battaglia, sono caratterizzate generalmente dal senso dell’orrore della violenza gratuita, della sofferenza e della tragedia, alcune testimonianze orali di donne, raccolte da numerosi studiosi, lasciano intravedere piuttosto un senso di liberazione e di orgoglio retrospettivo, nonchè di accresciuta fiducia in se stesse. Nelle fotografie dell’epoca le donne ritratte nelle mansioni un tempo riservate agli uomini (per esempio quelle adibite ai trasporti, come conduttrici o bigliettaie di tram) e nelle relative divise appaiono generalmente fiere, sorridenti e contente. Lo sguardo rivolto da queste donne agli orrori della carneficina di massa e’, almeno in questa particolare angolazione, diametralmente diverso. Continua a leggere

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La via che porta al paese è in salita

La via che porta al paese è in salita

https://desmonautica.wordpress.com/2015/11/05/la-via-che-porta-al-paese-e-in-salita/

Denys

Nonno, mi hanno annunciato che eri in ospedale questa mattina. Non c’ero, per una banale questione di logistica. Se anche avessi potuto non ci sarei stato lo stesso, perché non avrei voluto vederti in questi momenti. Assolutamente no.

La cultura popolare suggerisce che, quando la vita volge al termine, la persona che si appronta a morire vede scorrere il suo passato davanti a sé. Io sapevo che il senso della vita era unico, ma forse è proprio per questo che solo una volta la si ripercorre al contrario. Tu a cosa hai pensato? Non sarei così sicuro che morendo si pensi al passato. Penso che sia un errore da parte dei vivi, che generalizzano la loro esperienza estendendola ai defunti. Di certo non sono granché in grado di immaginare tu abbia pensato al passato. Tu avrai senz’altro pensato al futuro.

Alcune persone non ti conoscono, ma fanno finta di conoscerti. Loro sono accanto a te, in questo momento. Forse. Forse anche adesso avrebbero titubato per farti una carezza, ora che hanno una scusa per piangere. D’altra parte, non è che abbiano mai fatto qualcosa di diverso.

Io so chi sei. Conosco i tuoi spazi, i tuoi sorrisi e i tuoi silenzi, che sono tutto ciò che c’è da conoscere di te. Dove te ne vai, ora, non lo so. Non credo che la tua anima stia compiendo chissà che viaggio mistico. Sono agnostico, ho imparato da te l’importanza di difendere il mio diritto al dubbio. Ho un’idea sommaria di ciò che accadrà alle tue cellule, a quelle di chi conosci, e alla tua vecchia casa che piano piano decade anche lei. Tutta colpa dell’entropia.

Tra qualche giorno faccio vent’anni. So che eri e sei fiero di me. Questo, davvero, è quanto mi basta. Non mi serve nient’altro. Mi servono le lacrime, un po’, per farne buon uso. Ma quelle sono impermanenti: ne cascano un po’ e non si lasciano dietro nemmeno una scia. Quello che hai lasciato tu, invece, rimarrà finché avrò le parole per raccontarlo. Ti saluto, e nel mio vizio di scrivermi addosso lascio dietro di me una poesia.


La via che porta al paese è in salita
e la volevo salire

Mi hai portato sulle spalle della macchina
Mi hai detto, passeggiamo allora
l’orologio bianco batterà i minuti
l’aranciata mi fornirà gli zuccheri
in cartoleria mi fermerò a guardare
le riviste che divorerò, che non leggerò
e ruberò i quaderni, ruberò i colori

Vengo dalle fila del ribes
dell’insalata dei pomodori
dalla fuga dalle zanzare
i tralci dell’uva, l’ulivo dorato
e la bicicletta che ho inforcato
e le mie domande, e i miei errori
mamma che chiacchiera
papà a cofano alzato
con due bottiglie, olio extravergine,
uno dei quali per motori

Sulla via che porta al paese
c’è un viale alberato, un bar, una pasticceria
e più in là anche un cimitero, e poi si entra
dopo c’è un altro bar,
una trafila di negozi,
un centro anziani,
un altissimo orologio bianco.

Ti sei avvicinato troppo
all’altissimo orologio bianco
e ora non ci sei più.
Prima però due altissime statue,
e le avevi fatte tu.
Anche le statue del mio paese
le hai costruite tu.

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Podcast della Parentesi del 4/11/2015

La Parentesi di Elisabetta del 4/11/2015

”Occhi bene aperti”

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La Parentesi di Elisabetta del 4/11/2015

“Occhi bene aperti”

occhi-disegni

Tutto comincia a cambiare con il veto all’ONU  della Russia e della Cina sull’intervento diretto delle  “potenze occidentali” in Siria. Memori di quello che è successo in Libia, la Russia e la Cina hanno capito che la tattica della foglia del carciofo attuata da Usa e alleati è di fatto diretta a loro e sono corsi ai ripari.

Gli Stati Uniti mirano, in Medio Oriente e non solo, a destabilizzare gli Stati asimmetrici ai loro interessi. A questo scopo hanno creato, addestrato e armato gli integralisti islamici, Isis compreso. Ora l’integralismo islamico è sfuggito loro di mano. Quello che sta succedendo in Afghanistan è esemplare, ma tutto ciò agli Usa permette comunque di giocare a due tavolini: da una parte continuano a foraggiare il variegato mondo dell’integralismo islamico, dall’altra usano il terrorismo come strumento per compattare l’occidente…je suis Charlie docet…e per avere eventuale mano libera per intervenire come e dove ritengono conveniente.

Inoltre, nel settore medio-orientale il referente degli Usa è Israele, anzi per gli Usa, in medio oriente è la politica israeliana che ha guidato le scelte comuni.

Israele mira a distruggere gli Stati Nazione di quell’area, Turchia, Iran, Iraq, Siria, Egitto e a ridurli a staterelli inconsistenti facilmente manovrabili e gestibili. Non ha mai tralasciato il progetto sionista, che, anzi, è il filo conduttore sotterraneo delle sue scelte politiche, di costruire il Grande Israele. Il concetto di “Grande Israele” si fonda sull’idea di uno stato ebraico esteso dall’Egitto fino all’Eufrate includendo parti della Siria e del Libano, il “Piano Yinon” del 1982.

E infatti, l’Isis è appoggiato da Israele in funzione destabilizzante degli Stati Nazione dell’area mediorientale. L’ Isis, guarda caso, non attacca mai obiettivi israeliani. Ma come? Gli integralisti musulmani non vogliono pregare a Gerusalemme?

Si è creata, così, un’alleanza Usa-Curdi. I Curdi, da una parte combattono l’Isis, dall’altra sono elemento scardinante degli Stati Nazione in quell’area.

Però la situazione internazionale è in movimento.

Si sta venendo a creare un asse Russia-Cina e alleati mediorientali Iraq, Hezbollah libanesi, compresa la Siria dove, peraltro, la Russia è stata chiamata in aiuto dal governo legittimo come era successo in Afghanistan.

E gli Usa sono in un momento di transizione. La loro politica in medio oriente si è rivelata fallimentare. Il mandato di Barack Obama è in scadenza e bisogna vedere chi gli succederà. Ricordiamoci sempre che gli Usa hanno, da molto tempo e precisamente dall’uccisione di J.F.Kennedy, perso la mediazione politica e sono governati direttamente dalle multinazionali di cui le rappresentanze politiche sono diretta filiazione.

Per la prima volta, gli interessi Usa, almeno parzialmente, stanno divergendo da quelli Israeliani. Però Israele è anche una multinazionale molto potente negli Stati Uniti.

Ora, in questo quadro,Tayyip Erdogan in Turchia ha vinto le elezioni, ma è un morto che cammina. Se le elezioni del primo novembre avessero decretato la sua sconfitta politica sarebbe sparito dalla scena, ma il fatto che sia andata diversamente apre scenari inquietanti.

Ormai è un ostacolo sia per gli Usa che per Israele. Entrambi vogliono la creazione di un Kurdistan indipendente che ridimensioni gli Stati circostanti. Certo la Turchia dovrebbe cedere i territori rivendicati dai Curdi e allo stesso tempo la Turchia fa parte della Nato ed è un elemento importante della coalizione, ma sia gli Stati Uniti che Israele pensano che, in fin dei conti, per la Turchia non cambi poi molto cedere un pugno di montagne rispetto ai loro guadagni in termini geopolitici sapendo che l’instaurazione di un Kurdistan indipendente aprirebbe scenari importanti rispetto all’irredentismo delle zone curde in Iran che loro chiaramente si ripromettono di cavalcare

La vittoria di Erdogan è dovuta all’appoggio e al voto della popolazione più povera, delle masse contadine, di provincia, retrive e tradizionaliste dove il richiamo all’ Islam è un argomento fondante, ma è osteggiato fortemente dalla parte laica e occidentalista dell’elettorato colto che in Turchia rappresenta una parte importante della società che conta.

E proprio consapevole di questo, Erdogan nel periodo pre-elettorale è ricorso allo stragismo. Lo stragismo non è qualcosa di estraneo alle così dette “democrazie”, specialmente per quelle dell’area Nato, ma è una modalità che viene scelta in momenti determinati e per precisi interessi.

Ci ricorda quello che è successo in Italia. Ma con una differenza fondamentale. La sinistra turca ha individuato immediatamente la matrice di Stato degli attentati ed è scesa in piazza con una indiscussa chiarezza politica, mentre qui da noi, a suo tempo, così non è accaduto. E la ragione principale sta nell’ azione di addomesticamento delle coscienze, di intorbidamento degli scenari e delle ragioni politiche che ha operato la socialdemocrazia nelle vesti dell’allora PCI e dei sindacati confederali. Questo d’altra parte era il loro ruolo. Ed è con questa “così detta sinistra” che noi ancora oggi facciamo i conti.

Finora gli Usa si sono posti come Stato del capitale, hanno avanzato pretese egemoniche con una politica attiva e aggressiva con lo strumento principe della Nato come esercito di conquista, togliendo di mezzo uno alla volta i paesi asimmetrici ai loro interessi e accerchiando la Russia con operazioni come quella espressa in Ucraina.

Ora che si sta formando un asse antagonista, gli Usa e più precisamente le multinazionali che ne dettano la politica, hanno preso in seria considerazione l’ipotesi di andare ad una resa dei conti con la Russia e la Cina, resa dei conti che non esclude l’opzione della guerra. Per questo non solo la Nato è mobilitata e si esercita avendo presente questo scenario, ma sono stati chiamati alle armi anche Media, Ong, Onlus, Fondazioni, Think Tank.

Stiamo camminando sull’orlo del burrone e bisogna tenere gli occhi bene aperti.

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