Storia e memoria

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Chiudere Equitalia

equitalia 1 Chiudere Equitalia, chiudere i covi del PD, mandare a casa gli ascari e i collaborazionisti del progetto neoliberista!

 

Equitalia, bontà sua

http://www.infoaut.org/index.php/blog/editoriali/item/16158-equitalia-bontà-sua

La cosiddetta campagna di “umanizzazione” di Equitalia è partita e la sensibilità del suo amministratore delegato  Ruffini si tramuta in una sospensione delle cartelle durante le feste natalizie, precisamente dal 24 Dicembre al 6 Gennaio.

I dati parlano quindi di 500.000 mila debitori che non riceveranno le maledette buste verdi (contenenti multe, ma anche tasse), mentre non ci sarà tregua o festa che tenga per quegli atti o cartelle dette “inderogabili,” per queste si procederà come da regolamento.

Intanto di pignoramenti, sequestri e debiti si muore.
E’ accaduto il 19 dicembre scorso, un commercialista di Roma che si è impiccato nel suo studio non appena è riuscito ad avere un momento di solitudine e di riservatezza, lontano dagli occhi della sua segretaria, durante una normale giornata di lavoro.

Le poche righe che questo signore di 67 anni ha lasciato scritte non lasciano dubbi e raccontano di una situazione diventata insostenibile a causa dei debiti e nel cassetto della sua scrivania sono state trovate diverse cartelle di Equitalia….
Pare che questo signore avesse almeno 500.000 mila euro di debiti ed un pignoramento ormai prossimo, ma anche per molto meno ai giorni d’oggi c’è chi decide di farla finita infatti solo nel 2014 sono morte almeno 165 persone per fatti legati a cartelle esattoriali.
Dicevamo della campagna di umanizzazione portata avanti da Equitalia nel tentativo di essere “dalla parte dei debitori”, come affermato dall’amministratore Ruffini, e della sospensione natalizia che equivale semplicemente al rimandare il problema di qualche settimana, così da permettere a chi può di fare i regali di Natale e poi, parallelamente, esaurire la tredicesima nella rata di debito.

equitalia 2

Di questo si parla e non di altro, di “piccioli” che questi debitori devono al riscossore legalizzato, a questo sistema di strozzinaggio che fa invidia ai peggiori gestori del racket sulle estorsioni (non dimentichiamoci della Soris ovviamente che è la sorella gemella di Equitalia anche se con diverse aree di “competenza”). Non si riesce, del resto, ad avere un’altra definizione per il livello di coercizione a cui sono arrivati nell’esigere pagamenti arretrati.
Per quanto possa far comodo una sospensione, anche se è difficile che due settimane possano modificare la situazione di migliaia di cittadini/ne, il problema rimane.
Il modello Equitalia, che tenta un quantomai difficile restyling, del resto non non cambia nelle sue funzioni né nella sua pratica di riscossione: “Siamo qui, ti diamo tutto il tempo per pagarci ma a modo nostro però”.
Questi suicidi/omicidi ci riportano ad una dura realtà, in cui le vittime di pignoramenti di immobili o somme di denaro, rischiano di finire per strada e di perdere tutto. Sono tantissimi, infatti, i nuclei famigliari che si rivolgono ai vari sportelli per il diritto alla casa, denunciando frodi e/o sfratti per mancati pagamenti di somme difficilmente sostenibili. Le banche in tutto questo hanno ovviamente un ruolo fondamentale, ma è un’altrettanto complessa questione che varrà la pena maggiormente indagare.
Detto ciò, un altro anno sta per arrivare e le cartelle continueranno ad esigere senza troppi fronzoli gli importi dovuti.
Quei numeri che compongono cifre, corrispondono al pegno che chi subisce la crisi e fa fatica a tirare a fine mese deve portarsi sulle spalle fino a quando o tutto verrà saldato o fino alla decisione, e sappiamo bene che spesso va a finire così, di lasciare perdere perché c’è troppo da pagare e col tempo si vedrà (nel frattempo gli importi delle cartelle crescono in maniera esponenziale).
La “super cazzola” dell’umanità di Equitalia è uno spot buono per chi vede il cittadino moroso come un evasore cronico, un debitore senza arte né parte che si sottrae ai doveri verso lo stato, dimenticando che ci sono vite vere dietro a quei nomi, scelte sbagliate a volte, ma futuri di interi famiglie per sempre ipotecati.
A fronte di tutto questo che fare?
Con la situazione attuale, sempre più disastrosa dal punto di vista  del caro-vita e dell’assenza o della precarietà di un reddito, la platea dei debitori si allargherà sempre più e sempre più persone saranno insolventi. Capire come intercettare la voglia e disponibilità di contrapporsi a questo sistema di strozzinaggio legalizzato sarebbe un ottimo punto di partenza.

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Bloccata trivellaTerna

Contro mega-elettrodotto, bloccata trivella Terna

http://www.notav.info/post/contro-mega-elettrodotto-bloccata-trivella-terna/

NICOLETTA-TRIVELLABloccata questo pomeriggio la trivella di Terna impeganata in un sondaggio per il mega-elettrodotto che vorrebbero far passare in valle per portare elettricità dalla Francia all’Italia.

Un’opera questa fermata a fine anni ’80 dalla mobilitazione popolare della valle, che oggi ripropongono (impongono).

L’opera passerebbe sotto l’autostrada e adiacente alle Statali e proprio per queste suo caratteristiche oggi è possibile “intercettare” i sondaggi geognostici che sono propedeutici al progetto finale.

Altri sondaggi sono già stati fermati nella scorse settimane, oggi pomeriggio l’ennesima rapida mobilitazione di abitanti della valle è riuscita a fare lo stesso.

La modalità sempre la stessa, a richiesta fatta agli operai di fermarsi questi lo hanno fatto e poco dopo sono sopraggiunti i carabinieri che hanno intimato agli stessi di rimetterla in funzione, stesso approccio da parte dei propietari della trivella che volevano il completamento dei lavori.

Arrivati a questo punto i presenti hanno deciso di fermare col proprio corpo la trivella e Nicoletta si è seduta di fronte ad essa impedendole di fatto a proseguire la sua opera.

A fronte di ciò gli operai hanno spento tutto e la trivella è stata smontata.

Ordinaria amministrazione per questa valle, difendere quotidianamente il proprio territorio che pare essere vissuto dai vari progettisti di grandi opere e dai governi come una tavola imbadita da cui trarre profitto, infischiandosene della distruzione irreversibile di queste montagne.

Una trama chiara oramai da parte del sistema, imprescindible il nostro senso di responsabilità verso questa nostra valle così martoriata che va difesa.

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Solidarietà a MISNA

Chiudono MISNA. In questa stagione neoliberista, cupa e grigia, le voci indipendenti e fuori dal coro,vengono tacitate, in un modo, nell’altro o nell’altro ancora.

Solidarietà alla redazione di MISNA

misna

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Mary Crow Dog

Mary Crow Dog
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Donna  Lakota

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marycrowdog
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Donne che resistono
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E’ un colpo nell’anima la storia di Mary Crow, donna indiana moderna cresciuta Sioux ma costretta dalla società a “bianchizzarsi”.
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Nata nel 1955 in una baracca nella riserva di Rosebud nel Sud Dakota, Mary Crow non sentiva il bisogno di avere acqua corrente, riscaldamento ed elettricità per il semplice fatto che nella riserva non si sapeva neppure che esistessero certe cose che persino i bianchi poveri e i neri dei ghetti davano per scontate. Il primo contatto con l’America bianca avvenne quando fu trascinata a forza in un collegio cattolico per imparare il vivere civile.
L’educazione consisteva nell’abbandonare le proprie credenze a forza di punizioni per assumere “l’aspetto esteriore della vita civilizzata”. Le scuole erano state pensate come un’alternativa allo sterminio completo della nazione indiana e la cristianizzazione era solo una morte lenta. Con la fuga dalla scuola Mary entra in un vortice di alcool, droga ed emarginazione passando da una rissa all’altra.
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Travolta dall’ondata di orgoglio tribale che attraversa le riserve negli anni ’70, entra nell’American Indian Movement e partecipa alla storica resistenza contro la polizia nel febbraio del 1973 per settantun giorni a Wounded Knee.
Nota come il grande atto simbolico, la manifestazione era cominciata perché una giuria aveva assolto dei cowboy bianchi colpevoli dell’omicidio di un ragazzo indiano.
Durante l’assedio Mary conosce Leonard Crow-Dog, suo futuro marito, che considerato il capo del movimento fu condannato a 23 anni di reclusione, mentre nel frattempo altri amici e parenti morivano in strani incidenti o in sparatorie con l’F.B.I.
Nel 1990 scrive  “Lakota Woman” e  nel 1993 “Ohitika Woman” con il nome di Mary Brave Bird, libro che è la continuazione del primo.
Mary muore nel 2013,  “
“Donna Lakota” non è solo l’autobiografia di una giovane donna indiana, ma anche la storia della rinascita spirituale di un popolo e un atto d’accusa contro le leggi e la società americana, incapace di comprendere una cultura in divenire. Secondo un proverbio cheyenne una nazione non è conquistata finché i cuori delle sue donne resistono e questo libro ne è la testimonianza.
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Rettifica

Il corteo cittadino di mercoledì 23 dicembre  partirà alle ore 16.00 da Piramide!

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Perché di carcere non si muoia più, ma neanche di carcere si viva

31 dicembre

Perché di carcere non si muoia più, ma  nemmeno di carcere si viva.

Il 31 dicembre, come ogni anno, saremo davanti le mura del carcere di
Rebibbia per portare un saluto caloroso a tutte le persone detenute.

Siamo i compagni e le compagne che portano avanti le lotte sociali in
città, dall’opposizione agli sfratti all’occupazione delle case, dalle
lotte sul posto di lavoro, nelle scuole e nelle università, alla
costruzione di legami solidali nei quartieri dove viviamo, dalle lotte
contro la violenza sessista a quelle contro le frontiere e le prigioni
dove rinchiudono gli esseri viventi.

Lottiamo contro LE INGIUSTIZIE E LE RELAZIONI DI POTERE, COMPETIZIONE E SFRUTTAMENTO CHE VIVIAMO QUOTIDIANAMENTE, in un modello di società che costruisce le prigioni per ricattarci e
costringerci nella rassegnazione, nella solitudine e nella miseria,
per questo siamo contro il carcere ed ogni forma di oppressione.

Quest’anno abbiamo scelto di percorrere tutto il perimetro del carcere
di Rebibbia con un corteo, per fare in modo che tutte le persone
detenute possano sentire la nostra vicinanza e rompere, anche se per
poche ore, l’isolamento in cui il carcere vorrebbe annientarci.
Porteremo un’amplificazione con il microfono aperto a tutti ed in
contemporanea manderemo saluti e messaggi di solidarietà dalle
frequenze di Radio Onda Rossa, sugli 87,9 FM.

Vi invitiamo quindi a partecipare a questo appuntamento, portando con
voi amici e parenti e avvisando le persone care, detenute a Rebibbia,di questa iniziativa solidale.

Ci vediamo alle ore 10 di giovedì 31 dicembre, all’incrocio tra via
Raffaele Majetti e via Bartolo Longo, per passare la mattinata insieme
e muoverci in corteo alle 11,30 per salutare tutti i detenuti e le
detenute.

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Contro lo Stato d’Emergenza e il Giubileo della Paura

Contro  lo Stato d’Emergenza e il Giubileo della Paura:RIPRENDIAMOCI LE
STRADE! 

Roma non è più una città aperta,tutt’altro. Lo si respira nell’aria, lo
si coglie al primo sguardo. Ogni angolo della città è presidiato da
polizia, carabinieri, militari con i mitra alla mano; per le vie e nelle
stazioni ogni luogo è buono per un posto di blocco,per un controllo. Ad
ogni ora del giorno, mentre andiamo a lavoro, a scuola,mentre ci
incontriamo con la nostra famiglia o con i nostri amici, possiamo essere
arbitrariamente fermati e trattenuti, senza che questo corrisponda aduna
logica se non quella della paura.Spesso ad essere fermati  sono i
giovani, che vivono ancora le strade come luoghi di socialità, oppure i
migranti, colpevoli di essere portatori di“tratti somatici sospetti”.
Non si contano oramai i casi di persone fermate e maltrattate senza
ragione nelle metropolitane, gli episodi di arroganza, dai militari che
intervengono mitra al collo per un biglietto non pagato, oppure donne
costrette a svuotare la propria borsa e a raccogliere dopo mezz’ora le
proprie cose inginocchiate per terra. E’ difficile credere che ciò
corrisponda al tentativo di prevenire attacchi o attentati. La ragione
per cui questo avviene è quella di sfruttare “l’allerta terrorismo”
elettoralmente, o peggio,per costruire uno stato di emergenza in cui
alle forze dell’ordine tutto è concesso e permesso. Come possono
spiegarsi altrimenti le provocazioni messe in atto nei confronti delle
occupazioni abitative; le operazioni “antiterrorismo” nei luoghi abitati
dai rifugiati in cui vengono intimiditi gli abitanti e rastrellate le
bombole del gas utilizzate per cucinare; le pressioni messe in campo ai
danni degli studenti per“sgomberare” gli istituti occupati in nome del
contrasto al terrorismo? E’ evidente come Gabrielli, Alfano e Renzi
stiano utilizzando il Giubileo come occasione per mettere a tacere chi
lotta per i propri diritti, per difendere o migliorare le proprie
condizioni di vita, per attaccare chi non si arrende alla precarietà e
allo sfruttamento. Per questo vengono repressi gli scioperi,vietate le
manifestazioni al centro di Roma, intorno ai palazzi dove si
decide.Nessuno deve disturbare il “decisore” che in una città
commissariata non è neppure stato eletto da nessuno e che quindi
risponde soltanto a chi ce l’ha messo: al ministero dell’interno, al
governo e ai poteri che lo circondano.Non possiamo cadere in questo
inganno. Non possiamo lasciarci stringere in una morsa da cui poi
sarebbe difficile liberarsi. In gioco ci sono i nostri diritti, le
possibilità di una vita degna, libertà che non possono essere cancellate
e che anzi vanno pienamente riconquistate. Già nel fine settimana appena
trascorso si sono tenute a Roma importanti manifestazioni: dal quartiere
Prenestino si è alzato di nuovo il grido di chi si batte contro le
speculazioni; da Piazza Esquilino la rabbia di chi non si arrende è
risuonata fino alle finestre del ministero dell’Interno. Nei prossimi
giorni ci troveremo ancora una volta a difendere le occupazioni
abitative dalle provocazioni della polizia; ci troveremo in diversi
angoli della città, da Cinecittà fino a TorreAngela per bloccare nuovi
sfratti alle soglie del natale; davanti ai magazzini della logistica per
respingere l’offesa e l’attacco ai danni dei lavoratori che non
abbassano la testa e lottano.  Da qui dobbiamo ripartire:  per
reclamare, in questo ennesimo natale di crisi, il diritto alla casa,
alla salute, l’accesso ai consumi, ai trasporti ed ai servizi, la
garanzia del reddito per tutti e tutte, uguaglianza;per rompere  – ora e
subito – la gabbia di uno stato d’emergenza, di un clima di guerra, che
serve solo ad imporre con la forza un nuovo pesante attacco alle nostre
condizioni di vita e alle nostre libertà.

Mercoledì 23 Dicembre 2015
Ore 16.00 da Metro San Paolo
CORTEO CITTADINO

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Vizi di forma

Vizi di forma

https://animaliena.wordpress.com/2015/12/21/vizi-di-forma/

vizi di forma

Ogni volta che dal piano di realtà si passa a quello delle idee, si generano mostri. La polemica sulla maternità surrogata (o “gestazione per altri” o “utero in affitto”  – come è evidente, le parole scelte per definire tale pratica non sono mai neutre) è caratterizzata dalla polarizzazione estrema delle posizioni, in un senso o nell’altro, nel vano tentativo di riportare una questione complessa e intricata nel rassicurante alveo del binomio giusto/sbagliato, una semplificazione (o banalizzazione) tanto rassicurante quanto inutile.

La stessa dinamica sottende all’acceso dibattito che da anni infuria sul sex work, con il medesimo tragico risultato, ovvero quello di dividere le donne in “perbene” e “permale”, in sante e puttane, in salvatrici e vittime… in sostanza, creando divisioni e ulteriori discriminazioni invece di realizzare quella solidarietà necessaria al fine di scardinare un sistema che ci vede tutte, in maggiore o minore misura, oppresse in quanto donne.

La questione è complessa, e a voler scrutare la luna (e non il dito) riguarda non già – o non esclusivamente – lo sfruttamento delle capacità sessuali/riproduttive delle donne in quanto tali, ma tutto l’intricato, stratificato e capillare apparato di sfruttamento delle capacità dei corpi di produrre profitto.

Certo, la qualità dello sfruttamento non è sempre la stessa, passando da forme più blande e ambigue ad altre più evidenti e brutali, ma il dispositivo originario resta il medesimo. Mettere in discussione le singole manifestazioni di un potere così ramificato – e soprattutto radicato nella narrazione collettiva – in assenza di una critica radicale a questo sistema, risulta in una ipersemplificazione miope, che si illude di salvare le donne impedendo loro, in realtà, di utilizzare gli unici mezzi di sostentamento che attualmente hanno a disposizione – o gli unici che, in piena libertà e all’interno di un sistema di dominio che ci riguarda tutt*, sentono di eleggere a propria scelta autodeterminata – e dunque in sostanza, rendendole più povere e vulnerabili e privandole della libertà – che a questo mondo è soprattutto libertà economica – nell’illusione di averne preservato virtù e dignità.

D’altra parte, seppure sia comprensibile come un tale atteggiamento stimoli una reazione opposta e contraria, la difesa tout court della libertà di scelta e di autodeterminazione delle donne non deve far dimenticare la medesima criticità sistemica, ovvero che se è vero che le donne devono essere libere di scegliere per se stesse e le proprie vite – ed oggi è innegabile che tale scelta significhi libertà di decidere del proprio corpo a partire da quelle che sono le condizioni di libertà accessibili in questa epoca storica – sono comunque più che mai necessari ragionamenti che vadano oltre la liberalizzazione economica di qualsiasi utilizzo del corpo (umano e non umano).

Questi ragionamenti che devono destrutturare ed esplodere un sistema di dualismi e interessi patriarcali, dovranno avere la forza di smantellare topoi indistruttibili quali (per citarne solo alcuni) la famiglia nucleare, il lavoro come valore, lo scambio tra prestazione e denaro, l’inviolabilità della proprietà privata, la sacralità e la necessità della maternità, i dualismi di genere, l’omofobia, la transfobia, la xenofobia, la zoofobia, ovvero tutti quei presupposti alla creazione di un sistema valoriale che, distruggendo qualsiasi forma di solidarietà,  ratifica la supremazia di alcun* e la liceità della violenza sui corpi sacrificabili di altr* a partire dal solco tracciato dai concetti di specie, razza e genere.

Se un altro mondo è possibile, e se per realizzarlo stiamo spendendo le nostre più preziose energie, allora la costruzione di questa nuova realtà dovrà avere il coraggio di affrontare l’immane compito che abbiamo di fronte senza cercare facili (quanto inefficaci) soluzioni, ma allo stesso tempo senza nascondere le contraddizioni sotto il tappeto di un’idea di libertà che è essa stessa viziata dal desiderio di non prestare il fianco a politiche miopi e reazionarie. Dobbiamo guardare il quadro generale e avere il coraggio di affrontare le incoerenze e le zone d’ombra del nostro pensiero e delle nostre pratiche, senza negarle ma inglobandole in un discorso necessariamente più ampio che metta realmente in discussione il nostro modo di stare al mondo.

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Cantone di Natale

Cantone di Natale

Pubblicato il 20 dicembre 2015 · in Schegge taglienti ·

di Alessandra Daniele

BuonNatalePer celebrare degnamente il Natale, baluardo della Civiltà Occidentale e pilastro dell’Identità Nazionale, il governo Renzi ha annunciato l’invio di truppe italiane in prima linea a Mosul, in Iraq.
L’Italia però non sta ancora facendo tutto ciò che potrebbe e dovrebbe per partecipare attivamente allo scontro epocale in atto. Disponiamo infatti d’una grande risorsa che continuiamo egoisticamente ad impiegare soltanto in Patria, dimenticando che in realtà oggi i confini ideali della Patria si estendono fin dove la minaccia alla Civiltà Occidentale ha origine. Questa formidabile risorsa è il Commissario Cantone.
Per quanto la corruzione e il malaffare siano bersagli sacrosanti, non possiamo continuare a limitare ad essi l’azione dei suoi straordinari poteri, dobbiamo schierarlo là dove ce n’è più bisogno, contro i Nemici più pericolosi. La scienza ci fornisce gli strumenti per moltiplicare la sua presenza intervenendo all’estero senza sguarnire il fronte interno: possiamo clonarlo.
Siamo in grado di creare un’intera poderosa e inarrestabile armata di Cant-cloni che sbarchi sulle coste libiche, e avanzi come una gagliarda ruspa padana fino all’Iraq, spazzando via ogni resistenza, e ripristinando Democrazia e Legalità Occidentali in tutta l’area.
Un esercito di Cant-cloni cyber-implementati, interconnessi via wi fi, mente collettiva di un’unica immensa arma modulare componibile, un Commissformer che ci guiderà all’immancabile vittoria finale.
Chi fosse tentato di considerare tutto questo irrealistico, ricordi che niente è impossibile per il nostro giovane, deciso, e illuminato governo.
Non è forse stata sconfitta la crisi grazie alle Riforme che hanno stroncato fannulloni, gufi e disfattisti, ridando vigoroso impulso all’Economia? Non è forse il Parlamento, un tempo aula sorda e grigia, diventato adesso un moderno ed efficiente Decretificio? Non è forse oggi l’Italia il paese più ammirato, invidiato, rispettato, e seguito dell’Occidente?
Chi ha detto no?
Identificatelo e arrestatelo immediatamente.

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Nina Simone-Strange Fruit

https://www.youtube.com/watch?feature=player_detailpage&v=P8Lq_yasEgo

Le multinazionali americane hanno scelto e imposto un “negro da cortile” come presidente degli Stati Uniti. Ma gli USA sono sempre razzisti: una volta gli afroamericani li impiccavano, oggi li abbattono a colpi di arma da fuoco, una volta penzolavano dagli alberi, oggi sono stesi sull’asfalto.

 

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Storia e memoria-8 marzo 1976

Noi siamo sempre dalla stessa parte, le patriarche si sono vendute e hanno venduto le donne. La lotta alla socialdemocrazia è una priorità

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Edith Piaf- Ça ira

Nella stagione neoliberista che vede la nascita e l’affermarsi dell’ iperborghesia transnazionale con caratteristiche di nuova aristocrazia c’è bisogno di una nuova rivoluzione francese con lo spirito del “ça ira”

Il brano risale al 1790  d’autore anonimo.
Dopo la Marsigliese la più celebre canzone della Rivoluzione Francese soggetta ad un’infinità di varianti e la prediletta dalle donne parigine che la cantavano in coro nelle piazze della rivolta.

Versione della Fête de la Fédération (14 luglio 1790)

” Ah ça ira ça ira ça ira
Les aristocrates à la lanterne
Ah ça ira ça ira ça ira
Les aristocrates on les pendra
Et quand on les aura tous pendus,
On leur fichera la pelle au cul!

V’la trois cents ans qu’ils nous promettent
Qu’on va nous accorder du pain
V’la trois cents ans qu’ils donnent des fêtes
Et qu’ils entretiennent des catins
V’la trois cents ans qu’on nous écrase
Assez de mensonges et de phrases
On ne veut plus mourir de faim

Ah ça ira ça ira ça ira
Les aristocrates à la lanterne
Ah ça ira ça ira ça ira
Les aristocrates on les pendra
Et quand on les aura tous pendus,
On leur fichera la pelle au cul

V’la trois cents ans qu’ils font la guerre
Au son des fifres et des tambours
En nous laissant crever d’misère
Ça n’pouvait pas durer toujours
V’la trois cents ans qu’ils prennent nos hommes
Qu’ils nous traitent comme des bêtes de somme
Ça n’pouvait pas durer toujours

Ah ça ira ça ira ça ira
Les aristocrates à la lanterne
Ah ça ira ça ira ça ira
Les aristocrates on les pendra
Et quand on les aura tous pendus
On leur fichera la pelle au cul

Le châtiment pour vous s’apprête
Car le peuple reprend ses droits
Vous vous êtes bien payé nos têtes
C’en est fini Messieurs les rois
Il n’ faut plus compter sur les nôtres
On va s’offrir maint’nant les vôtres
Car c’est nous qui faisons la loi

Ah ça ira ça ira ça ira
Les aristocrates à la lanterne
Ah ça ira ça ira ça ira
Les aristocrates on les pendra
Et quand on les aura tous pendus
On leur fichera la pelle au cul “

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Napoli/ che cos’è la convivenza civile?

“Napoli, una preside non fa parlare la madre di Davide Bifolco

http://popoffquotidiano.it/2015/12/18/napoli-una-preside-non-fa-parlare-la-madre-di-davide-bifolco/

napoli-davide bifolco
“La mamma di Davide Bifolco, Flora, non ha potuto parlare davanti a un’assemblea studentesca che l’aveva invitata. La preside del liceo Sannazzaro di Napoli è entrata a gamba tesa nelle iniziative della settimana di autogestione degli studenti scagliandosi contro una madre che s’è vista ammazzare un figlio sedicenne nell’episodio al centro di un processo a Napoli.

La motivazione ufficiale è che non c’era un contraddittorio, come se una testimonianza civile dovesse assomigliare al processo in corso o, ancora peggio, alla finta par condicio di un talk show televisivo. A dare la notizia a Popoffquotidiano sono stati gli attivisti di Acad, l’associazione contro gli abusi in divisa che erano lì per presentare le attività dell’associazione. Centinaia di studenti sono visibilmente scossi dal dictat della dirigente scolastica che turba la settimana di attività autogestite minando la credibilità della scuola come luogo di formazione della cittadinanza.”

Questa sopra è la notizia che ci ha spinte ad alcune riflessioni.

Il neoliberismo vorrebbe raccontarci una società basata sulla” convivenza civile” in cui ognuna/o dovrebbe esprimere le proprie idee e convinzioni e tutte/i insieme dovremmo lavorare per il bene dello Stato  “democratico”, per la costruzione di una società “migliore”, più “civile”, più “ricca e accogliente” di quella in cui viviamo.

Vorrebbero farci dimenticare che questa è una società basata sullo sfruttamento, sull’ingiustizia sociale, sulla disperazione della stragrande maggioranza degli esseri umani, qui e nel terzo mondo, una società classista, razzista e sessista.

Per questo hanno la sfrontatezza di pretendere contraddittori tra le parti. Come se si potesse fare un contraddittorio tra oppresso/a ed oppressore, tra sfruttato e sfruttatore, tra lo Stato che agisce impunemente violenza in tutte le sue articolazioni e chi la subisce e tenta di sottrarsi….viene annullata  in questo modo la valenza politica delle lotte che sarebbero dovute quindi all’incapacità dei soggetti di rapportarsi “democraticamente”.

E tutto questo è non solo strumento di demonizzazione di chi tenta di opporsi ora a questo stato di cose, ma è anche un oltraggio per tutte quelle e tutti quelli che hanno lottato e che, oltre ad aver pagato caro il loro impegno, si vedono  equiparare  a chi le ha perseguitate/i e oppresse/i.

E vorrebbero che questo discorso passasse prima di tutto nella scuola che ha a disposizione tutti gli strumenti per essere catena di trasmissione dei valori dominanti.

Vi linkiamo, a proposito di “democraticità”, un interessante articolo di Denys che abbiamo postato tempo fa nella sua rubrica

http://coordinamenta.noblogs.org/post/2014/05/02/ognun-ha-la-sua-opinione/

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Foglio di via da Chiomonte a Giulia e Luca!

Foglio di via da Chiomonte a Giulia e Luca!

fogliodiviaNon si danno pace i guardiani del cantiere Tav dopo le mobilitazioni per l’8 dicembre e la ripresa delle iniziative di contestazione a Chiomonte come in Clarea.
Danno anche fastidio le decine di iniziative che negli ultimi mesi, pensando anche a tutto il periodo estivo, si sono costruite tutt’intorno al cantiere e che continuano a richiedere un ingente e costante presidio “interforze”.
Se quindi in Clarea la polizia militarizza e a Torino i tribunali perseguitano e criminalizzano il movimento, ecco che in questi giorni sono stati notificati fogli di via da Chiomonte a Giulia e Luca, giovani e attivissimi No Tav del Comitato di Lotta Popolare di Bussoleno.
Da sempre in prima fila nelle lotte di questi ultimi anni, viene loro contestato il fatto di essere “promotori” di alcune iniziative a Chiomonte che hanno turbato l’ordine pubblico.
Non viene citato nessun fatto specifico se non questa qualità, noi la definiamo così, di esserci sempre li dove la nostra presenza da fastidio, in quei luoghi che ci appartengono e fanno parte della nostra storia mentre loro con la minaccia e la violenza ce li vorrebbero sottrarre.
Non è un gioco, si sa, ma siamo tranquilli.
Non sarà un foglio di carta a fermare un cuore No Tav!
Solidarietà a Giulia e Luca!
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