Esistono due macrocategorie di Cazzari: una sfrutta soprattutto le paure degli elettori, l’altra le speranze. Bastone e carota.
Se l’orripilante Donald Trump è un Cazzaro Bastone, Matteo Renzi è un Carota, un Cazzaro per il tempo di pace, fatto per i meeting festaioli, i summit patinati, le televendite Apple. Infatti in queste cupe settimane è stato l’ombra di se stesso.
Allineato al Capo Carota Obama, è rimasto defilato dal fronte, apparendo sempre più diafano e inconsistente.
La Leopolda di quest’anno è stata un patetico flop.
Samantha Cristoforetti ha rifiutato l’invito perché di vuoto assoluto le è bastato quello dello spazio.
L’intervento di Renzi è stato fiacco, lagnoso, inefficace.
Renzi è scarico, e il clima è irrimediabilmente ostile al suo brand di cazzate, a causa dei venti di guerra e dei miasmi tossici prodotti del marciume strutturale del sistema capitalistico, del quale il salvataggio delle banche truffaldine, compresa quella di papà Boschi, è solo l’esempio italiano più recente.
Infatti, benché le classi dirigenti abbiano la possibilità di farsi le leggi su misura, non riescono a smettere di infrangerle.
L’intero sistema legale e giudiziario è concepito per favorire i loro appetiti, eppure non riescono a fare a meno di delinquere.
Il potere, il denaro, l’impunità che già hanno non gli bastano.
Non gli bastano mai.
Come uno zombie che continua a sbranare carne che non potrà mai digerire, continuano a razziare capitali che non riuscirebbero a spendere in dieci vite, continuano ad accumulare poltrone che non potrebbero occupare con dieci culi.
Non si sazieranno mai, non smetteranno mai di ingozzarsi, non molleranno mai la presa volontariamente.
Continueranno ad atteggiarsi contemporaneamente a sovrani strafottenti e a vittime perseguitate, e a ritenersi indiscutibili, irremovibili, intoccabili per diritto divino.
Invocare il fantasma della Legalità è inutile.
Non c’è verso di sottomettere una classe dirigente corrotta a una legge che può sistematicamente riscrivere, adattandone i limiti alla velocità della sua fuoriserie che accelera di continuo.
Non si può battere il banco con le regole del banco.
Lo stesso apparato che gestisce ogni ulteriore restrizione securitaria delle nostre libertà fondamentali continuerà ad allargare indefinitamente le maglie sui reati finanziari di cui s’abbuffa.
Non c’è nessuna possibilità di rinnovare per via giudiziaria una classe dirigente che, come gli zombie, si riproduce per contagio, corrompendo innanzitutto gli stessi giudici che dovrebbero giudicarla e gli stessi media che dovrebbero denunciarla.
Una classe dirigente che costruisce e manovra la sua stessa presunta opposizione, facendone una canea fascista che si scaglia contro i profughi, e applaude gli sfruttatori.
Non c’è maxiretata, maxinchiesta, maxiprocesso che possa liberarcene, se Tangentopoli ci ha insegnato qualcosa è stato questo. Dalle ceneri di Craxi è nato Berlusconi, dalle ceneri di Berlusconi è nato Renzi, dalle ceneri di Renzi rinascera un altro Cazzaro.
Le classi dirigenti riprodurranno sempre un nuovo garante della loro impunità, fin quando non sarà il sistema economico che gli consente di accumulare potere e ricchezza senza limiti a essere cambiato.
31 dicembre 2015
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In ricordo di Gerda Taro
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Con il Liceo Artistico di Porta Romana!!!
Quando la polizia entra nella scuola è dittatura!
Tutta la nostra solidarietà alle studentesse e agli studenti del Liceo Artistico di Porta Romana a Firenze!
Divine………I’m So Beautiful
https://www.youtube.com/watch?feature=player_detailpage&v=yYNK3ZqreF8
Cose Nostre a “Il colpo della strega”
Pubblichiamo un interessante ciclo di trasmissioni fatte dalla Consultoria Autogestita a “Il colpo della strega”
Cose Nostre a “Il colpo della strega”/ la trasmissione del collettivo femminista MeDeA
Durante il primo ciclo di Cose Nostre il Collettivo MeDeA ci ha ospitate alla trasmissione radiofonica “Il colpo della strega” sulle libere frequenze di Radio Blackout.
Ringraziamo le compagne non solo per lo spazio che ci hanno dato, ma anche per gli ulteriori spunti e le riflessioni che sono emerse durante le trasmissioni.
Qui i link per riascoltare i podcast:
Primo incontro/Assenza e presenza del ciclo significati culturali e sociali
Secondo incontro/ Il vissuto corporeo del ciclo
Terzo incontro | Le età in cui il ciclo non c’è. (Disponibile a breve)
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Chiesti 9 anni e mezzo per il compressore bruciato
Chiesti 9 anni e mezzo per il compressore bruciato
http://www.notav.info/post/chiesti-9-anni-e-mezzo-per-il-compressore-bruciato/
9 anni e mezzo, questa è la pena che il procuratore generale Maddalena ha chiesto oggi al Tribunale d’Appello per Chiara, Claudio, Nicolò e Mattia.
Una requisitoria astiosa, sprezzante di tutte le precedenti sentenze ed arrogante, nel voler a tutti i costi far passare una lettura dei fatti che non corrisponde al vero.
Per Maddalena è terrorismo, come per i precedenti pm oggi lasciati alla cattedra perché già usciti con le ossa rotte dai precedenti gradi di giudizio.
E’ terrorismo e chi non lo capisce, secondo lui, è superficiale e non “sa”: non conosce il terrorismo, le Br e i colpi di rivoltella.
Chi non decide di chiudere in galera per 10 anni i No Tav, insomma, sottovaluta le loro personalità criminali e non li prende sul serio.
La campagna mediatica di questo secondo grado di giudizio è iniziata mesi fa, con una procura impegnata sui principali quotidiani locali ad auto-promuoversi paladina della battaglia contro il Movimento No Tav, anche se formalmente presentata come la”difesa della democrazia e dello Stato”.
Molte le citazioni aberranti quest’oggi, viene scomodato pure Renzi per dare una nota di attualità a questa pagliacciata che pare ambientata 40 anni fa (non entriamo nei dettagli tanto la solfa è sempre la stessa, quella recitata da Padalino e Rinaudo in primo grado).
Un Maddalena ostaggio dei suoi fantasmi, gli stessi di Caselli e dei suoi tirapiedi, che vuole l’opera finita anche a costo di continuare ad usare l’esercito e spendere inutilmente troppi soldi che in questo paese servirebbero a ben altro.
E’ la sua battaglia, anzi la loro, e stanno dimostrando di volerla portare a termine nonostante oramai abbiano assunto dei caratteri grotteschi e non siano più credibili, probabilmente neanche in quel loro mondo in cui pensano di rappresentare l’eccellenza.
Ciò che resta, mentre attendiamo la sentenza, è capire alla fine di questa storia chi pagherà il prezzo per la lunga e pesante detenzione che i nostri giovani hanno subito (1 anno di carcere di massima sicurezza), senza dimenticare che sono ancora sottoposti a misure cautelari.
In seguito, quando questa truffa del Tav sarà finalmente fermata, bisognerà capire chi risarcirà il popolo italiano di tutti i soldi spesi inutilmente per quel cantiere, per la polizia a guardia delle reti, per tutta la violenza subita e per quel nostro pezzo di splendida montagna distrutto per sempre.
Di sicuro Maddalena come Caselli (e a ruota tutti gli altri) si godranno le loro pensioni d’oro e non saranno chiamati a rispendere di alcunchè, nonostante tutto…
Venerdì parleranno le difese, lunedì prossimo ci sarà lo spazio per eventuali repliche.
Venerdì 18 a Luna e le Altre!
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Festa in rosso! Consultoria Autogestita!
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Il Fantasma del Natale Cazzaro
Il Fantasma del Natale Cazzaro
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The Fake
The Fake
http://dumbles.noblogs.org/2015/12/13/the-fake/#more-6083
Brindano. Brindano, applaudono, si autoapplaudono e si congratulano per l’accordo sul cambiamento climatico di COP 21.
Lo fanno anche certe associazioni ambientaliste come WWF e Legambiente alle quali sta a cuore, a nostro avviso, molto più la prima parola che la seconda della loro definizione; basta leggere Cogliati Dezza: presidente di Legambiente il quale si ritiene certo che si va in modo irreversibile verso un futuro libero da fossili e che si pongono le fondamenta per affrontare sul serio la crisi climatica che affligge il pianeta.…. Come se la crisi climatica fosse una malattia da virus alieno… Per favore! Chi si esprime così già suscita poca credibilità; figuriamoci poi quando aggiunge che gli impegni già annunciati alla vigilia della Cop21, secondo le prime valutazioni, se rigorosamente attuati sono sufficienti a ridurre soltanto di un grado circa il trend attuale di crescita delle emissioni di gas-serra, con una traiettoria di aumento della temperatura globale che si attesta verso i 2.7- 3°C” …. e allora? Dove sta la serietà nell’affrontare le afflizioni del pianeta?
Lo sapevamo che COP21 era un gran ciurlare nel manico. Sì.
La dice un po’ più giusta Marica Pierri: COP21 non riduce di 2, aumenta di 3.
Siamo alla frode e al falso; “It’s a fraud really, a fake…” dice James Hansen: E’ una stronzata dire di avere un obiettivo limite di due gradi e provare a fare un po’ meglio verificando il tutto ogni cinque anni. Sono parole senza valore. Non c’è azione, solo promesse….
La strategia del salame di cui si parlava qui.
Niente di che. Tutto come prima, con un’illusione in più per chi ci crede.
Chi no, continua la lotta.Una foto dalla manifestazione del 12 dicembre a Parigi alla conclusione di COP21
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Il vero volto del “Jobs Act”
Il vero volto del Jobs Act
Daniela Ciampa, 38 anni, era addetta alla mensa scolastica di Nichelino, a Torino, lavorava alla ditta Euroristorazione che gestisce in città un maxi appalto per tre anni da 8 milioni di euro, che l’ha licenziata per aver condiviso sul social network un messaggio che raccontava le lamentele dei genitori che avevano trovato insetti nei cibi dei loro figli.
“Mio figlio va a scuola a Nichelino e io pago il servizio. Nel post avevo scritto che neanche a me sarebbe piaciuto mangiare un piatto di polenta con uno scarafaggio. Non ho citato l’Euroristorazione e francamente, visto che il mio profilo ha tutte le restrizioni sulla privacy non capisco nemmeno come abbiano fatto a leggere un mio post». Daniela percepiva uno “stipendio” di 370 euro al mese.
Intanto anche noi vorremmo sapere come e a che titolo la Ditta è potuta entrare nel suo circuito privato a leggere il post. Naturalmente, la magistratura di Torino, quella tanto impegnata contro i NoTav, non ravviserà nessun tipo di reato e, naturalmente, il controllo nei confronti di questa lavoratrice sarà considerato “eccezionale”, mentre tutti gli altri…….le tecnologie, guarda caso, funzionano, ma per ricondurre le condizioni di chi lavora all’ottocento in una società reimpostata sui principi del feudalesimo e impregnata di etica nazista. Questa è l’essenza dell’ideologia neoliberista. Questo è possibile in Italia grazie agli ascari del PD e ai collaborazionisti della Triplice.
Tutta la nostra solidarietà a Daniela.
In ricordo di Ulrike Meinhof
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Nina Simone – Four Women
https://youtu.be/Nf9Bj1CXPH8
Maker Faire, manifestanti denunciati per interruzione di Pubblico Servizio
Maker Faire, manifestanti denunciati per interruzione di Pubblico Servizio
Interruzione di Pubblico Servizio, per chi?
La Maker Faire continua a far parlare di sé. Infatti nella mattina del 2 dicembre e nei giorni seguenti circa una trentina di studenti e studentesse sono stati raggiunti dalla notifica amministrativa di una multa per blocco del traffico e interruzione del Pubblico Servizio nella giornata di venerdì’ 16 ottobre a Piazzale Aldo Moro, per un ammontare che va dai 2000 ai 10 000 Euro a persona.
Per chi non lo ricordasse in quel giorno era stata indetta una protesta davanti all’ingresso dell’università, trasformatosi per l’occasione nella biglietteria della Maker Faire. Si manifestava contro l’uso privatistico dell’università pubblica e per l’ingresso gratuito per gli studenti, sottolineando il rifiuto assoluto di qualsivoglia dialogo da parte dell’amministrazione universitaria. La giornata, che per gli studenti che si erano riuniti voleva essere un’occasione per riappropriarsi del diritto a entrare liberamente all’università, si è conclusa con cariche e arresti da parte delle forze dell’ordine.
A fronte di queste multe risulta necessario ribadire alcuni punti riguardo quella giornata. Innanzitutto bisogna sottolineare che l’accusa di blocco del traffico in piazzale Aldo Moro è del tutto infondata: come dimostrano le foto scattate quel giorno, la Polizia, le camionette con gli idranti, i blindati e la Municipale erano presenti a bloccare le strade e il piazzale già molte ore prima dell’arrivo dei manifestanti. L’accusa di interruzione di pubblico servizio risulta ancora più assurda dal momento che la Città Universitaria è stata chiusa nei giorni di normale svolgimento dell’attività accademica (corsi, lezioni, laboratori, esami, ecc.) per allestire una fiera con tanto di mega tensostrutture, pagamento dell’ingresso e chiusura di ogni accesso. Per non parlare dell’occupazione, durata tre settimane, dei viali e dello spazio universitario per allestire una fiera gestita da privati.
Non è forse tutto ciò interruzione di un Pubblico Servizio? E’ più grave aver partecipato per poche ore ad un presidio di protesta (senza, peraltro, bloccare alcunché, come dimostrato) o l’aver bloccato totalmente per giorni un intero ateneo, facendo pagare un biglietto alle persone che lo vivono e l’attraversano quotidianamente?
Noi studenti e studentesse della Sapienza non pagheremo queste multe e le contesteremo in ogni sede, legale e politica. Lo stesso vale per gli studenti medi, gli occupanti di case e gli altri attivisti e attiviste raggiunti da queste sanzioni amministrative negli ultimi anni.
Se le forze dell’ordine hanno interesse a sanare i buchi dei bilanci di comune e ministero possono rivolgersi al Magnifico Rettore Eugenio Gaudio. E’ lui il vero responsabile politico di quel che è successo il 16 ottobre alla Maker Faire, poiché l’ha voluta e decisa, persino bypassando il parere di CDA e Senato accademico, per poi nascondersi nel momento in cui si è levata una voce critica dal basso e lavarsi le mani di arresti e teste spaccate.
Come studenti e studentesse della Sapienza non ci faremo spaventare da queste multe, che indicano come ci si sia spinti nella giusta direzione toccando dei nervi scoperti nelle contraddizioni della gestione dell’ateneo; anzi ribadiamo che ogni porta chiusa, ogni ingresso a pagamento, ogni commercializzazione dell’istruzione e dello spazio universitario saranno rifiutate e contestate. Ci infileremo in ogni fessura, e affermeremo, ogni volta che ce ne sarà bisogno, che noi vogliamo entrare e studiare liberamente nella nostra università
Maker Faire, per chi?
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Antimaterna
Antimaterna
Scomodi pensieri si annidano da tempo nella mente, giocando a nascondino tra le circonvoluzioni cerebrali. Scoppiettano come legna da ardere resinosa al minimo contatto con la sostanza infiammabile. Madre, materna, maternità. Sento il liquido amniotico dell’umanità occludere senza pietà le mie vie aeree. Retorica di un evento biologico, iniettata di anabolizzanti conformisti e resa mostruosa, un progetto Akira che si ripete all’infinito.
Necessità sociale, quella di riprodursi, più che naturale. E peggio, di riprodurre un desiderio, di creare e ricreare incessantemente un discorso che ruota senza posa intorno al pianeta unico e irripetibile che siamo, alla stregua di un invadente satellite artificiale blaterante pseudo-verità come fossero evidenze divine.
Se sei donna la maternità ti appartiene, che tu lo voglia o no. Devi pensarci, devi considerarla, non puoi esimerti dal dare un senso a quel rilascio mensile di ovuli. Come se avere le gambe implicasse per forza diventare calciatori. Come se essere calciatori fosse un destino ineluttabile, e non realizzare tale sorte fosse equiparabile ad una blasfemia. Rivendico la serenità del mio utero silenzioso, al riparo dalla retorica che lo vuole strumento di magnifiche sorti e umanità a venire.
Sarà perché umanità è un termine oscuro e ambiguo, che si esalta per schiacciare. Sarà perché in un mondo del genere, troppo umano e di conseguenza violento, cinico e crudele io un’altra creatura non ce la vorrei traghettare. Sarà perché non riconosco maggior valore al mio utero rispetto a quello di una vacca, di una cavalla o di una scrofa, eppure troppo poche ancora alzano la voce per quelle maternità inflitte e poi distrutte, quelle che stanno dietro ai cartoni del latte, alle creme agli estrogeni per l’atrofia vaginale e ai panini al prosciutto.
Sarà perché madre è un termine ancora più spaventoso, Maman: ragno enorme dalle esili zampe proterve e l’opistosoma sempre gonfio, che avvolge nella sua invisibile ma soffocante tela qualunque essere vivente che osi attraversare la sua orbita.
Rivendico il mio essere mosca, il desiderio di sfuggire da quell’abbraccio mortifero. Il voler volare oltre i confini di genere, in un cielo sgombro da test di gravidanza, forcipi ed episiotomie, ossessioni peso/altezza, medaglie di merda e rigurgiti, e l’idiota senso di trionfo per l’evento, assieme alla morte, più comune che esista su questo pianeta.
Pubblicato in Maternità Sovversiva, Violenza di genere
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