Napoli/ che cos’è la convivenza civile?

“Napoli, una preside non fa parlare la madre di Davide Bifolco

http://popoffquotidiano.it/2015/12/18/napoli-una-preside-non-fa-parlare-la-madre-di-davide-bifolco/

napoli-davide bifolco
“La mamma di Davide Bifolco, Flora, non ha potuto parlare davanti a un’assemblea studentesca che l’aveva invitata. La preside del liceo Sannazzaro di Napoli è entrata a gamba tesa nelle iniziative della settimana di autogestione degli studenti scagliandosi contro una madre che s’è vista ammazzare un figlio sedicenne nell’episodio al centro di un processo a Napoli.

La motivazione ufficiale è che non c’era un contraddittorio, come se una testimonianza civile dovesse assomigliare al processo in corso o, ancora peggio, alla finta par condicio di un talk show televisivo. A dare la notizia a Popoffquotidiano sono stati gli attivisti di Acad, l’associazione contro gli abusi in divisa che erano lì per presentare le attività dell’associazione. Centinaia di studenti sono visibilmente scossi dal dictat della dirigente scolastica che turba la settimana di attività autogestite minando la credibilità della scuola come luogo di formazione della cittadinanza.”

Questa sopra è la notizia che ci ha spinte ad alcune riflessioni.

Il neoliberismo vorrebbe raccontarci una società basata sulla” convivenza civile” in cui ognuna/o dovrebbe esprimere le proprie idee e convinzioni e tutte/i insieme dovremmo lavorare per il bene dello Stato  “democratico”, per la costruzione di una società “migliore”, più “civile”, più “ricca e accogliente” di quella in cui viviamo.

Vorrebbero farci dimenticare che questa è una società basata sullo sfruttamento, sull’ingiustizia sociale, sulla disperazione della stragrande maggioranza degli esseri umani, qui e nel terzo mondo, una società classista, razzista e sessista.

Per questo hanno la sfrontatezza di pretendere contraddittori tra le parti. Come se si potesse fare un contraddittorio tra oppresso/a ed oppressore, tra sfruttato e sfruttatore, tra lo Stato che agisce impunemente violenza in tutte le sue articolazioni e chi la subisce e tenta di sottrarsi….viene annullata  in questo modo la valenza politica delle lotte che sarebbero dovute quindi all’incapacità dei soggetti di rapportarsi “democraticamente”.

E tutto questo è non solo strumento di demonizzazione di chi tenta di opporsi ora a questo stato di cose, ma è anche un oltraggio per tutte quelle e tutti quelli che hanno lottato e che, oltre ad aver pagato caro il loro impegno, si vedono  equiparare  a chi le ha perseguitate/i e oppresse/i.

E vorrebbero che questo discorso passasse prima di tutto nella scuola che ha a disposizione tutti gli strumenti per essere catena di trasmissione dei valori dominanti.

Vi linkiamo, a proposito di “democraticità”, un interessante articolo di Denys che abbiamo postato tempo fa nella sua rubrica

http://coordinamenta.noblogs.org/post/2014/05/02/ognun-ha-la-sua-opinione/

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