La Parentesi di Elisabetta del 29/6/2016 e podcast

   pubblicità 1“Il marketing della liberazione”

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La pubblicità ha sempre promesso le stesse cose: benessere, felicità, successo. Ha venduto sogni e proposto scorciatoie simboliche per una rapida ascesa sociale. Ha fabbricato desideri raccontando un mondo di eterne vacanze, sorridente e spensierato. La pubblicità ha venduto di tutto a tutte e a tutti, indistintamente, come se la società fosse senza classi. Oggi ha mutato pelle. Oggi, ogni prodotto, dalla macchina alle scarpe, passando per le bibite e altro, tutto è presentato come un elemento distintivo per una gioventù ribelle. Ci sono pubblicità che vogliono ridare il potere al popolo, altre che vogliono sovvertire le leggi del mercato, tutte inneggiano alla rivoluzione.

Oggi, la cultura commerciale è “ribelle”.

La rivoluzione passa attraverso le scarpe che porti, la bibita che bevi. Il nuovo, solo perché tale, è “rivoluzionario” e, come tale, il comprarlo e l’usarlo, sostituisce le pratiche di lotta.

Il meccanismo è semplice.

Si identifica una convenzione sociale che non metta in discussione lo status quo, né i rapporti di classe, né la società e la si destruttura e, grazie a questa destrutturazione, le ditte vendono e la società rimane sempre la stessa. Ci si appassiona per un messaggio pubblicitario irriverente, non si racconta che serve solo a vedere moltiplicate le possibilità di essere “chiacchierati” e, quindi, di vedere accresciuto il messaggio pubblicitario stesso. La sconfitta della lotta di classe, in questo paese, e la dimensione “buonista “ e conservatrice della sinistra socialdemocratica, hanno schiuso ai pubblicitari le porte delle nicchie culturali che erano proprie della sinistra e il cui carisma e la cui forza evocativa vengono ora utilizzati per altri scopi. C’è la ditta che lotta contro il razzismo, quella che si presenta come il simbolo del non conformismo, l’altra della rivolta adolescenziale e, ancora, quella della rivoluzione sessuale. Le marche hanno, ormai, sostituito i movimenti.

Siamo al trionfo del marketing della liberazione. La ribellione, per alcune/i , è una protesi identitaria . Questa epidemia di ribellione non impressiona né il capitale né le sue articolazioni repressive. Non contenti tutte/i questi/e ribelli si autorappresentano come “scomodi” per questa società. E, buon ultimo, si definiscono “disubbidienti”. L’esibizione è diventata un meccanismo del capitalismo mediatico. Tutto si risolve nell’ “épater les bourgeois”. Dobbiamo avere chiavi di lettura per distinguere tutti costoro dai veri/e ribelli, disubbidienti e scomodi/e? Non ce n’è bisogno ,questo già lo fa per noi la borghesia. Quelli/e di cui abbiamo parlato, hanno i riflettori puntati su di loro, se ne parla, vengono intervistati/e, vengono ospitati/e di qua e di là. Gli /le altri/e, quelli/e che lo sono veramente, sono avvolti dal silenzio e dall’oblio e, quando “esagerano”, vengono stigmatizzati/e, demonizzati/e, repressi/e. L’impegno politico, le vetrine infrante “sarebbero” frutto di frustrazioni sessuali, l’impegno delle donne in politica, tanto più se antisistemico, “sarebbe” il frutto di sconfitte sentimentali. La ribellione alle ingiustizie sociali, accompagnata dalla lotta di classe, “troverebbe spiegazione”, per tutti costoro, in qualche ormone mancante o in eccesso. A chi teorizza e pratica la lotta armata, secondo questa lettura, “sarebbero” mancate le ammucchiate ed il sesso trasgressivo. Secondo questa filosofia, per liberarci da questa società, dobbiamo andare a mangiare nei ristoranti etnici, comprare nei negozi equosolidali, comprare i dischi di Lady Gaga e, magari, aderire a questa o quella lettura della sessualità e delle pratiche esistenziali, presentate come liberatorie e rivoluzionarie.

Il trionfo del capitale: rabbia, insoddisfazione, ricerca di altro, li ha saputi mettere al servizio dei propri interessi, creando un bisogno di identificazione con nuovi stereotipi culturali. Il capitale, attraverso la pubblicità, riesce a riplasmare la realtà sociale secondo una visione immaginaria della società. I giovani disoccupati delle periferie urbane impersonano una sorta di lotta tra una marca e l’altra di scarpe da ginnastica. Pubblicità, stereotipi culturali vincenti, diventano uno strumento di trasformazione della coscienza sociale. Donne e uomini che, nei messaggi pubblicitari e nelle rappresentazioni mediatiche, vediamo, senza distinzione gerarchica, al lavoro e a casa e, magari, nelle nuove inclinazioni sessuali, in realtà nascondono la fine del lavoro a tempo indeterminato, l’apologia della precarietà, il rilancio dei ruoli. Le aziende che vivono sfruttando il lavoro minorile o producono materiali bellici o distruggono l’ambiente nei paesi del terzo mondo, omettendo bellamente questi aspetti e rappresentandosi come altro, concorrono alla schizofrenia di questa società che dice di essere sensibile a questi temi, ma li disattende quotidianamente nella pratica.

Contemporaneamente, il tabù del sesso viene largamente sfruttato da quando si è scoperta la correlazione tra desiderio sessuale e pulsione all’acquisto e il legame tra pratiche sessuali non usuali e malinteso concetto di rivoluzione e liberazione. Allo stesso tempo, resta fermo lo stereotipo della donna che è oggetto di piacere o soggetto domestico che, anche quando è emancipata e lavora fuori casa, è lei stessa che sorveglia la sua abbronzatura, l’odore delle sue ascelle, i riflessi dei suoi capelli, la linea del suo reggiseno o il colore delle sue calze.

Il mondo è quello che è, pieno di ogni bruttura, ma noi ci possiamo “autoassolvere” perché beviamo un prodotto che è sinonimo di libertà, perché vestiamo casual o perché facciamo sesso fuori dal coro. Facciamo pure quello che ci pare, perché quello che ci piace , proprio perché ci piace, è buono, ma lo è, naturalmente, per noi che lo facciamo e ci piace, ma non parliamo, per favore, di libertà, di rivoluzione, di cambiamento della società.

Questa configurazione sociale si caratterizza nella preminenza progressiva della merce su ogni altro elemento e nella mercificazione di tutti i rapporti, compresi quelli sociali e affettivi, nella cultura che viene ridotta a mode che si susseguono, con l’apparire esibizionistico che prende il posto dell’autonomia individuale, nell’appiattimento della storia stessa sull’evento immediato e l’informazione istantanea, nella fuga dal conflitto sociale e nella disaffezione dalla politica, nella strumentalizzazione delle lotte di liberazione e delle diversità.

E, allora, se la borghesia è in grado di appropriarsi di parole, contenuti e sogni che ci dovrebbero appartenere, sarebbe il caso che ci chiedessimo come possiamo porvi rimedio.

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Psichiatria, se la conosci la eviti

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psichiatria

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Campagna per il NO al referendum di ottobre!

9) Votiamo No per dire NO ad Equitalia!

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Un martedì NO TAV!

Un martedì No Tav, presidio al tribunale e conferenza stampa (VIDEO)

Marisa_nLa giornata del movimento No Tav è iniziata presto stamane, con un doppio appuntamento alle ore 10: un presidio a Torino per sostenere i No Tav agli interrogatori di garanzia e una conferenza stampa in Valle in cui hanno preso parola, tra gli altri, Nicoletta e Gianluca.
Il presidio, poco gradito dalle forze di polizia che avrebbero voluto addirittura impedire il volantinaggio (!) davanti al tribunale, è continuato alcune ore, in modo da attendere l’uscita di tutti gli inquisiti.
I resoconti dei presenti restituiscono un p.m Rinaudo nervoso, teso a sottolineare le colpe da lui attribuite. La gip Ferracane Luisa, la stessa che ha firmato gli arresti e le altre misure cautelari, non ha assunto atteggiamenti degni di nota. Sapremo nel giro di pochi giorni, poiché anche il p.m ha riservato il parere, l’esito di questi interrogatori e, soprattutto, se saranno confermate oppure alleggerite le coercizioni da loro disposte più di una settimana fa.
Qui di seguito pubblichiamo la video-intervista ad Andrea e Marisa, rispettivamente di 74 e 71 anni, all’uscita dal tribunale e sottoposti all’obbligo di firma quotidiana

La conferenza stampa in Valle è iniziata ricordando Giuliano, che non ha rispettato gli arresti domiciliari, ed Edgarda, alla quale non è stata ancora notificata la misura degli arresti domiciliari.
Dopo la solidarietà espressa ai tutti i No Tav colpiti da quest’ultima offensiva giudiziaria, hanno preso parola Nicoletta e Gianluca.
Nicoletta ha letto la dichiarazione depositata dal suo avvocato questa mattina in tribunale (lei infatti si è rifiutata di presentarsi all’interrogatorio), Gianluca invece, in Credenza da giovedì scorso e al quale non sono stati ancora notificati gli arresti domiciliari, ha valorizzato la “via” aperta da Nicoletta e Giuliano, che di fatto ha delineato un nuovo campo di lotta sul terreno giudiziario-penale. Gianluca è entrato anche nel merito dell’operazione, sottolineandone gli aspetti normativi, punitivi e pretestuosi.
Dopo di loro, ha preso parola Alberto Perino che ha sottolineato le varie risposte, popolari, che il movimento ha messo in campo: l’assemblea di martedì scorso, la fiaccolata partecipata da migliaia di persone di giovedì sera e, importantissima, la solidarietà di massa espressa a tutti gli inquisiti.
Alberto ha anche sottolineato come quest’operazione, che è andata a colpire tanti valligiani over 50, è andata definitivamente a rompere quella retorica dei blackblock attivi in valle o della divisione buoni e cattivi: è caduta la maschera, la loro. Questa operazione, insomma, ha dato una rappresentazione reale della trasversalità del Movimento No Tav, che nonostante tutto è forte e continua a resistere.
La giornata continuerà con l’apericena organizzato da Mario, il barbiere di Bussoleno, il quale ha chiuso la fantomatica vicenda con la guardia di finanza delle “lamette mancanti”, ma che è ancora coinvolto nel maxi processo, di cui si attende l’inizio del secondo grado. Con questo aperitivo che si svolgerà davanti alla Credenza, Mario vuole ringraziare tutti coloro che fino ad oggi l’hanno sostenuto. Appuntamento alle ore 18 al presidio permanente di Bussoleno

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Palinsesto del 29/6/2016

ANNO IV-2015/2016 I NOMI DELLE COSE la trasmissione della Coordinamenta femminista e lesbica tutti i mercoledì dalle 20.00 alle 21.00 sugli 87.90 di radio onda rossa

PALINSESTO di mercoledì 29 GIUGNO 2016


QUESTA E’ L’ULTIMA TRASMISSIONE PRIMA DELL’ESTATE,
MA PER LOTTARE OGNI STAGIONE E’ BUONA!
riprendiamocilestate-adesivo


ore 20.00 Apertura “…il capitalismo, in quanto sistema economico e sociale, è necessariamente compromesso con il razzismo e il sessismo. Il capitalismo, infatti, deve giustificare e mistificare le contraddizioni inerenti ai suoi rapporti sociali-la promessa di libertà contro una realtà di coercizione diffusa, la promessa di prosperità contro una realtà di penuria diffusa-denigrando la “natura” di coloro che sfrutta: donne, sudditi coloniali, i discendenti deli schiavi africani, gli immigrati delocalizzati dalla globalizzazione” Silvia Federici

ore 20.10 CHE COS’E’ LA DEMOCRAZIA?

democrazia ore 20.35  La parentesi di Elisabetta ” Il marketing della liberazione”

ore 20.40 DESMONAUTICA,la rubrica di Denys ogni ultimo mercoledì del mese.

“POESIE SPARSE”

Ciao a tutte, le coordinamente coordinamenta@autistiche.or
per riascoltare la trasmissione e per leggere i documenti
per ascoltarci in streaming
www.ondarossa.info cliccando “ascolta la diretta
Pagina di crowdfunding per una sottoscrizione
straordinaria per ROR. Sottoscrivete,sottoscrivete e fate girare:
 

https://www.produzionidalbasso.com/project/radio-onda-rossa-la-radio-di-chi-se-la-sente/

 

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16 e 17 luglio nella terra ribelle della Valle di Susa!!

16/17 Luglio: incontriamoci in Valle di Susa (appello)

16%2F17 LuglioIl nostro Paese sta vivendo una lunga stagione di crisi che dopo molti anni, diversi Premier e Presidenti della Repubblica passati, continua ad acuirsi riversandone le conseguenze sempre di più sulla popolazione più debole e sui territori in cui viviamo.

La diseguaglianza cresce a dismisura per politiche economiche che aumentano le differenze sociali in questo Paese: dalle riforme della scuola al job act, la politica istituzionale non è capace, e non vuole scientemente, dare risposte soddisfacenti alle reali necessità della popolazione.

Anzi, tutte le riforme ispirate dall’Europa dei confini e dei muri, mirano ad impoverire e togliere diritti a chi ne ha già pochi, e fornire privilegi e ricchezze a chi è già ricco.

Lo sfruttamento dei territori, con la progettazione di grandi o piccole opere (inutili e costose), è ormai prassi perché tale azione, rimane forse l’unica in grado di drenare soldi pubblici (gli unici fondi europei che vengono dispensati senza troppe prescrizioni) e favorire partiti e aziende connesse.
L’Europa fortifica confini e frontiere per non permettere la libera circolazione dei migranti, ma è pronta ad abbatterle (bucando le montagne se necessario) per far circolare merci e flussi finanziari.
A questo quadro è necessario aggiungere la deriva ben poco democratica e sempre più autoritaria, del confronto politico con le istanze sollevate dai movimenti.

La politica istituzionale, colpevole e incapace, delega a magistratura e forze dell’ordine il ruolo dello stato, e lascia gestire con gli strumenti del manganello e delle manette, i conflitti in campo.

Al bisogno di casa sempre più uomini e donne rispondono con l’occupazione di alloggi sfitti e le istituzioni sanno rispondere con sfratti, sgomberi e legislazione d’emergenza (art.5 e leggi sugli sfratti a sorpresa).

I territori in lotta, come quello della Valle di Susa, vengono militarizzati e gli attivisti incarcerati e vessati di denunce e misure cautelari tentando di depotenziare ogni spinta di resistenza.
A tutto questo, non possiamo che rispondere uniti, facendo tesoro delle pratiche e delle intelligenze che tutti abbiamo messo in campo per difendere i nostri territori e la nostra dignità.

Difendere i nostri territori oggi non è più da considerarsi solo come una pratica locale, ma assume forme concrete di autodifesa sociale del presente di un numero sempre maggiore di persone.
Di fronte a chi nega anche i minimi diritti costituzionali ed oggi intende riscriverne i principi cardine, non possiamo non rispondere, perché ne va del futuro e della libertà di tutti e tutte.
A partire da noi, ripartendo dalle nostre lotte, invitiamo i movimenti, le realtà territoriali e di lotta ad un’ assemblea nazionale che si terrà nella terra ribelle della Valle di Susa il 16 e il 17 luglio 2016, con l’intento di costruire una mobilitazione nazionale comune.

Movimento Notav

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Rompiamo il muro con il quale vogliono isolare le nostre compagne!!!

Riceviamo da Femmilistanocie

Da qualche giorno, la compagna anarchica imprigionata a Soto del Real
(Madrid) dal 13 Aprile, è oggetto di vari abusi da parte della
direzione del centro. Allegando “ragioni di sicurezza”, non solo le hanno negato
la possibilità di mantenere una comunicazione faccia a faccia (visita
coniugale) con la sua compagna il giorno del loro matrimonio, ma le è
anche stata proibita qualsiasi comunicazione telefonica con la stessa e
con un’altra persona. Inoltre, il vicedirettore della prigione le ha
imposto diverse sanzioni disciplinari con l’accusa di – secondo lui –
“incitare all’ammutinamento” le altre detenute, e un’altra per aver
parlato con le altre prigioniere durante la notte.

Sappiamo che tutti questi castighi sono rappresaglie per l’atteggiamento
combattivo e solidario della compagna, che nonostante la distanza e
l’isolamento ha continuato con determinazione a partecipare alle lotte
in strada, mandando un messaggio di appoggio al Banc Expropiat di Gracia, e
una lettera dove si riaffermava nelle sue convinzioni e pratiche
politiche di lotta contro lo Stato e il sistema capitalista.

Dal punto di quellx di noi che sono a piede libero, tutti questi
tentativi di zittirla e isolarla possono solo trasformarsi in una moltiplicazione
delle nostre dimostrazioni di solidarietà e degli sforzi per diffondere
queste sue parole per le quali vogliono castigarla ancora di più.

Ricordiamo anche che in breve arriverà la data fissata per il termine
della sua permanenza nella prigione di Soto del Real, e che ci si
aspetta una sua estradizione nello stato tedesco, prevista per il 30 Giugno.

Non permetteremo che zittiscano la voce delle lottatrici imprigionate!

Rompiamo il muro con il quale vogliono isolare le nostre compagne!

https://www.youtube.com/watch?v=DesqUh7Qatc&feature=youtu.be

https://solidaritatrebel.noblogs.org/post/2016/06/07/carta-de-la-companya-empresonada-des-del-13-a-i-actualitzacio-sobre-la-seva-situacio/

https://solidaritatrebel.noblogs.org/

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Al Nido di Vespe!

Al Nido di Vespe il 25 giugno abbiamo incontrato Daniela Pellegrini.

Questa la registrazione, Buon ascolto!!!!!

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leonesse

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Cesare e i Britanni

Cesare e i Britanni

Pubblicato il 26 giugno 2016 · in Schegge taglienti ·

di Alessandra Daniele

beltorax“Un politico che non conosce il suo paese non merita di governarlo” ha sentenziato Ivan Scalfarotto a Omnibus. Si riferiva a David Cameron e alla Brexit, ma in realtà questo epitaffio s’adatta perfettamente anche a Matteo Renzi.
Come Cameron, Renzi s’è giocato la carriera su un referendum, e come Cameron merita di essere sconfitto.
I rintocchi del Big Ben scuotono tutta un’oligarchia politico finanziaria che lo merita ampiamente. Il De-Cameron, le dimissioni annunciate del porcofilo premier sono però finora l’unico concreto effetto positivo della Brexit per i britanni che, ansiosi di liberarsi di Cesare (ma anche delle presunte “invasioni barbariche”) alla fine della procedura guidata di cancellazione del loro account UE rischiano di ritrovarsi ad avere soltanto scambiato una serie di accordi commerciali antipopolari fra partners UE con un’altra serie di accordi commerciali antipopolari fra UE e GB, e come il Numero 6 nel finale di The Prisoner accorgersi che la fuga è illusoria finché il potere politico-economico resta nelle solite mani.
I democratici che in questi giorni invocano l’abolizione del suffragio universale, e il nostrano finanziamento ai partiti trasformato in “rimborso elettorale” dimostrano quanto poco Cesare sia incline a rispettare nei fatti il risultato di un referendum popolare.
Probabilmente si sta già elaborando un nuovo status ad hoc per la Gran Bretagna: “Concorso Esterno in Unione Europea”.
Intanto però mentre a Bruxelles si discute, Roma viene espugnata.
Tre mesi fa sembrava ancora che nessuna delle opposizioni volesse vincere queste comunali, per paura di dover poi rimpiazzare il Cazzaro al governo troppo presto, prima d’avere una leadership convincente, una solida maggioranza, la possibilità di durare e non essere bruciati subito nel microonde dell’emergenza facendo la fine di Letta, e dello stesso Renzi.
Poi Renzi ha designato il referendum istituzionale come suo Armageddon, la Valle dell’Ultima Battaglia, suggerendo così che il suo governo sarebbe comunque sopravvissuto a una sconfitta alle comunali, o meglio sarebbe rimasto in carica anche da zombie (almeno finché i transfughi berlusconiani non avranno interesse a scatenare il loro Alfageddon).
Questo ha liberato le mani al Movimento 5 Stelle, ma non a Berlusconi, rimasto legato al governo Renzi dal destino delle sue aziende.
Così, mentre Berlusconi sabotava la destra silurando Mamma Roma Meloni e schierando a Milano un sosia di Ratman, il M5S ha giocato per vincere e ha vinto, approfittando delle comunali per collaudare la sua Next Generation appena sbucata dall’incubatrice, e riuscendo in tutto quello che il Cazzaro aveva tentato e fallito sul piano dell’immagine per accreditarsi come l’unica speranza di rinnovamento possibile.
Il governo di Roma e Torino però potrebbe essere altrettanto logorante per il M5S quanto quello nazionale.
La Città Eterna in particolare ha da sempre l’oscuro potere di convertire alla romanità anche i barbari più agguerriti.
Per anni il Movimento 5 Stelle non ha fatto che rastrellare consenso e metterlo in frigorifero, come se questo fosse il suo unico vero compito. Adesso gli toccherà buttarlo nella fornace capitolina, rischiando di bruciarselo tutto in una sola fiammata.
Alea iacta est

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Campagna per il NO al referendum di ottobre!

8) Votiamo NO per dire NO alla strumentalizzazione della violenza sulle donne!

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5 luglio alla Consultoria Autogestita!!

aperitivo consultoria3

Care tutte

abbiamo pensato le aperture serali della Consultoria come un momento per
costruire consapevolezza di noi stesse, dei nostri desideri e dei nostri
limiti, per rompere con le nostre certezze, guardare alle nostre
contraddizioni, organizzare la nostra lotta.
Il ciclo di Cose Nostre dedicato alla vagina è stato molto partecipato e
davvero ricco di spunti, riflessioni, e saperi condivisi tra tutte.
Per festeggiare la fine di questo ciclo e per confrontarci su come
continuare il percorso da settembre, organizziamo un aperitivo:
mangiamo, beviamo, e balliamo!

Ci vediamo martedì 5 luglio
dalle 19 in poi
in Consultoria Autogestita – via dei Transiti 28, Milano (MM1 Pasteur)

Sul nostro blog https://consultoriautogestita.wordpress.com/ potete
trovare i materiali e le riflessioni dei primi due cicli di Cose Nostre.
Troverete inoltre gli interventi fatti su Radio Blackout e su Radio
Ondarossa grazie alle compagne del collettivo femminista Medea e della
Coordinamenta femminista e lesbica.

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Parentesi di Elisabetta del 22/6/2016 e Podcast

“Resistere”

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resistenza 1

Nella stagione neoliberista la sussunzione della società nel capitale è completa. La resistenza si qualifica quindi in maniera diversa rispetto al passato perché non può essere semplicemente espressione della difesa di interessi particolari, ma, data la rottura unilaterale e drastica del patto sociale da parte del capitale, deve diventare necessariamente espressione di interessi sociali e perciò immediatamente politici.

Viviamo in un tempo che ha esteso il potere capitalistico della fabbrica alla società tutta. Il potere capitalistico si manifesta in tutte le dimensioni e articolazioni del sociale. Le forme economiche dello sfruttamento, cioè l’organizzazione capitalistica della società, è mutata nelle attuali condizioni. Questo deve essere presente nel nostro impegno, la consapevolezza di questo passaggio.

La voracità onnivora del capitale che vuole annullare ogni forma altra dal suo modello di società si manifesta oltre ogni misura umana immaginabile di sfruttamento e di ipotesi di guerra. Pertanto è necessario definire e praticare ogni misura che sfugga al comando capitalistico. In questa situazione non c’è altra alternativa. Il controllo nazista della popolazione, la criminalizzazione della povertà, la centralità della guerra e la guerra infinita corrispondono a questa società, al disegno imperialistico attraverso la società neoliberista. Il capitale che si è sviluppato oggi come sussunzione reale della società rappresenta la forma più alta dell’autoespansione capitalistica.

Tutto questo richiede risposte adeguate e all’altezza e non può che passare attraverso il rifiuto del comando globale, delle funzioni di gerarchia e di controllo territoriale che ne seguono.

I lavoratori e le lavoratrici sono accomunati a tanti altri segmenti della società e ai popoli del terzo mondo non solo e non tanto per elementi ideologici quanto nella forma comune dello sfruttamento. Un mondo variegato che è tutto dentro le stesse modalità di organizzazione del lavoro, dentro un comune sfruttamento che è divenuto globale E questo esige una costruzione di obiettivi comuni della lotta. Passaggio ineludibile per una presa di coscienza rivoluzionaria tanto più necessario quanto difficile perché il capitale nella stagione neoliberista è diventato un enorme vampiro che tende a riassorbire e a mistificare nel suo interesse tutte e tutti.

Perciò il modello neoliberista si presenta per quello che è: corruzione delle singolarità che vengono ridotte a merce, corruzione del modello democratico che viene ridotto a teatro dei burattini, controllo invasivo della popolazione, povertà forte e diffusa, guerre continue, informazione di regime, intimidazione e repressione per chi tenta di sottrarsi a questo ordine di cose.

Da questo giugno è vietato essere “senzatetto” in molte ricche cittadine americane: vietato fare l’elemosina, vietato dormire nei parchi pubblici, vietato sedersi sui marciapiedi. E’ una guerra legale senza precedenti contro i poveri/e, in Florida, nelle Hawai, in Virginia, in Oklaoma, in California. E’ vietato dormire in auto e sono previste multe per chi distribuisce cibo ai vagabondi. A marzo il comune di Verona aveva emesso un’ordinanza che comminava multe fino a 500 euro per chiunque desse soldi ai “questuanti” e agli “accattoni” per usare due termini tanto cari ai perbenisti, fuori da chiese, bar, ristoranti, negozi.

Il 10 giugno appena trascorso è entrata in vigore, nel silenzio più totale, la legge 85 del 30 giugno 2009 che dispone la creazione di una banca dati nazionale del DNA. Il sistema per la realizzazione della banca dati è fornito dall’Fbi e si chiama Codis (Combined Dna Index System).

Mentre fino ad ora per prelevare il Dna era necessario il mandato della magistratura, ora il prelievo è un’operazione di polizia. Come al solito e come sempre tutte queste misure repressive vengono veicolate con “nobili motivazioni” vale a dire la lotta al terrorismo e alla delinquenza, ma da quando è stata approvata la legge, il prelievo del Dna è già stato operato per situazioni di conflitto sociale come il NO Expò del 1 maggio a Milano e all’aeroporto di Bergamo e per le mobilitazioni antimilitariste in Sardegna. Il vero intento è monitorare, schedare, controllare, sorvegliare, punire, i soggetti sociali ritenuti refrattari e “pericolosi” per estendersi poi alla società tutta. A conferma che questa è una società nazista per le modalità e la capillarità del controllo, è una società ottocentesca per la guerra ai poveri.

La lotta non può essere categoriale, la resistenza non può essere corporativa, ma in qualsiasi ambito deve essere contro le forme di controllo, contro la gerarchia e la meritocrazia, contro le linee guida del dominio.

Sono queste le sfide che dobbiamo raccogliere, questo significa resistere.

 

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Colloquio con Daniela Pellegrini/Podcast della Trasmissione del 22/6/2016

” I Nomi delle Cose”/Puntata del 22/6/2016

“ Autocoscienza e Separatismo”

Colloquio con Daniela Pellegrini

  TIRARSI FUORI DAI RUOLI PERSONALI/PRIVATI/SOCIALI E CULTURALI = TIRARSI FUORI DAL DUE PATRIARCALE/ e contestuale della sua REALTA’ CULTURALE E SIMBOLICA TIRARSI FUORI : DIRLO RACCONTARLO VEDERLO E PRATICARLO AUTOCOSCIENZA METODO E DISCIPLINA NEL E DEL PRATICARE IL FUORI= SEPARATISMO”

 femminismo

 NON PIU’ COMPIACENTI ALLA BESTIA…ORA E’ IL TEMPO DI ESSERE FIERE!

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campagna per il No al referendum di ottobre!

7) Votiamo NO per dire NO alla NATO!

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Il 25 giugno a L’Aquila/Contro la tortura

Da MFPR-Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario (aderente alla campagna “Pagine contro la tortura”)

“Nonostante tutto, qui morti non siamo”
(L’Aquila, da una detenuta in 41 bis)

Sabato 25 giugno a L’Aquila, h. 11 a Viale
Gran Sasso, h. 14 sotto il carcere: manifestiamo contro la tortura!

41bisUna sentenza della Cassazione del 2014, stabilisce il potere assoluto delle circolari del
Dipartimento di Amministrazione Penitenziaria, per cui chi è sottoposto al regime di 41 bis, non può più ricevere libri e stampa in genere, se non acquistandoli a caro prezzo tramite il carcere.
Quest’ulteriore censura, oltre al limite di detenere in cella un numero esiguo di testi (a L’Aquila solo 2), si aggiunge a un lungo elenco di gravi restrizioni, attualmente oggetto d’indagine della Commissione Diritti Umani del Senato.
In particolare, dall’’indagine conoscitiva sul 41-bis’ di quest’anno, emerge un quadro
raccapricciante sulle condizioni detentive nella sezione femminile speciale del carcere dell’Aquila, inaugurata nel 2005 da Nadia Lioce, Diana Blefari e Laura Proietti, delle BR-PCC.
“Un carcere femminile peggiore di Guantánamo e di Alcatraz”, lo definì Giulio Petrilli, “dove le detenute sono sepolte vive e in condizioni d’isolamento totale” e per di più in una Regione ancora priva di un garante dei detenuti. “Lontane dai propri affetti e dai propri figli, le 7 donne rinchiuse nel carcere dell’Aquila, soffrono più degli uomini di questa condizione di carcere duro” denuncia l’avvocata Fabiana Gubitoso.
Nel rapporto del Senato le donne rinchiuse alle Costarelle ci parlano di privazioni e vessazioni quotidiane del tutto gratuite ed esercitate al solo scopo di intimidazione e annichilimento, come la presenza continua di agenti durante le visite mediche non psichiatriche, la violazione della propria intimità, l’impedimento a svolgere attività creative come il ricamo, a detenere detersivo o fermagli
per i capelli in cella, il limite al numero di libri, indumenti, foto, il divieto di cucinarsi
qualcosa in cella ecc.
La lettura poi è di importanza vitale nelle sezioni di isolamento totale, impedirla è un accanimento che va oltre il 41 bis. Come altro vogliamo chiamarla questa se non tortura?
Diversi Magistrati di sorveglianza hanno accolto i reclami di prigionieri e prigioniere, tra cui la Lioce, contro questa circolare, in quanto anticostituzionale. La Cassazione invece, considerando le circolari ministeriali dei semplici provvedimenti amministrativi interni, non suscettibili di controllo di legittimità, l’ha di fatto legalizzata, rendendola così definitiva.
“La lettura è una porta sul mondo”, ha detto Mattarella, che molti non attraversano pur potendo e che invece è sprangata a vita per chi è recluso in 41bis. “Impedire che terze persone vengano a conoscenza dell’istituto di assegnazione dei detenuti” e “agevolare le operazioni di perquisizione ordinaria” sono le assurde motivazioni accampate per questa tortura bianca, esemplari del grado di inciviltà e di imbarbarimento di questo sistema.

Alla vigilia della giornata mondiale contro la tortura, Sabato 25 giugno a L’Aquila, h. 11 a Viale Gran Sasso, h. 14 sotto il carcere: manifestiamo contro la tortura! Per adesioni e info:
mfpr.naz@gmail.com – femminismorivoluzionario.blogspot.it/.

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