Campagna per il NO al referendum del 4 dicembre!

35)Votiamo NO per dire NO agli spacciatori di Voucher!

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I Nomi delle Cose del 26/10/2016

I Nomi delle Cose, lo spazio di riflessione della Coordinamenta femminista e lesbica/Anno 2016/2017-Nuova Stagione 

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Puntata del 26/10/2016

“Riflessioni femministe su alcune lotte negli USA degli anni ’60 e ’70 :Weather Underground, Antimperialismo, Neri/e, femminismo, Vietnam, teoria politica”

Abbiamo intervistato Nora Gattiglia che ha curato e tradotto, insieme a Giacomo Marchetti, “Amore e Lotta” Autobiografia di un rivoluzionario negli Stati Uniti, ed. Mimesis 2016 e abbiamo cercato di collegare ieri e oggi, lotta antimperialista, antirazzista, di genere e di classe.

<Il governo che ha rovesciato napalm sul Vietnam, che fornisce le bombe a grappolo che uccidono civili in Libano, che addestra torturatori in Salvador ci chiama “terroristi”. I governanti che si sono arricchiti con generazioni di schiavi che lavorano e lavoratori resi schiavi…ci etichettano come “criminali”. Le forze di polizia dell’Amerika che hanno ucciso 2000 persone di colore negli ultimi cinque anni e che imbottiscono di droga le comunità ci dicono che “non abbiamo rispetto per la vita umana”.

Noi non siamo né terroristi, né criminali. E’ proprio perché amiamo la vita, perché gioiamo di fronte allo spirito umano, che siamo diventati combattenti per la libertà contro questo sistema razzista, imperialista e mortifero.>

David Gilbert, dichiarazione in tribunale, 13 settembre 1982

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Cecilia Magni/Comandante Tamara

28 ottobre 1988

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La Parentesi di Elisabetta del 26/10/2016 e Podcast

“Nessuna è al riparo”

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Le socialdemocratiche e le riformiste sono tutte tese a far passare il concetto che le leggi possano essere strumento di limitazione del potere qualora si riesca ad apportarvi alcuni “miglioramenti”. Ne deriva una richiesta allo Stato di collaborazione tutta indirizzata a fare presenti “buone ragioni” e “ottimi motivi” per cui il potere dovrebbe accogliere istanze di cambiamento.

Dimenticano volutamente che il potere capitalista e patriarcale è assoluto e che la sua limitazione può venire soltanto da un rapporto di forza tale da poter imporre delle regole o di trasformarle.

Il collaborazionismo, invece, rafforza il potere e paradossalmente aggrava le stesse oppressioni che socialdemocratiche e riformiste dicono di voler combattere.

Le Istituzioni sanno benissimo che il legalismo le rafforza e, in un gioco delle parti, tanto subdolo quanto, allo stesso tempo, manifesto e reiterato, danno spazio a chi chiede di rapportarsi con lo Stato fornendogli, attraverso la stampa, i media, l’associazionismo e una pletora di strutture culturali, la patente di antagonista, alternativa, femminista.

L’autonomia femminista ha denunciato sempre l’arbitrarietà delle regole esistenti e la brutalità del rapporto di forza tra generi, classi, etnie. Ma il buonismo disonesto dei linguaggi politicamente corretti, della “convivenza civile”, delle quote rosa, degli “appelli allo Stato”, ha portato un attacco mortifero alle lotte del movimento femminista nel loro impegno a leggere, delle regole, la vera sostanza.

In questo modo si è costituita una legalità femminicida che ha permesso al potere attraverso la menzogna, l’inganno, la falsificazione, la mistificazione di riappropriarsi delle lotte femministe attuando con la modalità estremamente violenta della delega la ricomposizione sotto l’ombrello dello Stato delle istanze di liberazione.

La socialdemocrazia riformista, destra moderna, incarnata nel PD, è un’economia criminale, non tanto perché si fonda sulla violazione delle regole faticosamente contrattate nel passato dal lavoro nei riguardi del capitale, quanto perché tale violazione sistematica non è più considerata un crimine, se non nella visione autolesionista, chissà quanto in buona fede, dei legalisti.

Il crimine invece è nella violenza che si esplica e si perpetua nei commissariati, nei Cie, nelle carceri, nelle caserme, nella militarizzazione dei territori, nelle “guerre umanitarie”, in famiglia…nelle piazze …contro ogni forma di protesta e di alterità.

Il crimine è nella “normalità” di questa società disumana.

La violenza non è un elemento particolare ed occasionale della relazione istituzioni- cittadine/i e delle relazioni sociali, ma ne è l’elemento fondante e riproduttivo.

Nessuna ne è al riparo, come nessuna/o sarà al riparo dalla guerra mondiale in cui ci vogliono trascinare. Non ci saranno fronti, non ci sarà più distinzione fra zone militari e zone civili.

La messa in discussione dell’organizzazione sessuata, mette necessariamente in discussione l’organizzazione gerarchica, autoritaria, verticistica che si esplica sul fronte interno nei riguardi delle oppresse e degli oppressi e sul fronte esterno nei riguardi dei popoli del terzo mondo, da cui, il patriarcato per un verso ed il capitale per un altro, non possono prescindere. Non è trasfigurando le istituzioni che migliora la nostra condizione di genere oppresso, ma attraverso la capacità di abbattere le costruite differenze tra il maschile e il femminile, smascherando la pretesa di trasformare la storia in natura e l’arbitrio culturale e politico in naturale. L’approccio socialdemocratico ha sostituito il concetto stesso di lotta politica con quello di delega, ha lavorato in modo che il patriarcato e le strutture patriarcali fossero percepite come qualcosa di esterno, di altro, di sovrapposto rispetto a questa società e si è risolto nella promozione individuale di alcune a scapito della stragrande maggioranza delle donne tutte, trasformando il femminismo in un arcipelago di associazioni di categoria abilitate dalla controparte a parlare a nome delle donne, nella misura in cui le stesse si sono appiattite e hanno aderito ai valori e agli interessi patriarcali. E’ lo stesso approccio con cui le Ong e le Onlus affrontano il dramma del terzo mondo, dove non denunciano le guerre neocoloniali, non mettono in discussione la depredazione delle ricchezze di quei popoli, ma portano aiuti umanitari. Ma quelli che fanno le guerre neocoloniali e a vario titolo partecipano, compresi gli stuoli di Ong e Onlus, forma attuale dei missionari di vecchia memoria, sono, al di là delle belle parole, contro i popoli del terzo mondo, così come le socialdemocratiche e riformiste, al di là delle belle parole, sono contro le donne ed il femminismo.

Il femminismo è qualcosa di ben diverso dal collaborazionismo ed appartiene a tutte quelle che si oppongono con tutti i mezzi possibili alla società patriarcale e neoliberista, basata sul ricatto economico e sulla mercificazione, sulla guerra e sulla militarizzazione, tentando di strappare i veli che nascondono la verità.

 

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I 30 giorni di evasione.

I 30 giorni di evasione

img_4235Da ormai un mese ho lasciato la mia casa, i miei animali, le piante che crescono selvagge sui miei balconi, i grandi cedri pieni di nidi. Da un mese non rivedo la stanzetta quieta che custodisce libri e ricordi di settant’anni.
Da un mese me ne sono andata, in opposizione all’arbitrio degli arresti domiciliari “cautelari” che avrebbero voluto trasformare i luoghi e gli affetti della mia vita in carcere e fare di me l’obbediente, collaborante carceriera di me stessa.
Me ne sono andata perché amo e difendo la quotidianità dell’esistere, lo sfaccendare sereno nelle mie stanze, le creature che mi sono dolci compagne, le conversazioni quiete con gli amici.
Ora vivo altrove, non mi nascondo, ho pronte le mie cose per ogni ulteriore evenienza; le donne, gli uomini, i bambini del movimento sono con me ad allietare ed a proteggere le mie giornate.
E’ proprio questa socialità buona e fraterna a mettere in difficoltà un potere tanto arrogante quanto vile, il quale controlla quotidianamente la mia casa, si imbatte continuamente nei luoghi e nei momenti della mia evasione, ma non ha il coraggio di fermarmi, di affrontare la forza di un popolo che difende, con testarda mitezza e dissacrante ironia, il diritto ad un futuro più giusto e più vivibile per tutti.
Da oggi ho deciso di riconquistarmi la piena agibilità: anche se a casa non torno (lo farò quando quest’avventura sarà pienamente finita), riprendo in totale libertà la partecipazione ai viaggi per raccontare la lotta NO TAV ormai trentennale ed approfondirne i legami; tante realtà ci attendono per conoscere, esprimere solidarietà, organizzare una resistenza che non può più attendere.
E voglio tornare in Clarea, percorrere il sentiero tra i boschi autunnali, respirare emozioni e ricordi, riprovare la indignazione dell’arrivo al cantiere, la rabbia lucidissima che si fa lotta, volontà di liberazione, progetto di un futuro in cui ogni essere vivente possa davvero dare secondo le proprie possibilità e ricevere secondo i propri bisogni.

Nicoletta

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Venerdì 28/passeggiata notturna al cantiere!

Venerdì 28 passeggiata notturna al cantiere.

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Riprendono le iniziative di lotta a ridosso del cantiere tav di Chiomonte. L’appuntamento è per venerdì 28 ottobre 2016 alle ore 21 al campo sportivo di Giaglione. Partecipiamo numerosi portando pile e scarponi oltre che tè e vino per fare una bella passeggiata notturna tutti insieme.

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Ottobre 1917/Le donne della rivoluzione

olga-rozanova-3Le donne della Rivoluzione d’Ottobre 1917/2016

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kollontaj  Aleksandra Kollontaj

Inessa Armand

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Olga Rozanova

olga-rozanova-bis  Nakzhezda Krupskaja krupskaia

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29 ottobre al CIE di Ponte Galeria!

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Campagna per il NO al referendum del 4 dicembre!

34)Votiamo NO per dire NO al golpe di fatto!

votare NO

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Sbarack Oboomerang

Sbarack Oboomerang

Pubblicato il 23 ottobre 2016 · in Schegge taglienti ·

di Alessandra Daniele

obama-renziMentre Obama sbaracca, la pacchiana cena di propaganda alla Casa Bianca conclude la sua disastrosa presidenza su una nota particolarmente squallida.
Come Verdini e Alfano anche Obama sostiene la riforma renziana.
L’appoggio del Supercazzaro degli Stati Uniti uscente, anzi ormai quasi uscito, potrebbe però essere controproducente per il sì almeno quanto quelli della Merkel, e della finanza internazionale.
La riforma renziana, che sapeva chiaramente di sóla fin dall’inizio, adesso ha la stessa credibilità d’un farmaco consigliato da una ditta di pompe funebri.
Non ci sono più dubbi su chi siano i mandanti di Renzi: abbiamo le rivendicazioni.

Anche il fronte opposto ha purtroppo qualche Captain Boomerang, Monti, D’Alema, Brunetta, la Suicide Squad del no: un gruppo di bastardi costretti dalle circostanze a combattere dalla parte giusta, contro un bastardo ancora peggiore. Per quanto sia difficile immaginarsi Giorgia Meloni nei panni di Harley Quinn, la vittoria del no rimane comunque più che mai necessaria.
L‘endorsement di Obama al si di Renzi è infatti direttamente condizionato all’impegno militare italiano in Libia e in Lettonia.
Il no alla truffaldina riforma renziana è quindi anche un indispensabile no alla dissennata deriva neocoloniale.
Un no alla guerra.
Non a caso una delle modifiche, della quale il governo non parla, riguarda proprio l’articolo 78, che cambierebbe così:

  • «Art. 78. – La Camera dei deputati delibera a maggioranza assoluta lo stato di guerra e conferisce al Governo i poteri necessari».

Con l’Italicum, il partito che vince il ballottaggio ottiene automaticamente la maggioranza assoluta alla Camera, quindi sia il governo, che il potere esclusivo di dichiarare guerra indisturbato come un monarca assoluto.
Questo è un golpe di fatto, e deve essere fermato.

Per la prima volta da anni un nostro voto potrà davvero fare la differenza. E non certo per merito dell’attuale classe dirigente, è la Costituzione che vuole rottamare a prevedere questo obbligatorio passaggio referendario, un fail safe che Renzi non è riuscito ad aggirare, benché ci abbia provato col Patto del Nazareno.
Per la prima, e probabilmente ultima volta abbiamo l’occasione di scaraventare la Boschituzione – Coostituzione Boschi – nel cassonetto dell’indifferenziata al quale appartiene, e liberarci d’un governo di cazzari arroganti, incapaci, guerrafondai, completamente asserviti alla finanza internazionale e all’industria bellica, che è diventato anche fisicamente pericoloso.
Perdere questa occasione per noi sarebbe il vero suicidio.

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Ottobre 1966/ Black Panther Party

Nell’ottobre 1966 nasceva a Oakland in California il Black Panther Party.

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Qui di seguito i dieci punti programmatici dello statuto dell’organizzazione,il ten point plan, sempre attuali stante la struttura capitalistica razzista, classista e sessista della società statunitense nell’odierna stagione della dittatura delle multinazionali.

  1. Vogliamo la libertà, vogliamo il potere di determinare il destino della nostra comunità nera
  2. Vogliamo piena occupazione per la nostra gente
  3. Vogliamo la fine della rapina della nostra comunità nera da parte dell’uomo bianco
  4. Vogliamo abitazioni decenti, adatte a esseri umani
  5. Vogliamo per la nostra gente un’istruzione che smascheri la vera natura di questa società americana decadente. Vogliamo un’istruzione che ci insegni la nostra vera storia e il nostro ruolo nella società attuale
  6. Vogliamo che tutti gli uomini neri siano esentati dal servizio militare
  7. Vogliamo la fine immediata della brutalità della polizia e dell’assassinio della gente nera
  8. Vogliamo la libertà per tutti gli uomini neri detenuti nelle prigioni e nelle carceri federali, statali, di contea e municipali
  9. Vogliamo che tutta la gente nera rinviata a giudizio sia giudicata in tribunale da una giuria di loro pari o da gente delle comunità nere, come è previsto dalla costituzione degli Stati Uniti
  10. Vogliamo terra, pane, abitazioni, istruzione, vestiti, giustizia e pace
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Catalunya independent!

La Corte Costituzionale  spagnola, rivendicando a sé le decisioni sul territorio “nazionale”, ha deciso di annullare la legge  entrata in vigore il primo gennaio del 2012, votata dal Parlamento catalano, che proibisce lo svolgimento delle corride nel territorio della Comunità Autonoma. 

A settembre 2017 al referendum sull’indipendenza della Catalogna, un SI convinto e di massa!

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La nostra sigla Rebel Girl!

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I Nomi delle Cose del 19/10/2016

I Nomi delle Cose, lo spazio di riflessione della Coordinamenta femminista e lesbica/Anno 2016/2017-Nuova Stagione 

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Puntata del 19/10/2016

“Riflessioni femministe sul NO al referendum del 4 dicembre”

“Non sopporto più la tua logica pacifista/E il tuo piangerti addosso con aria vittimista/Mi chiami compagn*, per me sei un* nemic*/ Così ti vogliono loro ancora non lo hai capito?”

liberamente tratto da ” Le radici della Rabbia” di Federica Paradiso

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Questa nostra lotta è anche una storia di vigne

Questa nostra lotta è anche una storia di vigne. DI Nicoletta Dosio

14718671_10211263083077556_1097466881585857616_nIl cortile del mio luogo di evasione è un breve spazio incassato tra antiche mura, ma un vecchio pergolato lo inonda, come un mare verde, carico di grappoli che rimarranno come cibo invernale agli uccelli.

Questa nostra lotta è anche una storia di vigne. Quelle della Ramat che già subirono l’affronto dell’autostrada e che ora sono diventate territorio occupato, sottoposto alle leggi di guerra del cantiere TAV. Le vigne del versante di Giaglione, arroccate sui pendii della Clarea, ormai , per buona parte, in stato d’abbandono: in questi anni di camminate quasi quotidiane verso il cantiere le abbiamo viste inselvatichirsi a poco a poco; alcune sono state espiantate e di loro restano spazi vuoti, espropriati di lavoro e di storia.

E sono ancora paesaggi di vigna ad accompagnare le nostre rapide fughe lungo la penisola verso luoghi di assemblee ed incontri ribelli. Dai finestrini dei treni o dalle auto in corsa intravvedi i lunghi filari che coprono le colline o ne scorgi brevi festoni che occhieggiano tra orti ed uliveti e pensi al mito antico di dei scesi in terra a libare, immagini le opere pazienti di potature e cantine,la socialità di incontri e mense imbandite.
Poi torni al presente di nuovi sfruttamenti e schiavitù e pensi che la liberazione dell’essere umano e della natura non deve rimanere semplicemente una bella favola, ma divenire una meta realizzabile, perché tanto impegno e tanta bellezza abbiano senso e mettano radici.

Mentre scrivo, sale il buio a bussare alla mia porta, il pergolato scompare nell’ombra; qualche fruscio di passero ritardatario; rare stelle in un cielo che sa già d’inverno.

Tra poco scenderò a condividere la cena insieme a quanti veglieranno su di me questa notte.

Nicoletta

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