La Parentesi di Elisabetta del19/10/2016 e Podcast

“Pelle nera sociale.”

A woman holds a flower while listening to a speaker in Justin Herman Plaza in San Francisco, California on July 08, 2016. About 1000 people showed support during a rally and march along Market Street denouncing recent police shootings around the country. The gunman who opened fire on Dallas officers during a protest against US police brutality, leaving five dead and seven others wounded, told negotiators he wanted to kill white cops, the city's police chief said July 8. / AFP PHOTO / Josh Edelson

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Le uccisioni di persone afroamericane da parte delle forze di polizia che stanno avvenendo negli USA per le strade, ai posti di blocco o in semplici controlli di routine o dentro le carceri sono uno stillicidio. L’ultimo in ordine di tempo il caso di Michael Sabbie.

“Un nuovo video shock scuote l’America. Mostra almeno sei agenti che saltano addosso ad un detenuto afroamericano in una prigione tra il Texas e l’Arkansas. Michael Sabbie, 35 anni, implora “Non respiro, non respiro”. Il giorno dopo verrà trovato morto in cella. L’episodio è stato già ribattezzato come ‘un nuovo caso alla Eric Garner’, l’afroamericano di New York ucciso da un agente nel 2014 nonostante implorasse di mollare la stretta alla gola che lo stava soffocando.” 

I “neri/e” sono assimilati e promossi socialmente se si integrano e si mettono la maschera bianca, se aderiscono ai valori di questa società, se sono disponibili a farsi tramite per la divulgazione dei valori dominanti. Il presidente degli Stati Uniti è nero, tanti/e giudici, magistrati, politici, poliziotti… lo sono, ma i neri sono la maggior parte della popolazione povera e oppressa e rappresentano la stragrande maggioranza della popolazione carceraria. Vengono uccisi quotidianamente per le strade e sono socialmente emarginati a tutti i livelli, hanno i lavori più scadenti, sottopagati e senza nessuna tutela.

Anche da noi ai migranti si chiede l’integrazione. Il migrante bravo è quello che abbandona i suoi valori e assume quelli occidentali, che ce la fa, che sponsorizza questa società e contribuisce a sostenere leggi securitarie, Cie, perbenismo, legalità… e condanna come violenti quelli che non ce l’hanno fatta e sono rimasti in miseria e che protestano e si ribellano. Ai migranti appena arrivati si chiede di collaborare a pulire parchi, sponsorizzare il politicamente corretto, fare volontariato nei settori più disparati.

Ma questo non riguarda solo i/le migranti o gli/le afroamericani/e, riguarda anche quelle/i che hanno una pelle nera sociale.

E’ stato approvato, qui da noi, un Decreto Interministeriale, operativo dal 18 luglio 2016, che prevede che i poveri/e, gli emarginati, i senzatetto possano accedere a qualche aiuto e sostegno (che poi tra l’altro è sempre di minima) se collaborano al sociale, se si rendono conto che devono provare a partecipare a questa società, se prendono atto della loro scarsa attitudine a concludere “qualcosa di buono”, se realizzano che l’unica strada che hanno è quella di rimettersi in gioco, pena l’esclusione definitiva e a tutto campo.

Il Sostegno per l’Inclusione Attiva (SIA) è una misura di contrasto alla povertà che prevede l’erogazione di un beneficio economico alle famiglie in condizioni economiche disagiate nelle quali almeno un componente sia minorenne oppure sia presente un figlio disabile o una donna in stato di gravidanza accertata. Per godere del beneficio, il nucleo familiare del richiedente dovrà aderire ad un Progetto personalizzato di attivazione sociale e lavorativa sostenuto da una rete integrata di interventi, individuati dai servizi sociali dei Comuni (coordinati a livello di Ambiti territoriali), in rete con gli altri servizi del territorio (i centri per l’impiego, i servizi sanitari, le scuole) e con i soggetti del terzo settore, le parti sociali e tutta la comunità. Il progetto viene costruito insieme al nucleo familiare sulla base di una valutazione globale delle problematiche e dei bisogni e coinvolge tutti i componenti, instaurando un patto tra servizi e famiglie che implica una reciproca assunzione di responsabilità e di impegni.”

Chiaramente bisogna essere attivi, chiedere la partecipazione, essere in possesso dei requisiti e venire inseriti in una “valutazione multidimensionale del bisogno (sic!)”. Per il progetto sono stati stanziati 750 milioni di euro per il 2016.

Quindi il problema non è dare i soldi, perchè basterebbe dare un contributo a chi è al di sotto di una soglia di reddito, no, il problema è di ottenere la colpevolizzazione del soggetto e la sua disponibilità a far suoi i valori di questa società.

La miseria e l’infelicità vengono ridotte ad un fallimento personale o a un problema psicologico. La società sarebbe sana, sarebbero gli individui incapaci di valorizzarsi e saperla vivere.

Così è anche per noi. Le donne vengono spinte ad integrarsi nei valori di questa società, a partecipare ai suoi destini, a propagandare che se una vuole e si dà da fare può ottenere qualsiasi livello di gratificazione economica e sociale come e meglio degli uomini. Ne deriva che questa è la migliore società possibile e che possiamo contribuire con la partecipazione attiva e la collaborazione ad apportare ulteriori correttivi. Quelle che si vendono al patriarcato attraverso l’uso dell’emancipazione per la propria promozione personale sponsorizzando questa società, che condannano la violenza di chi si ribella, quelle che collaborano, che ne sostengono i valori, riceveranno la mancia. Vengono presentate come femministe, e contribuiscono, sostenendo questo sistema, a tenere nella miseria, nella precarietà, nella soggezione tutte le altre e gli oppressi tutti.

Un integrazionismo violento che trascina ogni rivendicazione nel pantano di un asservimento volontario, in una litania di querule richieste di delega e di protezione,togliendo capacità di indignarsi e possibilità reattiva, un integrazionismo  che riporta tutti alla condizione di esseri da tutelare, continuamente alla ricerca di attenzione e approvazione. Una dichiarazione di esistenza  vincolata all’approvazione dello  Stato e, per i popoli del terzo mondo,all’approvazione da parte della cultura occidentale e neocoloniale a cui si dovrebbero affidare mani e piedi legati.

E’ necessario riportare ad unità la lettura dei meccanismi neoliberisti, contribuire ad una analisi della società a tutto campo che esca dai percorsi categoriali. Questo riesce ad esplicitare meglio le nostre posizioni nello specifico femminista e può essere di aiuto nella comprensione delle modalità di disgregazione del sociale e del dissenso che il neoliberismo usa.

Porsi fuori e contro la società del capitale a partire da rifiuto della sua ideologia al fine di far valere la volontà di riscatto e di liberazione degli oppressi/e. Una pratica di riappropriazione, soddisfazione dei  propri bisogni, fuori e contro il lavoro salariato, i ruoli, la meritocrazia, le gerarchie… sapendo che dobbiamo fare i conti con la socialdemocrazia riformista tutta tesa a coartare gli oppressi/e sul fronte interno e ad assoggettare con qualsiasi mezzo i popoli del terzo mondo sul fronte esterno.

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Giornate Internazionali di azione per lo Yemen!

DAL 21 OTTOBRE GIORNATE INTERNAZIONALI DI AZIONE PER LO YEMEN. APPELLO ALLA MOBILITAZIONE

DAL 21 OTTOBRE GIORNATE INTERNAZIONALI DI AZIONE PER LO YEMEN. APPELLO ALLA MOBILITAZIONE

di Marinella Correggia

E’ nota a tutti l’immensità della tragedia in Yemen (http://www.sibialiria.org/wordpress/?p=3272). Da diciannove mesi un gruppo di Stati a guida saudita porta avanti contro questa unica repubblica della Penisola araba una guerra di aggressione dai risultati apocalittici. Oltre seimila vittime dei bombardamenti aerei, con aerei e armi occidentali. Centinaia di migliaia di bambini malnutriti a causa del blocco navale imposto dai petromonarchi, con il cibo usato come arma di sterminio. La grande maggioranza della popolazione ormai incapace di far fronte alle proprie necessità. Oltre due milioni di sfollati. Le infrastrutture di base di questo paese gia’ povero distrutte, insieme al suo antico patrimonio storico.

In seguito a incontri sullo Yemen a Londra (agosto) e Ginevra (settembre), alcuni gruppi attivi sul tema hanno deciso di indire dal 21 ottobre alla fine di ottobre le “Giornate internazionali di azione sullo Yemen”, per chiedere la fine dell’export di armi ai Saud come forma importante di dissociazione e pressione nei confronti dei sauditi e dei loro complici. Purtroppo anche il nostro paese continua a macchiarsi di questa complicità con i criminali. Alcune risoluzioni parlamentari giacciono inevase. Il governo continua con i pellegrinaggi nel Golfo. Rete No War a Roma ha fatto nei mesi scorsi varie manifestazioni.

Ma occorrono azioni comuni in un lasso di tempo determinato. Le presenze simultanee in piazza in varie nazioni servono a rafforzare la protesta – se si sarà capaci di veicolare la comunicazione al mondo della politica.

Per ora il 21 ottobre le manifestazioni sono organizzate a Roma il 21 a piazza san Giovanni grazie alla mobilitazione della Rete No War – non solo sullo Yemen http://www.sibialiria.org/wordpress/?p=3277–  nel quadro del No Renzi Day e sempre a Roma il 22 con cartelli durante il corteo; il 21 a Londra davanti al Foreign Office.Seguiranno nei giorni successivi manifestazioni a Bruxelles  in Belgio, a Vancouver in Canada e in SveziaIn Yemen le manifestazioni sono continue…

Sarebbero utili anche piccoli presidi in altri luoghi!

Inoltre ecco – sempre a partire dal 21 – un possibile impegno tramite i social. Twittare tutti: Pace in Yemen – stop armi ai Saud mettendo il link alla petizione

Basta bombe fabbricate in Italia e usate dai sauditi nei massacri di civili in Yemen” .  

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Solidarietà a Amy Goodman!

Il paese della dittatura delle multinazionali

 

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Gudrun Ensslin

Gudrun Ensslin, militante della RAF, rivoluzionaria, uccisa come Rosa Luxemburg dalla socialdemocrazia tedesca.

18 ottobre 1977-18 ottobre 2015

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Campagna per il NO al referendum del 4 dicembre!

33)Votiamo NO per dire NO alle menzogne seriali del PD, del governo, della televisione di Stato.

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Con Anna e Valentina e con tutt* i compagn* arrestati dell’operazione “Scripta Manent”

Con Anna ,Valentina e tutti i compagni arrestati  dell’operazione “Scripta Manent”

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Sono tenuti/e in un isolamento completo che si protrae da più di un mese, un trattamento che è una sospensione totale delle stesse regole di trattamento penitenziario e che è molto vicino al 41Bis.

Anna e Alfredo sono in sciopero della fame contro l’isolamento e le condizioni di detenzione!

Ci viene in mente la caccia alle streghe. Come donne e come femministe sappiamo fin troppo bene come vengono  perseguitate/i  quelle e quelli che si ribellano all’ordine imposto, che infrangono le regole del pensiero unico e dominante per la libertà di tutte e di tutti.

Tutta la nostra solidarietà!

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Prison strike!

prison-strike

Programma

Planned events here:

October 15th

Las Vegas, NV: Letter writing event. Facebook event here.

Merced, CA: Demonstration. More info here.

New York, NY: Open forum. More info here.

Phoenix, AZ: Letter writing event. Facebook event here.

October 16th

Portland, OR: Work party/phone banking event. Facebook event here.

Seattle, WA: Letter writing event. More info here.

October 17th

Portland, OR: Letter writing event. Facebook event here.

Houston, TX: Letter writing event. Facebook event here. Continua a leggere

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Il secondo fronte

Il secondo fronte

Pubblicato il 16 ottobre 2016 · in Schegge taglienti ·

di Alessandra Daniele

GuerraChi si ostina a pensare che Matteo Renzi non abbia davvero a cuore gli interessi dell’Italia, e non sappia o non voglia trovare soluzioni reali, efficaci e innovative ai problemi economici, politici e sociali più pressanti del Paese, adesso non potrà che ricredersi.
Col rivoluzionario coraggio che lo contraddistingue, Matteo Renzi ha infatti concepito la soluzione definitiva.
Invadere la Russia.
Il primo movente della nostra azione sarà ovviamente umanitario: liberare quel paese dal giogo dittatoriale di Vladimir Putin, un pericoloso autocrate pronto a riscrivere qualsiasi regola pur di consolidare e accrescere il proprio potere.
Inoltre, il know-how italiano, che così efficace s’è dimostrato nel combattere la criminalità organizzata nostrana, avrà facilmente ragione della perniciosa mafia russa, e dei suoi complici internazionali.
Il nobile intento di esportare la nostra efficiente e illuminata democrazia – appena perfezionata dalla grande Riforma Costituzionale renziana – però non ci impedirà di godere meritatamente degli immancabili benefici nazionali del nostro generoso sforzo bellico.
A cominciare dall’immediata soluzione di qualsiasi problema energetico, grazie alle enormi risorse di carburante d’ogni tipo controllate dalla Russia.
I vasti territori scarsamente popolati che abbondano fra quelle gelide lande saranno poi il luogo ideale verso il quale dirottare gli immigrati che sconsideratamente premono alle nostre frontiere.
Soprattutto però la nostra nuova Campagna di Russia aprirà immensi mercati all’operosa imprenditoria italica, ricchi di clientela ricettiva, come di manodopera a bassissimo costo.
Il nostro paese riprenderà finalmente il posto dovuto fra i grandi della terra, realizzando il sogno che fu di Napoleone e Hitler.
Cosa aspettiamo? All’armi dunque, la steppa ci attende!

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Consultoria Autogestita/ Atto politico

La Consultoria è un collettivo femminista. È un collettivo in divenire, aperto ad altre donne che vogliano partecipare.

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Ci organizziamo con un metodo femminista, basato sulla condivisione e sulla responsabilità reciproca, sulla ricerca di una posizione condivisa, sull’agire comune nell’individuare i propri limiti e confinamenti imposti, e sulla ricerca comune di una soluzione che sia anche pratica.

L’atto politico in sé è rompere l’isolamento tra donne e riunirsi. Siamo unite tra noi, e disponibili a confrontare i percorsi per trovare terreni comuni.

LA NOSTRA IDEA E’ QUELLA CHE LA LIBERAZIONE DELLE DONNE DEBBA PARTIRE DALLA CONOSCENZA DEL NOSTRO CORPO, DELLE NOSTRE VISCERE.

Non vogliamo delegare in toto la salute e il benessere al sistema medico sessista e capitalista, e per questo portiamo avanti il progetto della Consultoria. In sostanza, anche se abbiamo un vero e proprio ambulatorio dove, assieme alla nostra compagna ginecologa, possiamo fare visite e consulenze e dare informazioni, vogliamo soprattutto creare un ambiente diverso: un punto di incontro dove al centro ci sia la donna tutta e non una parte del suo corpo, dove ci si possa confrontare.

Prendersi cura di noi e farlo insieme, elaborando strumenti di resistenza e cambiamento, è di per sé un atto politico: rompe l’isolamento che è la base su cui si costruisce il controllo patriarcale.

https://consultoriautogestita.wordpress.com/

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Il 19 e il 20 novembre a Bologna!

“Ciao a tutte

Sabato 19 novembre Bologna la presentazione dell’ultimo libro di Daniela Pellegrini, “Liberiamoci della bestia. Ovvero di una cultura del cazzo”. Il giorno dopo, domenica 20 novembre ci incontreremo ad Armonie per discutere di Autocoscienza e Separatismo. Il movimento delle donne necessita in questa fase di frammentazione di ritrovare la forza originaria che ha determinato una critica senza sconti al patriarcato, per affrontare le questioni ancora irrisolte e i nuovi attacchi alla libertà femminile. Ripartire da noi in presenza può essere una strada.

Vi aspettiamo, Luisa Vicinelli”

Per saperne di più vai alla pagina Facebook

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Campagna per il NO al referendum del 4 dicembre!

32)Votiamo NO per dire NO alle spese militari!

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Feminismo burgués y feminismo libertario

10 diferencias entre el feminismo burgués y el feminismo libertario

1-    Las feministas burguesas buscan la protección de las mujeres a través de los aparatos coercitivos del Estado. Las feministas libertarias, abogan por la autodefensa de las mujeres en comunidad.

2-    El feminismo burgués desea que toda mujer compita en ‘igualdad de oportunidades’ y sea retribuida según sus méritos individuales. Por el contrario, las feministas libertarias luchan para que cada individuo se desarrolle solidariamente en igualdad y que cada cual sea satisfecho según sus necesidades.

3-    Las feministas burguesas desean la incorporación de mujeres en puestos de poder, en el parlamento y los ejércitos; en las altas gerencias de empresas capitalistas y en los ejecutivos gubernamentales. Las feministas libertarias, desean la abolición de las instituciones jerárquicas. Es por ello que se declaran antiestatistas, anti-militaristas y críticas del parlamentarismo.

4-    El feminismo burgués sostiene que la igualdad de género es un “derecho humano” que debe ser garantizado por el Estado. Las feministas libertarias sostienen que el Estado no puede garantizar la igualdad, pues la igualdad no se puede alcanzar mediante la jerarquización de la sociedad que genera la organización piramidal y represiva del Estado.

5-    Las feministas burguesas crean «conciencia feminista ciudadana», es decir, un conjunto de prácticas y valores que crean a un sujeto dócil y sumiso frente a las relaciones democráticas-neoliberales. Las feministas libertarias crean «conciencia de clase feminista», es decir, principios y finalidades libertarias con la intención de abolir las relaciones de poder y sustituirlas por relaciones libres en igualdad.

6-    Las feministas burguesas insisten en explicar históricamente el feminismo mediante “oleadas” (primera ola, según ola, tercera ola, etc.), ignorando y censurando el feminismo obrero, anarquista y comunitario. Las feministas libertarias, sin obviar los aportes teóricos y coyunturales del feminismo hegemónico, se nutren sobre todo de las luchas históricas de las mujeres de las clases oprimidas y explotadas.

7-    Las feministas burguesas quieren un capitalismo “verde, amable e inclusivo”. Las feministas libertarias luchan contra el capitalismo y contra toda forma de opresión, sea económica, política o cultural.

8-    Las feministas burguesas se vinculan a organizaciones jerárquicas y partidos parlamentarios. Promocionan el electoralismo estatal y la importancia de la inclusión de la mujer en la política burguesa. Las feministas libertarias, se organizan en asociaciones horizontales, practican la acción directa, el apoyo mutuo y la autogestión.

9-    Las feministas burguesas consideran de vital importancia leyes de paridad de género para “feminizar” las instituciones jerárquicas del capitalismo. Las feministas libertarias consideran que la lucha antipatriarcal no se trata de dominar ‘equitativamente’ a la par que los machos estatistas, sino en abolir las relaciones de dominación.

10- Las feministas burguesas desean que el varón colabore en la división del trabajo en el hogar y que sea un complemento de la mujer bajo cánones binaristas. Las feministas libertarias, en cambio, cuestionan radicalmente la héteronormatividad, la estructura familiar patriarcal y el concepto de amor que le sostiene.

http://noticiasyanarquia.blogspot.it/2015/06/10-diferencias-entre-el-feminismo.html

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La Parentesi di Elisabetta del 12/10/2016 e Podcast

ancheno“@ancheno”

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Certamente non siamo suggestionate dalla così detta “democrazia parlamentare”. Sappiamo benissimo che non è altro che l’organizzazione del consenso della borghesia al potere, a corredo della sua organizzazione economico-politica di cui lo Stato è il momento organizzativo su tutti i piani.

Ma è in atto una lotta senza quartiere tra le multinazionali e gli Stati per la ridefinizione dei rapporti di forza all’interno della classe al potere e una lotta all’ultimo sangue con gli oppressi tutti. Una lotta di classe dentro e fuori la classe. Il neoliberismo ne è lo strumento, è un’ideologia vera e propria, si insinua in ogni anfratto della società, è metabolismo sociale.

Si sta formando una borghesia transnazionale o iperborghesia che porta un attacco senza precedenti alle borghesie nazionali e agli Stati Nazione, alle “democrazie parlamentari” così come le abbiamo finora conosciute. E’ il programma neoliberista che vuole trasformare gli Stati nazionali in governatorati, province o colonie a seconda del peso e delle ricchezze. Per attuare questo programma ha messo in atto da diversi anni meccanismi di demonizzazione del fare politico, di affossamento delle strutture di mediazione tra cittadini e Stato, sindacati, partiti, associazioni, attraverso la denuncia strumentale  della “mala politica”, delle ruberie e degli scandali, facendo passare il concetto che la “politica è sporca”, che destra e sinistra non esistono più, che sono tutti uguali, demonizzando l’immunità parlamentare e aprendo la strada a quello che è il vero obiettivo: il governo diretto dei potentati economici, delle multinazionali. L’esempio eclatante è il TTIP, ma passaggio fondante diventa indebolire il più possibile la rappresentatività democratica per quanto fittizia. E’ in questo percorso, che mira allo Stato autoritario con funzioni meramente repressive e di controllo sociale, perché questo è l’unico compito assegnato dall’iper borghesia a quello che dovrebbe rimanere della forma-Stato, che si inserisce la modifica costituzionale.

In questo il referendum del 4 dicembre si trasforma in un momento di resistenza al neoliberismo.

Nessuna condiscendenza nei riguardi della democrazia parlamentare e nemmeno riguardo all’istituto del referendum. Sappiamo benissimo che le decisioni delle consultazioni popolari vengono prese in considerazione solo se collimano con le decisioni già prese dal potere, altrimenti vengono assolutamente disattese. Vedere il referendum sull’acqua e quello sul finanziamento pubblico ai partiti tanto per fare degli esempi.

C’è una differenza, però, tra questi referendum e quello del 4 dicembre. Dato che quest’ultimo rappresenta un passaggio nodale nel percorso neoliberista, nel tentativo di imporre un governo emanazione diretta delle multinazionali anglo americane, diventa, quindi, momento nodale nel riconoscimento del nemico. Non si tratta di una lotta interna tra fazioni del PD. Il posizionamento per il no di alcuni settori del Partito Democratico è assolutamente strumentale e non risponde ad un posizionamento politico diverso, anzi, proprio perché la credibilità di Renzi comincia a mostrare scricchiolii, si preparano a sostituirlo con qualcuno, sempre del PD, che sia stato dalla parte del malcontento. Sta a noi essere molto precise/i nelle mobilitazioni sul ruolo dei vari personaggi. Inoltre, è chiaro che, in una situazione che si configura come un attacco diretto al PD, tutti quelli che sono portatori di interessi diversi si trovano dalla parte del NO creando una miscellanea che può spingere molti a tirarsi indietro dimentichi, dell’importanza del no alle scelte neoliberiste e altresì una posizione astensionista è dannosa perché, a parte il fatto che non essendoci in questo referendum il quorum di fatto aiuta la vittoria del sì, contribuisce a rafforzare i concetti che il neoliberismo vuol far passare nel comune sentire, cioè che “sono tutti uguali”, che “tanto non cambierà niente”…. Noi dobbiamo cogliere tutte le possibilità per gettare granelli nell’ingranaggio neoliberista, zoccoli nella catena di trasmissione, per creare spazi per veicolare la conoscenza del nemico e di quello che rappresenta.

Il nemico è il neoliberismo incarnato nel PD che ha naturalizzato e naturalizza questa ideologia nella nostra società e quindi è chiaro che votare NO al referendum significa dire No al Jobs Act, al TTIP, alla “buona scuola”, a Equitalia, alle “guerre umanitarie”, alla militarizzazione dei territori, ai Cie….. e potrei andare avanti all’infinito fino, nel nostro specifico, alla strumentalizzazione della violenza sulle donne. La strumentalizzazione della violenza maschile su di noi, come d’altra parte quella sulle diversità sessuali, la strumentalizzazione del razzismo, dell’antifascismo e dei diritti, sono un cardine della modalità neoliberista di affrontare il sociale, incarnata dalla socialdemocrazia riformista, tanto da costituire una società dell’antifascismo fascista, dell’antirazzismo razzista, dell’antisessismo sessista.

In questo senso è molto pericoloso mobilitarsi sulla violenza maschile sulle donne scindendola dall’analisi del momento storico che stiamo attraversando, senza individuare il nemico nel PD. Quante di quelle che andranno in piazza il 26 di novembre voteranno SI? Se fosse solo una contraddizione, sarebbe il male minore, ma invece è una scelta di campo che mira all’assoggettamento delle donne e degli oppressi tutti.

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I Nomi delle Cose del 12/10/2016

I Nomi delle Cose, lo spazio di riflessione della Coordinamenta femminista e lesbica

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Anno 2016/2017-Nuova Stagione/ Puntata del 12/10/2016

“La lotta, oggi, poggia sulla capacità e possibilità di rigettare il controllo che il patriarcato esercita sui codici, sui canali di comunicazione, sulle modalità di decodificazione e interpretazione della storia. La sfera globale della lettura della storia è necessaria per l’esistenza del femminismo.” Coordinamenta femminista e lesbica- Atti-Incontro Nazionale Separato-I ruoli, le donne, la lotta armata/Questioni di genere nella sinistra di classe-Ottobre 2015

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Collegamento dalla Sardegna con una compagna della Rete Nobasinéquinéaltrove sui risultati del Campeggio Antimilitarista dal 6 al 10 ottobre 2016, sulla manifestazione a Decimomannu, sull’ Emerald Move, su come una misura restrittiva è necessario che diventi lotta.

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12/10/2016-Presidio contro l’export di armi ai Saud

Presidio a Roma contro l’export di armi ai Saud e per la fine del massacro del popolo yemenita.

Riceviamo da Marinella Correggia

Dopo l’ultimo inaudito massacro in Yemen – 155 morti e centinaia di feriti –  con il bombardamento di una cerimonia funebre a Sana’a, Rete No War invita tutti a una manifestazione a Roma oggi, mercoledì 12 ottobre, contro la criminale guerra dei Saud e contro la decisiva complicità dell’Italia.

Il governo italiano, infatti, continua a mantenere in piedi la vendita di armi a Riad e complici, in spregio alla legge 185/90. Gli altri paesi dell’Ue fanno lo stesso. La sudditanza nei confronti del complesso bellico Nato/Golfo è totale. In pochi mesi, in ginocchio a Riad si sono recati: il presidente del consiglio Matteo Renzi, l’Alta rappresentante per la politica estera dell’Unione europea Federica Mogherini, il ministro degli esteri Gentiloni e, agli inizi di ottobre, la ministra della difesa (o meglio della guerra) Pinotti.

Malgrado i suoi crimini e le sue guerre, non solo in Yemen, l ‘Arabia saudita sembra intoccabile. Alla fine di settembre, il Consiglio dei diritti umani a Ginevra (quest’anno, Riad ne è indegno membro di turno) non ha approvato l’ipotesi di creare una commissione internazionale indipendente di inchiesta sulla guerra in Yemen.

ll presidio si svolgerà dalle 15 alle 16 davanti al Ministero della difesa, piazza San Bernardo (via XX settembre). 

 
 
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