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Femminismo: paradigma della Violenza/Non Violenza
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20 novembre/ Incontro a Bologna!
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Il separatismo/ dimensione di classe della lotta femminista e lesbica.
Il separatismo: lotta femminista e lesbica e lotta di classe.
Ci sono forti pressioni che spingono per il “superamento” del separatismo come pratica di lotta femminista e lesbica.
L’attuale stagione neoliberista, dietro una facciata “riformista e modernizzatrice” propugna e attua, in tutti i campi, l’annullamento delle conquiste degli anni ’70 ed una fascistizzazione dello Stato, con il tentativo di assopimento della conflittualità sociale attraverso appelli alla “convivenza civile”, alla collaborazione, al “partecipazionismo”, panacea dei conflitti di genere e di classe, appelli peraltro sempre e solo rivolti alle oppresse e agli oppressi.
Gli oppressi/e non sono più presentati con una loro caratterizzazione costituita dalla collocazione lavorativa e sociale, ma come un indistinto, spesso fatto percepire come criminale e fuori dalle regole.
In questo progetto si inserisce il trascinamento dal femminismo al femminile e la riduzione della lotta delle donne ad una generica conflittualità tra i sessi, facendo dimenticare completamente la natura strutturale dell’oppressione di genere e della violenza dei maschi sulle donne, conflittualità che dovrebbe essere risolta, secondo loro, attraverso un collaborativo confronto tra maschi e femmine in cui ognuna delle parti porta le proprie ragioni e insieme risolvono i contrasti.
E’ stato questo, ad esempio, il senso di iniziative come “Se non ora quando”. La donna a cui si era rivolto il loro appello (accantonate le reprobe, escort e affini, ribadendo, oltre tutto, la divisione tra sante e puttane) viene descritta come casa e cura, madre, moglie, figlia, con la tessera di qualche partito, non importa quale, sindacalista, imprenditrice, volontaria. Vengono assolutamente annullate le differenze politiche e i ruoli nella società.
Si danno per scontate questa società, “civile ed accogliente”, la famiglia e l’eterosessualità , e si fa appello ad una moralità che tutte ci dovrebbe unire all’insegna della nazione-patria.
Vengono completamente cassati anni di lotte e di repressione e dimenticata una struttura sociale basata sullo sfruttamento, sull’ingiustizia , sulla disperazione della stragrande maggioranza della gente e, in particolare, delle donne.
Repubblichine e partigiane, donne borghesi indifferenti a tutto e forti dei loro privilegi e donne sfruttate e avvilite, donne in carriera che licenziano e donne licenziate, vengono tutte accomunate , in un ruolo indistintamente femminile e dovrebbero tutte concorrere al “miglioramento” di questa società.
E’ questo il senso di iniziative come “Nonunadimeno”, in cui al di là delle belle parole di rito, si auspica e si propone il collaborazionismo con lo Stato per avviare di concerto un’azione comune contro la violenza sulle donne, facendo dimenticare che la liberazione è uscire da questa società e che il femminismo è necessariamente antagonista perché antigerarchico, antiautoritario, contro la “normalizzazione” della vita nelle regole imposte, consapevole che la legalità di questo sistema è violenza.
E, assertori di questa posizione sono i riformisti/e e i socialdemocratici/che, che sono i maggiori sponsor dei principi neoliberisti.
E’ in questo contesto che, quelle stesse componenti socialdemocratiche che, negli anni ’70, hanno usato il separatismo per snaturare e stravolgere la dimensione di classe della lotta di genere, oggi, chiedono, a gran voce, il superamento del separatismo nella lotta delle donne.
In quegli anni, obtorto collo, dovendo fare i conti con il movimento femminista, hanno usato il separatismo per appropriarsene e togliere ogni valenza di classe, oggi, nella stagione neoliberista, arrivano all’impudenza di chiedere il superamento del femminismo, perché, dietro la parola d’ordine “superamento del separatismo”, c’è in effetti il tentativo di annullamento della dimensione di classe.
Ma, il separatismo, è uno strumento, è una necessità di tutte/i coloro che portano avanti una lotta contro le oppressioni che hanno delle componenti trasversali, come lo è stato per il Black Panther Party, perché è una difesa, una zona franca, una garanzia di riconoscimento, una forza.
Soltanto in ambito separato è possibile sviscerare , comprendere , razionalizzare le contraddizioni che la lotta femminista e lesbica si trova a dover affrontare nell’intreccio delle oppressioni di genere/razza /classe.
Contemporaneamente, siamo consapevoli della necessità di collegarci con le altre realtà che lottano contro le oppressioni che esprime questa configurazione sociale, perché non esistono percorsi di liberazione che siano corporativi.
Per questo, oggi come non mai, è necessario salvaguardare e difendere il separatismo.
Come, nella società, non è sufficiente, per scardinarne la struttura, l’endemico conflitto capitale/lavoro, ma è necessaria la presa di coscienza di classe, così la lotta di liberazione delle donne passa, necessariamente, attraverso la presa di coscienza di genere.
Il separatismo, oggi, è la dimensione di classe della lotta femminista e lesbica.
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Campagna per il NO al referendum del 4 dicembre!
39)Votiamo NO per dire NO alla società del “buonismo” falso e peloso!
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Nessuna pace per chi vive di guerra!!
BLOCCHIAMO LE ESERCITAZIONI, corteo il 23 Novembre a Capo Frasca
Collegamento e considerazioni sulla manifestazione con una compagna della rete nobasinéquinéaltrove
clicca qui
La RETE NO BASI aderisce al corteo del 23 novembre
Nel mese di ottobre come da prassi sono ricominciate le attività di esercitazione militare in Sardegna. La Rete No Basi né qui né altrove ha inaugurato questo secondo semestre con il campeggio antimilitarista tenutosi a San Sperate dal 6 ottobre e conclusosi con il corteo del 10 ottobre all’aeroporto di Decimomannu. Si è voluto con ciò sottolineare l’importanza di concentrarsi sull’asse Base Aerea di Decimomannu – Poligono di Capo Frasca, nella speranza di renderlo l’anello debole della presenza militare in Sardegna, e si vuole ora nuovamente volgere l’attenzione su Capo Frasca, per ritornare davanti a quei cancelli dove il 13 settembre 2014 si riaccese la fiamma dell’antimilitarismo sardo. Continua a leggere
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Intervista ad un’eretica
Intervista ad un’eretica
Una bella intervista di Nicoletta Poidimani a Daniela Pellegrini prima dell’uscita del libro “Una donna di troppo, storia di una vita politica ‘singolare’.
Daniela Pellegrini ha fondato a Milano, nel 1965, il ‘Demau’(DemistificazioneAutoritarismo Patriarcale), primo gruppo italianodi donne. Decimato dal Sessantotto, il gruppo ha condiviso per alcuni mesi le riunioni di ‘Rivolta Femminile’, fondato nel 1970 da Carla Lonzi autrice dei famosi Sputiamo su Hegel e La donna clitoridea e la donna vaginale). Separatosi da questo, il ‘Demau’ ha ripreso autonomamente e sempre più numeroso. Successivamente Daniela con il suo gruppo ha avuto rapporti stretti con il gruppo francese ‘Psycanalise et Politique’ di Antoinette Fouch, con cui ha condiviso e approfondito la ricerca sulla sessualità e il rapporto con la madre. Argomenti, questi, che saranno da qui in poi i temi portanti del Movimento delle donne negli anni Settanta. Daniela ha partecipato a tutti gli accadimenti del Movimento delle donne italiano, fino alla chiusura, nel 1979, della milanese Casa delle Donne di Via Col di Lana 8, di cui ha cogestito fino all’ultimo le attività e in cui ha portato avanti vari gruppi di autocoscienza sulla sessualità, la violenza e il denaro. Dopo un anno di ritiro dalla vita politica delle donne e un viaggio in India, nel 1980 ha aperto a Milano, insieme a Nadia Riva e Giorgia Reiser, il Circolo Culturale e Politico delle Donne Cicip & Ciciap, spazio separatista tutt’oggi attivo, in una casa occupata, inVia Gorani 9.
INTERVISTA A UN’ERETICA …e il piacere?
Con Nadia Riva ha gestito e finanziato la rivista Fluttuaria. Segni di autonomia nell’esperienza delle donne, di cui sono stati pubblicati 17 numeri fra il 1987 e il 1994. Sulle pagine di Fluttuaria sono apparsi numerosi articoli nei quali Daniela propone il superamento delle differenze (definite come ‘il due’) e l’uscita dall’enfatizzazione del materno, mettendosi così in posizione ‘eretica’ rispetto alla conclamata ‘teoria della differenza’. Su questo vivace percorso politico, Daniela ha scritto un libro autobiografico (ancora inedito) (pubblicato nel 2012 n.d.r.)– Una donna di troppo. Storia di una vita politica ‘singolare’ – ed è proprio sulle tematiche espresse in questo testo che vado a intervistarla…
http://www.nicolettapoidimani.it/wp-content/uploads/2013/06/3-Intervista-eretica.pdf
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Campagna per il NO al referendum del 4 dicembre!
38)Votiamo NO per dire NO alla criminalizzazione della povertà!
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I Nomi delle Cose del 9/11/2016
I Nomi delle Cose, lo spazio di riflessione della Coordinamenta femminista e lesbica/Anno 2016/2017-Nuova Stagione
Puntata del 09/11/2016
“Riflessioni femministe sullo sciopero delle donne in America Latina, in Polonia, in Francia/retroterra e valenze/ quando genere e classe non si intrecciano”
“Da una sovrastruttura all’altra: ovvero come girare in tondo senza cambiare di posto” Christine Delphy < Un féminisme materialiste est possible> Agosto 1982
clicca qui
inoltre potete leggere qui di seguito un contributo che ci ha inviato Fabiana dal Messico in relazione alla Marcia de las Catrinas che si è svolta questo mese di novembre e vedere il reportage fotografico in attesa del resoconto che ci farà sul “Congreso Feminista de Chiapas dal 21 al 25 novembre 2016 !”
Fotoreportaje: En día de muertas, una caminata por la vida
Desde el sur este mexicano – San Cristobal de Las Casas – Chiapas
Il grido delle sopravvissute che sfida la geografia capitalista
Quando una piccolo borghese bianca, europea, si trasferisce in un paese del centro/sud America, è facile che si senta privilegiata, come donna. E lo è.
Ma guardando alla condizione della donna in questa parte del mondo, attraverso la lente paternalista di cui l’hanno dotata, la condizione femminile nella “sua” Europa le può apparire “migliore”.
La realtà è che non esiste un solo luogo sulla faccia della terra dove quest’aggettivo possa descrivere la condizione di essere donna; cambiano i termini, i modi, le etichette, le parole, le leggi, anche i costumi, ma non muta l’odio che ci accomuna tutte e tutti e che porta alla morte del nostro genere.
Eppure, bisogna fare attenzione alle differenze per comprendere come si organizza questa mattanza sistemica universale che, con il flusso del suo rosso fiume, attraversa ogni geografia… Continua a leggere
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La Parentesi di Elisabetta del 9/11/2016 e Podcast
“Il nostro compito”
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Il nuovo presidente degli Stati Uniti è Donald Trump. E’ stato presentato in campagna elettorale come un pazzo che veniva dal nulla, mentre non rappresenta altro che il ritorno ad una politica isolazionista che ha guidato in svariati periodi gli Usa.
Il precedente storico lo ritroviamo nelle votazioni del 1920, le prime fatte a suffragio universale poiché per la prima volta votarono anche le donne, e anche in quel caso la vittoria andò ad un candidato del partito repubblicano nella persona di Harding. La politica isolazionista guidò gli Stati Uniti fino alla seconda guerra mondiale quando fu abbandonata e gli Usa imboccarono la strada dell’intervento a tutto campo in ogni scacchiere internazionale.
La scelta interventista portò alla partecipazione ad una miriade di guerre e di colpi di Stato, a continue ingerenze e violazioni di sovranità nazionali. E, allo stesso tempo, questa politica ebbe riflessi molto importanti sulle condizioni di vita degli americani, ora accentuati ed esasperati nella stagione neoliberista.
Oggi la popolazione americana vive sotto i ponti in una miseria profonda e senza speranza con un divario sociale molto accentuato. Donald Trump è portatore di questo malessere e degli strati sociali colpiti da una crisi fortissima che non è casuale ma è dovuta alla natura interventista nella stagione neoliberista.
Negli Stati Uniti la delocalizzazione ha chiuso migliaia di industrie, la globalizzazione ha impoverito gli operatori agricoli, la piccola e media borghesia sono state azzerate.
In tutto ciò è da ricercare la ragione della vittoria di Trump. La vittoria di Hillary Clinton sarebbe stata la vittoria delle multinazionali e soprattutto del complesso militare-securitario. Questo gli americani lo hanno capito a pelle e hanno scelto di conseguenza.
La vittoria di Donald Trump segue la vittoria della Brexit, sono due segnali forti che testimoniano il malessere di popolazioni ridotte allo stremo dalle politiche neoliberiste. Secondo Trump la politica dovrebbe essere guidata in economia dai principi del liberalismo che è altro rispetto al neoliberismo e in politica dal conservatorismo.
Una nota a margine ma non per questo meno importante. Il complesso militare-securitario esce indenne dall’avvenuta elezione di Trump e, da tanti anni, in pratica dall’uccisione di J.F.Kennedy, è un corpo autonomo nel paese essendo anche indipendente dalla politica e dall’esecutivo. Questo è un aspetto con cui dovrà fare i conti la presidenza statunitense.
Gli Usa hanno 16 diverse agenzie di Intelligence che solo tra il 2001 e il 2014 hanno speso più di 500 miliardi di dollari.
Quali sono i nostri compiti?
Denunciare con fermezza che le politiche neoliberiste sono state possibili grazie alle forze genericamente di sinistra e più precisamente socialdemocratiche, comunque si chiamino nei rispettivi paesi, che sono state utilizzate come cavallo di Troia per insinuare fra i cittadini/e, i lavoratori/trici tutti e tutte, a qualunque segmento sociale appartengano, principi destrutturanti delle garanzie sociali, veicolando parole tanto belle quanto false: democrazia, antirazzismo, antisessismo, tutela dei diritti delle diversità… mentre producevano una società mostruosa a tre teste: medioevale, ottocentesca e nazista.
Quale la lezione da trarre per noi in Italia?
Siamo di fronte ad una scommessa difficile ma che richiede comunque il nostro impegno: spazzare via le forze socialdemocratiche che vogliono naturalizzare il neoliberismo qui da noi, smascherare i collusi/e e i collaborazionisti/e e, nel nostro ambito femminista, i percorsi SNOQ e Non una di meno. Se non lo facciamo in tempo, e noi per prime con chiarezza, consegneremo anche questo paese ad un Trump locale e soprattutto getteremo nel discredito nobili battaglie come quelle contro il razzismo e il sessismo e provocheremo un’ondata di chiusura, quando non di ripulsa, nei riguardi della parola “sinistra” e delle lotte femministe nel nostro specifico, perché saranno assimilate al linguaggio del politicamente corretto che tanti guasti ha fatto e sviliremo parole come riforme e sicurezza di cui è stato stravolto e capovolto il significato.
La prima serve per far passare le scelte più oscenamente antipopolari e antidemocratiche, la seconda ha tradito la sostanza del termine che intendeva riferirsi alla serena vecchiaia di chi aveva lavorato tutta una vita.
La pletora dei partitini che si collocano, bontà loro, a sinistra del PD, non ha futuro per due motivi: da una parte perché è di pubblico dominio ormai che sono pronti ad allearsi con il PD appena possono e dall’altra perché sono attardati ad una lettura che chiede il ritorno alle politiche keynesiane in questo paese, dimenticando che l’intervento dello Stato non è venuto meno, ma esiste eccome, solo che è a sostegno del complesso militare-securitario.
Il nostro compito è di uscire dal neoliberismo. La nostra preoccupazione non deve riguardare quali forze vogliano uscirne e quali siano gli strati sociali interessati, bensì la nostra scommessa è se saremo in grado di esercitare egemonia culturale.
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Corpo e rivoluzione in Marx
Il 13 novembre, alle 17.30, Nicoletta Poidimani e Gian Andrea Franchi presenteranno alla libreria Calusca di Milano (via Conchetta 18) la ripubblicazione del libro di Luciano Parinetto “Corpo e rivoluzione in Marx. Morte, diavolo, analità”.
Nicoletta Poidimani ha scritto la postfazione alla nuova edizione.
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9/11/2016 presidio sotto al carcere di Regina Coeli
Domani mattina a partire dalle ore 11:30 invitiamo tutti e tutte ad un presidio solidale sotto il carcere di Regina Coeli, dove si terrà l’interrogatorio di garanzia per i 10 compagni e compagne arrestati/e a seguito dei fatti dello scorso 5 novembre nel quartiere Magliana.
L’antifascismo non si processa
Complici e solidali
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Patti Smith/”Rock N Roll Nigger”
https://youtu.be/BJIzPdhLuTk
20 Novembre a Bologna/Lo stretto legame tra autocoscienza e separatismo
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12 anni di ex51!
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Il pasto nudo
Il pasto nudo
di Alessandra Daniele
– Posa i carciofini sottolio.
– Perché?
– Perché l’onorevole ci ha mandato in questo discount per dimostrare che una famiglia di 3 persone con un bonus di 80€ può mangiarci una settimana. Per il referendum bisogna provarle tutte – Indica il barattolo – Ma se tu cominci a prendere i carciofini a 20€ al chilo…
L’altro sgrana gli occhi.
– 20€?
– 4€ per 200 grammi. Al chilo quanto fa?
L’altro socchiude gli occhi, poi mormora
– Cazzo.
Posa il barattolo. Il collega gli indica lo scaffale di fronte.
– Prendi il minestrone in scatola.
– Ma è una poltiglia immonda.
– Costa 1€ al.pezzo.
– Lo conosco, è solo fecola che sa di terra. Fagioli ce ne saranno cinque in tutto.
– Prendilo – taglia corto l’altro. Poi pesca una confezione di biscotti dal carrello.
– Cosa sono questi?
– Farciti al cacao, s’era detto di metterci anche qualcosa di goloso per fare scena.
– Ce ne sono 22, che fanno i nostri tre pezzenti, se ne mangiano uno ciascuno al giorno? Cos’è, 7 chili in 7 giorni?
– Uno ciascuno? – Chiede l’altro, perplesso.
– 22 diviso 7 quanto fa?
L’altro aggrotta la fronte.
– Vabbè, ciao. Posa questi biscotti e prendi quelli secchi per il latte.
L’altro dà un’occhiata al carrello.
– Questo latte sarà abbastanza?
– Non possiamo prendere di più, altrimenti sforiamo. E poi il latte fa male alle ossa.
– Male?
– Non le hai sentite le ultime scoperte? I latticini decalcificano le ossa.
– Ma sarà vero?
– Non fare il complottista.
– Anche il latte di soia fa male?
– Quello di soia non è mica latte, è olio. Lo chiamano latte perché nessuno comprerebbe olio zuccherato.
L’altro ne prende un brik dallo scaffale Bio.
– “30% di zuccheri in meno” – legge – Meno zucchero, e costa di più?
– La dieta deve costare, sennò non funziona. Come la psicanalisi. Posa il latte finto, i nostri pezzenti non possono permettersi la dieta. Devono accontentarsi della fame.
L’altro controlla il carrello.
– Manca anche il caffè.
– Il caffè se lo prendono al bar. Extra bonus.
– Succo di frutta?
– Quello in offerta.
L’altro legge l’etichetta.
– “Succo d’arancia 20%. Sciroppo di glucosio, conservanti, addensanti, stabilizzanti, antiossidanti, coloranti, aromi. Acidificanti: acido citrico, acido ascorbico, acido tartarico”. Manca niente?
– Il carbonato acido di ammonio – risponde il collega, indicando i biscotti secchi.
– Prendiamo anche un po’ di carne? “Noodles al pollo – legge – 90% farina, 0,5% pollo”.
– Lascia perdere quelli, prendi le cotolette da 1€.
– “Carne separata meccanicamente”. Che vuol dire?
– Carcasse macinate.
L’altro butta le cotolette surgelate nel carrello, con aria di vago orrore.
Il suo telefono emette un blip.
– Dice l’onorevole di sbrigarci – legge – che fra un’ora ha la diretta, e le serve lo scontrino.
– Abbiamo quasi finito. Peccato che non abbiano ancora firmato il TTIP, i prodotti americani costeranno ancora meno.
– E una famiglia potrà camparci una settimana?
– Mangiarci si, camparci non credo.
Spinge il carrello verso la cassa.
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Con le compagne e i compagni arrestati, fermati, denunciati!
Con le compagne e i compagni arrestate/i, fermate/i, denunciate/i!!!!!!!
Il femminismo è antifascista!
Oggi pomeriggio, alle ore 17, un presidio a Regina Coeli per i compagni e un presidio a Rebibbia Femminile per le compagne!
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