Il separatismo/ dimensione di classe della lotta femminista e lesbica.

Il separatismo: lotta femminista e lesbica e lotta di classe.

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Ci sono forti pressioni che spingono per il “superamento” del separatismo come pratica di lotta femminista e lesbica.

L’attuale stagione neoliberista, dietro una facciata “riformista e modernizzatrice” propugna e attua, in tutti i campi, l’annullamento delle conquiste degli anni ’70 ed una fascistizzazione dello Stato, con il tentativo di assopimento della conflittualità sociale attraverso appelli alla “convivenza civile”, alla collaborazione, al “partecipazionismo”, panacea dei conflitti di genere e di classe, appelli peraltro sempre e solo rivolti alle oppresse e agli oppressi.

Gli oppressi/e non sono più presentati con una loro caratterizzazione costituita dalla collocazione lavorativa e sociale, ma come un indistinto, spesso fatto percepire come criminale e fuori dalle regole.

In questo progetto si inserisce il  trascinamento dal femminismo al femminile e la riduzione della lotta delle donne ad una generica conflittualità tra i sessi, facendo dimenticare completamente la natura strutturale dell’oppressione di genere e della violenza dei maschi sulle donne, conflittualità che dovrebbe essere risolta, secondo loro, attraverso un collaborativo confronto tra maschi e femmine in cui ognuna delle parti porta le proprie ragioni  e insieme risolvono  i contrasti.

E’ stato questo, ad esempio, il senso di iniziative come “Se non ora quando”. La donna a cui si era rivolto il loro appello (accantonate le reprobe, escort e affini, ribadendo, oltre tutto, la divisione  tra sante e puttane) viene descritta come casa e cura, madre, moglie, figlia, con la tessera di qualche partito, non importa quale, sindacalista, imprenditrice, volontaria. Vengono assolutamente annullate le differenze politiche e i ruoli nella società.

Si danno per scontate questa società, “civile ed accogliente”, la famiglia e l’eterosessualità , e si fa appello ad una moralità che tutte ci dovrebbe unire all’insegna della nazione-patria.

Vengono completamente cassati anni di lotte e di repressione e dimenticata una struttura sociale basata sullo sfruttamento, sull’ingiustizia , sulla disperazione della stragrande maggioranza della gente e, in particolare, delle donne.

Repubblichine e partigiane, donne borghesi indifferenti a tutto e forti dei loro privilegi e donne sfruttate e avvilite, donne in carriera che licenziano e donne licenziate, vengono tutte accomunate , in un ruolo indistintamente femminile e dovrebbero tutte concorrere al “miglioramento” di questa società.

E’ questo il senso di iniziative come “Nonunadimeno”, in cui al di là delle belle parole di rito, si auspica e si propone il collaborazionismo con lo Stato per avviare di concerto un’azione comune contro la violenza sulle donne, facendo dimenticare che la liberazione è uscire da questa società e che il femminismo è necessariamente antagonista perché antigerarchico, antiautoritario, contro la “normalizzazione” della vita nelle regole  imposte, consapevole che la legalità di questo sistema è violenza.

E, assertori di questa posizione sono i riformisti/e e i socialdemocratici/che, che sono i maggiori sponsor dei principi neoliberisti.

E’ in questo contesto che, quelle stesse componenti socialdemocratiche che, negli anni ’70, hanno usato il separatismo per snaturare e stravolgere la dimensione di classe della lotta di genere, oggi, chiedono, a gran voce, il superamento del separatismo nella lotta delle donne.

In quegli anni, obtorto collo, dovendo fare i conti con il movimento femminista, hanno usato il separatismo per appropriarsene e togliere ogni valenza di classe, oggi, nella stagione neoliberista, arrivano all’impudenza di chiedere il superamento del femminismo, perché, dietro la parola d’ordine “superamento del separatismo”, c’è in effetti il tentativo di annullamento della dimensione di classe.

Ma, il separatismo, è uno strumento, è una necessità di tutte/i coloro che portano avanti una lotta contro le oppressioni che hanno delle componenti trasversali, come lo è stato per il Black Panther Party, perché è una difesa, una zona franca, una garanzia di riconoscimento, una forza.

Soltanto in ambito separato è possibile sviscerare , comprendere , razionalizzare le contraddizioni che la lotta femminista e lesbica si trova a dover affrontare nell’intreccio delle oppressioni di genere/razza /classe.

Contemporaneamente, siamo consapevoli della necessità di collegarci con le altre realtà che lottano contro le oppressioni che esprime questa configurazione sociale, perché non esistono percorsi di liberazione che siano corporativi.

Per questo, oggi come non mai, è necessario salvaguardare e difendere il separatismo.

Come, nella società, non è sufficiente, per scardinarne la struttura, l’endemico conflitto capitale/lavoro, ma è necessaria la presa di coscienza di classe, così la lotta di liberazione delle donne passa, necessariamente, attraverso la presa di coscienza di genere.

Il separatismo, oggi, è la dimensione di classe della lotta femminista e lesbica.

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