“Fiches”

“Con quanta maggior potenza il capitale, grazie al militarismo, fa piazza pulita, in patria e all’estero, degli strati non-capitalistici e deprime il livello di vita di tutti i ceti che lavorano tanto più la storia quotidiana dell’accumulazione del capitale sulla scena del mondo si tramuta in una catena continua di catastrofi e convulsioni politiche e sociali […] Il capitalismo è la prima forma economica dotata di una forza di propagazione; una forma che reca in sé la tendenza immanente ad espandersi in tutto il mondo e ad espellere tutte le altre forme economiche; una forma che non ne tollera altre accanto a sé[…] Rosa Luxemburg, L’accumulazione del capitale
L’argomento del giorno è l’immigrazione. Non c’è ambito politico, economico, giudiziario, legislativo, sociale, sociologico e culturale che non debba fare i conti con questo.
Il fenomeno dell’emigrazione appartiene a tanti periodi storici. Senza andare troppo lontano nel tempo e nello spazio ricordiamoci le migrazioni italiane negli Stati Uniti, in Canada, in Sudamerica e in Australia. Si tratta di cifre notevoli. Dal 1876 agli anni ’70 del novecento circa 24 milioni di emigranti hanno lasciato l’Italia, con punte di 870.000 partenze nel solo 1913. Migrazioni in cui una parte della popolazione povera andava, anzi veniva spinta altrove in cerca di fortuna per sopperire ad una grave situazione di povertà e di indigenza nel paese di origine.
Nel 1973 l’Italia ha per la prima volta un saldo migratorio positivo. Questo fenomeno da allora in poi diviene costante anche se prende una certa consistenza solo verso la fine degli anni settanta. E’ un’immigrazione che è avanguardia della trasformazione del mercato del lavoro italiano e della segmentazione tra lavoro qualificato e lavoro rifiutato. Sono lavoratrici e lavoratori domestici provenienti dal sud est asiatico o dal Sudamerica ma anche da Somalia, Eritrea, Etiopia e sono anche lavoratori stagionali, come ad esempio i Tunisini che approdano in Sicilia per lavorare nella pesca e nell’agricoltura.
Un cambiamento fondamentale nel tipo e nelle modalità dell’immigrazione verso il nostro paese avviene dopo la caduta del muro di Berlino e la guerra di aggressione alla Jugoslavia. Il flusso di immigrazione dai così detti paesi dell’Est, Romania, Albania, Polonia, Ucraina, ex Jugoslavia…è di proporzioni tali da essere chiaramente visibile a tutti.
Con gli anni novanta cambia anche il tipo di immigrato che viene in Italia, in riferimento al lavoro non è più catalogabile come colui/colei che fa un “lavoro rifiutato” dagli italiani. Sono manovali a giornata, badanti in nero, e poi lavavetri, venditori ambulanti, persone che non hanno una collocazione lavorativa precisa ma fanno quello che trovano e quello che possono. Aumenta a dismisura la così detta irregolarità e clandestinità. E tutto questo si accompagna all’aumento della disoccupazione italiana all’interno della trasformazione neoliberista del mondo del lavoro.
Le migrazioni che avvengono ora sono ancora diverse, hanno la caratteristica di un esodo biblico e i flussi provengono soprattutto dai paesi africani.
Il neocolonialismo ha distrutto le economie di sussistenza, le guerre “umanitarie” hanno destabilizzato e fatto terra bruciata di immensi territori, la predazione delle multinazionali ha inquinato il suolo, l’acqua, l’aria.
Tutto questo ha provocato da una parte il fenomeno dell’inurbamento in immense megalopoli in cui si ammassano persone che hanno abbandonato la terra in cui non riescono più a portare avanti neppure la mera sussistenza e sono ora costrette a vivere di stenti nelle bidonvilles, dall’altra una migrazione senza precedenti, un vero e proprio esodo verso l’occidente, per disperazione e perché l’occidente presenta se stesso con una propaganda mediatica e un immaginario non corrispondente alla realtà.
L’aggressione e la distruzione della Libia hanno aggravato questa tendenza in maniera esponenziale. La devastazione dell’economia di quel paese è avvenuta ad opera di Francia e Stati Uniti con la collaborazione fattiva dell’Italia che ha affossato il rapporto economico privilegiato derivante dal passato coloniale per piegarsi alle politiche neoliberiste. E’ stata così eliminata in Libia un’economia rentier che fungeva da cuscinetto rispetto alle migrazioni sub-sahariane. Guerra voluta e sponsorizzata dal PD e da Giorgio Napolitano.
L’esodo che si sta dispiegando è impossibile da arginare, frenare, mutare. Continua a leggere→