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TATTICA E STRATEGIA
COSTRUIRE I PICCOLI GRUPPI!
SMONTARE I CARDINI DEL NEOLIBERISMO!
Il neoliberismo si è affermato. Siamo in una società modellata su una scala di valori che fino ad una decina di anni fa ritenevamo impensabile. In uno scenario di lotta interna alla classe borghese da cui è uscita vincente l’iperborghesia, in cui sono state proletarizzate le classi medie e le classi subalterne fortemente impoverite, le varie forze della “sinistra” riformista in questi anni si sono fatte carico di costruire, per conto del capitale transnazionale, un’egemonia culturale fondata su concetti come legalità, ”sicurezza” trasformata in paura sociale e militarizzazione, controllo sociale esasperato, annullamento delle conquiste degli anni ’70, individualismo, meritocrazia, produttività, scomparsa
della lettura di classe, disaffezione alla politica, qualunquismo e
fascistizzazione del pensiero comune.
È da qui che dobbiamo ripartire. Dal chiederci come possiamo smontare questa organizzazione di pensiero prima ancora che delle specifiche soggettività, avendo ben presente che una caratteristica propria del neoliberismo è inglobare le istanze antagoniste, metterle al proprio servizio, trasformarle in merce. E tenendo anche conto che lo spazio della contrattazione, per una precisa scelta politica, è stato chiuso unilateralmente dal potere, che ha lasciato aperto solo quello del collaborazionismo.
È necessario quindi porsi un problema tattico ed uno strategico e cercare forme di lotta diverse da quelle adottate finora.
La forma manifestazione è tollerata solo come processione in cui si chiedono delle grazie, che non verranno mai elargite, e che rafforzerà il sistema perché presenterà lo Stato come interlocutore. L’opinione pubblica è costruita secondo una mentalità fascistoide, securitaria e legalista. Di conseguenza, l’humus sociale in cui far vivere le lotte, che necessariamente dovranno avere carattere di rottura con l’ordine vigente, è estremamente limitato.
Il controllo sociale è asfissiante e quindi chi lotta al di fuori del rito della messa sarà esposto alla minaccia di pagare un prezzo molto alto, sia dal punto di vista personale che economico, attraverso la miriade di sanzioni amministrative che il sistema ha
potuto attuare grazie al consenso costruito dalla sinistra riformista.
Dal punto di vista tattico è necessario ripartire dal piccolo gruppo come struttura di base dell’autodifesa femminista e della pratica di costruzione politica.
È un patto tra donne che si conoscono e si fidano reciprocamente e costruiscono sapere in autonomia. I gruppi fanno rete, le reti fanno produzione politica. Non serve una preparazione specifica, né una presa di coscienza particolare se non la consapevolezza e la necessità del reciproco sostegno. Noi non crediamo nella delega, negli esperti e nelle esperte, crediamo nella condivisione dei saperi e nella loro moltiplicazione. Crediamo nella crescita politica e nella presa di coscienza della collocazione di genere e di classe che il rifiuto della delega e la consapevolezza delle proprie possibilità organizzative creano e incentivano; crediamo nella presa in carico dei propri desideri; crediamo che la volontà di realizzarli e la consapevolezza che solo noi possiamo essere in grado di farlo può portare le donne a cercare strumenti di uscita da questa società. Continua a leggere


Sin dall’inizio della lotta, e con particolare intensità negli ultimi dieci anni, l’opposizione popolare al TAV Torino/Lione si è dovuta confrontare con un livello altissimo di violenza istituzionale, di cui la criminalizzazione penale è un aspetto rilevante.














