Sabato 27 gennaio 2024 dalle Donne In Cantiere a Viareggio

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!5 gennaio/ Rosa Luxemburg

Il 15 gennaio 1919, la socialdemocrazia tedesca assassinava Rosa Luxemburg ma il suo pensiero fa ancora paura, per questo si tenta di esorcizzarla dimenticando che ne “L’accumulazione del capitale” e nell’ “Anticritica” Rosa afferma che la società capitalista non è riformabile e che è necessario, di società, costruirne un’altra.

Quanto più energicamente il capitale si serve del militarismo per assimilarsi i mezzi produttivi e le forze-lavoro di paesi e società non-capitalistici attraverso la politica coloniale e mondiale, tanto più energicamente il capitalismo lavora, nel cuore degli stessi paesi capitalistici, per sottrarre agli strati non-capitalistici della sua terra d’origine, ai rappresentanti della produzione mercantile semplice, così come alla classe operaia, una percentuale sempre maggiore di potere d’acquisto; priva sempre più i primi delle loro forze produttive e comprime sempre più il livello di vita dei secondi, per dare poderoso impulso a spese di entrambi, all’accumulazione del capitale. Ma, da entrambi i lati, le condizioni dell’accumulazione del capitale si tramutano, ad un certo livello, in condizioni del suo tramonto.> (Rosa Luxemburg, L’accumulazione del capitale, parte terza, cap. XXXII)

15 gennaio/ in ricordo di Rosa Luxemburg

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Ascoltate questa sera Zardins Magnetics/giovedì 11 gennaio 2024

Zardins Magnetics di giovedì 11 gennaio 2024

Questa sera ascolta Zardins Magnetics su Radio Onde Furlane, dalle ore 20 alle 21 e 30 circa.

Gli argomenti:

“Esiste un ampio movimento di solidarietà internazionale e ha bisogno più che mai del vostro sostegno. Unitevi alle comunità di rifugiati palestinesi nella diaspora, siate al loro fianco, sostenete il loro impegno e parlate apertamente … Riempite le strade. Unitevi alle iniziative palestinesi come il BDS. Boicottate Israele … Mettetevi in gioco. Questi sono tempi storici”.  da un’intervista ad un anarchico israeliano

Ascolta la diretta:
FM 90.0 MHz
https://radioondefurlane.eu/

Riascolta le trasmissioni passate:
https://zardinsmagneticsradio.noblogs.org/

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Sabato 13 gennaio a Roma per la Palestina!

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Il nemico è in casa nostra!

Questo testo è stato scritto un anno fa prima della devastante aggressione israeliana al popolo palestinese ma analisi e meccanismi di risposta che possiamo mettere in atto qui e ora sono quanto mai attuali.

IL DISPOSITIVO- GUERRA


La guerra è sempre stata un’altra grossa valvola di sfogo, di
ristrutturazione e di consolidamento dell’economia capitalista. Ma il
dispositivo guerra, oggi più che mai, oltre a essere uno strumento per
il controllo delle materie prime, si configura come dispositivo primario
di sperimentazione tecnologica e sociale. Questo avviene nel quadro
della “gestione del disastro” e del controllo sociale che il caos ecologico
permanente impone al ciclo di ristrutturazione del Capitale, anche
in tempo di pace. Senza contare che le guerre, convenzionali e non,
tradizionali o moderne, rimangono lo strumento principale attraverso il
quale il Capitale sfrutta, opprime e cerca di contrapporre i popoli tutti.
Per queste ragioni la critica radicale anticapitalista e antiautoritaria
dovrebbe riconoscere nelle tecnologie applicate in campo militare la
punta di diamante di un sistema che finalmente mette le mani sul vivente
in un processo d’ibridazione tra essere umano e macchina sempre più
pervasivo. Critica che appare ancora più importante nel momento in cui
buona parte della “sinistra radicale”, piuttosto che mettere in discussione il
mito del progresso tecnico, abdica di fronte al dilagare del confinamento
fisico, sociale, intellettuale che il dispositivo-guerra (interna ed esterna)
pone in essere. Questa lettura porta con sé la presa di coscienza che, in
mancanza di una risposta conflittuale delle classi oppresse, molto presto
il sistema tecno-capitalista diventerà semplicemente insostituibile in
un ambiente totalmente e definitivamente compromesso e alienato alla
possibilità di una qualsivoglia autodeterminazione.
Quest’assemblea ha declinato il giudizio sulla guerra a partire dalla
consapevolezza di avere il “nemico in casa nostra”, ossia a partire
dall’individuazione dei nessi di causalità e delle linee di continuità
che sussistono tra disciplinamento del corpo sociale, governo
emergenziale e militarizzazione dei territori (sul fronte interno) e
aggressioni imperialiste sul fronte esterno.
In particolare, la guerra si configura come strumento di disciplinamento
mondiale dei paesi riottosi all’ordine imperialista occidentale (Nato
allargata a guida USA) e come strumento di disciplinamento interno
in nome del bene comune e “della difesa della democrazia”. Continua a leggere

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Ascoltate questa sera Zardins Magnetics/ giovedì 4 gennaio 2024

Zardins Magnetics di giovedì 4 gennaio 2024

Questa sera ascolta Zardins Magnetics su Radio Onde Furlane, dalle ore 20 alle 21 e 30 circa.

Gli argomenti:

✓ Capodanno con la celere! Aggiornamenti sulle rivolte nei CPR di Gradisca, Milano, Trapani…

✓ Che fare? di Nikolaj Cernysevskij 1863 La storia di una giovane ribelle e di un terzetto di pericolosi e amorali nichilisti

Ascolta la diretta:
FM 90.0 MHz
https://radioondefurlane.eu/

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Si chiamava Indira…

da ilrovescio.info

Riceviamo e pubblichiamo questo manifesto affisso nei giorni scorsi sui muri di Trento. Saputo della morte della ragazza, un gruppo di compagne e compagni ha portato la propria solidarietà alle detenute e ai detenuti di Spini con interventi amplificati, botti e fuochi d’artificio. Dietro questa ennesima morte in e di carcere ci sono come sempre le responsabilità dei magistrati di sorveglianza e dei secondini.

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Anna, che parlava con gli alberi…

Anna, che parlava con gli alberi…

di Nicoletta Poidimani  https://www.nicolettapoidimani.it/?p=2159

Il 27 dicembre Anna Gaudiano, amica e compagna carissima, ci ha lasciate all’improvviso.

In giugno era venuta a darmi una mano – sapiente e delicata – con le potature. Voglio ricordarla così.

La scorsa estate mentre lavoravo nell’orto sentivo la sua voce.
– Anna, con chi stai parlando?
– Con gli alberi.
– E cosa gli dici di bello?
– Mi scuso perché gli sto potando dei rami; gli spiego che così cresceranno meglio, con più foglie e più castagne.

Questa era Anna: una lesbica forte come una roccia e col cuore gentile, libera e autodeterminata come una gatta randagia.
Eternamente irrequieta, era nemica giurata di questo mondo patriarcale e delle sue guerre.
Proletaria e fiera di esserlo, Anna odiava visceralmente le ingiustizie.
Compagna schietta e sincera, non amava i vezzi né i manierismi: aveva, come poche, il dono dell’immediatezza, senza calcoli né tornaconti.
Andava dritta al cuore di ogni questione, come una freccia scagliata dall’arco di un’amazzone.

Come una gatta randagia se n’è andata, in solitudine.

Che le dee ti siano sorelle e compagne in questo ultimo viaggio, Rote Anna!

Martedì 2 gennaio alle 9.30 ci troveremo al Pantheon del cimitero della Certosa, a Bologna, per il commiato.

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Sabato 30 dicembre a Trento/ fermiamo il genocidio del popolo palestinese

[…] Senza alcuna ambiguità, facciamo nostre queste parole, scritte il 25 ottobre 2014 dal dissidente israeliano Gideon Levy: «Ovunque vi girate, un soldato o un poliziotto vi possono sparare. Ogni notte la vostra casa può essere invasa brutalmente. Non sarete mai trattati come essere umani. Vi distruggeranno, vi umilieranno, vi intimidiranno, forse anche vi arresteranno, può darsi senza processo. Non vogliono che Israele continui a tiranneggiarli, così resistono. Lanciano pietre e bombe incendiarie. Qualche volta agiscono in modo atroce, ma mai in modo così brutale come gli occupanti. È un loro diritto; è un loro dovere».[…]

Riceviamo e diffondiamo: da ilrovescio.info

Fermiamo il genocidio del popolo palestinese

«Non dobbiamo pensare al campo di concentramento di Gaza come alla conseguenza della degenerazione del regime sionista, ma come a un suo elemento fondante. Gaza incrocia le pratiche coloniali israeliane di segregazione del nativo con la vocazione genocida insita nel suo regime coloniale di insediamento. […] Tuttavia, per una serie di ragioni, tra cui le possibili pressioni degli alleati, come gli Stati Uniti, l’Unione Europea e il cosiddetto “campo arabo moderato”, o le ricadute sia in termini di immagine nell’opinione pubblica mondiale […] sia di destabilizzazione di tutta l’area mediorientale, l’opzione dello sterminio non è ancora praticabile. Il fatto che i palestinesi si trovino in una condizione di umanità eccedente li rende particolarmente esposti a tentativi di “soluzione finale”, come la deportazione verso il Sinai o l’uccisione di massa».

Così scrivevano alcuni storici nel 2015 (Gaza e l’industria israeliana della violenza). Otto anni dopo, il tempo della “soluzione finale” della questione palestinese è giunto. E le sole opzioni lasciate alla popolazione di Gaza sono effettivamente la deportazione verso il deserto egiziano del Sinai o l’uccisione di massa. In meno di tre mesi di bombardamenti quotidiani, i morti palestinesi sono oltre ventimila, in gran parte bambini, e decine di migliaia i feriti che gli ospedali bombardati e lasciati senza corrente elettrica non riescono più a curare. Mai, dalla Seconda Guerra mondiale, lo sterminio di un’intera popolazione è stato così tecnologicamente preparato e politicamente rivendicato. Se il ministro della Difesa israeliano ha definito i gazawi «animali dalle sembianze umane», e il vicesindaco di Gerusalemme ha aggiunto che «non sono esseri umani e nemmeno animali, sono subumani ed è così che dovrebbero essere trattati», il primo ministro Netanyahu ha affermato apertamente che quella in corso è una nuova Nakba (parola con cui i palestinesi chiamano la «catastrofe» del 1948-49, quando 700 mila arabi vennero cacciati dai loro villaggi) e che sulle macerie delle case abbattute a Gaza – oltre il 40% del totale – nasceranno le colonie già in progettazione della Grande IsraeleAlla pioggia ininterrotta di bombe, comprese quelle al fosforo bianco, si aggiunge l’attacco pianificato alle fonti della vita (come la distruzione degli impianti di desalinizzazione dell’acqua e la cementificazione dei pozzi operata dai bulldozer dell’esercito israeliano). Una pulizia etnica compiuta con la totale complicità dell’Occidente, delle sue istituzioni, dei suoi media, delle sue fabbriche di armi, delle sue università.

E sulla violenza della resistenza palestinese non avete nulla da dire? – ci chiederà qualcuno.

Senza alcuna ambiguità, facciamo nostre queste parole, scritte il 25 ottobre 2014 dal dissidente israeliano Gideon Levy: «Ovunque vi girate, un soldato o un poliziotto vi possono sparare. Ogni notte la vostra casa può essere invasa brutalmente. Non sarete mai trattati come essere umani. Vi distruggeranno, vi umilieranno, vi intimidiranno, forse anche vi arresteranno, può darsi senza processo. Non vogliono che Israele continui a tiranneggiarli, così resistono. Lanciano pietre e bombe incendiarie. Qualche volta agiscono in modo atroce, ma mai in modo così brutale come gli occupanti. È un loro diritto; è un loro dovere».

Il popolo palestinese può contare sulla solidarietà internazionale di centinaia di migliaia di persone che hanno capito che oggi «Gaza è il cuore del mondo» e la Palestina «la patria di tutti gli sfruttati».

Insieme alle sorti del popolo più martoriato e oppresso del Pianeta, in questi giorni e in queste notti è in gioco la nostra stessa umanità.

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Ascoltate questa sera Zardins Magnetics/ giovedì 28 dicembre 2023

Zardins Magnetics di giovedì 28 dicembre 2023

Questa sera ascolta Zardins Magnetics su Radio Onde Furlane, dalle ore 20 alle 21 e 30 circa.

Gli argomenti:

✓ “Siete i leader di voi stessi/e, autogestite la vostra lotta”. L’esperienza rivoluzionaria/antiautoritaria tentata dalla Angry Brigade (1971 – 1972)

✓ Solidarietà antifascista con Ilaria, Tobias e Gabriele. Iniziative

Ascolta la diretta:
FM 90.0 MHz
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Riascolta le trasmissioni passate:
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Podcast della presentazione di Respiro, il nuovo libro di Barbara Balzerani al Nido di Vespe

Podcast della presentazione del 22 dicembre 2023 al Nido di Vespe del nuovo libro di Barbara Balzerani <Respiro>.

Grazie al Nido che ci ha ospitate, grazie a Silvia De Bernardinis, grazie a tutte e tutti quelli che hanno partecipato! Grazie a Barbara che non è potuta stare con noi e a cui va tutto il nostro affetto.

RIMUOVERE LA RIMOZIONE è l’incipit con cui abbiamo cominciato la presentazione e che riguarda la necessità di fare i conti con quello che è successo in questi anni di così detta pandemia ma anche con il prima e con il dopo perché è in atto appunto una rimozione nel tentativo di dimenticare, soprattutto politicamente perché dal punto di vista personale si potrebbe anche capire, e di ricominciare tutto come prima mentre niente è più come prima.

Ognuna di noi ha portato il suo specifico contributo rispetto alle impressioni che il libro le ha suscitato, ma una caratteristica di RESPIRO è quella di essere un libro così denso che ogni riga potrebbe essere oggetto di riflessione, di dibattito, di considerazioni che chiamano in campo il senso della vita, del fare politico, della storia…

Per ascoltare la presentazione     clicca qui

Inoltre riportiamo dal dibattito, che è stato interessante e ricco di interventi anche lunghi e articolati, un piccolo stralcio con l’intervento di due compagne del pubblico che hanno avuto una caratteristica particolare, quella di fornirci carica positiva.   clicca qui

[…] Il tempo. Il campo di battaglia da attraversare. Nel suo spessore, verso l’origine, fino a fare luce su l’opacità che impedisce di vedere e riconoscere. Rialzarsi e andargli incontro, in profondità, con occhi nuovi e nuovo perdersi. Fin dove è necessario per trovare il punto di oblio delle radici da cui ripartire. E dell’orizzonte. Lì dove lo scambio, la comunicazione, il dono non erano ancora commercio. Iniziare a scavare per ritrovare il nesso spezzato dalle trappole del capitalismo che ha mercificato persino il sentire. Che ha conformato a sé anche le rivoluzioni vittoriose del secolo passato. Che ha convinto i più che sia possibile e urgente salvare il mondo mantenendo in salute il fallimentare sistema economico che attenta quotidianamente alla sua vita e alla nostra. Che fa finta di non sapere che a rischio di finire siamo noi, un po’ alla volta o tutti insieme ché al pianeta non sono mai mancate le capacità di autodifesa. Che ha rinunciato ai valori essenziali dell’esistenza per prolungare l’esserci come sia, anche senza più ricordi, né signoria sulle proprie giornate. Che fa da spalla a chi ha stretto accordi con la Libia, chi ha mandato gli ispettori a Riace, chi fa dell’antifascismo una consunta bandiera interclassista e dell’atlantismo la nuova frontiera, chi sgomita dentro un sistema fondato sulla morte per lavoro, chi ha spacciato paura e approvato mille emergenze.

Chi tace di fronte alla pretesa di vita di un militante anarchico, voce potente che attraversa le spesse mura del buco in cui è stato rinchiuso. Quella dei tanti nessuno ammazzati o suicidati per non essere scesi a patti con un sistema che li ha scaraventati in un abisso di esclusioni. Dei sovversivi che hanno tentato di rovesciare l’ordine delle cose presenti.

Chi si illude di salvarsi facendo finta di non sentire, in complicità con un sistema che tortura, ammutolisce e uccide per il reato di non asservimento alle sue regole disumane. Chi non comprende quanto deve agli inadatti, agli sbagliati, ai cattivi esempi se può continuare a mantenere i propri tratti umani.

Disperante.[…]

Respiro pp.88,89

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Perquisito il collettivo femminista Zora a Berlino per il sostegno alla Palestina!

Berlino: perquisito il collettivo femminista Zora per sospetto “supporto a un’organizzazione terroristica”

Mercoledì scorso a Berlino la polizia ha avviato una vasta operazione con 170 agenti per perquisire sei appartamenti, un caffè e un ufficio in relazione alle attività del collettivo femminista ZORA. Il motivo di questo specifico interesse delle forze repressive è dovuto alla posizione di supporto del collettivo al FPLP, Fronte popolare per la Liberazione della Palestina, di impronta marxista leninista e alla loro vicinanza al gruppo Young Struggle che  giudica le azioni di Hamas del 7 ottobre come <legittima lotta di liberazione>.

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Natività?

NATIVITA’?

di Nicoletta Poidimani

Alcuni giorni fa una donna palestinese prossima al parto stava cercando di raggiungere a piedi un ospedale, nel pieno delle doglie, sventolando una bandiera bianca. Un cecchino israeliano l’ha ammazzata per strada. Non è la prima e, purtroppo, non sarà l’ultima.

Quest’anno a Betlemme hanno deciso di non festeggiare il natale in solidarietà alla popolazione della striscia di Gaza e una chiesa luterana ha allestito un presepe col neonato Gesù sopra un cumulo di macerie.

Ma diciamocelo chiaramente: se Gesù Cristo nascesse domani non potrebbe nemmeno sperare di vivere 33 anni ma, se va bene, 33 giorni – o forse soltanto 33 minuti…

Evito di dilungarmi sull’ipocrita risalto dato dal manistream nostrano alla nascita di una bimba palestinese sulla nave militare Vulcano: l’Italia, come tutti i paesi servi degli USA, è complice del genocidio a Gaza e in Cisgiordania e non può sperare di nascondere, dietro il volto della neonata Ilin, le mani da cui gronda il sangue di oltre 20mila palestinesi.

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Ascoltate questa sera Zardins Magnetics/giovedì 21 dicembre 2023

Zardins Magnetics di giovedì 21 dicembre 2023

Questa sera ascolta Zardins Magnetics su Radio Onde Furlane, dalle ore 20 alle 21 e 30 circa.

Gli argomenti:

✓ Tecnologie del controllo, dell’oppressione e dell’occupazione: dalla Palestina alla guerra ai/alle migranti e ai/alle ribelli

✓ Solidarietà, resistenza e contrattacco

Ascolta la diretta:
FM 90.0 MHz
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Riascolta le trasmissioni passate:
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Palestina è il mondo!

Riceviamo è pubblichiamo un bel testo di ASSEMBLEA MILITANTE
Per contatti: assemblea_militante@inventati.org

PALESTINA E’ IL MONDO
Per un sostegno incondizionato alla resistenza palestinese

Gli eventi drammatici che sono seguiti all’iniziativa della resistenza palestinese del 7
ottobre, il genocidio di massa operato dalla Stato israeliano sostenuto e finanziato dagli
Stati Uniti e dall’Unione Europea, hanno sollevato il velo sulla bestiale opera colonizzatrice
con cui si sfrutta, si reprime e si incarcera la popolazione palestinese. Ha dimostrato, al
contempo, che è possibile e necessario ribellarsi e che nonostante il regime di apartheid, il
controllo militare di uno degli eserciti più armati del mondo e l’utilizzo dei coloni come
truppe di avanguardia per occupare, uccidere ed espellere i palestinesi, non si è fiaccata la
loro volontà di resistere.
Una gigantesca e vergognosa propaganda di guerra si è messa in moto per giustificare
l’intensificazione dell’opera, già in atto da ben prima il 7 ottobre in forma diluita e
costante, di genocidio, repressione ed espulsione dai propri territori della popolazione
palestinese che è sotto gli occhi di tutti. Una propaganda che non ha risparmiato menzogne si è attivata per derubricare a “bestiale” atto terroristico la resistenza palestinese e l’iniziativa militare contro il dispositivo militare e civile che circonda la Striscia di Gaza per incarcerare la popolazione palestinese, che lì sopravvive sotto il totale controllo delle risorse vitali (acqua, elettricità, cibo) da parte israeliana.
Nei mesi precedenti all’iniziativa militare del 7 ottobre, un attacco senza precedenti
dell’esercito israeliano e dei coloni aveva investito l’altro piccolo bantustan dove
vengono schiacciati i palestinesi: la Cisgiordania. Morte e repressione sono state
disseminate in quei territori per espellere i palestinesi costretti a vivere in piccole isole
territoriali incomunicanti ed a dipendere dai permessi dei check point con tanto di
dispositivi elettronici di riconoscimento facciale per poter accedere a quei pochi terreni che sono stati loro lasciati od uscire dalle proprie case per procurarsi da vivere. Mentre si è
incrudita la repressione e le uccisioni, moltiplicati gli arresti “amministrativi” con cui
Israele può in qualsiasi momento incarcerare civili, manifestanti palestinesi senza alcuna
giustificazione formale. Si sono riempite le galere di giovani, donne ed adolescenti, veri e
propri ostaggi e utilizzati come deterrenti verso le proprie famiglie e chiunque voglia
contestare la colonizzazione. Continua a leggere

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