Calibano e la strega

Perché abbiamo deciso di presentare “Calibano e la strega”

La scelta di presentare l’ultimo libro di Silvia Federici, “Calibano e la Strega”, insieme all’autrice, non deriva solo dal piacere e dal desiderio di averla con noi, ma è per quello che gli scritti di Silvia Federici rappresentano nella costruzione del pensiero non solo femminista, ma di comprensione dei meccanismi che determinano la struttura sociale e le sue trasformazioni.

Uno dei nodi del nostro impegno è lo scardinamento dei ruoli, sessuati e non. Lottare solo contro la mentalità, la cultura patriarcale senza mettere in discussione i meccanismi che la producono, è insufficiente se non fuorviante. Non trasformando i rapporti di produzione capitalistici iscritti nei processi di lavoro, questi riproducono continuamente tutti i ruoli della divisione sociale capitalistica, tutti i ruoli degli apparati politici e ideologici patriarcali. Disoccupazione, inquinamento, controllo, lavoro sempre più monotono, noioso, sempre più disumano … qualsiasi condizione, situazione, fisica, mentale, affettiva … trasformata in occasione di profitto, è qui il carattere propriamente tragico degli anni che viviamo. Ma, questa condizione non si realizza a partire dall’automatismo in sé, non dipende dalle nostre possibilità o capacità, ma ha le radici dentro le condizioni sociali cioè nella struttura della società e può essere dissolta soltanto dalla prassi consapevole di soggetti che intendono liberarsi.

Pertanto, la liberazione di noi tutte e tutti non è un programma per il futuro ma l’inventario del presente, l’insieme delle potenzialità incorporate nel sapere sociale. Nell’inventario del presente bisogna scrivere la possibilità di una grande trasformazione nei rapporti di produzione e di scambio fra gli esseri umani e, questo, a dispetto di tutte le culture che danno per scontata ed inevitabile questa società, sia che lo facciano per interesse, sia che lo facciano per ignoranza, perché l’uno e l’altra non comportano innocenza. Infatti, hanno ripudiato, oltre al materialismo storico e quello dialettico, anche la lotta di classe che è diventata monopolio dell’iper-borghesia e sono approdate al “liberalismo umanitario” che è una spietata apologia del darwinismo politico-sociale e, attraverso questo, santificano lo stato delle cose presenti.

Il concetto e la definizione di femminile non ci appartengono nella misura in cui sono strutturazioni fittizie del patriarcato, in funzione dell’asservimento e della riduzione delle soggettività alla subalternità.  Femminile è una categoria socialmente e culturalmente costruita, un termine tutto interno al sistema patriarcale. É l’oppressione stessa che definisce l’insieme delle oppresse.

Non ci riconosciamo a partire da presupposti identitari, men che meno dall’identità biologica, ma a partire dalla nostra capacità di riconoscere l’oppressione patriarcale in tutte le forme in cui viene declinata all’interno del sistema sociale, politico e privato.

Crediamo infatti fermamente che né la lotta di genere, né quella di classe siano sufficienti da sole. Vanno invece coniugate in una visione più ampia che intrecci le oppressioni di “razza”, genere e classe e ne distingua i meccanismi di riproduzione all’interno del neoliberismo e del patriarcato. Informare la nostra riflessione e la nostra pratica di autodeterminazione di una critica radicale al sistema capitalistico, e alla sua versione neoliberista, risulta indifferibile per smascherare i dispositivi che favoriscono la divisione gerarchica e sessuata della società, i rapporti di subordinazione in genere e quelli di mercificazione, relegando in limiti sempre più angusti la donna in quanto soggetto subalterno, caricandola di funzioni produttive e riproduttive funzionali al profitto.

Fondante in questo percorso di analisi e di conoscenza è il ruolo della storia come leva  dei cambiamenti sociali e della consapevolezza di base di un comune patrimonio di lotte da cui partire in contrapposizione alla chiave di lettura “culturale”, “neutra” e tutt’al più sociologica  che il capitalismo neoliberista ci vorrebbe imporre togliendo la valenza politica alle lotte dei popoli del terzo mondo riducendole ad una dimensione di arretratezza culturale, strumentalizzando le lotte delle donne e delle diversità imbrigliandole nella dimensione corporativa e  tentando di vanificare la lotta di classe riconducendola a delinquenza comune.

https://www.facebook.com/IL-Calibano-E-La-Strega-1038063622895927/

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Venerdì 4 marzo al Porto Fluviale Incontro pubblico

Come Coordinamenta femminista e lesbica ci occupiamo da molto tempo delle questioni internazionali perché riteniamo che nulla di quello che succede sul fronte esterno sia scindibile da quello che attraversa le nostre vite, le nostre lotte. Il sistema neoliberista agisce per scelta  una politica di divisione e di scissione al fine di mettere oppressi contro oppressi,uomini contro donne, locali contro migranti, occupati contro disoccupati…cittadini così detti legittimi contro i così detti diversi o irregolari..  paesi occidentali contro terzo mondo.

Ne deriva la necessità estrema di prendere posizione e di fare chiarezza.

Parteciperemo quindi all’incontro pubblico che si terrà

Venerdi 4 marzo, ore 18.00 a Roma, in via del Porto Fluviale 18
sulla vicenda del compagno Omar Nayef Zayed, ucciso negli uffici della rappresentanza diplomatica dell’Autorità Nazionale Palestinese a Sofia.

4 marzo

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Sciopero 18 marzo

sciopero politico

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Palinsesto del 2/3/2016

ANNO IV-2015/2016 I NOMI DELLE COSE la trasmissione della Coordinamenta femminista e lesbica tutti i mercoledì dalle 20.00 alle 21.00 sugli 87.90 di radio onda rossa

Pagina di crowdfunding per una sottoscrizione
straordinaria per ROR. Sottoscrivete,sottoscrivete e fate girare:

https://www.produzionidalbasso.com/project/radio-onda-rossa-la-radio-di-chi-se-la-sente/

PALINSESTO di mercoledì 2 marzo 2016

La Coordinamenta verso l’8 marzopiccolissima Siamo tutte prigioniere politiche!

ore 20.00 Apertura” Perché dopo cinquecento anni di dominio del capitalismo, all’inizio del terzo millennio, la figura del proletario è ancora quella del povero, del fuorilegge e della strega? Che rapporto c’è tra l’esproprio della terra, l’impoverimento di massa  e il continuo attacco alle donne? E che cosa possiamo apprendere sullo sviluppo del capitalismo, passato e presente, se lo analizziamo nell’ottica privilegiata di una prospettiva femminista?” Silvia Federici <Calibano e la strega>Mimesis 2015

 streghe
ore 20,10
“Intervista in diretta a
SILVIA FEDERICI
che presenterà a marzo qui a Roma con noi
“Calibano e la strega”
il suo ultimo libro edito da pochissimo qui in Italia!

calibano e la strega

Ciao a tutte, le coordinamente coordinamenta@autistiche.or
per riascoltarci e per leggere i documenti
per ascoltarci in streaming
www.ondarossa.info cliccando “ascolta la diretta”
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Dall’assemblea di Venezia verso l’8 marzo

Aspettando Renzi ed Hollande, dall’assemblea di Venezia verso l’8 marzo

WP_20160229_17_26_41_ProSi è svolta lunedì pomeriggio a Venezia l’assemblea cittadina in vista del vertice bilaterale Italia-Francia previsto l’8 marzo prossimo in cui Renzi ed Hollande, tra gli altri temi, andranno a definire gli ultimi dettagli sul protocollo di intesa per il progetto definitivo della Torino-Lione.
La scelta di Venezia, città della grande “abbuffata”, delle tangenti del Mose e dei conseguenti arresti, appare una provocazione a tutti gli effetti ed infatti molte realtà del territorio, invitate dal Comitato No Grandi Navi che insieme al movimento No Tav promuove la manifestazione, hanno preso parola durante l’assemblea per confermare l’adesione all’iniziativa. Nel fare ciò, da più parti è stata sottolineata la necessità di un discorso comune e in grado di mettere in discussione un modello di sviluppo economico che nella politica delle “grandi opere inutili” trova una delle sue più infelici conseguenze.
Le grandi opere, bancomat di partiti e lobby di interessi, si confermano un meccanismo perfetto per continuare a sottrarre denaro pubblico che andrebbe destinato ad altro ed accrescere un debito che le generazioni future si  troveranno a dover saldare.
Il movimento No Tav lo afferma da tempo: ogni euro destinato al Tav (e a tutte le grandi opere inutili e dannose) è denaro sottratto a qualcosa di utile a tutti e tutte; basti pensare alle scuole fatiscenti, al sistema sanitario sempre più ridotto all’osso e di più difficile accesso, alla situazione di crisi lavorativa ed abitativa più generale.
In ballo, oramai è chiaro a tutti, ci sono un sacco di soldi e politiche di sviluppo sempre più inaccettabili che il governo italiano, di pari passo a quello europeo, sta promuovendo.
Alla luce di queste e molte altre motivazioni, dall’assemblea è emersa la necessità di una grande mobilitazione che possa lanciare un chiaro segnale a coloro che si riuniranno a Palazzo Ducale, ma che sappia anche parlare ai tanti che hanno a cuore i propri territori e il proprio futuro; non a caso anche gli studenti delle scuole superiori veneziane quel giorno saranno in piazza.
Un altro tema più volte rilanciato è stato quello della guerra, con l’inevitabile accusa ai governi europei, compresi quelli italiano e francese, di alzare muri e chiudere i confini, invece di assumersi la responsabilità di decenni di politiche internazionali guerrafondaie e scellerate.
Quella di Venezia, si è ribadito, sarà una manifestazione popolare e determinata a raggiungere Palazzo Ducale e i governanti ivi riuniti, che saprà rispettare i veneziani e la loro splendida città e rispedire al mittente le accuse di chi cerca di creare un clima di terrore attorno alla giornata.
Una manifestazione per tutti e tutte, insomma, con le idee chiare e molto entusiasmo.

Non rimane che prepararci al meglio a questa giornata di lotta, ci vediamo l’8 marzo a Venezia!
Appuntamento alle ore 10 al piazzale della Stazione Santa Lucia.

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Manifesto femminista per le Sex Workers

Riceviamo dalle Lucciole di Pordenone

Manifesto Femminista per le Sex Workers

Come firmatari* di questo manifesto, esprimiamo il nostro supporto per l’autodeterminazione delle sex workers e il riconoscimento del sex work come un lavoro. Come per i diritti delle donne, i diritti riproduttivi e per l’uguaglianza tra i generi, minacciati lungo l’Europa e l’Asia Centrale, siamo solidali con le sex workers, che affrontano molteplici forme di violenza: strutturali e istituzionali, fisiche e interpersonali. A proposito della sistematica oppressione che le sex workers affrontano, chiediamo a tutt* i/le femminist* di concentrare i loro sforzi nell’includere e amplificare le voci delle sex worker nel movimento, e di smettere con la promozione di strutture chiuse e legali (gestite da altri) che si sono dimostrate dannose per i diritti delle sex workers.
Noi facciamo appello ad un movimento femminista che combatte contro la società ingiusta, patriarcale, capitalista, caratterizzata dalla supremazia bianca, un movimento femminista che sia inclusivo per trans e sex workers. I nostri sistemi giudiziari sono oppressivi, e inoltre non vediamo come accrescere potere e numero delle forze di polizia, persecuzioni e incarcerazioni possa considerarsi la soluzione principale contro la violenza sulle donne, su* trans e contro la disuguaglianza di genere. Noi invece crediamo utile l’intervento della comunità, delle organizzazioni supporto per la sensibilizzazione delle persone che così capiranno quanto siano varie e complesse le forme di violenza contro donne e trans, comprese le inuguaglianze economiche e la mancanza di reti e servizi di previdenza sociale accessibili.
1. Riconosciamo le sex workers come consapevoli delle proprie vite e necessità. Il Femminismo, come ha sempre fatto nel passato, deve supportare l’operato e l’autodeterminazione delle donne sul loro corpo e sul loro lavoro. Le sex workers non devono essere un’eccezione.
2. Rispettiamo le decisioni delle sex workers di intraprendere il loro lavoro. Come femminist*, rifiutiamo le convinzioni misogine secondo le quali le sex workers “vendono il corpo” o “vendono se stesse”: suggerire che praticare sessualità comporti la svalutazione o la perdita di se stesse è un concetto profondamente anti-femminista. Le donne non sono sminuite/lese dal sesso. Respingiamo inoltre qualunque analisi che ritenga che le attività delle sex workers contribuiscano alla mercificazione delle donne, del sesso o dell’intimità. Non incolperemo le sex workers di danneggiare le altre donne, bensì accuseremo il patriarcato e gli altri sistemi oppressivi.
3. Affermiamo il diritto delle sex workers di rivendicare autonomia quando esprimono consenso. Affermare che le sex workers non possano esercitare consenso vuol dire limitare la loro possibilità di nominare i propri limiti e far sentire la propria voce contro la violenza. Promuovere l’idea che i clienti comprino il corpo o il consenso delle sex workers –e dunque l’idea che le sex workers facciano solo quel che desiderano i clienti- ha delle conseguenze pericolose nella vita delle sex workers.
Inoltre, considerare ogni prestazione/sexwork come una forma di violenza, è un’idea che può portare ad un inasprimento di azioni repressive contro le sex workers stesse in nome della lotta contro la violenza- giacché l’inasprimento dell’attenzione repressiva sul lavoro sessuale in realtà incrementa la loro vulnerabilità.
4. Raccomandiamo delle misure che prevedano un aiuto concreto e supportino le vittime del traffico della prostituzione, col pieno rispetto e la protezione dei loro diritti umani e lavorativi. Denunciamo perciò il fatto che si faccia confusione e si considerino come parti di un unico schema: la questione della migrazione, lo sfruttamento della prostituzione e il sex working consensuale e autodeterminato. Come risultato di questa confusione, le sex workers migranti sono spesso prese di mira dalle vessazioni da parte delle autorità e dai raid polizieschi, vengono arrestate e deportate, e spinte verso ambienti lavorativi clandestini dove sono più vulnerabili a violenza e sfruttamento. Continua a leggere

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La voce del Cazzaro

La voce del Cazzaro

Pubblicato il 28 febbraio 2016 · in Schegge taglienti ·

telefonodi Alessandra Daniele

Riceviamo e volentieri pubblichiamo una lettera aperta della National Security Agency degli Stati Uniti.

Cari italiani,
Sappiamo che state protestando perché intercettiamo i vostri premier. In realtà dovremmo essere noi a lamentarci, perché i vostri premier sono una rottura di coglioni tremenda.
Specialmente quello attuale.
Logorroico, petulante, ignorante, cazzaro. Gli agenti addetti a sbobinare le sue registrazioni reggono pochissimo, il turnover è frenetico.
Almeno Berlusconi era buffo, c’era la possibilità d’ascoltare qualche porcata, ma da Monti in poi siete andati sempre peggio.
Intercettare Monti era come guardare il vostro Consorzio Nettuno alle tre di notte. Ci si poteva addormentare sul lavoro per ore senza perdersi niente.
Con Letta era come intercettare il monoscopio.
Renzi però è insopportabile.
I nostri agenti sono professionisti solidi, addestrati a lavorare under pressure, e abituati ad ascoltare di tutto, ma dopo un’ora dei suoi giochi di parole si strappano gli auricolari urlando “Basta cazzate, basta, basta!”
Alcuni di loro sono dovuti andare in terapia.
Secondo i nostri sondaggi, ormai soltanto il 10% scarso degli italiani crede ancora alle cazzate di Renzi.
Può sembrare impossibile che in Italia siano rimasti così pochi imbecilli. Il fatto è che ormai anche la maggior parte degli imbecilli non gli crede più. Né lo sopporta.
Il vostro attuale premier è una tale rottura di coglioni che a volte anche a noi viene voglia di buttarlo giù. Far cadere il suo governo.
Non sarebbe certo difficile, visto che si regge esclusivamente sui voti di Alfano e Verdini, ma ci serve ancora.
Per la guerra all’ISIS. Per la guerra all’UE.
Quindi purtroppo ai nostri agenti toccherà sopportarlo.
Ce ne dispiace, perché noi americani teniamo molto ai nostri agenti, come il vostro presidente Mattarella ha dimostrato di sapere bene, ma purtroppo in questo caso dovranno sacrificarsi.
Almeno per un altro po’.
Il vostro prossimo premier cercheremo di sceglierlo meglio.
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Cesaria Evora-Petit Pays

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8 marzo a Venezia

Pullman Valsusa-Venezia 8 marzo

8marzopu

Stiamo organizzando questo lungo viaggio che ci porterà ancora una volta verso i palazzi e le città dove vengono prese le decisioni sul futuro della nostra valle e del progetto tav Torino – Lione. Questa volta la “gita” è a Venezia, l’8 marzo, una data importante in una bellissima città. L’entusiasmo come sempre è tanto e prima di un viaggio così facciamo appello a tutti i no tav, a mettersi in marcia, a raggiungere insieme questa meta. Come sempre si parte e si torna insieme… anche in pullman!

Ecco i costi: euro 15 andata e ritorno. Ovviamente essendo una tariffa ridotta sono ben accette offerte e contributi per raggiungere il costo completo. Allo stesso modo ed in egual misura si farà fronte alle necessità inverse.

E gli orari di partenza:

  • Bussoleno 7 marzo ore 24.00 piazza del mercato
  • Almese 8 marzo 00.30 rotonda svincolo A32
  • Torino 8 marzo 01.00 corso S.Maurizio angolo università Palazzo Nuovo
  • a richiesta fermate lungo i paesi della valle di Susa

E di ritorno: nella serata di martedì 8 marzo (orario da definire in attesa del programma del vertice)

Contatti: Mimmo 3472782814

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La difficoltà di avere difficoltà

Da “I Nomi delle Cose” del 24/2/2016 “Desmonautica“ la rubrica di Denys ogni ultimo mercoledì del mese.

 “La difficoltà di avere difficoltà”
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UFFA

Ho difficoltà a fare molte cose.

Non so condividere i miei spazi, non senza impazzire. Non so cominciare e finire le cose con facilità. Non me la cavo granché col linguaggio del corpo e le sottili implicazioni emotive dei messaggi sottintesi. Non sempre riesco a comunicare a voce, e anche quando posso, avverto un enorme peso nel tradurre le mie immagini in lessico intellegibile. Non posso tollerare  i programmi stravolti di punto in bianco. Non so gestire più di un impegno al giorno, massimo due, per le mie energie limitate e per via dell’angoscia e del disorientamento che mi porta la gestione simultanea o sequenziale delle mie istanze quotidiane. Non esco molto di casa perché mutare spesso ambientazione mi stressa molto. Non ho realmente idea di come ci si faccia delle amicizie, o di come si manutengano i rapporti umani: devo i miei residuati di socialità a tutte quelle persone che fanno lo sforzo di perseguire la mia compagnia. Ho bisogno di fare tutto sempre allo stesso modo e di obbedire a piccole e grandi compulsioni utili e inutili che non sono dettate dallo sfogo di un’ossessione ansiosa ma da un’innata, non estirpabile, tendenza alla routine, e non posso non ammettere che mi sento a disagio nel continuare questo paragrafo rompendo lo schema che mi fa iniziare le frasi con un bel non. Ho dei sensi che funzionano in modo intenso e bizzarro, offrendomi la capacità di causarmi disgusto fino al vomito di fronte a molti sapori e consistenze; sentirmi benedetto sulla terra per le deliziose, friabili onde sonore di tarallo masticato sull’autobus dalla passeggera dietro di me; scoppiare in una immensa crisi di rabbia notturna graffiandomi le braccia e sbattendo la testa contro il mobiletto del bagno per via della irritante frequenza dei miei che russano e dell’insopportabile nenia di slinguazzamento che fanno i gatti nei loro riti di toelettatura, poiché dormiamo nella stessa stanza da vent’anni con buona pace del mio ineluttabile bisogno di privacy; avvertire la benché minima variazione di temperatura dunque non riuscire a tenere in mano una tazza moderatamente calda e ciononostante uscire spesso di casa con un abbigliamento inviso a ogni briciolo di buonsenso meteorologico, sudando a fiotti o sfidando la morte per ipotermia con gagliardo sorriso futurista e mani cianotiche. Regolare amministrazione autistica. Continua a leggere

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Podcast della Trasmissione del 24/2/2016

” Nomi delle Cose” /Puntata del 24/2/2016

“ La verità attraverso l’immagine?

visione distorta

<L’immagine-prova e l’immagine di guerra>Incontro con Alessia Lombardini/Barzelletta macabra/ DESMONAUTICA/La difficoltà di essere in difficoltà”

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Podcast della Parentesi del 24/2/2016

La parentesi di Elisabetta del 24/2/2016

“Barzelletta macabra”

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Decimomannu 27 febbraio/collegamento

Corrispondenza con una compagna della rete NoBasiNèQuiNèAltrove sulla manifestazione contro l’aeroporto militare di Decimomannu in Sardegna

decimomannu   clicca qui

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La Parentesi di Elisabetta del 24/2/2016

equitalia“Barzelletta macabra”

Gira in rete una barzelletta macabra che dice che Equitalia prende ai ricchi per dare ai poveri e che pagando le tasse si incrementerebbe lo Stato sociale.

Peccato che questi bontemponi che la raccontano, non sappiamo quanto in buona fede, dimentichino i toni trionfalistici con cui i dirigenti di Equitalia sciorinano i sempre nuovi traguardi raggiunti nell’esazione delle tasse. Ed altresì omettano di ricordare che quando non c’era Equitalia e non c’era una pressione fiscale così rapace, lo Stato sociale, invece, c’era e, per certi versi, funzionava.

Dai dati ufficiali al febbraio 2016, risulta che negli ultimi venti anni i tributi sono quasi raddoppiati, crescendo del 92,4%. Le tasse locali, tra il 1995 e il 2015 sono passate da 30 miliardi a 103 miliardi di euro con una crescita pari quasi al 250%. Nello stesso periodo le tasse centrali sono passate da 228 miliardi di euro a 393 miliardi, con un aumento del 72%. Solo dal 2011 al 2015 le imposte sugli immobili sono cresciute del 143%.

Lo Stato sociale, però, è stato smantellato pur in presenza di un rastrellamento fiscale ben più cospicuo per cui, evidentemente non è il risultato del prelievo fiscale, bensì è il frutto di una combinazione fra scelte politiche e lotte. E siccome, sempre i buontemponi della barzelletta di cui dicevamo, sembrano essere preda di amnesia totale, fanno finta di non sapere che le maggiori entrate fiscali andranno ai militari, alle missioni all’estero, alla Nato e agli apparati repressivi e di controllo che, bontà loro, si chiamano magistratura e forze dell’ordine. Naturalmente con il corollario dei finanziamenti pubblici ai partiti e alla stampa di regime.

Sono gli stessi che raccontano che c’è la crisi e che, per questo, dobbiamo stringere la cinghia, dimenticando che i miglioramenti in ogni campo in questo paese sono stati ottenuti in concomitanza con le lotte degli anni ’70 dove pure c’era l’ennesima crisi del petrolio per cui gli italiani andavano a piedi, il ministro di turno si faceva fotografare in bicicletta, salvo salire subito, a telecamere spente, sulla macchina di servizio, e la televisione ci raccontava quanto era bello riscoprire i cavalli e le passeggiate salutari.

Ma, ora, non c’è nessuna crisi, o meglio c’è un forte impoverimento di tutti sociali colpiti dal neoliberismo, impoverimento che è una vera e propria scelta ideologica del capitale in questa fase che mira a ridefinire i rapporti di forza sia all’interno della classe sia con le classi subalterne.

Il numero di poveri/e si allarga sempre più e sono sempre più poveri, gli occupati diminuiscono, i contratti a tempo indeterminato sono un privilegio, i liberi professionisti devono indossare l’abito divisa e lavorare come impiegati nei grandi studi, i quali a loro volta si concentrano e diventano succursali di multinazionali che si occupano di tutto, dalla pornografia  all’ecologia, dall’architettura  alle questioni legali. I dettaglianti sono destinati a scomparire, la grande distribuzione li farà fuori tutti. I lavoratori e le lavoratrici se ne facciano una ragione, sono stati turlupinati dai sindacati e dai partiti socialdemocratici, non avranno più l’orgoglio di essere operai/e.

Hanno venduto la primogenitura in cambio di un piatto di lenticchie.

Le proletarie torneranno a fare le collaboratrici domestiche contendendo il poste alle migranti. Vi ricordate quando si diceva che le migranti e i migranti facevano i lavori che le italiane e gli italiani non volevano fare più?. Tantissime donne sceglieranno la prostituzione, con buona pace dei moralisti e delle moraliste d’accatto che le giudicano o le vogliono salvare, mentre dimenticano che è un lavoro come un altro solo che non ha bisogno di laurea, curriculum e investimenti.  La piccola e media borghesia scompariranno, saranno drenati i loro risparmi e dovranno vendere la seconda casa e poi anche la prima. Ai pensionati/e  spetterà la dignitosa povertà, un vestito d’inverno e uno d’estate. Rivedremo tante persone senza denti, si allargherà la platea di quelli che chiederanno l’elemosina, di quelli che andranno ad abitare nei campi nomadi che tanto nomadi non sono perché la presenza degli italiani è numerosa e i bambini i cui genitori non pagheranno la mensa scolastica guarderanno i più fortunati mangiare, ritorneremo alla coabitazione.

In definitiva la popolazione  sarà gettata nella disperazione, e i media e la televisione, gli sceneggiati e i film commissionati ad hoc ci racconteranno un’Italia che non esiste. Realizzeremo così il modello americano: il paese più criminale di questo mondo e il popolo più disperato senza stato sociale, senza copertura sanitaria, dove la casa di proprietà o vivere una serena vecchiaia è un sogno irrealizzabile, dove non esiste contratto lavorativo nazionale e sistema pensionistico. Continua a leggere

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Domani 25 febbraio

-Riceviamo da Marinella

Tutti invitati 
al presidio domani giovedì 25.2 ore 11-13 nei pressi dell’ambasciata della Turchia, in via San Martino della Battaglia, angolo via Palestro

Contro la politica terrorista di Erdogan che 

-appoggia Daesh, 

-uccide i curdi che lottano contro Daesh, 

-uccide gli oppositori

-mette in carcere i giornalisti

Contro il ruolo criminale dei Saud in Siria e Yemen

Contro le complicità da parte dell’Italia che continua ad avere impresentabili alleati, e a rifornirli di armi nel caso dei Saud

Rete No War e altri gruppi

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