Presentazione campeggio antimilitarista a Cagliari.

Presentazione campeggio antimilitarista a Cagliari

Presentazione campeggio antimilitarista a Cagliari

muflone-locandina

Venerdì 23 settembre, il campeggio antimilitarista in programma dal 6 al 10 ottobre sarà presentato a Cagliari, a conclusione di un aperitivo di autofinanziamento il cui ricavato servirà per le spese del campeggio.  L’appuntamento è alla Baracca Rossa, via Principe Amedeo 33, alle ore 20:oo.

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Un figlio a tutti i costi

Un figlio a tutti i costi

di Alessandra Daniele

they_live (6)Gli sposi si baciano fra gli applausi degli invitati.
Un ometto s’alza da tavola, e s’avvicina alla sposa.
– Felicitazioni!
– Grazie!
– A quando un figlio?
– Beh, per la verità non ci pensiamo.
L’ometto trasecola.
– Non volete bambini? Non sentite che la vostra vita è vuota senza figli?
– No.
– Ma lo è! Avete problemi economici?
– Sì, ma non è questo il motivo.
– Problemi fisici? Affittate un utero.
La sposa lo squadra perplessa.
– Ma non è illegale?
– Che c’entra, per i gay, lei un utero già ce l’ha, quindi può anche affittarne un altro. È come dare il vecchio appartamento in garanzia per uno nuovo.
– Non m’interessa.
– È una questione di prezzo? Vada in Thailandia, là gli uteri glieli tirano dietro.
– Che schifo di metafora…
– Non volete un figlio a tutti i costi? Neanche uno a costi modici? Due al prezzo di uno?…
– Chi è lei? Chi l’ha invitata?
– La mia presenza è legittima. Non sono stato invitato direttamente, ma sono stato votato dal Parlamento.
– Ah, ecco, sei ubriaco.
La sposa cerca di allontanarsi. L’ometto l’afferra per un braccio.
– Senta, noi abbiamo tonnellate di pannolini, pappette, e pupazzetti invenduti, se non ricominciate a figliare siamo rovinati.
– E io dovrei fare un figlio per far contenti voi?
L’ometto alza la voce.
– Allora volete l’ISIS! Sa quanti figli fa ogni anno un integralista islamico?
– Personalmente?
– Milioni! Ci surclasseranno. Non riusciamo a bombardarli tutti, i droni costano, le bombe non crescono sugli alberi. Anche se ci stiamo lavorando.
La sposa si divincola. L’ometto l’afferra di nuovo.
–  Ma non vede come sono belli i bambini negli spot, non le viene voglia di comprarsene uno? Che donna è? Se avesse un figlio e glielo rapissero, non farebbe qualsiasi cosa per riaverlo?
– Cosa c’entra?
– C’entra, non guarda le serie Tv? Succede in tutte le serie almeno una volta. Non le fa effetto? Non ha un cuore?
La sposa si libera dalla presa.
L’ometto alza ancora la voce.
– Lei non capisce, lei deve avere figli! Gli 80 euro non hanno funzionato, il bonus bebè non ha funzionato, il Mom Act deve funzionare! Dovete ricominciare a consumare, ne va della salvezza della Civiltà Occidentale, e soprattutto della salvezza del governo!
La sposa s’allontana.
L’ometto la guarda con odio.
– Puttana – dice fra i denti.
Poi esce dalla sala.

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Il Femminismo non è semplicemente Emancipazione

Il Femminismo non è semplicemente Emancipazione.autodifesa-2

di Maria Silvia Marini

Il Femminismo non è semplicemente Emancipazione, ed emerge con chiarezza manifesta in questi giorni in cui l’ennesima donna si è ammazzata perché diventata, ancora, oggetto del dileggio, dell’insulto e del sollazzo del basso ventre maschilista del nostro paese. Un rigurgito di odio, volgarità e deficienza che purtroppo non stupisce, ma che proprio per questa sua banalità non si capisce perché non venga combattuto da tutte nello stesso modo, con la stessa forza e determinazione.

Non ci possiamo stupire di ciò che abbiamo sempre subito: la gogna, la messa alla berlina.

Ci dicono sia il web.

Non uccide il web.

Il web è solo una cassa di risonanza facile da usare.

Ad uccidere sono state le stesse cose che hanno sempre ucciso le donne in questi tristissimamente noti e reiterati casi. Il web ha amplificato tutto, ma prima c’erano i video in cassetta passati di viscida mano in viscida mano; o che venivano proiettati per la gioia di trogloditi con la bava alla bocca. E prima ancora c’era, a gonfiare il sordido rutto del patriarcato, la pubblica piazza, il linciaggio preventivo, qualche Maddalena da sacrificare, da scarnificare viva. E prima, prima ancora qualcosa d’altro, a scelta: ci sono state le sfilate in città delle donne al guinzaglio, in museruola, perché bisbetiche; le condanne a morte per le ribelli; l’accusa di stregoneria per tutte le donne che non erano allineate, che non ubbidivano alle regole di sottomissione che volevano imporci. Lo stigma, si è sempre trovata la maniera di metterlo. Se non fosse percepito come possibile motivo di dileggio e insulto, un video, una diceria, non verrebbero proprio diffusi, ma pare che su questo molti (e purtroppo anche molte) non ci arrivino proprio.

Ma la faccenda più avvilente è stata leggere commenti su quanto sono sveglie certe di noi… che loro no, loro fiducia a quello sbagliato non l’hanno data mai. Loro che fanno le medesime cose ma sono più furbe, e allora la vittima va giudicata, non una ma due volte. Vilipesa da tutti, considerata come una sciocca da chi dovrebbe difenderla a spada tratta.

È a questa categoria di donne che appartengono le stesse che si fregiano del titolo di virgulte impegnate sul fronte dei diritti “al femminile” (i diritti sono gli stessi per tutti, non si tingono magicamente di rosa, come le orride quote, contentino inutile e ridicolo e pensato solo per chi già di potere ne ha), promotrici di questa o talaltra associazione, e che parimenti sono le prime ad illazionare, comari livorose che sbavano dietro lo spioncino a ciacolare veleno, a mettersi in cattedra per dettare cosa è giusto e cosa non lo è, beneficiando della propria posizione sociale.

La vittima che dunque non solo è stupida ma anche essenzialmente inferiore e sostanzialmente “da educare”, quando da educare non c’è nessuno se non in un senso, eventualmente, politico. E comunque non sarebbe la vittima. E come se fosse questo il punto, e soprattutto come se contasse realmente qualcosa questo presunto intuito aggiunto, quando basta una scempiaggine, e proprio con una persona di cui ci si fida (e si pecca sempre di scarsa fantasia, dato che nove volte su dieci è l’uomo che condivide le proprie lenzuola), per ritrovarsi in una situazione compromettente (in mille declinazioni e sfumature possibili) solo per la donna, marchiata di default, perché è la donna in quanto tale ad essere compromettente, il suo corpo, sia esso nudo o bardato, a priori. Ci sono le “emancipate” adesso, che le altre vanno educate – perché troppo arretrate o perché troppo sprovvedute o perché troppo liberine – e loro sono fuori per sempre da queste dinamiche perchè sono più intelligenti e strutturate ed economicamente e culturalmente parate…questo è classismo, un altro nome non ce l’ha, ed è inutile far finta che non esista il problema: questo è, piuttosto, il PRIMO problema per la lotta femminista.

Si parla di educazione al web, e di per sé è qualcosa di valido…ma le donne che vedono in questo la soluzione si illudono, e le più consapevoli barano sapendo di barare, mantenendo saldo lo status quo. Tutto il contrario di ciò che chiede la lotta, di ciò che serve al Femminismo se non vuole morire.

È una MENTALITÀ e un SISTEMA ECONOMICO E SOCIALE che vanno scardinati alle fondamenta. Se davvero si vuol “prevenire” – parola senza senso, qui bisogna piuttosto rivoluzionare – servono l’autocoscienza, l’autodifesa e la lotta politica…fatte dalle donne e per le donne. E le donne devono essere solidali in questi frangenti. Noi siamo sulle barricate, voi dove siete?

Voi, donne emancipate che gridate alla Responsabilità Individuale di queste donne che per colpa o per destino hanno contravvenuto a regole che vanno solo contro di loro, dove eravate? Dove? Se esiste una responsabilità, guardiamoci in faccia onestamente, è solo la vostra, non la loro. Perché siamo noi che per prime dovremmo sostenerle sempre, senza alcun tipo di giudizio, e farlo tra donne e per le donne, senza slegare mai questa lotta dallo scardinamento di una società classista e imperniata sulla logica del possesso e della prevaricazione, ad ogni livello: politico, economico, sociale. E se Responsabilità Individuale esiste, perché la negate trattando le vostre presunte sorelle come incapaci, ma sempre e solo a posteriori, senza minimamente preoccuparvi di ciò che determina l’impossibilità di una condotta realmente autonoma e libera da condizionamenti?

La lotta femminista non può essere identificata in una semplice vertenza; non può ridursi ad interpretare la particina tipo da Amica delle Donne; non può essere vilipesa usandone solo ciò che ci fa comodo per autopromuoverci individualmente nello stesso sistema che lede e declassa le donne ad oggetti sessuali e sessuati.

Questa è vigliaccheria, meschinità, doppiogiochismo, e non c’entra nulla col femminismo.

Non vi riconosciamo come femministe perché non lo siete, e la vostra è solo vile mistificazione.

Continuate per la vostra strada.

La vostra strada, che non è e non sarà mai la nostra.

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Per riflettere insieme/Patriarcato, cultura e struttura

Per riflettere insieme/Patriarcato,cultura e struttura

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In queste ultime settimane altri episodi di violenza sulle donne hanno riempito la bocca dei nostri cari media coadiuvati dai social network che fungono da amplificatore dei più bassi istinti maschilisti, patriarcali e razzisti dell’uomo o della donna medio/a. Melito, dove l’ennesimo stupro di gruppo è stato giustificato dall’opinione di tutto il paese, prassi che ci ricorda molto Montalto di Castro. Il suicidio/assassinio di Tiziana, giustificato dall’uso della sua sessualità e dallo sfruttamento che questa società sempre più bigotta e fintamente aperta grazie alla globalizzazione del web, mette al rogo nuove streghe. Rimini, dove lo  stupro di un’amica viene ripreso da altre ragazze e mandato su whatsup.  Partendo da questi eventi, sentiamo la necessità di ribadire il nostro punto di vista al di là delle chiacchiere che girano delle varie donne emancipate portatrici insane di femminismo di Stato e di maschi che, come dice Daniela Pellegrini, sono portatori della “cultura del cazzo”. Siamo sempre più convinte che la risposta sia la destrutturazione del patriarcato.
IL PATRIARCATO  E’ STRUTTURA, LA CULTURA maschilista e patriarcale NE DISCENDE.
E’ IMPENSABILE CREDERE DI POTER CAMBIARE LA CULTURA senza cambiare la struttura e, CON QUESTO, MITIGARE O ADDIRITTURA ELIMINARE IL PATRIARCATO.
Senza attaccare la struttura, cioè senza battersi contro la gerarchia, la meritocrazia, l’autorità, la mercificazione, la proprietà, in qualsiasi modo si presentino in questa società, è impossibile pensare di cambiare  la struttura patriarcale che altro non è che la differenziazione lavorativa  assegnata ai sessi biologici trasformati in ruoli sessuati e il loro sfruttamento attraverso la costituzione di una struttura gerarchizzata in cui il maschile ha funzioni di dominio e il femminile di soggezione per l’ottenimento del maggior rendimento possibile delle soggettività messe al lavoro: lavoro salariato, lavoro di cura, lavoro riproduttivo. Su questo è stata costruita una cultura e dei modelli che vengono presentati come  “normali” e addirittura “naturali”.
Impostando discorsi che non intaccano la struttura si ottiene il risultato opposto, si fornisce al capitalismo, in questo momento nella sua veste neoliberista che ha assunto in pieno il patriarcato con modalità specifiche, la possibilità di riciclare il patriarcato stesso sotto nuove vesti e riperpetuare la nostra oppressione con  modalità “moderne”.
Proprio per questo e in relazione alle ultime vicende di cronaca, vi proponiamo una serie di analisi e pensieri fatti in questi anni perché possano essere motivo di riflessione

https://coordinamenta.noblogs.org/post/2016/02/12/podcast-della-trasmissione-del-1022016/

https://coordinamenta.noblogs.org/post/2016/02/12/burloni7900/

https://coordinamenta.noblogs.org/post/2011/09/16/femminicidio/

https://coordinamenta.noblogs.org/post/2015/07/06/coordinate-di-fondo/

https://coordinamenta.noblogs.org/post/2015/02/15/bestie-a-luci-rosse/

https://coordinamenta.noblogs.org/post/2015/01/09/podcast-della-trasmissione-del-7012015/

“Mi dicevano
è meglio se sorridi a bocca chiusa.
Mi dicevano è
meglio se ti tagli i capelli lunghi,
così crespi,
sembri ebrea.
Mi zittivano nei ristoranti
guardandosi intorno
mentre gli specchi sopra il tavolo
riverberavano beffardi in infiniti
riflessi un volto rozzo, squadrato.
Mi chiedevano perchè
quando cantavo per le strade.
Loro alti, grandi al tè
coi loro modi melliflui, didattici
io con gli occhi sul piattino
che cercavo di nascondere la bomba
a mano nella tasca dei calzoni,
e mi rannicchiavo dietro il pianoforte.
Mi deridevano con riviste
piene di seni e merletti, contenti come pasque
quando il primogenito del dottore
sposava una ragazza tranquilla e carina.
Mi raccontavano storie
di signore eleganti e sportive
e le loro diverse carriere.
Mi svegliavo la notte
con la paura di morire.
Costruivano schermi e divisori
per nascondere il desiderio
non bello a vedersi
a sedici anni
inesperta disperata
mi abbottonarono dentro vestiti
a fiori rosa.
Aspettavano che io finissi
per riprendere la conversazione.
Sono stata invisibile,
strana e soprannaturale.
Voglio il mio vestito nero.
Voglio che i capelli
mi si arriccino selvaggi.
Voglio riprendere la scopa
dall’armadio dove l’ho rinchiusa.
Stanotte incontrerò le mie sorelle
nel cimitero.
A mezzanotte
se ti fermi al semaforo
nel traffico umido della città,
guarda se ci vedi contro la luna.
Noi gridiamo,
noi voliamo,
noi ricordiamo e non smetteremo.”

STREGA (1969) di JEAN TEPPERMAN

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Campagna per il NO al referendum di ottobre!

26)Votiamo NO per dire NO ad un’Italia colonia e coloniale!

votare NO

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C’è chi dice no! Assemblea Nazionale per il NO al Referendum!

C’È CHI DICE NO #CèChiDiceNo #CacciamoRenzi
votare NO

https://www.facebook.com/events/1147712625267338/

C’è qualcosa che non va in questo cielo.

Presto si voterà sulla riforma costituzionale targata Renzi.

Che una classe politica che ha passato gli ultimi trent’anni a dimostrare la propria assoluta continuità con la mafia e gli affaristi proponga di accentrare ancora di più il potere nelle mani dell’esecutivo è semplicemente grottesco.
Ma il Partito Democratico, dopo anni in cui ha ridotto i diritti sociali e impoverito milioni di persone, ha ancora tante “riforme” da proporci, tante grandi opere da costruire, tanti diritti da abolire e va di fretta. Velocizzando i processi legislativi e accentrando i poteri, la riforma costituzionale firmata dal ministro Boschi si propone di mettere olio negli ingranaggi che ci impoveriscono, di farci ingranare la quinta per accelerare verso per il baratro in cui ci stanno facendo precipitare.
Un baratro fatto di milioni di voucher che stanno precarizzando la nostra vita; di un tasso di diseguaglianza indecoroso; di intere generazioni che per la prima volta nella storia vivranno peggio di chi le ha precedute; di spese universitarie insostenibili che rendono lo studiare un privilegio di pochi; di un welfare non più in grado di arginare la povertà dilagante; di una disoccupazione in crescita in un contesto in cui i diritti del lavoro sono in disfacimento e dove i lavoratori sono sempre più soli nella loro lotta per la sopravvivenza; di territori inquinati in cui migliaia di persone quotidianamente si ammalano e muoiono di tumore; di un sistema sanitario allo sfascio; di milioni e milioni di famiglie sul ciglio di una strada senza alcuna possibilità di riscattare la propria condizione.
Matteo Renzi ha detto che con questa riforma c’è in ballo la credibilità dell’Italia. Ma la credibilità verso chi? Non certo verso i cittadini che amministra, che la fiducia verso di lui l’hanno ormai irrimediabilmente persa in questi 30 mesi di governo.
L’unica credibilità che gli interessa è quella verso i mercati e le istituzioni europee! E per loro saremo credibili solo quando saremo fiaccati, docili e sottomessi, pronti a scannarci per un lavoro, a prendercela con chi è più debole di noi e lasciarli in pace.
Matteo Renzi ha detto che se perde il referendum ci sarà instabilità. Ma instabilità per chi? Le nostre vite sono già instabili. Sono fatte di contratti a termine, di disoccupazione, di paura di perdere il posto al primo soffio, di traslochi per sfuggire agli affitti troppo cari, di emigrazione per trovare fortuna altrove. È la loro stabilità che vogliono preservare!
La stabilità dei nostri governanti, di chi era già ricco e in questa crisi ha continuato ad arricchirsi.
Nonostante si sta assista ogni giorno ai continui slittamenti della data del voto del referendum e ai tentennamenti del premier sulle sue promesse dimissioni in caso di sconfitta, Matteo Renzi non perde occasione di affermare che fuori dal PD non c’è niente di meglio che lui e il suo partito della nazione. Noi crediamo che non sia vero.
Che in questo paese ci siano tante energie da spendere per cambiare davvero le cose, per tirare fuori la testa dalla melma e cominciare a fare i nostri interessi comuni, quelli della stragrande maggioranza della popolazione è stanca dei loro balletti e vuole vivere una vita dignitosa, vuole che si lavori meno ma che si lavori tutti, ha bisogno di una casa e un salario decenti, si è rotta di continuare a pagare tasse stratosferiche per ingrassare dei corrotti. A volte si tratta di persone che già sono protagoniste delle tante forme di dissenso che costellano il nostro Paese contro chi ci governa e contro quelle oligarchie politico-­imprenditoriali che devastano e saccheggiano i nostri territori, da Sud a Nord. Spesso queste energie sono inespresse, frustrate, ancorate alla realtà virtuale e talvolta si riversano contro chi sta peggio di noi. È necessario costruire le condizioni per coagulare queste energie e trasformarle in quella forza d’urto che produce cambiamento reale.
In tanti e tante stanno vedendo questo referendum come un’occasione per dare un bel calcio nel sedere a Renzi e al PD. E questo è un bene. Pensiamo però che limitarci a glissare la nostra scheda nelle urne nel giorno X sia importante, ma che non basti.
Goldman Sachs ha già presentato un rapporto in cui esclude, in caso di una vittoria del NO, che si vada a nuove elezioni confidando il fatto che ci sarà una nuova maggioranza, magari guidata dalla stesso Renzi che non avrà mantenuto fede all’impegno di dimettersi!
Se a loro basta un Sì a noi non basta un NO.
Pensiamo sia il momento di smetterla di sperare che le soluzioni cadranno dal cielo e di finirla di credere che possiamo continuare a delegare ad altri di realizzare per conto nostro quel cambiamento di cui ci sarebbe tanto bisogno.

La campagna contro il referendum può essere una prima occasione per incontrarci e far sentire la nostra voce. Quest’autunno non restiamo a guardare.

C’è chi lavora troppo per uno stipendio schifoso,
c’è chi ha la scuola che crolla,
c’è chi non riesce più a pagare l’affitto,
c’è chi vorrebbe avere un figlio ma perderebbe il lavoro,
c’è chi non ne può più di farsi rodere il fegato tutte le sere davanti al TG,
c’è chi sono anni che aspetta la casa popolare,
c’è chi è costretto a lasciare l’Italia,
c’è chi non può entrare in Italia,
c’è chi ci ha creduto e ora non ci crede più,
c’è chi non ce la fa con la sua pensione,
c’è chi non arriverà mai alla pensione,

C’è chi dice NO.

Incontriamoci Sabato 1 Ottobre per un’Assemblea all’Università La Sapienza di Roma

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Fuori il PD dalle nostre vite!

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Sabato 17 settembre al CIE di Ponte Galeria!

 

17 settembre

Roma – Comunicato per il presidio al CIE di Ponte Galeria del 17/9

Finché dei lager non restino che macerie

Nuovi muri e centri di detenzione, polizie e volontari alle frontiere, nuovi accordi tra gli stati per deportare forzatamente  migranti,  retate  nelle  strade  a  caccia  di  persone “irregolari”  e  militarizzazione  dei  territori  ridisegnano  il  volto  dell’Europa. Un’Europa che  continua  a  trincerarsi  dietro  i  suoi  confini  escludendo  gli indesiderabili  mentre,  allo  stesso  tempo,  si  nasconde  dietro  la  facciata  ipocrita  dell’accoglienza. Un’integrazione che  sfrutta  i/le migranti che, sotto il   ricatto del  permesso di soggiorno, vengono utilizzat* come forza lavoro sottopagata o “volontaria”.

Tra gli strumenti utilizzati dagli stati per controllare e reprimere ci sono i CIE, centri di detenzione per migranti senza documenti  in attesa dell’espulsione. Dei 13 centri costruiti in Italia, a seguito delle rivolte dei migranti reclusi, che li hanno distrutti e resi inagibili, ne sono rimasti funzionanti solo 4: Torino, Roma-Ponte Galeria, Brindisi-Restinco, Pian del Lago-Caltanissetta. Continua a leggere

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Spostamento data campeggio antimilitarista in Sardegna

https://nobordersard.wordpress.com/2016/05/30/2-campeggio-antimilitarista-5-9-ottobre-sud-sardegna/#more-2655

[Aggiornamento] Per motivi logistici abbiamo deciso di far slittare di un giorno le date del campeggio, che sarà quindi dal 6 al 10 ottobre.

campeggio noborderesard

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Sincerità Italiana

Sincerità Italiana

 

– La vostra nuova formazione politica ha già scelto il nome? – Chiede la conduttrice.
– SI.
– Quale?
L’ospite sorride.
– Gliel’ho appena detto. SI, Sincerità Italiana. Noi siamo infatti convinti che la sincerità sia il valore principale in politica e nell’amministrazione della cosa pubblica. Ci rivolgiamo agli elettori che comprensibilmente hanno perso fiducia nella democrazia rappresentativa – si gira verso la telecamera – I partiti tradizionali vi hanno mentito. I movimenti populisti vi hanno mentito. Entrambi vi hanno promesso onestà e competenza, ed entrambi vi hanno deluso. Noi non lo faremo.
– Perché manterrete la promessa?
– No. Perché noi con sincerità diremo subito agli elettori che siamo un’associazione a delinquere.
– Cosa?…
– Una banda di criminali entrati in politica solo per arricchirsi. Un’accolita di delinquenti, truffatori, farabutti, puttane e puttanieri collusi con tutte le specie di criminalità organizzata italiane ed estere, dalla ‘Ndrangheta alla Yakuza, nonché con le logge coperte e i servizi deviati di tutto il mondo. Noi non ci limiteremo ad appaltare le Olimpiadi alla Mafia. Noi organizzeremo le Olimpiadi della Mafia.
– E lo dite così?…
– Certo. La sincerità assoluta è il nostro valore fondante. Gli italiani da noi avranno esattamente ciò che si aspettano. Le case crolleranno, i treni si scontreranno, le strade si allagheranno di liquami che trascineranno in giro i cumuli di spazzatura, disorientando topi e inviati del Tg. La sanità, l’istruzione, l’economia continueranno ad andare a puttane, mentre il lavoro sarà sempre più precario e pericoloso. L’Italia firmerà tutti gli accordi commerciali più truffaldini, inondando il mercato di merda tossica immangiabile, e continuerà a partecipare a tutte le guerre coloniali disponibili. Noi ci spartiremo gli appalti miliardari che ne deriveranno, ostentando ricchezza e potere nel modo più becero e arrogante possibile, facendo arrestare o ammazzare chiunque cercherà di romperci i coglioni. Riscriveremo la Costituzione su un rotolo di carta igienica, e poi la butteremo nel cesso.
Si volta verso il pubblico in sala.
– Ma tutto questo lo faremo alla luce del sole, senza più mentirvi, senza più cercare di farvi credere che stiamo lavorando per il bene del paese o qualche altra cazzata del genere. Noi saremo. Sempre. Completamente. Sinceri. – Scandisce.
Il pubblico in sala applaude entusiasta.

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Campagna per il NO al referendum di ottobre!

25)Votiamo NO per dire NO alle Patriarche!

votare NO

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11 settembre 1599/11 settembre 2016

11 settembre 1599/11 settembre 2016

In ricordo di Beatrice Cenci e di tutte le donne che si ribellano!

Beatrice Cenci

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11 settembre 1973/11 settembre 2016

11 settembre 1973/11 settembre 2016

Per non dimenticare il colpo di Stato in Cile

Per non dimenticarsi mai la destabilizzazione che gli USA esercitano in America Latina  e per capire , quindi, in questo momento l’attacco a cui sono sottoposti Brasile, Venezuela, Argentina, Bolivia. Ecuador…..

DilmaBrazil

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Per la libertà di Nekane!

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Chi volesse partecipare può scrivere un messaggio privato a scintilla@canaglie.net

EVENTO FB: https://www.facebook.com/events/1845934795625795/

 

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Io sto con chi resiste

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