Sistema uninominale

Sistema uninominale

Pubblicato il 29 settembre 2016 · in Schegge taglienti ·

di Alessandra Daniele

E Ponzio Pilato disse alla folla: “Volete Barabba o Barabba?”
La folla tacque perplessa.
Ponzio Pilato ripeté: “Allora, volete Barabba o Barabba?”
Una voce si levò dalla folla: “Che fine ha fatto Gesu?”
“Non è arrivato al ballottaggio” rispose Pilato.

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2 ottobre/Manifestazione NO MUOS

2 ottobre 2016/Manifestazione NO MUOS

La Sicilia non è zona di guerra Via le basi Usa-Nato dalla nostra terra !

http://www.nomuos.info/2-ottobre-2016-manifestazione-no-muos/

Campeggio No Muos 2015 (in aggiornamento)Appello per una manifestazione nazionale NoMuos  il 2 ottobre
Verso un autunno caldo contro la guerra e la basi Usa-Nato
per la smilitarizzazione della Sughereta e della Sicilia

La Sicilia è stata nel corso degli ultimi anni sempre più militarizzata: Sigonella, il Muos, i droni, i depositi di armi, le basi di Birgi (Tp) ed Augusta (Sr), i radar di Lampedusa l’hanno trasformata in un arsenale di guerra a cielo aperto. Allo stesso modo l’apertura dei CIE, degli Hotspot e del Cara di Mineo insieme alla crescente militarizzazione dei porti, delle coste e del Mediterraneo in seguito alla presenza di Frontex a Catania ed all’operazione EunavforMed, l’hanno resa il più grande lager d’Europa.

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Ripensare la maternità

Ripensare la maternità

di G.

Ripensare la maternità da un punto di vista femminista significa liberarsi innanzitutto dai tentativi di controllo altrui sui nostri corpi; significa ripristinare un patrimonio di conoscenze che permettano alle donne di affrontare la gravidanza, l’allattamento e la crescita dei figli compiendo scelte consapevoli e libere. E ricominciare a gridare che quando si tratta dei nostri corpi e dei nostri tempi di vita nessun@ ha il diritto di criticare e di ostacolare le nostre scelte.

Medici e professionisti da una parte, sostenitori di un naturismo radicale dall’altra, tutt* intendono controllare il percorso di maternità, sottoponendoci a forti pressioni e insinuando nelle nostre menti sensi di colpa e un’insicurezza crescenti.

La maternità, esattamente come le altre esperienze di vita di una donna, devono essere l’occasione per esercitare tutta la nostra potenza e creatività e questo può essere possibile soltanto liberandosi dalle ingerenze esterne di chi ci vorrebbe al nostro posto, docili e passive, a generare nuova forza lavoro da impiegare e nuovi consumatori.

In questa ottica vorrei parlare di quella che è stata la mia scelta di allattare mia figlia esclusivamente al seno, per un tempo più o meno prolungato; scelta che io considero assolutamente politica. E dei motivi per i quali non credo che i governi capitalisti attueranno mai vere e proprie politiche di promozione dell’allattamento al seno, se non campagne di facciata assimilabili a quelle contro il fumo.

È di maggio 2016 il rapporto dell’OMS che fa il punto sulle leggi nazionali che dovrebbero promuovere l’allattamento al seno legiferando sulla base del “Codice Internazionale sulla Commercializzazione dei Sostituti del Latte Materno”. È evidente dal documento che i paesi occidentali che si sono allineati al suddetto codice sono una scarsissima percentuale.

I motivi di queste inadempienze sono, a mio parere, chiarissimi: si tratterebbe di promuovere un prodotto assolutamente gratuito, immediatamente disponibile alla quasi totalità delle donne e che non necessita di prodotti da acquistare per essere utilizzato, così danneggiando il fiorente commercio di latte artificiale, tettarelle, ciucci e biberon.

Una multinazionale farmaceutica poi, potrebbe ricevere un secondo danno indiretto: il latte materno è un fattore molto importante per lo sviluppo di un sistema immunitario forte e per la prevenzione di patologie croniche. Nell’attuale società capitalista il progresso della medicina e il miglioramento igienico sanitario hanno permesso di avere strumenti per far sì che le malattie infettive abbiamo sempre meno morbilità e mortalità. Oggi ci ammaliamo a causa di un ambiente inquinato, dei ritmi produttivi rapidissimi, del cibo spazzatura, di un’insoddisfazione sempre crescente. Le nuove patologie sono croniche, durano molto tempo e non vengono debellate: per le case farmaceutiche significa un introito monetario costante. Perché allora raccomandare il latte materno che costituisce un elemento di resistenza anche a questo tipo di patologie?

Un altro elemento secondo me importante è che dal punto di vista ecologico l’allattamento con latte artificiale risulta assolutamente non sostenibile: l’impronta ecologica che lascia la produzione di un solo kg di latte materno è impressionante. Aggiungendo l’inquinamento causato dagli imballaggi e dal trasporto del latte in ogni parte del mondo, il dato si aggrava. A riguardo il vantaggio del latte materno è evidente!

L’allattamento al seno per essere esclusivo costringe la madre a stare a contatto con il bambino molto spesso; le poppate, almeno nei primi mesi, sono molto frequenti sia di giorno che di notte. Questo significa che dopo il parto la donna continua per molti mesi a non poter lavorare. Inoltre l’allattamento ritarda l’evenienza di un’altra possibile gravidanza. Due caratteristiche che non si sposano affatto con le esigenze del capitale che vorrebbe che le donne partorissero spesso e in fretta…e che tra un parto e l’altro fossero pienamente sfruttabili sul posto di lavoro (possibilmente demansionate e mobbizzate!).

Nel valutare la mia scelta hanno avuto un ruolo importante anche le teorie sul legame di attaccamento e sull’accudimento ad alto contatto. L’allattamento favorisce il contatto e quest’ultimo è un fattore che conferisce al/lla bambin@ senso di protezione e di sicurezza ai quali conseguono più probabilmente lo sviluppo di una più alta autostima e fiducia in se stessi. Caratteristiche che ritengo necessarie per sopravvivere nella società capitalista senza farsi sopraffare e annientare da essa, per crescere un essere umano ribelle che si sappia difendere da tutto ciò che l’opprime.

Ecco, non è che penso che allattare sia una scelta rivoluzionaria, né la migliore. Solo che mi piacerebbe creare un altro immaginario: vorrei che una donna che allatta al seno non sia direttamente collegata ad una vita sacrificata per suo figlio, incastrata in un ruolo imposto; potrebbe essere una donna che ha fatto una scelta politica.

 

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Campagna per il NO al referendum del 4 dicembre!

29)Votiamo NO per dire NO al saccheggio da parte delle Multinazionali!

votare NO

 

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Renzy Potter e il Fondo del Barile

di Alessandra Daniele

renzi-dimezzatoIl governo Renzi è alla disperata ricerca di denaro da trasformare in bonus elettorali per comprarsi la vittoria al referendum che appare sempre più improbabile.
I soldi però sono finiti, il fondo del barile è stato raggiunto, raschiato e scartavetrato. Quali altri magheggi contabili saprà inventarsi il piccolo Renzy Potter per aggirare i limiti imposti dalla crudele Voldemerkel, che ormai ai vertici lo evita dicendo “non c’ho spicci”, e comprare il consenso degli elettori alla sua ripugnante Deforma Costituzionale?
Ci vorrebbe qualcosa di particolarmente truffaldino, ma è difficile pensare a qualcosa di particolarmente truffaldino che il governo Renzi non abbia già fatto.
Non resterà che ricorrere ancora una volta alla risorsa più sfruttata in questi casi: le pensioni.
Dopo l’APE, anticipo pensionistico, sarà introdotta la VESPA, verifica sistematica pensioni acquisite.
Con l’APE, come si sa, per andare in pensione in anticipo rispetto ai limiti minimi, calibrati sull’aspettativa di vita d’una tartaruga centenaria delle Galapagos, si è obbligati a chiedere un prestito bancario e, nonostante i contributi già versati, sostanzialmente pagarsi la pensione da soli.
Con la VESPA in retromarcia, cioè a effetto retroattivo, anche tutti coloro che hanno già una pensione per continuare a riscuoterla dovranno chiedere un prestito mensile pari alla cifra che ricevono. E restituirlo il mese successivo.
Sarà poi istituito uno speciale fondo INPS, detto appunto Fondo del Barile, nel quale confluiranno tutti i contributi versati dai lavoratori.
Questo fondo sarà utilizzato dal governo per distribuire bonus elettorali di varia natura – bonus bebè gestito dalla Lorenzin, bonus dudù gestito da Alfano, bonus gne gne gestito dalla Boschi – che saranno erogati in prossimità di referendum e competizioni elettorali, e ritirati con obbligo di restituzione totale in caso di sconfitta del premier.
Poi a imprenditori e governo non resterà che incrementare gli sforzi già in atto per impedire che i lavoratori arrivino vivi alla pensione.

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26 settembre 1935/Nasce il POUM

Les militantes du POUM

Les militantes du POUM 1935-1980 / Cindy Coignard

FONDÉ en septembre 1935 en Espagne, le POUM (Parti Ouvrier d’Unification Marxiste) a joué un rôle important dans la guerre civile espagnole (1936-1939), principalement en Catalogne, région dans laquelle il était majoritairement implanté. Héritier des idées des penseurs marxistes (Karl Marx, Friedrich Engels, Auguste Bebel, Alexandra Kollontaï puis Lénine et Léon Trotsky), ainsi qu’en partie de l’idéologie anarchiste, il disparaît de la scène politique prématurément en juin 1937 lorsqu’il est déclaré illégal et victime d’une double persécution : franquiste et communiste. Nous proposons ici l’étude d’un aspect peu connu du parti jusqu’à aujourd’hui : les femmes du POUM. L’implantation d’un parti ouvrier dans l’Espagne de la Seconde République invite à comparer la situation des femmes dans le parti et la législation. N’oublions pas que la proclamation de cette République le 14 avril 1931 avait représenté une période d’ouverture et d’émancipation pour les femmes, notamment avec l’accès au droit de vote; des femmes qui jusqu’alors étaient considérées comme inférieures et « victimes » d’un modèle familial patriarcal très ancré dans la société et soutenu par l’État et l’Église. De ce fait, il semble intéressant d’étudier les rapports de sexe entre les militants et militantes du POUM afin de voir s’il existait une adéquation entre le discours du parti (égalité entre les sexes) et la réalité quotidienne. L’analyse de Cindy Coignard s’appuie sur plusieurs objets. L’action militante : sur le front mais aussi et surtout à l’arrière-garde, où l’on retrouve les femmes en politique (au sein du parti mais également dans leur propre Secrétariat, le SFPOUM), dans les moyens de communication (presse et radio), dans des organisations d’aide à la population civile (entre autres le Secours Rouge International) ou encore dans l’enseignement et l’aide aux enfants, beaucoup d’entre elles ayant été institutrices. Le problème de la survie du parti en exil se pose également et présente l’évolution d’un militantisme politique vers un militantisme plus culturel. En exil, ce sont principalement les casals et centres catalans qui ont permis aux femmes de maintenir une activité militante. En l’absence d’un organe de presse féminin en exil, l’existence même des centres a joué un rôle mobilisateur et toutes les activités qui ont eu lieu dans ce cadre-là ont été un important vecteur d’union et d’identification pour de nombreuses femmes; l’antifascisme ayant été l’argument commun de lutte.

Presses Universitaires de Rennes 250 p. ISBN : 978-2-7535-3610-4 / 18€  Table des Matières

Ou la thèse au format PDF gratuit (612 pages) le-militanti-del-poum
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Campagna per il NO al referendum di ottobre!

28)Votiamo NO per dire NO all’Italia “Fattoria degli animali”!

votare NO

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La mia casa non è una prigione, non sarò la carceriera di me stessa

La mia casa non è una prigione, non sarò la carceriera di me stessa. di Nicoletta Dosio

http://www.notav.info/post/la-mia-casa-non-e-una-prigionenon-saro-la-carceriera-di-me-stessa-di-nicoletta-dosio/

14358805_1280384505329543_9104845773641348821_nSono arrivati, all’alba, con la notifica dei domiciliari.

Il latrare di Argo al cancello, la mia casa nel disordine del primo mattino, il tuffo al cuore inevitabile anche quando sei preparata e ti aspetti gli eventi, il senso della tua intimità violata.

Domiciliari che non rispetterò, come non ho rispettato l’obbligo di firma quotidiana e l’obbligo di dimora.

Il conflitto contro ‘ingiustizia è un diritto e un dovere.

La mia casa non è una prigione;non sarò la carceriera di me stessa.

Mi sento serena e sicura.

La loro legalità ha più che mai il volto della guerra e dell’oppressione.

La nostra lotta è un cuore pulsante e generoso, un pensiero lucido e saggio, bella e struggente come i cieli autunnali, dolce come le albe che rinascono, concreta e generosa come la terra.

Sento intorno a me il sostegno di compagne e compagni, la solidarietà concreta di una Valle che continua a resistere ed a costruire l’idea di un futuro più giusto e vivibile per tutti.

Ho ancora in me l’emozione e la ricchezza dei tanti incontri avuti durante le settimane del NOTAVTour”io sto con chi resiste”.

Non è preoccupazione, ma una calma gioiosa quella che provo.

Questa sera sarò all’assemblea organizzata a Bussoleno a sostegno della Resistenza Kurda e del PKK.

L’importante è rimanere umani, ossia, come ci dice Rosa Luxemburg in una sua lettera dal carcere, “rimanere saldi e chiari e sereni, sì sereni nonostante tutto. Rimanere umani significa gettare con gioia la propria vita  sulla grande bilancia del destino, quando è necessario farlo, ma nel contempo gioire di ogni giorno di sole e di ogni bella nuvola”.

Liberi tutte e tutti!

Avanti NO TAV!

Nicoletta Dosio

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Matriarcato/Intervista a Luisa Vicinelli

Le interviste della Coordinamenta

Matriarcato: Intervista a Luisa Vicinelli

clicca qui dea madre

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L’invenzione linguistica di Daniela Pellegrini

L’invenzione linguistica di Daniela Pellegrini

Liberiamoci della bestia,ovvero di una cultura del cazzo/(secondo libro) di Daniela Pellegrini. Dalla presentazione a Apriti Cielo, Milano, 20 aprile 2016,

di Giuliana Savelli

Se lo stile del pamphlet corrisponde perfettamente alla struttura del libro di Daniela, come ha messo bene in risalto Chiara Martucci nel suo intervento a Apriti Cielo, a me sembra che il discorso possa scorrere così rapido e incisivo perché fondato sulla figura del paradosso. Paradosso nel senso proprio: l’essere un’affermazione contraria all’opinione comune (dal greco parà – doxa), ma anche una legge fisica il cui enunciato, pur essendo esatto, sembra apparentemente errato. E soprattutto fondato sulla logica paradossale; una logica che scorre dentro e sopra i contrasti, accettandoli – includendoli, vedendoli – che lascia loro la possibilità di evolversi attraverso una trasformazione. Un modo di ragionare e di sentire che segna già un’uscita da una ragione astratta, disumana (Maria Zambrano) e dal dualismo coatto del patriarcato, il libro, infatti, esplica questo movimento: traversando i percorsi di riflessione delle donne e le pratiche femministe – in prima linea quella dell’autrice – offre un percorso alternativo, salvifico direi, rispetto alla distruttività del patriarcato.

Dove il fulcro del paradosso? Nell’aver riportato allo scoperto, nella rimessa a fuoco del potere e del simbolismo patriarcale, la sua origine primaria, l’affondo, cioè, delle sue radici nella differenza sessuale, quando il maschio, in tempi lontanissimi, si costituì come soggetto dominante, l’uno, e la femmina divenne l’altro da sé, il due, l’oggetto da inferiorizzare e da sfruttare. Da penetrare a proprio piacere prendendosi la prole. Differenza “fondata sull’abuso e la permissività violenta” tutt’ora viva e operante su grande e piccola scala, nonostante la nostra assuefazione e la maschera di civiltà che tende a deviarne l’attenzione. Questa memoria, riattivata e condensata nell’immagine del fallo, conferisce al libro una grande agilità che permette all’autrice di passare dal presente ad epoche lontane, dal piano culturale simbolico alla realtà storica, dalla nostra civiltà occidentale a quella mussulmana (la cui radice è analoga; Pellegrini è un’appassionata lettrice di antropologia) con la consapevolezza che è possibile sottrarsi a un dominio asfittico e violento, e aprire luoghi di armonia e di liberta individuale: lo spazio terzo, sempre auspicato dalla Pellegrini, dove la materia pensante del corpo delle donne, della natura stessa, ritrova dignità e bellezza. [Vorrei dire, per inciso, che anche gli gnostici, per i quali solo la parte minoritaria dell’umanità era destinata a un percorso spirituale, rappresentavano la massa degli esseri umani, schiavi dei propri istinti egoici, come esseri priapeschi, dominati dal loro deforme attributo sessuale, con parola moderna, il cazzo]. Continua a leggere

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Arresti domiciliari per Nicoletta Dosio

http://www.notav.info/senza-categoria/arresti-domiciliari-per-nicoletta-dosio-diretta-radio/

Arresti domiciliari per Nicoletta Dosio.

nico

All’alba di questa mattina sono stati notificati a Nicoletta gli arresti domiciliari come aggravamento delle precedenti misure cautelari di obbligo di dimora con rientro notturno.  ( http://www.notav.info/post/notificati-a-nicoletta-dosio-gli-arresti-domiciliari-appuntamento/ )

Nicoletta ha violato sistematicamente queste misure, come prima di queste l’obbligo di firma quotidiano,  portando la sua esperienza e quella del movimento No Tav per tutta l’Italia con il tour ” Io sto con chi resiste”. Non saranno certo queste ingiuste imposizioni a fermare il popolo No Tav, che questa sera si da appuntamento alle ore 19 di fronte a casa di Nicoletta in Via San Lorenzo a Bussoleno.

Libertà per Nicoletta!

Libertà per tutti i No Tav!

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22 settembre/ Riflessioni a margine del Fertility Day

22 settembre/Strutture di Stato, catena di trasmissione dei valori dominanti/ Riflessioni a margine del Fertility Day

di Elisabetta Teghil

manifesto 78

Il lancio della campagna Fertility Day del 22 settembre, e le relative dichiarazioni della ministra Lorenzin hanno provocato un’alzata di scudi generalizzata. Chi ne ha stigmatizzato le caratteristiche fasciste e la connotazione dio/patria/famiglia, chi ne ha letto la regressione ad un modello di donna che pensavamo morto e sepolto, chi ne ha visto le caratteristiche razziste e coloniali nel lamentare la crescita del numero dei figli delle immigrate e la carenza di bambini bianchi e occidentali… Insomma giustamente di tutto e di più.

Ma l’idea del Fertility Day non rappresenta uno scivolone della ministra o una scelta infelice sopra le righe, bensì è tutta interna al progetto neoliberista che va avanti da diverso tempo e che si sta imponendo passo dopo passo in maniera silente e perfida e di cui questo tipo di campagne sono solo la manifestazione eclatante, perfino ridicola.

Da diversi anni ormai si assiste ad una forte riproposizione dei ruoli sessuati in concomitanza con una forte riproposizione dei ruoli gerarchici e di comando nella società tutta. D’altra parte il controllo del corpo delle donne è una parte importante del controllo sociale.

Le figure maschili e femminili sembrano uscite dagli anni ’50: il rosa va di gran moda tra le bambine, le mamme della pubblicità, non so se l’avete notato, sono sempre molto giovani, vengono sbandierate positivamente le storie di studentesse che si tengono il figlio sui banchi di scuola, si spinge all’allattamento al seno con una campagna estenuante accompagnata da una sottile colpevolizzazione per chi è contraria. Chiaramente dato che il lavoro per la stragrande maggioranza delle donne, quando c’è, è quello che è, cioè senza riposo, di pesante sfruttamento e malpagato, molte vengono spinte al “ritorno tra le mura domestiche” nel ruolo santificato di moglie e madre. Le altre, quelle in carriera, possono mettere da parte gli ovuli congelandoli, come propone la Silicon Valley, e diventare madri quando alla “Ditta” non servono più. Due percorsi, uno di serie A e uno di serie B, fortemente attraversati dalla classe. Chiaramente stiamo parlando delle donne bianche occidentali, perché le altre, come si deduce dallo spirito della campagna, sono “pericolosamente fertili” a meno che non si vendano al modello occidentale e cerchino di “integrarsi”.

L’egemonia del sistema è fortissima.

C’è un elemento fondante nella Campagna Fertility Day che è passato sotto silenzio e che invece ci ha colpito in maniera particolare e che merita una grande attenzione perché ne va delle nostre lotte e del nostro percorso di liberazione

I modi e le strutture attraverso le quali i principi del Fertility Day dovrebbero essere veicolati e propagandati sono espressi più che chiaramente nel Piano Nazionale per la Fertilità.

Leggiamo testualmente (…) E’ necessario, quindi, un progetto nel quale le redini della informazione e della formazione siano tenute da esperti che veicolino concetti riproduttivi di base semplici, comprensibili, memorizzabili ed interiorizzabili per le scelte personali di pianificazione familiare. L’erogazione di queste nozioni dovrebbe essere fatta da personale medico con specifica preparazione, in attività sul territorio cittadino, come ad esempio i medici di medicina generale, i medici e operatori consultoriali, i pediatri, i ginecologi in collaborazione con le Università e le Aziende sanitarie.

Lo Stato elenca con chiarezza quali sono le principali strutture a cui è destinato il compito precipuo di essere catena di trasmissione dei valori dominanti: i media e la pubblicità, la scuola e l’università, i servizi sociali, i medici di base e i Consultori come luoghi che devono occuparsi principalmente di veicolare il messaggio.

In particolare con riferimento ai Consultori: (…) Il ruolo del Consultorio, in particolare come previsto dal Progetto Obiettivo Materno Infantile (POMI) del 2000, e così ribadito con l’Accordo Stato Regioni del 16.12.2010, risulta strategico nel perseguimento di una più diretta politica in favore delle persone che tenga conto dei profondi mutamenti nella realtà socio- culturale occorsi negli ultimi decenni Attualmente la caratteristica fondamentale dei Consultori familiari, oltre alla ramificazione territoriale che li rende dei veri e propri servizi di prossimità, consiste nell’approccio multidisciplinare che si esprime con la compresenza di diverse figure professionali: ginecologo/a, ostetrica/o, psicologo/a, assistente sociale, pediatra. E ’questo approccio che conferisce al Consultorio la sua peculiarità di visione globale della salute della donna e della coppia, e lo distingue da un semplice ambulatorio. Il Consultorio familiare rappresenta la porta di accesso principale alla gravidanza (…).

Che i Consultori siano luoghi politici del potere e non luoghi di donne è stato palese ed eclatante fin dalla loro costituzione e sotto gli occhi di tutte e tutti. Questo non ha niente a che fare con la necessità che lo Stato fornisca le prestazioni sanitarie che sono fondamentali e che noi chiaramente pretendiamo, ma noi dobbiamo usare soltanto i servizi sanitari che devono essere tutti gratuiti, dalla visita per un mal di gola, per un aborto o quella per un’appendicite, ma non dobbiamo consultarci sicuramente con lo Stato!

I luoghi politici devono essere nostri, costruiti in autonomia, autofinanziati, al di fuori di ogni contributo statale e fuori da ogni rapporto con questo sistema.

E’ normale che attraverso i consultori di Stato passino le direttive di Stato. Qualcuna pensa ancora che le strutture di Stato si possano cambiare dall’interno? Storia e memoria non sono servite e non servono a niente?

Il 21 giugno 1978 alcuni collettivi femministi occuparono un reparto della Clinica Ostetrica del Policlinico di Roma per aprire uno spazio in cui le donne potessero mettere in atto le pratiche di autodeterminazione relative alla neonata legge 194 e alla gestione del proprio corpo contro il boicottaggio delle direzioni sanitarie. L’occupazione durò tre mesi. Il 25 settembre il Prof. Marcelli chiese l’intervento della polizia che sgomberò la struttura.

Altri collettivi nello stesso periodo avevano fatto una scelta diversa creando strutture autogestite e autofinanziate al di fuori delle strutture pubbliche, nella convinzione che lo Stato è costretto ad adeguarsi solo in presenza di un rapporto di forza determinato dalla capacità di organizzarsi autonomamente.

Lo Stato operò una strategia di supporto a quel femminismo che si era prestato, in parte in buona fede e in parte in cattiva, a propagandare l’ingresso delle donne nelle Istituzioni così da isolare e demonizzare tutte quelle che lavoravano in autonomia. Queste scelte ci hanno portato qui, alla deriva attuale, ad un femminismo senza femminismo che ha dimenticato che l’obiettivo della nostra lotta è la liberazione e che quando si mettono in atto percorsi di collusione con lo stesso sistema che è responsabile della nostra oppressione, si diventa inevitabilmente altro.

Assistiamo ancora alla richiesta allo Stato di tutela, di attenzione, di fondi e finanziamenti, alla glorificazione dei Consultori come luoghi di donne e al collaborazionismo al Piano nazionale Contro la Violenza sulle donne. Questi quarant’anni sono passati invano?

Piano Nazionale per la Fertilità? Piano Straordinario Nazionale Anti Violenza? Piano Nazionale Salute e Sicurezza sul lavoro? Siamo al delirio collaborazionista e poi ci meravigliamo del Fertilty Day?

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Perché non aderiamo all’appello ed alla manifestazione del 24 settembre

Riceviamo da una compagna del Comitato NO Nato

Comunicato della Lista Comitato  No Nato e della Rete No War Roma

PERCHE’ NON ADERIAMO ALL’APPELLO ED ALLA MANIFESTAZIONE DEL 24 SETTEMBRE

Pur avendo sostenuto per anni la lotta del popolo curdo, siamo molto preoccupati delle scelte che una parte della sua dirigenza ha imposto in Siria. Queste scelte e le loro conseguenze non sono assolutamente messe in discussione dall’appello per il 24 settembre:

1)     Non viene minimamente condannato il fatto che l’esercito turco ha invaso uno stato indipendente, la Siria, in cui gli stessi Curdi vivono, violandone platealmente la sovranità.

2)     Non viene chiarito che gli stessi Curdi della Siria, ed i loro alleati delle “forze democratiche siriane” (spezzoni di vecchie formazioni jihadiste facenti capo al sedicente Esercito Libero Siriano), hanno per primi essi stessi violato la sovranità del loro paese consegnando nelle mani dell’alleato esercito statunitense una serie di basi su suolo siriano.

3)     Viene taciuto che gli stessi statunitensi si servono di queste basi per attaccare e minacciare l’esercito nazionale siriano che difende l’unità, l’indipendenza e la sovranità del paese, mentre contemporaneamente l’esercito nazionale viene bombardato anche da Israele, che cura anche i feriti di Fateh al-Sham (ex al-Nusra) e dell’ISIS nei propri ospedali.. L’ultimo deliberato bombardamento dell’esercito USA sulle posizioni  dell’esercito siriano a Deir Es Zor, città assediata dalle bande dell’ISIS,  che ha causato decine di morti, favorendo così gli attacchi dell’ISIS, dovrebbe far riflettere sulle reali intenzioni degli USA. Gli Statunitensi stanno anche sabotando la tregua umanitaria concordata con la Russia, non onorando l’impegno preso di costringere le formazioni armate da loro controllate a cessare il fuoco ed a distaccarsi dai terroristi estremisti dell’ex al-Nusra ed ISIS.

Fin dagli anni ’90 i neocons USA nei loro documenti indicavano una serie di paesi da distruggere perché non compatibili con i loro sogni di domino mondiale, tra cui la Siria, la Jugoslavia, l’Iraq, l’Iran, la Libia e altri paesi. A partire dall’amministrazione di Bush jr le indicazioni dei neocons sono state adottate ufficialmente come strategia della politica estera statunitense. Di questo ci sono oltre che i fatti, varie testimonianze, a partire da una famosa intervista rilasciata nel 2008 dal generale Wesley Clark.   Come conseguenza, fin dal 2011 è stata formata una vasta alleanza filo-imperialista con l’intento di distruggere lo stato siriano laico e progressista, uscito dalle lotte anticoloniali, così come già è stato fatto per la Jugoslavia, Libia, Iraq, Ucraina, Somalia, Costa d’Avorio, Sudan. Di questa alleanza fanno parte USA, UE, NATO, Turchia, Arabia Saudita, Qatar, e bande di mercenari jihadisti terroristi che fanno capo all’ex al-Nusra, ISIS, e presunte formazioni “moderate” legate agli USA. Il movimento curdo siriano, che dichiara di voler lottare per una Siria democratica, dovrebbe precisare se intende portare avanti le proprie rivendicazioni nell’ambito dello stato laico e progressista siriano, che ha assicurato pieni diritti alle donne, e alle numerose religioni ed etnie presenti nel paese,  o cercare illusoriamente di realizzare le proprie aspirazioni a costo della distruzione della Siria, programmata da tempo dall’imperialismo,  con la creazione di uno staterello fantoccio, stile Kosovo. Altrettanta chiarezza richiediamo a tutte quelle organizzazioni sedicenti pacifiste e di sinistra, che non mancano occasione di attaccare e demonizzare il governo della Siria, e che oggi trovano un facile alibi nell’adesione all’ambigua manifestazione del 24.
Roma 19/9/2016         Lista Comitato  No Nato,  Rete No War Roma

Per adesioni: comitatononato@gmail.com

can

( Il responsabile americano per la coalizione Brett McGurk e il comandante curdo Polat Can)

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La resistenza di Máxima Acuña

La resistenza di Máxima Acuña

Maxima-Acuña

da: earthriot.altervista.org

Nel nord del Perù, precisamente nella regione di Cajamarca, si trova Yanacocha: la più grande miniera d’oro a cielo aperto di tutta l’America latina.
In questi ultimi anni la multinazionale statunitense Newmont Mining ha tentato più volte di ampliare questa miniera, un progetto che avrebbe limitato la libertà dei popoli nativi, oltre a rappresentare un rischio per l’integrità delle risorse idriche della zona, per la biodiversità vegetale e animale.
Nel nord del Perù, però, vive anche Máxima Acuña, una donna che ha posto il suo corpo a difesa della Terra sino a costringere la multinazionale statunitense alla sospensione del progetto.

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Campagna per il NO al referendum di ottobre!

27)Votiamo NO per dire No alla società della pena di morte extra legem!

votare NO

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