25 aprile 2020 a Milano/da Radiocane

Riceviamo da Milano da una compagna di Radiocane

Cronaca di un 25 aprile in quarantena

<Milano, 25 aprile 2020. Come già accaduto nei giorni precedenti a Roma e Torino, anche a Milano la Polizia ha deciso che nessun tipo di iniziativa fosse possibile in piazza, foss’anche quella di portare un fiore sulle lapidi partigiane. Probabilmente eccitati dall’essere da settimane i padroni indiscussi delle strade hanno messo in scena lo spettacolo tristo e patetico della loro forza. Ne sono risultati impedimenti e cariche, fermi e manganellate. Due cronache parallele di quanto è successo oggi in via Padova e in zone Ticinese.>

ASCOLTA QUI /https://radiocane.info/milano-cronaca-25-aprile-quarantena/

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25 aprile 2020 a Milano/

Riceviamo da una compagna di Milano

25 aprile 2020 Milano/  Sebben che siamo…paura non abbiamo!

Oggi 25 aprile, giorno della liberazione dal nazifascismo, alcune compagne e compagni hanno deciso di fare un giro per le vie del quartiere ticinese, dove sono presenti diverse lapidi di partigiani. L’ intento era tenere vivo quello spirito e quelle pratiche di resistenza di cui il presente necessita più che mai.

Durante il giro e davanti alle tre lapidi, sono stati fatti diversi interventi sulla resistenza di ieri e di oggi con applausi e parole solidali che arrivavano dalle persone ai balconi o che camminavano per strada.

Finito il giro, all’altezza di via Torricelli, all’angolo con la circonvallazione, mentre ci dirigevamo verso il naviglio pavese in via Ascanio Sforza,nella zona delle occupazioni, facendo un intervento di chiusura della giornata, sono arrivate quattro camionette della polizia e una dei carabinieri, che celermente sono entrate nella via.

Una ventina di noi sono stati circondati e trattenuti per circa due ore per essere identificati e multati.

Abbiamo sfruttato questo tempo, in cui siamo stati trattenuti, per ricordare le cause della pandemia in corso, creata dal sistema capitalistico in cui sopravviviamo e resistiamo, le condizioni e le rivendicazioni dei detenuti durante le rivolte di marzo, la situazione di chi non ha mai smesso di lavorare e la gestione assassina del governo dell’emergenza Covid-19 e i grandi e irresponsabili errori del sistema sanitario, in particolare quello lombardo.

Dopo poco si sono radunati in zona e dall’altra parte del naviglio diversi solidali, che polizia e carabinieri, a più riprese, hanno tentato di mandare via per non farci comunicare.

E’ stato evidente per l’ennesima volta che digos, polizia e carabinieri hanno difeso con aggressività e nessun tipo di scrupolo gli interessi dello stato e del potere.

Ritornare nelle strade nel giorno della liberazione è stato significativo e importante.

Diamo solidarietà alle nostre compagne e compagni che a nordest di Milano, in Via Padova, sono stati caricati per essere scesi in piazza per il loro giro delle lapidi in quartiere e al compagno che è stato fermato e portato in questura e denunciato per resistenza nel giorno della Resistenza partigiana.

Antifasciste e antifascisti Milano

https://youtu.be/JdnMvwfmVMg

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Roma/25 aprile 2020 al Ponte di Ferro

25 aprile 2020 al Ponte di Ferro

Il Ponte di Ferro è un luogo per noi molto importante. Siamo venute qui  tante volte a ricordare le donne fucilate dai nazisti il 7 aprile del 1944  proprio su questo ponte  che collega via del Porto Fluviale con Piazzale della Radio nel quartiere ostiense perchè avevano osato assaltare il forno Tesei lì vicino: Clorinda Falsetti, Italia Ferracci, Esperia Pellegrini, Elvira Ferrante, Eulalia Fiorentino, Elettra Maria Giardini, Concetta Piazza, Assunta Maria Izzi, Arialda Pistolesi, Silvia Loggreolo sono state uccise per questo, come esempio, perchè nessuno e nessuna osasse ancora ribellarsi. Ma il filo rosso non si è mai spezzato, lo abbiamo raccolto in tante, lo raccoglieremo sempre.

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25 aprile 2020/Non sapevo qual’era il tuo nome…

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Appello per il 25 aprile!

Appello per il 25 aprile

ilrovescio.info

Mentre governo e Regioni stanno riaprendo i luoghi della produzione e del commercio, il divieto di uscire all’aria aperta perdurerà almeno fino a maggio. Questa palese discrepanza non risponde ad alcuna “evidenza scientifica” (a meno di non confermare quello che un filosofo scriveva più di trent’anni fa, e cioè che lo Stato ha «abbattuto il gigantesco albero della scienza all’unico scopo di farne un manganello»). Da un lato si deve produrre e consumare; dall’altro, prima che la gente possa uscire si vuole aver già programmato come sorvegliarla. Ecco. Dobbiamo anticiparli, se non vogliamo subire, oltre alla “crisi sanitaria”, anche la ristrutturazione economica che l’accompagnerà. E quale data più evocativa per resistere del 25 aprile?

Lanciamo un appello a violare le misure. Seguendo il principio di cautela per l’altrui e la nostra salute. E ognuno secondo le sua disponibilità. Alle ore 16,00. Da soli, in pochi, a gruppi distanziati, anche nei pressi di casa, con un cartello, della musica (canti partigiani, lettura di testi…) o qualsiasi altro segnale di disobbedienza. Per non aspettare di avere il permesso di tornare nel mondo reale, ma “tracciati”, medicalizzati a forza, con la paura dell’altro, in base a criteri insensati secondo ogni logica sanitaria (i luoghi chiusi sono più a rischio di quelli all’aria aperta, come la gestione di questa emergenza ha fin troppo dimostrato), ma molto sensati secondo la logica del controllo sociale. Contro la produzione bellica (che non si è mai interrotta), in solidarietà con i detenuti in lotta e con chi è stato arrestato di recente per aver reagito alla violenza poliziesca.

Non si tratta solo di affermare la responsabilità contro l’obbedienza, ma di dire chiaro e tondo che non accettiamo la divisone tra sacrificabili e salvabili; che le nostre vite non sono “dati da estrarre e da analizzare”; che non c’è salute senza relazioni di mutuo appoggio con gli altri e con la natura da cui dipendiamo.

Non vogliamo “convivere con le pandemie”, ma farla finita con l’organizzazione sociale che le crea.

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Dalla Sardegna/Il 25 aprile IO ESCO E PROTESTO

Dalla Sardegna/ riceviamo e volentieri condividiamo!

Il 25 aprile
IO ESCO E PROTESTO

Usciamo in strada mascherati e a distanza di 1 metro gli uni dalle altre e manifestiamo con volantini, striscioni, megafoni e qualsiasi modalità ci sembri più consona.

La gestione dell’emergenza Covid-19 rappresenta l’emblema dell’inettitudine e della malafede dei politicanti sardi e italiani. Le politiche scellerate neoliberiste di questi ultimi vent’anni hanno messo in ginocchio il Servizio Sanitario Nazionale trasformando gli ospedali in aziende gestite al risparmio.
Ora, in piena pandemia, si continua ad usare la stessa logica: si regalano soldi pubblici alle strutture sanitarie private e si pretende di risolvere la crisi sanitaria con il volontariato senza riconoscere ancora una volta il lavoro delle persone.
Mentre il presidente Solinas e tutte le istituzioni sarde chiudono i parchi, ci confinano in casa, vietano la corsetta all’aria aperta e danno la caccia ai “furbetti”, in Sardegna l’85% dei contagi avviene in strutture ospedaliere e nelle RSA. Si riaprono i call-center e le fabbriche (i pochi rimasti chiusi) e si continuano a vietare le attività di aggregazione.

A tutto questo si aggiungono gli abusi e i soprusi delle forze dell’ordine che ormai da tempo occupano le nostre strade e le nostre piazze, ma che in questo momento di crisi hanno definitivamente gettato la maschera mostrando tutta la loro forza repressiva e prevaricante. Adesso ne abbiamo davvero abbastanza! Continua a leggere

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25 aprile 2020

Dedichiamo il 25 aprile femminista alla partigiana Alma “Maria” Vivoda!

http://www.nicolettapoidimani.it/?p=1482

Alma “Maria” Vivoda è ritenuta la prima partigiana caduta. Aveva 32 anni e sulla sua testa di ribelle irriducibile pendeva una taglia di 10mila lire.

Femminista e internazionalista, fu uccisa in un’imboscata il pomeriggio del 28 giugno 1943 (quindi prima dell’8 settembre!) dal carabiniere Antonio Di Lauro mentre andava con un’altra compagna, Pierina Chinchio, all’appuntamento con Ondina Peteani – staffetta partigiana della “Brigata Proletaria”, composta da centinaia di operai dei cantieri di Monfalcone.

Racconta la stessa Pierina Chinchio:
«Alma ed io salivamo per la via Pindemonte. Incontrammo un milite della Polizia Ferroviaria, voltammo il viso per non essere riconosciute. Scorgemmo allora, tra i cespugli, un carabiniere a noi ben noto, di servizio a Muggia. Tutto accadde repentinamente. Il carabiniere cominciò a sparare, per fermarci. Alma estrasse una pistola e una bomba a mano, forse per dare anche a me un’arma per difenderci. Il carabiniere continuò a sparare all’impazzata e colpì Alma alla tempia. Io ero a terra, insanguinata. Egli mi affrontò (forse per eliminare l’unico testimone). Gli gridai se fosse impazzito. Intervenne il milite della Polizia Ferroviaria; il carabiniere gli ordinò di tenermi sotto tiro. Arrivò la Croce Rossa. Ritrovai Alma all’ospedale. Fino all’ultimo le restai vicina, tenendole la mano».

All’indomani del suo efferato omicidio un battaglione autonomo internazionale della 14ma Brigata “Garibaldi Trieste” – operativo in Istria e composto anche dalle compagne di lotta di “Maria” – prese il suo nome diventando la Brigata “Alma Vivoda”.

Alma non ha ricevuto alcun riconoscimento alla memoria (se non un piccolo monumento posto nel luogo in cui è stata uccisa) mentre invece nel 1958 l’Italia repubblicana insignì della medaglia di bronzo al valore militare per l’omicidio di Alma il carabiniere Di Lauro, con queste motivazioni:
«DI LAURO Antonio […] classe 1920, carabiniere, legione carabinieri di Trieste. Con prontezza di spirito e repida [sic] decisione non disgiunta da coraggio, reagiva a reiterata azione di fuoco da parte di un pericoloso ricercato riuscendo ad ucciderlo ed a catturare, dopo averlo ferito, altro delinquente. Trieste, 28 giugno 1943».

“Pericoloso ricercato”: Alma è stata uccisa due volte, come partigiana e come donna, dal fascismo e dall’Italia repubblicana.

Ricordare “Maria” con spirito ribelle in questo 25 aprile che vorrebbero blindato e imbavagliato è fondamentale.

Altro che cantare dalle finestre l’inflazionata e accomodante “Bella ciao”!

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Succede in Francia/ notte di rivolte a Villeneuve-la-Garenne

“E non cominciate a dire che siamo in isolamento e che bisogna rimanere a casa. Le persone nei parchi non hanno perduto le gambe, loro.” 

https://www.infoaut.org/conflitti-globali/notte-di-rivolte-a-villeneuve-la-garenne-

<…Villeneuve-la-Garenne è un comune di 24 mila abitanti a nord ovest del dipartimento Seine-Saint-Denis, a nord della capitale. In seguito a un atto violento da parte delle forze dell’ordine, è diventato lo scenario di intensi scontri a cui hanno preso parte numerosi giovani delle cité. Fuochi d’artificio, mortai, lanci di bottiglie, cassonetti incendiati si sono susseguiti a partire dalla mezzanotte di domenica[…]Durante questi ultimi giorni si contano altri episodi di questo tipo diffusi un po’ su tutto il territorio francese: Genevilliers, Suresnes, Aulnay-sous-Bois, Evry, Strasbourg, Fontenay, Toulouse, Grigny. Sui social media si moltiplicano i messaggi di solidarietà e indignazione, un ragazzo su Twitter dice “Et commencez pas à dire que c’est le confinement faut rester chez soi. Les gens dans les parcs n’ont pas perdu jambe eux.”(e non cominciate a dire che siamo in isolamento e che bisogna rimanere a casa. Le persone nei parchi non hanno perduto le gambe, loro.) 

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La Parentesi di Elisabetta del 22/04/2020

“In corpore vili”

 

<Nel 2001, subito dopo l’attacco al World Trade Center, la consigliera di un ministro britannico aveva scritto agli alti funzionari del suo ministero: “Questo è un ottimo momento per attuare tutte le misure di cui abbiamo bisogno senza dare nell’occhio.”>

Serge  Halimi, Le Monde Diplomatique, aprile 2020

 

<Il 17 aprile è’ stata firmata l’ordinanza, ed è quindi operativa, del commissario all’emergenza Domenico Arcuri con la quale si dispone <di procedere alla stipula del contratto di concessione gratuita della licenza dell’uso sul software di “contact tracing” e di appalto di servizio gratuito con la società Bending spoons spa>. La app “Immuni” consentirà di tracciare i contatti interpersonali con i telefonini. Arcuri ha specificato che verrà avviata una sperimentazione in alcune regioni pilota per poi estendere progressivamente la facoltà volontaria.>

questa la notizia e poi a seguire quest’altra

Il 19 aprile il Copasir ha comunicato che intende approfondire la questione dell’ app ”Immuni” sia per gli aspetti di architettura societaria sia per quanto riguarda le forme scelte dal commissario Arcuri per l’affidamento e la conseguente gestione dell’applicazione.  Lo comunica il presidente del Copasir Raffaele Volpi. “Non esclusa” l’audizione dello stesso Arcuri “ritenendo che si tratti di materia afferente alla sicurezza nazionale”.

Il governo non ha chiamato Arcuri, né nessun partito ha sollevato una questione di tanta gravità, solo dopo l’intervento del Copasir hanno cominciato ad agitarsi in maniera maldestra.

Le situazioni emergenziali, vere o provocate che siano, sono una vera panacea per chi detiene il potere. Permettono la sperimentazione e l’applicazione in corpore vili di quello che è stato approntato ideologicamente e tecnicamente in diversi anni di preparazione ed è stato possibile testare magari solo a macchia di leopardo e sporadicamente.

Ne sono un esempio le guerre “umanitarie” che si sono succedute qua e là per il mondo, tutte bellamente provocate in primis dallo Stato del capitale, gli USA, e dai relativi alleati a vario titolo e che hanno permesso di testare e di sperimentare sia tecnicamente che organizzativamente le nuove armi su territori ed esseri umani in carne ed ossa.

Questo tipo di impostazione è già stato messo in atto nel nostro territorio e ne sono un esempio molto più banale, le sperimentazioni di controllo sociale e di ordine pubblico fatte sugli ultras e poi trasferite sulla movida e poi ancora trasferite sulle manifestazioni di dissenso.

Ne è un esempio la detenzione amministrativa con la creazione dei Cie/CPR per la situazione emergenziale dovuta al problema migratorio e poi diventata volano delle sanzioni amministrative vero e proprio capestro per chiunque voglia manifestare alterità a questo sistema.

Ne è un esempio la situazione sempre così detta emergenziale dovuta sempre al così detto terrorismo che ha portato i militari nelle strade, la proliferazione delle telecamere in ogni dove, il controllo diretto della rete informatica.

Ne è un esempio anche e purtroppo la violenza sulle donne e i femminicidi che sono stati sfruttati per imporre legislazione securitaria e controllo territoriale.

Ma una sperimentazione così su larga scala spazio temporale e umana, il sistema fino ad oggi non aveva avuto la possibilità di metterla in atto. Questa situazione reale sta permettendo il mutamento definitivo della società dalle fondamenta, mutamento che era già in fieri ma che ha subito un’accelerazione repentina, e sta anche dando la possibilità di tutta una serie di verifiche. Continua a leggere

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Per una sanità pubblica, gratuita, umanizzata.

Riceviamo da lavoratricilavoratrici

Per una sanità pubblica, gratuita e umanizzata

15 Aprile 2020 Coordinamento cittadino sanità – Roma
FB: https://www.facebook.com/Coordinamentosanita/
E-mail: CoordinamentoCittadinoSanita@gmail.com

Cosa ci aspetta nei prossimi mesi/anni? L’angoscia diffusa che circonda questo interrogativo è palpabile e a poco valgono le rassicurazioni volte a delineare un improbabile ritorno alla normalità, anche perché è proprio in ciò che fino a ieri si è ritenuto “normale” (un modello di sviluppo basato su produzione e consumo illimitato di merci e risorse naturali) che risiedono le cause di questa pandemia, al pari di quelle relative ai cambiamenti climatici e all’inquinamento ambientale.

Continua qui PerUnaSanitaPubblica

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Hanno la faccia come il Covid

Hanno la faccia come il Covid

di Alessandra Daniele

https://www.carmillaonline.com/

“Gli ufficiali tornino ai loro uffici, gli schiavi alle loro schiavitù. E se sapete un inno, intonatelo” – Alberto Sordi,  Due notti con Cleopatra 

È la Ripartenza. Mentre gli esperti embedded blaterano di plateau come cuochi, e si continua a morire a centinaia nella Lombardia dell’orrore degli ospizi-lazzaretto, e in tutto il Nord dove non c’è mai stato nessun reale lockdown delle attività produttive, già Confindustria e Confcommercio scalpitano per riaprire anche quel poco che è stato chiuso, con la complicità di politici ed esperti embedded che hanno la faccia da Covid di attribuire i dati negativi a fantomatici “contagi avvenuti in famiglia”.
Attilio Fontana The Mask guida i governors leghisti annunciando una Fase Due all’insegna delle Quattro D (come la pellagra): Distanza, Digitalizzazione, Diarrea e Demenza.
Intanto al governo, PD e Movimento 5 Stelle si preoccupano di spartirsi le poltrone ai vertici delle partecipate statali. La partita delle nomine s’è giocata a porte chiuse.
Bisognerà smettere di citare I Promessi Sposi, le epidemie vere non finiscono come la Peste manzoniana, non sono i Don Rodrigo a morire, nessun Innominato si pente, piuttosto continuano a curare i loro affari insieme, mentre l’Azzeccagarbugli si dedica alle conferenze stampa in Tv.
Non sarà la Provvidenza manzoniana a salvarci, né l’UE del MES, Miliardi Europei a Strozzo, né “Il sole dell’Italia che non si arrende mai” come flauta melenso lo spot del cibo per cani, che arricchisce Urbano Cairo, insieme a quello dello yogurt che “rinforza le difese immunitarie”, e al condizionatore che “purifica l’aria”.
Bisognerà smetterla con questa anosmia che ancora a troppi impedisce di sentire tutta la puzza delle stronzate d’una classe dirigente di scarafaggi stercorari, e d’un sistema socio-economico di merda che ci sta letteralmente soffocando a morte.
E che strozzerà i superstiti con la recessione. Usando il distanziamento e il tracciamento anti-contagio come strumenti di controllo sociale.
Bisognerà imparare a salvarsi da soli.
E poi, ci chiameranno Provvidenza.

“- What genre is this?
– It’s reality, man”
Westworld, 3X05

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Roma-Aggiornamenti CPR di Ponte Galeria

https://brucerabrucera.noblogs.org/

17 Aprile
 
Dai contatti con alcune persone recluse nel CPR di Ponte Galeria sappiamo che nella sezione femminile sono ancora detenute almeno tre donne. Per quanto riguarda la sezione maschile non si hanno notizie dirette, ma il numero dei reclusi sta diminuendo anche lì, non registrandosi nuovi ingressi. Essendo bloccati i voli di rimpatrio per l’emergenza da Covid-19, le persone  vengono liberate con un foglio di espulsione per scadenza dei termini (45 giorni per chi viene dal carcere e 180 per tuttx lx altrx), per esiti positivi dei ricorsi inoltrati dagli/dalle avvocatx o, come nel caso riportato oggi dalla Legal Clinic di Roma Tre, per rigetto da parte del Tribunale delle richieste di proroga avanzate dalla Questura.
Seppur l’obiettivo dichiarato dei Centri Per il Rimpatrio sia la deportazione delle persone senza documenti, ed essendo questo venuto meno per l’impossibilità di effettuare i voli di rimpatrio verso i Paesi di origine dex reclusx a causa della pandemia, i Cpr continuano ad esistere e a far lucrare chi guadagna dalla detenzione amministrativa: lo Stato, le cooperative che lo gestiscono. Ciò rende palese il fatto che in realtà la funzione dei Cpr sia tutt’altra: essere una forma di ricatto costante per chi non è in regola con i documenti, acuire la distinzione tra migranti “buoni” – che hanno una giusta motivazione per richiedere il permesso di soggiorno, seguono le regole che vengono loro imposte nei centri di accoglienza, svolgono forme di lavoro volontario chiamate tirocini per l’integrazione – e migranti “cattivi”, la fetta indesiderata e intollerabile della società, marginalizzata, che vive nella costante condizione di poter essere imprigionata più e più volte, rimpatriata nei luoghi dai quali scappa o che nemmeno conosce . Il confine tra le due condizioni è molto labile, in quanto basta perdere il lavoro e i requisiti per il rinnovo del permesso di soggiorno per finire tra lx indesideratx, o ribellarsi alla situazione infantilizzante e oppressiva che si vive nei centri di accoglienza per essere condannatx, imprigionatx nelle carceri e nei Cpr.

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Più ospedali meno militari!

Più ospedali, meno militari/ la campagna di A Foras!

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Riflessioni femministe sul Distanziamento sociale

#DISTANTIMAUNITIVSTOGLITIDIMEZZO

di Noemi Fuscà

Vorrei cogliere, se così si può dire, l’occasione del virus per capire quale sia la comunità da salvare e di conseguenza perché sia pericoloso il concetto di distanziamento sociale, utilizzato come nuova forma di relazione umana. Le due idee solo apparentemente sono in contraddizione. Parto infatti dal presupposto per cui non ci sia una comunità a cui rivolgere la solidarietà, se per comunità intendiamo la cittadinanza, il popolo o altri concetti che comprendono tutti indistintamente.

Nonostante questo approccio al primo sguardo sembri cinico, è strettamente legato all’imposizione di decreti a lungo termine che trasformano il distanziamento da forma di protezione a forma di controllo sociale, tenendo presente che nessuno, per prime quelle autorità che dovrebbero in teoria per lavoro tutelare la comunità, sono “in grado”, per scelta prima e per mezzi poi, di dare direttive ferme per evitare il contagio.

Di fronte alla pandemia, lo Stato non ha apprestato i corridoi sanitari e non ha requisito le cliniche private: ha messo in pratica senza dirlo il darvinismo sociale. Di fronte alla pandemia, il governo è più interessato a lasciare ognuno/a di noi in balia della discrezionalità delle forze dell’ordine, piuttosto che comunicare in modo chiaro le linee di condotta da seguire.

Non crediamo nello Stato, sappiamo che è strumento di gestione del grande capitale transnazionale e per questo ha rotto il patto sociale con la “comunità”, e soprattutto con gli sfruttati e con chi ha provato a opporsi al neoliberismo.

Siamo arrabbiate però, perché sappiamo che molte delle concessioni fatte alla “comunità”, sono state degli apripista per l’imposizione del neoliberismo. Continua a leggere

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Roma/rivolta nel CAS (Centro di accoglienza straordinaria) di Torre Maura

https://brucerabrucera.noblogs.org/post/2020/04/16/

Nel pomeriggio del 14 aprile nel CAS di Torre Maura sono state date alle fiamme lenzuola e mobili, l’incendio pare essere partito dal terzo piano. Nei giorni passati all’interno del centro sono stati refertati 4 casi di positività al covid19 e tutte le persone presenti nella struttura erano state rinchiuse. Pare però che da settimane venivano chiesti i tamponi per i cosidetti “ospiti”. Per questo c’erano stati dei tentativi di fuga, oltre ad attacchi alla struttura da parte dei fasci. Così da giorni alcuni mezzi della polizia presidiavano l’ingresso ed era stata anche alzata la recinzione.

Già il 7 aprile alcuni solerti cittadini avevano dato l’allarme perché si erano accorti che alcuni “ospiti” stavano scavalcando le mura del CAS. Continua a leggere

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