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Femminismo: paradigma della Violenza/Non Violenza
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8 MARZO 2021/ ore 11.00 davanti al Ministero di Giustizia
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8 MARZO 2021/ TEMA 3
PREMESSA 1 / PREMESSA 2/ PREMESSA 3/ TEMA 1 / TEMA 2
<Sul mio corpo decido io!>
Questo è quello che scriveva il movimento femminista romano fino a qualche anno fa. E adesso che cosa vuol dire?
<Il corpo è mio e decido io> è un’affermazione che fa parte da decenni ormai del patrimonio del movimento femminista. E’ un’affermazione fortemente politica che rivendica la libertà di decisione su tutto quello che riguarda il corpo, terreno di scontro fisico, palpabile e diretto delle lotte contro l’oppressione patriarcale. Ma non può essere certo un’affermazione confinata all’interno di aborto e contraccezione, maternità e sessualità…siamo perfettamente consapevoli ( o no?) che dichiara la volontà di decidere di noi stesse a tutto campo e in ogni momento della nostra vita.
Presuppone il rifiuto della delega, del ruolo degli esperti e delle esperte, dell’ingerenza dello Stato sul nostro corpo e sulla nostra salute. Questo assunto non può essere applicato all’interno di interessi categoriali. E’ un’affermazione politica fondamentale nella lotta contro la società neoliberista che ha la pretesa di patriarcalizzare la vita di tutti trascinando nella totalità del sociale le modalità di oppressione che vengono messe in atto nei confronti delle donne attraverso il modello patriarcale.
Per questo è necessario opporsi fermamente ad ogni tentativo da parte del potere di imporre la coercizione dei nostri corpi attraverso il ricatto di un <bene comune e superiore> a cui ci dovremmo assoggettare e piegare. Non saremmo, evidentemente, in grado di decidere da sole, saremmo irresponsabili e in fin dei conti, dovremmo essere guidate da chi ne sa più di noi prendendo atto della nostra scarsità e inadeguatezza. Questa impostazione è allo stesso tempo infantilizzante e colpevolizzante e costituisce una caratteristica precipua del dominio patriarcale che il neoliberismo ha fatto propria. Continua a leggere
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8 marzo 2021/ TEMA 2
PREMESSA 1 / PREMESSA 2/ PREMESSA 3/ TEMA 1
<Le parole svuotate>
Abbiamo veramente dimenticato quello che scrivevamo e dicevamo anni fa? O stavamo giocando?
Il neoliberismo ha decretato la fine della storia, ha deciso che questa è la migliore società possibile, ha smontato gli immaginari di società diverse, ha cambiato il senso delle parole che definivano i riferimenti politici e molte altre le ha svuotate, se ne è appropriato con la sussunzione strumentale delle istanze antagoniste attraverso i soggetti che si sono prestati e le ha anestetizzate in modo che non potessero più nuocere. Questo era successo già prima che si instaurasse il così detto periodo emergenziale, veniva già portato avanti il gioco del <facciamo finta che…>
Ma la gestione della così detta emergenza da parte del potere ha strappato il velo e ha messo completamente a nudo questo meccanismo. Le contraddizioni sono talmente evidenti e pesanti che ci vuole una notevole dose di pelo sullo stomaco per continuare a non nominarle.
Ci sono tre parole in particolare che smascherano con chiarezza posizionamenti e intenti, tre parole di cui rimane solo il simulacro e che è necessario riempire di contenuti politici all’attualità pena la completa scomparsa di ogni realtà antagonista e di classe: autonomia, autodeterminazione, autorganizzazione.
Autonomia. L’autonomia è un modo di lettura della società capitalista/patriarcale, dei suoi protagonisti, del modo di distribuzione dei suoi poteri, della dinamica del suo sviluppo, che prevede la presa in carico direttamente da parte nostra dei nostri desideri e la consapevolezza della possibilità di realizzarli. Pertanto, è una teoria di liberazione. E’, quindi, il rifiuto della delega, non solo perchè la delega dà ad altri soggetti, al di fuori di noi, l’autorizzazione a lottare, chiedere, decidere al nostro posto, ma, soprattutto, perchè questi soggetti, non essendo noi, portano avanti, per noi, esigenze che, nella migliore delle ipotesi, credono nostre, nella peggiore e più comune, sono invece loro[…] Per questo solamente la realizzazione di un’organizzazione autonoma dei soggetti sociali sfruttati può modificare il senso stesso delle relazioni umane e far si che non si riproducano forme di gerarchia e dominio. L’autonomia, permette la nostra crescita e il nostro arricchimento affrancate dal dominio del plusvalore, è sintesi sociale diversa e contrapposta a quella della società neoliberista patriarcale, alla società seriale che si realizza nell’universo dei ruoli. E’ affermazione di una diversità irriducibile. E’ capacità di esprimere rottura e identità politica, di scardinare il controllo sociale che si manifesta nel dominio culturale e sociale prima ancora che in quello militare e repressivo. E’ la riappropriazione di un tempo liberato dal lavoro salariato, dal lavoro di cura, dai ruoli, ed è coscienza e tessuto di comunicazione e organizzazione sociale. E’ la non partecipazione alle cicliche ristrutturazioni capitalistiche e patriarcali e la capacità di allargare i propri spazi. (1) Continua a leggere
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Mollare le loro maschere, mettere le nostre maschere
Mollare le loro maschere, mettere le nostre maschere.
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Non saremo vittime ma rivoluzionarie
Non saremo vittime, ma rivoluzionarie
LA NOSTRA ARMA È L’ORGANIZZAZIONE. NON SAREMO VITTIME MA RIVOLUZIONARIE.
Una nostra compagna la scorsa settimana si è trovata a vivere una situazione di molestia, vedendo violata la sua intimità online. Questo è solo uno dei tanti casi di violenza figlio di una società basata sulle disuguaglianze, sulla competizione, sulla putrefazione dei rapporti sociali.
Quando parliamo di imbarbarimento ci riferiamo a un modello sociale che ci vuole divisi, indifferenti, passivi, in cui questi episodi di violenza vengono risolti nel migliore dei casi con la logica vittimista che non fa altro che legittimare una violenza sistemica.
Noi tutti i giorni lottiamo per la scuola che ci spetta, per conquistarci il nostro futuro, per costruire un’alternativa reale in questa società, sempre più urgente e necessaria.
Per questo di fronte alle violenze rispondiamo che non saremo vittime ma persone attive, coscienti, determinate e rivoluzionarie e se toccano una toccano tutti quindi ci troveranno sempre fianco a fianco a lottare per ribaltare la barbarie.
La nostra arma è l’organizzazione, la nostra sicurezza è l’azione organizzata.
Guarda il video
https://www.facebook.com/173472300208847/videos/272462134486460
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Gli Aristocazzi
Gli Aristocazzi
di Alessandra Daniele
https://www.carmillaonline.com/2021/02/28/gli-aristocazzi/
Per amministrare i 2o9 miliardi del Recovery Fund, il padronato scende in campo personalmente col banchiere Mario Draghi, detto l’Atermico.
Il suo governo è un insieme di tecnocrati e riciclati, Draghi ha piazzato i suoi nei posti chiave, e ha lasciato il resto all’appetito dei partiti.
Tutti, tranne Fratelli d’Italia e Sinistra Italiana.
Leghisti, piddini, renziani, grillini, forzisti, centristi, leuini, tutti insieme, come nel circense girotondo finale di Otto e Mezzo.
Senza differenza. Perché non c’è differenza.
Si sono definiti “il governo dei migliori”, l’aristocrazia.
Dopo Lega e PD, adesso il Movimento 5 Stelle s’allea anche con Forza Italia.
Ormai è routine, non c’è niente che il M5S non sia disposto a trangugiare pur di restare al governo.
Difficilmente però stavolta riuscirà a toccare palla, il percorso del governo Draghi è già segnato e non prevede nessuna digressione grillina.
L’era Conte è finita.
Renzi è stato un sicario efficiente.
C’è da chiedersi se qualcuno in Italia creda ancora alla democrazia. Perché ormai è come credere alla fatina dei denti.
Il golpe di fatto è la norma. Il nostro vero sistema di governo.
I golpisti italici non assaltano il Palazzo come gli sciamannati di Trump, non ne hanno bisogno.
Loro sono gia dentro.
Come un patogeno cronico.
Sono connaturati al sistema.
Il plauso del media mainstream per Mario Draghi è unanime, un coro di osanna.
Si sono raggiunte vette di idolatria delirante.
I politici non sono da meno, da Matteo Salvini che chiede il ponte sullo stretto di Messina per poterlo chiamare “Ponte Draghi”, a Italia Viva che smette di chiedere il Mes perché “il nostro Mes è Draghi”.
Questi partiti non rappresentano più niente, se non il servilismo verso il capitale, e la miserrima fame di potere, o delle sue briciole.
Opporsi a questa “aristocrazia”, a questo grottesca accozzaglia di tecnocrati padronali e politici cazzari è un dovere basilare, non solo politico, ma anche igienico, per chiunque abbia ancora un minimo di rispetto per se stesso.
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Oggi alle 16 e 30 verso l’8 marzo
AssembleaInPiazzaReteEvasioni@Torpignattara 27/2

ASSEMBLEA IN PIAZZA VERSO L’8 MARZOÈ passato quasi un anno dalle rivolte scoppiate nelle carceri di questo paese, proteste collettive che si sono espanse a macchia d’olio in tutto il mondo.
Le persone prigioniere che si sono ribellate sapevano e sanno bene che nessun governante avrebbe mosso un dito per mettere in salvo dal contagio chi è rinchiuso: da sempre le galere escludono e vessano migliaia di vite, anche prima del Covid. Le proteste di chi era dentro hanno fatto scendere in strada anche chi ha i propri affetti rinchiusi, soprattutto le donne, che hanno deciso di non stare ad aspettare in silenzio, portando fuori con forza le rivendicazioni di salute e libertà che venivano dai prigionieri e dalle prigioniere.
A Roma il tempo della rivolta è stato il 9 marzo, sia a Rebibbia che a Regina Coeli, la rabbia è esplosa e diverse forme di protesta sono continuate durante il corso dell’anno. Quel 9 marzo iniziavano a circolare le notizie della morte di alcuni detenuti durante le rivolte del giorno precedente a Modena e Rieti.
A Rebibbia 55 detenuti sono accusati di pesanti reati, tra cui devastazione e saccheggio, in seguito alla sommossa. Sono centinaia i detenuti che andranno a processo per le rivolte in tutto il paese. Possibile che lo stato abbia avuto il coraggio, dopo le stragi e le torture di marzo e aprile che hanno tracciato una lunga scia di sangue, di mandare a processo centinaia di detenuti che hanno gridato la loro rabbia indicando l’unica soluzione possibile, ovvero lo sfollamento delle galere, per salvarsi dal contagio?
È la necessità di scongiurare nuove proteste a scatenare questa pesante vendetta. Le giuste rivendicazioni vengono messe a tacere con la violenza più feroce.
Sì, lo stato ci tiene alle sue galere, a quelle mura e a quelle sbarre così alte, che hanno un effetto su milioni di esistenze, anche quelle “libere”. Le morti durante le rivolte parlano chiaro, raccontano quello che lo stato è disposto a farci per governare con la paura, per ribadire il suo potere se alziamo la testa, per impedire la solidarietà.
Il carcere non può restare una bolla separata da chi abita la città, non lo è e non possiamo permetterci di girare le spalle a chi è imprigionato/a.
Invitiamo tutte le realtà e le persone interessate a partecipare il giorno 27 febbraio alle ore 16:30 in Piazza Perestrello per un momento di confronto e aggiornamento sulla lotte nelle carceri e per parlare della mobilitazione nazionale dell’8 marzo sotto al ministero della giustizia.
Marzo 2020, quella nelle carceri è una strage di Stato.
NON LASCIAMOLI SOLI/E
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8 marzo 2021/TEMA 1
La <cura>, il <lavoro di cura>, l’odio di classe.
di Elisabetta Teghil
I nostri avversari sono gli avversari dell’umanità. Non è vero che abbiano “ragione dal loro punto di vista”: il torto sta nel loro punto di vista. Forse è inevitabile che siano così, ma non è necessario che esistano. E’ comprensibile che si difendano, ma essi difendono preda e privilegi, e comprendere in questo caso non deve significare perdonare.
Bertolt Brecht
Nel contesto attuale di emergenza attuata per la così detta pandemia c’è un discorso che rimbalza in varie accezioni su testate giornalistiche, in interpellanze parlamentari, in articoli di opinione, in prese di posizione politiche negli ambiti più diversi. E’ quello della <cura>.
Si dice che abbiamo perso di vista un aspetto molto importante della vita cioè il prendersi cura del pianeta in cui viviamo, degli altri, dei più fragili,della società nel suo complesso e di noi stesse/i e che quindi abbiamo trascurato le cose che contano. Chi ha trascurato cosa? E che noi donne che siamo particolarmente attrezzate e sensibili alla cura degli altri dovremmo essere considerate con particolare attenzione, gratificate, anche economicamente, e prese come esempio.
Note di premessa
Il lavoro di cura è quel carico di lavoro quotidiano, ininterrotto ed estorto gratuitamente che il sistema patriarcale e capitalista, in questo momento neoliberista, pretende dalle donne e che viene “naturalizzato” come congeniale al genere femminile. Le donne in parole poverissime sarebbero naturalmente adatte, oppure nell’accezione più avanzata avrebbero delle caratteristiche costruite dal patriarcato ma che ormai fanno parte del loro modo di relazionarsi paricolarmente positive,e quindi, così dicono, sarebbero portate ad occuparsi dei figli, degli anziani, del marito e parenti vari, del menage familiare con tutte le incombenze interne ed esterne che questo comporta, a ricostituire la forza lavoro, anche la propria e non solo quella del marito o del compagno che dir si voglia, a procreare nuovi esseri viventi per mantenere e perpetuare la specie.
Il lavoro di cura, in un contesto sociale come quello attuale che ha sdoganato a suo uso e consumo l’emancipazionismo, assume connotati particolari dato che le donne emancipate, per non parlare di quelle di potere e collaterali, lo scaricano sulle donne <di servizio> nel vero senso della parola. Un tempo infatti si usava chiamare <donna di servizio> la domestica, ma ora il termine assume connotati quanto mai politici in senso allargato dato che la promozione di poche significa l’asservimento di tutte le altre. Poi, la maggior parte delle donne <qualunque> ormai è caricata di un doppio lavoro, di cura e salariato e, con lo smart working, sono multitasking entrambi. A margine: questa lingua dell’impero da cui siamo sommersi/e è assolutamente insopportabile.
Gli uomini che si prestano, attualmente, ad aiutare sono tanti. Bontà loro, perchè è una disponibilità personale e una dichiarata attenzione verso le donne, poverine… disponibilità che può essere ritirata però in qualsiasi momento come d’altra parte tutte le concessioni elargite dall’alto.
Queste note di premessa sono di dominio pubblico.
Il potere è prodigo di consigli e sollecita la società tutta a darsi da fare per aiutare, tutelare…ad avere responsabilità verso gli altri mettendo in atto quelle caratteristiche che hanno sempre affibbiato a noi donne, che non hanno niente di naturale ma che vengono spacciate come tali: attenzione, dedizione, gentilezza, pazienza, calma, obbedienza, coraggio, forza d’animo, responsabilità, sacrificio…e capacità di occuparsi di un mare di cose contemporaneamente, il multitasking per l’appunto come dicevamo prima trasferito pari pari nello smart working….E’ chiaro tra l’altro che le donne in questo contesto hanno visto centuplicare il loro carico di lavoro, ma la strumentalizzazione che ne fa questo sistema anche attraverso le donne che si prestano lascia senza fiato. Continua a leggere
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Ascoltate stasera Zardins Magnetics/ giovedì 25 febbraio 2021
Zardins Magnetics di giovedì 25 febbraio 2021
Questa sera ascolta Zardins Magnetics su Radio Onde Furlane, dalle ore 20 alle 21 e 30 circa.
FM 90.0 MHz https://radioondefurlane.eu/
https://www.facebook.com/radiazioneinfo/
https://zardinsmagneticsradio.noblogs.org/
Gli argomenti:
– solidarietà a Lorena Fornasir e a Gian Andrea Franchi di Zona d’Ombra
– resoconto delle battiture alla sezione femminile del carcere di Trieste
– un articolo di Nc’AT Murigu sulla situazione siciliana e i miti
dell’antimafia
– lettura del documento “fianco a fianco” in solidarietà a Juan
Per contatti
Assemblea permanente contro il carcere e la repressione
liberetutti@autistiche.org
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Aggiornamento sulla lotta delle donne del carcere del Coroneo
Aggiornamento della lotta delle donne del carcere del Coroneo a Trieste
Zardins Magnetics del 18 febbraio2021
In questa puntata: aggiornamento sulla lotta delle donne del carcere del Coroneo dopo la nuova battitura del 15 febbraio; un commento riguardo alla circolare del capo della Polizia Gabrielli. Musiche: B. G. K., Peggio Punk, Soviet Order Zero, Agnosy, Call the Cops, Sin Dios
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Le morti in carcere/ resoconto della battitura solidale a Bologna
Riceviamo e pubblichiamo
BATTITURA SOLIDALE CON I/LE DETENUTI/E ALLA SEDE DEL PRAP EMILIA ROMAGNA-MARCHE
Giovedì 18 febbraio, una trentina di compagni e compagne si sono recate sotto la sede del PRAP di Bologna in Viale Vicini 20.
Il Provveditorato Regionale dell’Amministrazione Penitenziaria è un organo periferico a livello dirigenziale del Ministero di Giustizia da cui dipende l’amministrazione della vita in carcere e della polizia penitenziaria. Vari ed importanti sono stati i motivi per recarsi lì sotto.
Uno, per riportare l’attenzione sulla responsabilità dei piani alti nella strage di Stato perpetrata nelle carceri italiane durante le rivolte di marzo 2020. Infatti, come ben sappiamo, alle rivolte scoppiate per la richiesta di cure e libertà in tempi di pandemia, la risposta data da parte delle autorità è stata di pestaggi, spari ed abusi, che han mietuto 14 morti. Morti classificate come morti per overdose da metadone ma che le numerose testimonianze dei detenuti uscite durante quest’ultimo anno dicono e ricordano chiaramente chi è Stato ad uccidere. Continua a leggere
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I Puntini sulle A/ Demoliamo il patriarcato!
Grazie a tutte per la bella e proficua giornata di ieri!!!
Demoliamo il patriarcato!
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Nascondere la logica e la portata di un passaggio
La Grande Transizione (sul governo Draghi)
la porta dell’inferno
Il governo Draghi non rappresenta soltanto l’ultima pièce nel teatro del camaleontismo politico (tutti insieme: sovranisti e liberali, destra e sinistra, garantisti e forcaioli, baroni dell’alta finanza e pretesi contestatori dei “poteri forti”…). Anzi, lo spettacolo, insieme grottesco e ributtante, dell’operazione in corso, condotta in nome dell’unità nazionale e della salvezza pubblica, è lì proprio per nascondere la logica e la portata di questo passaggio. Così come è decisamente riduttivo parlare di un futuro “lacrime e sangue” progettato per conto del capitale finanziario internazionale. Non siamo di fronte soltanto a una ristrutturazione degli assetti economici e politici, ma a ciò che nel linguaggio informatico dei tecnocrati si chiama formattazione. Per capirlo vanno osservati sia i ministeri “tecnici” di punta sia il quadro europeo nel quale si colloca la ricetta Draghi.
Possiamo sorvolare assai velocemente sui quindici ministri “politici” (sui Brunetta, sulle Gelmini, sui Di Maio ecc.). Le operazioni politiche che saltano più agli occhi sono: la conferma dei ministri della Sanità e dell’Interno, da un lato, e il cambio al Lavoro e alla Giustizia, dall’altro. Le conferme indicano che il modo in cui il governo ha attuato le direttive dell’OMS è piaciuto ai piani alti; lo stesso vale per la gestione dell’ordine pubblico, cioè la repressione di strada contro chiunque abbia anche solo provato a disturbare il confinamento sociale e quella selettiva contro i sovversivi. Alla Giustizia ora ci vuole invece una professionista (una Presidentessa della Corte Costituzionale) per rifare il trucco a un ministero responsabile di una vera e propria strage nelle carceri. Al Lavoro arriva il PD Orlando, perché la formattazione deve essere cogestita assieme ai sindacati confederali (i quali hanno subito fatto l’inchino al Banchiere). Il nuovo, come si dice, è altrove. E si chiama Transizione. Continua a leggere
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Malarazza/Ginevra Di Marco
FACCIAMOLA FINITA CON LA DELEGA!
Te lamenti, ma che te lamenti? Piglia sto bastone e tira fori li denti
L’amore romantico uccide ancora
L’AMORE ROMANTICO UCCIDE ANCORA
L’ennesimo 14 febbraio e l’ennesima ridda di indagini sociologiche su amore e sesso nelle nuove generazioni. Gli articoli, un po’ qui e un po’ lì, parlano di una rivincita dell’amore romantico. I ragazzi e le ragazze comincerebbero a fare sesso presto, prima dei diciotto anni e questo avverrebbe anche con il consenso dei genitori, ma questo procederebbe di pari passo con l’accentuazione e la diffusione della fedeltà di coppia e i tradimenti sarebbero percepiti come tali e riprovati dalla grande maggioranza dei giovani. Dai sondaggi Selfy del 2017 sarebbe aumentata la quota di maschi che sono intolleranti al tradimento. Ma guarda!
Si evita accuratamente di dire che i rapporti sentimentali/sessuali sono rapporti sociali e come tali riflettono la società in cui si svolgono e da questa sono costruiti. La società costruita dal neoliberismo è estremamente reazionaria, moralista, colpevolizzante, oppressiva, normalizzante seppure falsamente permissiva secondo le regole del politicamente corretto. Nulla di quello che compone la struttura dell’oppressione patriarcale è stato, non diciamo superato, ma neppure messo in discussione: possesso, dominio, gerarchia, infantilizzazione, stigma e punizione. Perché mai i giovanissimi dovrebbero recepire messaggi diversi nei rapporti affettivi? Tutto questo non è un ritorno all’amore romantico, ma una ri-normalizzazione dei rapporti patriarcali di cui il paradigma dell’amore romantico faceva e fa parte. Certo l’aggiornamento di facciata del politicamente corretto comprende anche la <liberalizzazione> delle diversità sessuali, ma la sostanza non cambia, c’è solamente un riposizionamento ad un altro livello di cui la violenza maschile sulle donne è l’espressione più eclatante. Praticamente sono gli anni’50 riveduti e corretti e tutti i tentativi degli anni ’70 di costruire rapporti umani improntati a valori diversi sono stati azzerati e se ne è mantenuta soltanto la parvenza. D’altra parte non poteva che essere così perché le ragazze e i ragazzi degli anni ’70 volevano anche una società diversa. Non ci sono riusciti ma altr* ci riproveranno.
Vi invitiamo a leggere le note <L’amore romantico uccide> che abbiamo scritto in questi anni
Pubblicato in 14 febbraio, Violenza di genere
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