Report e appuntamenti
Ieri c’è stato, qui a Roma, a piazza della Repubblica, il presidio/manifestazione di solidarietà con il popolo curdo che negli ultimi mesi ha subito, uno dopo l’altro, attacchi violenti che camuffati da attacchi terroristici dell’Isis non sono altro, invece , che stragi di Stato. Addirittura, dopo l’ultima gravissima strage di Ankara, la polizia turca ha caricato, con idratanti e lacrimogeni, i compagni e le compagne che tentavano di dare assistenza ai feriti.
La manifestazione è stata partecipata e la composizione molto eterogenea, ma tutti gli interventi sono stati concordi nella denuncia che la responsabilità politica sia di Erdogan e che dietro quest’ultimo e l’Isis ci sia l’imperialismo occidentale e che loro azioni oscurino quello che Israele sta mettendo in atto in Palestina.
E’ stata lanciata per il 31 ottobre una manifestazione di solidarietà più allargata.
Oggi al 3Serrande occupato è stata indetta un’assemblea alle 18 e 30 per la costruzione per sabato prossimo di una iniziativa a sostegno della Palestina.
Di seguito riportiamo un articolo delle compagne di “Da Kobane a noi” che ripercorre in maniera molto chiara gli attacchi da parte della Turchia alla popolazione curda negli ultimi mesi.
Genealogia delle recenti stragi di Stato in Turchia
A due giorni dalla strage di Ankara si moltiplicano le testimonianze secondo le quali la polizia è apparsa all’improvviso, subito dopo l’esplosione, ed ha cominciato a sparare sulle persone ferite e sulla folla. Al punto che c’è chi dice che la polizia stessa ha provocato più vittime della stessa esplosione, e non solo perché ha fatto ritardare l’intervento delle ambulanze.
Non pago del massacro di Ankara, lo Stato turco continua il genocidio: ad Amed ha ucciso una bimba di 9 anni, Helin Şen; ad Adana ha sparato alla testa di un bimbetto di 3 anni e mezzo, Tevriz Dora, mentre, in braccio alla madre, tornava con la famiglia dalla manifestazione per la strage di Ankara.
Continuano, inoltre, i bombardamenti dei cimiteri dei guerriglieri e delle guerrigliere e sulle zone della guerriglia, malgrado il PKK abbia dichiarato un cessate il fuoco unilaterale.

10 ottobre, strage di Ankara: 128 morti, 516 feriti
Si tratta del terzo massacro di massa dall’inizio del processo elettorale.
Esso esprime la strategia dell’AKP per restare al potere, ma non solo: è anche un feroce attacco all’autogoverno che, dal Rojava, sta prendendo piede nel Kurdistan del Nord.
Ma rivediamo alcuni sintetici passaggi temporali, di cui abbiamo parlato in vari articoli raccolti in questo blog…
5 giugno: la strategia stragista della Turchia prende di mira il comizio finale dell’HDP a Diyarbakir/Amed: 4 morti, centinaia e centinaia di feriti, di cui molti con le gambe mutilate.
19 luglio 2015: in tutto il Kurdistan si festeggia il terzo anniversario della rivoluzione in Rojava, e intanto emergono sempre più chiaramente le responsabilità dei servizi segreti turchi (MIT) nella strage di Parigi del gennaio 2013, in cui vennero ammazzate Sakine Cansız, Fidan Doğan e Leyla Şaylemez.
Suruç, 20 luglio: strage di giovani uomini e donne – 33 morti e un centinaio di feriti – che volevano andare a Kobane, in Rojava, per contribuire alla ricostruzione della città.
Attacco pianificato a tavolino, visto che alla stessa ora un veicolo imbottito di esplosivo cercava di buttarsi contro un checkpoint delle YPG a Kobane.
Secondo l’Unione delle comunità del Kurdistan, dietro la strage di Suruç ci sarebbe un piano dei servizi di intelligence turchi – quello stesso MIT che sta dietro l’omicidio di Sakine Cansız, Fidan Doğan e Leyla Şaylemez – per entrare in Siria. Inoltre, la successiva equiparazione dell’ISIS alla resistenza kurda avrebbe come obiettivo reale quello di prepararsi ad attaccare la rivoluzione in Rojava.
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