Podcast della Parentesi del 14/10/2015

La Parentesi di Elisabetta del 14/10/2015

”Detenzione amministrativa“

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La Parentesi di Elisabetta del 14/10/2015

“Detenzione amministrativa”

detenzione amministartiva

La settimana scorsa ci sono state diverse iniziative a sostegno dei prigionieri/e politici palestinesi in sciopero della fame, incarcerati dal governo israeliano con lo strumento della detenzione amministrativa, la pratica “legale” per la quale un/una palestinese diventa prigioniero/a senza accuse né processo, una pratica rinnovabile di 6 mesi in 6 mesi. Sono oltre 350 i prigionieri/e in questa situazione e vengono presi di mira dagli arresti e “condannati” alla detenzione amministrativa in special modo i rappresentanti politici maggiormente esposti, come Khalida Jarrar, prelevata dalla sua abitazione in piena notte da reparti israeliani ad aprile perché rappresenterebbe “una minaccia per la sicurezza”.
Il principio della detenzione amministrativa è un concetto che nasce in Germania alla fine degli anni ’30 e rappresenta uno strappo importante al diritto così come noi lo conosciamo.
Nel diritto borghese una persona può essere condannata solo e soltanto per il reato che ha commesso e quando questo è stato dimostrato.
La detenzione amministrativa prevede, invece, che una persona sia sanzionata e internata non per quello che ha fatto, ma per quello che è, per una condizione, un’etnia, un credo politico o religioso, una situazione familiare o sociale… E’ il trascinamento dallo Stato di diritto allo Stato etico ed è un principio nazista.
Lo Stato si arroga il giudizio sul comportamento e non sugli atti, sull’essenza del pensiero e sulle modalità di vita e non sul reato. Ragione per cui non è necessario un giudice a decretare la detenzione amministrativa, ma è un provvedimento messo in atto direttamente dagli organi repressivi e di controllo nelle accezioni più svariate.
Nella Germania degli anni’30 nel campo di internamento di Ravensbruck, campo per sole donne e giovani ragazze, venivano internate tutte quelle che non erano gradite al sistema, quelle che erano madri, sorelle, parenti di antinazisti in senso lato, ma, la maggior parte veniva internata su indicazione dei servizi sociali e con delle motivazioni assai vaghe di “asozialen”.
E’ chiaro che la detenzione amministrativa è un grande strumento di controllo sociale, non solo perché interna tutte quelle e tutti quelli non graditi al potere, ma perché spinge anche i cittadini/e a diventare delatori/delatrici, controllori e controllore di se stessi e degli altri e a usare lo strumento della denuncia anonima.
Anche qui da noi c’è la detenzione amministrativa, ci sono i CIE, i centri di identificazione ed espulsione, veri e propri campi di internamento in cui vengono rinchiusi soggetti che non hanno commesso reati, ma che sono ritenuti irregolari. Ora tocca alle migranti ed ai migranti senza permesso di soggiorno o ai così detti “clandestini”, ma il principio può essere esteso a chiunque non sia gradito al sistema,
Sono stati istituiti dalla legge Turco-Napolitano nel 1998 e questo la dice lunga sull’area politica che è portatrice in questa società dei principi ideologici nazisti. Perché se i principi nazisti informano una società non dipende da quanto i simboli storicamente riconoscibili siano pubblici ed evidenti, ma da quanto un’ ideologia pervade la struttura e la modalità a cui si informano lo Stato, le leggi e il metabolismo sociale che ne deriva.
Il riformismo neoliberista, PD in testa, è il portatore dei principi di nazista memoria perché tende all’instaurazione di un governo diretto del potere economico eliminando la mediazione politica e ha la pretesa di normare ogni aspetto della nostra vita. Infatti, corollario della detenzione amministrativa sono le sanzioni amministrative relative al così detto ordine pubblico che vengono comminate direttamente dagli istituti di controllo poliziesco e sono state veicolate e fatte accettare usando situazioni e accadimenti a cui l’opinione pubblica è particolarmente sensibile. Una per tutte è il Daspo che prevede il divieto per i tifosi a cui viene applicato di accedere agli stadi e l’obbligo di firma durante le partite. E la tendenza è a trasferire questo tipo di modalità alla società tutta e soprattutto a chi manifesta dissenso etichettato subito come soggetto socialmente pericolo.
Quando si parla di solidarietà internazionalista mettiamo spesso l’accento sull’appoggio che diamo alle lotte che attuano percorsi di libertà e di liberazione in altri paesi ed è giusto che questa solidarietà venga messa in atto, ma l’aspetto più importante dovrebbe essere quello di riportare le lotte ad unità e a sintesi.
Quando manifestiamo solidarietà ai prigionieri politici palestinesi in detenzione amministrativa, in effetti, lottiamo per noi stesse e per noi stessi e quando ci battiamo per l’abolizione delle sanzioni amministrative e per la chiusura dei Cie a casa nostra, lottiamo anche per loro.

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Nonostante la pioggia, Ottobre è un mese caldo!

Nonostante la pioggia, Ottobre è un mese caldo!

volantino

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Fermiamo l’Arabia Saudita!

riceviamo da Marinella


Roma, 15 ottobre 2015, h. 16-19 piazza del Campidoglio

FERMIAMO L’ARABIA SAUDITA

LE SUE BOMBE SULLO YEMEN!

IL SUO SOSTEGNO AL TERRORISMO IN SIRIA E IRAQ!

LE SUE DECAPITAZIONI, LAPIDAZIONI, TORTURE E SOPRUSI!

LA TIRANNIA DEI SUOI PETRODOLLARI!

 

L’ITALIA VENDE ARMI AI SAUDITI, FRA I SUOI MAGGIORI ACQUIRENTI.  SOLDI INSAGUINATI!!!

L’Arabia saudita è una monarchia assoluta. Ali al-Nimr, condannato alla decapitazione e crocifissione per aver protestato, è solo una delle tante vittime dei Saud. I Saud bombardano dal 26 marzo 2015 lo Yemen: migliaia di morti civili e distruzione di patrimoni dell’umanità. I Saud impongono allo Yemen un blocco navale e aereo che affama e uccide. I Saud sono complici diretti del disfacimento della Siria. I Saud sono principali finanziatori del terrorismo a partire dall’Afghanistan negli anni ‘80.I Saud sono fra i responsabili del mostro Isis (Nuovo califfato). I Saud violano i diritti vitali dei migranti, delle donne e delle minoranze all’interno del paese. I Saud comprano il silenzio di governi e media con i petrodollari. I Saud guidano il gruppo consultivo dei Consiglio per i diritti umani dell’Onu!

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Ellerinde Pankartlar

Ellerinde Pankartlar

Abbiamo stampate negli occhi le immagini di donne e uomini che stanno cantando e ballando ad Ankara quando all’improvviso c’è la prima esplosione di questa ennesima strage di Stato in Turchia, di cui una genalogia si può leggere qui.

I manifestanti cantavano e ballavano Ellerinde Pankartlar, del famoso autore Ruhi Su, composta per commemorare le sanguinose celebrazioni del 1 maggio 1977 a Piazza Taksim, quando cecchini appartenenti all’estrema destra turca, in collaborazione con i servizi segreti, iniziarono a sparare sulla folla raccolta nella piazza. Almeno 37 persone vennero uccise ed oltre 200 ferite. Il Primo maggio 1977 fu un bagno di sangue che preannunciava il golpe del 1980.

Leggi il racconto che ne fa Sakine Cansiz – all’epoca incarcerata – nel suo libro Tutta la mia vita è stata una lotta.

Nel video circolato sabato scorso, quando la prima bomba esplode il gruppo sta per pronunciare la famosa strofa “questa piazza, la piazza di sangue”…

Erdogan assassino!
Biji Kurdistan!

1 maggio 1977, Istanbul

10 ottobre 2015

Con le bandiere in mano
Questi giovani, se ne vanno
Alzatevi in piedi, resistete
Questi giovani se ne vanno

Questa domenica, la domenica di sangue
affligge l’ingiustizia, fornisce il rimedio
Alzatevi in piedi, resistete
Questi giovani se ne vanno

Questa piazza, la piazza di sangue
La freccia è scoccata dall’arco
Alzatevi in piedi, resistete
Noi dalla città, voi dal villaggio

https://www.youtube.com/watch?v=foNgu46zz44&feature=player_embedded

Ellerinde Pankartlar
Gidiyor Bu Çocuklar
Kalkın Ayağa, Kalkın
Gidiyor Bu Çocuklar   

Bu Pazar, Kanlı Pazar

Dert Yazar, Derman Yazar
Kalkın Ayağa, Kalkın
Gidiyor Bu Çocuklar       

Bu Meydan Kanlı Meydan

Ok Fırladı Çıktı Yaydan
Kalkın Ayağa, Kalkın
Biz Şehirden, Siz Köyden

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Palinsesto del 14/10/2015

ANNO IV-2015/2016 I NOMI DELLE COSE la trasmissione della Coordinamenta femminista e lesbica tutti i mercoledì dalle 20.00 alle 21.00 sugli 87.9 di Radio Onda Rossa

PALINSESTO di mercoledì 14 ottobre 2015

“NESSUNA PACE PER CHI VIVE DI GUERRA!”

ore 20.00 Apertura

Entriamo, Usciamo, Saliamo, Scendiamo, Tagliamo,
Ogni volta che vogliamo.
Sappiatelo“


ore 20.10 PRIMA PARTE
“Femminismo e antimperialismo”
TRIDENT JUNCTURE 2015

trident juncture 2015 in studio con noi e in collegamento dalla Sardegna, le compagne della Rete “Nobasi nè qui nè altrove”
ore 20.30 La Parentesi di Elisabetta ” Detenzione amministrativa”
ore 20.35  SECONDA PARTE “Campeggio antimilitarista  ” “Imperialismo e  patriarcato”

Ciao a tutte,le coordinamente coordinamenta@autistiche.or

per riascoltarci e per leggere i documenti http://coordinamenta.noblogs.org per ascoltarci in streamin www.ondarossa.info cliccando “ascolta la diretta”

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Tra processi, condanne e assoluzioni.

Una giornata notav in tribunale: tra processi, condanne e assoluzioni

colpevoli di resistereCi sono giorni come quello di oggi che il movimento notav ha più udienze nella stessa giornata. Ci s’incontra nei corridoi del palazzo (freddo e brutto) di “giustizia” e si passa da un’aula all’altra per sapere notizie. A volte agli stessi tocca sedersi sul banco degli imputati di più aule quasi contemporaneamente.

E’ questo il prezzo della nostra lotta e nonostante l’impegno della procura, non ci scoraggiamo e usiamo anche quel tempo per ritrovarci e pensare alla prossima battaglia.

Oggi si sono tenute due udienze: una per l’8 dicembre 2011 con 11 imputati No Tav e le richieste, sempre così generose, della pm Manuela Pedrotta, che aveva chiesto condanne fino a 3 anni per diversi reati. C’è da ricordare come in quell’occasione due notav furono feriti gravemente dai lacrimogeni lanciati dalla polizia, ma di questi procedimenti chiaramente non vi è traccia.

A differenza di quanto richiesto, ancora una volta, benchè le condanne siano alte, 6 notav sono stati condannati a 1 e 9 mesi di carcere, mentre per altri 2 sono stati decisi 2 mesi di reclusione. Tre notav invece sono stati assolti con grande sorpresa della pm e dei giornalisti avidi di nomi , appartenenze e notizie.

L’alra udienza era l’appello relativo ad una colazione ai cancelli del 2013, dove i soliti pm elmettati avevano persino richiesto (e il giudice aveva obbedito) il reato di sequestro di persona per un fatto marginale. In primo grado per tre notav le condanne erano state molto alte, 2 anni e 5 mesi per Maurizio e Giobbe e 4 mesi per Claudio. L’udienza di stamane vede l’assoluzione di Claudio e la riduzione della pena a un anno e sette mesi. Questo perchè cade l’assurdo reato di sequestro di persona.

Come spesso accade le aule di giustizia non ci portano mai molto bene, ma portando a casa riduzioni delle pene e qualche assoluzione, non possiamo che ritenerci soddisfatti e pronti ad imboccare il prossimo sentiero verso quel cantiere che deve essere fermato, per il bene di tutti.

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Maker Faire Per chi?

La campagna “Maker Faire Per chi?” per le vie della Sapienza

Venerdì 16 ottobre alle 14.00 a Piazzale Aldo Moro per pretendere, come scritto sullo striscione di oggi, il “libero ingresso nella nostra università”.

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Allerta!

Da Femmilistanocie

Espulsioni di massa in Nigeria: 2 giorni di allerta. Domani 14/10 appuntamento solidale al CIE

In seguito alle informazioni pubblicate da alcunx compagnx impegnatx
nella lotta contro i CIE e le espulsioni in Belgio
http://www.gettingthevoiceout.org/%EF%BB%BFalerte-vol-special-frontex-vers-le-nigeria-ce-14102015/
riguardo un volo di deportazione di massa verso la Nigeria coordinato da
Frontex, abbiamo modo di credere che l’espulsione prevista per mercoledì
14 ottobre, potrebbe riguardare anche le persone internate nei CIE
italiani.

I voli coordinati da Frontex sono dei charter, organizzati appositamente
per l’espulsione, che fanno scalo in diverse città europee per caricare
con la forza le persone da deportare con un alto numero di mercenari in
divisa, pronti a sedare qualsiasi resistenza.

Lo scorso 18 settembre, Frontex ha organizzato una deportazione di massa
verso la Nigeria, su un volo “Meridiana” con scalo a Fiumicino, e
sappiamo per certo che 14 persone tra quelle deportate erano recluse nel
CIE di Corso Brunelleschi a Torino e altre 25 erano recluse nel CIE di
Ponte Galeria a Roma.
http://hurriya.noblogs.org/post/2015/09/18/sullespulsione-di-massa-dal-cie-di-ponte-galeria/

Durante l’ultima settimana, decine di persone provenienti dalla Nigeria
hanno subito un trasferimento dalle gabbie del “nuovo hotspot” di
Lampedusa a quelle del CIE di Ponte Galeria. Resta ancora un’ipotesi, ma
crediamo che il ruolo del CIE di Ponte Galeria stia diventando
determinante nelle espulsioni di massa.

Per sostenere le persone recluse nel CIE di Ponte Galeria e la
resistenza alle espulsioni:
mercoledì 14 ottobre, presidio solidale dalle 9 del mattino.

Esiste la possibilità che l’allerta venga prolungata a giovedì 15/10, in
quanto i voli charter organizzati da Frontex sono segretati e non si
conoscono gli scali.
La certezza è che il console nigeriano ha già firmato l’espulsione per
delle persone recluse al CIE di Ponte Galeria e che alcune persone
recluse nel CIE di Corso Brunelleschi a Torino sono già state trasferite
a Roma per l’espulsione. E’ possibile quindi che Frontex duplichi i voli
e che l’espulsione da Roma avvenga il giovedì, come avvenuto in passato.

Seguiranno aggiornamenti nel caso in cui le persone recluse
confermeranno, sin dalle prime ore del mattino, i preparativi per
un’espulsione.

Alcuni nemici e alcune nemiche della macchina delle espulsioni

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Report e appuntamenti

Report e appuntamenti

Ieri c’è stato, qui a Roma, a piazza della Repubblica, il presidio/manifestazione di solidarietà con il popolo curdo che negli ultimi mesi ha subito, uno dopo l’altro, attacchi violenti che camuffati da attacchi terroristici dell’Isis non sono altro, invece , che stragi di Stato. Addirittura, dopo l’ultima gravissima strage di Ankara, la polizia turca ha caricato, con idratanti e lacrimogeni,  i compagni e le compagne che tentavano di dare assistenza ai feriti.

La manifestazione è stata partecipata e la composizione molto eterogenea, ma tutti gli interventi sono stati concordi nella denuncia che la responsabilità politica sia di Erdogan e che dietro quest’ultimo e l’Isis ci sia l’imperialismo occidentale e che loro azioni oscurino quello che Israele sta mettendo in atto in Palestina.

E’ stata lanciata per il 31 ottobre una manifestazione di solidarietà più allargata.

Oggi al 3Serrande occupato è stata indetta un’assemblea alle 18 e 30 per la costruzione per sabato prossimo di una iniziativa a sostegno della Palestina.

Di seguito riportiamo un articolo delle compagne di “Da Kobane a noi” che ripercorre in maniera molto chiara gli attacchi da parte della Turchia alla popolazione curda negli ultimi mesi.

Genealogia delle recenti stragi di Stato in Turchia

A due giorni dalla strage di Ankara si moltiplicano le testimonianze secondo le quali la polizia è apparsa all’improvviso, subito dopo l’esplosione, ed ha cominciato a sparare sulle persone ferite e sulla folla. Al punto che c’è chi dice che la polizia stessa ha provocato più vittime della stessa esplosione, e non solo perché ha fatto ritardare l’intervento delle ambulanze.

561ba2b469201e8c65b59fb1 CRHDmqbUYAAizoWNon pago del massacro di Ankara, lo Stato turco continua il genocidio: ad Amed ha ucciso una bimba di 9 anni, Helin Şen; ad Adana ha sparato alla testa di un bimbetto di 3 anni e mezzo, Tevriz Dora, mentre, in braccio alla madre, tornava con la famiglia dalla manifestazione per la strage di Ankara.

Continuano, inoltre, i bombardamenti dei cimiteri dei guerriglieri e delle guerrigliere e sulle zone della guerriglia, malgrado il PKK abbia dichiarato un cessate il fuoco unilaterale.

Viareggio, 11 ottobre

10300809_789634787829256_3023728828108977457_n10 ottobre, strage di Ankara: 128 morti, 516 feriti

Si tratta del terzo massacro di massa dall’inizio del processo elettorale.
Esso esprime la strategia dell’AKP per restare al potere, ma non solo: è anche un feroce attacco all’autogoverno che, dal Rojava, sta prendendo piede nel Kurdistan del Nord.

Ma rivediamo alcuni sintetici passaggi temporali, di cui abbiamo parlato in vari articoli raccolti in questo blog…

5 giugno: la strategia stragista della Turchia prende di mira il comizio finale dell’HDP a Diyarbakir/Amed: 4 morti, centinaia e centinaia di feriti, di cui molti con le gambe mutilate.

19 luglio 2015: in tutto il Kurdistan si festeggia il terzo anniversario della rivoluzione in Rojava, e intanto emergono sempre più chiaramente le responsabilità dei servizi segreti turchi (MIT) nella strage di Parigi del gennaio 2013, in cui vennero ammazzate Sakine Cansız, Fidan Doğan e Leyla Şaylemez.

Suruç, 20 luglio: strage di giovani uomini e donne – 33 morti e un centinaio di feriti – che volevano andare a Kobane, in Rojava, per contribuire alla ricostruzione della città.
Attacco pianificato a tavolino, visto che alla stessa ora un veicolo imbottito di esplosivo cercava di buttarsi contro un checkpoint delle YPG a Kobane.
Secondo l’Unione delle comunità del Kurdistan, dietro la strage di Suruç ci sarebbe un piano dei servizi di intelligence turchi – quello stesso MIT che sta dietro l’omicidio di Sakine Cansız, Fidan Doğan e Leyla Şaylemez – per entrare in Siria. Inoltre, la successiva equiparazione dell’ISIS alla resistenza kurda avrebbe come obiettivo reale quello di prepararsi ad attaccare la rivoluzione in Rojava.

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DESORGIMENTO

DESORGIMENTO

di Alessandra Daniele

http://www.carmillaonline.com/2015/10/11/desorgimento/

marino_renziLa missione di The Martian sul pianeta Roma pare definitivamente fallita, e non certo perchè non sia riuscito a procurarsi il cibo.
Cosa farà Ignazio Marino adesso? È un chirurgo. S’è liberato un posto in Grey’s Anatomy. La sua vita non cambierebbe di molto, continuerebbe a passare quasi tutto il suo tempo a sparare cazzate dagli USA. Doverebbe soltanto rassegnarsi ad apparire in Tv una sola volta a settimana.
Impallinato Marino, adesso però Renzi ha un unico sistema per sottrarre Roma a un sempre più probabile trionfo grillino: restituirla con tutto il Lazio al Vaticano, che ha attivamente collaborato al Marinicidio. La popolarità di Papa Bergoglio agevolerà la transizione. Peccato che non durerà.
Gli toccherà gestirsi da solo il Giubileo Straordinario.
In futuro ci penserà due volte prima d’inventarsene un altro.
Se lo scorporo dovesse funzionare, Renzi deciderà di risolvere in questo modo anche tutti i suoi altri problemi di controllo del territorio.
Per scaricare l’imbarazzante De Luca, cercherà di convincere la Spagna a riprendersi la Campania in sostituzione della secessionista Catalogna. De Luca è già un perfetto vicerè borbonico.
Il Napoli sostituirà il Barcellona nel campionato spagnolo, con prevedibile sollievo delle altre squadre.
Per arginare l’avanzata della Lega, Renzi restituirà Lombardia e Triveneto al Kaiser, cioè alla Merkel. Così la Germania non avrà bisogno di importare altri disoccupati da sfruttare nelle sue fabbriche di macchine più tossiche e truccate di Daniela Santanché.
Emiliano e la Puglia potrebbero invece finire direttamente all’Albania. Delocalizzati in blocco.
Sarà arduo convincere Alfano a rinunciare alla Sicilia, però il Califfato Islamico ha mezzi molto persuasivi. L’Isis comunque difficilmente troverà in Sicilia monumenti da demolire che non siamo già stati distrutti da incuria e scempi edilizi.
Dopo il prossimo acquazzone, la Liguria sarà vendibile come parco acquatico.
Il Granducato di Toscana sarà reclamato da Denis Verdini in cambio dei suoi voti in Senato per la Riforma devolutoria. Su Twitter Renzi la chiamerà #desorgimento.
Poi trasferirà i ministeri e il Parlamento sulla Costa Smeralda in Sardegna, e la chiamerà Itagna. Realizzando il sogno d’avere sempre uno sfondo lussuoso e fotogenico per i suoi selfie.

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Mi sono messo un ago nel braccio

Mi sono messo un ago nel braccio

Mi sono messo un ago nel braccio
non per sedarmi per divertirmi
o per masochizzarmi
ma per il vampirismo banale
degli ambulatori

Per gli strani dolori
articolari e neuropatici
Per la digestione il gas
e la costipazione
Per i denti che si scolorano
Per questo e altro vado a scoprire
un dracula in convenzione
col servizio sanitario nazionale

I vecchi in accettazione s’incazzano
sono così giovane che avrò mai da lamentarmi
I vecchi gelosi pensano che gli rubi un assist
nella prima dipartita di campionato

Signora mia non ho nulla in effetti
da farmi curare. Ho solo il fatto
che sono un cyborg pensato per
non digerire il glutine,
più ogni sapore odore consistenza
e tutto il resto a cui io sia ipersensibile.
Signora mia, ho solo il fatto che sono stato progettato
per non farmi andare giù nulla.

Il mio referto è un libro di barzellette
di biomeccanica.
Mi sono preoccupato in passato
ma non era niente.
Almeno finché non ho scoperto
che non lo era.

Denys

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Sul presidio solidale di sabato 10 ottobre

da Femmilistanocie

Sul presidio solidale e la situazione nel CIE di Ponte Galeria

Sabato 10 ottobre, un gruppo di 30 solidali si è dato appuntamento a
Stazione Ostiense per raggiungere insieme il CIE di Ponte Galeria e
portare solidarietà e sostegno alle reclusi e alle recluse. Come spesso
avviene in queste situazioni, già dentro il treno hanno tentato di
bloccare il nostro arrivo al CIE: il controllore con l’ausilio delle
forze dell’ordine ha tentato di multare i solidali, di farli scendere
dal treno e di identificarli. La comunicazione forte con gli altri
passeggeri, riguardo la situazione nel CIE e la lotta contro le
espulsioni, è riuscita a far sentire il controllore meno potente e
nonostante il gruppo abbia deciso di scendere e prendere il treno
successivo, non è stata portata a termine nessuna operazione di
identificazione.

Una volta arrivat*, finalmente, sotto le mura del CIE, dove altri
solidali attendevano il gruppo che si trovava sul treno, il morale si è
subito ricaricato ed è iniziato il lancio di palline da tennis
contenenti messaggi di solidarietà per i prigionieri e le prigioniere e
il numero di telefono contro le espulsioni. È proprio grazie a questo
numero di telefono che solidali e reclusi riescono ad essere in contatto
e che gli episodi di lotta e resistenza dei/delle prigionier* e i
tentativi di repressione da parte delle forze dell’ordine e dei gestori
del centro vengono raccontati all’esterno. Ed, infatti, in questo modo è
venuta fuori la notizia che le guardie hanno chiuso le prigioniere del
CIE nelle loro celle per impedire loro di ascoltare i messaggi di
solidarietà provenienti dal presidio e di raccogliere le palline che
venivano lanciate nel cortile: le detenute però hanno forzato il
cancello per poterle recuperare.
Il presidio, poi, si è spostato verso la sezione maschile, prontamente
seguito dagli agenti in tenuta antisommossa e dalla digos. Qui la
risposta da dentro le mura è stata fortissima: battitura, urla che si
intrecciavano con le grida, gli interventi e i cori dei solidali
presenti fuori.

Prima di andare via, il presidio si è avvicinato nuovamente alla sezione
femminile dove ha avuto luogo l’ennesima messa in scena delle forze
dell’ordine. Questa volta autori della manfrina sono stati i solerti
componenti dell’esercito che con le loro jeep hanno tentato di mettere
pressione al presidio con continue accelerazioni, venendo  a contatto
con i/le solidali. Il presidio però non si è spostato e tutti si sono
opposti a questa provocazione battendo sul cofano e sui finestrini.
L’arrivo della celere e della digos ha messo fine alla provocazione dei
militari di “Strade Sicure”,  richiamando all’ordine i bravi soldatini
che hanno ubbidito.

Quest’episodio ha spinto i solidali a rimanere un più a lungo sotto le
mura del centro, data anche la notizia proveniente dall’interno che un
detenuto, giunto al termine del periodo di prigionia, correva il rischio
di essere immediatamente deportato. Alla fine, invece, il ragazzo è
stato lasciato andare con un foglio di via e i solidali hanno potuto
salutarlo finalmente fuori dalle sbarre del centro di detenzione.

Questo presidio è stato particolarmente importante perché ha avuto luogo
dopo giorni di proteste collettive ed individuali: un ragazzo è rimasto
per due giorni sopra un palo per resistere alla deportazione. Per sedare
tale protesta e per tentare di soffocare la solidarietà che gli altri
detenuti stavano esprimendo, gli sbirri hanno effettuato dei pestaggi,
rompendo denti e braccia ad alcuni.

Fuoco ai CIE!
alcuni nemici e alcune nemiche delle frontiere

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Polentata e resistenza

terzo valicoLa polentata si trasforma in una nuova giornata di resistenza ad Arquata Stampa articolo

 

http://www.notavterzovalico.info/2015/10/12/la-polentata-si-trasforma-in-una-nuova-giornata-di-resistenza-ad-arquata/

Ieri alle ore 11 era indetta una polentata di autofinanziamento al presidio No Tav – Terzo Valico di Radimero ad Arquata, un’occasione per stare insieme, discutere e finanziare le attività del comitato arquatese No Tav – Terzo Valico. Alle tante persone che hanno deciso di partecipare è subito balzato agli occhi l’imponente apparato di sicurezza messo a protezione del cantiere con decine di poliziotti e carabinieri in assetto antisommossa, la digos di Alessandria praticamente al completo e con la novità della presenza di numerosi uomini della forestale. Un certo nervosismo era palpabile nell’aria, probabilmente a seguito dell’iniziativa di domenica 27 settembre quando il cantiere era nuovamente stato violato e occupato da decine di attivisti No Tav. Continua a leggere

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Cagliari. Polizia carica corteo NO BASI

Cagliari. Polizia carica corteo No Basi 

campeggio antimilitarista

Nel tardo pomeriggio di oggi in circa 150 hanno sfilato per le vie del capoluogo sardo nel corteo conclusivo della tre giorni di mobilitazione convocata contro l’occupazione militare. L’apertura del campeggio nell’ex zona militare di Monte Urpinu, nel pieno centro cittadino, ha inaugurato diversi momenti di lotta contro l’imminente esercitazione NATO denominata Trident Juncture, funzionale a preparare i futuri scenari di guerra nella zona siriana e dislocata in vari poligoni e aeroporti militari tra cui quello di Decimomannu (CA).

Il corteo di oggi partito da piazza d’Armi ha raggiunto poi la parte base della città dove in via Mameli, nel quartiere di Stampace, è stato caricato da dietro da diversi reparti di polizia che per tutto il percorso hanno circondato la manifestazione. La carica scomposta si è protratta per diverse decine di metri sfociando in aggressioni a singoli manifestanti. Non sembrano esserci fermi ma i contusi sono diverse decine.

Un clima di tensione era stato preparato ad hoc in questi giorni: città blindata e ambulanze precettate dalla questura in occasione della manifestazione di oggi. Nella giornata di ieri alcuni fermi e controlli di polizia avevano raggiunto i partecipanti al campeggio. Tra giovedì e venerdì dodici fogli di via erano stati notificati al momento dello sbarco in Sardegna ad alcune persone dirette al campeggio con la ridicola ingiunzione di rientrare nel proprio comune di residenza entro 24 ore. La macchina di alcuni giovani no tav, giunti sull’isola in solidarietà alla lotta contro le basi, era infine stata danneggiata con la foratura delle gomme. Un’inaccettabile clima di rappresaglia poliziesca ha insomma accompagnato la tre giorni di mobilitazione. I no basi non si sono però fatti piegare perseguendo con determinazione le proprie iniziative di lotta, forti del coraggio che ha portato a più riprese nel corso dell’ultimo anno ad avvicinarsi alle reti delle basi tagliandone le reti e togliendo così la “necessaria serenità” allo svolgimento delle attività militari.

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