Stop TTIP!!!!!!!

STOP TTIP : 250.000 MANIFESTANO A BERLINO IN APERTURA DELLA SETTIMANA DI MOBILITAZIONE CONTRO IL TRATTATO

http://www.radiondadurto.org/2015/10/10/stop-ttip-250-000-manifestano-a-berlino-in-apertura-della-settimana-di-mobilitazione-contro-il-trattato/

CQ9ZbFDWIAINlulCentinaia di iniziative tra flashmob, presidi, seminari ed eventi pubblici. E’ la risposta dei cittadini e delle cittadine che si oppongono al TTIP, il negoziato transatlantico di liberalizzazione economica tra Stati Uniti ed Europa, e agli altri trattati di libero commercio sul tavolo negoziale della Commissione Europea. Dopo aver consegnato oltre tre milioni e duecentomila firme alla Commissione Europea a Bruxelles alcuni giorni fa, le campagne si sono date appuntamento in questi giorni, convergendo con la settimana di azione globale che dal 10 al 17 ottobre: oggi nella sola Berlino sono scese in piazza 250.000 persone .

“Oggi i movimenti sociali e le reti della società civile rimettono al centro dell’agenda politica la questione della giustizia commerciale” sottolinea Monica Di Sisto, tra i portavoce della Campagna Stop TTIP Italia. “Sono oramai diverse le voci critiche e contrarie a trattati di libero scambio come il TTIP o come il CETA, tra Canada e UE, concluso appena un anno fa e in attesa di ratifica, perché sempre di più si dimostra come questi negoziati siano stati progettati per consolidare i privilegi delle lobbies economiche più potenti. L’impatto sulla piccola e media impresa europea” conclude Di Sisto, “e soprattutto sulla produzione agricola di piccola scala saranno molto pesanti, così come il rischio di abbassamento degli standard è sempre in agguato, nonostante le false rassicurazioni offerte dal Governo”.

“Le decine di comitati nati in Italia” aggiunge Elena Mazzoni, tra i coordinatori della Campagna Stop TTIP Italia, “mostrano come i cittadini chiedano di essere informati e di poter partecipare a decisioni sostanziali per il loro futuro. In questa settimana di azione globale parteciperemo alle diverse mobilitazioni, non ultima quella di Berlino dove proprio oggi, 10 ottobre, sono attese più di 50mila persone e sono stati annunciati oltre 600 pullman da tutta Europa, con l’obiettivo di manifestare per le strade della capitale tedesca la decisa opposizione della società civile europea al TTIP”.

Proprio in questi giorni diverse carovane partite da diversi Paesi europei stanno convergendo verso Bruxelles, in vista del Consiglio Europeo della prossima settimana. “Queste mobilitazioni mostrano come le politiche dell’Unione Europea siano totalmente inadeguate con la sfida che abbiamo davanti” chiarisce Marco Bersani, tra i coordinatori della Campagna Stop TTIP Italia. “Nonostante i tentativi di normalizzare il dissenso, e di far passare sotto silenzio politiche decisamente antipopolari, la società civile europea e statunitense sta tornando ad essere protagonista di una stagione di movimento”.

Tra le varie iniziative proposte dalla campagna Stop TTIP Italia, oltre ai diversi eventi e flashmob organizzati nel nostro Paese, c’è una campagna europea di tweet e di email programmata per il 15 ottobre, data di inizio del Consiglio Europeo di Bruxelles. “Un assedio fisico e virtuale” concludono gli organizzatori, “per far presente una volta di più che non è possibile escludere i cittadini e le cittadine dai decisioni che li riguardano e che possano cambiare, in peggio, le loro prospettive di vita”.

Ne parliamo con Alberto Zoratti uno dei portavoce della campagna Stop TTIP


L’elenco delle iniziative sul sito della Campagna Stop TTIP Italia: http://stop-ttip-italia.net/10-17-ottobre-ce-uneuropa-che-si-mobilita/
Il sito internazionale: https://www.trade4people.org/?lang=it
Il profilo facebook: https://www.facebook.com/StopTTIPItalia
L’account Twitter: @StopTTIP_Italia

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Al fianco del popolo curdo contro il terrorismo di stato

BASTA STRAGI! Al fianco del popolo curdo contro il terrorismo di stato, pace subito!

Lunedi 12 Ottobre
ROMA
ore 17 Piazza delle Repubblica

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A poco meno di un mese dalla elezioni politiche in Turchia che si svolgeranno il 1° Novembre, ieri mattina un attentato ha colpito la manifestazione per la pace organizzata ad Ankara da KESK, DISK, TMMOB, TTB e diverse sindecati , associazioni, organziazioni e HDP ha artecipato. Una delle due esplosioni si è verificata durante il passaggio dell’HDP (Partito democratico dei popoli) e l’altra durante il passaggio dei manifestanti di Partizan-Kaldıraç.

Secondo unita di crisi dell’HDP il bilancio aggiornato delle vittime delle bombe è di 128 morti e 516 feriti. Una strage terribile che è solo l’ultimo episodio di una strategia della violenza e della repressione che Erdogan sta portando avanti in Turchia: nel mese di Maggio durante la campagna elettorale sono stati lanciati 150 attacchi contro le sedi dell’HDP ; il 5 giugno a due giorni dalle elezioni due bombe sono esplose a Diyarbakir durante il comizio (5 morti oltre 400 feriti), l’attentato all’Amara Center di Suruc il 20 Luglio (33 morti), i bombardamenti contro il PKK ed il terrorismo di stato contro le città del Kurdistan turco da più di due mesi sottoposte a continui coprifuochi;attacchi, torture ed omicidi contro la popolazione (negli ultimi 78 giorni sono stati uccisi 113 civili). “Non sono le bombe, il vostro silenzio ci uccide” è la frase scritta su di un muro comparsa ad Ankara questa mattina.

Proprio per questo è urgente passare all’azione, è ora di agire! Scendiamo in piazza in tutta Italia a sostegno della pace, contro le stragi di stato ed il terrorismo di Erdogan

http://www.uikionlus.com/basta-stragi-al-fianco-del-popolo-curdo-contro-il-terrorismo-di-stato-pace-subito/

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Basta con una politica sanguinaria!

Tradotto e inviato da Marinella Correggia

Basta con una politica sanguinaria

Un centinaio di persone hanno perso la vita e molte di più sono state ferite in un’esplosione verificatasi ad Ankara, in Turchia, alla manifestazione che aveva come slogan “Contro la guerra, pace ora”. Questo attacco mira a terrorizzare non solo chi manifesta ma l’intera società. Gli assassini mirano a far sì che il nostro popolo si abitui al terrore e alla violenza. Il loro obiettivo è rendere le persone disperate e impaurite, così che non scendano più in strada. 
L’attacco, chiunque l’abbia perpetrato è da ricondurre alle politiche sanguinarie del partito di governo, l’Akp, che vanno avanti da anni e che di recente hanno conosciuto un escalation. Gang islamiste reazionarie, favorite in particolare dall’ostilità contro la Siria, stanno ora tornando in Turchia, sapendosi garantite dal governo Akp. E’ noto che questi gruppi fanno parte delle politiche sanguinarie dell’Akp. Per anni, hanno agito come esecutori a beneficio dell’imperialismo e continuano questo ruolo in Turchia. 
Il governo Akp, che non può tollerare nemmeno di sentir parlare di pace, non esista a ricorrere a qualunque strumento per le sue politiche violente. 
Opporvisi è dovere di tutti quelli che amano la pace e delle forze progressiste. La migliore risposta che il nostro popolo possa dare a questo crudele attacco ad Ankara è compiere questo dovere. E’ l’unico modo di rispondere ai fini dell’imperialismo e del suo collaboratore Akp, e di arrivare a una vera pace.
Il nostro popolo non si chinerà davanti all’imperialismo e ai suoi collaboratori. 

 

Peace Association of Turkey
Istanbul, 10.10.2015

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Kunduz, Sirte, Baghdad….

KUNDUZ, SIRTE, BAGHDAD… CONFESSIONI DEI CRIMINALI DI GUERRA, NATO, USA, ETC.

http://cambiailmondo.org/2015/10/04/kunduz-sirte-baghdad-confessioni-dei-criminali-di-guerra-nato-usa-etc/

KUNDUZ-Afganistandi Marinella Correggia
Errore? Rischio calcolato? Atto deliberato? Il governo afghano ha «giustificato» il bombardamento da parte della Nato di un ospedale di Médecins sans frontières a Kunduz in questo modo: «Lì si nascondevano dieci talebani». E’ una confessione di crimine. Infatti le convenzioni internazionali vietano di colpire strutture civili (ospedali, acquedotti, centrali elettriche, quartieri residenziali…), anche quando vi si annidino i nemici armati di chi colpisce. Quello a Kunduz è un crimine di guerra.

Nato e Stati uniti – che aprono un’inchiesta ma non si scusano – non compiono questo errore madornale di comunicazione (sono la coalizione umanitaria!) e dichiarano: «Potrebbe essere stato danneggiato un ospedale in un’operazione contro talebani che minacciavano le truppe della coalizione». Ma siccome nel bistrattato diritto internazionale la protezione dei civili assume carattere assoluto, anche in questo caso si tratta di crimine di guerra: perché nemmeno insediamenti militari si potrebbero colpire, se nelle vicinanze o al loro interno sono presenti civili.

Altre due osservazioni:

1) è certo che nessuno pagherà per la strage con il carcere, fra i colpevoli ai diversi livelli della catena di comando ed esecuzione: decine di casi lo comprovano; al massimo ci sarà un risarcimento danni, di un ammontare offensivamente basso per le vittime di nazionalità afghana: decine di casi lo comprovano;

2) la giustificazione data è che i talebani (frutto avvelenato dell’Occidente, in ogni caso) minacciavano le truppe Nato. Dunque la Nato protegge solo se stessa?

Sì. La Nato protegge solo se stessa. E protegge i suoi occasionali alleati armati sul campo. Come durante l’operazione Unified Protector che nel 2011 ha liquefatto l’ex Jamahiriya libica. In Libia l’Alleanza atlantica fece da forza aerea Nato a milizie estremiste, al qaediste e pre-Califfato. La Nato assediò dal cielo la città di Sirte colpendo anche un ospedale. A che scopo? Non certo per proteggere i civili, anche se questo era il surreale compito affidato all’Onu all’Alleanza atlantica: i civili non erano minacciati dalle truppe libiche residue che a Sirte giusto si nascondevano. Sirte fu attaccata per quasi due mesi dalla Nato solo appunto per proteggere l’avanzata dei miliziani a terra che assediavano la città (luogo di nascita dell’Unione africana nel 1999, ora in mano a Daesh).

Durante una delle conferenze stampa Nato in contemporanea a Napoli e Bruxelles, nel mese di ottobre 2011, chiesi al colonnello canadese Roland Lavoye (che i servili giornalisti a Bruxelles chiamavano familiarmente per nome, e lo stesso facevano con la portavoce romena Oana Longescu; i giornalisti italiani di centrodestrasinistra invece a Napoli erano semplicemente assenti, o muti a registrare fedelmente qualunque dichiarazione): «Da Sirte hanno denunciato che la Nato, bombardando vicino a un ospedale, lo abbia colpito facendo dei feriti». Risposta di Lavoye: «Ah, ma lei lo sa chi c’era vicino all’ospedale? Le “truppe di Gheddafi”».

Anche a prendere per buona questa versione, si tratta di un’ennesima autodenuncia di crimine: perché comunque le convenzioni di Ginevra impediscono di prendere il rischio di colpire civili (i famosi «effetti collaterali»). Se appunto c’è questo rischio, bombardando da diecimila metri, è meglio desistere. In Libia non hanno mai desistito, e nemmeno altrove.

Nel 2001 gli aerei Usa a Kabul colpirono la sede della Croce rossa internazionale. Per sbaglio? Per assunzione di rischio? Ma nessuno nemmeno si scusò.

Nel 1999 durante l’operazione Nato contro la Serbia-Montenegro furono colpite a Pancevo fabbriche chimiche con il rischio di una strage. Nessuna conseguenza.

Invece a Baghdad nel 1991 gli aerei della coalizione internazionale occidental-araba capitanata dagli Usa, nel corso della Tempesta del deserto, non colpirono infrastrutture civili per errore o assumendosi il rischio.

In quel caso fu deliberato. L’Iraq doveva essere riportato all’era preindustriale. Come dichiarò l’allora presidente degli Stati uniti, George Bush (padre).

La punizione doveva essere selvaggia, per chi aveva osato sfidare gli alleati petroliferi dell’Occidente, il cui stile di vita (basato sul petrolio) non è e non era negoziabile.

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Atlantide sgomberata all’alba!

Le forze dell’ordine arrivate stamattina. Attiviste portate fuori di peso e ingresso murato. Subito presidio solidale e poi corteo. Appuntamento per le 12 in piazza Maggiore: “Buona campagna elettorale, sindaco Merola!”.

http://www.zic.it/atlantide-sgomberata-allalba-fotovideo

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Desmonautica

La rubrica di Denys, all’interno della nostra trasmissione cambia nome ma non solo e da “Quell* che non hanno il genere, ma hanno la classe” diventa “Desmonautica” e Denys ci spiega perché:

“Desmos: legame e vincolo per definizione, ma anche rapporto e relazione,
interconnessione. Legamento nei libri di medicina, controllo in quelli
di meccanica, desmologico è lo studio dei legami chimici molecolari e
atomici. Desmonautica è quaderno di appunti e diario di un viaggio nei
tendini della società, e alle sue desmopatie.

Il desmonauta che lo narra ha smesso di non avere il genere ma avere la
classe. Per meglio dire, la classe ce l’ha ancora. Il genere pure, work
in progress. Tutto sta mutando e lui non facendo eccezione si è avviato
verso nuovi sviluppi, nuovi orizzonti, una nuova storia, sua e delle sue
idee, ed è ora convinto e intenzionato più che mai ad indossare tuta
antigravitazionale, solidi scarponcini e un paio di acuti occhiali
materialisti per guardare, sviscerare, analizzare spazi e tempi. Gli
spazi sono quelli del sapere, dell’agire, del divenire e
dell’attraversare, con i soggetti e le contraddizioni che contengono. I
tempi sono quelli che corrono, e qualche volta fanno un salto in avanti.

Ogni ultimo mercoledì del mese chiama le cose col loro nome con
interventi spurii tanto quanto le sue presenze nella sua rubrica, che
rimane dov’è: ogni ultimo mercoledì del mese, solito orario, sulla
frequenza 87.9FM di Radio Ondarossa.”

Questa è la sigla!

https://www.youtube.com/watch?feature=player_detailpage&v=lLuI6oAiI1A

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Podcast della trasmissione del 7/10/2015

Questa è la prima trasmissione dell’anno politico 2015/2016, Buon ascolto!

“I Nomi delle Cose” /Puntata del 7/10/2015

Lo stato dei movimenti, compreso quello femminista

“Era una notte di lupi feroci, l’abbiamo riempita di suoni e di voci”

“Dedicata a Lucia Ottobrini/la trasmissione del nuovo anno politico: cosa resta e cosa cambia/Desmonautica/Mai contro sole/Lo stato dei movimenti”

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Lucia Ottobrini

Lucia Ottobrini

E’ morta ieri (26 settembre 2015 n.d.r.) l’ultima partigiana di Via Rasella

rasella
E’ scomparsa ieri, nella clinica San Raffaele di Rocca di Papa, a 91 anni, Lucia Ottobrini, valorosa partigiana, una delle quattro ragazze dei Gap (assieme a Carla Capponi, Maria Teresa Regard e Marisa Musu), medaglia d’argento al valor militare, compagna di lotta e moglie di Mario Fiorentini. Partecipò a molte azioni partigiane a Roma. Nata il Alsazia da famiglia antifascista di lavoratori italiani emigrati, nemmeno ventenne, è incaricata di nascondere in casa le armi per le azioni; successivamente, in virtù della sua conoscenza del tedesco si infiltra tra i nazi-​​fascisti, con i nomi di battaglia di “Maria Fiori” o “Leda Lamberti”. Ben presto partecipa attivamente alla lotta armata.
Il 31 ottobre 1943, partecipa ad un’azione di copertura, in corso Vittorio Emanuele, in cui vengono uccisi tre militanti della Rsi. E’ protagonista, il 18 dicembre 1943, dell’azione al cinema Barberini in cui vengono uccisi otto militari tedeschi. Fermata dalle SS riesce a farsi rilasciare grazie alla sua conoscenza del tedesco. Il 10 marzo ’44, assiemea Mario Bentivegna, Mario Fiorentini (col quale si sposerà) e Franco Ferri, lanciano alcune bombe contro un corteo di fascisti che sfilano in via Tomacelli: tre morti e diversi feriti. Non parteciperà direttamente all’azione di via Rasella, il 23 marzo ’44, perché malata,  ma sarà lei a riempire di esplosivo il carretto della nettezza urbana utilizzato per l’attacco al Polizeiregiment Bozen, che causerà la morte di 33 militari tedeschi.
Verrà insignita, dopo la Liberazione, della medaglia al valor militare. Ciao Lucia e grazie per il grande contributo dato contro l’occupazione nazifascista.
Alcune stime della partecipazione femminile alla Resistenza:
  • 70000 donne organizzate nei Gruppi di difesa della Donna;
  • 35000 donne partigiane, che operavano come combattenti;
  • 20000 donne con funzioni di supporto;
  • 4563 arrestate, torturate e condannate dai tribunali fascisti;
  • 2900 giustiziate o uccise in combattimento;
  • 2750 deportate in Germania nei lager nazisti;
  • 1700 donne ferite
  • 623 fucilate e cadute;
  • 512 commissarie di guerra.
 http://​violapost​.it/​2​0​1​5​/​0​9​/​2​7​/​e​-​m​o​r​t​a​-​i​e​r​i​-​l​u​l​t​i​m​a​-​p​a​r​t​i​g​i​a​n​a​-​d​i​-​v​i​a​-​r​a​s​e​l​l​a​/​#​s​t​h​a​s​h​.​w​V​v​e​i​K​0​x​.​d​puf
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Confronto generazionale e lavoro di cura.

libro Elena Confronto generazionale e lavoro di cura, un libro di

Elena De Marchi e Claudia Alemani

Editore VIELLA /Collana: Storia delle donne e di genere, 4
Pubblicazione: Ottobre 2015

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Podcast della Parentesi del 7/10/2015

La Parentesi di Elisabetta del 7/10/2015

” Mai contro sole“

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La Parentesi di Elisabetta del 7/10/2015

“Mai contro sole”

contro sole

Quando si decide di intraprendere una lotta, il primo problema che ci si dovrebbe porre è il riconoscimento del nemico.

Non è questione da poco o da sottovalutare altrimenti rischiamo di combattere “contro sole” e, non vedere chi abbiamo di fronte, significa perdere in partenza.

Lo abbiamo già detto tante volte, siamo calate nella fase imperialista del capitalismo, nella sua fase che tende al monopolio. Il neoliberismo non è altro che il punto a cui è arrivato il capitale nel suo processo autoespansivo, è una vera e propria scelta ideologica e non il prodotto di un momento di crisi. O meglio, la crisi c’è ma è per tutti quelli attaccati dalle politiche neoliberiste, siano strati sociali o Stati, qui o nel terzo mondo, e nulla di quello che succede è il prodotto di una difficoltà del capitale, bensì di una precisa scelta.

Stiamo assistendo ad un lotta spietata senza esclusione di colpi per la ridefinizione dei rapporti di forza tra le multinazionali e gli Stati e con gli oppressi tutti.

Ma il neoliberismo è un prodotto ideologico statunitense che, testato nel Cile di Pinochet, attraverso l’Inghilterra è arrivato fino a noi in Europa.

Sono proprio gli Stati Uniti ad avere la pretesa egemonica  e a porsi come Stato del capitale.

Dire questo non significa fare dell’antiamericanismo, ma leggere gli avvenimenti che scorrono davanti ai nostri occhi per quello che sono, un attacco a tutto campo da parte degli Usa a tutti coloro che sono asimmetrici agli interessi statunitensi, un passo dopo l’altro, dalla Jugoslavia, all’Iraq, passando per l’Afghanistan, dalla Libia alla Siria o che possono essere funzionali al progetto espansivo come per l’Ucraina. Il progetto di dominio e di controllo mondiale degli Usa cammina senza soste e non riconosce neppure alleati, ma solo vassalli. E’ chiaro che essendo la fase imperialista, anche gli altri paesi sono imperialisti. L’Europa stessa avrebbe delle pretese di imporsi come polo imperialista autonomo dagli Usa, dato che i suoi interessi non sono sempre coincidenti, ma non ne ha né la possibilità, né la forza, soprattutto militare. Una potenza economica come la Germania è “occupata” dalle basi statunitensi e, infatti, non riesce a sottrarsi alle sanzioni nei confronti della Russia che la danneggiano fortemente. Il TTIP è emblematico dell’attacco sferrato dagli Usa all’Unione Europea.

Annacquare il discorso politico in un generico antimperialismo, significa non riconoscere il nemico e, quindi, sottovalutare l’importanza delle mobilitazioni contro la Nato, vero e proprio esercito di aggressione e danzare sopra una polveriera.

Ma, non riconoscere il nemico esterno, non permette neppure di riconoscere il nemico interno.

E’ il PD, nelle sue varie accezioni, ad aver naturalizzato e a naturalizzare il neoliberismo nel nostro paese e a rappresentare gli interessi delle multinazionali anglo-americane qui da noi e ad aver trasformato l’Italia in un governatorato. Ma il riconoscimento del nemico non avviene per posizioni ideologiche o preconcette, avviene solo e soltanto dall’analisi delle scelte e dei comportamenti politici. La socialdemocrazia si è trasformata in destra moderna e usando un lessico, parole, segni, segnali e modalità della sinistra è riuscita a naturalizzare il neoliberismo, un passo dopo l’altro, una “così detta riforma” dopo l’altra, fino all’attuale dilagare del governo Renzi, tra l’altro illegittimo, ma che rappresenta solo l’ultimo atto di un lungo percorso. La destra tradizionale è, in questo gioco, assolutamente perdente, attardata su modalità politiche, queste sì, della vecchia DC, dei contributi statali a pioggia, delle commesse nel sud, dei rapporti con la mafia…..a tutela degli interessi di una borghesia nazionale  destinata alla sconfitta dalla nuova iper-borghesia o borghesia transnazionale o borghesia imperialista che dir si voglia.

L’iper-borghesia sta ridefinendo gli assetti anche all’interno di quella che era l’ossatura della borghesia e in questa ridefinizione dei rapporti all’interno della classe ha buttato a mare la piccola e media borghesia, i piccoli imprenditori, i professionisti, gli insegnanti, il ceto medio nelle sue varie configurazioni.

Il traballante e strumentale stato sociale keynesiano, strumentale perché scelto, in verità, in funzione anticomunista, con riferimento non solo all’Unione Sovietica, ma ad un immaginario che attraversava  le classi subalterne, è venuto meno. E’ stato chiuso in maniera drastica e unilaterale ogni spazio di contrattazione.

Ma c’è l’impressione netta che le lotte che vengono messe in atto per contrapporsi al neoliberismo dilagante appartengano ancora ad una configurazione sociale keynesiana che non esiste più: gli scioperi, le proteste, le manifestazioni, i presidi….sono tutte forme di lotta che presuppongono un interlocutore. Ma l’interlocutore non c’è più, c’è solo un nemico.

E se il patto sociale è rotto, perché è rotto, e, purtroppo non l’abbiamo rotto noi, allora nessuno, ma proprio nessuno deve più nulla a questo Stato: nessuna tassa, nessun ticket, nessuna bolletta, nessuna multa, nessun biglietto…..nulla di nulla è più dovuto a nessun titolo.

Le lotte territoriali sono importanti, partire dai bisogni e dalle esigenze altrettanto, ma non basta, bisogna riuscire a parlare a tutti gli strati sociali colpiti dalla crisi, cogliere  e raccogliere quelle istanze che li attraversano e trasformarle in lotta di classe.

Ma qualsiasi lotta porteremo avanti non ci dovremo mai dimenticare chi è il nemico esterno, chi è il nemico interno e qual è l’obiettivo: uscire da questa società.

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Contro i Cie al Porto Fluviale

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Palinsesto del 7/10/2015

ANNO IV-2015/2016 I NOMI DELLE COSE la trasmissione della coordinamenta femminista e lesbica
tutti i mercoledì dalle 20.00 alle 21.00 sugli 87.9 di radio Onda Rossa

PALINSESTO di mercoledì 7 ottobre 2015

“La trasmissione del nuovo anno politico 2015/2016
cosa resta e cosa cambia”

ore 20.00 Apertura Dedicata a Lucia Ottobrini

ore 20.10 “Lo stato dei movimenti, compreso quello
femminista”
PRIMA PARTE

era una notte

ore 20.30 La Parentesi di Elisabetta “Mai contro sole”

ore 20,35 ” Lo stato dei movimenti, compreso quello femminista”
SECONDA PARTE

Ciao a tutte, le coordinamente
coordinamenta@autistiche.org
per riascoltarci e per leggere i documenti
coordinamenta.noblogs.org
per ascoltarci in streaming
www.ondarossa.info cliccando “ascolta la diretta”

 

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Avete visto il film “Louise-Michel”?

Siamo d’accordo con il primo ministro francese Valls quando dice”….queste azioni sono l’opera di canaglie”, ma questa riflessione/commento deve essere rivolta ai vertici di Air France.

Quando il presidente francese Hollande definisce “violenze inaccettabili” quello che è successo avrebbe dovuto riferirsi al taglio dei 2900 posti di lavoro.

Avete visto il film “Louise-Michel”?

air france

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Patriarche: Susanna Camusso

Expo. La polizia ferma cinque dirigenti dell’opposizione Cgil 

http://contropiano.org/politica/item/33244-expo-la-polizia-ferma-cinque-dirigenti-dell-opposizione-cgil

AGGIORNAMENTO.  I sindacalisti della minoranza Cgil fermati dalla polizia questa mattina all’Expo, sono stati rilasciati nel tardo pomeriggio e denunciati per “resistenza a pubblico ufficiale e manifestazione non autorizzata”. Non solo, gli è stato consegnato il divieto a rimettere piede dentro l’area dell’Expo, una sorta di foglio di via da un’area che a questo punto sembra diventata una sorta di zona extraterritoriale. All’uscita del Commissariato, i sindacalisti hanno trovato Susanna Camusso e altri dirigenti della Cgil che, lungi dall’esprimere solidarietà ai fermati, li hanno accusati di aver violato le regole interne all’organizzazione.

 

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