Podcast della Parentesi del 13/1/2016

La parentesi di Elisabetta del 13/1/2016

“Mala tempora currunt”

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La Parentesi di Elisabetta del 13/1/2016

“Mala tempora currunt”    cavallo di troia

Continuano le trattative tra gli Stati Uniti e l’Unione Europea per il TTIP. La prima considerazione che balza agli occhi è che  continuano ad essere segrete. Un trattato che avrà ripercussioni importanti nella vita di milioni di persone viene condotto segretamente. Alla faccia di quelli/e che si riempiono la bocca di parole come democrazia, rappresentatività, partecipazione.

Non è necessario ricordare qui cos’è il TTIP: un attacco a tutto campo alla sovranità dei singoli paesi che minerà le possibilità di sopravvivenza di interi settori economici e industriali nonché un attacco a tutto campo alle conquiste alimentari, sociali, culturali ottenute nei singoli Stati europei. Il TTIP è una vera e propria Nato economica.

La Nato, di fatto, detta la linea politica estera agli Stati aderenti all’Unione Europea. Il TTIP lo farà anche nel campo economico.

Non è sufficiente dire che le lobby delle multinazionali anglo americane fanno pressione, è necessario dire che le stesse dettano l’agenda. Questo non è una novità negli USA dove le multinazionali dirigono la politica in maniera compiuta dai tempi dell’assassinio di J.F.Kennedy. Già Eisenhower, che pure veniva dall’esercito, nel discorso di commiato alla fine del suo mandato presidenziale, denunciò l’invadenza e qualche cosa di più dell’apparato militare industriale. L’espansione e la sempre maggior forza politico-economica che questo settore avrebbe raggiunto nei paesi capitalisti è stata analizzata e raccontata con estrema chiarezza da Rosa Luxemburg.

L’apparato militare industriale statunitense detta ora la politica estera dell’UE tramite il grimaldello della NATO . E si cerca di estendere questa ingerenza diretta  in tutti i campi tramite il cavallo di troia del TTIP. Di fronte all’importanza e alle devastanti conseguenze di questa operazione, colpisce il silenzio e la disattenzione in Italia rispetto al tema, non solo da parte dei media ma anche del movimento antagonista. Certo, i primi sono schierati, interessati e parte integrante del sistema, ma la  disattenzione del movimento è preoccupante .

L’unico paese dove il dibattito è forte e ci sono state imponenti manifestazioni di piazza contro il TTIP è la Germania dove il governo, che è espressione degli interessi dell’industria manifatturiera ed esportatrice, mettendo al primo posto gli interessi di quest’ultima con evidenti riflessi occupazionali, mostra poca propensione all’adesione al TTIP. Perciò balza agli occhi che l’SPD nel suo ultimo congresso, nel dicembre del 2015 dei tanti temi che poteva e avrebbe dovuto affrontare, ha trovato il tempo di discutere e di sancire formalmente per iscritto la sua disponibilità all’ adesione al TTIP.

Qualcuno potrebbe definire questa scelta improvvida dato che va contro gli interessi della Germania e non tiene conto degli umori e delle scelte dei tedeschi. Ma il gruppo dirigente dell’SPD queste cose le sa: Evidentemente ha puntato sull’influenza a tutto campo degli Stati Uniti e spera di eliminare Angela Merkel e di andare al potere da solo con una soluzione all’italiana.

Mala tempora currunt. E’ necessario mettere all’ordine del giorno lo smascheramento e la sconfitta politica della socialdemocrazia che naturalizza nei paesi europei il neoliberismo che vuol dire realizzare compiutamente in Europa la società americana. E passaggio fondamentale è l’uscita dell’Italia dalla Nato.

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Lettera-denuncia delle detenute di Sollicciano

carcere di SolliccianoLettera-denuncia delle detenute di Sollicciano

http://firenzedalbasso.org/lettera-denuncia-delle-detenute-di-sollicciano/

“Abbiamo celle invivibili, piene di muffa e ci piove dentro e ci tengono senza riscaldamento e senza acqua calda, la sera siamo costrette a dormire con i panni addosso perché dal freddo non riusciamo a mettere il pigiama”

Così scrivono le detenute di Sollicciano in una lettera-denuncia l’ultimo giorno del 2015.

Freddo, sovraffollamento, infestazioni di topi e scarsa assistenza sanitaria, questi i principali problemi che denunciano le autrici della lettera che affermano “Viviamo peggio degli animali” sottolineando, se ancora ce ne fosse bisogno, come il carcere sia un luogo dove anche i diritti più basilari sono negati e la dignità personale profondamente lesa.

“Siamo infestati dai topi infatti alcune detenute nella notte sono state morse e non hanno avuto assistenza medica, cioè in ritardo. Siamo state costrette a dormire con una sola coperta e alcuni sono senza il cambio delle lenzuola che avviene ogni 15 giorni ma dobbiamo essere fortunate e la rifornitura che comprende 4 rotoli di carta igienica a testa, due flaconi di detersivo per lavare i pavimenti, saponette per lavare i panni una volta al mese. Ci sono detenute con problemi psichici, con epilessia e attacchi di panico e alcune asmatiche e sono rinchiuse da sole, abbandonate a se stesse peggio del manicomio di Montelupo fiorentino”

Negli ultimi anni i casi di suicidio e tentato suicidio nel carcere fiorentino sono stati ben oltre la media nazionale e il problema del sovraffollamento ha assunto dimensioni ben oltre la soglia della criticità.

Già due anni fa il numero dei detenuti era di 990 uomini e 112 donne con un totale di 1021 persone fra cui addirittura tre bambini, in una struttura che dovrebbe ospitare 480 persone.

E’ bizzarro come a fronte di questa situazione in cui è violata ogni basilare norma igienica e umanità   il Comune di Firenze specifichi nella sua “Guida” per i detenuti di Sollicciano che un motivo di sanzione disciplinare sia

  1. negligenza nella pulizia e nell’ordine della persona o della camera;

Se il carcere è sicuramente l’istituzione totale per eccellenza, dove la privazione della libertà è assoluta è anche l’istituzione in cui tutto viene messo a profitto.

Analogamente ad altre strutture detentive o assistenziali, si pensi alle strutture d’accoglienza (in cui il Comune di Firenze spende cifre enormi) o ai Cie (in cui quotidianamente si lamentano situazioni di alloggi fatiscenti e situazioni igienico sanitarie gravose), ogni persona che entra nel meccanismo diventa una fonte di profitto per molti attori: i gestori delle strutture in primis, ma anche tutta la rete delle cooperative e degli enti gestori che traggono il massimo profitto dalla vita degli abitanti.

Il carcere è un business.

Ogni detenuto costa allo Stato circa 200 € al giorno, di cui forse una minima parte viene usata per le esigenze del detenuto stesso (che peraltro è costretto a pagare la propria permanenza in carcere circa 50 € al giorno), la maggior parte va a finanziare tutti quei soggetti che sul carcere speculano e fanno profitto.

Analogamente un “ospite” in una struttura d’accoglienza costa al Comune di Firenze 70 € al giorno , in un mese fanno più di 2000€, e dato che molte persone finiscono nelle strutture dopo sfratti o situazioni di emergenza abitativa, risulta ancor più paradossale come dando la stessa cifra alla persona stessa l’emergenza si risolverebbe da sola.

E’ sempre più evidente come il grande contenitore della così detta marginalità sociale (non è un mistero che la detenzione è strettamente legata alla povertà) sia funzionale alla speculazione e al profitto sulla povertà stessa fregandosene dei diritti umani più basilari a conferma anche di un’idea  di carcere come espiazione ed estrema punizione al di là di ogni vuota retorica di reinserimento sociale.

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Palinsesto del 13/01/2016

ANNO IV-2015/2016 I NOMI DELLE COSE la trasmissione della Coordinamenta femminista e lesbica tutti i mercoledì dalle 20.00 alle 21.00 sugli 87.9 di Radio Onda Rossa/ S.O.S. SOSTIENI ROR!!! LA RADIO PER CONTINUARE A TRASMETTERE HA BISOGNO DI UN AIUTO CONCRETO e IMMEDIATO!  http://www.ondarossa.info/node/2

Questa è la prima trasmissione del nuovo anno, quindi buon 2016 di lotta!nella consapevolezza che

Immagine. 3 png Siamo tutte prigioniere politiche!

PALINSESTO di mercoledì  13 gennaio 2016

ore 20.00 Apertura Rosa Luxemburg

“L’imperialismo è al tempo stesso un metodo storico per prolungare i giorni del capitale
ed il mezzo il più sicuro e più veloce di mettervi obiettivamente un termine.
Ciò non significa che il punto finale abbia bisogno di essere raggiunto alla lettera.
La sola tendenza verso questo scopo dell’evoluzione capitalista si manifesta
già attraverso dei fenomeni che fanno della fase finale del capitalismo un periodo di catastrofi”
L’Accumulazione del capitale, III, 31: “Il protezionismo e l’accumulazione”.

ore 20.10 PARTE PRIMA

“Attualità femminista 

ore 20.30 La Parentesi di Elisabetta “Mala tempora currunt”

ore 20.35 PARTE SECONDA

Ricominciamo da tre “Perché il femminismo deve essere contro la  guerra del capitale e contro la Nato”

Antimilitarista0023

da http://mojumanuli.noblogs.org/

Ciao a tutte, le coordinamente coordinamenta@autistiche.or

per riascoltarci e per leggere i documenti
per ascoltarci in streaming
www.ondarossa.info cliccando “ascolta la diretta”
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Teresa Scinica

Teresa Scinica

Teresa Scinica

Teresa Scinica, ex operaia Fiat e sindacalista Cgil di origini calabresi. A vent’anni, è stata arrestata a Torino e condannata all’ergastolo per aver fatto parte delle Brigate Rosse-Partito Guerriglia. Non si è pentita né dissociata e ha terminato di scontare la sua pena usufruendo della libertà condizionale.

 

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Joan Baez-House Of The Rising Sun

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Violenza di genere e femminicidi politici

Violenza di genere e femminicidi politici

di Nicoletta Poidimani

http://www.nicolettapoidimani.it/?p=1065

La violenza di genere ha sempre una valenza politica, dal mio punto di vista, poiché è uno strumento utilizzato per perpetuare il secolare dominio del genere maschile sulle donne. Poco conta se questo uso sia sempre consapevole o sia frutto di una mentalità che inferiorizza le donne fino a renderle proprietà maschile, dunque schiave dell’uomo. È un dato di fatto storicizzabile, da combattere alla radice.

Esiste, poi, un uso politico della violenza di genere e del femminicidio, il cui obiettivo non è ‘solo’ quello di terrorizzare le donne per mantenerle in condizione di schiavitù, ma anche quello di terrorizzare un’intera popolazione. Generalmente questo secondo aspetto va di pari passo con la guerra. Nella storia se ne possono rintracciare innumerevoli casi; il più recente è quello della guerra che il governo di Erdogan sta portando avanti, con rinnovata ferocia, nei confronti della popolazione kurda.

Ciò che è avvenuto a Colonia e in altre città a capodanno è terribile, senza dubbio. E non deve stupire che la mentalità patriarcale faccia uso anche dei social network per organizzare violenze di massa. O continuiamo a pensare, stupidamente, che il patriarcato abbia a che vedere con il feudalesimo e nulla abbia a che fare con la modernità e le sue tecnologie?

Ricordiamo bene le aggressioni sessuali di gruppo in piazza Tahrir, al Cairo, quando orde di maschi circondavano le donne, le molestavano e le stupravano per ‘punirle’ della libertà che si erano prese scendendo in piazza a protestare. Ma dovremmo anche ricordare bene  come, nell’arco di breve tempo, si organizzarono i gruppi di difesa e autodifesa delle donne. E così anche in India, e in tante altre parti del mondo. Che oggi le aggressioni sessuali di gruppo – come quelle di Colonia – vengano ridotte ad una questione etnica o culturale, serve solo a coprire un dato di fatto, che noi donne abbiamo, invece, molto chiaro – anche se giornaliste & C. sembrano dimenticarsene molto facilmente quando si tratta di soffiare sul fuoco della xenofobia.

Quale donna non ha avuto a che fare con aggressioni sessuali di branco già dalle elementari, se non da prima? Cosa c’entra la provenienza etnica, se non per dissimulare un problema molto più profondo che si chiama dominio patriarcale e che viene instillato nei maschi ancor prima che nascano? Si tratta di un dominio che, pur manifestandosi con declinazioni  differenti, nella sostanza non cambia affatto.

Quando ero in Olanda, ad Utrecht, per ragioni di studio, mi si raccontava di come quel paese fosse avanti anni luce, quanto le donne fossero emancipate e quanto illuminati fossero gli olandesi coi loro matrimoni gay e lesbici, col loro antiproibizionismo ecc ecc… Trovavo poco convincenti queste affermazioni, anche perché sapevo della genderizzazione della popolazione migrante in base alla divisione capitalistica del lavoro: per ottenere il permesso di soggiorno, alle donne immigrate veniva insegnato come diventare delle ‘brave casalinghe olandesi’ – che il lunedì lavano i panni, il martedì stirano, e via dicendo – mentre agli uomini venivano insegnati lavori di basso profilo, per tenerli al fondo della scala sociale e ‘razziale’. Ma la conferma che l’Olanda non fosse affatto un paese meno machista di altri l’ho avuto durante il Queen’s day, quando, il 30 aprile, l’intera popolazione è in festa per il compleanno della regina (tutto vero!). Si tratta di una giornata in cui si rovesciano le consuetudini quotidiane, più o meno rigidamente mantenute per tutto il resto dell’anno. Una sorta di carnevale, nel senso più alienato del termine; una  ‘valvola di sfogo’. I festeggiamenti cominciano la sera del 29 aprile e proseguono per 24 ore – inutile dire che, poi, il primo maggio, tutti/e rientrano docili nei loro ranghi calvinisti, altro che festa del lavoro! – e per tutto quell’arco temporale gli olandesi (e le olandesi!) si scolano ettolitri di alcolici ed è molto frequente incontrare gruppi di maschi alti e biondi, ubriachi marci, che insultano e molestano le donne – soprattutto quelle che non hanno tratti somatici tipicamente nederlandse. Non sto qui a raccontare la serata che io e un’amica spagnola – entrambe basse e scure, quindi visibilmente non-nederlandse – abbiamo trascorso difendendoci da insulti e aggressioni da parte di vari branchi di olandesi, la cui mentalità machista è rafforzata da un’altrettanto forte eredità partiarcal-coloniale. Continua a leggere

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9 gennaio in ricordo di Sakiné, Fidan, Leyla

9 Gennaio in ricordo di Sakiné, Fidan, Leyla

Oggi si svolgono diverse iniziative in diverse città per ricordare Sakinè, Fidan, Leyla assassinate tre anni fa a Parigi dai Servizi Segreti Turchi e per sostenere la lotta delle donne e della popolazione curda.

Le problematiche sul fronte esterno non sono mai disgiunte da quelle sul fronte interno. I Paesi occidentali , Usa in testa, conducono le guerre neocoloniali, destabilizzano interi paesi e aree geografiche e contemporaneamente producono sul fronte interno la militarizzazione dei territori, l’impoverimento sempre crescente della popolazione, l’affossamento delle garanzie sociali, la strumentalizzazione dell’antirazzismo e dell’antisessismo. Ci dobbiamo sempre ricordare che la Turchia che conduce con una violenza inenarrabile la persecuzione della popolazione curda, è un paese che fa parte della Nato ed è tutto interno al progetto di destabilizzazione dell’area mediorientale che gli Stati Uniti e Israele stanno portando avanti con determinazione e senza esclusione di colpi. L’Isis non è altro che un prodotto di questa politica. E non dobbiamo mai dimenticarci il ruolo e la funzione dell’Italia in questo contesto: Ocalan è stato, di fatto, con la sua espulsione, consegnato alle autorità turche dal governo D’Alema, con il PCDI al governo, l’Italia fornisce ufficialmente armi all’Arabia Saudita che servono per reprimere il popolo yemenita e vengono, neanche tanto occultamente, passate all’Isis.

In questo quadro il modo migliore per ricordare e rivendicare il patrimonio politico lasciatoci da Sakiné, da Fidan e da Leyla è mettere all’ordine del giorno l’uscita dell’Italia dalla Nato.

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9 gennaio
Pisa: ore 11, conferenza stampa della comunità kurda toscana sotto il comune di Pisa
Bologna: ore 16, sotto le Due Torri
Roma: ore 15, piazza del Colosseo (lato metro)
Viareggio: dalle 17.30, Cantiere sociale versiliese, via Belluomini 18
Lecce: dalle 17.30 alle 21.30, piazza Santo Oronzo

15 gennaio
Firenze: dalle 20.00, CPA Firenze sud, via di Villamagna 27/a

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Janis Joplin-Summertime

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Intervista a Gabriela Rivandeneira

Intervista da Quito per il Manifesto della Presidenta del Parlamento dell’Ecuador: “Abbiamo messo l’essere umano prima del capitale. Per questo viviamo una guerra permanente contro di noi dai media. Aiutateci a diffondere la verità”

Notizia presa dal sito www.Lantidiplomatico.it visita www.Lantidiplomatico.it

di Federica Zaccagnini, da Quito

Chi è Gabriela Rivadeneira?

Beh, Gabriela Rivadeneira è una giovane, madre, sognatrice, compagna, combattente, militante, molto disciplinata con l’organizzazione politica, perché crediamo che da lì nasca la base della proposta di trasformazione del nostro paese. Nell’attualità e nella contingenza sono Presidente dell’Assemblea Nazionale (il Congresso dei deputati, ndr).

Lei è cresciuta a Otavalo, dove ha assolto diversi incarichi di rappresentanza, è stata Consigliera Comunale, Vice-Prefetto, Governatrice nella regione di Imbabura. La sua vita personale e politica si è tenuta in una provincia e in una città, rispettivamente Imbabura e Otavalo, dove vi è una forte presenza indigena. Qual è la sua opinione a proposito di quelle accuse rivolte al Presidente Correa, secondo le quali avrebbe tradito gli indigeni e i movimenti? Continua a leggere

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#Colonia: contro l’uso razzista del corpo delle donne

#Colonia: contro l’uso razzista del corpo delle donne 

http://www.infoaut.org/index.php/blog/approfondimenti/item/16232-#coloniacontro-luso-razzista-del-corpo-delle-donne

il corpo delle donne

Proverò a sintetizzare qualche riflessione sui “fatti di Colonia” a partire da un editoriale della sempre pessima Lucia Annunziata sull’ (Fuff)Huffington Post. Per chi non sapesse a cosa mi riferisco, è l’episodio delle violenze sessuali di massa avvenute durante la notte di Capodanno a Colonia da parte di centinaia di uomini, a detta dei media “arabi” e “ubriachi”, a danni di decine di donne palpeggiate e stuprate all’uscita della metropolitana. Ovviamente avvoltoi razzisti nostrani e tedeschi sono zompati sul carrozzone facendone una questione etnica, per invocare più politiche securitarie. Qualcuno addirittura (vedi la sindaca di Colonia) ha incoraggiato le proprie concittadine a girare alla larga dagli stranieri, come se la nostranità del proprio interlocutore mettesse al riparo da molestie e violenze sessuali.

Ma perché stupirsi di costoro? Da leghisti, forcaioli e fogliacci come “Il Giornale” ci si aspetta questo ed altro. Il “problema” (o forse, la conferma) nasce quando personaggi come Lucia Annunziata, tra le entusiaste promotrici di “Se non ora quando”, pronta ad affacciarsi nelle piazze per auto-proclamarsi paladina e portavoce delle donne, usano il corpo delle donne stesse come strumento di propaganda e profitto economico. Tanto per cominciare, in perfetto stile destrorso, Annunziata opera una sovrapposizione tra migranti (percepiti come una massa unica ed indistinta), “arabi” (assunti come categoria antropologica liscia, pur coprendo la metà di un continente), Islam (come se tra “gli arabi” non esistessero i laici, gli atei o i non-praticanti) e infine la violenza sessuale (avallando in pieno quello che dicono colonialisti-razzisti e ISIS stesso, ossia che il Qu’ran avallerebbe la violenza sessuale e l’annichilimento fisico delle “infedeli”, quando ciò non è affatto vero, ma semmai il frutto di una culturale patriarcale, sessista e machista).

Partendo quindi da queste conclamate inaccuratezze di cui la direttrice di un giornale dovrebbe quantomeno preoccuparsi, la nostra si lancia al successivo passaggio logico: ossia che questa aggressione odiosa sia una guerra ALLA NOSTRA civiltà, quella occidentale, attraverso l’uso del corpo delle donne come terreno di guerra. Innanzitutto, a partire dai vulnus logici precedenti, appare chiaro che a detta di Annunziata la cosiddetta “cultura occidentale” sia estranea al sessismo, al machismo e alla violenza. Continua a leggere

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Intervista a Marzia

Vi racconto perché non vorrebbero farmi più andare allo stadio

http://www.riscattopisa.it/vi-racconto-perche-non-vorrebbero-farmi-piu-andare-allo-stadio/

Marzia

Intervistiamo Marzia Ricoveri, 51 anni, una delle cinque persone per cui la questura di Pisa ha chiesto il Daspo a causa della partecipazione alla manifestazione contro la Lega Nord lo scorso 14 novembre 2015.

Marzia, prima di tutto raccontaci qual’è il tuo rapporto con la squadra del Pisa e con la Curva Nord.

“Ho iniziato ad andare allo stadio perché fin da quando ero piccola i miei tre fratelli maschi mi hanno coinvolta tutte le domeniche a seguire le partite sia in casa che in trasferta. Erano i tempi di Romeo Anconetani e c’erano tanti ragazzi della mia età che preparavano gli striscioni, c’erano tanti ritrovi di persone di tutte le età che organizzavano il tifo. Anche le mie sorelle e i miei cognati andavano allo stadio. Siamo sempre stati una grande famiglia appassionata del Pisa.

Questa passione è stata trasmessa anche alle mie figlie che tutt’ora continuano a seguire le partite. In tutti quegli anni la mia frequentazione allo stadio è stata legata alla mia famiglia e anche quando non potevo andare l’ho sempre seguita alla radio.

Recentemente mi è tornata tanta voglia di andare in curva nord con le persone che abitano nel mio quartiere di Sant’Ermete. Tutte le volte che il Pisa gioca in casa andiamo a comprare il biglietto in Via Piave insieme ad una mia amica, una vicina di casa di 73 anni, prendiamo il motorino e raggiungiamo l’Arena. Siamo andate anche all’unica trasferta possibile senza Tessera del Tifoso a Pontedera.

Lo stadio mi dà la possibilità di rincontrare amici che non vedevo da molto tempo. Adesso ci sono tanti giovani ma anche tante persone anziane. È bello vedere tanta gente che tifa la squadra della propria città. Ora ci sono tanti cori nuovi ma spesso mi sbaglio e canto quelli vecchi di quando ero una ragazzina. Ogni volta che vado sto bene e mi dà tanta carica. Non ti senti sola, conosci gente nuova.Prima che ti notificassero questo Daspo, ne avevi mai sentito parlare delle restrizioni ai tifosi?

“Sì, le diffide. Tanti ragazzi che conosco sono stati diffidati per tanti e tanti anni perché magari hanno fatto invasione di campo o solo perché hanno tirato la carta igienica durante una coreografia. Queste “punizioni” ingiuste sono veramente ridicole.”

Raccontaci come ti hanno notificato il Daspo. Continua a leggere

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Sabato 16 gennaio a Roma

16 gennaio NoNato

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Per Monica

Quirra, una tragedia senza fine


“Chiedo giustizia per mia figlia Monica morta a Quirra”.

Dante Utzeri, 70 anni di San Vito, non ha dubbi: “È stato trovato torio nelle sue ossa quando è stata riesumata la salma. Il torio sparato con i missili nel poligono militare”.

Il pensionato ammette di aver trovato il coraggio di parlare dopo aver letto la notizia della morte di Roberto Vacca, il terzo fratello morto di tumore in un altro ovile a Quirra.

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Pakize, Fatma, Sêvê

Ancora un triplice femminicidio politico!

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Tre bellissimi fiori si intitolava il testo con cui Dilar Dirik, all’indomani del triplice femminicidio di Parigi, ricordava Sakine, Fidan e Leyla.
Ieri nella sua pagina facebook Dilar ha scritto:
Non ci posso credere!!! A pochi giorni dal terzo anniversario dell’omicidio delle tre attiviste kurde assassinate a Parigi, la notte scorsa altre tre attiviste kurde sono state massacrate a Silopi dall’esercito fascista turco. Sêvê Demir, membro del DBP, Pakize Nayır, copresidente del Consiglio popolare di Silopi e Fatma Uyar attivista del Congresso delle donne libere (KJA) sono state assassinate dallo Stato turco che agisce come ISIS!
Più loro diventano ISIS, più noi diventiamo Kobane!
Il sangue delle nostre sorelle non sarà stato versato senza una risposta!
Le donne kurde prenderanno una vendetta storica su tutte le forze del male patriarcali, non importa se si tratta di ISIS o della Turchia!
Ci temono perché la nostra forza farà a pezzi la loro visione del mondo!
Le donne kurde sono insorte per il mondo intero; è giunta l’ora che il mondo trasformi ogni luogo in un territorio di lotta contro coloro che vogliono distruggere i nostri sogni per una vita libera!
Şehîd namirin! Jin – Jiyan – Azadi!!!!
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