*FestivalTransfemministaQueer*

*FESTIVAL TRANSFEMMINISTA QUEER*
*11 e 12 giugno 2016* Milano

Festival

*in villa vegan occupata – Milano*

Due giorni di discussioni, laboratori, condivisione, musica, socialità. per
affinare le armi della critica contro il patriarcato e l’eteronormatività
in un ottica di attacco permanente a tutte le strutture di potere.

Prossimamente il programma completo su:
festivalqueertransfemminista.noblogs.org

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Mal Comune

Mal Comune

Pubblicato il 15 maggio 2016 · in Schegge taglienti ·

di Alessandra Daniele

Rembrandt_sindaci drappieri– Ladro, ladro, mi serve un ladro!
Il direttore del quotidiano di partito dà una manata al tavolino. Il tablet sobbalza, e scivola dal supporto improvvisato. Il direttore sbuffa, lo solleva, e ricomincia a scorrere le notizie.
– Niente, si stanno scannando, ma in realtà questi loro sindaci sono accusati solo di stronzate insignificanti, nomine, assunzioni, robetta… ma come hanno fatto questi pezzenti a vincere le elezioni comunali? Non ce l’hanno un criminale serio?
– Figuriamoci, certo che ce l’hanno – dice il caporedattore – non si sarà ancora fatto beccare. Questione di tempo.
– Ma a noi serve adesso! Fra meno d’un mese si vota, abbiamo mezzo partito in manette, la nostra tesi difensiva è che in Italia il più pulito c’ha la rogna, e invece questi pezzenti la rogna non ce l’hanno! – Scandisce, battendo la mano sul tavolino. Il tablet crolla in avanti. Il direttore bestemmia.
– Ma sono dei cialtroni incompetenti – dice il caporedattore.
– Esticazzi! Ormai è chiaro che di questo gli italiani non si preoccupano, anzi se ne sentono rassicurati, pensano che più un politico è incapace, e più sarà difficile che rubi senza farsi beccare. E infatti questi si fanno beccare subito per delle fesserie. Che a me non bastano – scandisce con stizza.
– Usiamole lo stesso. Spariamo il titolone “Dalle stelle alle stalle” per le rassegne stampa Tv, tanto quanti vuoi che leggano l’articolo?
Il direttore sospira.
– Qui ci vuole proprio l’agent provocateur.
Il caporedattore si guarda attorno perplesso.
– L’agente provocatore – traduce il direttore – uno che sotto copertura vada in giro a offrire mazzette ai politici per incastrare chi abbocca. Io gliel’ho detto al ministro, è questa la riforma più urgente.
– E se poi abbocca anche qualcuno dei nostri?
– Ma i nostri saranno avvertiti, coglione! L’agente ci serve per sputtanare questi pezzenti! – Solleva il tablet – Perché sia chiaro per tutti che in Italia fare politica senza rubare è im-pos-si-bi-le. Così la gente smetterà di votarli.
– La gente smetterà di votare chiunque.
– Meglio. Gli elettori sono un intralcio del quale la democrazia deve liberarsi. Stiamo facendo le riforme apposta.

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La Parentesi di Elisabetta-Parentesi doppia e podcast dell’11/5/2016

“Il neoliberismo medioevale”

jacqueries

Abbiamo già parlato qui del neoliberismo fascista, cioè dei caratteri nazisti e fascisti che informano questa società. Ma questa stessa società ha anche caratteristiche medioevali.

L’agire sociale tollerato è quello che si esprime per corporazioni, associazioni categoriali spoliticizzate, a tutela di interessi specifici di gruppo. Ne sono un esempio le associazioni dei consumatori, ma anche quelle che raggruppano le minoranze sessuali, o i comitati, le organizzazioni che dovrebbero “salvaguardare” le donne come genere oppresso.

Tutto viene ricondotto ad una generica matrice culturale che dimentica la struttura della società e la divisione in classi.

Ognuno così finisce per chiedere tutele e visibilità, riconoscibilità e legalizzazione organizzandosi in un gruppo di interesse. I “centurioni” che accompagnano i turisti al Colosseo, i venditori ambulanti, le sex workers, tutti chiedono albi professionali in cui essere inseriti e riconoscibilità in un gruppo. Vengono così criminalizzate e perseguite tutte le economie marginali e tutti e tutte coloro che non possono essere inquadrate in una categoria o che non vogliono legare la propria vita ad un ambito specifico.

Tanto più questa società pretende flessibilità e capacità di adattamento sul lavoro, tanto più ha la pretesa di inquadrare, ghettizzare, definire, rinchiudere in categorie sempre più specifiche.

L’attacco portato alle classi subalterne con la precarizzazione delle esistenze e l’abbattimento dello stato sociale ha poi messo le premesse dell’impossibilità di chi appartiene alle classi sociali svantaggiate di uscire dalla propria condizione. Studiare è sempre più oneroso e difficile, i costi dell’università hanno provocato una forte diminuzione delle iscrizioni ed anche quelle/i che riescono ad iscriversi e a studiare non sono premiati con quel salto sociale che era possibile anni fa.

Ormai la platea dei laureati/e che finiscono a fare mestieri di minima, dal cameriere al fattorino, dal centralinista all’addetto alle pulizie è sempre più vasta. Pochissimi riescono a fare un salto sociale e saranno sempre di meno perché sono le stesse famiglie a non far studiare più i figli/e. A conferma dell’errore grave di chi negli anni passati si è laureato/a in prima generazione e ha attribuito alle proprie capacità e alla propria bravura l’essere passato ad una condizione di vita migliore dei nonni e dei bisnonni, come se questi non fossero stati adatti allo studio per colpa loro, dimenticandosi o facendo finta di dimenticarsi che sono state le lotte di quegli anni ad aprire a questa possibilità. I figli sono sempre più, come si diceva una volta, legati alla professione del padre.

Ma l’isolamento delle classi subalterne è fisicamente visibile anche nella struttura e nell’organizzazione della città. Le strisce blu dei parcheggi a pagamento che permettono la sosta solo a chi appartiene al quartiere, la chiusura di intere parti di città alla gente comune che ogni mattina arriva nei centri storici solo per lavoro, ricorda la gente del feudo che viene al castello solo per servire. Ma almeno, durante il medioevo, il castello era anche rifugio in caso di pericolo e tra il signore e i servi c’era un accordo di servizio ma anche, in teoria, di tutela. Qui, nessuno/a si illuda, non c’è nessuna tutela. Le porte del castello verranno chiuse. E i servi resteranno fuori. Ma non si illudano anche i “signori”, nessuno sarà al riparo dalla guerra e dalla devastazione che stanno preparando. Ora il ponte levatoio è stato sostituito da una miriade di telecamere e di sistemi di controllo che permettono o meno l’accesso, che scelgono chi ha diritto di entrare e chi no e che cosa può portare indosso o non può portare. Pagando delle gabelle si può anche ovviare parzialmente alla difficoltà di accesso e comunque si deve chiedere il permesso sempre che venga concesso. Vi ricordate Benigni e Troisi in un famoso film? “chi siete, da dove venite? Dove andate? Un fiorino! ”

E, proprio a proposito di fiorini, c’è la spinta ad abolire il contante, incentivata in ogni modo, con la propaganda alle carte di credito e ai bancomat, con l’obbligo di avere il conto corrente per il versamento dello stipendio o della pensione che non si può più prendere in contanti, con gli acquisti on line fortemente scontati, con la riduzione delle banche a sale di slot machine insieme alla riduzione drastica del personale e del contatto con il pubblico, con la persecuzione ed il controllo di tutto quello che avviene in denaro reale e non virtuale. Chi non ha un minimo di possibilità economiche ed è escluso dal circuito dei “cittadini legittimi” già ha cominciato a ricorrere al baratto per il vestiario, per il cibo, in mercatini improvvisati soggetti alla persecuzione delle forze di polizia e dei vigili urbani. Chiaramente la scusa è sempre la stessa: problemi igienici, degrado ambientale, riciclaggio di oggetti rubati.

E, soprattutto, ricordatevi di buttarvi celermente da parte quando passa un corteo di auto istituzionali e affini, blindate e oscurate con i poliziotti o la stradale di scorta e a sirene spiegate, c’è sempre il rischio di una scudisciata di medioevale memoria.

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“La nuova aristocrazia”

aristocrazia

Si va formando un’iperborghesia transnazionale che ha la pretesa di porsi come nuova aristocrazia, un’élite che coniuga alle posizioni di potenza alcuni segni di coesione culturale. La posizione di potenza deriva dai posti che costoro occupano all’interno dei gruppi finanziari, di consulenza o nelle industrie giuridiche, in altri termini, nelle sale di comando dei flussi monetari e delle decisioni d’autorità.

L’iperborghesia mondiale è spartizione di posti chiave e, in questi, non si giustappone alle borghesie nazionali o regionali, le sostituisce. E la borghesia tradizionale, così come noi la conosciamo, sarà ricondotta al ruolo di servizio che aveva ai tempi della nobiltà.

Tre esempi per definire le caratteristiche dell’élite emergente:

La capacità di concentrarsi, in modo concertato, su operazioni finanziarie a livello mondiale per trarne grande profitto indifferente alla rovina di centinaia di milioni di individui;

La capacità di intervenire anche militarmente in altri paesi per impossessarsi delle enormi ricchezze e riserve finanziarie utilizzando anche la polizia-Nato;

La capacità di far funzionare il teatro mediatico ottenendo il consenso delle masse, per cui un presentatore televisivo conta molto di più di un “esperto” che egli fa apparire o scomparire dal teleschermo ogni volta che serve.

L’iperborghesia occupa le funzioni di chi l’ha preceduta, ma su scala mondiale. Per questo la vecchia borghesia non riavrà il suo ruolo. Assistiamo alla riduzione delle remunerazioni e delle responsabilità delle categorie borghesi tradizionali che vedono il loro ruolo mortificato e derubricato. Nei posti chiave avviene man mano la sostituzione della vecchia borghesia con le nuove figure neoliberiste.

L’iperborghesia “nidifica” presso le borghesie nazionali che vengono trattate come reti coloniali, in una realtà che la vede sempre più distaccata non solo dalla popolazione, ma, anche, dalle sorti dei ceti medi. Si “riconosce” già nel modo di porsi, nell’ ”abito-divisa” maschile e femminile, nel tipo di carriera universitaria, nel moralismo vittoriano di ultima generazione, funzionale solamente alla soggezione ed al ricatto degli oppressi. Non ha patria, non ha dio, non ha bandiere, non è razzista, ma tutto questo non la assolve, anzi, chiarisce, ancora di più, l’oscenità dell’utilizzo strumentale che fa di queste categorie. La nascita di questa élite comporta, anche, un vero e proprio impoverimento culturale ed è, addirittura, anticulturale. E’ naturale che sia così perché il valore supremo è l’azione attraverso la quale si è capaci di trasformare tutto in merce e in ricchezza. La vita è sostanziata dal denaro e dal suo accumulo. E, questo, al di là degli schermi lessicali, in ultimo, non è altro che la capacità di provocare l’altrui rovina e la miseria dei/delle più. L’iperborghesia, quindi, porta un attacco senza quartiere, vera e propria ridefinizione della classe, alle borghesie nazionali e allo Stato Nazione attraverso la demonizzazione delle istituzioni parlamentari, delle funzioni della così detta “democrazia”, attraverso l’annullamento delle forme di mediazione, partiti, sindacati, e con lo svilimento del termine stesso di politica.

La tendenza è la trasformazione degli Stati in protettorati e colonie a seconda del ruolo e del livello, guidati da funzionari che sono nient’altro che vassalli. I partiti socialdemocratici, da noi il PD, si sono assunti questa funzione di vassallaggio.

Il rapporto di vassallaggio è fortemente gerarchizzato e basato sul servizio. Al vertice della piramide ci sono Gli USA che si pongono come riferimento statuale transnazionale. In cambio i vassalli hanno privilegi personali o di gruppo. La popolazione è costituita da servi e non ha nessuna voce in capitolo. L’annullamento dello stato sociale cammina, paradossalmente, pari passo al disfacimento delle borghesie nazionali.

Sempre a proposito della formazione delle élites internazionali, non si può non parlare delle Ong. Queste sono il banco di costruzione del percorso formativo delle élites sovranazionali che, attraverso queste esperienze, innescano ulteriori carriere nelle istituzioni statali, nelle grandi agenzie di consulenza e nelle stesse multinazionali. L’esperienza acquisita nelle Ong, associata alla visibilità mediatica, alla pratica del “lobbying”, torna utile nella riconversione come “imprenditoria morale”. Uscire dall’Ecole Nationale d’Administration (ENA), dalla Bocconi, da Harvard è un buon viatico per diventare ministro a Parigi e a Roma. Un gruppo di privilegiati/e per nascita e censo, può, contemporaneamente, far valere la propria notorietà nazionale per esprimersi sulla scena internazionale e investire nell’internazionale per rafforzare le proprie posizioni nel campo del potere nazionale. A questo punto, le grandi istituzioni “filantropiche” private, come le fondazioni Ford, Rockefeller, Soros sono un passaggio obbligato ed un crocevia per la formazione della classe dirigente, il cui personale passa, indifferentemente, dal FMI, dalle istituzioni sovranazionali ad una carica di ministro di un governo locale. Tutto nobilitato dal fatto che le fondazioni e le Ong si presentano a tutela dei diritti della persona e dell’ambiente, saltando a piè pari che i loro valori neoliberisti sono quelli che permettono e promuovono la violazione dei diritti della persona e la distruzione dell’ambiente. E, come ricorda Pierre Bourdieu ( Raisons Pratiques- Seuil 1994), a proposito dell’imperialismo ammantato dalla bandiera dei diritti umani e della democrazia,”il richiamo all’universale è l’arma per eccellenza”.

Venendo meno il riferimento statuale e la dimensione politica dell’agire sociale, è estremamente difficoltosa per gli oppressi/e l’individuazione del nemico che è possibile identificare solo nella struttura che mette in atto il mero controllo sociale, repressivo e poliziesco. Questo è l’unico compito, infatti, che viene demandato a chi ha preso in carico il vassallaggio. Le decisioni vengono prese altrove e il contatto tra chi prende le decisioni e chi le subisce è inesistente. Il potere sembra qualcosa di inafferrabile.

Le proteste sociali perciò potrebbero prendere sempre di più l’aspetto e le caratteristiche delle rivolte, dei riots, delle jacqueries.

E’ necessario, perciò, smascherare il ruolo del PD che si pone come potere locale del governo dell’iperborghesia e ha quasi compiuto il programma di naturalizzazione del neoliberismo nel nostro paese, recuperare il concetto di lotta di classe e ripensare radicalmente le forme e le modalità delle lotte da mettere in campo.

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Nekane Txapartegi

No all’estradizione di Nekane Txapartegi 

Rueda de prensa ofrecida en Hernani por Toturaren Aurkako Taldea (TAT) en relaci—n a la detenci—n por parte de la Guardia Civil de Sebas Bedouret cuando se dirig’a al acto pro amnist’a del vel—dromo del pasado 6 de enero y su denuncia de haber sido torturado. En la imagen, Nekane Txapartegi, v’ctima de la tortura.

Nekane Txapartegi, giornalista basca e militante della sinistra indipendentista, ex consigliera comunale della città di Asteasu, è stata arrestata dalle autorità svizzere e incarcerata a Zurigo l’8 aprile 2016, a seguito di una domanda di estradizione depositata dallo Stato spagnolo.

Nel 1999, Nekane è stata arrestata e incarcerata una prima volta dalla Guardia Civil, corpo paramilitare della polizia spagnola, incaricato delle “operazioni antiterroriste”. Durante i primi giorni di detenzione, lei e un altro prigioniero sono state rinchiusi in isolamento (incomunicacion), pratica nella quale le detenute e i detenuti accusati di “terrorismo” scompaiono in un buco nero per giorni, senza poter aver contatti con l’esterno, neppure un avvocato, subendo un utilizzo quasi sistematico della tortura durante gli interrogatori. In quell’occasione Nekane è stata violentemente torturata dai militari spagnoli è ha subito uno stupro da parte dei suoi torturatori. Ciò che ha dovuto patire in carcere è stato denunciato poche settimane più tardi. Dopo una rapida archiviazione della denuncia da parte delle autorità spagnole, gli avvocati di Nekane sono riusciti a fare riaprire la procedura qualche anno più tardi, prima che il caso fosse definitivamente insabbiato. Nonostante numerosi certificati medici che dimostrano che Nekane sia uscita dall’incomunicacion con numerosi ematomi su tutto il corpo e nonostante testimonianze di compagni di cella indicando che una volta giunta in carcere Nekane fosse in stato di shock e non riusciva né a camminare, né a muovere le mani, i magistrati spagnoli hanno rifiutato di identificare i suoi aguzzini. Solo uno di loro è stato finalmente sentito, per video conferenza e in forma anonima, senza però rispondere alle domande della difesa. Così come in decine di altri casi, che hanno portato alla condanna della Spagna da parte di organi internazionali, la denuncia è stata archiviata dalle autorità spagnole e i torturatori di Nekane sono rimasti impuniti.

Dopo nove mesi di detenzione preventiva, Nekane è stata rilasciata su cauzione e nel 2007 è fuggita dallo Stato spagnolo per evitare una nuova incarcerazione basata unicamente sulle testimonianze ottenuta sotto tortura. Infatti, durante il maxiprocesso contro numerose organizzazioni della sinistra indipendentista basca, denominato “Sumario 18/98”, è stata condannata a una pena di sei anni e nove mesi con l’accusa di appartenenza in prima istanza, e di collaborazione in appello, con un’ ”organizzazione terrorista” (ETA). Nel corso di questo processo Nekane ha nuovamente denunciato quanto ha dovuto subire in carcere nel 1999 (video) e, come massima ignominia, ha dovuto pure confrontarsi con uno dei suoi torturatori, intervenuto in tribunale in qualità di “esperto”. Le colpe principali che le sono state imputate sono quelle di aver partecipato a una riunione con degli attivisti indipendentisti baschi a Parigi e di aver consegnato due passaporti a dei membri di ETA.

A partire dal momento della sua fuga, le autorità dello Stato spagnolo le hanno dato la caccia, affinché raggiungesse i 390 prigioniere e prigionieri politici baschi già incarcerati nelle prigioni spagnole e francesi, scomparendo in qualche carcere a centinaia di kilometri da dove risiedono la sua famiglia, i suoi amici e compagni.

Non è possibile che Nekane sia riconsegnata ai suoi torturatori. In Svizzera è già stato creato il gruppo di solidarietà “Free Nekane”, un gruppo aperto alle persone e ai collettivi che voglio dimostrare la propria solidarietà e sostenere Nekane e la sua famiglia. L’obiettivo di questo gruppo è impedire la sua estradizione in Spagna, sostenere Nekane e la famiglia durante la procedura e informare sulle violazioni dei diritti dei prigionieri e esiliati politici baschi.

Per chi volesse scrivere a Nekane può farlo a:

Nekane TXAPARTEGI NIEVE,
Gefängnis Zürich,
Rotwandstrasse 21,
8004 Zürich

Per chi volesse versare dei soldi a sostegno delle spese legali di Nekane, può farlo a:

Euskal Herriaren Lagunak Schweiz
3001 Bern
PC: 60-397452-5
IBAN: CH27 0900 0000 6039 7452 5
BIC: POFICHBEXXX

Con la nota: “Free Nekane”

da: noisaremotutto.org

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15 maggio a Napoli in contemporanea con Niscemi!

Domani 15 maggio presidio a Napoli contro la guerra, il militarismo e l’oppressione del popolo palestinese

Domani 15 maggio, 68° anniversario della Nakba, in contemporanea con la manifestazione che si terrà a Niscemi contro lo strumento di guerra MUOS e la militarizzazione del territorio, la “Rete contro la guerra e il militarismo” ed il “Comitato BDS Campania” terranno un presidio a via Luca Giordano per dare voce all’opposizione contro le aggressioni militari e le politiche di guerra sia dell’Occidente, in particolare dell’Italia, che dello stato sionista di Israele che impunemente continua a portare avanti il genocidio del popolo palestinese.

L’appuntamento è alle ore 10,30 davanti alla scuola Vanvitelli. Invitiamo tutti a partecipare.

america usa assass

Un presidio per far sentire la nostra voce contro le aggressioni militari e le politiche di guerra dell’occidente, in particolare dell’Italia e schierarci contro tutti i muri e per l’accoglienza dei profughi e degli immigrati. L’iniziativa, in condivisione al comitato BDS Campania si pone, nello stesso contesto antimperialista, contro le politiche Israeliane di guerra e oppressione sionista nel giorno di commemorazione della Nakba. Il 15 maggio del 1948 iniziava per i palestinesi la Nakba: la catastrofe; lo Stato di Israele nasceva sul sangue versato dal popolo palestinese: distrutti 541 villaggi, 11 cittadine, 20 quartieri arabi in città a popolazione mista, 750.000 palestinesi, l’80 % dei residenti della Palestina storica, espulsi o costretti ad abbandonare le proprie case. In questi sessantotto anni per il popolo palestinese la Nakba non ha mai avuto fine. Gli attivisti del presidio vogliono dare voce e informazioni, sempre nell’ambito dell’opposizione all’imperialismo e il militarismo, sulla militarizzazione dei territori in contemporanea e in condivisione con la manifestazione No Muos a Niscemi dove da anni un movimento di attivisti, con la complicità solidale di un’intera popolazione, “si oppone ad un eco-MUOStro elemento chiave di un ampio disegno guerrafondaio” e respinge “l’ennesima opera militare in quanto strumento di guerra e di morte”.
Con la scusa di fermare i flussi migratori il Mediterraneo e i territori che in esso si affacciano sono diventati oramai una grande base militare per le prossime aggressioni di USA ed Europa ai paesi dell’Africa e del Medioriente. Quelle stesse aggressioni che sono la causa dell’enorme flusso di disperati la cui unica colpa è quella di non voler morire di fame o sotto le bombe lanciate dai nostri governi.
Rete contro la guerra e il militarismo – Napoli
x info e contatti: assembleanowar.na@gmail.com

https://www.facebook.com/events/1723184937898946/

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15 ottobre 2011

15 ottobre 2011: migliaia di persone scendevano in piazza; la crisi economica, le politiche di austerità, la precarietà e l’inaccessibilità dei luoghi di formazione si facevano sempre più stringenti. Tanti e tante animavano quel corteo contro la retorica della crisi e contro le ricette che il capitalismo si è dato per “uscirne”: quel giorno non si poteva, non si voleva trattenere la rabbia. Quel giorno la rabbia di tantissime persone eè esplosa, resistendo anche a cariche e caroselli della polizia che attraversavano piazza San Giovanni. Oggi, a 5 anni di distanza, è’ arrivata la sentenza che chiude il primo grado di giudizio del processo a carico di 17 persone che presero parte a quella giornata. Un processo che, in tutti i suoi passaggi, si è’ palesato come essenzialmente politico (più che giuridico), a cominciare dalle imputazioni e dall’ impianto accusatorio, per finire con l’atteggiamento in aula del pubblico ministero e il tenore della sua requisitoria. La sentenza (escludendo due assoluzioni) commina pene che vanno dai tre mesi ai nove anni di reclusione, cui si aggiungono, per alcuni, la pena accessoria dell’interdizione perpetua dai pubblici uffici e il risarcimento dei danni. Danni che sono stati liquidati per 80.000€  a favore del ministero della difesa, 80.000€ al ministero dell’interno, 40.000€ al ministero dell’economia, 60.000€ a Roma capitale e 20.000€ ad A.m.a. E’ stata poi disposta la trasmissione degli atti alla procura di Roma che dovrà valutare l’atteggiamento delle forze dell’ordine,  più volte sottolineato dagli avvocati difensori e indicato come eccessivo e sconfinante nell’abuso di potere.  L’intento è’ chiaro: punire alcuni per reprimere tutti. Condannarne 15 per fermare tutti gli altri. Ma la rabbia che quel giorno animava il corteo non può essere arrestata né archiviata con una sentenza. Per quanto questo sistema provi a darsi degli strumenti (giuridici o economici) per escludere, marginalizzare e reprimere, noi continueremo sempre ad alzare la testa.

Libere tutte, liberi tutti!

Una compagna

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Rhesus

Rhesus

Li vedi
sono grumi
che coagulano

Partono che sono ossigeno
tornano avvelenati
e stanchi

Hanno una vecchia abitudine
da globuli bianchi
ringhiano ai corpi esterni

https://desmonautica.wordpress.com/2016/05/07/rhesus/

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Podcast della trasmissione dell’11/5/2016

” I Nomi delle Cose” /Puntata dell’ 11/5/2016

” Il principio di guerra informa la vita/L’antimperialismo è impegno quotidianousa 4

< ” L’ordine regna a Berlino! ” Stupidi sbirri! Il vostro “ordine” è costruito sulla sabbia. La rivoluzione già da domani “di nuovo si rizzerà in alto con fracasso” e a vostro terrore annuncerà con clangore di trombe: io ero, io sono, io sarò!…> Rosa Luxemburg

Apertura DEDICATA A GIORGIANA 12 maggio ’77/12 maggio 2016 “Era il rifiuto di dover fare sua la misura della illibertà come condizione desiderabile, in cambio della certezza che l’ingranaggio avrebbe continuato a funzionare e a dispensare anche a lei il poco che le spettava.
Com’è che a volte il meccanismo tramandato si inceppa?
e qualcuno dice no, io no.
Compagna luna/Barbara Balzerani 1998luna

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“La Nato alla Sapienza/ La guerra è pace! anche nei premi: il premio “Napoli città di pace” alla Ministra della Difesa Pinotti/10 maggio a Domusnovas/15 maggio  a Niscemi”

” Parlavi spesso di quella guerra che io non ho
conosciuto: ma i tuoi racconti non si sono mai conquistati nella mia mente
una qualche verosimiglianza…..la tua guerra era stata un interminabile
amministrare la continua paura che le tue creature si ammalassero,
sentissero troppa fame, subissero violenze…< E  ricordati che a noi
poveracci non ci pensa nessuno…..Gli americani? Si, brava gente.
Sono venuti con la cioccolata, le gomme da masticare, i marocchini e quei bombardieri
che, tanto per non sbagliarsi, a volte ci hanno anche sparato addosso.
E meno male che stavano dalla parte nostra. Comunque quando se ne sono andati
sono stata contenta, perchè è meglio che ognuno stia a casa sua…>
No, ma’, dammi retta, sono ancora qua. Hanno fatto solo finta. Non se ne sono mai andati.”
Compagna luna/Barbara Balzerani 1998

Collegamento con una compagna NOMUOS di Niscemi/Collegamento con una compagna  dalla Sardegna su Domusnovas

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Mamme in piazza per la libertà di dissenso!

Dalla lista femminista Sommosse

Mamme in piazza per la libertà di dissenso!

Nella città di Torino, 28 ragazzi e ragazze sono, da alcuni mesi, sottoposti a misure cautelari preventive molto dure. Non hanno rubato soldi pubblici, non hanno corrotto e non sono stati corrotti, non hanno cercato di trarre illeciti profitti personali, non hanno avvelenato l’aria con la polvere di amianto.Hanno manifestato contro quel treno ad alta velocità Torino-Lione che saccheggia le risorse pubbliche per costruire un’opera utile solo ai suoi costruttori; hanno difeso le aule dell’università che frequentano dalla lugubre presenza di fascisti torinesi, estranei – tra l’altro – a quelle aule; hanno tentato di sfilare in corteo per ricordare che una città medaglia d’oro alla Resistenza non può assistere in silenzio alla presenza arrogante di un partito xenofobo e razzista; hanno tentato di difendere il diritto all’abitare di famiglie travolte dalla crisi.

Non erano soli, a farlo. Nelle strade della Val di Susa come in quelle torinesi, nei quartieri popolari come nelle aule universitarie si è espresso un movimento vasto, multiforme e articolato, partecipato da migliaia di cittadini, che ha utilizzato, nell’espressione del dissenso, gli strumenti propri dei movimenti sociali: cortei, presidi, comunicazione.

Questi ragazzi e ragazze, parte di quel movimento, sono conosciuti per il loro impegno sociale che li porta a rivendicare diritti per tutti in una città, e in un Paese, dove sempre più sono garantiti privilegi per pochi e dove sempre meno è tollerato il dissenso.

Ebbene, questi ragazzi e queste ragazze sono stati sottoposti a misure molto dure: c’è chi non può più vivere a Torino, sua città di residenza, e chi non può uscire da Torino, neanche per andare a trovare i genitori; c’è chi deve recarsi quotidianamente a firmare in caserma e chi deve restare chiuso in casa dalla sera all’alba; infine ci sono gli “incarcerati in casa”, in stretto isolamento, costretti quindi alla perdita del lavoro, allontanati dalla frequentazione dei corsi universitari e impediti nel vivere i loro affetti.

Tutti privati, o fortemente limitati, nella loro libertà.

A questi ragazzi e a queste ragazze viene negato il diritto a studiare, il diritto a lavorare, il diritto a vivere una vita dignitosa insieme alle persone che amano, il diritto alla libertà personale: e tutto questo senza essere ancora stati sottoposti a giudizio. Puniti duramente, a dispetto della presunzione di innocenza, per intimorire loro e tutti quelli che potrebbero pensarla come loro. Puniti duramente per aver praticato il diritto a dissentire.

Come genitori, amici, cittadini ci chiediamo se non si sia creato, nella città di Torino, un corto circuito pericoloso volto, di fatto, a limitare libertà fondamentali dei cittadini, quali il diritto costituzionalmente garantito a manifestare.

Un corto circuito che ha come presupposto la pesante militarizzazione di piazze e spazi, quali ad esempio quelli universitari, in occasione di manifestazioni pubblicamente convocate; che prosegue poi in indagini che appaiono pilotate per sfociare in imputazioni sempre molto più gravi del necessario, formulate proprio per rendere possibile – non obbligatoria comunque – la detenzione preventiva e indirizzare la strada verso potenziali condanne. Un corto circuito che si nutre della “apparente” decontestualizzazione degli eventi per ridurre le tensioni e le rivendicazioni sociali a fattispecie criminali da perseguire: “apparente” perché non può non sorgere il dubbio che la volontà di vessare e punire sia correlata proprio alle ragioni politiche e sociali che motivano l’agire di questi ragazzi e ragazze. Da cui la scelta di forzare le norme e attuare la massima possibile punizione preventiva: ci troviamo davanti al paradosso di detenzioni preventive che equivalgono o superano le abituali condanne, laddove ci fossero, normalmente comminate per quel tipo di reati.

Come genitori, amici, cittadini riteniamo che il ritiro delle misure cautelari preventive per tutte e tutti sia il primo, indispensabile passo per interrompere questo corto circuito e ristabilire il diritto al dissenso.

Mamme in piazza per la libertà di dissenso 

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Palinsesto dell’ 11/5/2016

ANNO IV-2015/2016 I NOMI DELLE COSE la trasmissione della Coordinamenta femminista e lesbica tutti i mercoledì dalle 20.00 alle 21.00 sugli 87.90 di radio onda rossa

 

PALINSESTO di mercoledì 11 maggio 2016

ore 20.00 Apertura DEDICATA A GIORGIANA 12 maggio ’77/12 maggio 2016

“Era il rifiuto di dover fare sua la misura della illibertà come condizione desiderabile, in cambio della certezza che l’ingranaggio avrebbe continuato a funzionare e a dispensare anche a lei il poco che le spettava.
Com’è che a volte il meccanismo tramandato si inceppa?
e qualcuno dice no, io no.
Compagna luna/Barbara Balzerani 1998

ore 20,10 IL PRINCIPIO DI GUERRA INFORMA LA VITA L’ANTIMPERIALISMO E’ IMPEGNO QUOTIDIANO 

PARTE PRIMA
” Parlavi spesso di quella guerra che io non ho
conosciuto: ma i tuoi racconti non si sono mai conquistati nella mia mente
una qualche verosimiglianza…..la tua guerra era stata un interminabile
amministrare la continua paura che le tue creature si ammalassero,
sentissero troppa fame, subissero violenze…< E  ricordati che a noi
poveracci non ci pensa nessuno…..Gli americani? Si, brava gente.
Sono venuti con la cioccolata, le gomme da masticare, i marocchini e quei bombardieri
che, tanto per non sbagliarsi, a volte ci hanno anche sparato addosso.
E meno male che stavano dalla parte nostra. Comunque quando se ne sono andati
sono stata contenta, perchè è meglio che ognuno stia a casa sua…>
No, ma’, dammi retta, sono ancora qua. Hanno fatto solo finta. Non se ne sono mai andati.”
Compagna luna/Barbara Balzerani 1998

nato

ore 20.30 La parentesi di Elisabetta Il neoliberismo medioevale

PARTE SECONDA

ore 20,35  Collegamento con una compagna NOMUOS di Niscemi/Collegamento con una compagna  dalla Sardegna su Domusnovas

nomuos 15 maggio< ” L’ordine regna a Berlino! ” Stupidi sbirri! Il vostro “ordine” è costruito sulla sabbia. La rivoluzione già da domani “di nuovo si rizzerà in alto con fracasso” e a vostro terrore annuncerà con clangore di trombe: io ero, io sono, io sarò!…> Rosa Luxemburg

 

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Oggi, 10 maggio, a Domusnovas!

Oggi,10 maggio, a Domusnovas!

10 maggio 2016 manifestazione contro la fabbrica delle bombe, RWM Domusnovas

domusnovas

Comunicato_prescrizioni della questura per la manifestazione 10 maggio alle 16.00 contro RWM Domusnovas

In data odierna la questura di Cagliari, tramite il commissariato di Iglesias, ha comunicato le prescrizioni per la manifestazione contro la fabbrica delle bombe RWM S.p.A. a Domusnovas.
L’RWM, secondo le comunicazioni della questura, ha chiesto di vietare la manifestazione alle 16 invitando gli antimilitaristi a rimandare di un’ora il concentramento nel piazzale della fabbrica per non disturbare la produzione di bombe e arrivare dopo chiusura.
Gli antimilitaristi confermano l’orario della manifestazione, alle ore 16.00 e ribadiscono l’urgenza di interrompere la fabbricazione di ordigni bellici. Continua a leggere

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Venerdì 13 maggio-Foglio RI/BELLE

panetteria

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“Dignità, resistenza e amore per la terra”

pandino

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In ricordo di Ulrike Meinhof

In ricordo di Ulrike Meinhof

7 ottobre 1934 – 9 maggio 1976

ulrike

“No, non voglio essere una delle vostre donne confezionate col cellophane. Non voglio essere presenza tenera di piccole risate e di sorrisi stupidamente allettanti e dovermi sforzare di essere quel tanto triste e ammiccante e al tempo pazza e imprevedibile e poi sciocca e infantile e poi materna e puttana e poi all’istante ridere pudica in falsetto a una vostra immancabile trivialità.” Ulrike Meinhof

https://coordinamenta.noblogs.org/post/2015/12/11/in-ricordo-di-ulrike-meinhof-2/

https://youtu.be/s122hUwhnMw

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Cazzaro e Abele

Cazzaro e Abele

Pubblicato il 8 maggio 2016 · in Schegge taglienti ·

di Alessandra Daniele

Bullshit_DetectorE Dio chiese a Caino “Dov’è tuo fratello?”
E Caino rispose “Al momento non abbiamo una ricostruzione univoca dei fatti, ma faremo chiarezza. Andremo fino in fondo. Non ci accontenteremo di risposte semplici. Ne inventeremo una complicata”.
E Dio chiese a Caino “Cos’è quella pietra insanguinata che hai in mano?”
E Cairo rispose “Un chiaro tentativo di screditarci per motivi politici. Ma non ci spaventano. Non ci fermeranno. Il bi-fratellismo è uno spreco obsoleto. Rinnovamento, modernizzazione. Riduzione del numero dei fratelli”.
Poi lanciò la pietra dietro un cespuglio, e disse “Quale pietra?”
E Dio chiese “E quel bastone coperto di sangue e brandelli di cervello?”
E Caino rispose “È una polemica strumentale per bloccare le riforme. Basta coi gufi, i corvi, gli sciacalli, i gattopardi, i castori, le marmotte, le lumache”.
E Dio disse “Non ho mai avuto intenzione di affidarti l’Arca”.
E Caino continuò “Una rondine non fa buon brodo. Non buttiamo via il dito con la luna. Non facciamo di tutta la gallina un uovo. Quando il bambino indica l’acqua sporca, gli stolti rompono il termometro”.
Poi gettò lontano il bastone, e chiese “Quale bastone?”
E Dio disse a Caino “Adesso che ci penso, è un po’ che non vedo neanche i tuoi genitori”.
E Caino rispose “Si sono introdotti furtivamente nottetempo. Sono stati scambiati per due ladri. È stata legittima difesa”.
E Dio chiese “Quali ladri? C’eravate rimasti solo voi tre”.
E Caino rispose “Il bi-genitorialismo è uno spreco obsoleto. Rinnovamento, rottamazione. Riduzione del numero dei genitori. Basta con le pensioni d’oro. Basta con le pensioni. Basta coi pensionati. Svecchieremo il paese”.
Poi chiese “Quali genitori?”
E Dio disse “Cosa cazzo parli sempre al plurale, che ci sei rimasto solo tu”.
E Caino rispose “Per approvare le riforme non è necessario il quorum”.
E Dio disse a Caino “Sei a un passo dall’estinzione. Ma se adesso ti faccio una moglie, e non ammazzi subito anche lei, tutta la specie umana discenderà da te. Sarà la stirpe del Cazzaro”.
E Caino sorrise “La più adatta all’ambiente”.

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